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NONA SERIE

AVVERTENZA

l. Questo volume, i:l sec<md!O della nona .serie della raccolta dei documenti diplomatici italiani-serie relativa al periodo compreso tra l'inizio della seconda guerra mondiale e la sottoscrizione dell'arm~stizio di Cassibile (1939-1943) concerne gli avvenimenti verificatisi dal giorno successivo al discorso di von Ribbentrop a Danzica (25 ottobre 1939) alla fine del 1939. Esso completa la documentazione dell'anno, che, se vide ·Scopppiare le ostili:tà in Europa, fu alt·resì l'ultimo di pace per l'Ita:Ua, sv:iluppando quei ,temi relativi alla non belligeranza del Governo di Roma ed alla politica delle Potenze combattenti che già costituivano l'ossatura del volume immediatamente precedente. Inoltre, le vicende del conflitto finno-sovietico ed ~ prodromi della cr~ balcanica tra il naufragio del progettato blocco balcanico dei neutri e l'intensificarsi della pressione di Mosca sembrano accentuare il trasferimento verso l'Europa Orientale di buona parte dell'attenzione degli osservatori diplomatici.

2. Al pari del volume primo della serie nona il materiale dal quale è stato tratto il presente volume fa capo ai seguenti fondi:

a) Archivio di Gabinetto; b) Archivio della Cifra; c) Archivio Generale; d) Archivio dell'Ambasciata d'Italia a Londra; e) Archivi non appartenenti al Ministero degli Esteri.

Circa la consistenza di detti fondi si rinvia a quanto già detto nella prefazione del tomo l, ser.i:e IX.

3. I criteri adottati nella collocazione e nella presentazione dei singoli documenti sono quelli generali, già espooti nella Prefazione (vedi serie I, volume I). A proposito di essi va tuttavia rilevato:

a) In qualche caso manca la numerazione dei dispacci in arrivo. Ciò dipende dalla circostanza che la copia fatta a suo tempo dall'Ufficio Cifra non conteneva tale indicazione, che, nell'assenza dell'originale, non ha potuto essere rintraeciata. Talvolta si tratta di documenti fuori collezione. In altri casi invece l'assenza della numerazione è dovuta al fatto che si tratta di un documento ritrasmesso dal Ministero ad una delle rappresentanze all'Estero e copia del quale è rimasta al Ministero nel fascicolo riguardante quella Rappresentanza. Le ritra1smissioni, di solito non contengono il numero originale dei telegrammi

o dei rapporti provenienti dalle v!tl'ie Rappresentanze all'Estero e spesso anche le indicazioni relative alle date di partenza e di arrivo sono assai generiche (ad es. «L'Ambasciata di Tokio ha testè telegrafato ... »). Nei pochi casi in cui non è ·stato possibile rintracc<iare altre copie dello ste,sso documento si è dovuto utilizzare quella ritrasmessa.

b) Quando non vi è l'indicazione dell'ora di arrivo dei telegrammi o del giorno in cui i telespressi sono pervenuti al Ministero ciò dipende anche

qui dal fatto che, nell'assenza dell'originale, le copie provenienti dall'Ufficio Cifra o quelle ritrasmesse dal Ministero alle Rappresentanze all'Estero non contengono alcun elemento al riguardo. In questi casi, ai fini della collocazione del volume, si è tenuto ·come base il .giorno di partenza e detti documenti sono stati posti in coda a quelli in arrivo. D'altra parte si è proceduto a segnalare in nota, di volta in volta, quei caJsi in cui le indicazioni dell'Ufficio Cifra appaiono errate od in contraddizione con elementi ottenuti per altra via.

c) Nella tra•scrizione dei nomi di persone e di località, pur cercando di attenersi il più strettamente possibile ai criteri generali esposti nella Prefazione, è ~risultata maggiore che ~n altri volumi delle ser.ie precedenti, l'opportunità

del resto prevista nella stessa Prefazione -di uniformare la grafia.

4. I tele.grammi in partenza di contenuto politico sono molto pochi. Ciò, in linea di massima, non dipende nè da lacune negli Archivi, nè da una !selezione volontaria, ma corrisponde ad una situazione effettiva verifì.catasi durante il periodo cope11to dal presente volume e sulle cui cause gli stodci futuri avranno ampia materia di rifleSJSione ·~eC'1almen:te quando .conllrapponranno il materiaile relativo alla neutr.aliità del 1914 a quell'o concernente la non belligeranza del 1939. Per ·contro, •lo squilibdo esiStente nel volume dell'attiviltà delle varie Rappresentanze dtp1omatLche dtscende da moLtepHoil otf.costanze ·che si è cerc•ato di riprodurre il più f~lmente poss~bile.

Nella ricerca del materiale inserito nel presente volume sono stato validamente aiutato specialmente dalla rprof. Fausta SaJnta Maria Mezzetti e nella !SUa revisione finale dall'Ambasciatore Augusto Rosso. Inoltre hanno ·collaborato alla ricostruzione dei testi danneggiati dall'umidità, alla correzione delle bozze ed alla compilazione degli indici i dottori GiaJU Luca André, Pietro Pastorelli, Renato Piccinini, Liliana Save Viscafè e Giuseppe d'Alessandro. Ad essi il più vivo ringraziamento.

MARIO TOSCANO

PRINCIPALI ABBREVIAZIONI

A. I. = ad interim L. r. p. = lettera riservata personale

App. =appunto

L. s. = lettera segretaAss. = assolutamente L. u. = lettera urgentec. a. = corrente anno

L. u. conf. = lettera urgente e con-Circ. = circolare fidenziale

c. -m. = corrente mese L. -u. p. conf. = lettera urgente persocorr. =corrente nale e confidenziale D. -documento L. uu. = lettera urgentissima

DD. documenti L. uu. conf. = lettera urgentissima e confidenziale

D. D. I. = • I documenti diploma

L. uu. conff. = lettera urgentissima e

tici italiani •

confidenzialissima

D. N.B. = Deutsches Nachrichten-M. V. S. N. = Milizia Volontaria Sibiiro curezza Nazionale

D. r. = documento riservato

n. =numero Fon. = fonogramma

nn. =numeri Fon.u. = fonogramma urgente

Nota v. = Nota verbale Fon.uu. = fonogramma urgentis-

N.S. D. A. P.= Nationalsozialist i se h e simo Deutsche Arbeiter

L. = lettera partei

L. p. = lettera personale N.S.K.K. Nationalsozialistis c h es Kraftfahrerkorps

L.p.conf. = lettera personale e confidenziale per. =pervenuto

R. =rapporto

L. p. conff. = lettera personale e con

fidenzialissima R. p. c.a. = rapporto per corriere aereo

L.p.u. = lettera personale ur

gente R. p.r. = rapporto personale riservato

L. p. u. conf. = lettera personale urgente e confidenziale R. s. = rapporto segreto

R. s.p. = rapporto segreto perso

L. p. u. conff. = lettera personale urnale

gente e confidenzialissima R.s.rr. = rapporto segreto riservatissimo

L.p.uu. = lettera personale urgentissima S. A. = Sturmabteilung

L. p. uu. conf. = lettera personale urs. n. = senza numero gentissima e confis.s. = Schutzstaffel der Na

denziale tionalsozialistis c h e n Deutschen Arbeiter

L. p.uu. conff. = lettera personale ur

partei

gentissima e confi denzialissima str. strettamente

L. r. = lettera riservata T. = telegramma

T. conf. p. c. = telegramma confiden-T. s. p. c. = telegramma segreto per ziale per corriere corriere

T. in eh. = = telegramma segreto ri-T. s. r.

telegramma in chiaro servato

T. p. telegramma personale T. ss. rr. = telegramma segretissi-

T. p. c. = telegramma per cor-mo riservatissimo riere T.u. telegramma urgente

T. p. c.a. = telegramma per cor-T.u.p. telegramma urgente

riere aereo personale personale T.u.s. = telegramma urgente se-T.p.rr. = telegramma gretoriservatissimo T.uu. = telegramma urgentis-

T. r. = telegramma riservato simo

T. r. p. = telegramma riservato T.uu.p. = telegramma urgentis

personale simo personale

T. r. p. c. = telegramma riservato T.uu.s. = telegramma urgentisper corriere simo segreto

T.r.p.c.a. = telegramma riservato tel es. = telescrivente per corriere aereo

Telespr. = telespresso

T.rr. = telegramma riservatis-Telespr. a. = telespresso aereo simo

Telespr. r. = telespresso riservato T.rr.p. = telegramma riservatis-

Telespr. rr. = telespresso riservatissimo personale simo

T.rr.u. = telegramma riservatis-Telespr. s. = telespresso segretosimo urgente

Telespr. u. = telespresso urgente

T. s. = telegramma segreto Telespr. uu.s. = telespresso urgentissimo segreto

T. s.p. =telegramma segreto personale u. s. =ultimo scorso

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25 25

ottobre

Parigiottobre

Sofia ottobre

Sofia ottobre

L'Aja ottobre

Mittente e destinatario

GIANNINI a BENNI

T.r.a.m. 25321 P.R.

BONARELLI a CIANO

T. 110

GABBRIELLI a CIANO

T. 79

CIANO a PETRUCCI

T. 25384 P.R./69

CIANO a INnELLI

T. 25389 P.R./208

CIANO a GRAZZI

T. 25390 P.R./186

CIANO ad ArroLICO

T. p. teles. 25392/457

P. R.

PETRUCCI a CIANO

T. 107

GuARIGLIA a CIANO

T. 397

TALAMO a CIANO

T. 251

TALAMO a CIANO

T. 252

DIANA a CIANO

T. p. c. 39

ArTOLICO a CIANO Telespr. s. 8141/2668

ArroLICO a CIANO Telespr. 8149/2675


DOCUMENTI
1
1

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, AL MINISTRO DELLE COMUNICAZIONI, BENNI

T. RISERVATO A MANO 25321 P. R. Roma, 25 ottobre 1939.

Vostro 581 (1).

Sono stati fatti passi presso Presidente Comitato Governativo germanico

perchè spedizione via terra di carbone daNa Germania venga intensificata. Clo

dius ha promesso interessare subito Berlino.

2

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 110. Helsinki, 25 ottobre 1939, ore 15,01 (per. ore 16,50).

Da notizie qui pervenute da Tallinn risulta che svolgimento spostamenti truppe sovietiche attraverso Estonia avrebbe rivelato numerose deficienze sopratutto tecniche e logistiche. Trasporti militari si sarebbero dimostrati insufficienti ed equipaggiamento militare inadeguato. Tra l'altro truppe, sprovviste tende, avrebbero dovuto pernottare all'addiaccio. Predette iruformazioni, che confermano impressioni poco favorevoli ·SU possibilità armate rosse, contribuiscono a fare considerare improbabile o di dubbio esito minaccia russa verso questo Paese.

3

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 79. Bagdad, 25 ottobre 1939, ore 15,30 (per. ore 16,30).

Telegramma ·circolare n. 25063 (2).

In questi circoli diplomatici si conferma che sono in corso trattative :tra Potenze firmatarie Patto Asiatico per riunione che dovrebbe aver luogo ad Ankara dopo viaggio Ministro Affari Esteri turco in Romania.

In tale convegno sarebbero discusse misure da adottare per rafforzare base cooperazione e di comune difesa tra i quattro Stati musu'lmani contro ogni eventuale aggressione.

l

1 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

(l) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, D. 791. (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, D. 835.
4

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI

T. 25384 P. R./69. Roma, 25 ottobre a939, ore 15,45.

Vostro 104 (1). Assicurate codesto Ministro Esteri che comunicazioni fattevi circa propositi suo Sovrano sono state particolarmente apprezzate.

5

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI

T. 25389 P. R./208. Roma, 25 ottobre 1939, ore 15,45.

Vostro telegramma n. 238 (2). Governo Fascista non è stato interpellato, nè ha avuto occasione di esprimere suo dissenso per eventuale abbandono stipulazioni Montreux.

6

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI

T. 25390 P. R./186. Roma, 25 ottobre 1939, ore 16. Vostro telegramma n. 113 (3). Nulla osta Note in prima persona se tale è desiderio Governo greco. Potete senz'altro procedere scambio Note, trasmettendone subito testo per corriere

aereo. Appena testi pervenuti, telegraferò per concordare data pubblicazione da farsi al più presto.

7

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. PER TELESCRIVENTE 25392/457 P. R. Roma, 25 ottobre 1939, ore 16.

Vostro telegramma n. 892 (4) e Vostro rapporto n. 2631 (5). Non vedrei in ogni caso per ora utilità nostri passi a Ankara. Nostro atteggiamento è di riserva e di attesa (6).

(l) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, D. 839. (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, D. 841. (3) -Il numero di protocollo del telegramma è errato: si tratta senza dubbio del T. 143. Vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, D. 833. (4) -Non pubblicato. (5) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, D. 848.

(6) Vedi Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D (1937-1945), VIII, The war years, September 4, 1939-March 18, 1940, p. 330, nota 2.

8

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 107. Teheran, 25 ottobre 1939, ore 20,30 (per. ore 23).

Vostro telegramma n. 25063/C (1).

Questo Ministro Esteri smentisce nella forma più assoluta che vi siano in corso a1cune dtscussioni per convocazione cooferenza fra Stati! Patto Asiatico e questo Governo non (dico non) intende deflettere in alcun caso dalla sua linea di stretta neutralità.

9

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 397. Parigi, 25 ottobre 1939, ore 21,30 '(per. ore 22,50).

Mio telegramma n. 380 (2). Coulondre mi ha detto che Saracoglu è tornato da Mosca ottimista circa possibilità di riprendere fra non molto conversazioni con Mosca.

Sara·coglu ritiene che a !Scadenza più o meno breve russi saranno in grado di non (dico non) tener conto delle pressioni dei tedeschi dirette impedire, come hanno fatto ora, un accordo bilaterale russo-turco senza intervento della Germania.

10

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 251. Sofia, 25 ottobre 1939, ore 22j45 (per. giorno 26, ore 9,30).

Ho avuto stamane lungo colloquio con Kiosseivanov. Riferisco a parte sue

dtchia;razioni drca soluzione della crisi mi!nisrt:eriale (3).

Circa situazione internazionale, mi ha dichiarato quanto appresso:

1°) Con accordo a tre Turchia, rinunziando sua politica naturale di neutralità e buone relazioni con l'Italia, Russia, Bulgaria, assume impegni di carattere spiccatamente anti-italiano ed anti-ibulgaro, e si costituisce base per ogni eventuale azione britannica nei Ba'lcani e nel Mediterraneo Orientale, cui condizioni egli ritiene altresì determinato probabile accordo militare segreto. Anche di fronte malcontento che manifesterebbe opinione turca per prevalenza interessi stranieri in tali determinazioni, crede che Governo turco sarà costretto dare al paese precisi obiettivi nazionali. Secondo sue riservate informazioni dubita possa esservi inclusa Tracia greca. Risultagli peraltro accordo tripartito

sarebbe stato accolto da Gr·ecia con viva preoccupazione da MavrucLis e stesso

Sovrano, anche per ripercussioni che esso possa produrre nei rapporti italo-.greci.

2°) Ritiene sicura, forse imminente, azione sovietica Bessarabia. Colon

nello Bojdev di ritorno da U.R.S.S. per le note trattative a1veva riferito rilevanti

movimenti truppe verso frontiera romena, che valuta circa settecentomila uomini.

Anche importanza tali effettivi potrebbe far pensare che azione russa non si pre

scriverebbe limite. Ritiene infatti debbasi tener conto ·fin da ora tradizionale

obiettivo russo Stretti, cui effettivo controllo sarebbe stato testè richiesto a

Saracoglu, come fi.leverebbero anche dichiarazioni del 17 corrente di Saydam

al gruppo parlamentare repubblicano del popolo.

3o) Di fronte tali evenienze posizione BuLgaria rilevasi sempre più delkata.

Essa conta fronteggiarla come segue.

Il presente continua col numero successivo (1).

(l) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, D. 835. (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. l, D. 819. (3) -Non pubblicato.
11

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 252. Sofia, 25 ottobre 1939, ore 22,45 (per. giorno 26, ore 9,30). Seguito numero precedente (2).

a) Verso Turchia mediante mezzi militari già in atto destinati fronteg

giare pressioni concentramento militare Tracia turca;

b) Verso Russia mediante prudente vigilante politica di buoni rapporti schiva da impegni. Secondo alcune informazioni parrebbe che il Governo sovietico avrebbe anche ultimamente ,su~gerito Governo turco fare pressioni su Romania per ·cessione Bessarabia dichiarandosi pronto garantire ·Successivamente modificate frontiere R()mania: ciò che non può che aumentare diffidenza Bulgaria. Missione Bojdev non aveva sortito apprezzabile risultato: per stabilimento nota linea aerea erano sopravvenute difficoltà nè pareva che da parte sovietica vi fosse più molto impegno al riguardo. Anche per accordo commerciale e acquisto Bulgaria materiale bellico difficoltà non parevano facilmente superabili data scarsa contropartita Bulgaria. Non stimava peraltro impossibile trattato di amicizia e non aggressione destinato normalizzare buone relazioni fra i due Paesi;

c) In ·generale mediante vigilante indipendente politica cui Governo bulgaro intende attenersi strettamente. Tali determinazioni, che, come indicavo con mio telegramma n. 244 (3), sembrano più precisamente riflesse nella recente crisi di Gabinetto bulgaro, non implicano rinunzia speranza giustizia per Bulgaria. A tale fine Kiosseivanov ·conta su Italia cui stima incomberà in definitiva futura sistemazione balcanica, e cui dichiara politica Bulgaria affiancarsi con parallelismo automatico di interessi.

Ai fini mantenimento pace come pure in previsione eventuale sconvolgimento derivante ulteriore spinta russa egli ritiene del resto che, ad eccezione Tuvchia che ha altrimenti determinato proprio indirizzo, tutti gli Stati balcanici

1::iano necessariamente tenuti orientarsi verso l'Italia anche fuori da rigide sistemazioni di patti generali e di blocchi neutrali cui stima Italia non abbia interessarsi e altrettanto Bulgaria. Analoghi suggerimenti mi ha detto ha testè fatto pervenire Cvetkovié.

Crede infine stesso precisarsi minaccia sovietica potrebbe contribuire influire conflitto anglo-tedesco creando premesse pace. In questo senso gli avrebbe anche fatto accenno questo Ministro d'Inghilterra. Mi ha pregato rinnovare V. E. espressioni suoi personali sentimenti e suo pieno consenso alla politica fascista..

(l) -Vedi D. 11. (2) -Vedi D. 10. (3) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, D. 858.
12

IL MINISTRO ALL'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 39. L'Aja, 25 ottobre 1939 (per. giorno 30). Non senza compiacimento è stata qui rilevata la filippica dell'Ambasciatore americano Grew contro la politica giapponese in Cina in quanto lSi è considerato che le parole del diplomatico americano, le quali hanno trovato così ampia eco così negli Stati Uniti ·come in tutti i civcoli diplomatici, esprimano a chiare note l'opinione della Casa Bianrca e vogliano dire senza atltjro che Washin~ton nella guerra cino-giapponese prende partito in favore della Cina. Non ci vuol molto a comprendere che queste considerazioni americane, che sono volentieri considerate ufficiali, hanno qui eco di grande simpatia, in quanto alimentano la speranza che Chiang-Kai-Shek trovi nell'appoggio di Washington un nuovo incoraggiamento a continuare la sua resistenza. Viene invece considerato con una certa perplessità l'atteggiamento della politica inglese in Estremo Oriente perchè si crede tenda ad un compromesso degli interessi inglesi, giapponesi e cinesi, con l'intenzione di formare una specie di fronte unico cino-giapponese, che dovrebbe fare la guaTdia nel continente asiatico contro i Soviet. A questo proposito si crede che gli interessi inglesi in Estremo Oriente non siano del tutto paralleli a quelli dell'America: se Washington e Londra hanno ambedue grande interesse ad arginare l'espansione giapponese nell'oceano Pacifico, l'Inghilterra però aspira specialmente a formare una specie di contrappeso ed equilibrio tra Giappone ed Unione Sovietica perchè così ·crede di poter proteggersi meglio nelle Indie Britanniche. Sotto questa luce la filippica dell'Ambasciatore Grew può assumere un nuovo profilo; e qui si considera di poter trovare, almeno oggi o almeno fin che dura l'attuale situa

zione, una maggiore difesa contro l'avanzata giapponese a Washington, meglio e piuttosto che a Londra.

13

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 8141/2668. Berlino, 25 ottobre 1939 (per. giorno 30). È ieri partito precipitosamente per L'Aja il Ministro di Olanda a Berlino signor De With. Scopo del suo viaggio è quello di mettere al corrente il proprio

Governo di un piano che ora risulterebbe sottoposto al Fiihrer per una offensiva terrestre ad occidente basata sopra l'invasione così dell'Olanda !come del Belgio.

La fonte di una siffatta informazione sarebbe ritenuta buona. Chi l'ha data a me ha aggiunto: «Voi non sapete quanto numerosi siano in questo momento i tedeschi che tradiscono».

Mentre riferisco quanto sopra per debito d'ufficio, devo aggiungere che -da quanto risulta a me--una offensiva contro la Francia in questo momento non sarebbe attesa.

Dei piani di offensiva erano bensì stati elaborati dallo Stato Maggiore tedesco, ma il Fiihrer -in vista dei •sacrifici in vite umane che essi implicherebbero e cedendo al suo personale « orrore per il sangue » -li avrebbe, almeno per ora, scartati.

Non così, invece, sarebbe nei riguardi dell'Inghilterra che si vorrebbe perseguitare e colpire, per aria e per mare, con azioni di portata sempre maggiore.

14

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 8149/2675. Berlino, 25 ottobre 1939.

Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha tenuto a Danzica, la sera del 24 ottobre, il suo rprimo discorso politico ufficiale. Ha parlato ai nazisti de'lla vecchia guardia di Danzica e il discorso, radiotrasmesso da tutte Ie stazioni tedesche e da molte estere, ha avuto nella stampa germanica il maggiore rilievo possibile.

Dopo le recenti riaffermazioni ufficiose tedesche che, interpretando l'ultimo discorso di Chamberlain come un netto rifiuto al:le proposte del Fiihrer, smentivano categoricamente nuove iniziative di pace da parte della Germania, le dichiarazioni di Ribbentrop si possono definire come il sigillo .posto su una fase in cui soluzioni non belliche del conflitto erano previste e si discutevano ancora. Hitler ha ritenuto che spettasse al suo principale collaboratore politico togliere al mondo l'ultimo dubbio che potesse ancora esistere sull'atteggiamento della Germania, e al popolo tedesco l'ultima illusione di una pace non combattuta.

Poichè questo era il tema fissato per il discorso del Ministro degli Esteri, era logico che egli cer·casse di svolgerlo, come ha fatto, sforzandosi di far risalire interamente all'Inghilterra 1a colpa dello scoppio e della continuazione del conflitto, sciogliendolo dalla contingenza della questione polacca e facendolo assurgere alla portata storica del grande dissidio anglo-germanico. Tutto il discorso va proiettato nella luce di questa tesi, tanto importante da indurre von Ribbentrop a tralasciare ogni riserbo e ogni correttezza di linguaggio diplomatici. È facile infatti vedere, esaminando il discorso di Danzica, che Ribbentrop non ha inteso parlare come Ministro degli Esteri, il quale appunto nelle fasi politiche più critiche si assuma il compito di non tagliare tutti i ponti verso una soluzione incruenta, ma come uomo di Partito e soprattutto come fiduciario, nelle relazioni con l'estero, del Capo di tale Partito e dello Stato.

È interessante osservare, sotto questo punto di vista, che molti brani del discorso di Ribbentrop ,coincidono quasi assolutamente con brani di precedenti discorsi del Fi.ihrer. Il Ministro degli Esteri ha dimostrato >così, fovse ,con intenzione, da una parte quanta influenza egli abbia svolta sulla politica del Fiihrer e quanto aderente sia stata la sua azione, d'altra parte. alle direttive hitleriane. Di fronte alla storia e all'opinione puhbltca interna Rilbbentrop ha voluto associare il giudizio che possa venir dato sulla sua opera al giudizio ra,ccolto da quella del Fiihrer, e ciò nel momento in cui la parola sembra passare definitivamente dalla di1p'lomazia al ,cannone.

Pare sintomatico che, data l'impopolarità di questa guerra in Germania, l'incitamento finale alla lotta ,contro l'Inghilterra venga da chi aveva esordito proprio mirando con tutte le sue forze a un'intesa con :l'Inghilterra. Non c'è dubbio che tale civcostanza accresce l'efficacia obbiettiva delle dìchiarazioni. Manca invece ad esse quel tono di calda umanità che usano Hitler e Gtiring e che ha tanta presa sul popolo. Si può quindi rilevare che nel discorso di Ribbentrop sono assenti o non hanno sufficiente ampiezza quegli accenni alla forza militare della nazione e all'abnegazione dei cittadini per ogni sacrilfìcio che, in una guerra dura come l'attuale, il popolo tedesco sa di meritare e aveva ascoltato con fierezza e soddisfazione dalla bocca del Fiihrer e del Maresciallo.

Premesse queste considerazioni di indole generale, ma che riassumono anche le prime impressioni suscitate dal discorso in Germania, vediamo di analizzare il discorso stesso, che è durato oi~ca ottanta minuti, e -cominciato in una atmosfera di non caldo entusiasmo -ha poi incontrato ovazioni scroscianti soprattutto nelle riaffermazioni della solidarietà di tutto il popolo con il Fiihrer e negli attacchi più aspri contro l'Inghilterra.

Tali attacchi costituiscono la parte fondamentale del discorso, che è tutto una requisitoria contro l'Inghilterra e i suoi attuaH dirigenti. Ribbentrop non ha risparmiato alcuna accusa contro quella che ha ricordato ad un certo punto come «la perfida Albione » e non ha neppure ripetuto verso di essa la minima offerta di compromesso, affermando invece che Londra ha respinto le proposte di pace del Fiihrer in maniera definitiva e che la Germania raccoglie quindi la dichiarazione di sfida.

Se questa irritata asprezza contro l'Inghilterra, che pervade tutto il discorso ne è la principale caratteristica, si può rilevare che ad essa si orientano tutte o quasi le dichiarazioni di Ribbentrop 'riguardanti altri Stati. Così rper la Polonia, la Francia, persino l'America, e, sotto un certo punto di vista, per l'Italia.

L'oratore ha infatti presentato tali Stati come vittime passate o potenziali di una politica inglese basata su false promesse, mire egemoniche, sfruttamento egoistico.

La prima parte del discorso è la meno violenta, quella che rievoca la passione di Danzica per la conservazione del suo spirito tedesco, passione tanto più piena di sacrificio in quanto Danzica ha saputo attendere con disciplina, non creando intanto difficoltà al Reich nella sua politica di intesa verso la Polonia. Ma già in questa fase iniziale del discorso Ribbentrop si allaccia all'ultimo discorso di Chamberlain parlando « deiJ.la sua presunzione tutta britannica» e «dell'ignoranza proverbiale dei ministri inglesi».

Nell'esposizione dei rapporti con la Polonia non c'è molto di nuovo, ma vi

sono molti ac·cenni all'opera personale, svolta sempre secondo istruzioni del

Fiihrer. È evidente -ripeto -che Ribb€ntrop intende così coprirsi da even

tuali critiche interne. Egli valorizza la sua azione, ma sempre inquadrandola

nelle direttive ricevute dal Fiihrer. È la storia già nota delle offerte alla Polonia

per la sistemazione dei rapporti, con il ritorno della città libera nel Reich e

l'autostrada nel Corridoio, storia su cui, insieme ai rifiuti polacchi, vengono cal

cate le persecuzioni contro la minoranza tedesca.

Ma si potrebbe osservare che le critiche al Governo polacco appaiono questa

volta ampie sì, ma meno acerbe. È che Ribbentrop non rende colpevole tanto il

Governo di Varsavia, quanto i suoi istigatori inglesi.

«Il Reich veglierà ora perchè nei territori trovantisi nella sua sfera di inte

ressi si proceda ad una nuova ripartizione tenente equo conto della situazione

reale, e farà in modo che si produca una vera pacificazione ». Questo è il solo

vago accenno contenuto nel discorso alla formazione di un nuovo Stato polacco,

di cui del resto Ribbentrop non fa esplicita menzione. Si può notare che e·g~i

riaccentua il principio della « sfera d'interessi » e riafferma come ora e sempre

saranno le due grandi Potenze europee, Germania e Russia sovietica, a garan

tire nell'Oriente d'Europa il mantenimento della calma, dell'ordine e della pace.

Ribbentrop esalta la lotta distruttrice contro Versailles, condotta fino alla

questione polacca senza spargimento di ·sangue, la •costruzione versa•gHana (sic)

venendo da lui qualificata un nonsenso e una stupidità. Sono espressioni che,

come altre del disco!'lso, riecheg.giano espressioni simili del Fiihrer.

Il Ministro degli Este·ri ha qualche spunto real~stico quando rievoca gli

sforzi ·compiuti per un'intesa con la Francia e l'Inghilterra. Nuovo è l'accenno

all'incontro che era stato previs,to nell'estate 1933 fra Hitler e Daladier, e al

gesto di Daladier a Monaco. A parte la opportunità politica della cosa, appare

chiara la volontà di mettere ancora una volta in una luce simpatica il Capo del

Governo francese aHuale: e al tempo stesso di considerare lui stesso una vittima

dell'Inghilterra.

La rievocazione dei tentativi fatti a Londra è la prova lampante di come

Ribbentrop -che narra la parte personale in essi avuta -fosse allora l'espo

nente della politica filobritannica.

L'Inghilterra continuò a rifiutare. Poco abile e certo inopportuna appare a questo punto la dichiarazione di Ribbentrop che il Fiihrer stabilì la politica estera germanica in conseguenza del rifiuto inglese. Sotto questa luce è presentata l'amicizia con « l'Impero italiano nel Mediterraneo » da una parte, e «il Giappone in Estremo Oriente» dall'altra, le due Potenze essendo messe nel discorso sullo stesso piano quanto all'amicizi!a :e alla collaborazione avvenire (1).

Per l'Italia è aggiunto poi un accenno all'identità ideologica e all'amicizia personale tra il Fiihrer e il Duce. Tale accenno è anch'esso derivato da discorsi precedenti di Hitler, ma è strano che Rìbbentrop non abbia avvertito la durezza del passaggio da tale riaffermazione di identità ideologica tra Nazionalsocialismo

e Fascismo all'esaltazione immediatamente seguente dell'amicizia con la Russia

sovietica, che ha portato, come Ribbentrop ammette, e anzi proclama, «un cam

biamento fondamentale di orientamento nella politica estera della Germania».

Molto ottimistiche sono le previsioni di Ribbentrop sugli sviluppi anche

economici dell'amicizia russo-tedesca, ma bisogna osservare come l'oratore a.'bbia

evitato ogni accenno anche lontano all'inquadramento di ta·le amicizia nella

presente situazione bellica. Che anzi Ribbentrop smentisce di aver chiesto l'as

sistenza delle àrmate sovietiche in caso di guerra. Pare tuttavia debole la rispo

sta di Stalin, citata da R~bbentrop, che « la Russia non ammetterà mai che le

Potenze occidentali creino condizioni 'Suscettibili di: mettere la Germania in

una situazione difficile», se confronta.ta con il preambolo che si è fatto pre

cedere al patto di amicizia e di frontiera russo-tedesco e 1che prevede consul

tazioni per le misure necessarie nel caso in cui le Potenze occidentali avessero

insistito nel loro atteggiamento.

Ribbentrop fa a questo punto del discorso un accenno all'America, che è

insieme un appello di neutralità e un monito contro l'Inghilterra (1).

Poche parole, anzi pochissime, sono dedicate alla Francia, improntate a simpatia verso il Popolo francese e, ancora una volta, ad accuse contro l'I.nghilterra, vista, anche in funzione della guerra « imposta alla Francia », come piena di perfidia, cinismo e brutalità.

La diffe,renza di tono ver,so la Francia risalta tanto più, perchè alle brevi frasi sull'innocenza del popolo francese segue la parte centrale qella requisitoria contro l'Inghilterra. Gli argomenti usati da Ribbentrop avrebbero potuto essere, però, più forti e serrati. Poco convincente appare la svalutazione dell'accordo di Monaco, e vieta la politica contro la Germania che all'Inghilterra si rimprovera. Per la seconda volta si accenna all'Italia, per polemizzare nuovamente contro le dichiarazioni di Chamberlain che le proposte di pa·ce mussoliniane sarebbero state sabotate dalla Germania.

R~bbentrop si è poi proposto di analizzare la vera ragione della politica estera inglese con cui sono state respinte le proposte del Fiihrer, politica «spoglia di scrupoli, vicina quasi alla follia».

Il discorso è efficace nella ritorsione dell'accusa inglese alla Germania di aspirare a un'egemonia mondiale. Qui Ribbentrop dice che la Germania non ha per i suoi 80 milioni di abitanti che una superficie di cir·ca 800.000 chilometri quadrati. Tale dfra ·comprende, oltre al vecchio Reich, all'Austria, a Memel, ai Sudeti e al Protettorato, anche, come mi è stato confermato da fonte competente, i nuovi Reichsgau d'i Posen e della Prussia occidentale (2).

Ribbentrop trova modo, come Hitler nel suo ultimo discorso, di lanciare uno strale contro «la politica capitalistica del Governo britannico», destinata al lusso di una classe elevata, mentre, una frase a tono socialistoide, rpar quasi ridurre gli scopi della politica estera tedesca a una garanzia del pane quotidiano per ciascuno degli 80 milioni di cittadini.

L'affermazione che le frontiere del Reich a nord, all'est, al sud e all'ovest sono ormai definitive è buttata giù ·senza offrire particolari, per esempio, di quella che sia la nuova frontiera orientale. Manca qualche precisazione, che in questo momento sarebbe stata opportuna sul rispetto alle frontiere dei neutrali.

Il resto del discorso rincara la dose ·Contro l'Inghilterra, minaccia il suo attuale Governo di passare alla storia come il «becchino dell'Impero britannico», riaffonda nella vecchia tesi di separare il popolo britannico dal suo Governo, mentre subito dopo si scaglia :contro lo stesso tentativo compiuto invece da Londra nei riguardi del popolo tedesco e del Fiihrer.

Per difendere Hitler dall'accusa di essere un mancatore di parola, Ribbentrop, tralasciando ogni ·confutazione obbiettiva, rovescia l'accusa stessa contro l'Inghilterra. Non pare di molto buon gusto che nell'elenco delle violazioni inglesi della parola data sia citata in primo luogo quella del mancato adempimento al Trattato di Londra del 1915 verso l'Italia.

Anzitutto la Francia ha mancato in tal caso anche più dell'Inghilterra; in secondo luogo tale accenno nella presente situazione -tanto più a pochi giorni dal patto anglo-franco-turco -può anche aver l'aria di un doppio mònito rivolto all'Italia.

L'elenco di Ribbentrop comprende il mancato pagamento dei debiti inglesi per forniture di guerra avute dagli Stati Uniti. Anche in questo punto, come in molti altri del suo discorso, Rihbentrop non ·sembra felice pNchè un simile appunto mosso proprio dalla Germania può prestarsi troppo facilmente a ironici rilievi.

La fine del discorso è ispirata a una orgogliosa fiducia. All'Inghilterra-che è pure qualche cosa di diverso dalla Polonia -Ribbentrop dice che «l'esempio polacco ha dimostrato come non convenga provoca·re la Germania».

C'è, in questo finale, un tono ben differente da quello dei discorsi di Hitler, il quale era solito unire ad una •glorificazione delle forze armate tedesche anche una invocazione all'aiuto della Provvidenza. Ribbentrop tralascia e l'uno e l'altro ~punto e termina affermando che le garanzie di vittoria sono nel vigore nazionale e nella fede nel Fiihrer.

Il miglior commento al discorso è forse il titolo d'un giornale odierno del pomeriggio. «Lotta» è ora la parola d'ordine, esso scrive. Ma si tratta evidentemente d'una lotta a fondo contro l'Inghilterra, e non ancora contro la Franc1a. Scindere i due Paesi, questo ;pare il principale ·compito diplomatico che si propone -auspice Ribbentrop -la Germania in guerra.

(l) A questo punto Attolico inserì la seguente annotazione: • Nei rapporti da me inviati a suo tempo io non ho mancato di mettere in evidenza come -nelle more della discussione del nostro patto di alleanza -Ribbentrop anteponesse sempre la concezione di un pattotriangolare (Roma-Berlino-Tokio) a quello di un patto bilaterale (Roma-Berlino) •.

(l) -A questo punto c'è un'altra nota di Attolico: • Questo accenno all'America -in tono completamente diverso dal passato -ha dato nei circoli duri a morire del pacifismol'impressione di essere inteso a facilitare una eventuale azione conciliatrice di Roosevelt •. (2) -Ancora una nota di Attolico così concepita: • Il territorio polacco che verrebbe annesso al Reich e che ho descritto nel mio telespresso di ieri n. 8118/2658 [Non pubblicato]sarebbe di circa 115.000 chilometri quadrati. La nuova Polonia sarebbe quindi la zona dalla linea attuale di demarcazione russo-tedesca ai confini delle nuove province del Reich •.
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IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. AEREO 8250/1255. Atene, 25 ottobre 1939 (per. giomo 30). Riferim. telespresso n. 224337/C del 5 corr. (1).

Nel corso di una conversazione avuta oggi con questo mio collega di Bulgaria, gli ho accennato alla possibilità, qui assai temuta, di un riavvicinamento

25 settembre. Vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, D. 432.

bulgaro-sovietico, senza naturalmente riferirmi in alcun modo a quanto ha segnalato i.l marchese Talamo. Il signor Chichmanov mi ha det,to 'Che, pur tenendo conto delle tradizionali simpatie del popolo bulgaro verso tutto ciò che è rUJsso, la soluzione della recente, crisi ministeriale nel suo paese lo conferma nell'opinione che di un vero e proprio ravvicinamento bulgaro-sovietico non sia il ,caso di parlare. Egli è pure d'avviso che l'U.R.S.S. non tenterà per ora di r~solvere a proprio vantaggio la questione della Bessarabia e quindi nemmeno di spingere la Bulgaria a «coLpi di testa » verso la Dobrugia. Il signor Chichmanov è poi tornato a dolersi con me della ,cattiva volontà dL cui, a suo avviso, il Governo greco dà .prova nei suoi :rapporti con la Bulgaria; rapporti che egli ritiene potrebbero essere notevolmente migliorati se la Grecia facesse ai bulgari qualche modesta concessione, ad esempio nel ·campo economico e commerdale, e non persistesse verso la Bulgaria nel suo attuale atteggiamento di diffidenza e di sospetto.

(l) Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del Telespr. da Sofia 5034/2014 del

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IL CONSOLE GENERALE A PRAGA, CARUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 2376/1143. Praga, 25 ottobre 1939 (per. giorno 9 novembre). Il Reichsprotektor von NeUJ:·ath ha fatrto sulla situazione nel Protettorato delle dichiarazioni al Welt-Pressedienst, dichi:arazioni che la stampa ceca e tedesca e la radio hanno largamente diffuse.

Mi onoro trasmetterne, qui unita, una traduzione (1). In quanto S. E. von Neurath ha detto vi è certo eccessivo ottimi·smo e non molta verità. L'irrequietezza delle popolazioni ceche ed il loro desiderio di agire per porre termine ad una situazione che è ritenuta ogni giorno più penosa sono fatti incontestabili.

Ciò non implica che vi siano possibilità !immediate di azioni positive, sia per il regime militare e di polizia imposto al Paese, sia perchè -altra verità incontestabile -i cechi non dimostrano ora, come non dimostrarono nello scorso marzo, un ·eccessivo dinamismo, che potrebbe portarli a grossi sacrifici, la cui utilità è ritenuta ancora molto discutibi'le.

Poichè le radio estere, nonostante i divieti e le gravi pene comminate per i trasgressori, •continuano ad es1sere ascoltate, .la :propaganda franco-inglese non manca di effetti.

Dopo gli avvenimenti di marzo il rancore dei cechi verso la Francia era forse maggiore di quello nutrito contro la Germania stessa.

Tale rancore è ora indubbiamente attutito. L'imponderabile fattore nuovo che ai problemi cechi ha portato la conquista della Polonia continua inoltre a fare il suo giuoco.

Altro elemento nuovo, che ogni giorno appare meno trascurabile, è la rinnovata influenza della Russia in questa zona dell'Europa. Come ho già segnalato, l'arrivo del ·collega russo a Praga, con qualche impiegato di origine non ariana, ha già dato luogo a qualche inconveniente.

Il ritorno di alcuni dirigenti comunisti, già fuggiti in Russia, che pure ho

già segnalato, ha accresciuto la portata di tale elemento nuovo.

Fra i dirigenti comunisti rientrati è il signor Gottwald, noto per le sue

precedenti attività, e pare che sia anche il dott. Smeral, fratello dell'avvocato

Smeral, già capo dèi comunisti cechi, tuttora a Mosca.

L'avvocato Smeral sarebbe marito di una sorella di Stalin e Stalin stesso

sa,rebbe intervenuto per ottenere il ritorno in Boemia e Moravia del fratello

di suo cognato.

I cechi sentono e salutano, inoltre, la portata dei recenti accordi russo

tedeschi nel modo per essi più vantaggioso e considerano l'atteggiamento della

Russia verso la Germania ancora molto oscuro.

Non manca chi fra essi si 'Compiaccia di affermare -certo più per reazione

che per convinzione -che in fondo lo stesso comunismo sarebbe preferi'bile

alla situazione attuale.

(l) Non pubblicata.

17

IL CONSOLE GENERALE A PRAGA, CARUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 2379/1145. Praga, 25 ottobre 1939

(pe1·. giorno 9 novembre).

Come ho già riferito, (l) fui nei giorni scorsi informato che il Presidente

Hacha avrebbe redatto e fatto pervenire al Fiih-rer una lette["a in cui pro

spettava la situazione in Boemia e Moravia come particolarmente insostenibile.

Chvalkovsky pare che sia già ritornato a Berlino con detta lettera, alla

quale sarebbe allegato un memoriale.

Di essa, da persona amica che fa parte dei dirigenti la vita politica di questo

Pa,ese, mi è stata rimessa una copia con qualche omissione nella elencazione

di dati di fatto, che ho l'ono,re di ,inviare qui uni,ta (2), debitamente tradotta.

Non posso naturalmente garantire l'autenticità del documento, ma il modo

con cui è redatto e la a,ssoluta obiettività dei fatti in esso esposti offrono suffi

ciente garanzia in proposito.

In merito alla maggior parte di tali fatti questo ufficio ha avuto già l'onore

di riferire.

18

IL CONSOLE GENERALE A PRAGA, CARUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 2380/1146. Pmga, 25 ottobre 1939 (per. giorno 30).

Com'è noto, la stampa ceca del Protettorato è posta sotto il controllo germanico, che è esercitato a cura dell'Ufficio Stampa dei Reichsprotektor, preventivamente e successivamente alla impaginazione dei giornali e con la diramazione ai giornalisti di opportune 'istruzioni.

In tal modo i giornali cechi seguono il criterio della pm ampia prudenza,

evitando di commentare la situazione internazionale e limitandosi a parafrasare

commenti tedeschi o a dportare integralmente articoli redazionali germanici.

Siffatto stato di cose, che si 1inquadra perfettamente nella situazione gene

rale politica del Protettorato, è anche il prodotto di gravi misure disciplinari

prese a ·Carico di giornalisti cechi che avevano scritto !degli articoli politici non

intonati. Vari giornalisti si trovano in stato d'arresto e corre voce che l'ex-capo

dell'Ufficio Stampa alla Presidenza· del Consiglio, Schmoranz, sia recentemente

deceduto in prigione..

L'atteggiamento cui è tenuta la stampa del Protettorato quando si occupa

dell'Italia non è di •completa libertà, nè di completo favore. Mi sono staH ri-fe

riti casi di articoli sull'Italia, già .impaginati, che hanno dovuto essere tolti

per ordine della censura.

Mi viene riferito che il giornalista Kut, ex-deputato, noto per i suoi articdli

di fondo improntati alla più viva :simpatia verso l'Italia, è stato diffidato di

astenersi dallo scrivere a scanso di gravi provvedimenti che verrebbero presi

nei suoi riguardi e nei riguardi del giornale Poledni List, su cui scriveva.

Anche il signor Stribrny, editore del Poledni List e dell'Expres, ex deputato ed ex Ministro, pare abbia deciso di rinunciare a scrivere su detti quotidiani.

Sempre per quanto riguarda l'Italia sarebbe stata vietata la pubblicazione anche di articoli relativi al valore ed all'importanza delle nostre forze armate, probabilmente per accenni fatti alla guerra mondiale.

I giornali •ed i periodici italiani che qui giungono sarebbero anch'essi censurati.

Mi si assicura che uno degli ultimi numeri dell'Illustrazione Italiana sarebbe sta.to recapitato al destinatario senza alcune pagine, che pare contenevano fra l'altro un articolo sulla linea Maginot ed un altro sulle operazion~ del fvonte francese.

Non prive d'interesse per quanto riguarda la situazi!one della stampa (llel Protettorato e la situazione politica stessa del Paese sono alcune dichiarazioni fatte dal Presidente Hacha ai rappresentanti della stampa ceca, da lui ricevuti il 17 corrente.

Ne accludo la traduzione (1).

(l) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, D. 674. (2) -Vedi Appendice III.
19

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 792. Tokio, 26 ottob1·e 1939, ore 18 (per. ore 23,10). Si smentisce recente accenno di qualche giornale a possibile conclusione accordo commerciale nippo-russo. Si fa notare come sia stata anche poco fa accertata presenza aviatori e aero

plani sovietici fra le truppe cinesi e come la strada Yunan-Srte-kang (sic) sia stata rapidamente terminata t~er consentire rifornimenti russi. Per di più, tratta

tive questione ,pesca sono sospese. D'altronde Mosca non ha fino ad ora non solo fatto alcuna proposta in merito, ma neanche mostrato desiderio di farne. Ministero della Guerra ripete che se Sovieti prendessero iniziativa di una simile proposta non la si respingerebbe a priori ma la si subordinerebbe a un positivo e provato mutamento politica russa verso Cina.

R. Ambasciata continua agire secondo Vostre istruzioni.

(l) Non pubblicata.

20

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 8172/2682. Berlino, 26 ottobre 1939 (per. giorno 9 novembre), Il testo della nota consegnata da Potemkin all'Ambasciatore ~nglese a Mosca, in risposta alle note britannkhe del 6 e dell'll settembre relative aUa merce di contrabbando, viene riprodotto con il massimo rilievo da tutti i giornali tedeschi, sotto titoli che presentano la nota stessa ·come un severo· monito russo all'Inghilterra. La pubblicazione del testo è accompagnata da commenti nei quali si fa risaltare come sia la prima volta che una potenza mondiale, minacciata nei suoi interessi dalle misure di blocco inglesi, per quanto neutrale, prenda un !a>tteggiamento così energico contro Londra. Ciò deve dar motivo a Londra di riflettere quanto le cose siano mutate e quanto gli Stati siano restii, ora, a lasciarsi fare prescrizioni dall'Inghilterra. Al tempo stesso la presa, di posizione della Russia è definita di portata storica, contro il tentativo brit·annico di soggiogare la Germania con i metodi crudeli e vili della guerra della fame contro la popola~ione civile. La nota russa è precisata nel 'suo significato dalla stampa tedesca con i seguenti punti: l) il Governo sovietico divide interamente il punto di vista tedesco nei confronti del «blocco della fame » britannico. 2) Il Governo sovietico persevera indefiettibilmente nella grande opera, già iniziata con tanto successo, della collaborazione tedesco-russa. 3) Il Governo sovietico è deciso a tener fronte a ogni tentativo britannico di perturbamento e a rendere responsabile l'Inghilterra per ogni poosibile danno. I commenti tedeschi rafforzano dunque ancor più il tono, innegabilmente già forte, della nota russa. La Borsenzeitung para1gona addirittura questa situaz,ione a quella in cui l'Inghilterra è stata posta dall'ingresso delle truppe soviietiche nei territori orientali ex-polacchi. L'Inghilterra è messa alla prova nella sua reale potenza, anzi·chè in .gesti teatrali, e tale prova, secondo il giornale citato, sarà negativa come la prima (in Polonia) perchè Londra ha trovato chi le sa tener testa. È evidente che la nota russa, forse sollecitata su questo tono dalla s:tessa Wilhelmstrasse, ha fatto alla Germania un immenso piacere. Tale nota, l'arrivo della delegazione russa a Berlino (45 persone) per le trattative su forniture

industriali, il contratto per la consegna immediata di un miUone di tonnellate di foraggi al Reich (1), sono episodi della collaborazione russ'o-tedesca che la stampa mette in ,grande risalto per dare all'opinione pubblica l'impressione di una collaborazione efficacissima fra Berlino e Mosca.

Si può osservare che vien dato rilievo anche al fermo a Mal'isiglia dei due piroscafi italiani « Recca » e «Celltna » e al sequesto da parte della Francia di una parte del loro cadeo. « Questo esempio francese 1di una inosservanza priva di riguardi del diritto internazionale -s'crive la Borsenzeitung --e di un grave turbamento al traffico mercantile e neutrale, si accompagna degnamente ai numerosi procedimenti brlftannici dello stesso genere».

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IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATISSIMO 2383/558. Tehemn, 26 ottobre 1939.

A meglio chiarire il mio telegramma n. 104 del 21 ottobre corr., (2) onoromi d'informare V. E. ~che questo Mini,stro degli Affari Esteri signo'l" Aalam mi ha chia,ramente spiegato ~che S. M. lo Scià, incaricando H suo Ministro a Roma dii presentire V. E. per sapere se un suo telegramma a S. M. il Re in favore di una nuova iniziativa per la pace sarebbe stato gradito, intendeva >Corrupiere un gesto che potesse realmente servire ad avv:alorare l'ope11a del Governo fascista per la pace, e non a compiere un semplice gesto che potesse rimanere lette11a morta, nel caso S. M. il Re non avesse int11apreso alcuna nuova azione. Nella forma in cui codesto Ministro dell'Iran ha posto iJ quesito a V. E, poteva sembrare che S. M. lo Scià desiderasse telegrafar'e' nel senso predetto prima ancora che il Governo fascista, avesse preso effettivamente una nuova iniziativa, mentre che ,egli desidera associarsi toto corde quando il Go~verno fascista, nel suo alto giudizio e tenuto conto della grande importanza di ogni suo 'gesto nel momento attuale, intenda riprendere la sua mediazione per la pace. Tenuto conto della linea di estrema pruden2la adottata da questo Governo nelle circostanze attuali, :sembrava infatti poco probabile che esso volesse spingere per una mediazione di S. M. il Re, fa,cendosi quasi iniziatore di un'azione

che potesse riuscire sgradita a qualcuno dei belligeranti, alla Gran Bretagna ad esempio.

Ridotto quindi alla formula di associazione già acqwtsiLta a qualsiasi passo che il R. Governo intendesse fal'e per la pace, ,l'atto di questo Sovmno semrbrami acquis,tare uno speciale v~alore poichè esso dimostra quanta fiducia riscuota il Governo fascllista presso la persona di questo Sovrano, in un momento parti,colarmente deHcato per l'Iran, soprattutto dopo il risorto imperialismo russo da una parte ed il patto tripartito anglo-franco-turco dall'altra.

ll) Ved~ Documents. on German Foreign Policy 1918-1945 cit.• Series D, VIII, D. 303. (~) Ved1 D.D.I., Sene IX, vol. I, D. 839.

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IL MINISTRO A KABUL, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 475/185. Kabul, 26 ottobre 1939 (per. giorno 22 novembre). Come ho già riferito a V. E. col mio telegramma n. 46 eLi ieri, (l) qut non si ha nessuna notizia precisa drca l'eventualità di una riunione delle Potenze firmatarie del Patto di Saad-Abad: non si ha nemmeno l'intenzione di prendere alcuna iniziativa in proposito, ma qualora la Turchia effettivamente la proponess·e il Governo afghano accetterebbe con grande piacere l'invito, soprattutto a scopo informativo. Sebbene il timore di qualche azione russa diretta a danno dell'AfghanLstan sia og~i in forte diminuzione, pure il problema dei rapporti ·con il vicino settentrionale resta la nota dominante di tutta la politica estera afghana. Questo Governo che non ha servizio regolare di corriere, è pochissimo ,informato dellia situazione dai suoiJ rappresentanti all'-estero, se ne fida fino ad un certo punto, e continua a non veder chiaro nella situazione generale: per cui un contatto personale con i dirigenti turchi, che 'si suppone essere tassai meglio informa<ti, rtsulterebbe oltremodo ·gradito. Interesserebbe qui in primissimo luogo conoscere quali impressioni i dirigenti turchi hanno riportato della situazione russa e delle probabili intenzioni di Mosca. Ma se scopo della prog.ettata r1uni:one dovesse essere un nuovo tentativo da parte della Turchia di spingere gli Stati firmatari del Patto di Saad-Abad ad allinearsi alla sua politica di impegni con la Francia ed Inghilterra, l'Afghanistan, mi ha detto il Ministro degli Esteri, è, come prima, fermamente deciso a non lasciarsi indurre a nessuna forma di impegno, anche se puramente formale con l'uno o con l'altro dei gruppi in iconfllitto. E ritengo ancora che questa sia effettivamente l'intenZ~ione del Gover-no afghano. Il pericolo potenziale russo ha indubbiamente portato qui ad una visibtle evoluzione 1in favore dell'Inghilterra. Sii pensa qui che se la Russia volesse tentare un colpo di forza contro J.'Afghan'istan, l'Inghilterra oggi verrebbe in suo soccorso, non per amore dell'Afghanistan, ma per la minaccia che La Russia insediata ·a Karbul costituirebbe per l'Impero indiano: ma si è fermamente decisi a non andare più in là di una politi.ca di buon vicinato. A parte queste considerazionJi tradi.zJionali e di politica interna -spede queste ultime di importanza non indifferente-in questi ultimi .giorni sL comincia a far strada qui la pe.r;suasione che la guerra sarà lunga e difficHe e che l'Inghilterra 1appena impegnata oggi, avrà bisogno :tira qualche tempo di gettare in campo tutte le forze di! cui può disporre per far fronte alla pressione tedesca sul fronte occidentale. Dev.e quindi presto o tardi venire un giornn in oui l'Inghilterra, quali che possano essere i suoi .impegni ed i suoi dnteressi, si troverà nell'impossibilità materiale di agire effic'a·cemente altrove: in queste •circostanze una forma di mutua assistenza con l'Inghilterra ·Sarebbe per l'Afghanistan un pezzo di carta destinato a non avere nessun valore pratico, proprio il giorno, in cui più forte potesse essere il bisogno.

Per queste ragioni non si comprende qui l'atteggiamento turco: il patto di mutua assistenza con Froncia ed Inghiltel'lra, <in pratica,, non può funzionare perr la Turchia altro che in caso essa :11osse attaccata dalla Russia o dall'ItaLia: ma ciò 'PUÒ avvenire in cir-costanze in cUJi nè Francia nè Inghilterra saranno in condizioni di portarle alcun aiuto efficace: quindi la Turchia senza nessuna utilità pratica per sè, rischia di urtare la Russia, o l'Italia o tutte e due.

Qui ,si è francamente seccati che la Turchia abbia agito senza consultarre nè informare i suoi amici a:siaHci, e almeno finchè la Turchia non avrà dato qut spiegazi!oni che siano ritenute soddisfacenti, la diffidenza e la sfiducia nella politioa turca aumenteranno.

Vi è nella politica turca -mi diceva il Ministro degli Esteri -un elemento incalcolabile: la mania di giocare. alla grande Potenza, che le ha fatto fare infinite sciocchezze, e noi non siamo disposti a ·seguirla su questa strada.

Quello ·che soprattutto .g~i afghani tnon riescono a capire è perchè la Turchia non cerchi invece di appoggiarsi all'Italia.

La politica italiana continua ad essere qud. segJuita con grande attenzione, specie la nostra azione tendente a creare nella penisola balcanica un blocco dì stati neutri sotto la nostr:a direzione. Questa, nostra poHtica viene qui interpretata come sostanzialmente anti-russa: gli afghani pensano che una delle ragioni principali che hanno dettato all'ItaLia la sua politica di vigile attesa è sta,to il desiderio di essere libera di sorvegliare le mosse deLla Russia ed impedirle ogni avanzata nei Balcani e nel MecHterraneo. Nel loro pensiero, se la Turchia aderisse sinceramente alla poLitica italiana,, attraverso la Turchia sarebbe possibile agganciare a questo blocco neutro e difensivo nei riguardi di un'eventuale espansione sovietica, anche l'Iran e l'Afghanistan. Nel qual caso l'Afghanistan si sentirebbe molto più tranquillo per il suo avvenire, per l'epoca in ·Cui il peso dell'Inghilterra in questa parte del mondo comincerà a decrescere.

Dovrei escludere che questa interpretazione della politica nostra sia il frutto di rapporti provenienti dall'estero: ho piuttosto l'impressione che si tratti di generazione spontanea, determinata dal desiderio di trovare comunque un punto di ~appog.gio; e questo punto di. appoggio lin questo momento lo si spera soltanto a Roma.

La Germania ha perduto qui in poco tempo tutto il frutto del lavoro fatto: non le ,si perdona soprattutto il fatto di aver messo l'Afghanistan in una posizione di estrema delicatezza: ed in genere, ogg~i, nonostante tutti gH sforzi della propaganda tedesca in senso ·contrario, l'impressione prevalente è che, alla lunga, la Germania finirà per perdere la guerra: comunque da quella parte non si spera alcun possibile appoggio. Il Gìappone è loilltano e lo si ~itiene ancora! troppo impegnato in Cina per poter essere un efficace contrappeso alla Russia

Aggiungo per opportuna norma che questa interpretazione della nostra politica non mi risulta da conversazioni con questo Ministro degli Esteri, che ha troppo senso comune per mettersi a fare della filosofia sulla nostr-a politica: mi viene da altre fonti sufficientemente autorevoli da ritenerle esatte. Mi risulta anzi che qualora questa riunione delle Potenze di Saad-Abad dovesse aver luogo il delegato afghano avrebbe istruzioni dal suo Governo per accordarsi con

2 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

il suo collega dell'Iran allo scopo di una pressione comune in quanto possibile, sul Governo turco per convincerlo a mutare il suo indirizzo politico nei. nostri riguardi.

(l) Non pubblicato.

23

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 110. Teheran, 27 ottobre 1939, ore 14,24 (per. ore 16,30).

Mio 1telegramma 109 (1).

Non (dico non) sembra che improvviso cambiamento del Capo di' questo Governo sia dovuto a semplici ragioni d'ordine interno: esso va riailacciato alla difficiLe situazione estera in cui' si dibatte questo Paese. Mentre da una parte rapporti con U.R.S.S. sono tesi ed oscuri, daU'altra si avvertono previste insistenti pressioni anglo-franco-turche per indurre questo Governo ad accettare la rilllnione Intesa Orientale, in cui Persia si troverebbe sola di fronte a.gli altri tre S·tati già più o meno impegnati al fianco dell'Inghil~erra.

Interesse personale del Sovrano, possessore ricche provincie del Nord più direttamente minaccia.te, fa supporre che nuovo Gabinetto cercherà una chiarifi.cazione con l'U.R.S.S. Sorte di que:sto Paese dipenderà dal1la poldltica che

U.R.S.S. si ,propone fa:re, poichè intrighi e lusinghe 'in·gìesi non possono divenire efficaci che in funzione della mìnaccia russa.

24

IL CONSOLE GENERALE A PRAGA, CARUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 92. Praga, 27 ottobre 1939, ore 15,15 (per. ore 21,;45).

Nervosismo di questi ambienti cechi e tedeschi .sta assumendo, ·coll'appros

sima,rsi data 28 ottobre, anniv,ersario fondazione ex Repubblica cecoslovacca,

carattere acuto non r1spondente calma finora qu:i regnata in massima. Come

ho riferito con rapporto (2) è ,stato radio-diffuso un appello alla calma. del

Reichsprotektor e deila polizia politica. Iersem 's:ono sta'te rip:r'isttnate parzial

mente misure oscuramento per proteìlione antiaerea da tempo sospese ciò che

ha offerto anche occasione per rimettere in funìlione nelle •strade altoparlanti

con i quali furono nei momenti più critici settembre e marzo scorso ldilretti

appelli calma aUe popolaìlioni. Da mezzogiorno ,ieri •sono sospese per priv,ati

comunicazioni telefoniche .e telegrafiche con l'estero. Ex Ministro Chvalkovsky

troverebbesi Berlino latol'e lettera e memorial·e Pvesidente Hacha per 'il Fi.ihr:er.

Corre voce che lo stesso Hacha si sarebbe ora recato Berltno. Si temono fra

l'altro manifestazioni per reazione provvedimenti presi, ma salvo imprevisti,

si escludono probabilmente incidenti seri per lo meno a Praga.

Telegrafato Roma Berlino.

(l) -Non pubblicato. (2) -Si tratta del Telespr. da Praga 2382/1148, non pubblicato.
25

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

Mosca, 27 ottobre 1939, ore 18,42 (per. ore 21,55).

T. 234.

In questi ambienti diplomatici nota sovietica all'InghiLterra circa contrab

bando è largamente e variamente commeJlltata. Viene rilevato vivace tono PQle

mico dell'argomento umano col quale U.R.S.S. assume 1posi~ione di: difensore

delle popolazioni pacifiche e delle masse popolari. Si crede che con ·tale attitu

dine U.R.S.S. abbia cercato influire su opinione :americana nel momeDJto decisivo

de:i dibattiti al Congresso su legge neutralità.

Alcuni pensano che nota sovietica costitui·sca critica dndiretta della guerra

sottomarina tedesca; altri la giudicano invece prova di stretta colliaborazione

con Germania.

Tesi che navi sovietiche debbono consideraJI"si tutte come navi statali e

quindi esenti da misure di coercizione v1ene generalmente considerata come

priva di base seria dal punto di vista d~rdtto internazìonale.

Non ho telegrafato testo nota perchè mi risultava diramato all'estero servizio Agenzia Tass. Invio traduzione per corriere.

26

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 236. Mosca, 27 ottobre 1939, ore 20,45 (pe1·. giorno 28, ore 4).

Telegramma per corriere in data 17 corrente (1).

Questo Ambasdatore Iran mi ha dichiarato prive di fondamento voci segnalate dal Regio Ministro Teheran. Egli smentisce che il Governo sovietico abbia formulato richieste per ces:sione di basi aeree, per ,retrocessione fer,rovia DjulfaTabriz, per revisione o abolizione patto di Saad-Abad.

Pur non escludendo che ex Ministro Affari Esteri An:sari possa venire a Mosca qualora dovessero ingaggiarsi importanti negoziati fra i due governi, :suo viaggio non è per il momento contemplato o per lo meno mio collega persiano non ne aveva al·cuna notizia. Egli crede che voci di minacciose pretese ISOvieUche vengano fatte drcolare ad arte dagli agenti di qualche Potenza interessata che potrebbe essere Inghilterra oppure <stessa U.R.S.S.

Ambasciator:e mi ha detto che in recente conversazione col Commissario del Popol1o degli Affari Esteri eg1i aveva di propria iniziativa suggerito opportunità normalizzazione relazioni fra d due Governi •risolvendo due problemi più importanti e cioè conclusione di un nuovo trattato di commercio e r:ego1amento varie questioni di frontiera rimaste insolute dopo trattato 1921 le quali provocano contiiJJUi :sconfinamenti.

Circa trattato di commercio gli è stato risposto che il governo sovietico non accetta sistema scambi compensati e mio collega non vede quindi possibilità per ora di riprendere trattative interrotte scoTsa estate. Ckca regolamento :lìronti:era risposta è stata drlatoria. Non glci è però stata fatta minima allusione a pretese nel senso indicato da Petrucci.

Nonostante attitudine poco volenterosa di questo Governo, mio collega non crede che U.R.S.S. abbia precise intenzioni aggressive contro Iran e neppure attribuisce sover·chio peso aLle vooi di concentramenti di truppe sovietiche ai confini 'sud orientali.

Naturalmente non esclude pericolo complicazioni qualora U.R.S.S. entrasse in .ap.erto conflitto con Inghilterra nel qual caso Iran potrebbe, come per il passato, diventare campo di lotta :lira i due contendenti. Preoccupa2lione generica in questo senso nutre anche Ambasciatore Afghanistan.

Entrambi escludono però minaccia attuale o imminente.

(l) Si tratta del T. per corriere da Roma 24636 P. R/C. non pubblicato, che contiene la ritrasmissione del T. da Teheran 100 del 12 ottobre, vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, D. 719.

27

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA

T. 25618/454 P. R. Roma, 27 ottobre 1939, ore 22,15.

Vostro 291 (1).

Vi prego sollecitare proposte relative alla liquida2lione debiti di guerra e a.gli scambi commerciali che codesto Ministro degli Affari Esteri vi aveva promesso di comunicarvi. Fate presente che urge sistemaTe nos.tra situazione commerciale con la Spagna anche in considerazione futuri sviluppi.

28

L'AMBASCIATORE DI GERMANIA A ROMA, VON MACKENSEN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO Roma, 27 ottobre 1939 (2).

l. In risposta alla notific·a deHa deliberazione presa dai Governi americani alla Conferenza di Panamà di istituire intorno all'America una zona di sicurezza aUo ISCopo di impedire azioni belliche, il Fiihrer e Cancelliere del Reich ha comunicato al Presidente di Stato del Panamà di avere incaricato dell'esame della questione i competenti uffici governa.tivi del Reich.

2. -I Capi di Sta•to Britannico e Francese hanno risposto in senso analogo. 3. -Secondo una notizia di stampa il Governo Britannico avrebbe pubblicata una notizia uffioi,ale che non intenderebbe riconoscere la zona di sicurezza.

tobre 1939.

I circoli navali britannici criticano particolarmente che con ciò l'Inghilterra verrebbe tagHa,ta fuori dalle sue colonie americane. Si gradirebbe conoscere l'op,inione deJ. R. Governo ItaJiano 1in medto alla questione di massima della zona di sicurezza (l)

(l) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. l. D. 708 (2) -Da un'annotazione a matita risulta che questo appunto fu consegnato il 28 ot
29

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 124. Parigi, 27 ottobre 1939 (per. giorno 30).

La censura francese ha tagliato per intero iJ passaggio del recente dtscorso di Rilbbentrop in cui si ricordava il tentativo fatto da Hitler nel '1933 di incontrarsi con Daladier per venire ad un definitivo regolamento delle que1stioni pendenti con la Franci,a. È a questo incontro ·che alluse Hitler a Monaco nel settembre 1938 quando all'arrivo di Daladier esclamò: « Signor Presidente, sono cinque anni che vi aspetto >.

Mi è stato detto che effettivamente nell'ottobre 1933, quando Daladier era Presidente del Consiglio, il noto pubblticista Fernand de Brinon, amico personale, di Ribbentrop (il quaile a quel tempo era capo dell'Ufficio di' politica estera del Partito), fu ricevuto da Hitler, che gli dettò una sua comunicazione per Daladier. Hitler proponeva al Presidente france·se di incontrarsi nel Gastello di Godesberg e eH discutere tutta la que1stione dei rapporti franco-tedeschi. Hitler aggiungeva che tale que.stione non avrebbe potuto fare un passo innanzi se lasciata alla trattazione diplomatica, ma che si sarebbe soltanto risolta mediante una presa di contatto dei due Capi di Gove·rno. Secondo lui,, vi .erano dei problemi poilitici e dei problemi economici: perciò egli si sarebbe fatto accompagnare da S.chacht, mentre Daladie,r avrebbe dovuto venire con Bonnet, allora Ministro delle Finanze. Se Daladier non avesse voluto andare a Godesberg, l'incontro sarebbe anche potuto avvenire in un terzo Stato, ma era necessario

avere la garanzia del segreto .più assoluto. Se le dis,cussioni ,:fìra Hit'ler e Da:ladier

non avessero portato ad alcun risultato pratico, nessuno ne avrebbe saputo nulla';

mentre ~che invece ove un accordo fosse stato raggiunto, dopo che gli esperti lo

avessero messo a punto, i due Capi di Governo avrebbero dovuto da una parte

e dall'altra del Reno mettere la prima pietra di due monumenti alla perenne

amicizia della Francia e della Germania e pronunciare alla radio due discorsi

analoghi per celebra1re n grandioso evenlto. Hitler aveva curato neUa sua comu

nicazione i particolari della messa in scena finale.

Mi è stato assicurato che Daladier era propenso ad esaminare la proposta;

ma dovette in un primo tempo far osserva·re a HiUer come gli sembrasse impos

sibile mantenere il segreto intorno ad un siffatto incontro, mentre la situazione

parlamentare francese non permetteva asS'olutamente che dei Ministri si assumes

sero la responsabilità di trattare nella maniera proposta da Hitler. Erano queste

delle osservazioni francesi riferentesi soltanto ane modalità dell'incontro. Ma pochi

giorni dopo che esse erano state trasmess·e a Hitler, credo per lo stesso tramite del ,suddetto de Brinon, il Gabinetto Daladier cadeva per un voto contrario dato appunto a Bonnet nella questione delle condizioni finanziarie degLi impiegati dello Stato. Cosicchè della questione non sL parlò più in seguito.

n sig. Ribbentrop ha invece attlribuito 'all'Inghilterra la colpa di questo mancato incontro.

(l) Le istruzioni ricevute da von Mackensen la mattina del 27 ottobre si trovano riprodotte in Documents on German Foreign Policy, 1918-1945 cit., Series D, VIII, D. 306.

30

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 126. Parigi, 27 ottobre 1939 (per. giorno 30). La stampa francese ha pubblicato il 24 corrente una lettera di questo Ambasciatore di Polonia a Daladier nella quale si dichia<r'a,va che il Governo pola·cco considererà nullo e non avvenuto il piebi!scito che l'U.R.S.S. intenderebbe organizzare nei terr1tori polacchi da essa « temporaneamente » occupati per fare esprimere alla popolazione la sua volontà circa l'.incorporazione definitiva di tali territori alla Russia. NeUo stesso tempo i!l sig. Zalewski, Ministro degli Esteri del nuovo Govexno Pola·cco residente in Francia, ha accorda·to una intervista al corrispondente di un giornale polacco che si pubbHca a New York per 'Smentire ca1tegorkamente la notizia secondo la quale il Governo polacco avrebbe rinunziato ai territori occupati daHa Russia. Mi è stato detto che questa smentita di Zaàewski è stata determinata da una conversazione avuta dal nuovo Presidente della Repubblica polacca, Raskiewicz, con Benès, durante la quale il primo avrebbe detto al secondo che in realtà non ~aveva più speranza di -,riprendere quanto era stato occupato dalla Russia. Benès era rimasto colpito da questa dichiarazione e ne aveva parlato ad altre persone, sicchè ZaleWiski aveva dovuto interven~re co11a sua smentita.

Ciò nonostante negli amb[enti polacchi di 'Parigi si è convinti che il pensiero del Presidente Ra,skiewicz risponde effettivamente alla rea'ltà delle cose.

31

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 128. Parigi, 27 ottobre 1939 (per. giorno 30). Ques'to Ambasciatore di Romania mi ha detto che tutta la frontiera russoromena è erm.ettcamente chLusa anche dalla parte dei teNitori polacchi re,centemente occupati, cosicchè non vi sono più comuni·cazioni dirette fra la Romania e la Germania. L'Ambasciatore di Romania si domandava come sarebbe stato organizzato fra qualche tempo il trasporto del petrolto dal suo paese in Germania. È noto che tale trasporto si effettuava prima in gran parte attravel'lso

i,l Mediterraneo e sul Danub~o. Per il Mediterl'laneo non è più possibHe passare. F'ra alcuni giorni anche la via del Danubio sarà chiusa dal gelo'. Resterà quindi soltanto il trasporto ferroviario attraverso l'Ungheria e la Jugoslavia. Ma la rete ferroviaria di questi paesi esclude a'ssolutamente la poss:ibilità di trasportare le i!ngentissime quantità di petrolio che la Romania fornisce alla Germania. Se quindi la frontiera rus:so-romena non sarà riaperta, non :s'i vede come sarà poss~bHe continuare tale fornitura nelle proporzioni necessarie.

32

IL MINISTRO A BRATISLAVA, RONCALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 45. Bratislava, 27 ottobre 1939 (per. giorno 6 novembre). Mio telegramma n. 49 di oggi (1). Svoltesi con cerilrnoniale analogo a queLlo prima in uso a Praga, le elezioni del Presidente della Repubblica slovacca rispecchiarono -nell'unanimità dei voti dati dal Parlamento a Monsignor T~so e ne11o .scarso entusiasmo delle manifestazioni -il doppio aspetto dell'attuale situazione interna slovacca. Slovacchi, tedeschi ed anche magiari -che per la prima volta dalla proclamazione del1l'indipendenza furono ufficialmente :rappresentati ad una solennità slova'cca -si trovarono d'accordo neH'inuttlità di fare apparire i loro motivi di contrasto. A parte P'iccoLe ma non meno significative acclamazioni popolari a Sidor -noto esponente della corrente antigermanica -non si ebbero perciò mcidenti di sorta. Da parte del Reich -'con la massima onorificenza conferita a Tiso alla vigili!a e col telegramma di felicitazioni del Fiihrer subito dopo l'elezione si è tenuto a sottolineare il pieno gradimento per la persona del Presidente. È indubitabile comunque che la nomina di Tiso ·corrisponde alla larga fiducia da lui acquistata ri:sparmiando agli ·slovacchi il destino de~ Cechi e dei

Polacchi, e che l'elezione del Primo Presidelllte rappresenta un momento importante nel consolidamento della Repubblica slovacca.

33

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 4987/2212. Londra, 27 ottobre 1939.

Il testo della nota consegnata dal Commissario per gli Affar1i EsterL sovietico all'Ambasciatore britannico a Mosca mercoledì scorso in rispos:ta aUe note britanniche del 6 e 11 settembre relative alla Istituzione del controHo sul contrabbando di guerra, è pervenuto a Londra troppo tardi per poter forma:re oggetto di un qualsiasi riferimento nella consueta rassegna settimanale di politica estera fatta i·eri ai Comuni dal Primo Ministro.

Nell'assenza pertanto di ogni reazione o commento di carattere ufficiale, non può essere ancora calcolato con sufficiente prectsione l'effetto che dall'in

tonazione palesemente filo-germanica della nota stessa può risultare sul cauto

« ménagement » delle •suscettibilità del Governo dell'U.R.S.S., studiosamente

osservato dal Governo di Londra nei giomi 'scorsi, particolarmente in relazione

al concluso accordo tripartito anglo-franco-turco. Di questo palese e meditato

intento di impedire quello che ancora non si vuole considerare inevita<bi1e, e

cioè un troppo netto avvicinamento dell'U.R.S.S. alla Germania ed una troppo

chiara e fattiva ~collaborazione tra i due Governi autori della quarta spartizione

della Polonia, può ancora trovarsi un ·riflesso nelle dichiarazioni fatte soltanto

ieri sera alla Camera dei Lords da Halifax circa le attuali relazioni anglo-russe

ed i loro pos•sibili ed auspicati sviluppi.

Tuttavia, anche nell'assenza di ogni reazione di ,carattere ufficiale, è forse

dato di registrare sin d'ora, per chiari segni, l'addensarsi di qualche fitta, ombra

sul voluto ottimismo, costantemente e tenacemente dimostrato da parte bri

tannica durante le scol"se settimane, circa ·l'avvenire dei rapporti angloHsovie

tici. Tale impressione sembra essere infatti conforta>ta da un certo tono di

asp<Tezza nei termini impiegati nelle note e negli edHoriali di questa stampa,

nonchè dall'esplicita e amara ammissione, in quegli •stessi commenti giornali

stici di stamane, dell'evidente carattere filo-germanko della nota russa. Signi

ficativo al rigua11do è un passa&gio di una corrispondenza• da Mosca del Times

odierno, ove si afferma « riteners~ che la nota rifletta piuttosto le simpatie

sovietiche per la Germania ·che i veri interessi dell'U.R.S.S.».

Si osserva inoltre che il fatto che la nota indulga ad una forma di propa

ganda anti-blocco economico, volta ad acquistarsi le simpatie della Germani'a

e degli Stati neutri, è tanto meno giustificabiLe, a parte le obiezioni che in sede

giuridica possono essere opposte agli argomenti addotti, in quanto la Russia

importa attualmente un quantitativo mindmo delle merci, la cui indusione nel'

l'eienco dei contrabbando ha motivato la sua protesta, merci peraltro di cui

essa ha sempre mancato pur senza dimostrare di avere a cuore gli effetti di tali

deficienze sul benessere della propria popolazione.

La definizione delle merci suscettibili di essere riunite sotto il titolo del

contrabbando di guerra, si osserva d'altro canto, ha sempre costituito oggetto

di divergenza fra belligeranti e neutri. Quanto accade oggi non è pertanto

ragione di sorpresa, tanto più, si a·ggiunge, in quanto non esiste attualmente •in

questo campo un atto ·internazionale comune ad entrambi i Governi. Nell'as

senza di un accordo formale, l'unico criterio utile potrebbe essere fornito sol

tanto dalla consuetudine, ma da quest'ultima risulta che l'e'lenco britannico

delle merci di contrabbando è conforme alle regole generalmente accettate dai

neutri e dai belligeranti, Russia compresa, durante la guerra mondiale.

La fraseologia stessa impiegata nella nota sovietica, con il suo apparato di motivi umanitari, l'indicazione dell'obbiettivo principale della protesta nella inclusione degli «articoli base del consumo popolare» nell'elenco del contrabbando, potrebbero spiegarsi ·con la missione di difensore del proletariato mondiale, arrogatasi « ab initio » dall'U.R.S.S.. Se tale era l'intendimento che ha ispirato la nota, si osserva, essa avrebbe dovuto piuttosto essere indirizzata a Hiler, poichè questi, e questi soltanto, può essere tenuto responsabile dell'affamamento del popolo tedesco in conseguenza del blocco. In altri termini, accet

tata la polemica sul terreno etico, si viene da parte br1tannica a costruire,

sulla autorità di alcune fonti della dottrina internazional,istka, una teoria che

giustifica, anche nella sfera mora'l•e, il blocco economi·co con un richiamo aHa

verità dell'anHtesi fatta da Goering «burro o .cannoni», ed alla legi'itimità,

conseguente alla ammessa :legittimità della guerra, del dilemma che si vuole

imporre al Governo germanico, di scegliere tra 'l'accettare i •termini di pace

degli alleati, o assumersi la responsabilità di affamare il pa:oprio popolo per

costruire nuovi armamenti.

Parimenti viene inoltre respinrto il fondamento della dichiarazione sovietica, secondo cui le navi meTCantiili sovietiche sono proprietà dello Stato, e come talli non suscettibili di essere sottoposte alle misure coattive risultanti daUe applicazioni del blocco. Si osserva al riguardo che gli Stati Uni.ti, i quali si sono costantemente atteggiati a tradizionali difensori dei diriJtti dei neutri sul mare, e ·che durante l'ultima guerra avevano cost~tu~to una immensa marina mercantile di proprietà statale, non hanno mai dvendicato un siffatto « sac·rosanto statuto » per le proprie navi. Si tratterebbe dunque di una tesi del tutto nuova in diritto internazionale maTittimo, di cui non sarebbe comunque pos~ sibile scorgere il fondamento, ov.e si abbia mente al fatto che verrebbe altrimenti a legittimarsi ogni qualsiasi attilvità dei Paesi neutri, anche se aperta~ mente in conflitto con una posizione di stretta neutralità.

Unisco nella sua traduzione letterale, il rtesto integrale della nota sovieti:ca, quale viene pubblicato da questa stampa (1).

(l) Non pubblicato.

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IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5658/2259 Sofia, 27 ottobre 193.9 '(per. giorno 6 novembre).

È venuto a trovarmi que,sto Ministro di Ungheria, il quale mi ha det.to di aver rilevato ·come 'l'atteggiamento del Governo bulgaro, e persona.lmente di Kiosseivanov, verso la Russia appai•a ora assai più riservato di quanto lo fosse ancora poche settimane addietro, e ·che questo a lui sembra il riflesso più certo della rec•ente crisi mini1steriale sulla polLtica .estera di questo Paese. Tali giudizi collimano peraltro con quelli che esprimevo ultimamente a V. E. (2).

Il signor Jungerth concludeva che an•che alla Bulgar.i:a pa.reva oramai estendersi il timore generalizzato nella regione danubiana e balcanica verso la •sp-inta della Russia, a cui appare diffici[e assegnare attualmente dei lfinaJi obbiettivL

Ciò posto, e data la posizione della Turchia, 'Vincolata ormai ad una de1le parti belligeranti, e quella della· Germania, impegnata sul fronte occi:dentale ed impedita più che non fosse precedentemente ne'Ha sua azione nella regione

danubiana e baLcanica, ne desumeva che solo dall'Italia gli Stati di questa regione di Europa potevano sperare il mantenimento della pa·ce e la salvaguardia dei propri interessi.

A tale proposito mi ha chiesto cosa mi risultasse di alcuni progetti diffusi dalia stampa, relativi ad un blocco neuirale danubiano-'bal'canico presieduto e diretto dall'Italia. Gli ho replicato che la risposta alla sua domanda stava appunto in quel naturale ed evidente concorso di d.nteressi di cui ·egli mi parlava, fondati sul ·Comune denominatore de.lil'atteggiamento dell'Italia, e che quanto alla tra~ duzione dell!a realtà di tale situazione in formule e ~n !Schemi sistematici, lo· rimandavo agli articoli di Gaydéll nel Giornale d'Italia del 22 e del 24 corrente, che mi sembrava iLlustrassero sufficientemente questo punto.

Anche il Mini,stro di Grecia mi ha lungamente intrattenuto della situazione balcani'ca, soprattutto però alla luce del Tecente accordo anglo-franco-turco, che egli :Si è sforzato di giustificare e di iHustrare .come un istrumento di pace balcan~ca. Ho osservato tuttavia che nelle sue parole si rifletteva un malcelato timore di eventuali iniziative turche che potessero pregiudicare appunto tale pace, e forse in parUcolare ·gli stessi interessi della Grecia.

(l) -Non pubblicato. (2) -Probabilmente nel T. da Sofia 252 del 25 ottobre, vedi D. 11.
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L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 794. Tokio, 28 ottobre 193.9, ore 0,50 (per. ore 24). Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che spera giungere a1ccordo America ma rendesi conto gravi difficoltà. Questo Ambasciatore Stati Uniti non ha fino ad ora mostrato volontà di discutere e sua unica manifestazione è stata recente discorso tanto criticato da tutta la stampa giapponese. Circa Russia si sta trattando questione frontiere e da quando egli è stato nominato Ministro Esteri questioni pescherecce e altre non sono state toccate. Credo che negoziati dureranno a lungo anche perchè Molotov è adesso altrimenti occupato e all'Ambasciatore giapponese a Mosca riesce difficile essere ricevuto. Mi ha assicurato non pensare presentemente al patto di non aggressione. Gli ho .svolto concetto che ·tale patto sarebbe per Giappone inutile e dannoso. Inutile, perchè non è prevedibile che Russia, mentre, con risultati fino ad ora favorevoli, ha ripreso antica politica degli impera.tori, voglia veramente rinunziare a uno dei principi di questa, ossia al[a sua espansione in Estremo Oriente e ciò essa farebbe in realtà se cessasse aiuto Chiang-Kai-Shek e •propaganda boJ,scevica nelle di lui provinoie. Dannoso, perchè Giappone senza alcun henefido si priverebbe della 'SUa libertà d'azione e, dando modo aUa Russia di meglio rafforza11si in Europa, ne agevolerebbe il conseguente ritorno offensivo in Estremo Oriente.

Nel corso della conversazione Ministro mi! ha chiesto se credessi che Stati Uniti d'America avrebbero finito con partecipare guerra confermando così che

loro politica è ora principale preoccupazione Giappone e loro eventuale intervento sua maggiore speranza. Ministro mi: ha parlato con molta ammirtazione del Duce e dell'Italia di oggi.

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IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. 25621 P.R./461. Roma, 28 ottobre 1939, ore 8,30.

Pregovi comunicare Clodius.

Da un paio di giorni sono state sospese spedizioni di car'bone verso l'Italia

da parte miniere tedesche ed ex poiacche dell'Alta Slesia date in gestione ditta

Strohmeyer. Telegramma di Strohmeyer informa che le spedizioni non saranno

riprese se Itailia non manderà suoi vagoni a prendere la merce.

Si osserva quanto segue:

Da informazioni dirette assunte sul posto non risulta che ci sia tale mancanza

assoluta di vagoni se non verso Italia; mentre espovtazioni verso altri paesi ri

sulta che continuano regolarmente.

L'Italia non è in grado per ora di mandare vagoni perchè sua attrezzatura ferroviaria è fatta per altri: scop.i; infatti Italia non ·chiede alla Germania vagoni per le esportazioni italiane.

Risulta che sospensione espovtazioni verso il.'Italia è stata ordinata dalle autorità ·centrali di Berlino agU organi locali dell'Alta Slesia (1).

37

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 923. BerLino, 28 ottobre 1939, ore 13,40 (2).

Mi riferisco al mio telegramma 918 (3).

Colonnello Teucci che ho inviato stamane a questo Ministero dell'Aria per control:Lare anche .per par·t1e sua voce di iersera, rifer.iJsce che, non, d'Leo non, si avrebbe •l'intenzione -dato anche cattivo tempo -intraprendere alcuna azione aerea Ln grande stile.

Nonostante le smentite ufficiali e la persuasione che io stesso ho che nuHa sia imminente, mi sembra ovvio da tutta una seri!e di piecoli indizi e dalle concordi segnalazioni dei Consoli, ·che qualche cosa sia in preparazione, e dò anche per via di terra. Oggi ddVevano venire da me a colazione due ufficiali tedeschi appartenenti a corpi motoriZJzati finora in Hcenza. Entrambi, dopo aver accettato, hanno fatto sapere aill'ultimo momento che dovevano partire.

(l) -Sull'argomento vedi Documents on German Foreign Po!icy, 1918-1945 cit., Series D, VIII, D. 192. (2) -Manca l'indicazione dell'ora di arrivo. (3) -Non pubblicato.
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L'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 302. Madrid, 28 ottobre 1939, ore 15,20 (perv. ore 19).

Vostro 454 (1).

Con lettera del 14 corrente questo minLstro degli Affari Esteri, confermandomi sue dichia;razdoni verbali di cui al mio telegramma del 21 settembre (2) mi ha comunicato per iscritto che governo spagnolo è pronto riprendere (3) per la liqutdazione problemi finanziari ed economici pendenti fra l'Italia e la Spagna e mi ha invitato prendere contatti con servizi competenti del suo dtcastero per fornire schiarimenti relativi noto progetto da noi presentato nel marzo scorso.

Ciò che ho fatto unLtamente a questo addetto commerciale. Questo ministero

degli Affa,ri Esteri, d'accordo con altri dicasteri competenti, sta ora ,compilando

controprogetto che trasmetterò appena possibhl,e.

Assicuro che seguo questione con ogni diligenza.

39

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 172. Ankara, 28 ottobre 1939, ore 15,56 (per. ore 20,30).

Mio teLegramma n. 168 (4). Ufficiosa Agenzia Anatolia .smentisce notizie pubblicate da una Agenz:a straniera di una prossima riunione degli Stati firmatari del Patto Asiatico.

In proposito osserva che la prima notizia di tale presunta convocazione prov,iene dal Cairo, successive conferme provengono da Bagdad; ciò fa supporre che sia l'Inghilterra a desiderare la riunione ed a premere sui suoi dipendenti perchè creino atmosfera favorevole.

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IL MINISTRO A STOCCOLMA, SORAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 61. Stoccolma, 28 ottobre 1939, ore 18,40 (per. ore 21,30).

Sandler mi ha fatto espressamente chiamare per dirmi che si,tuazione fra Russia e Finlandia è divenuta veramente grave. Richies,te russe comprendono infatti un punto inaccettabile: cioè occupazione almeno un porto ed adiacente territorio situato all'imbocco golfo Finlandia, e Governo finlandese avrebbe deciso sua delegazione respinga tale pretesa. Qualora i Russi insistano è probabile scoppi 'COnflitto armato. Dopo aver rilev:ato che accettare guarnigione e base navale russa vuole dire fine pratica indipendenza Finlandia, Sandler mi

ha espressamente dichiarato che pretesa russa viene considerata a Stoccolma come esorbitante dagli interessi difesa Stato Sovietico e come evidente punta offensiva rivolta verso 1la Svezia. Ciò vuole dire che :11 Governo svedese non può escludere dura eventualità essere costretto scendere in campo con la Finlandia ove confHtto russo-finlandese scoppiasse csu tale questione, tanto più che, i:niziate ostilità, Russia tenterebbe anche all'estremo Nord azione militare verso costa norvegese dell'Atlantico.

Sandler ha espresso desiderio che io facessi conoscere Roma delicata sHuazione. Italia è uniica grande Potenza ancora neutrale e le direttive ·Che essa sta. irmprimendo alla politka ·sotto l'egida del Duce destano qui viva ammirazione. Forse è nel desiderio italiano ·Che anche nel Nord equilibrio attuale non venga soppresso da avanzata bolscevica. Governo italiano giudicherà se sia possibille ed opportuno .esercitare quaLche amichevole azione a Mosca in favore di una soluzione che salvi la pace nel Nord e forse resistenza delle Nazioni nordiche. Occorre naturalmente astenersi dal preeLsa:re punti inaccettabili dalla Finlandia onde Russia non vi •si debba ostinare per ragioni prestigio: ma speranze successo sono sempre vive perchè certo Russia esita davanti atto aggressivo così brutale ed ingiustificato.

Non escludo che Sandler, pur evitando parlarmi di Berlino ove Svezia non sarebbe riuscita ottenere aLcun affidamento, pensi procurarsi attravevso Italia qualche ma:ggiore notizia drca intenzione Germania rispetto Scandinavia e vera portata politica 11inunziatari'a di Hit'ler di. fronte Russia. Passo di Sandler mi sembra non privo di interesse, sicchè, anche se V. E. ritiene opportuno lascine cadere la cosa, pregherei telegrafarmi qualche norma linguaggio.

(l) -Vedi D. 27. (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. l, D. 363. (3) -Manca una parola. Probabilmente: • discussione •. (4) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, D. 855.
41

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 114. Tehemn, 28 ottobre 1939, ore 19,30 (perv. ore 20,30).

Vostro n. 25491 (1}.

Questo Mini·stro degli Affari Esteri mi ha detto che finora soltanto Iraq ha fatto presente opportunità riunione intesa orientale. Mi ha dettò che Turchia non si è ancora mossa, ma che però nel caso anche essa insistesse non è es.cliuso che tale riunione possa essere tenuta ma non potrà avere alcun affetto nei 11i:guardi decisione dello Scià di non demordere da una linea di stretta neutralità. Del resto è sua impressione ,che la Turchia non voglia forzare la mano, avendo già riconosciuto che Persia si trova in una condizione molto difficile e delicata che non le permette alcuna libertà di azione.

È mia impressione quindi ~che spinta provenga principalmente dall'Inghilterra con l'intenzione compromettere Persia per creare occasione impadronirsi definitivamente dei pozzi petroliferi della A.I.

(l) Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. 79 da Bagdad del 25 ottobre, vedi D. 3.

42

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 235. Budapest, 28 ottobre 1939 (per. giorno 30).

Riassumendo le impressioni di questi dl'\coli govei"nativi, l'accordo tripartito di Ankara sulla cui genesi ho già riferito quanto risulterebbe a questo Ministro degli Affari Esteri, (l) è anche qui giudicato come uno strumento di guerra anzichè di pacificazione, diretto principalmente contro la Germania ma anche contro l'Italia nel caso di un intervento nel Meditenaneo.

Come ho di volta in voHa riferito, è qui 'seguito e commentato con speciale attenzione dalla stampa sopratutto quanto si riferisce aHe reazioni italiane: sempre accentuando l'importanza del nostro atteg·giamento nella determinazione di quello degU Stati balcanici e l'interesse predominante dell'ItaJia in queste regioni, qualche organo demoliberale antitedesco tende ad accogliere almeno in parte le tesi anglo-francesi che vorrebbero fare apparire 'i:l patto come un elemento di pacificazione, ma la grande maggioranza dei giornali si attiene al punto di vista che il patto è stato un nuovo aspetto della polittca di accerchiamento deLl'Inghilterra.

43

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 68. Belgrado, 28 ottobre 1939 (per. giorno 1 novembre).

Secondo quanto Smilianiç mi ha detta., da Ankara si ·comunicano qui notizie suasive ·e rassicuranti circa la situazione presente turco-russa. Stando a tali comunicazioni, l'insuccesso dei negoziati di Mosca non avrebbe portato ad una definitiva rottura degl'i stessi; .che anzi, vi sarebbe speranza di riprenderli in un più o meno prossimo avv·enire. Il ·comunicata. relativo alla partenza di Saracoglu da Mnsca sarebbe stato, in quella forma, voluto e co-mpilato al Kremlino. E quanto alla Bessarabia, Ankara avrebbe a.vuto assicurazioni che a Mosca non si pensa a risolvere la questione •co!Ja forza, ma si spera di giungervi nego-ziando; che, •comunque, una soluzione della sttessa non è considerata come urgente e neppure nel quadro e nei tempi d~l ·conflitto in corso. Quanto al patto anglo-franco-turco, da Ankara si tender~bbe a farlo apparire piuttosto come H soddisfacimento di un impegno, .che come fattore determinante di nuove situazioni politiche per la Balcania, nei riguardi della quaJe esso •costituirebbe, anzi, una nuova garanzia di pace e di skurezza. Soprattutto di questa., qui si rimane tutt'altro che convinti e la riserva circa la po-sizione assunta dalla Turchia, nei suoi riguardi balcanici, tende a farsi, almeno per il momento, anche

più rigida.

Quanto alla portata che tale riserva potrà •assumexe J:o si vedrà più chiaramente a conclusione delle consultazioni che sono in ·corso fra Belgrado e Bu

carest. Comunque, un sintomo della situazione è [l'interesse partieolare ·col quale Smilianiç mi ha accennato aill.'iniziativa di un !blocco balcanico di sicurezza, s·otto l'egida dell'Italia, che verrebbe, a quanto mi è sembrato ·comprendere caldeggiata qui da Bucarest. Naturalmente, la posizione di favore che, sul momento, occupa questo paese, appoggiato all'Adriatko ed alla frontiera Giulia, e in buone relazioni coi vicini che Jo sepa·rano daHa zona di più imminente peri~ colo, offre modo a Bel-grado di ponderare con ·Calma la questione e di rendersi conto delle difficoltà e degli inconvenienti di realizzare una iniziativa che d~ vrebbe inglobare situazioni poco o punto •chiare ·come quelle unga:ro-romena, bulgaro-romena e bulga:ro-twrca. E si è pQi, toto corde, dell'avvisro che V. E. avrebbe, a quanto mi si è detto, ·espresso a Christiç, rche .cioè sarebbe da evitare chE' un simille blocco venisse ad assumere in qualche modo, colori ed aspetti che finissero col por:lo, anzichè fuori:, contro l'una o l'altra delle parti in conflitto.

È ad ogni modo degna di nota -specie se ·si tenga conto della congenita diffidenza e prudenza di linguaggio di questa gente -l'intenzione manifestatami di !lavorare attivamente a Bucarest per favorire, quanto prima possibile, oltre che una intesa form,ale ungaro-romenra, soprat,tutto una ·COmposdzione, nei limiti del possibile rsoddisfacente, dlella situaz1one bulg,aro-romena in modo almeno, da tranquilizzare Sofia e le aspirazioni della 'sua opinione pubblica e da stovnarla da pericolosi orienuamlentdi e da eventuali compromissio·ni extra-balcani.che. Ed ancor più degno di nota è che, in ordine a questa intenzione ed a questa sistemazione, mi si è dimostrato un accentuato disinteresse per la Tur~ chia, che, per la posizione assunta, si tenderebbe a considerare dissociata dai precisi e comuni interessi di immunità balcanica.

(l) Vedi, fra l'altro, D.D.T., Serie IX, vol. I, D.D. 637 e 871.

44

IL GENERALE CAVALLERO AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. s. N. Roma, 28 ottobre 1939. Un artkolo dell' Evening Standard riportato dal Bollettino della Stampa Estera in data 27 corr. prospetta l'ipotesi .che la Germania si proponga di inva~ dere l'Olanda. Lo schieramento delle forze tedesche, qual!:e risulta daHa situazione odierna che presento a V. E., non esclude questa ipotesi. Mi permetto di richiamare l'attenzione dell'E. V. rsu questo argomento, che da tempo è stato oggetto di mia riflessione. Nelle poche righe che seguono mi propongo di prospettare a quali scopi potrebbe tendere ed in quali condizioni si svolgerebbe l'azione considerata sull'ipotesi in oggetto. Da un punto di vista strettamente obiettivo ·e limitato al quadro militare, non v'ha dubbio che, a meno di un successo fulmineo contro le difese permarnenti del nord della Francia -il che sembra poco probabile anche a prescin

dere dalla stagione -l'azione più redditizia per .colpire l'Inghilterra, come la Germania si propone, sarebbe quella diretta alle coste del mare del Nord.

Certo, se la Germania decidesse di agire in primo tempo contro l'Olanda, troverebbe quivi 'POSsibilità di costitu1re basi aeree molto ravvicinate all'obtetti:vo, acquisterebbe piena libertà di sorvolo del territorio olande·se, abolendo ogni possibilità di preavviso all'Inghilterra di tale ·sorvolo. Dal punto di vista marittimo essa troverebbe vantaggio innegabile, sebbene limitato alla possibilità di eseguire 1scorrerie con naviglio di superficie contro le coste del1l'Inghilterra sud-ortentale, con la speranza di attirare dal nord parte del naviglio britannico colà stazionante, in modo da poterlo attaccare con forze marittime insidiose.

Però, nella ipotesi considerata, questo risultato non potrebbe avere carattere determinante. L'invasione dell'Olanda da parte della Germania non può essere concepita, come ritiene l'Evening Standard, quale azione a sè stante lasciando il Belgio come cuscinetto; essa potrebbe essere ammessa soltanto in un vasto piano operativo che tendesse aWl:a costa francese della Manica.

La ·critica della guerra del 1914 considera come errore tedesco l'essersi

proposto per primo anzi unico obiettivo la capita'le nemica trascurando la regione

costiera ora detta.

È vero che i tedeschi contavano allora sulla vittoria fulminea prevista dal

piano Schlieff.en, <così che l'Inghilterra non avrebbe avuto tempo di intervenire.

Nel caso presente una condotta della .guerra orientata come si è detto

avrebbe per risultato, ove riuscisse, la rottura del fronte avversario alla g~un

zione fra i due alleati interrompendo la comunicazione diretta tra Francia ed

Inghilterra attraverso la Manica, che è la comunicazione più breve e la meglio

difendibile.

A prescindere dalla cri,tica condizione in cui siffatto risultato potrebbe

porre l'esercito francese, non si può negare che il raggiJungimento della costa

francese della Manica sarebbe la premessél! necessaria, se non sufficiente, per

l'ulteriore sviluppo dell'azione tedesca diretta .contro l'Inghilterra, azione le

cui modalità ed i cui risultati non ci è dato di prevedere.

Queste sono le considerazioni d'ordiJne pratico suggerite dall'esame delle

ipotesi che l'Evening Standard ha prospettato. Spero non vi spiacerà che io mi

sia permesso di esporvele.

45

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI DI GRECIA, METAXAS, AL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI

NoTA 27806. Atene, 30 settembre 1939 (1).

J'ai l'honneur de porter à la connaissance de Votre Excellence que le Gou

vernement Royal a pris acte de la ·communication qu'Elle a bien voulu me

faire le 12 courant, sur 'les instructions du Duce, et dont il a hautement apprécié

l'esprit.

Les nouvelles assurances contenues dans cette communication qui témoi

gnent des disposition amicales de l'Italie à l'égard de la Grèce, on été a·ccueil

Le due note furono redatte nel mese di o.ttobre e scambiate il 28 dello stesso mese ma con la data del 30 settembre, ciò per sostituire con un altro strumento diplomatico il trattato di

amicizia italo-greco del 1928 scaduta il 23 settembre.

lies avec la plus vive satisfaction. Ces disposttions amicales qui correspondent entièrement aux senttments de la Grèce envers l'Italie, ont créé une atmosphère de ~cordialité entre nos deux Pays, dont il!e Gouvernement Royal se réjouit tout particulièrement.

Le geste spontané du Chef du GOIUvernement Italien d'éloigner les troupes itailiennes de la frontière klbano-Grecque a profondément touché le Peuple Hellène qui a suivi avec la plus vive sympathie les e:fforrts du Duc·e en vue du maintien de 'la paix.

Particulièrement sensible aux ·sentiments qui ont inspké ·ce geste, le Gouvernement Royal s'est empressé d'ordonner des mesures militadires concordantes.

Le Gouvernement Royal est heureux de saisir cette oc.casion pour affirmer à nouveau son intention de poursuivre sa politique de paix, à laquelle il demeure profondément attaché, ainsi son désir sincère de voir s'inaug:urer entre l'Italie et la Grèce une nouvelle période d'amitié et d'entente empreinte de la plus grande confiance réciproque.

En s'inspirant de cette politique, et convaincu que celle-ci est entièrement :partagée par le Gouvernement Italien, le Gouvernement Hellénique a le ferme espoir que l'évolution de la situation internationa~e fournira dans un proche avenir l'occasion aux deux Gouvernements, de donner à leurs relations une forme plus concrete, en vue d'une confiante et féconde collaboration dans tous les domaines.

Entretemps, le Gouvernement Helléntque est résolu à s'inspirer des principes d'amitié et de collaboration énoncés dansr le Pacte d'amitié de conciliation et de règlement judiciaire signé à Rome le 23 1septembre 1928 entre l'Italie et la Grèce.

(l) La data di questo documento come quella della nota pubblicata al D. 46 è fittizia,

46

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI GRECIA, METAXAS

NOTA 7519. Atene, 30 settembre 1939.

Con nota in data odierna, V. E. ha voluto farmi conoscere che ,fi GOJVerno Ellenko è lieto di .cogliere l'O'Ccasione o:ffertagli dall'atmosfera di cordiaHtà esistente tra i due Paesi, deLla quale esso si compiace in maniere del tutto partircolare, per affermare nuovamente la ·sua intenzione di continuare ila sua poll!tica di pace, alla quale rimane profondamente attaccato, e il rs:uo sincero desiderio di vedere inaugurarsi tra la Grecia e l'Italia un nlllovo periodo di amicizia e di intesa improntato alla maggiore fiducia reciproca.

V. E. ha voluto farmi conoscere, al tempo stesso, che, msrpirandosi a questa politica e convinto che essa è interamente condivisa da'l Governo Italiano, il Governo Ellenico nutre la ferma speranza che l'evol!Uzione della situazione internazi:onale fornirà ai due Governi, in un prossimo avvenire, l'occasione di· dare alle loro relazioni una forma più concreta, in v~sta di una fiduciosa e· feconda collaborazione in tutti i ·campi, e che, nel frattempo, ·ill Governo Ellenico è deciso a inspi:rarsi ai principi di amicizia e di collaborazione contenuti nel Patto di amicizia, di conciliazione e di regolamento giudiziario firmato a Roma il 23 settembre 1928 fm la Grecia e l'Italia.

3 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

Su conformi istruzioni del mio Governo, ho l'onore d'informare V. E. che l'Italia, inspirandosi, net confronti della Grecia, ai medesimi sentimenti, condivide la sua intenzione di continuare la sua pOlitica di pa·ce, alla quale resta profondamente attaccata, come pure il suo sincero des1derio di amkizia e di intesa, improntato alla maggiore fiducia reciproca.

Il R. Governo Italiano esprime a sua volta la ferma speranza che l'evoluz1one della situazione internazionale fomtrà ai due Governi, in un prossimo avvenire, l'occasione di dare •alle !Loro relazioni una forma più concreta, in yista di una fiduciosa e feconda collaborazione in tutti i campi.

Nel frattempo, il R. Governo Ital·iano è deciso a inspirarsi ai p:dncipi di amicizia e di collabora•zione contenuti nel Patto di amicizia, di conciliazione e di regolamento giudiziaro firmato a Roma il 23 settembre 1928 tra la Grecia e l'Italia.

47

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. URGENTE 8286/2714. Berlino, 28 ottobre 1939.

Mi onoro inviare qui unito copia di una lettera che oggi r1cevo dal Direttore Generale degli Uffici Econom1ci e Commerciali ai1 Ministero degli Esteri tedesco ctrca la questione dei carboni.

Mi riservo di riprendere l'esame della questione con Clodius che è già di

ritorno, e a ·Cui fin da oggi ho .diretto una lettera in base a degli elementi for

nitimi da S. E. Giannini con ooo telegramma odierno n. 461 (1).

TRADUZIONE

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI UFFICI ECONOMICI E COMMERCIALI DEL MINISTERO DEGLI ESTERI DI GERMANIA, WIEHL, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

L. W III 8740. Berlino, 17 ottobre 1939. Sono lieto di poterVi comunicare, riferendomi alle nostre conversazioni telefoniche del 22 e 24 ottobre circa l'esecuzione delle forniture di carbone tedesche all'Italia, che tali forniture si sono svolte, secondo le informazioni da me nel frattempo raccolte, finora, nel corso di questo mese, in maniera assolutamente soddisfacente. Nel periodo dal l" al 20 ottobre sono state caricate nel territorio della Ruhr per ferrovia 127.400 tonnellate e per mare 346.000, in tutto dunque 473.000 tonnellate. Per il relativo periodo ciò corrisponde quasi esattamente alla concordata fornitura mensile di 718.000 tonnellate. Per quanto riguarda il carbone dell'Alta Slesia le condizioni risultano, è vero, meno favorevoli. Delle 37.000 tonnellate mensili da fornire sono state caricate finora soltanto 11.300, di modo che il quantitativo di carbone dell'Alta Slesia in questo mese non raggiungerà quello contrattualmente concordato. Comunque questo deficit in confronto delle quantità totali fornite dalla Germania rappresenta soltanto una proporzione del 3 %.

Naturalmente dovrà essere fatto di tutto, sia da parte tedesca, sia da parte italiana, perchè in futuro le forniture vengano mantenute al livello previsto negli

ultimi accordi. Come vi è noto, le difficoltà per l'esecuzione di tali accordi si verificano quasi esclusivamente nel campo dei trasporti. Il signor Clodius, nel corso delle recenti trattative di Roma, ha quindi pregato urgentemente gli uffici competenti italiani di fare dal canto loro tutto il possibile per facilitare il problema dei trasporti. Innanzi tutto è necessario utilizzare la via marittima per l'Olanda fino ai limiti massimi del possibile. Poichè il Governo tedesco non può provocare la messa a disposizione di navi a Rotterdam, spetta in questo caso unicamente al Governo italiano di prendere le necessarie misure. Inoltre le ferrovie statali italiane dovranno porre a disposizione vagoni italiani in maggior quantità per facilitare i trasporti per via di terra. Finalmente è importante che venga accorciato per quanto possibile il periodo di viaggio e di scarico dei vagoni. Anche questo dipende in prima linea dalla collaborazione delle Ferrovie dello Stato italiane.

Il signor Clodius ha del resto promesso al Governo italiano al termine delle trattative di Roma, di esaminare ancora una volta attentamente la situazione insieme con gli uffici tedeschi competenti. In seguito a ciò hanno già avuto inizio conversazioni fra gli esperti delle due parti per stabilire in modo particolareggiato come la questione dei trasporti possa venir facilitata mediante la collaborazione delle Ferrovie di Stato italiane.

(l) Vedi D. 36.

48

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 8291/2718. Berlino, 28 ottobre 1939 (per. giorno 30).

L'origine della psicosi di guerra che si è da un momento all'ailtro impadronita dei circoli poliUci e diplomatici della Capitale va ricercata soprattutto nelle misure di rigore improvvisamente adottate in materia di comunicazioni telefoniche e telegrafiche le quali, regolate e !limitate per le Autorità e le 'stesse Ambasciate e Legazioni, sono state add1rittura vietate per i privati. Tutto otò ha coinciso con dichiarazioni di quaLche agenzia di viaggi (compresa l1a nostra CIT) .secondo cui non si sarebbe garantito l'ora di arrivo dei tveni e coll'aumentare del dis:servizio postale specie con taluni paesi (Belgio, Olanda, etc.).

Tutte queste notizie, insieme ad· a1tr·e su quakhe movimenrto di truppa, cessa:aoni di Hcenze e provvedimenti speciali come ad esempio il divieto di rientrare nelle zone già evacuate (Saarbri.icken) hanno .contribuito a formare la convinzione da me già telegraficamente riferita (l) e che è stata segnalata anche da va·ri RR. Consoli.

Senonchè, come ho pure telegvafato, la notizia di una ofllensiva viene smentita ufficialmente. Quanto aL ,ri,gori t:e1efonk1, tel)egrafici o posta'li che .sono aHa radice d!L tut:t,o si osserva che e'S1Si costituiscono deJ.]e mLsrure dd. controspionaggio, rese Lndispensabili dall'atU.vità dell'Intelligence Service inglese. Si tratta del resto di :misure che, prese anche agli inizi della guerra, erano cadute in desuetudine, e sono state soltanto ripristinate.

All'infuori di questo, si dice, non c'è nulla di nuovo e non ci sarà per « par.e,cchiio » tempo ancora. Al COilllandio de.Ua W e·hrmacht si aggiunge anche che, se mai, ci potrà esiSiere qualcosa contro l'Inghiiterra nle!l camrpo aviatorio. Senonchè, come ho telegrafato questa mane, mandato Teucci all'Aeronautka anche questa smenUsce, adducendo... il cattivo tempo.

Io ho intanto pregato il Colonnello Teucd di assumere all'infuori dei tva· miti ordinari informazioni direttamente dal Generale Bondeschatz.

Tuttavia ho la :sensazione che, non ostante ile smentHe, una qualcosa ci dovrebbe essere. Una completa inazione dopo 11 discorso RiJbbentrop è inconcepibile. Nè credo ad offeitsive pw-amente aeree. Prima o poi, le azioni aevee saTebbero fatalmente seguite da quelle ·terrestri. L'unica •cosa .che si può dire è però che se un'azione ci dovrà essere, essa non sarà imminente. Anche i pessimisti non .prevedono del resto un'offensiva terrestre prima del 15 novembre.

(l) Vedi D. 37.

49

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 112. Helsinki, 29 ottobre 1939, ore 2 (per. ore 3,30).

Que.sto Ministro degli Affari Esteri mi ha convocato stamane per pregarmi portare a conoscenza di V. E. in via confidenziale ·Che negoziati 'con Russia rsono giunti al punto decisivo. E non sarebbe impossibile prevedere ac·cordo a breve scadenza se una questione vitale non rimanesse insoluta, quella della richiesta russa della base navale di Hango (mio telegramma n. 109) (l) che Governo finlandese non è (ripeto non lè) disposto in nessun modo a •concedere. Delegazione finlandese ha fatto già comprendere rsua inflessibilità in merito ma per tre volte Governo sovietico è tornato alla cari·ca insi·stendo per ottenere questa, secondo definlizione russa, « Gibilterra sul Baltico » ·Che Governo finlandese rilfì.uta unanimemente non •solo per questione dignità nazionale quanto -mi ha confidato questo Ministro degli Affari Esteri -per evitare fatale infiltrazione bol·scevica nel suo territorio con tutte ,sue prevediblhli conseguenze.

Delegazione finlandese tornerà a Mosca settimana prossima con proposte concilianti su altre questioni ma su questo punto con categorico rifiuto.

In ta:J.e civcostanza Governo finlandese -ha aggiunto Ministro degli Affari Esteri -osa rivolgersi all'Italia come a ~rande Potenza europea che ha sempre dimostrato viva simpatia per la Finlandia, per conosceTe se Governo fascista non sia disposto, valendosi sue improvv1se buone re!lazioni con l'U.R.S.S., interporre suoi buoni uffici presso quel Governo nell'intento evitare che negativa Finlandia sia considerata come motivo per precipitare situazione col ·conflitto. Qualora tale intervento fosse ,giudicato impossibile, Governo finlandese pregherebbe esaminare eventualità svolgere analogo passo presso Governo tedesco per quel seguito che questi ritenesse potervi dare verso U.R.S.S.

Ministro degli Affari Esteri ha concluso dicendo ·che egli si rende ben conto de[l'estrema delicatezza della richies·ta, che v1ene rivolta dal suo Governo soltanto ai grandi due Paesi neutrali ed amici, Italia e Stati Uni.ti d'America Nord, ma che egli è incoraggiato ad osare anche da prova di• amicizia sicura data in questi giorni da R. Governo alla Finlandia con l'.autorizzazi1one a ·Cedere aeroplani a questa aviazione militare (mio telegramma n. 108) (2) per la quale

questo Ministro degli Affari Esteri mi ha espresso viva gratitudine di questo Governo. Ho risposto a questo Ministro degli Affari Esteri che dato delicato carattere richiesta non potevo dargli altro affidamento se non quello di riferkne a V. E ..

Nel pregare V. E. volermi far pervenire un cenno Tisposta ritengo superfluo lumeggiare da parte mia come richiesta trova sua giustificazione nell'assoluta fede che questo Gorverno nutre per opera fervida di pace perseguita da Governo italiano in questo storico periodo, nonchè nella valutazione del peso dedsivo che voce dell'Italia può avere in questo momento per mantenimento della pace.

(l) -Vedi D.D.I., Serie IX. vol. I, D. 869. (2) -Non pubblicato.
50

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI

T. 25733 P. R./38. Roma, 29 ottobre 1939, ore 17,30.

Vostro 112 (1). Sentimenti espressiv!i da codesto Ministro de~li Esteri per nostro Paese sono qui stati cordialmente apprezzati. Fate peraltro presente che richieste Governo .finlandese per eventuali passL presso Governo sovietico o tedesco non hanno -per ovvi motivi -pos,s'ibilità di accoglimento da parte nostra.

51

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A STOCCOLMA, SORAGNA

T. 582 R./29. Roma, 29 ottobre 1939, ore 19.

Vostro 61 (2).

Per il tramite del R. Ministro a Helsinki, MLnistro Affari: Esteri finlandese averva ~chiesto se il Governo fascista sarebbe stato disposto a interporre suoi buoni uffici presso Governo soviettco allo scopo di moderarne le pretese verso la Finlandia e se-ove tale passo fosse s~tato !ritenuto impossibill.e-R. Governo avrebbe potuto svolgere analogo passo presso Governo tedesco per una eventuale azione di questo verso il Governo dii Mosca.

In relazione a tali richieste ho telegrafato al R. Ministro a Helsinki, in data odierna, quanto segue: (3).

Riferendomi alle dichiarazioni fattevi da codesto Ministro degli Affari Esteri, Vi comunico quanto precede pe!l' vostra conoscenza e norma di linguaggio con Sandler ail:lorchè vi si presenti opportuna occasione.

(l) -Vedi D. 49. (2) -Vedi D. 40. (3) -Segue il testo del D. 50.
52

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5722/2297. Sofia, 29 ottobre 1939 (per. giorno 6 novembre).

È venuto a trovarmi stamane questo Min!Lstro di Germania per salutarmi prima della sua partenza. Egli si reca, come mi ha detto, in Germania per una ventina di giorni per ra,gioni personali, ma conta di vedere von Ribbentrop e di avere altri colloqui a Berlino.

H s~!?)nor Richthofen :stima ~che 1a IE,ituaztone si man:terug,a fmtt.anto tranquilla nei Balcani, e non sembra credere molto prossima un'inizi'ativa russa nei riguardi dellla Be:ssarabia.

Circa l'attività di guerra della Germania 'mi ha espresso dei dubbi cir·ca la fondatezza del:le noti'zie ampiamente r1prodotte nella stampa francese 'e inglese di una imminente azione sul fronte occidentale.

Mi ha accennato senza sofferma~isi alle voci dprodotte da gran parte della stampa estera, di un'iniziativa italiana per la costituzione dL un blocco balcanko, per dirmL che esse venivano accolte con qualche preoccupazione in Bulgaria.

53

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 151. Atene, 30 ottobre 1939, ore 14,20 (per. ore 15,2·0).

Mi riferisco al telegramma di V. E. n. 181 (1). In ·seguito ad indagini escludo che unità britanniche aboiano base appoggio isole elleniche Jonio.

54

IL MINISTRO A LIMA, FARALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 175. Lima, 30 ottobre 1939, ore 20,43 (per. giorno 31, ore 6).

È 'stato qui di passaggio dottore Melo iil quale dopo aver rappresentato Governo Ar.gentina conferenza Panamà si era recato Washington per trattare colà que,stioni concernenti intercambio commerciale due paesi. Parlando con questo Ministro del Commercio .gli ha detto di aver avuto colloqui con Roosevelt e Welles i quali gli avrebbero dichiarato di ritenere 'inevitabile a più o meno lunga scadenza partecipazione S.U.A. attuale conflitto.

(l) Non pubblicato.

55

L'AMBASCIATA DI GRAN BRETAGNA A ROMA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

NoTA VERBALE 320.

Roma, 30 ottobre 1939.

His Majesty's Embassy presents thek compliments to the Royal Italian Ministry of Foreign Affairs, and have the honour, iby di1rection of His Majesty's Principal Secretary of State for Foreign Affa.Ws, to inform the Royal Ministry that His Majesty's Government in the United Kingdom desire to appoint Mr. L. B. Grafftey-Smith to be His Majesty's Consul:-General •in Albania, and will in due course aopply to the Royal Ita1ian Government for an exequatur. Mr. Grafftey-Smith will take up hls duties in the neaT future and His Majeslty's Government would ·be grateful irf the Royal Italian authorities could be instructed meanwhfLe to accord him provisionail' recognition to enable him to exerc:ise

his official functions.

2. P·ending Mr. Grafftey-Smith's arrivai, His Maj.esty's Consulate-General will continue to be in the charge of Mr. F. H. Gamble, to whom a fresch commission will shortly be issued, on which His Majesty's Government wi1:l apply for an exequatur. His Majesty's Govel'lllllent would wish that Mr. Gamble should meanwhile be accorded provisional recognition by the local authorities.

56

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 6690/3027. Parigi, 30 ottobre 1939.

L'articolo del TeLegrafo del 2,8 ottobre corrente è stato riprodotto da quasi tutta la stampa francese nel sunto datone dall'Agenzia Havas, nel qual sunto sono state censurate le parole:

Il popolo italiano educato ecc..... « da una iniqua pace, da lunghi anni di fraudolente promesse». L'articolo finora non è stato commentato.

Mi permetto sottoporl'e a V. E. l'opportunità d1e ll punto di v~sta italiano così .chiaramente prospettato in detto articolo, specie nella 'sua conclusione logicamente perfetta, sia di quando in quando ripreso e sviluppato dalla stampa italiana senza ,asprezza ma ·Con tutta la serena sicurezza che deriva ld.alla nostra concezione politica.

Ancora troppi equivoci sussistono infatti in Francia ed altrove nei riguardi della ,situazione italiana e delle intenzioni nootre. Mentre il pubblico giudica con la solita superficialità, parte benevolmente e parte (invero la minore) malevolmente, l'atteggiamento dell'Italia fascista, anche negli ambienti politici più intelligenti', o per lo meno responsabili, persiste la tendenza a credere o a sperare in una cosiddetta « evoluzione » graduale della politica italiana. È la mentalità del 1914 che riaffiora, quella mentalità del resto di cui tutti e tre i belligeranti non possono disfarsi 'gia,cchè coloro che dirigono la guer.ra attuale hanno quasi tutti partecipato all'altra.

I più dimenticano infatti o purtroppo non comprendono che un grande Paese come l'Italia fascista è già abbastanza forte (e lo sarà ancora più domani in seguito all'indebolimento altrui) per poter dtre la sua parola ed imporre, ail momento opportuno, ai contendenti la salvaguardia dei propri interessi, così come questi saranno determinati daUa situazione che le vicende della guerra creeranno in Europa.

E credono invece, sempre con la mentalità del '14, che per poter ·salva

guardare tali interessi noi saremo assolutamente obbligati ad accordarci all'uno

o all'altro dei belligeranti. E si ripetono le frasi fatte: «gli assenti hanno sempre torto», «un gran Paese non può restare a lungo neutrale», ecc.

Si attende •con fiducia, è vero, come dkono qui, ma in fondo si attende sempre, come nel '14, un periodo di neutralità, un patto di Londra del 1915 e così di seguito. L'articolo del Telegrafo mette in chiaro le cos·e: «nulla sarà deciso in Europa senza che l'Italia di Mussolint, quando lo deciderà Mussolini, si faccia sentire». Giuste parole, ma che occorre ripetere per •farle entrare nella testa di questa gente .che non ·conosce l'Italia di Mussolini e crede ancora di potersela trascinare dietro con frasi o con promesse delle bridol•e residuali della nuova organizzazione internazionale su ·cui sperano tanto gli anglo-francesL che i tedeschi.

Quali che saranno le ,sorti della guerra, l'Europa dovrà essere rifatta, ma occorrerà che tutti i belligeranti .si rendano conto ·che l'Ita:lia contribuirà a rifare quell'Europa che corrisponderà agli interessi generali ed ai suoi interessi, non quella che Inghilterra, Germania, Francia vorranno -come nel '14 :fabbricare su modello proprio e su propria misura.

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L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 3743/1458. Mosca, 30 ottobre 1939 (per. giorno 3 novembre).

Riferimento: Mio telegramma n. 185 del 4 corr. (1).

Questo Ministro di BuLgaria, signor Antonov, è partito per Sofia soltanto ieri. Egli mi ha confidato che il Vice Commissario Lozowski, che si oc·cupa al Narkomindiel degli affari bakani.ci, lo aveva ripetutamente sol1edtat<> ad affrettare il suo viaggio ed aveva anzi manuestato una certa impazienza per il prolungato ritardo. Al che Antonov aveva obiettato che ·gl1 importava di partire soltanto dopo la ·conclusione dei negoziati di Saracoglu a Mosca, onde poter rendel'e conto al proprio Governo degli ev,entuali :accordi turco-sovietici. Da Sofia gH erano del re·sto state impartite istruzioni precise in tale senso.

Qualche giorno prima del Ministro a·veva già fatto ritorno a Sofia il Colonnello Boidev, Comandante dell'Aeronautica mili.tare bulgara, il quale aveva condotto ·colle autorità sovietiche delle trattative per l'organizzazione di una

linea aerea Mosca-Sofia, e forse anche per ottenere dall'U.R.S.S. forniture di materiale d'aviazione.

Secondo quanto mi ha detto AntonQIV, le trattative per la linea aerea non hanno presentato serie difficoltà. Si tratterebbe di un servizio settimanale effettuato con apparecchi e ·con personale sovietici, ;sul percorso Mosca -Mariupol (Mar d'Azov) -Burgas -Sofia. Quale approdo sulla costa bulgara il Colonnello Boidev aveva offerto l'alternativa di Varna o di Bur,gas, e da parte sovietica si è preferita la seconda località. Nessun a:c·cordo è stato però fumato fino ad ora, ed Antonov mi ha spi:ega,to la partenza del Boidev come una interruzione dovuta alla necessità di far decidere da Sofia al·cune questioni tecniche di importanza secondaria. Io ho avuto invece l'impressione che 'l'U.R.S.S. abbia preferito rinviare la firma dì questo accordo specia•le per la linea aerea, in atte:sa di un definitivo chiarimento della poi1itica bulgara nei riguardi dell'U.R.S.S. Credo ·che il Governo •sovietico intenda affrettare taiJ.,e •chiarimento e che appunto per questo abbia sollecitato la partenza di Antonov per Sofia.

Dopo un lungo periodo durante il quale l'U.R.S.S. ha esplicato nei Balcani una scar.sissima attività diploma,tica, mos•trando quasi di accontentarsi della posiz1one di sempLice osservato!re, H Na1·komindiel mostra oggi! di voler occuparsi con speciale interesse anche di quel settore. È chiaro che esso considera la Bulgaria come un fattore impor·tante del proprio gioco balcantco e che si propone di esercitare su S.ofia le nece.ssarie pressioni per a:ttitrarla nell'orbita della influenza politica sovietica.

Credo che ìl signor Antonov sia personalmente propenso a incoraggiare tale gioco, sia perchè convinto che soltanto con l'aiuto soviettco la Bulgaria può sperare di ottenere Ia restituzione della ìDobrugia (affidamenti generici in tal senso sarebbero già stati: dati da Potemkin in occasione del suo passa:ggio per Sofia la primavera ecorsa), sia perchè -ambizioso di esplicare in Mosca una qualche importante ·azione fattiva -egli lavora da tempo per una maggiore intimità delle relazioni bulgaro-sovietiche.

Ignoro •S'e in questo egli sia in completo accordo col proprio Governo, e sono piuttosto incline a pensare che il signor Kiosseivanov non abbia sempre approvato senza riserva l'attività e le iniziative del suo rappr.esentante ·a Mosca. Ritengo comunque .che il signor Antonov caldeggierà a Sofia una politica di stretta collaborazione con l'U.R.S.S.

(l) Vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, D. 610 che è, però, in data 5 ottobre.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA

T. PER CORRIERE 25803 P. R. Roma, 31 ottobre 1939, ore 8. Malgrado vari solleciti questa Ambasciata di Spagna non ha ancora fatto conoscere quando Commissione italiana incaricata accertare nostri Cl'\e'diti v·erso Spagna potrà incontrarsi con co!'rispondente Commissione spagnola. Intanto la S.A.F.N.I. ha fatto presente che i ritiri detlil.'anno in corso ven

gono a contrarsi a tale punto da prevedere al 31 dicembre p. v. un totale di soli !Circa 40 milioni di merci, nei confronti di 125 milioni dell'anno 1938 e di 73 milioni dell'anno d'inizio 1937 e segnala che la ragione precipua a sostegno di questa contrazione dovrebbe ricercarsi nell'impressione ormai diffusa nei Ministeri spagnoli ·Che il Governo italiano non annette più grande importanza alla cosa, dato che le kattative iniziate nel novembre 1938 con la Delegazione spagnola, venuta appositamente in Italia, sono rimaste poi e per così lungo tempo sospese.

Viene riferito che nell'attuale situazione internazionale, il Governo spagnolo tenderebbe ad orientare verso gli Stati belligeranti l'esportazione proprio di quelle materie ehe a noi maggiormente interessano, e ciò evidentemente allo scopo di profittare di ogni occasione favorevole per procurare divise all'economia nazionale.

Va d'altro canto tenuto presente, che giusta quanto risulta dal Conto generaile, il ·credito verso iii. Governo spagnolo è andato sempre aumentando fino al gLugno sco11so, cioè alla data ultima delle contabilità qui pervenute, ed ha raggiunto un totale molto più considerevol•e.

Infatti, oltre all'importo riconosciuto in lire 3.626.513.873,70 dalla Commissione Mista italo-spagnola riuni:tasi dral 4 luglio XVI al 31 ottobre 1938-XVII, sono da considerare le seguenti cifre risultanti dalle contabilità pervenute di

volta in volta dai dspettivi Ministeri: -Guerra per il periodo dal lo giugno 1938 al 30 giugno 1939 Aeronautica per il periodo da·l giugno 1939 . 1° luglio 1938 al 30 L. 2.429.785.224» 698.645.421,37 con un .totale . L. 3.128.430.645,37

suscettibille ancora di aumento anche per quanto concerne il Ministero della Marina. Vi prego quindi di fare i pa.ssi che crederete necessari perchè: l) Governo spagnolo disponga a che sua Commissione entri subito in relazione .con la nostra per accertare definitivamente i nostri crediti;

2) tenendo presente quanto 1sopra esposto sullo stato ritiri merci in conto nostre fo·rniture mi:litari e quanto Vi ha direttamente segnalato <al riguardo dl Direttore della S.A.F.N.I. in data 12 corrente Governo spagnolo 1concreti piano ritiro merce in conformità accordi.

59

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. 587/469 R. Roma, 31 ottobre 1939, ore 9.15. Secondo stampa inglese non è da escludere possibiHtà prossima conclusione

vera e propria alleanza militare tra Berlino e Mosca. Pregavi telegrafare quanto vi risullta o vi sia posls·Ìibille acc•ertare al irìguacr:do.

60

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 798. Tokio, 31 ottobre 1939, ore 12,55 (per. ore 14).

Circa ripresa negoziati anglo-nippontci asserita da qualche giornale si dice Giappone è pronto discutere questioni: particolari ma non a rapida riapertura conJlerenza. Ambasciata d'Inghilterra crede che per ora questo Govemo è così preoccupato delle sue ·I'elazi!oni ,con America da non prestare molta attenzione a quelle con Inghilterra.

Comunicato a Roma e Shanghai.

61

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 799. Tokio, 31 ottobre 1939, ore 12,55 (per. ore 14).

Circa negoziati nippo-americani sembra si sia qui d'opinione che prima di iniziarli convenga costitui,re nuovo Governo centrale e intanto affrettarne istituzione (1).

Quanto a futuri risultati negoziati stessi si è molto preoccupati e pessimisti.

Comunicato Roma e Shanghai.

62

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 174. Copenaghen, 31 ottob1·e 1939, ore 14,10 (per. ore 17).

Ho trovato Ministro degli Affari: Esteri molto preoccupato nuova fase trattative russo-finlandesi. Secondo lui pretesa russa inaccettabile Finlandia sarebbe quella voler 'presLdiare penisola Rango; non si insisterebbe invece su conclusione nuovi accordi politici. Avrebbe voluto sapere se Governo italiano eserciti Mosca azione moderatrice.

Per la prima volta mi parlò convenienza intensificare momento attuale nostri rapporti: specie campo ·commerciale e pose, relazione tale scopo, suo intervento abolizione divieto uso lingua italiana nelle comunicazioni telegrafiche e telefoniche (mio telegramma n. successivo) (2).

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: < Gruppo di dubbia interpretazione ». (2) -Non pubblicato.
63

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 176. Copenaghen, 31 ottobre 1939, ore 14,10 (per. o1·e 17). Mi rifer-is•co al mio telegramma n. 174 (1). Ministro dì Germania che ho incontrato subito dopo colloquio con Ministro degli Affari Esteri si è espresso nel senso essere preferibile che la, Finlandia ceda Hango ai russi piuttosto che :giungere all'estremo di una guerra e che non si

presti al giuoco inglese che è quello di •cevcare diversivi con estensione attuale conflitto.

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L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 800. Tokio, 31 ottobre 1939, ore 18 (per. o1·e 24). Ministero della Guerra si preoccupa sempre più per gli ,effetti •dell'azione bolscevica sulla vita politica e sodale nonchè 'sulla organizzazione amministrativa delle provinci.e ovest e nord ovest Cina. È invece più ottim1sta circa conversazioni in corso fra Kuomintang e Partito Comunista cinese, anche perchè propri em1ssari sperano riuscire renderle infruttuose. Ambasciatore di Germania di ritorno dalla provincia mi ha detto che vi

ha trovato diffuso sentimento anti-,sovietico nella opinione pubblica e nella stampa e che ciò facilita propaganda inglese.

65

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 174. Ankara, 31 ottobre 1939, ore 20!45 (per. giorno l novembre, ore 6). La sera ,de•l 29, al banchetto svoltosi in occasione dell'anniversario deUa proclamazione della RepubbUca tul'ca, il Ministro degli Affari Esteri mi disse che avrebbe avuto piacere di vedermi. Sono stato da lui stamane. Nel corso del lungo colloquio mi ha esposto fra l'altro le varie fasi delle trattative turco-sovietiche. L'idea era di 'Concludere un patto di mutua assistenza armonizzandolo con gli impegni già conclusi dalla Turchia con la Francia e Inghirlterra e perfettamente

noti al Governo sovietico. Questo peraltro ha immediatamente, all'inizio dei colloquio di Mosca, avanzato proposte del tutto nuove ed in specie:

l) Inserzione di una formula -non ben precisa -che escludesse obbHgo a:ss1stenza russa in caso di conflitto tra Turchia e Germania (la formula era intesa a bilanciare in un certo senso la «clausola russa» che negli accordi coi franco-1nglesi esimeva Tul'chia da pre~tare assis1ten~a agli altri contro la Russia).

2) Ha preteso che Turchia specificasse fin da ora sue intenzioni sul modo con cui intende regolare il regime degli Stretti in applicazione sia dell'articolo 19o che dell'articolo 20o deLla Convenzione Montreux (in caso cioè di neutralità

o di belligeranza della Turchia). Al rifiuto di Saracoglu di entrare nel merito di tali proposte, Molotov e lo IS!tesso Stalin lo hanno invita,to a chiedere Lstruzioni ad Ankara; dò a cui egli si sarebbe opposto, adducendo di essere pe:rf~ttamente al corrente delle intenzioni e degli impegni internazionali del suo Governo circa gli Stretti, incompatibili con le proposte stesse. Finalmente, a causa dell'impossibilità conciliare due punti di vista, Sara,coglu dichiarato a Molotov che non gli restava che prendere congedo, cosa a cui Molotov avrebbe acceduto, manifestando per altro intenzione continuare tra:ttati!Ve ad Ankara.

Malgrado sia nel frattempo intervenuto firma accordo anglo-franco-turco, Governo SovieUco ha già ripresentato qui ,stessa proposta attraverso suo Ambasciatore. La risposta è stata ancora una volta negativa. Secondo questo Ministero degli Affari Esteri, Sovietici vogliono dare impressione che conversazioni continuano ma, egli mi ha detto, «Noi con maggiore franchezza riteniamo che su tale base è inutile continuarle».

Ho chiesto a Saracoglu --a titolo personale -come si possa conciliare applicazione deH'articolo 19° Convenzione Montreux da parte Turchia.neutrale, con gli obblighi d'assistenza da essa assunti con due potenze già belligeranti. Mi ha risposto che ogni caso sarà esaminato vo'lta per volta e la soluzione sarà politica non giurid1ca (intendeva evidentemente dire che la decisione sarebbe diversa a secondo che Romania, per esempio, fosse attaccata da'lla Germania piuttosto che dalla Russia).

Saracoglu mi ha detto anche che ar,ticoli quattro e cinque patto tripartito lasciano alla Turchia facoltà di deciderre se concorrano o meno circostan:lle che esigono sia consultazione sia adozione misure comuni.

Secondo Sara,coglu, Russia non attaccherà Romani,a. Sempre secondo lui,

Russia cercherà in ogni modo :

1) di evitare guerra per conto suo;

2) di farla invece estendere ad altri e durare il più a lungo possibile.

Egli ha emesso dubbio su efficienza bellica esercito sovietico e su consi

stenza e materiale solidarietà russo-tedesca. Azione russa nei riguardi Paesi

Baltici, che si è svolta a Mosca sotto i suoi occhi, e l'entità delle forze sovietiche

ammassate nell'Europa Centrale hanno, secondo Saracoglu, significato anti

tedesco.

Nei rigua,rdi dell'Italia mi ha espresso in modo inequivocabile sodd~sfazione del Governo turco ,sia per atteggiamento italiano sia per tono nostra stampa e mi ha dichiarato che ogni diffidenza da parte turc.a circa nostra politica nei Balcani è ormai dileguata. Ha aggiunto che anche la Turchia non ·cerca che di essere sempre più un elemento capace mantenere pace nei Balcani.

(l) Vedi D. 62.

66

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE 240. Budapest, 31 ottobre 1939 (per. giorno 2 novembre).

Parlandomi di possibili sviluppi della situazione nei Balcani, specialmente per fatto della Russia, il Ministro di Germania mi ha detto ritenere che prima della primavera non siano da prevedersi operazioni milìtari.

Questo Vice Ministro degli Affari Esteri mi ha poi detto oggi risultargli che i russi avrebbero iniziato la •costruzione di opere di fortificazione militari difensive lungo la linea di demarcazione recentemente 'stabilita in Polonia con la Germania.

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L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE 132. Ankara, 31 ottobre 1939 (per. giorno 8 novembre).

Mio telegramma in cifra n. 174 (1). Il Ministro Saracoglu ha tenuto a daTe al nostro colloquio odierno, che era H primo dopo la sua lunga assenza, un tono particolarmente cordiale. Ho approfittato della mia visita per presentargli ufficialmente il nuovo Addetto Militare, Colonnello Zavattari. Questi era accompagnato dal ColonneHo Boglione, in visita di congedo. Per entrambi ha avuto parole di ·cortesia. In presenza dei due Ufficiali si è espresso 1con molta libertà di linguaggio sulla Polonia, verso la quale non ha avuto il più piocolo accenno non dico di simpatia ma neanche di commiserazione. Ha detto che i Polac.chi nel lo:o orgoglio e nella loro presunzione non sono stati capaci nè di evitare con una accorta politica l'aggressione di cui ora sono vittima nè di opporre all'aggressione una qualunque resistenza; ha perfino contestarto ·che reparti di truppe si .siano battuti bene. Avendogli io detto in proposito che l'errore det polacchi è stato tanto più grande in quanto le rtchieste tedesche nei !riguardi del corTidoio erano legittime e moderate, Saracoglu ha replicato vivacemente che questa è un'altra questione e che oramai nessuno più presta fede a Hitler quando assicura che non ha più nulla da rivendkare. Nel corso della conversazione ha anche affermato che sebbene dopo l'intervento russo non sia possibile pensare ad una ricostituzione integrale della Polonia, la conclusione della pace oggi non potrebbe essere presa in considerazione perchè sarebbe «una pa.ce tedesca».

Ritiratisi i due ufficiali, Saracoglu ha incominciato col parlarmi dell'articolo « Dalla Jugoslavia alla Turchia » a firma Ferrario apparso sul numero di ottobre della Rassegna Gemrchia. L'ho subito interrotto e gli ho fatto notare che già in Roma ai giornalisti stranieri era stato •Comunicato che tale artico:lo non doveva considerarsi nè autorizzato nè autorevole e che rispecchiava soltanto l'opinione personale dell'autore (telegramma di V. E. n. 87 (2)). A mia volta ho attirato

la sua attenzione sugli articoli alquanto insulsi che il 1sig. Yalcin ha ripreso a pubblicare nel Yeni Sabag: egli mi ha assicurato che sarà ancora una volta

richiamato.

Spontaneamente ha poi tenuto a mettermi al corrente delle fallite trattative di Mosca. Da queHo che mi ha detto e da quello che ha taduto ho riportato l'impressione che le rilchieste russe, specie per quanto riguarda il regime degli Stretti, siano anche più categocriche e precise di quanto egli non abbia ammesso; come pure mi sono conrfermato nell'opinione già manifestata all'E, V. (1), che il trattato tripartito costituisca oggi una garanzia contro una possibile minaccia russa. Il .conflitto con la Russia è latente ma evidente. La marcata premura con cui il Pr·esidente delia Repubblica ha tenuto a salutarmi ed a conversare con me la sera del 29 corrente, l'estrema cordialità dimostratami da Saracoglu dopo il suo ritorno da Mosca, alcuni sintomatid commenti di stampa, infine anche la parola d'ordine di questa Ambasciata di Gran Bretagna di rappresentare in tutte le conversazioni con funzionari di questa Ambasciata il pericolo di un'espansione bolscevica in Europa, tutto sta a provare che l'Italia acquista tanto più va1ore nella considerazione dei turchi (e dei suoi recenti alleati) in quanto ,si spe.cula sulla possibilità di averla almeno tenidenzialmente amka contro il pericolo del dilagare del boscevismo provocato dall'azione tedesca.

(l) -Vedi D. 65. (2) -Non pubblicato.
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IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. (2). Teheran, 31 ottobre 1939.

Mi onoro d'inviare qui unita copia di una nota circolare, in data del 29 ottobre corrente, con la quale que·sto Ministero degli Affari Esrt:eri comunica i nomi dei componenti del nuovo Gabinetto i:raniano.

Dalla lista stessa appare che un solo cambiamento importante, a parte quello del Primo Ministro, si è verificato nel nuovo Gabinetto. Al posto del Ministro delle Finanze è stato ,chiamato il Generale Amir Kosrowì, Direttore della Banca di Stato Melli-e Iran, ed un uomo godente la speciale fiducia di S. M. lo Scià.

Poichè l'improvvisa caduta del Gabinetto non è dovuta ad alcuna ragione appariscente, ed anzi il vecchio Presidente del Consiglio è stato ·chiamato a coprire la carica di Ministro della Casa Imperiale (posto rimasto vacante daLla caduta in disgrazia e susseguente misteTiosa morte del potentissimo Teyn10ur Tache nel 1934), sono state fatte le congetture le più svariate, tutte più o meno imperniate sull'attuale situazione inteTnazionale, che si riper.cuote con bagliori minacciosi su questo Pae.s,e.

Confermo quanto ebbi a telegrafare il 27 ottobre, che cioè il mutamento di Governo è stato voluto dallo Scià per inaugurare una politica nuova in coincidenza con le mutate situazioni politiche del Medio Oriente.

Il passaggio soprattutto dell'U.R.S.S. dallo stato di sonnolenta tranquillità

a quello di rinnovata attività imperialista ha reso necessario un aggiornamento

dehla politica ilrani.ana, ·che dal 1921 ad oggi 1si era abituata alla pace spirante al Nord al.l'ombra delle rovine dell'Impero degli Czar.

Il nuovo ,stato di cose aveva anzi permesso allo Scià Rezà Pahlewi di approfittare delle nuove ideologie politiche sovietiche, per riscattarsi dalla servHù delle capitolazioni.

Col passare degli anni il Governo iraniano aveva assunto nei riguardi dell'U.R.S.S. un atteggiamento da pari a pari, quale si addice ad uno Stato libero e potente.

Mosca appariva timida, remissiva ed impacciata, e ad ogni modo ben diversa da quella Pietroburgo, che per tanti lustri aveva dettato legge ai deboli Quadjar.

Lo Scià Rezà Pahlewi nato sulle monta•gne del Mazanderan, educato alla scuola dei cosacchi, ha fin daU'ini1zio del suo regno rivolte le sue principali cure alle dcche regioni caspiche, fondando ivi la sua fortuna personale e quella della sua famiglia. La nuova grande ferrovia transiraniana doveva riallacciare il Golfo Persico al Caspio, il vasto Oceano al Mare interno, il petrolio alle fertili pianure, .in seno alle quali vaste culture di cotoni, tabacchi e bozzoli, grandi allevamenti di bestiame, e grandi fabbriche dovevano armonizzarsi per dare all'Iran un aspetto nuovo, certo ben diver,so da quello tradizionale prettamente orientale.

Per realizzare il suo .sogno, nel quale si rilevava un miscuglio di antic.o e di moderno, di ingenuo e di ardito, di .gusto personale innestato a grandi finalità pubbliche, aveva 1subito cercato di dare unghie e dentt al vecchio Stato persiano imbelle e corrotto.

Da buon soldato, venuto dai bassi ranghi, ha dedicato le sue principali cure alla formazione di un esercito armato ed agguerrito. Ha dovuto creare tutto dal niente, poichè il vecchio esercito dei Quadjar esisteva solo sulla carta, e serviva soprattutto a mantenere una classe di figuranti da operetta.

Nel ·crearlo, ha voluto che esso fosse dislocato prevalentemente nelle Provincie del Nord per far fronte al tradizionale nemico, alla Russia.

Grandi caserme sono sorte un po' dappertutto nelle provincie del Ghilan, del Mazanderan e dell'Asterabad, nel semicerchio che corona le dve iraniane del Mar Caspio.

Strade militari 'sono ,state lal!liciate attraverno gli alti passi de:ll.'Elburz, per riunire il corpo della vecchia Persia a quello giovane delle provincie caspiche.

Prima dell'avvento del Regime dello Scià Rezà esisteva una sola strada che dal Caspio ',penetrava ·in Iran, Ol.>sia quella costruita dai ru:ssi PehlevirReschtKazvin. Era questa l'unica porta di entrata dell'Europa, o per meglio dire della Russia in Iran.

Oggi altre due grandi strade sono state costruite attraverso la catena dell'Elburz: la Kerez-Tcholous, e la Firescut-Shai, quest'ultima lungo la ferrovia Transiraniana.

In que,sti giorni ne è stata aperta un'altra di capitale importanza strategica: la Shaderud-Gorgan, ossia dalle pianure meridionali del Khorassan a quelle dell'Asterabad.

Procedono poi affrettatamente i lavori di un'altra grande arteria, ed anzi

sono già a buon punto, quella da Ab-Alì ad Amel, che, quando sarà terminata,

costituirà il tracciato più breve da Teheran al Mar Caspio.

Questa preparazione bellioa dell'Iran, può oggi avere un valore effettivo, ossia può essa arrestare un'invasione russa? A parere deL competenti no; ma essa può ·certamente ritardarla e permettere allo Scià di trincerarsi nelle regioni del Sud, all'ombra dei ·cannoni inglesi. In questo differisce essenz.ia,lmente la politica del Regime dello Scià da quella della passata dinastia dei Quadjar.

Ambedue hanno come linea di massima un'assoluta neutraLità nella secolare lotta f·ra Gran Bretagna e Russia ai confini dell'India. Ma nel mentre la neutralità dei Quadjar era passiva e disarmata, quella dello Scià Rezà è vigile ed armata, ed intende contrastare il passo all'invasore, gettandosi al momento oppor. tuno dalla parte ·che gli dia maggiori garanzie di successo per salvare l'indipendenza dell'II~an ed il Trono.

Ma a questo non giun:gerà se non dopo che tutte le arti della diplomazia saranno esaurite. Questo compito è affidato al nuovo Gabinetto, H cui Capo siignoo-Daftarì, appare particolarmente adatto allo scopo. Si unisce .copia della circolare su citata (1).

(l) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, D. 866. (2) -L'originale di questo documento, ritrasmesso per conoscenza ad alcune nostre Rappresentanze all'Estero con Telespr. da Roma 244842/c. del lo dicembre 1939, non è stato rintracciato.
69

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 440 (2). Bucarest, 1 novembre 1939, ore 2 (per. giorno 2, ore 9).

In un colloquio avuto oggi con Gafenco egli mi ha esposto una ulteriore impostazLone del noto progetto di raggruppamento fra Stati balcanici.

Tale progetto ,potrebbe secondo Gafenco realizzarsi inizialmente come semplice blocco di neutri al quale dovrebbero aderire oltre membri Intesa Balcanica anche Ungheria e Bulgaria.

Tale blocco sarebbe a suo avviso di! più facile attuazione in quanto contraenti non doW"eebbero assumere al1oun impegno specifico ma basarsi su loro attuale qualità di neutri e solo in un secondo tempo potrebbero eventualmente stringere più intimi rapporti attravenso opportune concessioni da parte degli uni a favore degli altri.

Di tale blocco Jugoslavia potrebbe meglio di ogni altro assumere initZiativa. Se poi esso entrasse in via realizzazione Stati balcanicL danubiani potrebbero dvo1gersi Italia per richiederne patrocinio e protezione.

Gafenco ha aggiunto aver dato istruzioni ai Rappresentanti negli Stati balcanici qui convenuti in questi giorni di esprimersi presso Governo cui sono accreditati nel senso Che Romania non ritiene dov·er 'Pl'endere iniziativa al ri

guardo ma sarebbe favorevole a l'eaJizzazione di tale pérogetto.

4 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

(l) -Non pubblicata. (2) -Nei documenti n. 69 e n. 74 il numero di protocollo non corrisponde all'ordine di spedizione. Si è preferito ordinarli secondo l'ora di spedizione.
70

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 243. Mosca, l novembre 1939, ore 12,50 (IJ)er. ore 17,-15).

Mio telegramma 218 (1). Secondo le avute notizie da questo Ambasciatore di Germania i negoziati con U.R.S.S. per reciproche forniture continuano a dare risulta.ti soddisfacenti.

U.R.S.S. si sarebbe impegnata fornire fra aUro seguenti merci: 8.000.000 tonnellate di orzo, 100.000 grano, 100.000 a.vena, 50.000 apatiti, 100.000 fosfati,

100.000 cotone e 900.000 prodotti nafta. A proposito di questa ultima cifra mi richiamo al mio telegramma n. 217 (2) relativo alla fornitura nafta .a R. Marina.

Viene 'contemplata collaborazione tecnica della Germania all'U.R.S.S. per fabbri·cazione gomma sintetica e lana artifidale nonchè nel campo parrticolare produzione tecnica. Delegazione commerciale ·sovietica attualmente in Germania tratterebbe, fra l'altro, acquisto naviglio e macchinario portuario nonchè acciaio speciale.

Sul problema trasporti che preoc.cupava in modo speciale Ambasciata di

Germania sembra che Autorità sovietiche abbiano dato pochi affidamenti seri. Lavori .commissione militare per delimitazione confini sono quasi terminati. Ambasciata di Germania si mostra soddisfatta anche lavori delegazione che

si occupa evacuazione tedeschi dai territru-i ucraini e russo-1bianchi già polacchi. Trasferimento tedeschi riguarderebbe esclusivamente regioni recentemente occupate da U.R.S.S.

71

L'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, PREZIOSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 245. Buenos Aires, l novembre 1939, ore 14 (per. ore 20).

Telegramma di V. E. 179 (3).

Informazioni dottor Melo corrispondono a quelle riferite con mio telegramma 207 del 20 settembre u. s. (4) ad ·ogni buon fine segnalo adesso ·che queste ultime riflettevano l'opinione confidenzialmente manifestata questo Ambasciatore degli Stati Uniti.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D.D.I.. Serie IX, vol. I, D. 807. (3) -Non pubblicato; contiene la ritrasmissione a Buenos Aires del T. 175 da Lima del 30 ottobre, vedi D. 54. (4) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, D. 345
72

IL MINISTRO A HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 114. Helsinki, 1 novembre 1939, ore 21,:30 (per. giorno 2, ore 6). Mio telegramma n. 113 (1). Dkhiarazioni Molotov che danno improvvisa pubblicità trattative sulle quali per reciproco impegno vigeva più geloso seg,reto e questo proprio nel momento più delicato quando Delegazione finlandese è in viaggio Mosca con risposta cui si era attribuito da questo Governo carattere definitivo, provocano qui stupore, risentimento, preoccupazione. Interpretazione pessimistica viene data alla frase che suona oscura minaccia Finlandia se noo si adatterà e'sige:n:ze sovietiche. Tuttavia questo Governo dopo aver esitato SIU intenzioni richiamare propria Delegazione ha deciso considerare situazione immutata e !asciarla proseguire. Appare probabile che se Governo sovietico ha voluto vale:r,si di tale gesto

a titolo di pressione dò non avrà altro effetto che quello di irrigidire due parti in causa.

73

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. 589 R./471. Roma, l novembre 1939, ore 22. Fate sapere in codesti ambienti tedeschi che il cambiamento di' titolare al Sottosegretariato della Guerra non ha alcun significato politico. Esso è dovuto unicamente al normale' periodico avvicendamento delle alte gerarchie dello Stato. Le funzioni del Generale Pariani sono state assunte da altri due gene:rali

che daranno il contributo di fresche energie nella preparazione spirituale e materiale dell'Esercito.

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IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 439. Bucarest, l novembre 1939, ore 22,10 (per. giorno 2, ore 13,15). Parlandomi del discorso di ieri di, Molotov, e dell'atteg,giamento della Russia Gafenco mi ha confidato che, se non giudica probabile una immediata aggressione sovietica ai danni della Romania, ritiene invece meno improbabile una richiesta di negoziati del genere di quella a suo tempo rivolta alia Finlandia.

Gafenco ha aggiunto che ,fino ad ora non ha ricevuto alcuna indicazione al riguardo da parte Governo russo.

(l) Non pubblicato.

75

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, BUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 1-2 novembre 1939 (1).

Secondo l'a·rt. 3 del Patto di Ankara, la Turchia si obbliga a cooperare

«validamente » con l'Inghilterra e la Francia relativamente alle garanzie con

cesse alla Romania e alla Grecia il 13-4-39-XVII, e a prestare loro aiuto qualora

in conseguenza della concessione di tali garanzie, .le Nazioni francese ed inglese

venissero a trovarsi implicate in un conflitto.

Non sembra però che in tale ultima Lpotesi la Turchia, attenendos;i alle

norme contenute mella convenzione di Mont·!'eux, e qualora non venga .a tro

varsi essa stessa in guerra o si ·senta minacciata da imminente pericolo di guerra,

oppure Francia e Inghilterra siano vittime di un'aggressione, abbia la facoltà

di concedere alle flotte delle predette Potenze democratkhe il li:bero passaggio

attraverso gli Stretti:

Infatti la lettera dell'art. 19 della ·succitata Convenzione di Morntreux, mentre

per il caso di una guerra ·che non coinvolga la Turchia sancisce un'eccezione al

divieto di passaggio attraver.so gli Stretti stabilito per ogni unità appartenente

a belligeranti, stabilendo .che queste possano transi:tarvi per portare aiuto a uno

Stato vittima di aggressione e garantito da un Patto di assi:stenza, pone, per

l'applicazione della norma stessa, due condizioni:

l) che tale Patto sia mutuo; 2) che esso obblighi la Turchia. Ora, la •concessione di garanzia da parte delle Potenz·e democratiche alla Romania appare avere .carattere puramente unilaterale.

D'altra parte il Governo turco ha assunto, per quanto riguarda l'integrità territoriale della Romania, soltanto un impegno indiretto che può essere fatto valere solo dalla Francia e dall'Inghilterra e non dalla Romania.

Comunque, seppure possono esistere dubbi circa l'esistenza di un obbligo della Tul'chia ai sensi del pl'ecitato articolo 19, è evidente che nel caso speci:fko manca la condizione di cui al n. l giacchè non esiste un Trattato di mutua assistenza con la Romania, ma solo una dtchiarazione unilaterale di concessione di garanzia, che si indirizza alla Romania.

Il Trattato di Ankara è sì di assistenza mutua, ma tra Francia, Inghilterra e Turchia. Secondo le norme contenute nel Trattato di Ankara medesimo e quelle contenute nella Convenzione di Montreux, combinate con le rpri:me, la Tur·chia avrebbe dunque il diritto di •chiudere e aprire gli Stretti a chi le aggrada, non

nel caso ·che •Si tratti di portare assistenza alla Romania, ma in quello in ·cui si trattasse di assistere la Francia e l'Inghilterra ove queste fossero vittime di un'aggressione, ad esempio, da parte dell'U.R.S.S.

d.i n?v~mJ;>re, in se1p1ito alla richiesta del so.ttoseg~etll;rio von Weizsacker di conoscere le impresSIOni 1tahane sull accordo anglo-franco-turco, nch1esta trasmessa da Attolico con Telespr. ~045/2631 del 21 ottobre pervenuto il 31 ottobre, vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, D. 848. Inoltre il documento dell'Ambasciata ad Ankara, cui si riferisce l'Autore dell'Appunto e che è probabilmente il Telespr. da Istanbul 1865/1010, giunse a Roma il 1° novembre. '

Per conseguenza, la pubblicazione del Patto anglo-franco-turco del 19-10

u. s., avvenuta secondo le norme contenute nel Patto della S. d. N., non sembra ave,re :la portata di cui: al telegramma n. 021 (l) della R. Ambasciata ad Ankara. Resta peraltro, per il ,caso che la Turchia dovesse entrave in guerra o si

sentisse minaccia<ta da imminente perkoJo di guerra, l,a facoltà del Governo di

Ankara di april'e e ,chiudere gli Stretti a proprio pilacimento, e pe-r conseguenza

il suo pieno potere di lasciare eventualmente entrare nel Mar Nero le flotte

franco-inglesi; ma è da ritenere che tale potere gli deriva unicamente dag)li

articoli 20 e 21 della Convenzi10ne di Montreux, senza nessuna relazione C'Ol Patto

di Ankara.

Altrettanto è a dirsi rper le norme che regolano il comportamento deUa Tu-rchia nel caso di ademptmento di obblighi derivanti dal Patto della S. d. N. le quaH ,sono contenute esclusivamente ne'l Patto della S. d. N. medesima.

È in ogni modo da tener presente che l'Italta, nell'aderire alla Convenzione di Montreux, fece fr:a l'altro ampia ri:serva di apprezzamento circa l'applicazione del ,suddetto articolo 19 della Convenzione medesima, per quanto esso si riferisce al Covenant ed ai Trattati di mutua assistenza.

(l) Questo documento è senza data, ma fu redatto probabilmente nei primissimi giorni

76

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 164. Berbino, l novembre 1939 (per. giorno 2).

Secondo informazioni pervenute al R. Console in Kattowitz la popolazione di Cracovia e soprattutto i ceti popolari di que1la città mantfesterebbero le loro aperte sÌlniPatie per il bol,scevismo. I soldati del disciolto esercito polacco che colà si trovano, inneggerebbero ai sovieti a:ffiermando che nel prossimo dicembre i russi saranno a Cracovia.

77

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 8382/2761. Berlino, l novembre 1939.

Interrogato alla conferenza della stampa sulle reazioni provocate dal discorso di Molotov, un funzionario ,del Mini,stero degli Esteri ha fatto alcune dichiarazioni brevi ed imbarazzate, dando l'impressione che la Germania non ne sia rimasta troppo soddisfa!tta. Il discorso, ha detto egli, è una risposta congruente alle parole rivolte da von Ribbentrop a Danzica all'indirizzo dell'Unione Sovietica. La Germania approva soprattutto la dichiarazione di Molotov, che cioè i motivi di guerra addotti dagli alleati sono soltanto un pretesto per nascondere la realtà, vale a dire la volontà dei paesi ricchi di abbattere gli altri. Ha aggiunto che gli echi provenienti dall'Italia sono di adesione al discorso, specialmente nei riguardi della responsabilità della guerra e della sua continuazione.

Circa il conflitto fìnno-sovi,etico, il funzionario ha manifestato la speranza che la Finlandia dimostri la necessaria comprensione per gli argomenti sovietici, affermando di ritenere che in ogni caso l'Unione Sovietica vuole riaprire il suo polmone sul Baltko.

Ha infine dichiarato che la Germania non ha nessun interesse ad un ampl-Ulmento del conflitto, mentre invece la politica di acce11chiamento ha sempre mirato a trascinare in guerra il maggior numero possibile di paesi.

Chiestegli notizie sulle «consultazioni» russo-tedesche, i:I funzionario in parola ha detto non esservi :bisogno di speciali consultazioni, poichè l'Ambasciatore von der Schulenbul'lg rimane a Mosca.

In complesso, il disconso Molotov, non solo non ha portato a favore della Germania alcun elemento positivo nuovo, ma non ha neanche mostrato alcuno sviluppo di quelli già esistenti. Le ulteriori « consultazioni » previste nel secondo accordo Ribbentrop•Molotov del 29 settembre in caso di mancata padficazione fra i belligeranti non sono all'orizzonte.

Mi permetto richiamare su quanto sopra l'attenzione della E. V. anche in relazione al telegramma di V. E. n. 469 del 31 ottobre u. s. (1).

(l) Riferimento errato.. Si tratta, probabilmente, del Telespr. 1865/1010 da Istanbul del 18 ottobre, vedi D.D.I., Serie IX, vol. I. D. 802.

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IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5738/2308. Sofia, l novembre 1939.

Riferim.: Telegramma per ~corriere di V. E. del 25 ultimo n. 25369/C (2).

Come segnalato ~con mio telespresso di ieri, n. 5705/2286, (3) il Ministro di Bulgaria a Mosca, Antonov, è ,già a Sofia ed ha avuto lunghi colloqui col Presidente del Consiglio fin dal giorno del ~suo arrivo. Finora tuttavia questi civcoli di Governo ~continuano a segnare il già riferito rallentamento nel desiderio di riaccostamento primitivamente manifestato con particolare intensiltà verso i Sovieti.

Circa le ,segnalazioni della Regia Ambasciata in Mosca, relative a una possibile azione turca intesa a provocare delle cessioni romene in Dobrugia a favore della Bulgaria per venderne possibHe l'adesione a un blocco baicani:co, rkordo a V. E. quanto ebbe a segnalare questa Regia Legazione con telegramma

n. 238 del 13 ultimo (4) con telespresso del 18 ultimo, n. 5499/2202, (5) drca asseriti passi qui compiuti in tal senso da questo Ministro di Romania e ricordo altl'esì come già dopo il settembre dello sco11so anno analoghi progetti vennero agitati col non celato consenso dell'Inghilterra, che avrebbe forse oggi anche maggiove opportunità di provocare al riguardo l'interessamento tU!'co.

I predetti passi dì questo Ministro romeno non mi risuitano però confermati fino a questo momento, ed intorno ad eventuali negoziati, con la Romania, e subordinatamente con altri Stati dell'Intesa Balcanica, si mantiene un assoluto siLenzio.

Per quanto l'attuale momento politico e la riaffermata attitudine di rigorosa neutralità della Bulgaria consiglino a questi circoli di Governo atteggiamenti più concilianti, faccio tuttavia presente all'E .V. che, come riferii, ancora poco tempo fa lo stesso Presidente del ConstgHo ebbe ;a dichiararmi che ~a sola .sistemazione del problema dobrugiano non ·sarebbe ba<stata ad indurre la Bulgaria ad aderi.J'e a un blocco ba1canko, dal qua1e non fossero nel tempo stesso accordate del!le soddisfazioni ad altre rivendicazioni bulgare, in primo luogo quelle sulla Tracia.

(l) -Vedi D. 59. (2) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. 226 da Mosca del 23 ottobre, vedi DD.I., Serie IX, vol. l, D. 859. (3) -Non pubblicato. (4) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, D. 738. (5) -Vedi D.D.I., Sede IX, vol. l, D. 799.
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L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 3830/1488. Mosca, l novembre 1939.

Nel discorso pronunciato ieri da Molotov davanti al Consiglio Supremo dell'U.R.S.S., la parte relativa al Giappone è stata generalmente interpretata come un aperto invito ad un ulteriore avvicinamento e ad una definitiva normalizzazione dei rapporti nippo-sovietici.

Ho chiesto oggi al funzionario di questa Ambasciata del Giappone, che mantiene contat,ti quasi giornalieri con la Regia Ambasciata, se negli ultimi tempi vi fosse stata -da una parte o dall'altra -qualche iniziativa in tale senso e se l'idea di un patto di non aggressione avesse fatto qualche progresso.

Mi è stato risposto negativamente. Tutte le voci che avevano circolato a proposito di un patto del genere erano prive di consistenza, nè si è verilicato recentemente a1oun fatto nuovo che abbia modifì·cato la ,situazione. Le parole di Molotov erano indubbiamente una manifestazione di buona volontà, ma pel momento soltanto verbale. Per poter .contemplare la conclusione di un patto di non aggressione occorreva :la prova positiva che l'U.R.S.S. avrebbe rinunziato ad aiutare Chiang-Kai-Shek.

Quanto al regolamento del .conflitto al confine mongolo-mancese, l'Amba

sciatore Togo avrebbe dovuto vedere nei prossimi giorni il Commissario Molotov

per accordarsi in modo definitivo sulla composizione della CommissLone incari

cata della demarcazione della frontiera. I delegati giapponesi in tale Commis

sione <sarebbero presieduti dal Consol:e nipponico in Novosibirsk. La Commis

sione inizierebbe i propri lavori a Cita (Siberia) e si trasferirebbe più tardi

a Manciulì.

80

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 802. Tokio, 2 novembre 1939, ore 7,10 (per. ore 14). Discorso Molotov trova commenti favorevoli da parte stampa locale. Ciò dipende anche dal diffondersi convinzione delle difficoltà di ripresa

amichevoli rapporti con America e di rinnovamento Trattato di ·commercio. PoEtica estera giapponese oscilla sempre fra due poli.

Sino a poco tempo fa essi erano Francia Inghilterra; ora sono piuttosto

A.merica e Russia. Quando si avv1cinano all'uno si aHontanano .dall'altro e stanno

poi a vederne l'effetto su entrambi.

Salvo a ricominciare più .tardi in senso opposto.

81

IL CONSOLE GENERALE AD OTTAWA, ROSSI LONGHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 51. Ottawa, 2 novembre 1939, ore 11,18 (per. ore 20,,20)

Questo Primo Ministro che ho visitato iersera mi ha detto nel col'so della

conversazione che Duce non poteva fare di più per evitare prima e ;per cercare

poi di limitare .conflitto, ·che nessuno poteva sfuggire grande importanza Halia

neHa situazione attuale e che egli avrebbe cercato opinione pubblica canadese

fosse meglio illuminata al riguardo.

Mi ha pure detto -che senza dubbio grave errore, che il Canadà non aveva davvero incorag•giato, era •stato -commesso nei riguardi ItaJ.ia., ma che si augurava che finalmente si potesse trovare un modo per v•enire incontro agli interessi italiani in Africa.

82

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 83. Bagdad, 2 novembre 1939, ore 16,10 (per. ore 20,15).

Telegrammi circolari n. 25492 (l) e 25717 (2).

Possibilità di una prossima riunione firmatari patto asiatico ha formato oggetto conversazioni giorni scorsi in questi ambienti polit1ci giornalistici e diplomatici. Stampa locale se ne è fatta anche eco con alcuni artkoli da me trasmessi a codesto Ministero degli Affalri Esteri. Que-sto Ministro degli Affari Esteri che ho visto ieri pur dichiarandomi infondate voci di una pros,sima convocazione, tuttavia mi ha lasciato •comprendere ·che da parte del suo Governo non manca un vigile interessamento a tale questione. A quanto sembra infatti Governo Iraq avrebbe fa-tto approcd presso quello di Ankara per inte.rpeHare Turchia circa una riunione del:le 4 Potenze.

83

IL MINISTRO ALL'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE 41. L'Aja, 2 novembre 1939 (per. giorno 7).

Con interesse e non senza qualche inquietudine viene qui seguita la situazione dei BaLcani, con riguardo anche agli sforzi fatti dalla. Jugoslavia (si ritiene

ottobre, vedi D. 8.

in seguito ad iniziativa italiana) per giungere ad un ravvicinamento tra Ungheria

e Romania da una parte e tra Bulgaria e Rom:mia dall'altra.

Mentre gli atteggiamenti e gli orientamenti dei vari paesi balcanici, in

relazione aJ. fallimento delle trattative turco-russe e a1la firma Patto di Ankara

sembrano abbastanza chiari, sia pure neLla nuova situazione, che gli ultimi

avvenimenti hanno portato nei Balcani, non appare invece ben stabilito nè ben

chiaro l'atteggiamento della Bulgaria. Una notizia proveniente da Zagabria reca

che nonostante l1a dichiarazione fatta dal governo bulgaro ·che la politica estera

del paese sarebbe immutata, sembra ci sia da aspettare qualche cambiamento

nella politica estera bulgara nel senso che la Bulgaria 1si accingerebbe a ripren

dere con rinnovato vigore il suo anti.co atteggiamento revisionistico nei riguardi

della Romania.

Tale notizia ha qui suscitato l'impressione che situazione balcanica non sia

troppo chiara e dato vita al timore che la Bulgaria non intende partecipare al

blocco balcani•co che starebbe patrocinando l'Italia.

Vari sarebbero i segni che darebbero motivo ad inquietudine.

La Russia, che dopo il fallimento delle trattative con la Turchia crede forse di aver mano libera nei Balcani, avrebbe l'intenzione di appoggiar;si in un primo tempo alla Bulgaria per poi presentare richieste alla Romania. A questo proposito si ricordano recenti incidenti alla frontiera della Dobrugia, nei quali. da parte bulgara, si sono avuti due morti, e che sarebbero sintomo di una situazione che potrebbe aggravarsi.

D'altra parte in questi ultimi tempi la lotta contro il comunismo in Bulgaria, che finora era condotta in modo molto energico, avrebbe diminuito di intensità. Tale notizia in~sieme con quella relativa alla ·costituzione di un partito comunista in Croazia, starebbe a provare un diretto e pre.ciso interessamento russo per i Balcani e la possibilità, eventuale, che i russi intendano far leva sulla Bulgaria per premere sugli altri Stati balcanici.

(l) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione a Bagdad del T. 107 da Teheran del 25 (2) -Non pubblicato.
84

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINLSTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5101/2263. Londra, 2 novembre 1939. Mio telespresso n. 4935/2191 del 26 ottobre u. s. (1). Sono attualmente in corso a Londra delle conversazioni fra il Prestdente del Board of Trade, Sir Oliver Stanley, e questo Ambasciatore sovietico, il quale avrebbe intrattenuto al riguardo anche Lord Halifax. Tali conversazioni vengono definite in questi ambienti ufficiosi come di natura «preliminare ed esplorativa», e si attende che esse saranno continuate se il loro risultato iniziale sarà -come qui si mostra apertamente di sperare favorevole e ta,le da far pre,sumere un possibile ampliamento dei rapporti commerciali esistenti tra i due paesi.

Si tiene d'altra parte qui a mettere in ril'1evo (vedi anche mio telespresso

n. 5092/2259 del 29 ottobre u. s.) (l) che la recente presa di posizione del:la Russia circa la guerra economica alla Germania e il controlilo ese:rdtato dagli alleati sulle merci dichiarate contrabbando di guerra, non sarebbe destinata ad avere ripercussioni sulle attuali e future relazioni economiche anglo-russe.

(l) Non pubblicato.

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L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 3866/1503. Mosca, 2 novembre 1939.

Riferimento, mio telegramma n. 244 del 31 ottobre u. s. (2).

Avendo assistito alla seduta del Consiglio Supremo quando Molotov vi ha pronunciato il suo discor·So di politica estera, ho potuto segnalarne, telegraficamente a V. E., la sera stessa, i punti salienti, insteme al1e impressioni che avevo riportato dal tono e dal contenuto delle dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei Commissari del Popolo.

Queste prime im,pressioni mi ·sono stàte ·confermate dalla lettura del testo apparso sulla ,stampa del giorno seguente, e non ho pertanto veduto la necessità di aggiungere altri commenti a quelli contenuti nel mio telegramma del 31 ottobre, tanto più che un largo riassunto del discorso mi risultava essere stato immediatamente tra·smesso all'estero attraverso i servizi telegrafici dell'Agenzia Tass.

Per il momento in cui è stata fatta, e per l'interesse Speciale di talune dichiarazioni, l'esposizione di Molotov merita tuttavia una disamina più particolareggiata, che ho l'onore di sottoporre ora a V. E. unitamente alla traduzione letterale ed integrale del discorso (3).

A titolo di preambolo, Molotov ha incominciato col mettere in evidenza gli importanti mutamenti sopravvenuti nella situazione internazionaLe nel corso degli ultimi due mesi, ·come effetto di tre avvenimenti: l) il riavvicinamento politico tedesco-sov~etico; 2) lo sfacelo della Polonia; 3) lo scoppio della guerra fra Inghilterra-Francia e Germania.

Esaminando le riPercussioni di questi avvenimenti, Molotov rileva la necessità di sottoporre a revisione certe vecchie formule alle quali il pubblico sov~tico era stato abituato (allusione evidente alla gest;i,one Litvinov), quando gli si parlava continuamente di «aggressione» e di «aggressori». Allora si attribuiva sistematicamente l'intenzione aggressiva agli Stati fascisti, e particolarmente alla Germania. Oggi però la situazione è mutata, perchè la Germania ha offerto e vuole la pace, mentre Inghilterra e Francia intendono continuare la guerra. E la vogliono continuare, contrariamente agli interessi delle classi lavoratri.ci, non già per i proclamati motivi ideali (restaurazione della Polonia, difesa della democrazia, ecc.) bensì per fini egoilstici e prettamente materialistici: la conservazione delle colonie come strumento di dominio mondiale.

Questa premessa, caratterizzata dal suo vtva,ce tono polemico anti-britannico ed anti-francese e dal suo sapore fortemente dialettico, era evidentemente destinata ad uso domestico: doveva .cioè servire ad influenzare l'opinione della massa ·sovietica, tuttora disorientata davanti al sUJbitaneo cambiamento di rotta della politica estera del Cremlino ed al completo capovolgimento deUa propaganda ufficiale, la quale giustLfica oggi quella Gecrmania nazista che fino a ieri formava l'oggetto quotidiano delle sue accuse e dei suoi attacchi.

Molotov passa poi in rassegna le relazioni dell'U.R.S.S. coi suoi vicini, parlando successivamente della Germania, dei territori polacchi occupati, dei tTe Paesi Baltki, della Finlandia, della Turchia e del Giappone.

Degna di nota l'omissione della Romania, unico fra i paesi europei condìnanti con l'U.R.S.S. che non sia stato menzionato.

Germania. Molotov afferma ~che «le nuove relazioni sovieto-germaniche sono state costruite sulla solida base dei creciproci interessi». La loro solidità è stata già dimostrata dai recenti avvenimenti in Poloni1a quando i due Governi sono riusciti a risolvere rapidamente ed in com,pleto accordo le «.serie questioni » riguardanti la delimitazione degli interessi statali dell'U.R.S.S. e della Germania.

A questo punto Molotov giustific1a pienamente la politica tedesca ispirata dalla volontà di «spezzare le catene del Trattato di Versaglia », e condanna la politica inglese e francese che vorrebbe « perpetuare nei secoli il sistema postbellico versagliese ».

«Noi siamo sempre stati dell'opinione che una Germania forte sia una condizione necessaria per una solida pace in Europa. È ridicolo pensare che la Germania possa essere semplicemente messa fuori combattimento. Le Potenze che accarezzano simile stupido e pericoloso sogno non si rendono conto della cresciuta potenza tede.sca e non comprendono che un tentativo di ripetere Versaglia nel:l'attuale situazione internazionale, radicalmente diversa da quella del 1914, potrà terminare per esse in un disastro».

Dopo questa ~calorosa adesione agli obbiettivi della politica tedesca, in quanto diretti a riparare le ingiustizie del Trattato di VersagJia, Molotov mette in rilievo i «rapporti amichevoli» fra U.R.S.S. e Germania, osservando che essi si fondano «sulla prontezza dell'U.R.S.S. ad appoggiare le tendenze pacifiche della Germania » e sul vantaggio reciproco di sviluppare gli scambi ~commerciali.

Implicitamente adunque Molotov indica le possibiHtà di sviluppo della collaborazione tedesco-sovietica nel campo economico e nel campo politko (precisando che per quest'ultimo si tratterà di collaborazione ai fini della restaurazione della paee). Nessuna allusione invece ad una poss·ibile collaborazione militare.

Avendo in mente la dichiarazione comune Molotov-Ribbentrop del 28 settembre (quando essi hanno dichiarato che, ove i tentativi fatti per ristabilire la pace fallissero, i due Governi si sarebbero consultati « sulle milsure necessarie»), fra i diplomatici di Mosca molti si attendevano che Molotov avrebbe in qualche modo enunciato un comune programma di azione tedesco-sovietico,

o per lo meno precisato le intenzioni dell'U.R.S.S. 'di fronte al problema della guerra. Aicuni si chiedevano persino se non sarebbe stata, sventolata in questa occasione la minaccia della collaborazione militare della Germania e dell'U.R.S.S.

Nulla di tutto questo. Molotov si è limitato -quando ha parlato dell'entrata delle forze sovietiche in territorio polacco -a rammentare la nota sovietica del 17 settembre inviata a tutti gli altri Governi per far sapere che l'U.R.S.S. avrebbe continuato a perseguiti-e una politica di neutralità. Egli ha consta·tato ·Che Inghilterra e Francia vogliono continuare la guerra e le ha violentemente criticate per questo; ha constatato che la Germania vuole la pace, e le ha dato la sua approvazione. Ma nulla di più.

L'omissione di qualsiasi accenno alla possibilità di una futura collaborazione militare fra U.R.S.S. e Germania non ha ,per nulla stupito chi ,-come lo scrivente -è sempre stato convinto che il Governo sovietico intende conservare il più a lungo possibile una completa Hbertà d'azione e di manovra.

Ex-Polonia. Parlando dell'occupazione militare del.l'Ucraina e della BiancoRussia già polacche, Molotov ha insistito nell'affermare che si è trattato di una operazione per la liberazione delle popolazioni oppresse le quali da tempo desideravano di unirsi al!l'U.R.S.S.. Ha tenuto però a rilevare che non è stata una marcia incruenta, dando le cifre delle perdite sovietiche (737 morti e

1.862 feriti). Ha fornito poi dati relativi alla popolazione ed all'estensione dei territori occupati (circa 13 milioni di abitanti e 196.000 chilometri quadrati).

Stati Baltici. Ripetendo i concetti .già svtluppati con molta abbondanza di argomentazioni dalla stampa sovietica, Molotov si è sforzato di dimostrare che i trattati di mutua assistenza con Estonia, Lettonia e Lituania erano stati dettati da interessi comuni di difesa, vennero conc.lusi con spirito di mutua fiducia e sono destinati a salvaguardare l'inviolabilità e la sovranità degli Stati firmatari. Egli ha riaffermato l'impegno sovietico di ·r1spettare ·la struttura statale, sociale ed economica deLle tre Repubibliche e di applicare scrupolosamente il principio del non intervento negli affari interni degli altri Stati.

«Noi siamo per l'onesta e s·cru,polosa appHcazione pratica dei patti conclusi, sulla base della piena reciprocità, e dichiariamo che le chiacchiere circa la sovietizrozione dei Paesi Baltici servono soJ.tanto a nostri comuni nemici ed ai provocatori anHsovietici di ogni genere».

Ha poi ricordato che insieme ai patti poliUci sono stati conclusi anche degli accordi commerciali i quali saranno di grande giov:amento all'economia dei tre Paesi, facilitando il loro sviluppo nel campo deLl'agricoltura, dell'industria, dei trasporti « ed in genere del benessere popolare ».

Molotov conclude questa parte del discorso esaltando l'atto generoso compiuto dall'U.R.S.S. verso la Lituania col cederle la .città ed il territorio di Vilna. « ... nella storia mondiale non 1si è mai verificato il caso di un grande Stato che abbia ceduto, di propria volontà, una cosl g1rande città ad un piccolo Stato ».

Finlandia. Senza previo accordo con Helsinki, e credo anzi contrariamente ai desideri del Governo finlandese, Molotov ha preso l'iniziativa di rivelare al pubblico le questioni discusse nei negoziati finno-sovietici, che erano stati circondati fino a11ora dalla segretezza più assoluta.

Dopo aver messo in evidenza la necessità per l'U.R.S.S. di provvedere alla sicurezza dei propri confini, geograficamente molto .sfavorevoli (prossimità di Lenin.grado al·la frontiera finlandese, diffi.cHe accesso dal mare lungo il Golfo di Finlandia), Molotov ha informato che .la proposta iniziale da parte sovietica era stata quella di conclusione un patto di mutua assistenza analogo a quello già firmato con gli Stati Baltici. (Non ha detto se tale proposta comportava ugualmente la cessione di basi n:avali ed aeree).

Respinta questa proposta dalla Finlandia, perchè giudicata contraria ad una posizione di assoluta neutralità, l'U.R.S.S. a·veva chiesto: l) uno !Spostamento della frontiera lungo l'istmo di Carelia ed « a1çune decine di chilometri » a nord di Leningrado; 2) la ·cessione iln affitto di una zona !Sulla costa finlandese all'ingresso del Golfo dL Finlandia (evidentemente nel porto Rango) per organizzarvi una base navale; 3) la cessione di alcune isole prospicienti la baia di Kronstadt; 4) la cessione di una parte della penisola dei Pescatori, nel Mare di Barentz. In cambio l'U.R.S.S. aveva offevto la cessione di territorio sovietico nella parte continentale della Car·elia ed aveva pl'omesso di ritirare le proprie obiezioni ·contro l'armamento delle isole Aland, a condizione che tale armamento venisse effettuato unicamente con forze finlandesi (esclusa quindi la partecipazione svedese). L'U.R.S.S. aveva infine proposto la demilitarizzazione delle zone di confine lungo l'istmo di Carelia.

Molotov si è sforzato di dimostrare la equità di tali proposte ed il vantaggio per la Finlandia di acce,ttarle, onde facilitare le buone relazioni future fra i due Paesi.

« Noi siamo certi che i circoli dirigenti filnlandesi appvezzeranno debita~ mente l'importanza del rafforzamento delle relazioni amichevoli fra U.R.S.S. e Finlandia, e che gli uomini politici finlandesi non ·Si La·sceranno influenzare da qualche pressione antisovieUca o dalle istigazioni ai terzi».

Con quest'ultima frase Molotov ha avuto l'aria di dire che, lasciata a decidere da sola secondo i propri interessi, la Finlandia non avrebbe probabilmente trovato difficoltà ad accettare 1e ragionevoli proposte sovietiche, mentre le sue esitazioni ed i suoi rifiuti dovevano attribuirsi ad ingerenze straniere.

Parlando dei negoziati con la Finlandia, MoJ,otov ha ricordato il messaggio di Roosevelt a Kalinin per lanciare una frecciata contro il Presidente americano il quale mostrerebbe di preoccuparsi più della indipendenza della Finlandia che non di quella delle Filippine e di Cuba: (sic). Egli ha letto J.a risposta data da Kalinin a Roosevelt, accentuandone l'ultima parte:

«Contrariamente alle versioni tendenziose fatte circolare da chi eviden

temente non è interessato alla pace europea, l'unico scopo delle trattative è

quello di consolidare 1e relazioni fra U.R.S.S. ,e Finlandia e di rafforzare ila

collaborazione amichevole fra i due Paesi per la garanzia della lovo sicurezza».

Molotov ha concluso questa parte del discorso, pronunciato con un tono più

di peDsuasione che di minaccia, facendo appello alla « buona volontà » del

Governo finlandese.

Turchia. Le dichiarazioni relative alla Turchia hanno avuto un tono molto

meno ·cordiale.

Molotov ha premesso che l'U.R.S.S. non aveva mai chiesto alla Turchia

nè cessioni di ter:rttori nè moct:ifichie della Convenzione di Montreux. Aveva

semplicemente proposto un patto di mutua assistenza limitato alle regioni del

Mar Nero e degli Stretti. Tale patto doveva però fornire all'U.R.S.S. delle ga

ranzie su due punti: l) che non ne sarebbero derivate complicazioni e pericoli

di conflitto fra U.R.S.S. e Germania; 2) che la Turchia non avrebbe ,permesso

il passaggio nel Mar Nero, durante .la guerra, a flotte di Potenze non rivierasche.

È apparso evidente dalle dichiarazioni di Molotov che l'U.R.S.S., forse senza

chiedere esplicitamente alla Turchia di rompere gli accordi già parafati con

Inghtlterra e Francia, aveva offerto un patto redatto in modo tale da provocare

lo 'stesso risultato, data la impo&Sibilità per la Turchia di conciliare l'inconcilia

bile, :cioè un patto di mutua assist.enza con Inghilterra e FI1ancia, ed un patto

di mutua assistenza con -l'U.R.S.S. che escludesse qualsiasi possibilità di conflitto

con la Germania.

La Turchia -ha continuato Molotov -ha respinto le nostre due proposte,

ed 11 patto non ha potuto essere concluso. Anche se fallite, le trattative sono

però ·state utili, in quanto ci hanno lpermesso di chiarire l'attitudine del Governo

turco: in altre parole, di render:ci conto del suo giuoco.

«Nella attuale situazione internazionale è particolarmente importante di

conoscere il vero volto e la vera politica degli Stati, le relazioni coi quali hanno

per noi seria importanza. Nella politica della Turchia molte cose ci sono ora

diventate perfettamente chiare... ».

Passando ai patti conclusi dalla Turchia con Inghilterra e Francia, Molotov

osserva ·che H Governo tur.co ha preferito legare ,la propr~a sorte con quella di

un gruppo di Potenze belligeranti, già in guerra eon la Germania.

«Con ciò la Turchia ha abbandonato definitivamente la prudente politica

di neutralità ed è entrata nell'orbita della guerra europea in sviluppo. Di questo

si mostrano molto sodd~sfatte Inghilterrn e Francia, che cercano di trascinare

nella loro sfera di guerra il maggior numero possibile di Paesi neutrali. Se la

Turchia dovrà più tardi pentirsene, noi non vogliamo cercare di indovinarlo.

A noi resta soltanto da prendere nota di questi nuovi fattori della politica e·stera

del nostro vicino e seguire attentamente lo 'sviluppo degli avvenimenti».

Queste di-chiarazioni indubbiamente molto forti, specialmente quando si ricordino le ,consuete manifestazioni orali di amicizia turco-sovietica, hanno provocato nell'aula un forte movimento di 'sorpresa. Sono però state applaudite le dichiarazioni finali sulla Turchia quando Molotov ha riaffermato la propria «politica delle mani libere».

«Se la Turchia si è ora parzialmente legate le mani, accettando l'appog.gio, per essa rischioso, di una delle parti belHgeranti, 'VUOI dire che il Governo turco è conscio delle responsabilità che :si è assunto. Non è però questa la politica estera dell'U.R.S.S., che ha .già a.ssicurato non pochi successi. Anche nell'avvenire l'U.R.S.'S. intende avel'e 1e mani libere per poter condurre coerentemente la sua politica di neutralità, che le permetterà non solo di Hmitare l'estensione della guerra, ma anche di contribuire al rafforzamento delle correnti !favorevoli alla restaurazione della pace.

Noi siamo certi che la nostra instancabile politica di pace ha davanti a sè le migliori prospettive. Questa politica noi la faremo anche nelle regioni del Ma.r Nero, con la certezza di attenerne l'attuazione, come lo richiedono gli interessi dell'U.R.S.S. e degli altri Stati suoi amici».

GiaJJrPOne. Colle di-chiarazioni relative alle relazioni sovieto-giapponesi Molotov ha fatto a Tokio un chiaro invito ad un riavvicinamento. Dopo aver magnificato l'efficace aiuto militare prestato dall'U.R.S.S. alla Repubblica Popolare Mongola, sua protetta, quando questa è stata aggredita dal Giappone, Molotov ha dichiarato che la liquidazione del conflitto alla f:wntiera mongolo-mancese rappresentava « il primo passo verso un miglioramento delle relazioni sovietogiapponesi ». Ed ha proseguito:

« È ancora difficile dire in quale misura si possa sperare nel ·rapido svilwppo di tale tendenza (vel'iso il miglioramento), pe11chè non siamo ancora riusciti a chiarire quanto seriamente sia stato preparnto il terreno nei circoli giapponesi. Per parte nostra posso dire che noi considereremo positivamente eventuali proposte giapponesi, esaminandole dal punto di vista della nostra basilare posizione politica e del nostro interesse per la pace».

La parte conclusiva del dilscorso è stata dedicata alla questione del contrabbando di guerra. Molotov ha ripetuto i concetti sviluppati nella sua recente nota di risposta all'Inghilterra, insistendo sul carattere inumano del blocco che impedisce i rifornimenti degli articoli essenziali per la vita delle popolazioni civ!i!li. Ha finito con una seoonda frecdarta contro Roosevelt per la aboliz1one de]l'embargo «che potrà servire ad assicurnre lall"ghi profitti alla industria bellica americana », ma non certo a diminuire i maU della guerra o ad affrettarne la fine.

* * *

Non è facile tirare delle conclusioni positive da questo discorso perchè, pur contenendo interessanti dichiarazioni che lumeggiano retrospettivamente le fasi più recenti della politica estera sovietica, esso offre lscal'se indicazioni cil'ca le intenzioni dell'U.R.S.S. per il futuro.

Mo1otov ha affermato ripetutamente che l'U.R.S.S. vuole la pa·ce, che intende lavorare per la restaurazione della pace, che •continuerà a perseguire una politica pacifica. Egli ha poi ricordato la dichiarazione .sovietica di neutralità del 17 settembre, comunicata anche alla Francia ed all'InghilteNa. Ha con ciò voluto dire che l'U.R.S.S. si limiterà a dare alla Germania il proprio a[ppoggio diplomatko ai ·fini di una rapida conclusione della pace? Se così fosse, la dichiarazione tedesco-sovietica del 28 settembre, circa la « consultazione sulle misure necessarie» in caso di riliuto anglo-francese, assumerebbe una portata mo.Uo minore di quella che le era stata generalmente attribuita.

OSIS€rvo d'altra parte che questa Ambaisciata di Germania si è mostrata oltremodo .soddi,sfatta della parte del discorso concernente i rapporti tedescosovietici, e .che per espresso ol'dine di yon Ribbentrop l'Ambasciatore von Schulenburg prima del suo recente viaggio a Berlino si è .recato d:a Molotov per eSJPrimergli il compiacimento ed i ringrazi•amenti del Governo tedesco. Da ciò si dovrebbe inferire che Berlino si sente sicura -o per lo meno spera di poter contare -su una collaborazione attiva e su un aiuto positivo dell'U.R.S.S. per battere il blocco anglo-francese.

Ma quali sono i veri piani di Mosca? A questa domanda io non oso ancora dare una ris1posta categorica. Quello che credo però di .poter dire è che la neutralità proclamata da Molotov deve intendersi più che altro come «libertà di azione» e «libertà di manovra». Ho infatti la sensazione ·che, oggi, come ierri i dirigenti del Cremlino non vogliono ancora impegnarsi a fondo ed in modo deciso nell'attuale conflitto. Per essi la guerra fra Germania e blocco anglofrancese non è che una manifestazione della :crisi acuta in cui si dibatte il mondo capitalista europeo; ed è ovvio che nell'interesse della caUISa ·comunista, come pure nell'interesse di quello che si può oramai chiamare i·l « nazionalismo sovietico», essi devono augurarsi ·che la crisi si aggravi sempre più e sbocchi in una soluzione rivoluzionaria di carattere sodale ed internazionale, cioè nella rivolta del proletariato mondiale contro le odierne classi dirigenti dei Paesi capitaHsti.

Data questa premessa mi pare logico che il Governo dell'U.R.S.S., pur continuando a sfruttare la situazione favorevole iprocuratale ·con l'accordo con Berlino per tirarne i maggiori vantaggi possi-bili ai fini del !proprio rafforzamento militare e politico, intenda al tempo stesso conservare una piena libertà d'azione, riservandosi di dare alla Germania un aiuto più concreto soltanto quando e nella misura in cui lo giudicherà utille per raggiungere lo scopo ultimo dello sfacelo del mondo capitaHsta.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato. (3) -Non pubblicata.
86

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 9607/2001. Washington, 2 novembre 1939 (per. giorno 24). Telegramma di V. E. in data 31 ottobre u. s., n. 181 (1). È esatto •che dopo la .chiusura della Conferenza panameri.cana di Panamà il dott. Melo è venuto ·qui a Washington ove è stato rLcevuto dal Presddien1te Roosevelt e da vari alti funzionari americani. In quanto alle dichiarazioni attribuite al Presidente Roosevellt ed al Sottoseglietario di Stato signor Sumner Welles, tutto dò che si può ditre è che la grande ma•ggioranza degli americani, pur simpatizzando per gli alleati, non vuole assolutamente essere coinvolta nel conflitto europeo; ed in questo senso vi sono state ripetute dichiarazioni deUe maggiori !personalità politiche incominciando dal Presidente. Senonchè il sentimento di simpatia per gli anglo-francesi si accoppia, specie nel momento attuale, e particolarmente nel Middle West, ad un apatico d1sinteresse dovuto soprattutto al ristagno nelle azioni militari sul fronte occ1dentale ed anche ad un velato sospetto ·che, nonostante tutto, i belligeranti non si combattono sui serio. A questo proposito ha molta fortuna la frase dialettale « phony war » pronunciata, se non erro, dal Senatore Borah e che significa appunto una guerra avente qualcosa di strano e di irreale. Detto questo, è però da tener presente che un serio rovescio degli alleati, un'aggressione da parte della Germania o della Russia nei confronti degli Stati Scandinavi in special modo o dell'Olanda od anche del Belgio e della Svizzera, come pure l'intensificazione deLla campagna dei sottomarini con rileVianti perdite di privati dttadini potrebbe produrre un tale rivolgimento in questa opinione da ·costringere il Governo a rivedere la posizione presa.

(l) Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. da Lima del 30 ottobre, vedi D. 54.

87

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 209. Washington, 3 novembre 1939, ore 13,15 (per. ore 21,30). Came.ra Rappresentanrti ha votato i.,ert revoca embargo con maggioranza SUIPeriore a previsto. Ciò intenpretasi •come rafforzamento posizione Presidente e scacco isolazionisti avendo anche alcuni repubblicani votato per revoca. Notasi

tuttavia desi:derio ambienti governativi di non sottolineare vantaggi derivanti agli alleati da provvedimenti adottati.

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L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 810. Tokio, (l) 3 novembre 1939, ore 16 (per. giorno 4, ore 4,30). Minis:tero degli Affari E·steri prevede che costituzione nuovo Governo Centrale non farà subtto muta~r~e s~tuazione Cina perchè Wang-Ching-Weì non es1sendo un miJ.itare non avrà dalla sua generali Cina; si dovrà quindi fare principale affidamento ,sull'Esercito giapponese.

Si spera però nella sua .capacità per l'organizzazione civile. Comunicato anche Shanghai.

89

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 801. Tokio, 3 novembre 1939, ore 18 (per. giorno 4, ore 4,30). Questione relazioni con America è andata sempre più preoccupando Giappone in que-sti ultimi tempi. Se ne preoe<:upava già nei mesi scorsi e una fra le ragioni principali dell'opposizione al noto patto era stata convinzione di conseguenti rappresaglie economiche degli Stati Uniti d'America. Senonchè quantunque quel progetto non giungesse a conclusione animosità americana lungi diminuire si accrebbe in seguito e portò alla denunzia del trattato di commercio. Decisione di Washington cagionò profonda impressione ed aumentò di molto preoccupazioni di Tokio a causa della .sua sent>re crescente necessità del mercato americano. Tali preoccupazioni si sono recentemente anche più rafforzate in seguito all discorso tenuto pochi giorni fa dall'Ambasciatore degli Stati Uniti di ritorno dal congedo e agli spostamenti della flotta americana. I quattro mesi ·che mancano per la scadenza del trattato sono breve tempo per lentezza giapponese nel negoziare e deci:dere, ma pur non ·si vede ancora

principio di accordo anche se solo di massima. Vi è 1stata qualche conversazione segreta fra Ministro degli Affari Esteri e Ambasciatore degli Stati Uniti nella

s -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

quale questi si è lamentato per i suoi ripetuti reclami ancora tutti pendenti e quegli per aiuti americani a Chiang-Kai-Shek. Ambasciatore li ha giustificati con inesistenza dichiarazione di guerra e Ministro ha replicato che simile giustificazione aveva sempUce va,Jore formale. Il presente continua col numero successivo (1).

(l) Questo telegramma fu trasmesso via Pechino.

90

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 804. Tokio, 3 novembre 1939, ore 18 (per. giorno 4, ore 4,30).

Si smentiscono voci inizio trattative ufficiali sia con America sia con Inghilterra e si assicura che per ora non si possono iniziare.

91

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGU ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 808. Tokio, 3 novembre 1939, ore 18 (per. giorno 4, ore 4,30).

Questo Ministro degli Affari Esteri ha dichiarato che esso non domanda

subordinare a suo ritiro inizio dei negoziati pace (2).

In seguito dò ha conferito membri del Governo e stabilito con essi opporsi

a qualsiasi tentativo apertura negoziati. Come conseguenza GiéliPpone ha deciso

mettere da parte qualsiasi idea di trattative anche per mezzo di terze Potenze

e di inviare subito polizia nella zona sotto il suo dominio anche nella speranza

di I"afrorza11e così la posi12:d.one di Wan.g-Chin1g-Wei.

Secondo notizie qui giunte trattative Kuomintang e Partito comunista cinC'se

diventano sempre più difficili.

92

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 809. Tokio, (3) 3 novembre 1939, ore 18 (per. giorno 4, ore 4,30).

Informazioni dJL quesito Miln:is'tero Affairi Esiterli: ;proseguono negoziati a Mosca per delimitazione della frontiera. Ciroa altre questioni in sospeso si attende colà che iniziativa :sia presa da Tokio e quindi nuovo Ambasciatore dell'U.R.S.S. che è per arrivare non porterà alcuna proposta.

Governo giapponese chiederà sia messa fine agli aiuti a Chiang-Kai-Shek. Se tale iProposta fosse accolta gli accordi fra i due paesi potrebbero avere maggiori sviluppi. Senonchè si è per ora 'Convinti attività sovietica in Cina sia cresciuta. Inghilterra si adopera molto per dare alla sua politica irriducibile carat

tere anti-russo.

vembre, vedi D. 101.

(l) Anzichè col numero successivo questo telegramma continua col n. 813 del 4 no

(2) -Sic. Evidentemente la negazione va soppressa. (3) -Questo telegramma fu trasmesso via Pechino.
93

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 246. Mosca, 3 novembre 1939, ore 19,55 (per. ore 21,30).

Negoziati sovietico-<finlandesi vengono ripresi questa sera in un'atmosfera di tensione. Dichiarazioni fatte da Ministro degli Affari Esteri finlandese in risposta al discorso Molotov ·sono oggetto a,spre critiche da stampa sovietica la quale accusa dirigenti finLandesi di assumere attitudine tracotanza per effetto di pressioni straniere in senso anti-sovietico. Odierno articolo Pravda contiene frase di aperta minaccia. Pubblicità data alla questione controversa della baJS•e navale rende molto difficile compromesso.

94

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 262. Sofia, 3 novembre 1939, ore 20,;45 (per. giorno 4, ore 6).

Telegramma per corriere di V. E. n. 25369 (1).

Presidente Consiglio dei Ministri mi ha dichiarato stamane che nonostante voci corse insistentemente anche nella stampa proposte Romania sistemazione problema dobrugiano, egli non ha alcuna indicazione da parte romena nè crede ve ne sia possibilità.

Mi ha riconfermato Bulgaria non prenderà in alcun caso iniziative atte turbare pa,ce balcanica tanto più ritenendo che da parte turca se ne fosse attesa eventualità per giustificare azione antibulgara. Mi si è detto soddisfatto dichiarazione italo-ellenica che a suo giudizio indebolisce posizioni anglo-fr:anco-turche sud-oriente europeo.

Insiste su ammontare concentramenti russi frontiera Bessarabia indicatimi

come da mio rapporto n. 251 (2).

95

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 942. Berlino, 3 novembre 1939, ore 20,55.

Nei riguardi della notizia data oggi dalla radio britannica circa un probabile prossimo viaggio del Maresciallo Goering a Roma, ho ritenuto opportuno chiedere a questo Ministero degli Affari Esteri cosa vi fosse di vero. Il Capo Gabinetto del Ministro ha risposto di nulla conoscere ai riguardo e si è rilservato di assumere le necessarie notizie. Fino a questo momento, però egJ.i non mi hìa dato alcuna altra informazione.

(l) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. 226 da Mosca del 23 ottobre 1939, vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, D. 859. (2) -Vedi D. 10, che è un telegramma e non un rapporto.
96

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI

T. 26142 P. R./275. Roma, 3 novemb1·e 1939, ore 21,30.

Anche in relazione Vostro 0238 {l) pregovi riferire diffusamente tutto quanto vi risulti circa situazione interna, in Germania, con particolare riguardo Austria e Protettorato, nonchè nei territori polacchi occupati.

97

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 165. Berlino, 3 novembre 1939 (per. giorno 4).

Telegramma di V. E. n. 469 del 31 u. s. (2).

Secondo mi è dato a11guire sia dalla ultima conversazione avuta con Ribbentrop, sia da quanto mi ha detto il Ministro Schmidt suo Capo di Gabinetto, le relazioni con la Russia si sviluppano normalmente e con piena soddisfazione tedesca. Sembra che da parte sovietica si faccia veramente di tutto per venire incontro ai desideri tedeschi e che lo spirito che anima le negozLazioni in corso sia dei più cordiali.

Nel campo commerciale si è già raggiunto il massimo già toccato nei periodi anteriori di maggiore svilUIPPO e cioè un ammontare di scambi rper drca l miliardo dL marchi (Goring aveva detto a Teucci addirittura 2).

Non :pare però che-almeno per il momento -d si debba attendere a ulteriori sviluppi di carattere politico e soprattutto alla conc1us,ione di una vera e propria alleanza militare.

Si fa peraltro reciproco assegnamento so,pra un parallelismo cosi di interessi come di azione che valga praticamente una alleanza.

98

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 155. Atene, 3 novembre 1939 (per. giorno 4).

Questo Sotto-Segretario Permanente agli Affari Esteri, signor Mavrudis, è venuto stamane personalmente in Legazione, !per e!Wrimermi, a nome del Presidente Metaxas, il coml:piacimento del Governo greco per lo scambio di note che, secondo quanto egli mi ha detto, «apre un nuovo :periodo nella storia dei rapporti itaJo-greci ~.

Mi hanno anche fatto visita, per esprimermi le loro felicitazioni, i Ministri del Belgio e di Ungheria.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 59.
99

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

(Pubbl. RAFFAELE GUARIGLIA, Ricordi, pag. 438, Napoli, E.S.I., 1950) TELESPR. 6760/3049. Parigi, 3 novembre 1939.

Mi rifer1sco al telespresso ministeriale n. 236543/C dei 22 ottobre u. s. (1).

Come vi telegrafai il 12 settembre scorso col mio n. 246 (2) si pensò in un primo momento di nominare il Maresciallo Pétain Ministro della Guerra, ma la cosa non ebbe seguito per ragioni di politica interna, per una situazione imbarazzante che ne sarebbe derivata coi Capo dell'esercito Generale Gamelin ed infine per il fatto che il Maresciallo Pétain giustamente pensa che il prolungarsi della guerra attuale non conviene alla Francia anche se questa riuscisse in definitiva vittoriosa.

Ora il rimaneggiamento del Gabinetto Daladier ebbe appunto per scopo di condurre la guerra con energia e di predisporre tutti i mezzi adatti a sostenerla per un periodo lungo secondo Ie teorie inglesi.

Si trattò di un colpo di arresto che il Governo ritenne di dover dare aJtlo sviluppo che stavano prendendo le correnti pacifiste specie :nel Parlamento e negli altri ambienti politici. E poichè ora Daladier è riuscito a far intonare il coro del « jusqu'au bout », il Maresciallo Pétain non troverebbe attualmente in Francia un 'posto adatto alla sua personalità .

Mi pare più iprobabHe quindi che egli continuerà a restare in !spagna, dove potrà rendere al suo Paese altri importanti servigi. Ma non è azzardato dire che il giorno in cui 1a Francia sentirà, o per amore

o per forza, il bisogno di cessare la guerra, al Maresciallo Pétain dovrà ricorrere se vorrà evitare quello scoppio delle diverse animosità politiche e m1litari che potrà manifestarsi intorno ail.l'idea o al fatto della pace.

L'eroe di Verdun appare oggi in realtà l'unico uomo che gode ancora in questo Paese di a·bbastanza prestigio per potersi elevare al di sopra dei politici e dei militari, e dare al popolo la sensazione che le sue eventuali decisioni sarebbero ispirate unicamente dalla comprensione degli interessi supremi della Francia. L'ora di Pétain non è ancora scoccata e, nella preGente fase della guerra parolaia, è difficile dire se e quando potirà scoccare (3).

100

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 8468/2790. Berlino, 3 novembre 1939.

Come preannundai a V. E. con mio rappoll'to n. 8362,/2·745 del 1° corrente (4), vidi ieri Ribbentrop, che mi intrattenne a lungo di vari argomenti di cui riferisco separatamente (5).

Per quanto riguarda la situazione generale, egli non mi disse assolutamente nulla di nuovo, J.imitandosi a confermare quanto aveva più o meno già detto col suo discorso di Danzica e che per brevità non ripeto.

Egli ha aggiunto che, evidentemente, nella situazione non rimane che un solo mezzo per arrivare alla pace e cioè la guerra... ; 'che questa sarà fatta sfruttando le « eccezionali » possibilità di cui dispone la Germania, la quale si trova ora, per far fronte alJ.'Inghilterra, nelle condizioni più favorevoli che si possano immaginare. Se uno-mi ha detto testualmente Ribbentrop -si fosse messo a tavolino per studiare quale avr·ebbe potuto essere la ·COmbinazione politica ed economica più favorevole per la Germania, non ne avrebbe potuto escogitare una migliore dell'attuale.

Il .gesto di pace del FUhrer non era -come è 1s·tato •interpretato dai disfattisti -un segno di debolezza. Tanto è vero che se -adesso che Chamberlain ha rifiutato ~la mano che 11 FUhrer gli ha tesa -l'Inghilterra chiedesse essa la pace, non l'avrebbe. È la Germania e non l'Inghilterra che vuole ormai esser «garantita» contro la ricorrenza di illecite intromissioni inglesi. L'Inghilterra deve una volta per sempre persuadersi di non poter più imporre la sua volontà alla Germania.

Quanto ai tentativi per separa.re i Tedeschi dal Flihrer ·essi sono fanciuJ.leschi. Tutti gli 80 milioni di Tedeschi formano un solo bloceo ai servizi del loro FUhrer e sono pronti anche ad una guerra di 10 anni. I rifornimenti per una guerra anche lunghissima sono ,assicurati.

A ~a,rte tutto questo, che m;pp~ese,nta i:l cliché di rì,to delle conversazioni

Ribbe~kop, rianarrebbe a:ssodato che ila Germania !intende fare la guerra. Sta in

fatto però che finora -sia per ragioni atmosferiche .che per altre ragioni -non

se ne vedono i segni. Persino nel campo aereo-navale, :che rsembrava il più indi

cato ad operazioni immediate e in grande stiJ.e, proprio oggi l'Addetto Navale

mi informa ad es. che sono state date rigorose istruzioni alle forze aeree di

limitare gli attacchi ai convogli mercantili ad a.zioni non suscettibili di produrre

danni a persone.

Comunque, per terminare il quadro delle prospettive tedesche, aggiungerò

risultarmi da buona fonte che i Tedeschi si attendono, quando .che sia:

a) di potere •con le armi « speciali » di cui dispongono sfondare Ja linea

Maginot;

b) una volta sfondata la llinea Maginot, di arrivare in una settimana

a Parigi;

c) una volta arrivati a Parirgi, offrire una pace talmente generosa da

costringere gli avversari -almeno i Francesi ad accettarla.

(l) -Non rintracciato. (2) -Non pubblicato. (3) -Il contenuto di questo telespresso venne comunicato da Attolico a Veizsiicker il 16 novembre 1939. Vedi Documents on German Foreign Policy, 1918-1945 cit., Series D, VIII, D. 363. (4) -Non pubblicato. (5) -Vedi D. 106.
101

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T 813. Tokio, 4 novembre 1939, ore 8 (per. ore 17,30). Il presente telegramma fa seguito al n. 801 (1).

È proba.bile che molti soprusi e danni a cittadini e beni americani vi siano stati e basta pensare a continue difficoltà che ci sono fatte per nostre compagnie

di navigazione Shanghai, malgrado si tratti di un interesse minimo di fronte agH americani, e malgrado Italia abbia sempre qui, fra civHi e militari, la migliore (pOsizione morale fra tutte J.e grandi Potenze. E che soprusi e danni soff,erti dagli interessati e notizia avutane da opinione ;pubbUca americana abbiano molto contribuito a far sì che Giappone vi sia oggi considerato come nemico numero due è credibile. Tuttavia mi sembra che ciò non basti spiegare, checchè dica Ambasciatore degli Stati Uniti, presente contegno Washington. Vi sono ragioni di tradizione storica, di sentimenti e di 'concezione democratica per iLe quali America è contro GiaJPIPone. E vi sono ragioni politiche. lo credo che w,ashington tema che Tokio voglia valersi deHa presente situazione internazionale per prendere decisione che significherebbe fine in Estremo Oriente del prestigio non solo americano, ma anche anglo-sassone. Meno che mai Roosevelt e 1sua amministrazione devono in questo momento essere d1sposti a ciò. In tale stato di ,cose rinnovamento trattato di 'Commercio appare difficile. Quale che possa essere torto Giappone verso Stati Uniti America esso ha :sostenuto in Cina una guerra che gli è costata diecine di migliaia di vite e continua a costargli miltoni.

Non sembra quindi ammissibile 'sia disposto riconoscere trattato di Washington e validità trattato nove Potenze e di intendersi con suoi firmatari per ottenere qualche più o meno piccolo vantaggio. Nel turbamento e smarrimento in cui si trovano i giapponesi, così facili a turbarsi e smarrirsi, vi è ,chi dice che una offerta ad America di !far da mediatrice con Chiang-Kai-Shek potrebbe migliorare relazioni con Washington e agevolare rinnovamento trattato.

Frattanto rperò ,così nell'opinione pubblica giapponese come nell'Ambasciata degli Stati Uniti vi è molto pessimismo.

Ambasciata aggiunge che America non ha bisogno del mercato giapponese disponendo di altri sbocchi. Conviene d'altra parte tenere presente che fra cause sopravvenute nelle trattative con Russia, vi è oltre a queiJ.la della sua politica verso Chiang-Kai-Shek anche timore peggiorare ancora di più relazioni con

S.U.A.. Ma se Giappone dovesse perdere ogni srperanza di intesa con America potrebbe riprendere in esame utilmente suo avvicinamento ai Sovieti. Shirtatori intanto, ~che alcuni predicono futuro Ministro Esteri, continua a dichiararsi sostenitore patto di non a,g,gress'ione.

(l) Vedi D. 89.

102

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 177. Copenaghen, 4 novembre 1939, ol!"e 13,49 (per. ore 15,50). Miei telegrammi nn. 174 e 176 (1). Da quanto Segretario Generale Ministero Affari Esteri e Ministro di Svezia

mi dicono deduco che Finlandia offra Russia base navale di un'isola vicina in cambio penisola Rango.

(l) Vedi D. D. 62 e 63.

103

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 249. Mosca, 4 novembre 1939, ore 21 (per. giorno 5, ore 2,30).

Mio telegramma n. 248 (1). Ministro di Finlandia è venuto vedermi oggi e mi ha messo al corrente situazione riguardante negoziati sovietico-finlandesi.

Mi ha confermato che nella riunione di ieri al Kremlino ('alla quale Stalin non era presente) Molotov ha insistito sulla richiesta delle basi navali di Hango e che Delegazione finlandese ha ripetuto suo rifiuto. Rottura dei negoziati sembrava quindi imminente. Senonchè questo pomeriggio Molotov ha invitato Delegazione ad un nuovo colloquio alle ore 18.

In via confidenziale Ministro finlandese mi ha detto che suo Governo non

esclude possibilità offrire in affitto all'U.R.S.S. in luo.go porto di Hango una delle

isole finlandesi che si trovano all'entrata del golfo Finlandia. Combinazione di

compromesso sarebbe quindi ancora possibile, purchè U.R.S.S. non insistesse per

base navale sulle coste finlandesi.

Circa rettifi..ca di frontiera nell'Istmo di Carelia si tratterebbe trasportare frontiera a circa 60 chilometri da Leningrado.

Qualora si verificasse rottura dei negoziati Ministro di Finlandia non (dico non) crede U.R.S.S. oserebbe assumersi responsabilità di una aggressione armata. Però egli si preoccupa molto di una prolungata tensione dei rapporti anche senza guerra. In conclusione mio coUega finlandese .spera ancora in una soluzione pacifica; conta per questo sull'interesse sovietico di evitare nuovo insuccesso diplomatico dopo il fallimento negoziati con Turchia.

104

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 8491/2796. Berlino, 4 novembre 1939 (per. giorno 6).

Come ho fatto notare nel mio telegramma odierno n. 943 (2), la stampa tedesca ha dato stamane solo brevemente notizia della ripresa deLLe trattative finno-sovietiche a Mosca, mentre non ha riferito l'energico articolo della Pravda che prendeva severamente posizione nei riguardi della Finlandia e paragonava la situazione in cui essa si è m~ssa, a queLla della Polonia di fronte alie richieste tedesche.

Questo atteggiamento della stampa tedesca è sintomatico. Esso dimootra l'imbarazzo in cui si trova il Governo del Reich per spiegare la condizione deLla Finlandia davanti alla rpressione russa. Per venti anni la Germani:a aveva svolto verso la Finlandia una politica di sincera amicizia, conquistando in quel paese forti posizioni CUilturali e una salda siffiipatia. L'opinione pubblica tedesca non potrebbe non provare intimamente un senso di disagio di fronte al destino

che è riservato ora alla Finlandia e che è stato provocato o accelerato dalla Germania stessa.

Anche se tl Governo del Reich ha fatto qUJalche tiepida rac·comandazione a Mosca perchè non si calchi troppo la mano nelle esigenze verso J.a Finlandia, è certo che esso non potrebbe giusti-ficarsi davanti al paese per avere aperto il disco alla Russia per questa campagna di sopraffazione dell'indipendenza di piccoli Stati, iniziatasi verso i paesi baltici e che prosegue ora verso quelli scandinavi.

Si ·cerca così con il si.lenzio di attenuare nei riguardi della sensibilità popolare tedesca il dramma della Finlandia, nella speranza che esso possa risolversi senza spargimento di sangue.

Il rimpatrio dei tedeschi dai paesi baltrci, dove per secoli avevano portato la cavalleria militare e la cultura germaniche, è profondamente ·compreso dal popolo come un tributo non Heve pagato all'amicizi,a ~sovietica. Le pretese russe anche verso la Finlandia accrescono l'impressione di malessere e ci si aspetta almeno che l'appoggio russo corrisponda a tutte le concessioni che il germanesimo ha dovuto e deve fare a Mosca (1).

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato.
105

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 8499/2802. BerLino, 4 novembre 1939 (per. giorno 7).

Con evidente interesse e simpatia nonchè ·con notevole rilievo la stampa tedesca si è occupata negli ,scorsi due giorni dello 'scambio di note intervenuto tra l'Italia e la Grecia.

In una informazione del D.N.B. destinata al·la stampa estera si è avuta anche una presa di posizione ufficiosa al riguardo. Tale informazione dice che nei circoli politici tedeschi si ha la ma,ssima comprensione per ~e aspirazioni sulle quali si basa lo scambio di note stesso. Aggiunge che tale comprensione non dipende soltanto dal fatto che è annun'Ciata una intensificazione dei rapporti tra due Stati, uno dei quali, l'Italia, è intimamente legato aUa Germania, e l'altro, la Greda, da anni si trova in relazione di amicizia col Reich, ma anche dal significato ~ciale che a Berlino, nel momento attuale, si crede di poter attribuire a quello scambio di note. Tale significato -dice -è evidente dopo la conclusione del patto anglo-franco-turco, il quale, in corrispondenza delle aspirazioni inglesi dirette ad ampliare il teatro della guerra e, secondo le ·parole del Times, circa «nuove basi di operazioni», •Cercava di fare apparire la Grecia come minacciata. La forma che prendono i rapporti italo-greci, continua la nota ufficiosa, dimostra al ·Contrario che la storia di una minacda contro la Grecia non era che un pretesto del quale voleva servirsi J.'Inghilter11a per giungere alla constatazione di una minaccia ~contro tutta la zona sud-orientale. Lo scambio di note italo-greco, termina, è una risposta adeguata a quelle manovre.

Un commento della Frankfurter Zeitung, intitolato «La politica di pa·ce di Mussolini », ~ileva poi che da questo scambio di note viene ad essere ancor più svalutato il patto anglo-franco-turco, il quale aveva già perduto gran parte del suo vailore mediante il protocollo addizionale riguardante la RuSISia. L'articolo afferma ·che il grande scopo che si prefigge Mussolini ed al quale già prima erano state dirette le sue azioni per riconciliare Ja Romania e l'Ungheria e sopprimere altri punti pericolosi dei Balcani, corrisponde precisamente agli interessi collegati dalJ'Asse Roma-Berlino. Osserva che, mentre le potenze oc-cidentali, sotto la direzione del partito ingle'se deLla guerra mirano ad ampHare le zone di guerra, a soffiare nel fuoco di vec·chi focolari di conflitto ed a crearne di nuovi, Mussolini, d'accordo con la Germania, rafforza :nell'Europa sud-ortentale, secondo piani facilmente riconoscibili, tutte quelle .energie che vogJiono difendersi dal pericolo di essere attirate nella gue.rra e sanno che i loro interessi hanno la migliore delJe garanzie in uno sviluppo pacifico.

(l) Questo documento porta il visto di Mussolini.

106

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. STRETTAMENTE P. 8501. Berlino, 4 novembre 1939.

Come Ti ho comunicato in via ufficiale (l) ho visto l'altro ·ieri, a lungo, von Ribbentrop.

Egli, dopo aver trattato varie questioni relative alla situazione e alla politica attuale deLla Germania, è ritornato sull'argomento dell'atteggiamento dell'Italia nel periodo culminante della crisi. E qui ha insistito in modo particolare sul fatto che, secondo lui, l'atteggiamento interventista dell'Inghilterra sarebbe stato influenzato, al momento decisivo, dalla conoscenza della neutralità dell'Italia. Argomento questo, come sai, non nuovo, e ·che era già apparso così nelle (~OnV'e:rsaz1oni di Gèiriin:g .come in quelle. stesis.e del Fiihrer (2).

Evidentemente, nel crollo di tutte le sue previsioni circa la possibilità per la Germania di .compiere la sua spedizione punitiva in Polonia senza esporsi ad una ·conflagrazione mondiale, egli insiste a voler trovare deHe scusanti di fronte a sè stesso.

NeLla conversazione non è mancato anche qualche accenno nei riguardi di qualche mio atteggiamento di Ambasciatore specie a proposito della nota domanda da me fatta per i rifomimenti di cui alla I1sta inclusa nel famoso messaggio del Duce in data 26 agosto. Egli sembra inoltre dominato dalla preoccupazione -ch'io .gli ho .completamente dissipata -che l'Ambasciata possa dipingere a Roma la Germania come militarmente e moralmente «debole».

La conversazione si è però svolta in un tono assolutamente amichevole e cameratesco (egli mi aveva invitato a prendere il ·tè) e si è chiusa ottimamente e ·colla consueta promessa di non dirne nien:te a nessuno. ParLando, ho avuto proprio l'impr.essione di trovarmi di fronte ad un uomo soggetto ad un vero e proprio travaglio di coscienza.

Ti prego di considerare la presente come assolutamente personale. Che anzi, spero che in avvenire mi permetterai di rabbondare in lettere di carattere per:soniùe e quindi di sicura riservatezza, data la netta impressione da me ricevuta che RLbbentrop abbia avuto «vento » di qu:alcuna delle opinioni da me espresse. EgJ.i dove\71a ad es. aver certamente saputo qualcosa delle critiche al suo discorso di Danzica (ed io non ho voluto negarle) perchè me ne ha parlato apertamente e con precisi dettagli. Non so come -a parte il mio telegramma riservato (l) -il mio ra'Pporto sul discorso idi Danzica (2) era stato indirizzato anche al Ministero della Cultura Popolare.

Aggiungo, prima di .chiudere, •Che la vis~ta Mackensen non sembra aver avuto speciali motivi all'infuori di quello generale informativo (Ribbentrop non aveva potuto parlare a lungo con Mackensen l'ultima volta) sulla situazione italiana e sui propositi del Duce. Mackensen ha rassicurato completamente Ribbentrop, dicendo essere convinto che il Duce non desidera che di mettersi in grado di schierarsi attivamente, vale a dire milttarmente, a fianco del Fiihrer. Richiesto di quanto tempo ,l'Italia avrebbe avuto bisogno per questo, Mackensen ha risposto indLcando un minimo di sei o sette mesi.

Naturalmente, anche questo, Ti prego di ufficialmente «ignorare».

(l) -Vedi D. 100. (2) -Sull'originale, al lato di questo periodo, Mussolini ha annotato: « chiarire». Un'altra mano, forse di Ciano, ha aggiunto in testa al primo foglio la seguente postilla: c Telegrafaread Attolico di parlare con Ribbentrop e smentire •.
107

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 3988/1702. Bucarest, 4 novembre 1939 (per. giorno 9).

Il comunicato dell'Agenzia Tass di cui al mio telegramma stampa n. 796 riprodotto da tutta la stampa romena è stato in questi ambienti politici favorevolmente commentato come manifestazione di assenza di intenzioni aggressive da parte della Russia Sovietica.

D'<lli.tra parte invece il discorso di Molotov, con l'assoluta mancanza di quaLsiasi accenno alla Romania, ha qui avuto una eco sfavorevole interpretandosi questo silenzio come piuttosto minacrcioso.

Infine -incredibile ma vero e segno della ~persensibilità di questi ambienti -perfino le panzane lanciate dalla stampa democratica intemazionale, raccolte qui solo da qualche giornaletto particolarmente vicino all'Ambasciata di Francia qua·le l'Independance roumaine o ancora tendenzialmente filodemocratico come il Jurnaluh, che il cambiamento della guardia a:vvenuto a Roma •sign1ficasse l'inizio di una nuova politica italiana decisamente ed attivamente filofrancese, hanno destato sensazione in qualche circolo bucarestino risollevando le speranze dei più ·irrriducibili filointesisti.

Questa bolla di sa!Pone si è naturalmente subito sva\l)orata e con essa la nuova illusione. Rilevo però che tra una notizia vera ed una falsa, una interpretazione esatta ed una fantastica, l'opinione pubblica della capitale sempre proclive all'ottimismo, ·comincia pian piano a pensare che nulla accadrà di

grave neppure sulla frontiera del Prut e che infine, anche se cw avvenisse, la Romania potrà resistere come sta facendo in questi giorni la qui molto ammirata Finlandia.

Tuttavia mi si dice che neJle campagne ove la popolazione vive assai meno bene che nelle città a causa delle requisizioni di bestiame e di mezzi di trasporto, deLla mancanza di braccia a causa della mobilitazione, e dell'esorbitante rincaro dei generi di prima necessità, una insinuante propaganda filobolscevica stia penetrando con un certo successo ad onta che i contadini siano proprietari.

A ciò forse contribuisce anche un poco lo Sltrascico di odio e di livore rimasti dopo la recente feroce repressione delle Guardie di Ferro. Non mancherò di tenere al corrente V. E. sugli sviluppi della situazione.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 14.
108

L'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 5916. Madrid, 4 novembre 1939 (per. giorno 12).

Il Ministro Serrano Sufier mi ha pregato di farVi conoscere che il ,commento ai recenti mutamenti ministeriali italiani pubblicato sull'A B C del 3 corrente dal noto giornalista Manuel Aznar, e di cui allego copia (1), è stato da lui personalmente ispirato. E.gli mi ha pregato altresì di informarVi che « continua· e continuerà » a lavorare per rafforzare sempre più le cordiali relazioni 1talo-spagnuole e per dare allo Stato spagnuolo una base e una struttura essenzialmente falangista e ispirata alle istituzioni fasciste: non mi ha nascosto che in tale sua opera egli incontra remore e difficoltà nelle vecchie classi dirigenti, i cui esponenti sono tuttora in grado di esercitare notevole influenza attraverso la burocrazia, la finanza e l'industria; egli conta tuttavia sui giovani coi quali confida di potere a poco a poco sostituire tutti i residui del passato per ,creare la nuova Spagna.

Mi ha infine accennato, perchè lo riferisca a Voi, alle vive preoccupazioni che desta in questo Paese e nello Sltesso Governo del Generalissimo l'avvicinamento russo-germanico, e alla speranza ,che poS1sa un giorno costituirsi in Europa, con una Francia rinnovata, una stretta intesa tra i Paesi latini e cattolici (2).

109

IL MINISTRO A KAUNAS, CASSINIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2184/460. Kaunas, 4 novembre 1939 (per. giorno 22).

Stamane ,col cerimoniale d'uso ho presentato al Presidente Smetona le mie lettere credenziali e quelie di richiamo del mio ,predecessore. Qui unito trasmetto i testi dei discorsi scambiati in questa cilrcostanza (3).

Dopo la lettura delle allocuzioni il si·gnor Smetona mi ha trattenuto in c'ordiale colloquio, parlandomi in termini generali dell'attuale situazione europea e felicitandosi del fatto che ltalia e Lituania non essendo implicate nella guerra, potranno ancor meg.lio ·Consolidare loro ottimi rapporti.

Inoltre, parlando degli scambi commevcia1i, ha mostrato una certa preoccupazione per le difficoltà che ·la Lituania incontra relativamente ai suoi rifornimenti, difficoltà che potrebbero presto aumentare coll'intensificarsi delle azioni

belliche. Il Ministro Urbsys, venuto a restituirmi la visita a nome del Presidente nel pome.riggio, fu più espansivo e mi t:r~atteggiò spontaneamente le ulUme fasi della politica lituana.

Per quanto riguarda il recente patto coLl'U.R.S.S. non mi nascose di aver incontrato notevoli difficoltà a Mosca per far inserire in un articolo del patto 11 principio della non ingerenza negli affari interni dei rispettivi paesi, ma soggiunse ·che non è possibile fare ancora previsioni sul modo come i Sovieti appHche11anno tale impegno. Comunque egli spera che venga rispettato lo spirito e J.a lettera del tmttato pur riconoscendo che ormai la sovranità della Lituania

è compromessa.

Mi accennò quindi alle conversazioni avute mesi or sono con von RibbentrO(p all'epoca deLla cessione di Memel, ma a questo :proposito mi specificò che considera la questione ·completamente liquLdata, anche se rimangono tuttora da definire alcune pendenze per i beni e per il soggiorno della popolazione.

Ciò che invece tiene oggi il signor Urbsys in soprapensiero è l'incertezza nell'esito delle trattative tra l'U.R.S.S. e la Finlandia, per le imprevedibili ripercussioni che possono derivare nei riguardi della Lituania.

Passando poi a parlare della situazione politico-economica del Distretto di Vilna, il mLnistro mi ha segnalato che alcuni recentissimi provvedimenti in materia valutaria erano stati presi di buon grado dal Governo Utuano per facilitare alla popolazione locale i mezzi di :sussistenza. I Polacchi avrebbero così beneficiato di un ·cambio molto più favorevole di quello ufficiale.

Infine questo Ministro de.gli Affari Esteri mi ha accennato con ben comprensibile amarezza, ad alcuni apprezzamenti che avrebbe udito tempo fa in ambienti politici francesi secondo i quali, nel nuovo orientamento internazionale, i piccoli paesi -come la Lituania -sono destinati a scomparire.

Ho lasciato parlare il signor Urbsys !imitandomi a rivolgergli, al termine del colloquio, alcune frasi ,generiche di cortesia, anche per ringraziarlo della buona accoglienza fattami dal Presidente e dal Governo Lituano.

(l) -Non pubblicata. (2) -L'originale porta il visto di Mussolini. (3) -Non rintracciati.
110

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 251. Mosca, 5 novembre 1939, ore 14,04 (per. ore 16). Giornali pubblicano oggi consueti c motti » per anniversario della rivolu

zione del 7 novembre. Confrontandoli con queJ.li dell'anno scorso si rileva seguente differenza:

l) parlasi di lottare contro capitalismo ma non più contro il fascismo; 2) sono omesse solite menzioni alla « aggressione fascista »; 3) non si fa più parola di appoggi al fronte popolare.

111

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 211. Washington, 5 novembre 1939, ore 17,58 (per. giorno 6, ore 6).

Con Stefani Speciacle n. 404 sono stra.t,i comun:ka,ti JimJiti, dettag:Li e modalità applicazione legge neutralità secondo testo definitivo approvato dal Congresso e resa esecutiva con l'atto presidenziale di ieri.

Per quanto concerne zona Mediterraneo, mentre rimangono esclusi da accesso a navi amerkane poTti di paesi belligeranti, sono dichiarati aperti tutti i porti neutrali del Mediterraneo e del Mar Nero.

Tale disposizione, che 'contrasta con alcune precise proposte restrittive che erano state avanzate autorevolmente da varie parti tanto ·in Senato quanto Camera Rappresentanti, viene interpretata come soddisfazione data agli in.teressi industria armatoriale, che in fondo è stata contraria alle limitazioni per zone belligeranti, ed al tempo stesso come incoraggiante i paesi neutrali con spedale riguardo all'Italia.

Non si deve escludere che, neH'adozione disposizione predetta, alla quale la stessa amministrazione ha finito per aderire, abbia influito anche la considerazione di lasciare aperti i mercati europei al commercio americano attraverso l'Italia.

112

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, A TUTTI I CAPI-MISSIONE

T. CIRCOLARE 26249 P. R. Roma, 5 novembre 1939, ore 18,40.

Comunico, per Oipportuna norma, ·che l'atteggiamento delle Autorità italiane nella questione del •contrabbam.d'o di .guerra dovrà ispiravsi ai principi di diritto internazionale seguenti:

l) La bandiera italiana copre le merci dei belligeranti; 2) La cattura di merci di contrabbando assoluto è possibile solo ove risulti la loro destinazione al nemico del catturante; 3) Per quello che concerne le merci di contrabbando condizionale, la loro ~confisca è possibile soltanto se risulta che esse sono dirette a forz.e armate

o a publiche amministrazioni del nemico. Dovranno essere immediatamente segnalate a questo R. Ministero le violazioni dei principi suddetti da parte dei belligeranti. V. E. vorrà impartire opportune istruzioni ai dilpendenti RR. Uffici aventi circoscrizione marittima.

113

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 631. Londra, 6 novembre 1939, ore 1,32 (per. ore 3,20).

Questo Ministero Guertra Ecunormiilca mi ha comunicato testo di una nuova ordinanza pubbli:cata 2 novembre che stabilisce, salvo determinate eccezioni, obbUgo per merci esportate in Inghilterra da aJ:cuni Paesi neutral,i, Italia compresa, di essere a~ccompagnate da certificato d'origine firmato da un rappresentante ,consolare bmtannLco, e dal qual'e 1r~srultt dlie me11ci in questione non contengono oltre 25 % in valore approssimativo mano d'opera e prodotti di Paese nemico.

Trasmetto per corriere testo ordinanza (l) che è stato già segnalato teJ.egraficamente da questo Consigliere Commerciale al R. Minis,tero S'cambi e Valute. Poichè tuttavia ordinanza stessa entra in vigore domani lunedl 6 corrente, ho attirato l'attenzione del Ministero della Guerra Economica sulla pratica impossibilità di assicurarsi che tutti ,gli esportatori itaUani siano tempestivamente informati delle disposizioni ,contenute nella ordinanza e sulla conseguente opportunità di non ostacolare, almeno per qualche tempo, entr;a,ta in Inghilterra di merci italiane anche se non accompagnate dal prescritto certificato.

Ministero della Guerra Economica, pur pregando ~competenti Autorità italiane di fare subito agli esportatori le raccomandazioni ne,cessarie e di vigilare sulla loro regolare applicazione, mi ha risposto che a titolo eccezionale e puramente transitorio ,cea.-cherà di facilitare entrata nel Regno Unito ai prodotti di provenienza italiana eventualmente non accompagnati dal certificato d'origine, tutte le volte che questa Ambasciata vorrà segnalargliene l'arrivo. Ministero Guerra Economica ha soggiunto che :del resto disposizioni stesse non si appJicano alla maggioranza delle merci usualmente esportate dall'Italia in Inghilterra come rp.rodotti alimentari, tessili, semi, fertilizzanti, nonchè alcuni minerali e metalli.

Sarò ,grato a V. E. se vorrà mettermi in grado segnalare a questo Ministero

Guerra Economica eventuali partite di merci ttaliane in arrivo nel Regno Unito

che non siano munite del regolamentare certificato d'origine, allo scopo evitare

prevedibili ritardi o difficoltà nella consegna agli acquirenti.

114

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 254. Mosca, 6 novembre 1939, ore 18}40 (per. giorno 7, ore 11).

Miei telegrammi nn. 228 e 235 (2). In .seguito a ripetute mie sollecitazioni Commi,ssario del Popolo degli Affari Esteri ha risposto con nota di ieri alla mia nota del settembre con J.a quale

chiedevo spiegazioni e formulavo per varie ragioni ricserve per interruzione

forniture nafta alla Regia Marina.

Nota sovieUca, dopo aver im.formato che petroliera «Giove» aveva effettuato

carico consueto contratto di marzo 1932 ed accordo complementare dicembre

1935, prosegue in questi termini:

«Per quanto riguarda forniture a:1tri quantitativi di mazut (l) .secondo con

tratto e.steso 'accordo predetto, Commissario del PO!Polo jper gli Affari Esteri non

è in grado esplicare presso Ente sovietico esportazione nafta interessamento

rkhiesto dall'Ambasciata d'Italia pevchè per disposizione del Governo sovietico

esportazione mazut all'estero è cessata».

A proposito afferm·azione di cui sopra informo che nei recenti negoziati

commerciali tedesco-sovietici, U.R.S.S. si sarebbe impegnata fornire alla Ger

mania 900.000 tonnellate di prodotti petroliferi.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicati.
115

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 266. Sofia, 6 novembre 1939, ore 21 (per. giorno 7, ore 8,30).

Oggi ha presentato credenziaH nuovo Ministro dell'U.R.S.S.. Notavasi ser

vizio di sorveglianza rafforzato per prevenire manifestazioni.

Indirizzo e risposta hanno entrambi parlato di «parentela storica» fra i due Paesi, ,senonchè discorso sovieti·co ha insi:stito su « collaborazione amichevole sulla base mUJtua comprensione problemi rispettivi », mentre discorso del Re, con evidente riserva, ha insistito su « ardente desiderio pace e collé!Jborazione internazionale del popolo ·bulgaro rivolto opera costruttiva proprio e generale interesse progresso».

È sintomatico che notizia cerimonia e testi discorsi non sono stati diramati

per estero da Agenzia telegrafica bulgara.

116

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 449. Bucarest, 6 novembre 1939, ore 22120 (per. giorno 7, ore 8,30)

Riferendosi a corrispondenza Deutsches Nachrichten Bureau da Roma secondo la quale circoli ·romani seguirebbero con attenzione colloqui Ambasciatore romeno Ankara con Governo turco diretti a precisare disposizioni articolo 3° accordo anglo-turco-francese, questo Ministro deg.U Affari Esteri ha smentito ·che nelle conversazioni Ambasciatore Stoica con H Governo anzidetto sia stata trattata tale questione. Gafenco ha affermato che Stoica ha invece parlato col Segretario Generale per .gli Esteri turco sol~anto del noto progetto raggruppamento Stati Balcanici sotto l'egida dell'Italia incontrando favorevoli disposizioni per realizzazione ta:le progetto ~con intervento italiano (2).

(l) -Termine russo per indicare l'olio minerale pesante. (2) -Vedi l'identica dichiarazione in pari data, di Gafenco al Ministro di Germania in Documents on German Foreign Poticy, 1918-1945 cit., Series D, VIII, D. 329. "'
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L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 136. Ankara, 6 novembre 1939 (per. giorno 17). Accenni alla politica estera turca e alle trattative turco-russe contenuti nel discorso pronunziato aJ.la Grande AssembLea daJ. Pres~dente lnoni.i il 1° corrente non possono considerarsi 'come una diretta risposta al discorso di Molotov <lei 31 ottobre, il cui testo integrale non è 'Stato conosciuto qui che tardi nella stessa giornata del to novembre. Questa circostanza presta forse maggiore interesse ad un raffronto fra le due manifestazioni, quasi contemporanee ma indipendenti ·l'una dall'altra. Il concetto principale su cui poggia l'al'gomentazione di Molotov è che le conversazioni di Mosca sono fallite perchè da esse è risultata chiara la decisione della Turchia di «rigettare definitivamente la politica prudente di neutralità» e «entrare nell'orbita della guerra europea in corso di sviluppo» -decisione di cui il Governo di Ankara, che deve certo averla presa « nella coscienza delle responsabilità ch'esso assume, potrebbe avere nell'avvenire a pentirsi). L'idea dell'U.R.S.S., secondo MolotoV', era invece di seguire una po11tica di neutral~tà e di l'es1Jauraz.ìone diella ,pace, a preservare la quale, nel Mar Nero, •tendevano 1e proposte fatte alLa Turchia relativamente al patto di assistenza· e al regime degli Stretti. Il di,scorso di Ismet completa implicitamente gli argomenti di Molotov, affermando che l'intenzione della Turchia nell'intziare le conversazioni di Mosca, era ugualmente di « servire la pace » ma anche di « asskurare la sua sicurezza »... e la sicurezza internazionaLe al!meno « nella zona in cui si eserc,ilta l'influenza turca». (Questo accenno di Ismet ripete il ·concetto espresso dal Presidente del Consiglio dinan:zi al gruppo parlamentare del Partito del Popolo con la frase ·Che le garanzie che 1a Russia era disposta a dare non bilanciarono le pl'estazioni 'che a sua volta :la Turchia era chiamata ad offrire). Per quanto riguarda gli Stretti, lsmet afferma che il Governo turco desidera lasciare il proprio Paese, domani come oggi, al di fuori della zona· di .guerra, a condizione però di non compromettere la sua sicurezza e «non violare i suoi impegni », che sono quelli contenuti e nella convenzione di Montreux e negli accordi anglo-franco-turchi. In realtà, daJ!Ia lettura dei due testi e malgrado 'le frasi d'obhligo -nel discooso di lsmet ma non m quello di Molotov -su « l'amicizia dei due .paesi vicini che riposa su forti basi » e su «le circostanze e impossibilità create dalle necessità temporanee del periodo attuale che non dovrebbero intaccare questa amicizia », si conferma un distacco vieppiù accentuantesi fra i due Stati e fra le concezioni politiche dei due Governi di fronte all'attuale conflitto europeo. Sono significative a tale proposito le voci, che si rinnovano e precisano, di concentramenti e apprestamenti difensivi turchi alla frontiera orientale, cosi come le frasi ·contenute nell'articolo editoriale della Pravda del 5 corrente in cui si mettono in guardia gli Stati ,che lanciano '~prudenti sfide o giuocano alla provocazione sulle frontiere dell'U.R.S.S.. Il monito può essere diretto alla

Finlandia e in tal modo credo sia stato interpretato dalla stampa internazionale; ma dò non toglie ·che il senso ne sia stato ben iJilteso anche in Turchia.

6 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

Anche da conversazioni di carattere non ufficiale che ho avuto in questl giorni sia col Ministro Sara·coglu sia con l'Ambasciatore dell'U.R.S.S., signor Terentie:v, ho potuto personalmente constatare che i rapporti fra la Russia e la Turchia sono ormai improntati a reciproca e progressiva diffidenza.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. P. 8532. Berlino, 6 novembre 1939. Con mia lettera ufficiale del 3 novembre n. 8468/2780 (l) ho riferito fedelmente quanto mi ha detto Ribbentrop .sulla situazione. Altrettanto fedelmente devo ,però riferirTi pure -e in via strettamente confidenziale -che le sue informazioni ed il linguaggio che egli crede dover seguire con i terzi non trovano generale conferma. Invio oggi •in proposito vari elementi raccolti a buona fonte, i quali mostrano come sia lungi !dall'esistere iiil materia quella granitica unità di vedute che si vorrebbe far credere. L'opinione pubblica è invece come disorientata. Di .guerra si parla, ma non se ne fa e pe!'sone che per il loro ufficio stanno a diretto ·contatto con le masse, assicurano che queste incominciano a domandarsi il perchè di questa inerzia e ad attribuirla a ragioni non perfettamente corrispondenti a quella saldezza di intenti e di mezzi di cui si tende a dar prova. Mentre Ribbentrop parla a me nei termini ·che sai, tutto il suo entourage più intimo -anche all'infuori dei circoli e delle .persone che Tu conosci ·continuano a parlare di .pace, pur sapendo di esporsi alla taccia di disfattisti. Del resto, io so da persona sicura che .lo stesso Ribbentrop il giorno dopo aver ricevuto me, discorrendo con uno dei pochi suoi funzionari coi quali è solito «aprirsi», diceva egli stesso «la pace essere assai più prossima di quanto non si creda ». Ciò dimo.stra che -come spesso ho dubitato -nel •contegno di Ribbentrop molto è pura «facciata». Su che cosa •pel'altro questa aspettativa di pace sia basata non si sa. Non si ha alcuna notizia di conversazioni od apiProcci in co11so. Non da parte italiana. Non da parte americana. Da parte sovietica? Che Molotov venga ancora fuori con qualche roboante dichiarazione -sulla falsariga di quelle già fatte -nel senso che la guerra è ora senza scopo e che .quindi bisogna finirla etc. etc.? Ma egli ha già parlato e detto quello che voleva. Del resto, anche dato e non concesso che Molotov possa fare ancora delle dichiarazioni in questo senso, chi è tanto ingenuo da ·credere che ciò servirebbe a qualche cosa? Non ostante ·tutto, ripeto, Ribbentrop si ostina tuttavia a ·credere che, dando a vedere di voler fare la .guerra sul serio, la pace sarà rich~esta dagli altri. Ma cosa seguirebbe ad una dimostrazione del contrario? Comunque sta di fatto ·che di offensiva non si parLa più. L'ufficio del nostro

Addetto Militare assicura ·che all'offensiva non si sarebbe neanche completamente pronti.

AUri Addetti Militari come quello belga (che è ritenuto molto bene informato) ritengono invece il contrario. Ma quanto più si fosse pronti tanto più significativo sarebbe il fatto che nessuna offensiva viene effettivamente fuori. Secondo una indiscrezione di persona prossima ai Fiihrer, questi -qualche tem!pO fa -aveva deciso .l'offensiva e si apprestava a partire egli stesso per il fronte. Dopo poco, si disdisse e ora si parla persino -cosa alla quale peraltro io non credo -che egli andasse per qualche giorno a Monaco.

Come mai? Le spiegazioni potrebbero esserne:

a) che, studiata la cosa a fondo (sembra accertato che, prima, nessuno studio approfondito del .genere era stata fatto), lo Stato Marggiore tedesco si sia convinto che Ja conquista della linea Maginot richiederebbe troppo grande sacrificio di uomini;

b) che, quindi, si sia dichiarato a favore di un'offensiva attraverso l'Olanda e il Belgio;

c) che tuttavia, in sede politica, si sia riconosciuto che la violazione del Belgio e dell'Olanda sarebbe sconsigliabile, soprattutto agli effetti dell'America che in questo momento si vuole molto «ménager ».

Risultato: per ora nessuna offensiva, all'infuori di quella cartacea condotta a mezzo della stampa direttamente da Ribbentrop -a base di articolesse volutamente interminabili e polemiche -e all'infuori di qualche azione limitata sempre possibile -per aria. Quanto alla Marina, ho già detto che essa ha ricevuto precise istruzioni di fare la guerra coi guanti (vedi promemoria Addetto Navale in data 4 novembre) (1).

Altro fatto assodato: le cose in Polonia non vanno bene. Le rovine che v:i sono accumulate sono indicibili e non potranno essere riparate neanche in una generazione. Chiunque aveva qualche mezzo è 1scappato via. I rimasti sono poveri disperati, che dalla disperazione sono stati ricondotti allo stato selvaggio. Nelle case continuano a trovarsi depositi di munizioni ed armi. Si temono rivolte. Le fucil:azioni (sono connazionali nostri serissimi che ce lo riferi·scono) continuano. Il regime dei terrore non trova limiti. Persino nelle chiese e •contro le chiese si infierisce. In taluni punti sono addirittura vietate le messe nei giorni feviali. Quelle domenicali sono ridotte ad una sola perchè più facilmente sorvegliabili. Le monache polacche sono mandate via e sostituite con tedesche non cattoliche. E tutto dò mentre da principio l'assistenza religiosa era desiderata e persino sollecitata.

Questo, insieme a qualche sintomo poco simpatico che giunge dalla Boemia,

non .porta a visioni completamente rosee della situazione. Si tratta naturaL>nente

di fatti che non vanno esagerati e che per ora non legittimano alcuna conclu

sione. Ma bisogna rpur .pensare che ci troviamo appena al principio del 3° mese

di una guerra ancora si può dire non combattuta.

Nè è da sperare che l'attuale stato di inerzia sia arssunto a «politica » e

che, prevalendosi del fatto che la guerra è stata dopo tutto dichiarata dagli altri,

la Ge:m1ania sia disposta a mantenersi (l) ad attendere a piè fermo gli attaccai degli altri. Questo sarebbe pure ragionevole ma, a parte il fatto che contrasta troppo con le conclamate «raccolte di sfida», si urta contro una incognita: quanto tempo il Fiihrer avrà la forza di rimanere tranquillo?

La nota, comunque, dominante nella situazione come nei suoi commenti non può essere che una: disorientamento (2).

(l) Vedi D. 100.

(l) Non rintracciato.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 5145/2290. Londra, 6 novembre 1939 (per. giorno 11).

Per la visita protocollare che ho dovuto fargli, ho rivisto Tewfick Rustii Aras, dopo otto anni da quando ad Atene, al suo ri1torno da Roma, lo vidi sbracciarsi, in mezzo ai deputati e g·iornalisti tul'chi che 'lo avevano ac·compagnato ad innalzare panegirici al Duce, al Fascismo ed alla politica italiana.

L'ho trovato ossequioso ed untuoso come un ebreo levantino perchè sentendosi messo in quarantena dall'Ambasciata fascista, teneva forse a riprendere quota, ma per null'a cambiato nella sua maniera di esporre le questioni ·e presentare belle e fatte le soluzioni.

Ha parlato per circa un'ora non diment1cando di mettere in rilievo per tutto .il tempo la sua sconfinata ammirazione per il Duce e la grande fiducia che egli ripone in V. E. per gli sviluppi della politica italiana nei Balcani. Mi limito a riferire a V. E. le parti essenziali del suo discorso.

A suo modo di vedere non vi è un minuto di tempo da perdere se si vuoi

evitare che la guerra trovi nella .regione balcanica quel campo di battaglia che

le è mancato finora.

La Turchia era stata invitata da Molotov a stringere una alleanza •con l'U.R.

S.S. ma in un tale patto i due contraenti avrebbero voluto riservarsi il primo per quanto riguarda Francia e Inghilterra, il secondo per la Germania. Saracoglu non ha creduto di dare seguito ad un progetto del ·genere che avrebbe finito 1per apparire uno strumento antitaliano. La Turchia non ha alcuna ragione per assumere, nè in Mediterraneo, nè in Balcania un atteggiamento ostile all'Italia, è anzi interessata alla stessa politica che V. E. svolge, intesa a mantenere l'Europa sud-orientale e mediterranea lontana dalla guerra.

Per riuscire ad assicurare questa pace a suo avv•iso sono necessarie alcune cose importanti, come un intervento moderatore in Ungheria e in Bulgaria per far comprendere l'impossibilità per Ja Romania di privarsi in questo momento di territori ad essa attribuiti, un intervento a Bucarest per convincere i romeni a fare larghe •concessioni ane minoranze ungheresi e bulgare, ed un'azione a Mosca proponendo ai russi di contentarsi di un'assicurazione romena che nessuna base sarà concessa a nessuna Potenza nei !porti romeni del Mar Nero e

della promessa che a guerra finita si potrà dar luogo .in Bessara:bia ad un plebiscito.

Aras ritiene che l'U.R.S.S. non abbia affatto bisogno di nuovi territori e che soltanto per allontanare il pericolo di veder sorgere ·basi navali di altre Potenze nel Mar Nero, essa reclami il possesso della Be•ssarabia. D'altra parte, pokhè Stalin aveva già in passato fatto pxoporre \lui stesso un plebiscito per quella regione, si poteva ritenere che una proposta simile non sarebbe stata da lui respinta oggi.

Alla mia obiezione che cosa avrebbe potuto facre la Tul'chia dopo la riserva espressa per la Russia nel .protocollo n. 2 aggiunto all'Accordo TriJpartito, nel caso in cui le truppe sovietiche fossero entrate in Bessarabia, Aras ha risposto che la lettera del patto anglo-franco-turco non la obbligherebbe ad alcuna misura militare nei confronti dell'U.R.S.S., ma che importanti interessi sui quali la Turchia non potrebbe assolutamente transigere, la •costringerebbero in tal caso a considerare con la massima serietà la situazione.

Egli è d'opinione che sia interesse primordiale italiano evitare tali complicazioni nei Balcani. L'interesse turco è identico. La Turchia accoglierebbe con gioia anche un accordo itala-francese. La Francia sarebbe pronta -secondo il suo parere -a ·conc1udlere un accordio :sulle dvendicazioni n!liZ:ionaH da Voi affacciate e precisate dal Duce nel suo discorso agli squadristi e potchè tali questioni non si ricollegano a nessuno dei problemi interessanti la Germania, ed ,a nessuna d;eUe questioni •Che hanno or.i:ginlll:to l'attUiale conflitto europeo, un accordo itala-frances-e non potrebbe in alcun modo giustificare risentimenti da parte tedesca, menke -a suo avviso -Ila posizione italiana in Mediterraneo potrebbe risultarne rafforzata.

Per quanto si riferisce alla guerra attuale, Aras è convinto che bisogna

anzitutto evitare ugualmente due cose: a) complicazioni gravi nei Balcani;

b) fatti irreparabili nella condotta delle operazioni come per esempio un'offen

siva o un grande bombardamento aereo. Se si riuscisse a far trascorrere l'inverno

senza che nessuno di questi fatti si verificasse, la primavera prossima offrirebbe

al Duce l'occasione di ottenere da solo o in collaborazione eventuale con altri,

il successo di una mediazione che assicurerebbe all'Europa e al mondo la

vera pace.

Aras mi ha insistentemente pregato di far sapere a V. E. che i sentimenti

della sua grande ammirazione per hl Duce e della sua amiciz'ia per Voi sono

inalterabili (1).

(l) Sic.

(2) L'originale di questo documento porta il visto di Mussolini.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5172/2309. Londra, 6 novembre 1939 (per. giorno 11).

La notizia della revoca dell'embargo sulle armi e materiale da guerra, decisa degli Stati Uniti è stata come era facile prevedere estesamente commentata da questa stampa e in questi circoli politici e finanziari, dove si pone in

rilievo che in conseguenza della revoca stessa le spedizioni di materia·le bellico dall'America per gli Alleati potranno incominciare immediatamente, e si sottolinea l'importanza sempre crescente, ai fini della guerra, del Canadà, il quale diventerà il centro di smistamento di tutte le forniture bemche provenienti dall'Impero e ora anche dagli Stati Uniti.

Notizie di cronaca e corrispondenze dagli Stati Uniti, commenti editoriali e dichiarazioni di personalità governative -tra cui in particolare il Ministro dei Rifornimenti Burgin -sono tutte intonate a calorosa approvazione del provvedimento, che viene presentato come una vittoria personale di Roosevelt e un trionfo della democrazia anglo-sassone unita nella lotta contro l'hitlerismo.

Un editoriale del Times intitolato «Neutralità americana» definisce la recente decisione degli Stati Uniti ·come una prova della loro effettiva neutralità nell'attuale conflitto, ma fa rilevare nel •contempo come Ia possibilità di fornire materiale bellico sarà effettivamente riservata soltanto a quelle Potenze che hanno il dominio dei mari.

Per quanto ·concerne speciallmente le forniture aeronautiche si parla qui di forti ordinazioni di motori da montarsi su apparecchi francesi ed inglesi, e si prevede anche che saranno continuate e accresciute Ie ordinazioni di certi tipi di appareochi .americani di allenamento e di ricognizione, .che già hanno reso utilissimi servizi alle aeronautiche •inglese e francese. Altri rifornimenti previsti sono quelli di munizioni e di materiale bellico in .generale, e si aprirebbero quanto prima nego2'!iati per allargare l'accordo conchiuso nello sco~so giugno fra Stati Uniti e Gran Bretagna per uno scambio di cotone contro caucciù (telespresso di questa R. Ambasciata n. 2908/12197 del 2'5 :giugno) (1). A rtail.e :rii:guardo si rileva che oocorrerà dare il maggiore possibile incl'emento a:lle esportazioni britanniche anche per controbilanciare l'assenza dei prestiti americani, quali furono concessi invece la scorsa .guerra.

Circa le prime ordinazioni di materiale aeronautico che sarebbero state passate dalla Gran Bretagna alla industria americana, mi è stato qui precisato da un esponente di tale industria venuto a Londra appunto per definire tali ordinazioni, e che ho avuto occasione di incontrare in casa del Ministro Stanley, Presidente del Board of Trade, che sarebbero già stati ordinati 3.000 apparecchi per una somma complessiva di circa 98 milioni di sterline, mentre altri 100 milioni drca sarebbero devoluti a ordinazioni di materiale bellico vario.

Un primo lotto di •circa 850 ap1parecchi sarebbe già pronto per l'imbal'co, che dovrebbe arvvenire quanto prima. D'altra parte è stato annunziato dalla stampa (in 'corrispondenze dagli Stati Uniti) che è anche allo studio il trasferimento di apparecchi in volo, partendo da Terranova; verrebbe in tal caso corrisposto un premio di 1500 dollari ai piloti e 750 dollari al personale di rotta.

In connessione con tali ordinativi, si annunzia qui che la Francia per conto suo si pl'epara a ordinare 6000 apparecchi, e si rileva che Churchill, nella sua visita in Francia, ha potuto prender contatto con Daladier e con esperti governativi francesi, coi quali ha discusso, fra l'altro, le modalità di un vasto programma per ordinazioni di materiale bellico agli Stati Uniti, e le questioni dei pagamenti e ·dei trasporti relativi.

(l) L'originale di questo documento porta il visto di Mussplini.

(l) Non pubblicato.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5175/2312. Londra, 6 novembre 1939 (per. giorno 11). Da qualche tempo il tema della politica italiana nei Balcani sta occupando la crescente attenzione dell'opinione pubblica inglese. Non passa giorno che la stampa di ogni •co1dre -dal Times al Daily Herald -non vi dedichi qualche corrispondenza o qualche commento editoriale, il cui tono generale è quello di un incondizionato e compiaduto riconoscimento della parte essenziale che l'Italia ha giocato e sta giocando nel tenere i Balcani a posto, al riparo di una neutralità, che li immunizzi dal conta.gio sovietico e renda più difficile per la Germania un eventuale colpo di mano in quella direzione. Agli inizi delle ostilità, s•i vide in Inghilterra qualche esaltato patrocinare l'idea di appiccare ii fuoco ai Balcani, allo scopo di creare un nuovo fronte di operazioni militari in una zona in cui la Germania appariva più vulnerabile. Gli sviluppi della guerra, l'avanzata minacciosa della Russia, e l'affermarsi e il precisarsi della neutralità italiana, diedero il colpo di grazia a simili dtsegni e fantasie di pochi irresponsabili~. Oggi non vi è più un inglese che non ritenga interesse supremo mantenere la pace nel settore sud-orientale dell'Europa e che non si vada sempre più convincendo che senza l'apporto dell'Italia nulla può essere fatto in questo campo. La ,possibilità di una collaborazione diplomatka ed economka anglo-italiana nella penisola balcanica viene di frequente ventilata nelle conversa•zioni private, anche fra persone che per un verso o per l'altro si interessano attivamente alla politica e sono in costante col1egamento ,con le sfere ufficiali. Le idee sono ancora, e spesso, confuse e impigliate in vecchie posizioni che l'esperienza degl:i anni recenti ha completamente smantellato; ma i propos·iti sono, o paiono, più sinceri e ·comunque più avanzati di quelli ·che affiorano nell'alleata Francia, per quanto concerne il riconoscimento della preminenza italiana nei Balcani. Per citare un esempio, giorni or sono il signor George Martelli, ex giornalista e pubblicista, oggi appartenente al Politica.t Intelligence Department, si inoontlrò ·oon uno dei funz1onari di questa Ambasci<ata. (Come è noto, U Political InteHigence Department è costitulto da un gruppo di iPersone che lavorano in una casa di campagna alle dirette dipendenze del Foreign Offìce. Essi rkevono copia di ·tutti i telegrammi e rapporti tanto del Foreign Offìce quanto del servizio segreto di informazioni, e discutendoli e confrontandoli ne ricavano deduzioni che sottopongono settimanalmente a Halifax e ai Ministri di Gabinetto. Capo del nuovo Dipartimento è Leeper, che nel ruolo diplomatico ha oggi il rango di Ministlro, che fu per molti anni ·capo dell'Uffido Stampa del Foreign Offìce, e che Illel co~so della passa:ta guer!l'a fece pai'Ite di un ufficio anaJ.~ogo, insieme a Tyrrel e a Harold Nichol:son). Il Martelli, dunque, dichiarò al funzionario di questa Ambasciata che l'attuale politica italiana nei: Balcani torna vivamente .gradita al Governo britannico e che sarebbe un peccato non approfittare di questo fatto per !stabilire

fra i due Governi nel settore <balcanico un terreno comune di stretta collaborazione.

Il funzionario dell'Ambasciata rispose al Martelli che, anzitutto, se l'Inghilterra nutriva al riguardo seri propositi, spettava ad •essa, e non all'Italia, di prendere l'iniz·iativa; ma che in ogni caso l'Inghilterra doveva cominciare coll'arrendersi all'evidenza, la quale dimostra la vanità degH sforzi di costituire una qualsiasi stabilità balcanica senza il contributo dell'Italia, e la necessità e convenienza, nell'interesse stesso dell'Inghilterra, di aJbbandonare quella zona dell'Europa alla costruttiva influenza italiana.

Il Martelli si è successivamente incontrato con un altro funzionario del

l'Ambasdata e gli ha tenuto press'a poco questo linguaggio:

«Noi siamo informati che la Romania ha avanzato una proposta per la costituzione di un blocco balcanico, e vedrebbe con favore l'Italia assumere la guida di tale blocco purchè essa non incoraggiasse troppo le aspirazioni territoriali bulgare. Una eventuale cessione della Dobrugia alla Bulgaria costituirebbe infatti in questo momento un precedente per le rivendtcazioni russe sulla Bessarabia. La Bulgaria allora potl'ebbe diventare il 1centro dell'azione sovietica nei Balcani. Questi timori della Romania sono pienamente condivisi dagH Alleati, e forse anche dalla Germania, la quale ha interesse ad arginare il panslavismo e il bolscevismo nella penisola balcanica. Forse dall'incontro di questi due convergenti punti di vista potrebbe scaturire il conferimento all'Italia della missione di tutelare e guidare i paesi balcanici. Ci si chiede oggi a Londra quale potrebbe essere 1a risposta dell'Italia ove le fosse ·chiesto fonnalmente di assumere la funzione di mantenere la pace nei Balcani».

Che cosa vi sia di serio e ·concreto sotto questi e simili discorsi, non è facile dire con assoluta ~certezza. Ma è cel'to che i d1scorsi priV'a:tamoote :llatti da noti agenti del Foreign Office, gli articoli della stampa e i coonmenti della Radio, tutti intonati nello stesso senso, non sono fatti casuali e slegati, ma sembrano corrispondere ad un orientamento, se non proprio ad un piano, del Governo: orientamento che mira per lo meno a dare all'Italia l'impressione che l'Inghilterra le concederebbe volentieri mano Hbera nei Balcani, e favorirebbe la conquista o riconquista economic·a italiana dei mercati balcanici.

Poichè nessuna personalità responsabile mi ha finora intrattenuto sull'argomento, ·che da parte mia mi astengo naturalmente dal sollevare, mi limito per ora riferire a V. E. •questi vari e talvolta timidi approcci e sondaggi, che potranno, o anche non potranno, precedere un'azione precisa di questo Governo, ma che per se stessi costituiscono un sintomo meritevole di attenzione.

APPUNTO (l).

Ministro di Romania.

Il Governo Romeno sta adoperandosi coi Governi Turco, Greco e Jugoslavo per formulare un piano comune di neutralità balcanica da sottoporsi all'Italia, all'Ungheria e alla Bulgaria. Noi romeni speriamo molto nell'aiuto di Roma per salvarci dal pericolo sovietico, nonchè dal pericolo di essere trascinati nella guerra. Occorre però che i Paesi balcanici smettano di litigare fra di loro, e sacrifichino magari qualcuna delle loro rivendicazioni al più alto interesse di mantenersi immuni dalla guerra e dal bolscevismo. Ritoccare in questo momento i confini della Romania

sarebbe pericolosissimo perchè scatenerebbe ambizioni sconfinate da tutte le parti, e turbamenti che sarebbe poi difficile controllare. Sarebbe insomma fare il gioco della Russia. La Romania oggi si sente tutta latina, mediterranea, antisovietica. La politica di Titulesco è stata semplicemente delittuosa. La Bulgaria invece è terreno fertile per la propaganda comunista, e si potrebbe facilmente assistere in quel paese nel prossimo avvenire a qualche ripetizione aggravata dei noti sanguinosi tentativi di rivolta di cui si è avuto un esempio con Stambuliski nel 1923. Stare dunque attenti alla Bulgaria, la quale è sempre tentata a pescare nel torbido.

Ministro di Bulgaria.

I Balcani devono definitivamente orientarsi verso Roma, custode della loro indipendenza e della loro neutralità. I Balcani, e la Bulgaria in particolare, gravitano verso il Mediterraneo, economicamente, culturalmente, politicamente: debbono dunque intendersi con la massima potenza mediterranea. Guai a loro se cadranno preda della Russia! La Bulgaria è salda in questi suoi sentimenti. La Corona, l'esercito, la piccola classe proprietaria, sono il presidio di questo suo naturale atteggiamento. Ma bisogna diffidare della Romania, perchè essa ha tanta paura della Russia che finirà forse un giorno coll'accordarsi con Mosca (plebiscito in Bessarabia ecc.). Se si vuole fare il blocco balcanico ci vuole un certo spirito di giustizia e di sacrificio. La Romania deve darci la Dobrugia, o qualche equa concessione in Dobrugia; e deve darcela ora che sta in una critica posizione, perchè dopo non ce la darà più: • passata la festa gabbato lu santo! • Noi saremmo pronti a darle in ricambio le più serie garanzie. È inutile farsi illusioni sull'aiuto dell'Inghilterra e della Francia. La politica balcanica di quei due paesi, o è stata nulla, o è stata fallimentare. L'Inghilterra ci assicura aver dato consigli amichevoli (friendly advices) a Bucarest; ma l'epoca dei friendly advices è sorpassata: ci vuole qualcosa di più fermo e risoluto. Noi contiamo sull'Italia. L'Italia ha tuttavia un gioco molto difficile da fare, per il quale sarà necessaria tutta l'abilità della sua diplomazia. Bisogna agire cautamente, discretamente, per non sollevare reazioni. I russi stanno dicendo nei Balcani che l'Italia sta svolgendo la politica in quella parte dell'Europa d'accordo con l'Inghilterra. Il blocco balcanico è una parola da evitarsi, perchè suona ostile alla Russia e alla Germania. L'Italia dovrebbe agire con molta circospezione, e sotto la forma di intese economiche con i singoli paesi, alle quali risulterà inerente, ma nascosto, anche un carattere politico. Così nessuno potrà adombrarsi, l'unione dei popoli balcanici sotto l'egida italiana non apparirà diretta contro nessuno; e conservandosi immune dalla guerra, questo blocco potrà fortemente pesare sulla pace, a vantaggio di noi tutti balcanici, e soprattutto di voi italiani.

Ministro di Ungheria.

La nostra politica è governata da due sentimenti: l'odio della Russia, l'amore dell'Italia. Il nostro destino noi l'abbiamo affidato a Roma. Vogliamo quanto possibile tenerci fuori da questa guerra sciocca e criminale, vogliamo tenerci fuori dal bolscevismo. Bisognerà un giorno arrivare ad una crociata europea, Germania compresa, contro Mosca. Non faccio che ripeterlo agli inglesi. La politica italiana nei Balcani è sacrosanta. Le frontiere politiche dell'Italia sono le frontiere dei Balcani, e noi Ungheresi oggi ci dobbiamo considerare come facenti parte di questa grande unità territoriale dell'Europa Sud-orientale. La Romania deve darci qualcosa, un • contentino • qualunque, al solo scopo di poter rendere accettabile all'opinione pubblica ungherese uno schieramento coi romeni. Noi non chiediamo nemmeno più una radicale revisione, ma un soddisfacente statuto delle nostre minoranze: e anche quello ci viene rifiutato!

Ministro di Jugoslavia.

Magnifica sapienza del vostro Duce, il rimanere fuori di questo conflitto. Magnifica politica vostra l'avvicinarvi ora ai Balcani. Siamo e saremo in pieno con voi. Sono sciocchezze, i pericoli del panslavismo, la presa che l'idea russa potrebbe

avere in Jugoslavia. Noi non vogliamo i russi a casa nostra, e nemmeno vicino a casa nostra. Bisogna fare questo blocco balcanico. Ma l'ostacolo è la Romania, che non vuole intendersi con l'Ungheria e la Bulgaria, ed è sorda ai nostri consigli. I romeni però dicono che gli ungheresi sono riluttanti ad accordarsi con loro perchè hanno paura delle possibili reazioni tedesche.

Ministro di Grecia.

I rapporti che noi abbiamo ora con l'Italia mi riempiono di gioia. Non si potrebbe essere più amici. Anche i Turchi ora parlano bene di voi. E gli inglesi vi applaudono. Voi siete oggi i favoriti dell'Inghilterra fra gli Stati neutrali. Bisogna approfittare di questa vostra neutralità per far cristallizzare attorno a voi tutti gli Stati dell'Europa sud-orientale. Questa è la sola via di salvezza per noi Balcanici. E questa è l'unica via per la 'quale possiamo sperare di avere qualche parola da dire alla futura conferenza della pace.

Incaricato d'Affari deH'Iran.

La nostra posizione è difficile e potrebbe diventare difficilissima se i rapporti russo-turchi si inasprissero. Noi dal patto di Saad-Abad non siamo tenuti a combattere con i Turchi; ma un eventuale conflitto turco-russo rischierebbe, dopo difficili tentativi militari sul fronte del Caucaso, di finire collo svolgersi sul nostro territorio. Noi facciamo l'altalena fra l'Inghilterra e la Russia, ma anche l'Inghilterra e la Russia fanno il gioco dell'altalena fra l'Iran e la Turchia. Prima eravamo legati all'Inghilterra per proteggerei dal pericolo sovietico; e la Russia era legata con la Turchia. La firma del patto anglo-franco-turco ha spinto l'U.R.S.S. verso di noi, ed ora i Sovietici ci fanno molti complimenti. Ma noi temiamo perchè non sappiamo come tutto ciò andrà a finire.

(l) Quest'appunto, steso per l'ambasciatore Bastianini, ha per titolo: • Blocco di neutralità balcanica. ConveJ:sazioni coi vari ministri •.

122

IL MINISTRO ALL'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2246/826. L'Aja, 6 novembre 1939.

Questo Ministro d1 Grecia mi ha detto di avere appreso da buona fonte britannica che il Governo inglese si sarebbe di recente informato a BruxeHes per conoscere quale sarebbe stato l'atteg.giamento del Belgio nel caso di un eventuale attacco tedesco contro l'Olanda. Da Bruxelles sarebbe stato risposto che anche in questa evenienza il Belgio avrebbe persistito nella sua politica di assoluta neutralità, ed avrebbe quindi rifiutato di lasciar passare le truppe franco-'inglesi che volessero portarsi in soccorso dell'Olanda. Il suddetto informatore britannico ha rdetto al mio collega di Grecia che questa risposta belga non avrebbe prodotto soverchia sor:presa nè disappunto a Londra, e 'che del resto -a quanto egLi credeva di sapere -le autorità militari britanniche non si proponevano di 'controbattere per via di terra una eventuale occupazione tedesca delle 'coste olandesi, stimando preferibile e .possibile di efficacemente ostacolarla e neutralizzarla con attacchi da.J mare e con le forze aeree.

123

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 258. Shanghai, 7 novembre 1939, ore 12 (per. giorno 9, ore 3,50).

Mio .telegramma n. 232 (1).

In una seconda am1che:v•oile ·conversalZione, W,ang-Ching-Wei mi ha ammesso sua fiducia di poter incanalare nel movimento per pace gran parte delle for!Ze vive del paese e di poterne riunire i migliori elmenti nel Consiglio politico del quale sta completando organilZZalZione. Non ha voluto essere preciso circa data insediamento nuovo governo ma ha ammesso potrà avvenire verso la fine anno corrente a Nankino e m~ ha fatto comprendere che og,gi Giappone sembra a:ver più fr·etta di lui.

Da colloqui con autorità militari giapponesi ho rilevato anche io che, forse perchè resos-i conto necessità di affermare una diTettiva nel groviglio dei suoi attuali rapporti internalZionali, Tokio sembra deciso a rimandare ogni seria ripresa scambio di vedute con Gran Bretagna, Stati Uniti d'America a dopo costitulZione Governo Centrale tra qualche mese e di esso fare il fulcro della sua futura polirtica nei riguardi dei diritti ed interessi stranieri in Cina.

Di: tale stato di cose Wang-ChLng-Wei approfitta per temporeggiare chiedendo al Giappone ·condizioni pace sempre .più generose tal'i da creargli nel paese una favorevole base di inilZio.

Nel fra.ttempo, dtnterrdtte le t~ratt!ative seg.rete tra Tokio e Chun.g-King per

RUissia, per H gi!uoco degli dìi1Jter-essi personali di Chiang-Kai-Shek e dei mestatori, situaztOìilJe ritorna quelU.a che prospettavo nel gi:ugno u. s., si prepara e precisa la spartizione della Cina 'Ìn due: l'una controllata dal Giaprpone·, l'altra dalla Russia e Stati Uniti d'America, in funzione anti-giarpponese e come mer·cato che valga a sostituire almeno in parte quelli perduti.

n presente tele•gramma continua col numero di protocollo successivo (2).

124

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 157. Atene, 7 novembre 1939, ore 14,40 (per. ore 16,40).

Parlandomi delle ripercussioni del recente scambio di note italo-greche Mavrudis mi ha detto che Governo ellenico ha sug.gerito in via amichevole a quello turco di addivenire a sua volta a un riavvicinamento all'Italia.

(l) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, D. 549. (2) -Vedi D. 153.
125

IL MINISTRO A GUATEMALA, BOMBIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 25. Guatemala, 7 novembre 1939, ore 16 (per. giorno 8, ore 5,30).

A seguito delle precedenti segnalazioni informo che la cosiddetta Conferenza rpanamericana dei Ministri delle Finanze che si inaugurerà il 13 corrente non desta in questi circoli governativi eccessivo interesse.

Già la mancata partecipazione dei Ministri delle Finanze delle principali Repubbliche Sud America la priva :di una grande importanza. Argentina, Brasile, Perù si fanno rappresentare dai loro Ministri Plenipotenziari: Bolivia ha incaricato come osservatore il suo Console Onorario.

Neppure tutti i Ministri delle Finanze Centro-amedcani interverranno.

Questo Mrl.nistro Finanze nell'esprimermi il suo scetticismo sul risultato pratico della Conferenza mi ha detto che ne aveva proposto la sospensione in constderazione del momento economico intemazionale. Però Ufficio della Unione Panamerkana, certo dietro suggerimento del Governo degli Stati Uniti, ha insistito perchè avesse luogo.

Questo Ministro Plenipotenziario Brasile esprimeva analoga opinione sulla portata pratìca della riunione, :dicendo che al massimo potrebbero essere fatte delle raccomandazioni sugli argomenti in [Programma.

Sembra che maggiore interesse politico vi annetta il Governo degli Stati Uniti il quale invierebbe Sottosegretario di Stato alle Finanze con parecchi esperti. Il Presidente della Repubblica non assisterà alla seduta inaugurale.

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IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 371. Budapest, 7 novembre 1939, ore 21,49 (per. ore 23,.30).

Mio telespresso 5708/2096 (l) e precedenti.

A quanto mi è stato detto oggi questione arresti minoritari ungheresi in Romania sembra determinata nuova tensione rapporti ungaro-romeni; non sarebbero da escludersi interferenze germaniche.

Sono qui smentite voci corse di movimenti truppe tedesche frontiera ungherese. Invio per corriere dettagli mia conversazione questo Ministro Affari Esteri (2).

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IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE 158. Atene, 7 novembre 1939 (per. ore 9).

Mavrudis mi ha detto che questo Ambasciatore di Romania ha suggerito a questo Govemo come a tutti gli altri Governi balcanici la costituzione di un

gruppo di Stati neutrali, il quale dovrebbe, oltre ai membri dell'Intesa balcanica, includere, non solo la Bulgaria, ma anche l'Italia e l'Ungheria. ~econdo Mavrudis, dal suggerimento dell'Ambasciatore non sarebbe risultato chiaramente in quale modo questo gruppo avrebbe dovuto funzionare in pratica. Il Governo •greco si è riservato di studiare la cosa e si è posto in contatto con Angora.

Mavrudis mi ha detto che egli non ritiene che il suggerimento romeno avrà alcun seguito concreto.

(l) -Non rintracciato. (2) -Non rintracciata.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 8584/2825. Berlino, 7 novembre 1939. Il R. Addetto Commerciale mi ,riferisce quanto segue: «Nel corso di una conversione avuta •ieri con il Ministro Clodius, questi mi ha improvvisamente chiesto « come doveva interpretarsi la ·costituzione del Comitato economico italo-inglese avvenuta proprio ora». Ho fatto presente che l'Italia a somiglianza di quanto ha già fatto per le sue relazioni economiche con la Germania, ha con vari Paesi .comitati economici misti i quali si sono mostrati molto efficaci per risolvere rapidamente le questioni relative agli scambi ed ai pagamenti tra l'Italia ed il rispettivo Paese. Con la Gran Bretagna un Comitato misto non esisteva, quindi nulla di straordinario che ne fosse stato costituito uno. In seguito il signor Clodius mi ha detto che i ,francesi hanno sparsa la voce in Romania che l'Italia mette a disposizione vagoni ferroviari e treni celeri per il trasporto deHe uova romene a Calais, ed ha soggiunto letteralmente quanto segue: «Tali notizie, evidentemente destituite di ogni fondamento, sono messe in giro dalla propaganda inglese ,per cercàre di creare una atmosfera di sfiducia tra l'Italia e la Germania, perchè sarebbe di certo un atto poco amichevole da parte dell'Italia di mettere la propria o11ganizzazione ferroviaria a disposizione degli inglesi per il trasporto dalla Romania di generi alimentari di cui la Germania ha bisogno in questi momenti. Anche se i ferrovieri, i quali non hanno spesso nessuna sens~bilità politica, essendo dei tecnici, avessero fatto un accordo del genere con le ferrovie francesi, sono sicuro, ha concluso Clodius, che il Ministero degli Affari Esteri sarebbe subito intervenuto per impedire una tale enormità». Il Ministro Clodius non mi ha fatto nessuna richiesta specifica al riguardo, mi sono quindi limitato a rispondere con una esclamazione insignificante, ed ho continuato a trattare con indi,fferenza gli argomenti per i quali ero stato invitato dal signor Clodius ». È evidente che, attraverso questa conversazione, il Governo del Reich ha voluto richiamare l'attenzione nostra sulla spiacevole impressione che provocherebbe in Germania qualsiasi aiuto dato dall'Italia alla Francia ed alLa Gran Bretagna per rifornirsi di generi alimentari e di materie prime dalla Regione

balcanica. Dato il blocco contro la Germania, tale regione costituis·ce una delle basi principali del piano di approvvigionamenti della Germania durante la guerra. La Gran Bretagna e la Francia, come è noto, stanno facendo di tutto per accaparrare, per conto .proprio, i prodotti balcanici suscettibili di poter servire alla Germania, ed è evidente quin,di che eventuali facilitazioni concesse dall'Italia per il trasporto di tali prodotti verso la Francia e la Gran Bretagna verrebbero considerate dalla Germania come un'azione diretta contro di essa.

Mi permetta quindi r1chiamare su qua,nto sopra l'attenzion1e della E. V. per quella azione che sarà creduta del caso ed in ogni modo per quelle spiegazioni che sarà ritenuto opportuno fornire in merito al Governo Tedesco.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 8596/2834. Berlino, 7 novembre 1939.

Un vibrato attacco contro l'eccessiva remissività dei paesi neutrali, e particolarmente del Belgio e dell'Olan,da, nei riguardi dell'Inghilterra, è sferrato da1la stampa tedesca di questa sera, in occasione della visita fatta ieri, a quanto sembra improvvisamente, dal Re dei Belgi alla Regina di Olanda.

Tale visita non era stata annunziata nei giornali di questa mattina, ma soltanto da quelli meridiani, mentre tutte le edizioni pomeridiane fanno seguire la notizia da note di commento, tutte idenUche nella sostanza, se non neHa forma, e che esordiscono col dire che naturalmente non si sa quale sia stato il contenuto delle conversazioni fra i due Sovrani, assistiti dai rispettivi Ministri degli Esteri. Viene notato quanto scrive la stampa inglese drca la possibilità che nelle conversazioni siano state toccate, oltre le questioni interessanti i due paesi, anche le possibHità di un'azione di pace. Dopo avere rilevato che da parte ufficiosa olandese si nega ·che la visita sia da mettere in relazione con un progetto di pace del Re del Belgio, le note dicono che la Germania non ha mai riposto molte speranze in un'azione decisa delle piccole potenze neutrali a tutela dei loro interessi vitali contro la brutale pressione dell'Inghilterra. Rilevano che le possibilità offerte dal discorso del Fiihre"r anche per Ja tutela dei neutrali, non sono state raccolte da nes•suno e che tutta l'azione difensiva dei neutrali si è limitata a proteste cartacee ed a consegne discrete, a porte chiuse, di fiacche risoluzioni. In questo quadro i commenti mettono il «libro arancione » pubblicato recentemente dal Governo olandese, a proposito del quale si dice che l'avvenire mostrerà ·se avrà servito a ·cambiare qualche cosa ovvero se l'Inghilterra si appellerà ad un diritto consuetudinario, riconosciuto dai neutrali, che si trovano in uno stato di dipendenza dall'Inghilterra tale, da assoggettarsi volenterosamente al suo controllo. Rilevano che da parte inglese si è risposto a tale remissività colla cinica affermazione ·che i neutri debbano sopportare gli inconvenienti del blocco come un loro modesto contributo al salvataggio della democrazia.

N e i commenti viene detto da ultimo che questi metodi di proteste cartacee accompagnate da un pratico assoggettamento alle prepotenze inglesi non .g•iovano

nè ai diritti nè agli interessi de paesi nerutraH e meno ancora al ritorno deUa pace, della quale i pic•coli paesi possono fare a meno ancor ·meno degli altri.

Mi risulta che questo attacco ·sferrato contemporaneamente dai giornali di oggi e pertanto indubbiamente dovuto ad istruzioni superiori tedesche, ha provocato vivissima impressione e non poca inquietudine nei paesi interessati, mentre da :parte tedesca si a•ssicura ·che si tratta di semplici constatazioni, le quali non debbono essere interpretate nel senso che preludano ad azioni concrete della Germania.

Va notato che oggi stesso la Deutsche AlLgemeine Zeitung pubblica un articolo di critica alla Norvegia, che accusa di usare troppa condiscendenza nei riguardi dell'Inghilterra e di permettere soprattutto allo spionaggio inglese di servirsi del territorio norvegese come base di operazioni.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 8600/2835. Berlino, 7 novembre 1939 (per. giorno 10). Il discorso pronunciato dal Presidente del Consiglio dei Commissari del Popolo, Molotov, in occasione del 22° anniversario della rivoluzione bolscevica è stato riportato, come ho segnalato coll'odierno fonobollettino stampa n. 291, questa mattina soltanto dalla Deutsche Allgemeine Zeitung, che ne pubblicava un brevissimo sunto, intitolandolo « Molotov riafferma la neutralità della Russia». Nei giornali pomeridiani, invece, ne è pubblicato con vistosa presentazione un :Più lungo sunto diramato dal D.N.B. Il sunto premette che il discorso è stato essenzialmente dedicato alle questioni di politica generale e di politica interna. Riporta poi con particolare rilievo i passi nei quali Molotov ha detto ·che, mentre certi progetti di •attirare l'Unione Sovietica nella guerra sono falliti, l'Inghilterra e la Francia cercano di attirarvi non solo le loro popolazioni, ma anche quelle delle loro .colonie e dominì e cercano con ,tutti •i mezzi di aumentare il numero dei loro alleati e di porta.I~e al loro fianco i paesi neutrali>. Il sunto pubblicato da questi giornali dice che Molotov ha accennato alle serie conseguenze che il patto anglo-franco-turco potrebbe avere ed ha a.ggiunto che il numero dei pa·esi neutrali in Europa diminuirebbe sempre se r1uscisse ai circoli dominanti in Inghilterra. ed in Francia di prolungare la guerra per rafforzare la loro egemonia mondiale e mantenere le loro numerose colonie. «Per altri Stati, cita testualmente •il D.N.B., la neutralità non è che una maschera dietro la quale essi nascondono le loro vere intenzioni dirette ad allargare la guerra, dalla quale si aspettano alti guadagni a spese dei belligeranti. Le potenze imperialistiche ocddentali hanno basato i loro calcoli principalmente su una nuova rapina e su una nuova ripartizione del mondo a loro favore, come pure sulla eliminazione dei loro concorrenti, negando ogni diritto sulle colonie e sulle ricchezze coloniali agli altri».

Egualmente citati con particolare rilievo i passi che ribadiscono la responsabilità dei governanti delle potenze occidentali, appoggiati sui gruppi di Blum e di Attlee.

Da ultimo viene riassunto più brevemente quanto Molotov ha detto sui progressi della produzione russa e sulle forze difensive dell'Unione Sovietica, che, ben lungi dall'essere indebolite, si rafforzano continuamente.

Un breve commento della Borsen Zeitung nota come il discorso abbia smascherato ·l'ipocrisia delle potenze occidentali e non abbia risparmiato neppure l'America che, col pretesto della neutralità, cerca di realizzare :forti guadagni.

Tutti i giornali notano poi che al discorso assistevano anche Stalin, Voroscilov e vari altri dei principali dignitari sovietici.

* * *

Il discorso di MoJotov, inviato al D.N.B. già ieri sera dal suo cordspondente da Mos•ca, è stato molto elabora•to alla Wilhelmstrasse prima di venire diramato ai giornali nel pomeriggio di oggi, in un sunto molto ridotto e sfrondato. Alcuni punti appaiono molto ritoccati, anche se confrontati con il riassunto già attenuato che aveva inviato il corrispondente da Mosca. Naturalmente sono soppressi i brani in •cui Molotov afferma che l'annessione dell'Ucraina occidentale e della Russia bianca occidentale sono « un successo grandissimo della politica estera dell'Unione Sovietica e dell'Internazionale proletaria ».

Sono stati anche eliminati i brani esaltanti «il patriottismo sovietico».

Il lettore tedesco del discorso deve insomma avere l'impressione, leggendo il riassunto offertogli dai suoi giornali, che Molotov abbia pronunciato semplicemente una requisitoria contro le potenze capitalistiche occidentali. Mentre i quotidiani tedeschi sottolineano l'affermazione che le forze difensive dell'Unione sovietica devono essere potenziate sempre più, perchè non si sa quali prove di politica estera l'Unione debba ancora affrontare, essi trascurano la volontà schiettamente pacifica espressa da Molotov.

* * *

La stampa tedesca non fa parola dell'appello diramato ieri sera dal Comitato esecutivo del Comintern ai proletari di tutto il mondo, a1ppello che tuttavia non può andare disgiunto dal discorso di Molotov, come interpretazione dell'opinione di Mosca nel momento attuale.

È interessante notare che il corrispondente del D.N.B. ha qualificato tale appello «degno di attenzione, perchè stabilisce per la prima volta l'atteggiamento del Comintern di fronte alla ,guerra ». Nell'appello si attaccano bensì i tre Stati più ricchi, l'Inghilterra, Francia e Stati! Uniti d'America, ma si aggiunge che «contro H loro predominio mondiale combattono per il loro proprio predominio altri Stati capitalistici, i quali sono scesi più tardi nell'arena dell'espansione coloniale, e che vogliono una ripartizione a loro vantaggio delle fonti di materie prime: questo è il vero significato dell'attuale guerra imperialistica, ingiusta é reazionaria».

Nel notiziario riservato del D.N.B. si legge a questo punto il seguente commento del corrispondente: «In questo documento ufficiale del Comintern, per quanto dguarda la questione della responsabilità della guerra, le nuove posizioni della politica estera dello Stato sovietico non vengono considerate, fatta eccezione per ·la circostanza che non si parla più della crociata contro il Fascismo prima sempre predicata».

L'appello del Comintern non può mancare di aver fatto sfavorevole impressione in molti ambienti ufficiali che ne hanno avuto conoscenza. Se da una parte, infatti, l'appello riafferma che «il patto di non aggressione fra l'U.R.S.S. e la Germani·a ha sventato gli insidiosi piani dei provocatori bellici e limitata l'arena del conflitto europeo », dall'altra dice che «le classi dominanti d'Inghilterra, Francia e Germania conducono una guerra di predominio ». La Germania è dunque trattata alla stessa stregua delle altre potenze, e nel suo regime il Comintern non riscontra uno sgravio di responsabi!lità, non ostante i frequenti attacchi che Hitler e Ribbentrop hanno sferrato, nei loro discorsi di guerra, contro l'imperialismo guerrafondaio delle potenze occidentali.

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IL REGGENTE D'UNGHERIA, HORTHY, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. s. N. Budapest, 7 novembre 1939.

Con riguardo ai sinceri e confidenziali rapporti fra l'Ungheria e l'Italia, ritengo inammissibile acchè fra noi due siano dei segreti di Stato.

Pereiò qui allegato Vi trasmetto la copia della lettera, che ho scritto ieri al Fiihrer e Rekhskanzler Hitler (1). La oltremodo complessa e grave situazione, lo giustificano validamente, che io riprenda col Cancelliere del Reich lo scambio personale di idee, da più di un anno sospeso.

Della lettera, di cui sopra, nessuno ha conoscenza fuorchè il Presidente del Consiglio conte Teleki e il Ministro per ·gli affari esteri conte Osaky. La segretezza -s'intende --non può sussistere in riguardo al conte Ciano.

P. S. -Hitler non mangia che verdura e frutta. A Berlino ho constatato, che le frutta in Germania non sono ibuone e ho promesso, che manderò delle mie. Così la mia lettera ha servito di accompagnamento ad un invio di frutta (2).

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L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 818. Tokio, 8 novembre 1939, ore 7,55 (per. ore 15).

Si assicura che in conseguenza decisioni affrettare costituzione nuovo Governo centtale cinese, vi si provvederà entro primi dicembre. Comunicato Roma e Shanghai.

7 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

(l) Non pubblicata. Vedi Documents on German FOf"eign Policy 1918-1945, cit., Seriet D; VIII, D. 328.

(2) La lettera, teritta in italiano, è autografa.

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L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. P. RISERVATISSIMO 819. Tokio 8 novembre 1939, ore 7,55 (per. ore 15). Si assicura che Germania avrebbe consentito inviare sottomarini. Essa si

proporrebbe mandare inoltre una o due navi da guerra tascabili, nonchè arn:m.re suoi piroscafi qui rifugiati per usarli per guerra di corsa.

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L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 179. Ankara, 8 novembre 1939, ore 13,04 (per. ore 16,50). È stato qui molto commentato il fatto che l'Ambasciatore di Romania in Angora si è frequentemente spostato in questi ultimi giorni tra Bucarest ed Angora. Tali spostamenti sono solo in parte giustificati da ragioni private del sig. Stoica 'che è in ~stanza di d!iv<>tt":Zilo; più in~Sistentemente sono messi in relazione con voci iniziativa romena per costituire blocco neutri (1). A questa Ambasciata di Romania si assicura che una tale iniziativa è stata effettivamente presa da Governo romeno, il quale avrebbe interpellato vari Governi ricevendo risposta favorevole da tutti, comprese Italia e Germania, ad eccezione dell'U.R.S.S.

Questo Incaricato di Affari di Germania mi ha chiesto ieri che cosa mi risultasse in proposito. Ho risposto che non avevo elementi.

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L'AMBASCIATORE A BRUSSELLE, LOJACONO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 108. Brusselle, 8 novembre 1939, ore 13,31 (per. ore 16,30). Visita Re del Belgio alla Regina Olanda nelle forme improvvise ed anti protocollari 1in cui è avvenuta ha destato vivo allarme nel pubblko belga mettendolo in presenza di una rivelazione autorevole ed autentica di uno stato di minaccia. Tentativo di mediazione dei due Sovrani appare di intonazione puramente platonica e viene piuttosto considerato come copertura dei vari motivi di carattere difensivo dell'incontro, e come gesto destinato a accrescere carattere esecrando di un eventuale violazione della neutralità nel momento neutri stessi si presentano come mediatori. Questa iniziativa del Re connessa a nuove e rapide misure dirette a inten

sificare mobilitazione esercito belga dimostra che tesi della invasione attraverso Paesi Bassi di cui ho riferito a V. E. nei miei ultimi rapporti trova presso

questo Governo elementi sempre più positivi avvalorati del resto dal concentramento oramai manifesto di forze germaniche alla frontiera olandese e da campagna della stampa tedesca che tende a ,presentare come inadempienza alla neutralità la acquiescenza dei neutri alle m~sure navali britanniche.

(l) Vedi D. 116.

136

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 955. Berlino, 8 novembre 1939, ore 15,).2 (per. ore 20,30).

Ho chiesto cosa si pensasse qui sull'offerta di bruoni ruffici Belgo-Olandesi.

Mi è stato fatto osservare che essa doveva essere già arrivata a Londra ed a conoscenza di Halifax qruando questi parlò .ieri alla Camera dei Pari; egli si è espresso .in maniera da lasciar chiaramente intendere che l'offerta dei due Sov.rani non presenta la menoma probabilità di successo. È da qruesta constatazione che Germania deve naturalmente trarre norma.

Quanto alla veste ruffi:ciale da dare da parte tedesca alla risposta essa sarà stabilita soltanto dopo il ritorno del Fiihrer da Monaco ove si è recato per la consueta adrunanza dell'8 novembre (1).

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IL MINISTRO A OSLO, LODI FÈ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 70. Oslo, 8 novembre 1939, ore 21,55 (per. ore 24).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che Re Haakon ha inviato alle ore 16 al Re Leopoldo e Regina Guglielmina telegramma adesione alla mediazione da loro offerta. Altrettanto faranno altri Re Scandinavi.

Ministro Koht ·si è augurato che tale passo risrulti rutile alla causa dellia pace, esprimendo speranze si manifestino intanto all'uopo altri interventi più arutorevoli.

Parlando del discorso Halifax ha aggirunto essere persuaso che qruesti non (dico non) si sare.bbe espresso nei termini rusati ieri se fosse stato preventiva,.. mente informato della iniziativa presa dai Sovrani Belgio e Olanda, rimasta, fino a stamane, ignota anche qru~.

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L'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, PREZIOSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 252. Buenos Aires, 8 novembre 1939, ore 22,20

(per. giorno 9, ore 6).

Mio telegramma n. 245 (2).

Ho oggi incontrato dottor Melo di ritorno dalla conferenza di Panamà dove rappresentò Argentina.

Circa le impressioni da lui tratte negli Stati Uniti d'America mi ha confidato:

l) il Presidente degli Stati Uniti parlandogli della guerra sottomarini aveva .rilevato che il prolungamento della guerra avrebbe potuto ·condurre Stati Uniti d'America nel conflitto;

2) che tale disposizione del mondo ufficiale, destinata ad accentuarsi coll'eventuale permanenza di Roosevelt alla presidenza, contrastava coll'atteggiamento del •popolo americano che gli è parso contrario ad avventure belliche;

3) che eguale constatazione egli aveva fatto per quanto concerne questione dell'abolizione dell'embargo sulle armi voLuto da Roosevelt ma non sentito a suo parere, dal grosso dell'opinione.

(l) -Per il corrisponde-nte appunto di von Weizsiicker, vedi Documents on German Foreign Policy 1918_1945 cit., Series D, VIII, D. 336. (2) -Vedi D. 71.
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IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 270. Sofia, 8 novembre 1939, ore 22,25 (per. giorno 9, ore 7). Mio telegramma n. 265 (1), Nel .confermarmi viaggio Rendel qui già di ritorno, Presidente del Consiglio mi ha detto essersi trattato personale amichevole ·incontro Stanbul con quello Ambasciatore d'Inghilterra, ma che Rendel gli aveva promesso riferirgli poi impressioni giudizi. Non posso escludere tale viag.gio non abbia avuto però qualche rapporto con misure che Presidente mi ha detto imminenti pa.rziale ritiro truppe bulgare e turche frontiera Tracia, per cui ha ammesso sarebbero stati esercitati buoni uffici britannici. Per Turchia tratterebbesi necessità per carenza allogrgiamenti equipagg.iamento truppe, e pare intenderebbe diminuire effettivi circa metà: da parte Bulgaria si è tuttavia disposti anticipare iniziativa ritiro e successivamente congedamento proprie unità pur mantenendo truppe copertura e intensificando fortificazioni frontiera. Mirsure sarebbero prese senza dar luogo atti diplomatici. Chiestogli se risultavagli come corre voce qui in Turchia sarebbero state altresl rivolte pressioni Governo romeno per soluzione problema Dobrugia, mi ha risposto suppone consultazione Stoica avrebbe potuto forse anche contempla.rla, tanto più che opinione romena e pare stesso Re Carol sal'ebbe ora meglio disposto in proposito, e che c: Inghilterra preferirebbe Bulgaria anzichè Russia in Dobrugia ». Comui_J.que, finora non vi era qui nessun passo concreto, come anche Ministro di Bulgaria Parigi era stato in grado dichiarare testè quel Governo che gli

rivolgeva premure per conciliazione Bulgaro-Romena. Tuttavia qualche accenno fattomi successivamente circa suggerimenti conciliativi jugoslavi a Bucarest e

c: meschinità » romene che dovevasi rendere conto non potersi trattare cessione «alcun villaggio » mi ha dato impressione ·che questione possa essere più matura di quanto ammetta Presidente del Consiglio.

Questi ha però ribadito che .regolamento Dobrugia potrebbe forse consentire Patto di non aggressione con ISola Romania, mai adesione Bulgaria blocco Balcani che apparre sempre più di ispirazione franco-inglese e cui 'Bulgaria non ha interesse vincolarsi intendendo conservare massima Ubertà movimento.

Nessuna indicazione aveva circa voce riunione Intesa Balcanica. Nel rilevare puovamente perfetta identità di vedute Italia Bulgélll'ia attuale situazione balcanica, ha ancora una volta elogiato indirizzo Governo fascista citando dichiarazione che attribuiva fatta da V. E. a codesto Ambasciatore di Francia circa eventualità costituzione blocco Balcani: «Italia come potenza balcanica si riserva esaminare iniziative assunte al riguardo da altri Stati».

(l) Non pubblicato.

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IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO 269. Sofia, 8 novembre 1939, ore 22,30 (per. giorno 9, ore_7). Mi riferisco al mio telegramma n. 265 (1). ·Presidente del Consiglio mi ha detto che suo incontro con von Papen, se pure casuale per occasionale sosta fra coincidenza treni, era stato molto interessante. Detto Ambasciatore erasi manifestato deluso inquietudine atteggiamento Turchia elogiando per contro vivamente atteggiamento Italia che mantiene pace equilibrio Balcani contro possibili tu11bamenti derivanti attitudine turca. Punto più rilevante ·colloquio: von Papen avevagli confidato, ed egli in via strettamente confidenziale me ne informava, Germania interamente risolta guerra totale intesa a vibrare imminente colpo definitivo Inghilterra. Soggiungevami che azione prevederebbesi a·erea e marittima contemplandosi impiego circa 4000 apparecchi, eventuali sbarchi truppe aerotrasportate, bombardamenti basi navali britanniche diretti a costringere unità flotta prendere mare impegnandosi contro sottomarini germanici. Occorreva peraltro a tale fine Germania avvicinamento proprie basi territorio inglese per cui pre.sentavasi necessità utiliz.zare territorio belga olandese. Kiosseivanov poneva in rela~ione tale eventualità con avvenute consultazioni Sovrani BeLgio Olanda. Presidente del Consiglio stima determinazione estremamente rischiosa pur considerando futuri sviluppi atteggiamento sovietico e ·Crescente preparazione belga franco inglese impongono Germania celere decisiva azione. Non escludeva

questa possa essere preceduta da intimazione tedesca pace o da tentativi conciliazione dei .neutri minacciati.

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IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE 69. Belgrado, 8 novembre 1939 (per. giorno 11). È giunto ieri a Belgrado, proveniente da Budapest, Eckhardt, capo del Partito indipendente dei Piccoli Possidenti. Ha visto a lungo Macek che sembra si

sia direttamente interessato per procurargli un colloquio riservatissimo col Principe Reggente. Mi consta che, specie in questi momenti di difficoltà serbo-croa.te,

questa visita di cui non appaiono ben chiari gli scopi -la motivazione di una presa di contatto fra i capi del Part~to ungherese dei Piccoli Possidenti e del Partito Rurale croato non ha effetto del tutto convincente -ha .prodotto nei circoli serbi un'impressione di qualche imba-razzo. Molto più che pare che il gruppo di Eckhardt non sia, attualmente, neppure troppo numeroso ed efficiente. Sono noti invece i contatti che egli ha .costantemente mantenuto colla Legazione Britannica a Budapest. La visita era stata regolarmente preannunciata a questo mio collega di Ungheria. Egli ha dovuto evidentemente rendersi conto dell'impressione qui prodotta da questi primi contatti esclusivamente ungaro-croati, perchè ha per oggi combinato un incontro di Eckhardt con Gavrilovic, capo del gruppo a,grario serbo, e con Lazar Markovi:ç, Ministro della Giustizia e ,preannunciato una visita a Cinca-r Markoviç a1 Ministero degli Affari Esteri. Secondo Bessenyey non bisognerebbe attribuire speciale importanza all'attività di Eckhardt, alle cui mire ambiziose non hanno finora corrisposto le fortune politiche. Si tratterebbe di attività pubblicitaria. Tuttavia, la Regia Legazione a Budapest sarà in grado di controllare esattamente se si tratti, in effetti, soltanto di questo.

(l) Non pubblicato.

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IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 70. Belgrado, 8 novembre 1939 (per. giorno 11). Ho avuto oggi occasione di parlare con questo Ambasciatore di Romania del passo che egli ha recentemente qui compiuto, di ritorno da Bucarest ove avrebbe avuto dirette istruzioni da Re Carol, per suggerire la formazione del noto blocco balcanico neutrale. Il signor Cadere ha tenuto a predsarmi che, più che di un preciso suggerimento, si è .trattato di un sondagg·io generico delle vedute e delle disposizioni del Governo di Belgrado, sul quale si conterebbe moltissimo ·per ottenere l'indispensabile patronato dell'lta.Iia. A quanto pare, a Bucarest si sarebbe animati delle migliori intenzioni di tener concretamente conto delle situazioni che .possono ostacolare dei rapporti realmente fiduciosi con Budapest e con Sofia. Comunque si penserebbe che, di fronte alla gravità dei pericoli ·Che si tratterebbe di ovviare, si ·possa, eventualmente, dare la priorità agli interessi più urgenti e collettivi di questa zona, lasciando a più tardi, in atmosfera che sarà migliore, la definizione pratica di tali situazioni. A Bucarest si conterebbe sopra un sollecito chiarimento reciproco delle posizioni mediterranee italiana e turca. E non si scorgerebbe negli. impegni assunti dalla Turchia col recente accordo tdpartito un ostacolo alla realizzazione del progetto, in quanto, secondo le idee assai vaghe che mi sono state espresse, la situazione italiana nei riguardi tedeschi e quella turca in quelli franco-inglesi gioverebbero, insieme, a garantire il carattere pacifico e neutrale dell'istituendo blocco. Ma naturalmente il Governo romeno si rende conto che tutta questa costruzione politica non ha ·che una sola base sulla quale potrebbe poggiare: il favore del

l'Italia. I piani futuri di Stalin tengono a Bucarest gli animi m ·sospeso, perchè non si ha alcuna fiducia nelle impressioni rassicuranti riportate da Saracoglu da Mosca a proposito della Bessarabia e perchè si teme che l'influenza moscovita possa maggiormente intorbidare le acque in Bulgaria.

Avevo avuto, in precedenza, notizia del passo romeno presso questo Ministero degli Esteri ove mi è stato chiesto, col concepibile interesse, quale ;potesse essere H :pensiero del Governo fascista in argomento. Non ho avuto che a riferirmi alle comunicazioni che qui ha fatto Cristié circa i cenni avuti in proposito da V. E. (mio telegramma per corriere n. 068 'del 28 ottobre u. s.) (1). Ho notato che qui ci si rende perfettamente conto, allo stato attuale delle cose, dei pericoli di un'iniziativa che, data la posizione assunta dalla Turchia nei confronti francoinglesi, intende attrarre verso sud-est tutto il sistema balcanico che si vorrebbe collegare de jure. Qui si è dispostissimi a lavorare intensamente per ottenere dalla Romania i !POSsibili sacrifici :per appianare la situazione anche e specialmente ·con Sofia. Peraltro, appoggiati come sono alla solida linea di sbarramento adriatica, COffi!J?letata dall'Ungheria e dalla Grecia, non sembrano intenzionati a correre rischi di essere trascinati verso compromettentt avamposti. Mi riservo riferire gli eventuali sviluppi locali della questione.

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L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 3927. Mosca, 8 novembre 1939 (per. giorno 20). Tre recenti manifestazioni hanno lumeggiato la politica sovietica di fronte all'odierna situazione internazionale: l) il discorso di Molotov del 31 ottobre davanti al Consiglio Supremo dell'U.R.S.S.; 2) il manifesto del Comitato Centrale della Terza Internazionale alla vigilia del 22° anniversario della rivoluzione boLscevica; 3) il di!scorso di Molotov del 6 corrente per la celebrazione rivoluzionaria organizzata dal Soviet di Mosca. Il primo discorso di Molotov, destinato specialmente all'estero, ha esposto le vedute ufficiali del Governo sui problemi di poHtica estera. Concetti dominanti: ll'U.R.S.S. persegue una politica !Pacifica-è decìsa a mantenere la neutralità per evitare l'allargarsi della guerra -intende però conservare piena libertà d'azione. Il ma.nifesto del Comintern ha esposto il programma del partito comunista enunciandolo sostanzialmente nei seguenti termini: il moribondo regime capitalista si sforza di prolungare la propria esistenza con una guerra di natura prettamente imperialista che è contraria· agli interessi dei lavoratori. Una pace duratura non potrà regnare se non quando gli attuali dirigenti di tutti i Paesi capitalisti saranno stati scacciati dal potere daUe 'forze dei lavoratori uniti sotto la bandiera dell'internazionale proletaria. È quindi giunto il momento di dare il colpo di grazia al traballante regime capitalista.

Col suo secondo discorso Molotov ha fatto proprie le tesi del Comintern sul.la incapacità degli attuali dirigenti dei Paesi .capitalisti di dare la pace ai

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popoli ed ha affermato che la guerra attuale è fatalmente destinata a trasformarsi ,in cruento conflitto mondiale « se le masse operaie non vi opporranno Ulla risoluta resistenza>.

In modo diretto ed esplicito il manifesto del Comintern, in via indiretta ed implicita il discorso di Molotov: entrambi posano lo stesso problema (la fine della .guerra) e suggeriscono gli stessi metodi, lo stesso programma d'az.i:one: la sollevazione del proletariato contro i Governi di tutti i Paesi capitalisti.

È significativo che Molotov, Presidente -del Consiglio dei Commissari del Popolo e Commissario degli Affari Esteri, abbia dato una specie di benestare formale ed ufficiale alle direttive della Terza Internazionale. Ciò può significare una cosa sola: che i dirigenti del Cremlino intendono perseguire i fini della Joro politica attraverso un'azione intensificata degli agenti del Comintern, e che tale politica accentuerà il proprio carattere di sovvertimento rivoluzionario mondiale.

(l) Vedi D. 43.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

L. P. 7547. Roma, 8 novembre 1939.

Dal colloquio che hai avuto con Ribbentrop iii 2 corr., e sul quale hai riferito con tuo rapporto n. 8501 del giorno 6, (l) risulta che malgrado l'ev:idenza degli avvenimenti prodottisi nei giorni precedenti lo scoppio del conflitto e nonostante che non siano successivamente mancate nostre chiare «messe a punto>

(vedi colloquio Goering-Teucci), (2;) SUJSSist1e 1in codest.i ambiOO!ti una Sltirana misconoscenza di quello che è stato il nostro atteggiamento.

Particolarmente ingiustificata è la permanenza di tale stato d'animo presso Ribbentrop, il quale conosce ~rfettamente, in ogni dettaglio, l'attività svolta dall'Italia ed è stato testimonio della perfetta scrupolosa leal.tà con cui l'Italia ha espresso sempre il suo pensiero, ha segnalato tempestivamente i pericoli della situazione ed ha infine impiegato tutto il peso della sua influenza in un'azione diplomatica per la quale lo stesso Fiihrer ha espresso al Duce la sua riconoscenza.

È effettivamente probabile che, come tu dici, Ribbentrop cerchi sopratutto delle giustificazioni di fronte a se stesso. Ma noi non !POSSiamo permettere che certe interpretazioni e certi stati d'animo, oggi forse ancora fluidi ed incerti, vadano cr.istallizzandosi a nostro danno in dispregio della più elementare verità. È quindi necessario che tu chiarisca una volta per sempre con Ribben4'op che le sue affermazioni circa le cause dell'intervento inglese da lui attribuito p~incipalmente aolla conoscenza del·la neutralità italiana -sono assolutamente. arbitrarie e categoricamente smentite dalla storia diplomatica di quei giorni.

A prescindere infatti dalla considerazione che l'Inghilterra, già da .molto tempo prima dell'estrema crisi dell'agosto, aveva ripetutamente e ufficialmente comunicato la sua decisione di entrare in guerra se si fosse verificato un attacco

del Reich alla Polonia (argomento da me rlpetutamente sottolineato nei colloqui di Salisburgo), sta di fatto che al momento decisivo le determinazioni dell'Inghilterra non poterono essere influenzate dall'atteggiamento italiano poichè la non belligeranza dell'Italia fu nota solamente attraverso il comunicato del Consig1io dei Ministri del 1° settembre, quando cioè le truppe tedesche avevano già invaso la Polonia scatenando l'automatica esecuzione di quel Patto di assistenza anglopolacco che -è bene rilpete:rlo -era stato firmato sin dal giorno 25 agosto. E, d'altra parte, [e misure militari adottate dall'Italia in pronto fiancheggiamento dell'azione tedesca non potevano cer.to far so~gere presso gli .inglesi la persuasione della astensione italiana, della quale assolutamente nessuno potè aver notizia prima ··che il Duce stesso l'avesse decisa il lo settembre come è provato, tra l'altro, dal fatto che tla sera del 31 agosto il Governo inglese ilnterruppe le comunicazioni telefoniche e telegrafiche con l'Italia oltre che con la Germania e non le riattivò che il giorno successivo. I motivi della astensione italiana, come è ben noto a Ri<b'bentrop, sono consegna.ti in documenti irrefutabili se pur non con<;>sciuti dal pubblico.

Attribuire l'intervento inglese alla non belligeranza italiana è dunque affermare n falso e la stessa lealtà da noi sempre mantenurta verso la Germania ci impone di non permettere che sussistano equivoci in questa materia. E del resto equivoci non dovrebbero sussistere da che con suo telegramma del 1° settembre

Ti prego di far presente a Ribbentrop quanto precede assicurandomi ciirca l'interesse che egli 'porterà a questa nostra precisazione che è di natura fondamentale per il presente ed il futuro dei nostri rapporti •con la Germania.

(l) -Vedi D. 106 che, però, è in data 4 novembre. (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, D. 755, Allegato I.

(l) (che codesto Governo non ha ancora voluto ~rendere noto al popolo tedesco), il Ftihrer ringraziò il Duce .per l'aiuto diplomatico e poHtico fornito dall'Italia alla Germania.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 6910/3140 . Parigi, 8 novembre 1939.

L'iniziativa di mediazione presa l'altro ieri dalla Regina d'Olanda e daJl Re del Belgio non ha avuto sol!tanto quell'insuccesso che era facilmente prevedibile, ma si è prestata ad essere interpretata come ispirata soltanto dal pregiudizio che la guerra cagiona ai loro popoli e dal timore dei due Sovrani di dover affrontare un'invasione tedesca se la pace non fosse ìristabi:lita ad una più o meno •breve scadenza.

Per quanto riguarda la Francia, io non posso che riferirmi a quanto esposi a V. E. col mio rapporto del 26 settembre scorso n. 6071/2769 (2) circa le Vairie ragioni che rendono ÌllliPOSSibile ·a questo Paese di prendere in considerazione almeno per ora delle proposte di pace. E ciò anche nel caso in cui tali proposte

non fossero delle Setll!Plici offerte di mediazione o dei suggerimenti generici di ·conferenze, come finora è avvenuto, ma se si basassero invece, come pure dovJ"à avvenire un giorno, su di un piano organico e •intelligente di ricostituzione dei rapporti europei, tanto dal punto di vista politico come da quello economico.

Occorre anzitutto esaminare la situazione francese in base alle manifestazioni della stampa, anche se, come in tutti i Paesi, in Francia la stampa ha fatto divorzio dall'opinione pubblica. La stampa ~ancese rappresenta oggi l'opinione del Governo (o almeno di una parte del Governo), delle classi dirigenti, degli intelilettuali, degli ebrei, dei •capitalisti, degli inglesi e degli angloftli più

o meno interessati. Tutta questa gente vuole la ·continuazione della guerra, spera, anzi crede, in una vittoria definitiva anche se preceduta da perdite e sacrifici più o meno gravi, è .convinta che una pace che consacrasse le .conquiste tedesche sarebbe un colpo definitivo per il prestigio francese, la via irremedialbilmente aperta all'assoluta egemonia tedesca in Europa. Tutta questa gente vede il pericolo russo, ma crede ancora alla necessità primordiale per ila Francia di fiaccare la Germania. «Noi facciamo ora la guerra ai tedeschi -diceva giorni or sono un generale francese -ma fra qualche tempo saremo forse costretti a fare la guerra coi tedeschi contro i russi». Tuttavia il pubblico non può ancora penetrarsi di una verità apparsa improvvisa dalle recenti vicende internazionali e cioè che se la storia dell'Europa è stata per molti lustri dominata da un conflitto latente o aperto tra la Francia e la Germalllia, essa comincerà ora -o prima o poi -ad essere dominata da un conflitto fra la Germania e la Russia di fronte al quale l'Inghilterra si regolerà come ·si è regolata sempre di fronte al primo conflitto, cioè... ·secondo le sue convenienze. E l'Italia ugualmente.

Il pactum sceleris tedesco-russo non si è infatti finora attuarto esattamente secondo le intese segrete Ribbentrop-Molotov (che qui si conoscono abbastanza dettagliatamente). Se le trattative russo-.fin\l.andesi non giungeranno sulla carta geografica ai precisi risultati previsti a Berlino e a Mosca, se ai tedeschi sarà difficile di rivalersi in Scandinavia (come i russi hanno loro promesso) di quanto gli stessi russi hanno realizzato negli Stati baltici, o se i tedeschi non .potranno compensarsi in Ungheria o in Jugoslavia dei vantaggi che i russi si ripromettono di ottenere nei Balcani, i rapporti russo-tedeschi potranno via via complicarsi e rendere difficile anche quella collaborazione tecnica che era già del resto stata ampiamente tentata sotto gli Zar e che non impedì, anzi favor.ì in una certa misura la guerra del 1914.

Ad ogni modo tutti questi non sono problemi di immediata attualità, sono

sentiti solo in un piccolissimo ·cerchio di gente senza responsabilità nei riguardi della guerra attuale e non hanno perciò vera influenza sullo stato dell'opinione pubblica francese.

Il !fatto attuale è in verità che la guel"ra, malgrado i dtscorsi politici, malgrado la :stampa, malgrado l'unanime coro del « jusqu'au bout », malgrado le non spente virtù guerriere del popolo francese, malgrado la calma risoluzione di difendere la Patria ove questa fosse minacciata, è e resta impopolare in Francia. Nè potrebbe essere altrimenti, dato n carattere eminentemente cerebrale della guerra stessa. Ma appunto per questo, appunto perchè le correnti pacifiste avevano •preso troppa influenza e minacciavano di indebolire il paese

e farlo trovare impreparato e sorpreso al momento in cui i tedeschi avessero per avventura abbandonato il sistema della guerra bianca o si fossero svegliati anch'essi dalle loro illusioni politiche, appunto per questo, dico, il Governo ha dovuto far macchina indietro.

Gli stessi uomini politici che si erano spinti a parla~Tmi così apertamente delle possibilità e persino dei dettagli di una prossima pace (vedi mio telegramma n. 311 e precedenti) {l), ora mi tengono in generale altro linguaggio: «Il momento non è ancora venuto »; « La Germania deve avere una lezione, altrimenti non sarà possibile trattare »; «Il popolo francese si rivoLterebbe contro il Governo che lo ha spinto alla guerra se la pace non fosse v.ittoriosa » ecc. ecc. Queste sono le frasi che si odono appena vi sono quattro persone riunite. Ma il tono diminuisce o per lo meno camrbia quando mi trovo «tete à tete » con qualcuno dei miei interlocutori di un mese fa. Ed allora si comprende benissimo che la ragione primordiale di questo cambiamento avvenuto fra gli stessi uomini di Governo che prima desideravano una pronta pace è la preoccupaz;ione della situazione interna del paese la quale costituisce in sostanza uno dei soliti paradossali contrasti fra la cerebralità politica e il sentimento popolare. E cioè, che la difficoltà stessa di spiegare al popolo le ragioni deUa guerra e quindi di rendere quest'ultima popolare impedisce ai dirtgenti di arrestarsi, anzi li costringe a spingere sempre più l'opinione pubblica sulla via della intransigenza nella vaga formula del « jusqu'au bout » che nessuno sa esattamente che cosa voglia significare.

In altri termini la paura delle conseguenze interne più che esterne di una pace bilanca e le difficoltà per gli uomini dell'attuale Governo di affrontare tali conseguenze sono, come già Vi ho riferito col mio suindicato rapporto, le principali ragioni per cui le correnti pacifiste francesi sono ora assai diminuite, almeno nelle forme eccessivamente appariscenti in cui erano affiorate nelle prime settimane della guerra.

A tutte queste ragioni si aggiungono molte altre ben note, prima fra tutte l'incapacità congenita dei tedeschi di comprendere la psicologia altrui per culi tanti errori politici ha accumulato, anzi esattamente ripetuto la Germania di Hlitler, come quell.la di Gugli:elmo II. E poi le pressioni inglesi e poi la fiducia molto diffusa negli ambienti militari della potenzialità difensiva dell'armamento francese e poi l'incredulità nella superiorità -in realtà troppo vantata -dei mezZii bellici tedeschi, (i recenti insuccessi aviatori tedeschi hanno molto ringalluzzito questi ambienti aeronautici), e poi •infine la sensazione generalmente diffusa che una volta messa in moto la .gran macchina della guerra, una volta mobilizzati gli uomini e le risorse del paese, una volta :lìatti i sacrifici forse più grandi dal punto di vista morale, cioè quelli che precedono la guerra (primo fra tutti quello di deciderla), è meglio affrontare i rischi che la guerra stessa presenta piuttosto che quelli di una pace prematura.

Il problema germanico nel centro-Europa, sia pure trasformato ora dal contatto di:retto con lo slavismo russo e dalle conseguenze che tale contatto ha già avuto, appare in verità alla Francia come suscettilbile di diventare ancora

una volta minaccioso per essa -o almeno per il suo prestigio mO'l'aie nel mondo.

Se tale minaccia dovesse ripetersi a breve scadenza, le condiziorui di una nuova mobilitazione di uomini e di armi francesi potrebbero non essere così favorevoli come, malgrado tutto, Io sono state ora. È perciò che nè l'iniz:iativa belgo-olandese nè altre che fossero per verificarsi rebus sic stantibus potrebbero aver successo. Dovranno intervenire verosimilmente altri elementi per poter determinare seri cambiamenti nella situazione dell'opinione pubblica francese, per aiutare cioè il risveglio delle correnti pacifiste parlamentari ed extra parlamentari ora divenute latenti. Questi elementi potranno essere la stanchezza

o qualche grave insuccesso o altre cause dncognite.

Ma in verità questi elementi e questi effetti potrebbero determinarsi tanto in Francia come in Germania, date certe somiglianze esistenti fra alcuni atteggiamenti dello spirito pubblico dei due paesi.

In ogni caso la faUca maggiore spetta al Tempo. Il quale lavorerà certo anche per l'Italia, non soltanto dal punto di vista dei nostri interessi economici, ma anche per far comprendere bene a tutti i belligeranti che al di fuori delI'ItaHa e della giusta considerazione dei suoi bisogni, non vi potrà essere in Europa quella vera pace che abbia la forza di fissare per qualche tempo il cosiddetto divenire dei popoli.

(l) -Vedi D.D.I,, Serie VIII, vol. XIII, D. 530. (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, D. 450.

(l) Vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, DD. 395, 524, 557.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 8654/2847. Berlino, 8 novembre 1939. Seguito mio telegramma filo n. 956 (l). Il Visconte Davignon è venuto espressamente a vedermi oggi per confermare quanto mi viene ripetendo da parecchi giorni e che cioè la Germania, constatata la impossibilità: a) di prendere di fronte la linea Maginot; b) di .compiere un'offensiva aerea -seria -contro l'Inghilltena (Goring, dopo i p11imi assaggi sul costo di queste imprese, non vorrebbe assolutamente continuare), si sarebbe •finalmente decisa ad un'azione di fianco sul Belgio (e una parte dell'Olanda) avente .per obbiettivo: l) di girare la linea Maginot; 2) di impadronirsi• di una parte della costa francese del nord sufficiente

o a condurre delle operaz:ioni contro l'Inghilterra, o almeno ad impedire l'arrivo in Francia di rinforzi inglesi.

La notizia è arrivata all'orecchio di Davignon da tre diversi informatori e cioè· da tre tedeschi che, compresi della indegnità della cosa, sono andati da lui a denunciarla.

L'inizio delle operazioni sarebbe posto ad una data tra il 12 e il 15 nOjVembre, ulteriormente precisata da uno degli informatori a domenica mattina 12 alle 4 a. m.

Enormi concentrazioni di truppe tedesche sarebbero state fatte a Colonia, dove 1si sarebbe già recato -per una :breve ispezione -il Fiihrer, fin dalla settimana scorsa (1).

(l) Non pubblicato.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATISSIMO 8655/2848. BerUno, 8 novembre 1939 (per. giorno l dicembreD.

Mio telespresso n. 8382/2761 del 1° corrente (2).

Faccio seguito al mio ·telegramma n. 952 di ieri, (3) per comunicare qualche impressione di dettaglio sul ricevimento offerto ieri daH'Ambasciatore sovietico a Berlino Skvarcev, in coincidenza con le feste per l'annuale della rivoluzione bolscevica. Il ricevimento ha avuto un particolare carattere di solennità e di sfarzo, attirando la curiosità della folla che si infittiva, in Unter den Linden, trattenuta dal !Servizio d'ordine della poliizia.

Gli ospiti venivano accolti, al loro ingresso nei palazzo dell'Ambasciata sovietica (il più .centrale e più vasto fra le sedi delle missioni) da funzionari dell'Auswiirtiges Amt in unilforme, che accompagnavano i più importanti fino al piano di sopra. Qui venivano presentati a Skvarcev dal Capo del cerimoniale, Ministro von Dornberg. Si è avuta }'!impressione che da parte tedesca si fosse dimostrativamente voluta una folta partecipazione al ricevimento, e per quanto riguardar i funzionari dell'Auswiirtiges Amt, quasi una partecipazione in massa. C'erano, oltre al Ministro von Ribbentrop, al Segretario di Stato von Weizsacker, ai Sottosegretari Woermann, Bohle e Gaus, una schiera infinita di loro collaboratori maggiori e minori. Il tono al ricevimento era dato dalle loro unilformi grigie, da quando c'è la guerra indossate in ogni manifestazione ufficiale.

Il Maresciallo Goring è giunto a metà del ricevimento, ed è stato notato che ·egli era accompagnato (l'Ambasciatore Sovietico è scapolo) dalla Consorte, la quale non interviene mai a simili riunioni. È un'altra prova della cordialità che da :parte germanica si è voluta ostentare.

Goring, entrando nelle sale, ha incontrato von Ribbentrop cui ha stretta la mano. Immediatamente dopo -episodio abbastanza interessante -Ribbentrop ha lasciato 1'Ambasciata sovietica. Prima avevo avuto occasione di presentare al Ministro degli Esteri del Reich, l'Incaricato d'Affari in titolo degli Stati Uniti che, pur trovandosi a Berlino da circa sei mesi, non aveva ancora potuto conoscere Ribbentrop!

l'ambasciatore belga: JACQVEs DAVIGNON, Berlin 1936-1940. Souvenirs d'une Mission, Paris, Les Editions Universitaires, 1951.

Al ricevimento sono intervenuti numerosi Ministri del Reich, Meissner, Capo della Cancelleria Presidenziale del Fiihrer, Lammers, Capo della Cance1leria !Privata, il Ministro delle Finanze Schwerin von Krosigk, quello della Giustizia Giirtner, quello dell'Educazione Rust. C'erano per Je Forze Armate il Grande Ammiraglio Raoeder con alcuni ufficiali di Marina fra cui si notava il Capo del servizio informazioni dello Stato Maggiore Generale, Ammiraglio Canaris e, insieme a Goring, il Sottosegretario al1'Aeronautica Generale Milch con il Generale Bodenschatz. Minore era la rappresentanza dell'Esercito: il Generale Seyffert, Comandante Militare di Berlino, e due Generali dell'Ufficio stranieri del Ministero della Guerra.

Per la verità, bisogna anche notare alcune assenze sintomatiche. Non c'era Goebbe1s, e del Ministero della Propaganda era presente solo il Direttore del[a Stampa estera. Non c'erano rappresentanti tipici del Partito Nazionalsocialista come Hess, Ley, Rosenber.g. Si .possono trarre, da queste lacune, delle deduzioni?

Ho comunicato ieri, con il telespresso in riferimento (1), la presentazione che qui è stata fatta del discorso Molotov, seguita oggi da una presentazione altrettanto vistosa dell'ordine del giorno di Voroscilov. Tutti i giornali danno il massimo rilievo al passo che dichiara l'importanza del trattato di amicizia tedesco-russo, tanto per i due paesi quanto per tutta la situazione internazionale. Nei commenti, lar,ghi e cordiali, si continuano a sottolineare gli attacchi sovietici contro le potenze occidentali e contro l'Amerka.

È evidente lo scopo di propaganda interna che si vuole raggiungere con queste pubblicazioni, dopo l'impressione che aveva prodotto, nell'opinione ;pubbltca tedesca, l'abolizione americana dell'embargo sulle armi. Si tende ora a dimostrare ,che l'Unione Sovietica è militarmente fortissima, politicamente contraria alle potenze occidentali e fedele all'amicizia ,con la Germania. Ma ho ragione di ritenere che la col'dialità ostentata dai giornali nei resoconti SIUlle manifestazioni per l'annuale della rivoluzione a Mosca non corrisponda a un vero compiacimento per le manifestazioni stesse, nei circoli responsabiH. Resta il proclama del Comintern, e ad esso si aggiunge l'avticolo della rivista Kommunistischeski International, dovuto a Dimitrov, il bulgaro processato in Germania per l'incendio del Reichstag. Nell'organo ufficiale del Comintern, a quanto riferisce il notiziario riservato del D.N.B., Dimitrov chiarisce come segue ile relazioni russo-tedesche. «Da principio le potenze imperialistiche occidentali avevano tentato di sobillare la Germania contro l'Unione Sovietica. La Germania ha peraltro capito il doppio svantaggio che avrebbe avuto da una guerra contro l'Unione: in primo luogo per la grande potenza ed energia dello Stato sovietico, e !pOi perchè il !Popolo tedesco non si sarebbe lasciato trascinare in campo contro il grande paese del socialismo... La Germania doveva dunque scegliere, .fra il rischiare la sua testa in una guerra contro l'Unione Sovietica, o !intraprendere un pieno cambiamento della sua politica. Hitler si è deciso per la seconda soluzione... ».

Non è certo questa maniera di prospettare l'amicizia con la Germania che può persuadere Berlino sulla sincerità e suUa buona volontà di Mosca nei suoi riguardi, mentre il Comintern non le ha risparmiato i suoi strali e mentre esso -per bocca di Dimitrov -si mostra fiducioso che «la classe operaia sarà chiamata a terminare a modo suo questa guerra:..

È superfluo dire che tutto ciò viene dalla stampa completamente taciuto (1).

(l) L'originale di questo documento porta n visto di Mussolini. Le conversazioni Davignon-Attolico sull'argomento si trovano altresl largamente rievocate nelle memorie del

(2) -Vedi D. 77. (3) -Non pubblicato.

(l) Anzichè del Telespresso in riferimento che riguarda il primo discorso di Molotov del 31 ottobre, si tratta del Telespr. 8600/2835 che riguarda il secondo discorso del Presidente del Consiglio dei Commissari del Popolo, vedi D. 130.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 8663/2851. Berlino, 8 novembre 1939. Il discorso che Hitler ha pronunciato questa sera, a Monaco, davanti alla vecchia guardia naziona~ialista, è certo il più hitleriano dei discorsi tenuti dal Fiihrer dopo l'inizio della crisi bellica. Discorso dettato evidentemente tutto da Hitler e che egli ha pronunciato con foga, e con tutte le intonazioni e anche i motivi caratteristici del suo stile. Non c'è, nelle dichiarazioni di questa sera, alcun elemento nuovo, ma si può rilevare anzi la ripetizione quasi esatta di spunti contenuti in quelle di Danzica e dello Sportpalast. Probabilmente Hitler è rimasto indeciso fino all'ultimo momento se parlare o no questa sera, tanto che era stata da principio annunciata la radiotrasmissione di un discorso del Ministro Hess, mentre soJ.o nell'imminenza delle parole del Fiihrer gli ascoltatori tedeschi ne sono stati avvertiti. Il Fiihrer ha lasciato Berlino iersera e si è ritirato a Berchtesgaden, dove ha proceduto alla redazione finale del discorso. Quale è lo scopo del discorso odierno? Hitler non aveva ancora parlato ai suoi camerati del partito nazista, in questa guerra, e deve aver percepito nelle loro file, ,pure nella perfetta discipUna che esse conservano, un senso di disorientamento di fronte all'attuale politica di così sprecata amicizia verso la Russia. Così ha voluto, incuorandoli in una lotta ·che potrà essere molto lunga e piena di sacrifici, riaffermare in essa i compiti del Partito per la resistenza interna e al tempo stesso esprimere nuovamente la fede più sa.Jda negli ideali per cui il Partito è sorto. Questa ultima parte del discorso, profondamente sentita, è quella che non mancherà di produrre nel popolo tedesco l'effetto voluto. Il Fiihrer ha accennato, fra gli Stati non ·belligeranti, solamente alla Russia e ciò con tono e ampiezza molto minori che nel discorso Ribbentrop: accordo con la Russia, vittoria della ragione, del buon senso, in quanto non si vuoi dare agli altri la soddisfazione d'un macello russo-tedesco a loro vanta,ggio. Nessun accenno all'Italia, al Giappone, all'America, ai Paesi neutrali. Non una parola sull'offerta di mediazione pacifica de.i sovrani! belga e olandese. Il tono del d1scorso non si prestava, del resto, ad ac.cogliervi speranze o illusioni di pace. Ancora una volta si prospetta in esso l'Ingh.iliterra come la grande e sola nemica, ma questa volta Hitler è più aspro ancora delle precedenti, sia nelle sferzate violente contro i vecchi dirigenti britannici sia nella descrizione del

l'odio britannico, odio contro la nazione giovane, sana,· che ha realizzato la pace sociale e la cultura e il progresso in tutti i campi. Anche stavolta Hitler ha rilevato gli sforzi compiuti per un'intesa con Londra, ma ciò come una cosa appartenente ormai al ,passato. Oggi, poichè l'Ingh.H.'terra non ha compreso il discorso al Reichstag, che conteneva -le proposte pacifiche, comprenderà, «l'altro linguaggio». In questo e altri brani si possono scorgere prove delle intenzioni offensive della Germania, non peraltro precisate nè nel tempo nè nella loro direzione.

Verso la Francia, appena poche parole per esprimere il dispiacere che essa abbia ·preso la stessa strada dell'Inghi!lterra. Ma anche qui, a differenza dai precedenti discorsi hitleriani, nessun calore. Non vi è più il patetico appello al poilu nè una pa11tiocolare aspirazione di pace. Pare che Hitler prenda atto, con rincrescimento, del fatto compiuto, anche verso la Francia.

Altro non c'è forse da osservare, per quanto riguarda la parte estera del discorso, con il quale Hitler ha fatto anzitutto un piacere a se stesso, ritrovando il brivido oratorio dei vecchi ·comizi e permettendosi di polemizzare senza freni diplomatici (a Monaco, sia detto per incidenza, non era presente von Ribbentrop, che non appartiene alla vecchia guardia) e poi ha fatto un piacere ai suoi compagni delle prime lotte, che si aspettavano, nell'ambiente tradizionale e disadorno della birreria accanto a operai, un linguaggio forte e vibrante.

Ma Hitler è stato abile, in quest'ora, a fare appello ai .suoi camerati non solo in nome della camicia bruna ma anche in nome dell'uniforme grigia, che la maggior parte di essi, uomini fra i quaranta e i cinquanta, avevano indossata già nella passata guerra. Ha ricordato a loro e a tutti i reduci come gli stessi argomenti lanciati oggi da Londra a giustificazione della presente guerra fossero stati adoperati <per quella passata, e ciò gli ha dato motivo per rammentare tutta una serie di promesse non mantenute e di oppressioni continuate da parte della Gran Bretagna. Poi ha celebrato il valore dell'armata, sul quale non aveva mai dubitato nelll'altra guerra, e ha esaltato la forza del suo Governo.

Ciò che manca questa volta, nelle dichiarazioni di Hitler, è un obbi<ettivo di guerra che dia al popolo un ardente incitamento a combattere. Il popolo è costretto a combattere perchè l'Inghilterra lo vuole. Hitler ha terminato il suo discorso nel ricordo dei morti della rivoluzione nazista e della campagna polacca. Ha terminato senza enfasi, rendendo sempre più cupo e grave il tono della voce. Sembrava che parlasse al suo popolo non come il condottiero, ma come l'intevprete del fato, il messia d'un implacabile destino.

Anche il finale del discorso è tipico di questo atteggiamento, con l'appello alla Provvidenza perchè benedica le azioni della Germania; un finale questo schiettamente, originalmente hitleriano.

Va soprattutto valutato, il discorso odierno, come interessante manifestazione della personalità di Hitler e come rispondenza alla coscienza della nazione, alla vigilia deUa più dura guerra dopo la facile campa.gna in Polonia. È superfluo rilevare che esso nulla muta alla situazione, ormai avviata verso Ia sua foce sanguinosa. Si può osservare, se mai, che è il primo discorso ufficiale del Fiihrer, dal principio di settembre, in cui la guerra sia considerata inevitabile e definitiva: una porta chiusa, dalla quale non traspare il minimo spiraglio di ·pace.

(l) L'originale di questo documento porta il visto di Mussolini.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5192/2321. Londra, 8 novembre 1939 (per. giorno 15).

Lo stato attuale e gli eventuali futuri sviluppi delle relazioni britanniche con la Russia costituiscono un problema quotidianamente d~battuto e presente allo spirito di questa opinione pubblica, che sente tutto il peso che i futuri atteggiamenti delle direttive della politica :russa potranno avere sull'attuale conflitto.

Sfuggita la possibilità di un accordo politico anglo-franco-russo in funzione antigermanica dopo il clamoroso insuccesso delle trattative di Mosca -e malgrado le forti diffidenze seiil!Pre provate da taluni ambienti britannici, specie quelli conservatol'L, W<l'so i soviet.i, e 'OIVV·iamenlte accresciutesi dopo H falllimento delle predette trattative-si continua qui a seguire con evidente interesse l'andamento spesso tortuoso e oscuro della politica staliniana, di cui si sottolineano con compiacenza taluni atteggiamenti contraddittori nei riguardi della Germania. Si è dato anche grande rili!evo alle recenti trattative economiche per uno scambio di materie prime fra Gran Bretagna e Russia (telegramma di questa

R. Ambasciata n. 582 (l) e !Successive comunicazioni) (2) e si è tenuto ad affermare a più ri:prese -in commenU ufficiosi di stampa e in dichiarazioni fatte da membri del Governo -che l'accordo tripartito recentemente firmato ad Ankara non altera in nulla i buoni rapporti già esistenti fra la neo-alleata delle democrazie occidentali e la Russia sovietica (telegramma di questa R. Ambasciata n. 612 del 19 ottobre u. s.) (3).

Tali speranze più o meno apertamente confessate e più o meno seriamente fondate trovano di tanto in tanto espressione concreta da· parte di organi di questa stampa e di esponenti politici di primo piano.

Così il eapo dell'opposizione liberale ai Comuni, Sir Archibald Sinclair, ebbe a dichiarare nella seduta del Parlamento del 2 corrente che « egli era lieto di constatare che il Governo, malgrado le divagazioni della politica britannica, aveva deciso di .perseguire una paziente politka di negoziati, e in particolare di esaminare le possibilità e i reciproci vantag.gi che deriverebbero ai due paesi da un incremento delle loro relazioni economiche. Tali negoziati commereiali avevano, a suo avviso, una grande importanza, ed egli sperava vivamente che sarebbero stati coronati da successo».

Analoghi concetti ha svolto Lloyd George in un suo recente articolo sul Sunday Express intitolato «Non sottovalutiamo la Russia», già segnalato nel fonogramma stampa di questa R. Ambasciata n. 309, e di cui ho trasmesso a parte il testo col telespresso n. 5191/2320 del 7 corrente (4). In esso Lloyd George afferma tra l'altro «la necessità di riconciliarsi con la Russia e di fare degli approcci a Mosca senza perdere altro tempo», e si rallegrava che si fosse

fl) Non pubblicato.

(.4) Non pubblicato.

8 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

pensato a mandare a Mosca una commissione incaricata di stipulare un accordo commerciale tra i due paesi.

Sulla opportunità o meno di inviare anche un membro di questo Governo a Mosca per discutere di tutte le questioni attinenti ai futuri rapporti anglorussi è stato ora indetto un referendum di stampa, attraverso un'organizzazione -ilBritish Institute of Public Opinion-che fa capo al giornale News Chronide e che già in precedenti occasioni ha preso l'iniziativa di simili referendum.

Nel dame notizia, il News Chroniche del 6 corrente annunz~a che la proposta ha avuto favorevoli il 47 % dei votanti, e contrari' il 34 %. Il giornale commenta tali risultati nell'editorial'e, affermando che, per quanto c: i drammatici mutamenti avvenuti nella poHtica sovietica ~ e H tono del recente d:iJScorso di Molotov non facciano considerare il momento attuale come ill. più indicato per mandare un ministro .britannico a Mosca, pure occorre rendersi conto del fatto che «le relazioni anglo-russe vanno pericolosamente peggiorando, e si dovrebbe fare tutto il possibile per porvi rimedio~.

« Vi sono attualmente mille buone ragioni di irritazione per la Gran Bretagna nei riguardi della Russia, conclude l'articolo, ma tanto più il Governo britannico dovrebbe ~cercare di chiarire, in via dtplomatica, quali si<ano gli effettivi propositi del Governo di Mosca ~ (1).

(2) -Vedi D. 84. (3) -Non pubblicato.
150

LL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5858/2167. Budapest, 8 novembre 1939 (per. giorno 12).

Teiespresso di V. E. n. 237935/C del 3 ·novembre c. a. (2).

Anche qui questo Ministro di Germania non avrebbe fatto più alcuna pressione circa la situazione di questa Le.gazione di Pol'onia, come anche ha detto Csàky. Probabilmente si trattava di zelo di Erdmannsdorff nei primi giorni.

Per quanto si riferisce alla segnalazione del R. Ministro a Lisbona, di cui al telegramma per corriere n. 23885/P. R. del 9 ottobre u. s. (3) il Conte Csàky mi ha detto che il Governo ungherese aveva a suo tempo ricevuto una nota di questo Ministro di Polonia con la quale questi comunicava la formazione del nuovo Governo polacco a Parigi: la nota, secondo lui, era redatta in modo da non implicare risposta; comunque il Governo ungherese non v~ aveva dato riscontro alcuno, mentre si atteneva in genere al principio di non avere più comunicazioni dirette con questa Legazione di Polonia, seguendo anche in ciò quanto sarebbe praticato al riguardo dal Regio Governo, come da una indicazione data da .codesto Ministero degli Affari Esteri, in seguito ad analoga richiesta del barone Villani.

(l) -L'originale di questo documento porta il visto di Mussolini. (2) -Non pubblicato. (3) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. per corriere 236/02 da Lisbona del 5 ottobre, vedi D.D.I., Serie IX, vol. l, D. 621.
151

L'ADDETTO NAVALE A WASHINGTON, CUGIA, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA

TELESPR. (1). Washington, 8 novembre 1939. Con procedura d'urgen~.a, determinata dal sentimento di allarme cui la cattura del City of Flint aveva dato Luogo, la House (2 novembre) revocava le misure di embargo. In pari tempo, èomprendendole nel medesimo strumento legislativo, venivano approvate le norme sotto riassunte: a) divieto di trasportare su naviglio nazionale merci verso porti belligeranti. Si eccettuano quelli compresi: -nelle Americhe, ove situati a Nord del paraUelo 35° N. ed a ponente del meridiano 65° W. Greenwich; -nell'Oceano Pacifico, nell'Oceano Indiano ed acque tributarie; ~ nell'Oceano Atlantico ed acque tributarie a• Sud del parallelo 30° N. Nelle aree su descritte r.esta, tuttavia, inibi~o alla bandiera americana di trasportare materiali da guerra. Ma questa. ultima provvisione viene tolta per le acque interne .comuni al Dominio del Canadà ed agli Stati Uniti. b) l'esportazione verso le Nazioni in guerra ammette quale condizione sine qua non il preventivo pagamento, in contanti, degli articoli acquistati (cash and carry). Parimenti, le assicurazioni non dovranno essere coperte da Agenzie americane; c) divieto alle navi nazionali di transitare in zone dichiarate c: pericolose». Pertanto, il Presidente degli S. U., con disposizione immediata (4 novembre) proclamava .come zona pericolosa una poligonale racchiudente parte delà'Oceano Atlantico, Mar del Nord e Mar Balti·co inclusi, con i vertici così definiti:

Long. 2o 45'W. Long. 20oW. Long. 20oW. Long. 2oE. Long. 5oE. Lat. 43°N. Lat. 45°N. Lat. 5.SoN. Lat. 62oN. Lat. 60oN.

d) pro1bizione di accendere comunque negli Stati Uniti in :llavore di belligeranti o di aprire sottoscrizioni di sostegno; e) i cittadini americani non possono prendere passaggio su navi mercantili· appartenenti ai belligeranti; f) l'uso della bandiera de·gli S. U. da parte dei belligeranti costituisce atto illegale;

g) il Presidente de~i S. U. può inibire a sommergibili od a navi mercantili belligeranti armate l'accesso nelle acque territoriali. Il Signor Roosevelt il 4 novembre ribadiva tale divieto, del resto già prociamato sin dal 18 ottobre, ma estendendolo solo ai sommergibili;

h) navi belligeranti o neutrali, o qualora abbiano effettuato n carico in porti americani non potranno provvedere al rifornimento di unità combattenti

od ausiliarie appartenenti alle Nazioni in guerra: in questo caso rientrano anche operazioni .effettuate al di fuori delle acque territoriali degli Stati Uniti; k) divieto di procedere all'armamento c did'ensivo » delle unità da commercio nazionali.

2. Il Presidente, commentando la legge (5 novembre), indicava che il Congresso, nell'approvare la nuova forma di neutralità, ripristinava «sane norme del codice internazionale, correggendo quanto di illogico aveva decretato nel periodo decorrente dal 1935 al 1939 ». Sta di fatto, ill!Vece, che gli articoli ora in vigore costituiscono una pratica rinuncia ai diritti dei neutri codificati dalla consuetudine e rinnegano le basi stesse della tesi sulla Hbertà dei mari, tanto tenacemente 5<>stenuta dagli Stati Uniti! sia prima del ~oro intervento nel passato con1litto, sia ,alla Conferenza della Pace. Gli estesi programmi navali votati nel 1916, ai quali la presente Marina deve la rinascita, miravano appunto a difendere con la forza il principio del «libero commercio dovunque e con chiunque», ed è certo paradossale che proprio oggi, cessata questa primordiale funzione, le Supreme Autorità si propongano di espandere 'la Flotta del 25 % sulla consistenza teorica stabilita nel 1938. Senonchè, come contrappeso all'abbandono della teoria !iberista, gli Stati Uniti sembrano pretendere al riconoscimento di vastissimi limiti territoriali oceanici, validi per l'intera regione delle Americhe. Tale concetto porta alla formazione di barriere pur teoriche, che si avanzano da 300 a 1.500 miglia negli Oceani, ed all'affermazione di un isolazionismo politico e quindi commerciale del nuovo continente, principio del resto che trova radice nell'orientamento dimostrato dall'Unione, nell'ultimo decennio. Potrebbe avere anche sviluppo verso un consolidamento territoriale determinato dall'eventuale acquisto di possedimenti insulari appartenenti aUa Gran Bretagna (Bermude, Bahama, Giamaica, Trinidad ecc.) e dalla Francia (Martinica, Guadalupa, ecc.). L'idea non è per altro nuova; presentata negli, anni scorsi quale compromesso per sanare la questione dei debiti di guerra, in epoca recentissima veniva illustrata

nel Congresso e risulta corroborata dal sostegno dei circoli militari, in quanto che la sua realizzazione consentirebbe di rafforzare la difesa del Continente e ,>Jpecialmente la protezi.oille del Oanale di Panamà.

3. Come conseguenze immediate dell'entrata in vigore deila legge sulla neutralità, si enunciarono le seguenti: a) ingenti spedizioni di materiali bellici -già acquistati dalla Francia e dalla Gran Bretagna -ma sospesi da!l 6 settembre in forza dell'embargo;

b) incremento di ordinazioni nelle officine nazionali di armi, munizioni, carri armati, ma in misura prevalente di velivoli. I prossimi contratti prevederebbero la somma astronomica di l milliardo di dollari;

c) ritiro di 95 piroscafi nazionali dalle linee europee, ciò che costituirebbe per Le soLe Società di navi®a2;ione 'le :perdita ailinua di circa 60.000.000 di dollari A S~Copi di parziale compromesso, sono in corso, appoggiate dalla U. S. Marittime Commission, trattative intese ad ottenere una equivalente estensione dei traffici in regioni non colpite dalla legge sulla neutralità, e specialmente nel Sud America. Parimenti, si delinea la possibilità di eludere lo spirito della legge, applicando su larga scala il trasferimento di bandiera a prestanomi neutrali o belligeranti.

4. Con il passaggio della legge, la ro:tta politica degli Stati Uniti subisce un accentuato scorrimento verso la causa degli Alleati. La cooperazione ideologica e sentimentale con le democrazie europee, come si Limitavano a propugnare ora è un anno i più accesi antitotalitari domestici, acquista un'ossatura di effettiva e maestosa portata. Nei fatti, la revoca dell'embargo .costituisce la :realizzazione del programma massimo cui il Presid~nte Roosevelt poteva auspicare allorquando, nel febbraio 1939, invocava 11 castigo dell'« aggressore:., con ogni mezzo, tranne la guerra (short of war). Senza dubbio il sanzionato meccanismo della neutralità, riducendo al minimo il rischio di guerra, rinforza iJ convincimento isolazionista. Ma è un convincimento maturato, piuttosto che da moti.vi politici e sentimentali, dal presupposto che l'intervento armato, almeno nel prossimo avvenire, si dimostri od ·inutile od anche pleonastico. Simile ottimismo viene alimentato dalla opinione, errata o no, che attribuisce alile forze combinate delia Francia e della Gran Breta·gna, nutrite ora su larga scala dalle vaste risorse americane, una preponderanza soverchiante: trova, inoltre, fondamento storico nella illimitat·a fiducia riposta sul potere marittimo a ·concludere con la vittoria definitiva le fasi incerte della .guerra, anche se questa è costituita da una catena episodica di clamorosi insuccessi.

L'eventualità del ricorso alle armi appare così in funzione dell'andamento del conflitto e quindi del tempo. Perchè, ove si definisse la sconfitta dellla ~parte anglo-francese, l'ora dell'intervento potrebbe suonare con il carattere categorico di un imperativo, in base al fa,tto che le masse considerano og~L con convinzione dogmatica la necessità che l'Impero britanntco si conservi intatto da erosioni esterne. A richiederlo, oltre alle ev.identi ragioni di razza, di lingua, di tradizione ideologica, vi è que~la fondamenta·le dovuta alla indissolubile compenetrazione di due colossali strutture economiche e non ultima la pemuasione, qui diffusa, che una vittoria germanica contenga in germe Ùn potenziale attentato alla dottrina di Monroe.

Esaminato sotto questo aspetto, un deciso schieramento anUbritannico da parte del Giappone, ove non definito esclusivamente dalla locale situazione in Cina, servirebbe a far precipita.re gli eventi. In questo settore la colllaboraz10n~ anglo-americana sembra seguire linee preordinate che, in forza del conflitto in occidente, mostrano particolare evidenza. Dallo scoppio della guerra, la. politica degli Stati Uniti appare rivolta a mantenere il Giawone in soggezione di movimento. L'azione degli Stati Uniti si sviluppa attraverso llusinghe, ma più spesso mediante brutali avvertimenti. Poichè, mentre da una parte il Governo di Washington lascia intravedere la possLbhlità di un riconoscimento sostanziale del « nuovo ordine ~ in Cina, dall'altra con il ·sostegno in potenza delle Forze di Esplorazione recentemente diSilocate (ottobre 1939) nelle Hawai, tiene sospesa la minaccia di, non rinnovare nel 1940 il Trattato di Commercio del 1911 e disdetto la scorsa estate. Di più, ove Tokio non si decida a modificare la propria politica in Estremo Oriente, ripudiando orientamenti anti-americani e quindi per rifieSISo anti-britannici, la stampa dell'Unione, convenientemente inspirata, fa balenare la prospettiva del temuto boicottaggio economico.

5. In conclusione, le reazione degli avvenimenti mondiali sui circoli dirigenti e sulle masse degli Stati Uniti, considerata aHa luce della congegnata neutralità che oggi entra in fase sperimentale, provoca uri sentimento di attesa non scevro di preoccupazione. Pochi sopravalutano il beneficio economico, :almeno equamente distribuito, originato dalla vantata ed artificiosa espansione dell'industria bellica, perchè scarsamente controbilanciato ~da analoghi e forse più gravi decurtamenti ~n altri ~campi: di esportazione. L'opinione popola,re si orienta oggi verso la necessità di una sospensione del ~conflitto, del quale i Supremi dirigenti franco-britanntci, per ,incomprensione psicologica di questo popolo, hanno sinora mancato di additélll"e i fini positivi. Si agita, infatti, il dUJbbio che una pace inglese si adatterà esclusivamente ad interessi imperialistici e, riproducendo su grandi l'inee queUa di: Versaglia, conterrà i semi di nuovi conflitti.

Cooi, benchè in embrione, già si delinea nel pensiero delle masse l'opportunità che Stati Uniti prima o poi debbano far sentire la propria voce per l'organizzazione di una pace «americana » come potrà imporre la soverchiante potenza economica degli Stati Unilti nei ·confronti degli stremati comba,ttenti.

(l) L'originale di questo documento, ritrasmesso per conoscenza ad alcune nostre. Ambasciate con Telespr. da Roma 241773/c. del 28 novembre 1939, non è stato rintracciato.

152

IL CONSOLE GENERALE AD ANVERSA, CUNEO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. (1). Anversa, 8 novembre 1939.

Onoromi riferire a V. E. che il vi,aggio del Re Leopoldo all'Aja, la requisizione degli autobus, e Ia notizia che le truppe scaglionate lungo la vicina frontiera con l'Olanda avevano ricevuto l'ordine di passare la notte nelle trincee anzichè negli accantonamenti, hanno oggi vivamente impressionato gli ambienti più elevati di questa città, nei quali in questi ultimissimi giorni r.iservate voci erano già circolate in rapporto alla critica situazione di questo Paese in genere e di queste provincie fiamminghe in particolare nell'attuale momento internazionale.

In ambienti in contatto con le sfere governative belghe non viene dissimulato ·Che un'azione militare germantca verso l'Olanda ed il Belgio, o per lo meno intanto verso la prima, viene considerata, :più possibile, probabiJe, ed a breve scadenza. Secodo talii voci, sintomi ed informaiZiollli. darebbero qui l'impressione che la Germania, per disporre di 'Più dirette possibilità di offesa verso l'Inghllterra, oltrechè per meglio parare al blocco, potrebbe non tardare ad occupar la Zelanda, e segnatamente rJ.e regioni fra ,gli estuari della Schelda e della Mosa e Reno, venendo cosi ad usufruire di basi marittime ed aeree del più grande valore. Nulla viene qui precisato circa la consistenza di tali sintomi ed informazioni, ma gioverà notare che venendo già da tempo considerata da questi ambienti stessi, una occupazione del genere quasi come una imprescindibile uscita delle necessità germaniche nelle particolari attuali contingenze del conflitto, si potrebbe anche presumere che per l'allarme odierno siano state sufficienti le sole note informazioni, ampiamente riportate da questa stampa,

nntraccJ.ato.

dei concentramenti mi.'litari alla frontiera germano-olandese, della costruzione di ponti sul Reno e del traffico di uniformi olande.si.

Di un certo rilievo arpparirebbero altresì altre voci, che sarebbero parimenti .circolate in seri ambienti locali, politid, militari e finanziari, e secondo le quali la grave preoccupazione del momento -sarebbe qui quella di decidere se di fronte ad una avanzata germanica verso Ia ·costa zeelandese non foss·e H caso, da parte di questo Paese, di predisporre ,immediatamente, attraverso nuovi provvedimenti militari e magari con l'assistenza ·anglo-francese, un forte dispositivo di difesa sulla !frontiera verso l'Olanda e sullo stesso estuario della Schelda, affinchè tl porto d'Anversa e tutto il Belgio non dovessero venire a trovarsi asfissiati da una detta •possibile azione germanica verso gli estuari. Ta!li considerazioni provocano d'altronde altre argomentazioni, specialmente in elementi fiamminghi, nel senso che con lo spauracchio tedesco si finisca col disorientacre totalmente gli animi e col provocare sempre più diretti od indiretti interventi od inflluenze di terzi, che potrebbero pienamente compromettere questo Paese, disastrosamente trascinandolo senz'altro nella rovina che si vorrebbe parare.

Risalta qui infatti più che mai nel presente momento l'esistenza di due distinte correnti: una che vede !].'unica concreta salvezza nell'affrettar quasi un più o meno deciso schieramento 'con le potenze occidentali, e l'altra che considera quale unica via di uscita in un atteggiamento di chiuso, assoluto raccoglimento, in stretto contatto con i Paesi Ba.ssi e gli altri Stati non belligeranti. E l'angustia della situazione provoca spesso accanimenti, si .che v.ien dato di sentire da parte dei primi ambienti frasi come quella del c roi boche », per criticare la politica del Ministro Spaak da essi trovata trQPpo debole e riguardosa, e come quella della « stanchezza di essere aLla mercè di un branco di giudei » da parte dei secondi, per avversare ogni rpolitica non ispirata al più esclusivo egoismo belga.

Onoromi infine aggiungere che, nei nostri riguardi, un po' Ìlll tutti questi ambienti la già segnalata ,simpatia per H superiore e forte atteggiamento del Governo Fascista è ogni giorno di più argomento di profonda ammirazione, che sfiora quasi l'invidia, e la posizione centrale di non beUigeranza 'viene considerata come fatto di ispirazione quasi divina da parte degli elementi a noi più vicini sinceramente per ,spirito, parentele od interessi, e come ultimo baluardo contro le forze distruttive un po' da tutti, compresi quelli che ebbero fino a poco tempo fa a dimostrare la più torbida incomprensione nei nostri riguardi.

(l) L'originale di questo documento. ritrasmesso per conoscenza ad alcune nostre Rapp.resentl!nze all'Estero con Telespr. da Roma 240350/c. del 21 novembre 1939, non è stato

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L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 259. Shanghai, 9 novembre 1939, ore 7 (per. ore 23,40). Il presente telegramma fa seguito a quello avente il numero di protocollo precedente (1).

Pur tendendo sempre al fine di una pace fra Tokio e Chung-King per ritrovare loro libertà d'~ione e per facilitare quel riavvicinamento al Giappone che

esse desiderano e preparano, Gran Bretagna e Francia hanno rinunziato ad ogni tentativo di pressione e di mediazione, essendosi rese conto che Chiang-KaiShek fa oggi della intransigenza assoluta la sua piattaforma politica, contando sull'appoggio Russia, sul contrasto che egli ritiene irriducibile tra Tokio e Mosca e soprattutto sull'irrigidimento di Washington che rende Giappone timoroso e indeciso. Si cerca di accreditare voce corrente che, come tgià alla prima fle&sione inglese per il blocco di Tientsin, Roosevelt voglia oggi farsi difensore in Estremo Oriente, non solo degli interessi americani ma anche di quelli delle democrazie inchiodate in Europa dalla guerra.

Certo a Chung-King situazione è molto grave, con la pesante collaborazione politica e soprattutto miHtare dei russi obbedienti solo agli ordini di Mosca, ma .gli esperti ang;lo-frandesi sul lUJOgo afferunano che Chiang-Kai-Shek abbia ancora riserve belliche per resistere rumeno un altro anno durante il quale giuocare sulla incognita russa e sugli sviluppi asiatici del conflitto europeo.

Anche Wang-Ching-Wei è d'avviso che Chung-King continuerà a resistere, ma confida che sua cieca intransigenza spingerà verso nuovo Governo sempre più numerosi elementi.

Nella situazione attuale egli guarda all'Italia come alla Potenza che sola potrà dire parola decisiva e della quale nuova Cina dovrebbe seguire programma e esempio. A seguito tali dicbi<arazioni egli mi ha detto che appena stabiliti rapporti normaLi tm Govemo fascista ed il suo nuilla e.gli tralascerà per renderli intimi ed operanti. Si propone di chiedere quando gli sarà possibile la collaborazione di consiglieri italiani per l'economia e le comunicazioni.

Comunicato Tokio per aereo.

(l) Vedi D. 123.

154

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER

T. IN CHIARO 593 R. Roma, 9 novembre 1939, ore 10,10.

Vogliate accogliere, Fiihrer, con la mia profonda indignazione per l'ignobile attentato di Monaco, i miei sentimenti di esultanza per il suo fallimento e per preservata vita del Capo della grande Germania.

155

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BUCAREST, CAPECE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (l)

T. 458. Bucarest, 9 novembre 1939, .ore 11,30 (per. giorno 10, ore 6,45).

Adesione Re Carol ad iniz~ativa Sovrani Belgio e Olanda devesi, a quanto mi consta, oltre che al comprensibile vivo desideiTio di questo paese ritorno l)a!Ce, a ragioni d'ordine interno, al prestigio del Re ed alla aspirazione di questo gov~no .di creare internazionalmente alla neutralità romena un certo parallelismo con la neutralità dei due Stati predetti.

Questo atteggiamento del Governo appare anche dall'a stampa.

conferire •.

12(}

(l) Il ministro a Bucarest Ghigi era stato convocato a Roma dal ministro degli Esteri Ciano con T. 26498 P.R./310, dell'8 novembre 1939, ore 14,15, del seguente tenore: c Venite a

156

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 820. Tokio, 9 novembre 1939, ore 12 (per. ore 23,40).

Secondo Ministero della Marina, dopo che era stato concluso accordo di massima anglo-nipponico dell'estate scorsa, America avrebbe esortato Inghilterra a non applicare accordo alla soluzione delle questioni particolari che erano pendenti in quanto America si proponeva iniziare una politica intransigente verso Giappone.

Ciò spiegherebbe perchè Inghilterra abbia in seguito rifiutato far concessioni che qui si aspettavano dopo stipulato accordo e operchè adesso America, diversamente da quanto Inghilterra aveva fatto allora, non riconosca stato delle ostilità in Cina e non voglia impegnarsi astenersi da futuri aiuti a Chung-King.

Ministro della Marina rj,petJe che non è da es.cJ:udersi che, dopo scadenza trattato commercio, Stati Uniti d'America compiano qualche atto di maggiore energia contro Giappone.

157

IL RE VITTORIO EMANUELE III, AL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER

T. 594 R. S. Rossore, 9 novembre 1939, ore 12,10.

Prego V. E. accogliere mie pm vive felidtazioni per lo scampato pericolo da nefando attentato che suscita lB mia più profonda indignazione.

158

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER

T. IN CHIARO 595 R. Roma, 9 novembre 1939, ore 13,10.

La notizia del criminale attentato contro la Vostra persona ha suscitato un sentimento di profonda indignazione nel Governo e nel poopolo italiano insieme con un senso di cordoglio per le vittime Vostri fedeli gregari della prima ora.

A nome mio personale e dell'Italia Fascista Vi invio le espressioni del mio fervido compiacimento per lo scampato pericolo da un odioso tentativo che non può incrinare unità popolo germanico attorno a Voi e a Vostro re.gime .(1).

insieme con la più profonda indignazione per questo assurdo e criminale tentativo •.

(l) Di questo telegramma esiste un'altra redazione, forse la prima, del seguente tenore: c Nel momento in cui mi giunge la notizia dell'esecrando attentato di Monaco desidero dirvi Fiihrer tutta la gioia che, con me, prova l'intero popolo italiano per il vostro scampato pericolo,

159

IL CONSOLE GENERALE A MONACO DI BAVIERA, PITTALIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

FoN. 70. Monaco di Baviera, 9 novemb1·e 1939, ore 13,30.

Quanto primi dettagU di fatto sull'attentato della Btil'gerbrau confermo notizie già trasmesse, non a,ppena riaperte le comunicazioni con l'estero, coi fonogrrammi Stefani .delLe 4,30 e 9 antimeridiane (1).

Quanto alle prime reazioni di questo pubblico e in particoLare popolino, ritengo che più ancora che già decisamente orientate nel senso riferito dalla stampa locale di st3Jffiane, e cioè ad un vero e proprio sentimento indignazione e immediata des~gnazione dell'Inghilterra quale mandante del misfatto, esse mostrano piuttosto ·e prevalentemente un aucora più acuito desiderio di quella prossima pace, nella cui speranza la grande massa si è fino ad oggi cullata.·

Riservo ulteriori èomunicazioni ci!'ca quanto mi sia possibile accertare in seno strati più elevati della popolazione e particolarmente nei circoli della Casa Bruna.

Ho ,già fatto Vlisi:ta alla Cancellletria di Stato alLe ore 14 (2), e sari> 1'Vcevuto alla Casa Bruna da Hess. Telegrafato Roma e Berlino.

160

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. 26604/485 P. R. Roma, 9 novembre 1939, ore 17.

Prefetto Bolzano informa che, seguito propaganda illecitamente fatta da elementi nazisti che risultano direttamente ispirati da Commissari germanici per rimpatrio tedeschi, popolazione locale è in continua effervescenza ritenendo che optare per cittadinanza germanica significhi possibilità modificare situazione politica Alto Adige. Stessi propagandisti nazisti obbligano famiglia per famiglia chiedere cittadinanm germanica sotto minaccia future rappresaglie e diffondendo false voci contro Italia e Regime fascista. Sono per reazione avvenuti già vari incidenti che hanno costretto Autorità adottare serie misure rigore per evitare ·conflitti. Risulta inoltre che Commirssi:one ufficiale di leva germanica procederebbe arbitrariamente reclutando militari perfino tra allogeni che non hanno optato per cittadinanza germanica. Sembra che, da parte sua, Console Generale Bene tenti dimostrare a Berlino che· Autorità italiane svolgerebbero azione· intesa trattenere maggior numero possibile allogeni. È da notare infine il fatto che mentre gli «Uffici italiani» non hanno a tutt'oggi raccolto che circa

12.000 domande di espatriandi, ne sarebbero già state presentate ai corrispondenti c Uffici germanici :. oltre 50.000 le quali non sono !State però trasmesse -secondo .gli Accordi -alle nostre autorità per la definitiva istruttoria. Ciò induce a supporre che autorità germaniche desiderino presentare i risultati

raggiunti in Alto Adige in forma plebiscitaria, con inevitabili conseguenze morali e pratiche.

Di quanto preéede informate .codeste competenti Autorità opportunamente chiarendo stato reale dei fatti e attirando seria loro attenzione su necessità svolgere operazioni relative espatrio allogeni nello spirito et lettera Accordi italo-geJ:'Illanici.

La situazione di estrema tensione cui si è arrivati potrebbe essere utilizzata da elementi franco-inglesi o loro agenti già segnalati per provocare un « fattaccio » irreparabile o quasi.

(l) Non pubblicati.

(2) Sic.

161

IL REGGENTE LA LEGAZIONE A HSING KING, GUADAGNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 104. Hsing King, 9 novembre 1939, ore 18 (per. ore 23,40). Mi riferisco ai miei telegrammi nn. 89 e 90 (1). Quanto prima avrà luogo in una località ancora incerta una conferenza fra i rappresentanti Governo dell'U.R.S.S. e della Mongolia Esterna da una parte e del Giappone e Manciukuò dall'altra per delimitazione confini nella zona di recente conflitto. Sono attualmente in corso a Mosca conversazioni per definire in linea di massima questioni che :saranno trattate nella futura conferenza. Sebbene questi ambienti uffidali non nutrano molte speranze circa risultati è previsto dall'accordo vigente di aprire in un secondo tempo ulteriori trattative per una delimitazione completa frontiera russo-mancel)e. Discorso Molotov è sta,to qui accolto ,con scetttcismo. Regolamento generale questioni pendenti russo-gi>apponesi è considerato assai lontano e improbabile, senza contare che personalità militari continuano a considerarlo non desiderabile e come contrario interessi Giappone. D'altra parte anche dopo tregua di

Nomahan si sono verificati sulla frontiera incidenti numerosi se pure di lieve entità.

162

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 965. BerLino, ·9 novembre 1939, O'l'e 20,30 (per. ore 21,10). Nel pomerig.gio ho visto anche' Ribbentro,p che mi ha intrattenuto lungamente e cordialmente sulla qùestione. Le autorità hanno già accertato tracciè molte Serie di interventi stranierL nell'attentato di cui per altro è prematuro dare dettagli. Attentato ha in ogni modo mancato gli obiettivi morali •e psicologici che suoi istigatori si proponevano : Germania è più che mai un blocco di forze,

che farà sentire suo peso decisivo e vittorioso in ogni campo, compreso quello militare.

Ho accennato a Ribbentrop anche questione Alto Adige di cui al telegramma di V. E. n. 485 (l) e siamo rimasti intesi che domani mattina essa sarà preliminarmente esaminata da Woermann e Magistrati.

(l) Vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, D.D. 210 e 382.

163

IL CONSOLE GENERALE A MONACO DI BAVIERA, PITTALIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 72. Monaco di Baviera, 9 novembre 1939, ore 23,15

(per. giorno 10, ore 6,45).

Faccio seguito ai miei telegrammi nn. 70 (2) e 71 (3).

Nei circoli Casa Bruna sembra prevalere l'opinione che attentato risale a un ristretto gruppo di nemici interni dello Stato anzichè ad origini straniere. Tale opinione appare diffusa anche in altri strati dell'opinione pubblica. Telegrafato Roma ,e Berlino.

164

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5874/2358. Sofia, 9 novembr2 1939.

Mi pl'€gio riferire all'E. V. che ieri nel corso di una ·Conferenza tenuta ai giornalisti bulgari, l'addetto ,stampa della Legazione dell'U.R.S.S., signor Morosov, ha dichiarato tra l'altro che la Bulgaria sarebbe ancora incerta se aderire. all'Asse Roma-Berlino o a quello Londra-Parigi. « Noi, ha •aggiunto il signor Morosov, siamo sicuri che la Bulgaria sarà con noi perchè abbiamo .gli stessi intel'€ssi nel Mar Nero. Noi non permetteremo all'Italia di formare un blocco contro di noi».

Alla domanda di un giornalista rli precisare quale sarebbe l'opinione dei Soviet sul viaggio ad Istanbul del Ministro di Gran Bretagna a Sofia, Morosov avrebbe dichiarato che il Ministro Rende! si sarebbe recato ·ad Istanbul per domandare alla Turchia di ritirare una parte delle truppe scaglionate alla frontiera tracica e per pregare Ia Turchia di fare dei passi presso la Romania per la soluzione delle questioni che interessano la Bulgaria, in modo che questa possa entrare nella Intesa Balcanica e partecipare ad un nuovo blocco neutrale che sarà formato dall'ltàlia con l'approvazione dell'Inghilterra e dell'a Francia.

Morosov avrebbe dichiarato inoltre che la Russia non è mai stata ostile al revisionismo bulgaro.

(l) -Vedi D. 160. (2) -Vedi D. 159. (3) -Non pubblicato.
165

IL MINISTRO ALL'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2255/830. L'Aja, 9 novembre 1939 (per. giorno 15).

La t11adizionale calma e serenità olandese ha avuto in questi giorni occasione di: essere messa alla prova, in relazione alle voci qui gilunte, e che del resto appaiono abbastanza fondate, relative a concentramenti di truppe germaniche lungo la frontiera olandese.

Il Governo, gli ambienti politici e l'opinione pubblica in ·genere -sia quella dei giornali che quella dell'uomo della strada -hanno reagito in genere a tutte le voci con una certa impassibilità.

Dapprima, le notizie sono state qui quasi completamente ignorate, perchè la stampa non ne ha dato notizia e perchè alle voci e alle pubblicazioni avvenute all'estero non si prestava o si affettava di non prestare fede.

Le prilme notizie riguardavano -sembra necessario il rilevarlo per la naturale connessione -la pubblicazione del Paris Soir riguardante concentrazione di truppe belghe alla frontiera olandese (mio telegramma per corriere 6 ottobre u. :s., n. 30) (1), 'che sembrava essere stata operata allo scopo di parare l'eventualità che la Germania tentasse di aprirsi un passaggio attraverso l'Olanda.

Verso la fine di ottobre le voci concernenti un certo ammassamento di truppe germaniche lungo la frontiera olandese e particolarmente nelle vicinanze di Emden assumono una certa consistenza: ma, mentre all'estero si fanno supposizioni, congetture, ipotesi circa l'effettiva ,efficienza delle truppe dislocate e circa i motivi del concentramento, in Olanda non se ne fa cenno. C'è l'impressione che tale atteggiamento non sia adottato per nascondere o per diminuire il pericolo, ma soltanto allo scopo di non accrescerne le probabilità, suscitando allarmi e dando vita a preoccupazioni.

Secondo le notizie qui giunte, che cominciano a far capolino nella stampa olandese soltanto il 4 novembre, il concentramento delle truppe tedesche sa'rebbe avvenuto nella notte dal 24 al 25 ottobre e riguarderebbe un contingente molto importante, non però tale da raggiungere quelle 18 divisioni a cui accennavano voci molto diffuse.

Probabilmente in ogni mocl-J a tali voci, che a quel momento dovevano aver assunto il valore e la caratteristica di notizie, si deve la proclamazione dello stato d'assedio in alcuni comuni di otto provincie, ,che è stata annunciata il 2 novembre e che aveva valore dal 1° novembre. In a'icune interpretazioni~, che riferisco ad ogni buon fine, si è voluto vedere nella fissazione dei comuni soggetti allo stato d'assedio l'adozione di un piano strategico, che preV'edeva, nel caso d'invaiSione, l'abbandono di buona pa11te del ter:r:itorio olandese e il ripiegamento sulla Waterlinie. Secondo tale interpretazione, la previsione della invasione germanica era scontata da questo comando militare, nel senso che alla frontiera si sarebbe avuta una difesa poco più che formale, al fine di

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giungere ad una pratica e tangibile dichia.razione di violazione di neutralità: mentre praticamente la resistenza sarebbe stata prevista sulla Waterlinie, che l'esercito germanico non avrebbe avuto interesse a forzare, nel caso in cui si proponesse come obiettivo strategico il passaggio attraverso l'Olanda allo scopo di aggirare le difese predisposte da: parte belga alla frontiera germanka·.

Successivamente comincia la discussione su questa stampa sugli obbiettivi dei concentramenti germanici, che ormai vengono dati come notizd.a accertata. Il punto di vista olandese a tale riguardo è che non c'è nessun motivo di preoccupazione (cfr. mio telegraanma per corriere 2 novembre n. 042) (l); dei concentramenti v·1ene data spiegazione, nel senso che essi sono sta.ti operati per maggiore cpmodità di accantonamento e di trasporto. In ogni modo si cerca di fare il possi:bile per tranquillizzare l'opinione !pubblica: e qualche giornale si fa mandare da suoi corrispondenti alla frontiera tedesco-olandese informazioni, che devono evi:tare o moderare ].'allarmismo.

Vale fra l'altro la pena di segnalare che il corrispondente da Nimega del Nieuwe Rotterdamsche Courant e dell'Algemeen Handelsblad trattava ampiamente, in un articolo comparso 1'8 novembre, dei concentramenti di truppe tedesche a nord della linea Sigfrido, avanzando l'ipotesi che i tedeschi intendessero fol'IIllare con tali truppe una specie di «terza linea», che avrebbe dovuto offrire resistenza qualora le prime due fossero state sfondate. Il giornale concludeva che la formazione di tale «terza linea», costituita unicamente da truppe di riserva, non avrebbe dovuto dar luogo a preoccupazione da parte olandese.

Sempre per connessione di argomento si può rilevare che anche l'offerta di buoni uffici, fatta nel noto appello diretto ai capi di stato d'Inghilterra, di Francia e di Germania per parte del Re Leopoldo e la Regina Guglielmina è stata da taluni messa in relazione con le preoccupazioni belghe olandesi di fronte a una possibile invasione germanica. In tale interpretazione l'appello dei due sovrani sarebbe stato una specie di mossa di parata, sia per accentuare il desiderio belga e olandese di pace, sia anche per mostrare, di fronte alle accuse in questi giorni rinnovate sulla stampa germanica che l'Olanda e il Belgio non mantengono un atteggiamento neutrale, in quanto non reagiscono in nessun modo alle esigenze e ai controlli britannici per la questione del contrabbando, che i due paesi possono promuovere anche iniziative, che dovrebbero essere accette a una Germania che, a mezzo del suo Cancelliere, a/Veva appena qualche settimana fa fatto proposte di pace..

La visita di Re Leopoldo all'Aja e l'appell'o sotto forma .di offerta di buoni uffici fatto dalla Regina Guglielmina e dal Sovrano del Belgio può dir·si abbiano in qualche misura provocato in qualche strato dell'opinione pubblica incertezza e preoccupazione: in tali avvenimenti si è voluto come vedere un sintomo di rinnovate e più determinate apprensioni e si è come intravisto uno sforzo e uno studio per allontanare la minaccia. Il. che J;>Otrebbe far credere che la minaccia realmente sussista o che sia interpretata come esistente.

In questo momento ancora non sussisterebbero particolari nuovi sintomi d'allarme. Il discorso di Hitler, però, interpretato qui come uno squillo di guerra e come un annuncio di una prossima offensiva, non è stato certo considerato

come tale da far diminuire l'apprensione. D'altra parte le· notizie giunte ancora stamane da Bruxelles, e che riportano, con una .certa estensione, .un orientamento. dell'opinione pubblica belga pervaso d'inquietudine, non sembrerebbero neppure troppo acconcie a dare qualche ·garanzia di sicurezza per l'avvenire.

Comunque, l'Olanda, sia nel suo Governo che nella sua opinione pu~blica, mantiene la sua tradizionale e fiduciosa calma e serenità. Il che potrebbe essere di buon augurio.

(l) Vedi D.D.I., Serie IX, vol. l, D. 639.

(l) Non pubblicato.

166

IL MINISTRO ALL'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2265/839. L'Aja, 9 novembre 1939. A 48 ore di distanza appare chiaro l'insuccesso della nuova offerta di buoni uffici avanzata il 7 corrente dai Sovrani di Olanda e del Belgio. Dai paesi belllrgeranti non è pervenuta nessuna risposta, ed attraverso i commenti giornalistici e qualche vaga voce ufficiosa che giunge dalle tre capitali. risulta oramai evidente che all'iniziativa nessuno si propone di dare un qualche seguito concreto. Viene fatto di domandarsi come i due Sovrani, ed i loro Ministri degli Esteri, abbiano voluto prendere una simile iniziativa presentandola di sorpresa e senza nessuna preventiva rpreparazione diplomatica. Si ern insinuato da taluni che qualche discreto approccio fosse stato compiuto se non presso tutti, almeno presso qualcuno dei bell!igeranti, ma tal'e notizia è stata recisamente smentita da tutte le parti. L'iniziativa è venuta certamente da. parte olandese: che la Regina Guglielmina, vecchia signora, imbevuta di idee umanitarie e di spirito calvinista, e che in pieno 1939 si considera tuttora come una Sovrana di diritto divino, abbia potuto illudersi che !'appello di due Sovrani, il prestigio delle loro Corone, l'autorità morale. della loro parola, avrebbero potuto sollevare una :llavorevole ripel'cuss~one presso i Governi e l'opinione pubblica dei paesi belli-geranti, ciò potrebbe in un certo modo anche comprendel'Si; ma si stenta ad ammettere che le illusioni regali abbiano potuto essere condivise dal suo Ministro degli affari esteri, che, uomo giovane, pratico di affari e ben preparato, avrebbe dovuto dimostrare maggior senso di realismo (benchè -forse per coprire il prestigio della Corona -egli abbia persino generosamente asserilto a qualcuno che l'idea era stata non della Sovrana, bensì sua personale e poi subito adottata dalla Regina). E lascia anche dubbiosi l'atteggiamento di Re Leopoldo e del Ministro Spaak, che sono reputati politici avveduti e realisti, e che si sarebbero lasciati tanto facilmente attirare dalla nobiltà del gesto ed illudersi della possibmtà di un successo. Circolano voci che da parte beLga si sia risposto con tanta sollecitudine all'invito partito dall'Aja, non tanto per associarsi ad ·una nuova iniziativa pacifista, quanto per cogliere l'occasLone di un franco scambio di vedute fra i due Sovrani, imposto dalla gravità della situazione e dalla minaccia tedesca che :sembrerebbe addensarsi sui due paesi e che specialmente in Belgio susciterebbe particolare inquietudine. Di concrete

intese militari fra i due paesi non credo che si sia pensato di parlare, poichè da parte olandese si è sempre e con fermezza dimostrato (anche di recente) di non volere a·ssolutamente entrare in questo ordine di idee, ma forse si è sperato di poter giungere a qualche vago accordo di principio, a qualche manifestazione

o semplice promessa di sia pur vaga solidarietà.

Ho raccolto e riferito 'l'informazione che a Brusselle si penserebbe di restare neutrali ed inattivi anche in caso di invasione tedesca dei Paesi Bassi, e mi è stato ripetuto con insistenza che d'altra parte in Belgio si sarebbe ben convinti che in caso di invasione del territorio belga, l'Olanda resterebbe ugualmente neutrale ed inattiva, e resterebbe pressochè inattiva persino in caso di un attacco tedesco che fosse diretto non ad occupare tutto il territorio olandese, ma una strada di passaggio per recarsi nel Belgio. Re Leopoldo ed il signor SiPaak avrebbero forse sollecitato qualche chiarimento in proposito e qualChe affidamento di assistenza sia pure indiretta .in caso di bisogno? Si pongono in relazione con stmile desiderio il lungo colloquio del Re con questo Presidente del Consiglio e le .conversazioni che, dicesi, egli avrebbe avuto con alcuni alti ufficiali olandesi. Vale la pena a questo proposito ricordare che, appena conosciuto l'arrivo all'Aja di Re Leopoldo, tanto qui quanto a Brusselle si è dichiarato e ripetuto con insistenza, che non si trattava della preparazione di nessun nuovo tentativo di .padficazione o di mediazione. Sorge pertanto il dubbio che, in mancanza di altri accordi in aUro ·campo, anche da parte belga .si sia infine acconsentito a ripiegare sull'offerta di buoni uffici, in modo da mascherare l'insuccesso di altre trattative.

La stampa olandese parla naturalmente di avvenimento storico, ma attraverso .i commenti di tutti i giornali appare chiaramente come nessuno si sia fatte illusioni circa il successo della iniziativa, e da alcuni cauti commenti si lascia anche trasparire l'inquietudine che nniziativa regale possa essere interpretata come diretta a favorire l'uno o l'altro belligerante, concludendosi tristemente che nel momento attuale il peso dell'autorità morale dei piccoli paesi non sono purtroppo in condizione per presentarsi in veste di arbitri (1). Notevoli le considerazioni pubblicate da diversi giornali che rilevano come, più che nei paesi belligeranti, l'appello dei due Sovrani abbia incontrato una favorevole ripercussione nei più autorevoli ambienti neutrali, come Roma, Washington, gli Stati Scandinavi, il Vaticano; è quasi un invito a questi autorevoli neutrali a non lasciare cadere l'iniziativa, ma a .portarvi la loro collaborazione e magari riprenderla per conto loro col peso del loro maggiore prestigio ed autorità morale e politica.

Nessun giornale in Olanda si sofferma sulla circostanza che l'appello regale è sta.to rivolto a Londra Parigi e Berlino, lasciandosi completamente in disparte la Polonia ma questa omissione è stata rilevata in tutti gli ambienti diplomatici e viene in genere considerata il solo elemento di politico realismo in questo romantico tentativo.

(l) Sic.

167

L'INCARICATO D'AFFARI A.L. A BUCAREST, CAPECE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 4042/1721. Bucarest, 9 novembre 1939 (per. giorno 17).

A semp1ice titolo di segnalazione mi onoro comunicare a V. E. che in taluni drcoli giornalistici esteri di Bucarest si ha la convinzione che la Romania farà gradatamente sempre maggiori diffi.coltà alla Germania per i suoi rifornimenti in questo Paese e specialmente per quanto riguarda il petrolio.

Le diffi.coltà che secondo i predetti circoli verrebbero fatte alla Germania troverebbero il pretesto da parte r_omena nella mancanza dei vagoni-cisterna, nelle abbondanti nevicate, nel congelamento delle acque del Danubio che impedirebbe per alcuni mesi la navigazione delle maone con le quali la Germania trasporta attual.Jmente notevoli quantità di carburante.

168

L'ADDETTO MILITARE A LONDRA, RUGGERI LADERCHI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI

TELESPR. 1059. Londra, 9 novembre 1939.

Le ipotesi che vengono !fatte in Gran Bretagna sulle intenzioni tedesche nel prossimo futuro, possono essere così raggruppate: l) Invasione dell'Olanda e .conseguente intensificazione della guerra aerea e marittima contro la Gran Bretagna. 2) Atteggiamento difensivo della Germania (tranne per mare) mirante solo a neutralizzare gli effetti del blocco. 3) Attacco in forze lungo la frontiera francese.

l) L'mvasione dell'Olanda è qui rit·enuta una delle più probabili mosse tedesche. Viene posto in ev1denza che l'Olanda JSi difenderà ricorrendo ad allagamenti su v:asta scala, ma che ciò non costituirebbe che una misura tempo.ranea a scopo di ritardare l'avanzata avversaria.

Il recente appello per la conclusione di una pace, formulato dal Re del Belgio e dalla Regina di Olanda, è qui messo in relazione con la tema che queste due Nazioni avrebbero di dover subire quanto prima l'invasione tedesca.

2) Un a,tteggiamento difensivo della Germania mirante a resistere al blocco usufruendo della Russia per i suoi rifornimenti, è una ipotesi che si affaccia in conseguenza della inattività guerresca sui fronti aerei e terrestri. Viene rivelato che tale atteggiamento sarebbe sugg,erito dalla Russia, ma che sarebbe in contra,sto con il temperamento del popolo tedesco, e specialmente con la mentalità degli attuali dirì>genti.

3) L'attacco in forze lungo la frontiera francese ha perduto in questi ultimi tempi molti sostenitori. Viene addotto che ormai la stagione è troppo inoltrata per consentire risultati decisivi prima dell'inizio dell'inverno.

9 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

I .giornali non hanno mai parlato di un eventuale tentativo tedesco di invadere l'Inghilterra. Vi è stato solo di quando in quando qualche vago ac,cenno su «misteriosi» concentramenti di truppe ai porti del Mar del Nord. Oggi per la prima volta il Daily Herald pubblica la seguente· corrispondenza da Anversa:

«Voci di invasione»· Giungono da Berlino voci mi,steriose riguardanti la possibilità da parte tedesca di sbarcare forze meccanizzate in Gran Bretagna.

Il corrispondente berlinese del Matin si fa og:gi portavoce di tale possibilità. Il suo articolo è Hlustrato con fotografie di tanks all'atto di essere imbarcati su di un grande ,bastimento in un porto deHa Germania. Fotografie analoghe sono apparse, a quanto viene riferito, sui giornali tedeschi con la spiegazione che le tanks venivano trasportate dalla Polonia verso l'Ove,st. Qualcheduno associa tali fotografie con il concentramento di truppe tedesche e di materiali di guerra avvenuto circa dieci giorni or sono alla costa No;r1d-(}cddentale tedesca. I Nazi hanno anche trasformato alcune navi in navi-ospedale.

Il News Chronicle riferisce che il corrispondente beriinese del giornale di Stoccolma Tidingen ha segnalato che la Germania sta formando delle unità di paracadut~sti.

169

IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. s. N. Berlino, 10 novembre 1939.

Fiir die Worte freundlicher AnteiJ.nahme, die Sie an mich gerichtet haben, sage ich Ihnen herzlichen Dank, mit dem ich meine besten Griisse verbinde.

TRADUZIONE

Per le amichevoli parole di cordoglio che mi avete indirizzato vi esprimo i miei cordiali ringraziamenti ai quali unisco i miei migliori saluti.

170

IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

T. 48604. Berlino, 10 novembre 1939, ore 13,50 (per. ore 15,30).

Fiir die mir in eigenen Namen wie im Namen des faschistischen Italiens iibermittelte Anteilnahme an dem Tode meiner alten Mitkampfer und fiir freundschaftlichen Worte fiir mich se1bst, danke ich Ihnen herzlich. Ich habe sic als einen erneuten Beweis der Kameradschaftlichen Gefiihle die uns verbinden mit dankbarer Befriedig:ung entìgegengenommen. Mit meinen besten Griissen und meinen aufrichtigen Wiinschen fur Sie und das faschistische Italien verbleibe 1ch ihr freundschaftlich ergebener.

TRADUZIONE

Vi ringrazio di cuore per la parte che avete preso a nome Vostro e dell'Italia fascista al cordoglio per la morte dei miei vecchi compagni di lotta, nonchè per le vostre amichevoli parole a mio riguardo. Le ho accolte con sentimento di riconoscenza e come una prova dei sentimenti camerateschi che ci legano. Con i migliori saluti e con i miei sentiti auguri per Voi e per l'Italia fascista resto vostro amichevolmente devoto.

171

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 373. Budapest, 10 novembre 1939, ore 19 (per. ore 22).

Que.sto Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che corre voce sia imminente, forse per domani o dopodomani, ini.zio grande offensiva tedesca anche attraverso Belgio o Olanda, più probabilmente attraverso quest'ultimo Paese, allo scopo d'investire soprattutto Inghilterra. Questo Ministro degli \Affari Esteri mi ha aggiunto che era informato che i Paesi Bassi ed Jl Belgio avevano mobilitato pronti eventualmente alla :resistenza.

Reggente Horthy mi ha co.ni€11'1IDato ~Weii'e stesse notiziie tuttavia come sua opmwne personale non crede probabile tale ipotesi, ~proprio perchè i tedeschi, di solito :in casi analoghi così segreti, ne avevano :lasciato parlare.

172

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 181. Ankara, 10 novembre 1939, ore 19 (per. giorno 11, ore 1,45).

Mio telegramma n. 179 (1).

È venuto stamane a vedermi Incaricato d'Affari di Jugoslavia. In assenza del suo Ambasciatore, recatosi a Belgrado per assistere funerali sua madre, egli ha voluto prendere contatti oon me per conoscere quanto mi il"isultasse circa la iniziattva romena. Secondo le sue dichiarazioni, la Romania si sarebbe fatta iniziatrice di una proposta di costituzione di un blocco neutro balcanico «nel ·conflitto attuale». Dapprima sarebbero firmatari patto .balcanico a mettersi d'accordo tra• loro e procedere anche ad una smobilitazione delle rispettive frontiere; di poi stessi Stati chiederebbero adesione al blocco della Bulgaria e dell'Ungheria; infine si chiederebbe all'Italia di .porre blocco stesso sotto sua egida.

Sempre secondo quanto mi ha dichiarato l'Incaricato d'Affari di Jugoslavia, iniziativa romena presenterebbe seguenti incognite:

l) mentre sarebbe intem mantenimento neutralità e status quo nei Balcani durante conflitto attuale, includerebbe in un paragrafo terzo una garanzia supplementare alla Romania in caso di aggressione di cui quest'ultima fosse

vittima. Tale garanzia dovrebbe, quan:to meno, concretarsi in una neutralità benevola da parte di altri firmatari. Dato che Romania è già garantita contro una aggressione tedesca, questa estensione di garanzia contemplerebbe eventualità di un'aggressione russa e quindi 'Sarebbe al di fuori dell'attuale.

Non si sa bene <chi sia inspiratore iniziatLva romena. Si esclude che sila la Francia, dato ,che Ambasciatore Massi:gli aveva in proposito manifestato di non comprenderne esattamente gli scopi.

2) Stato delle relazioni fra Turchi,a e Italia non sembrano essere tali da consentire alla Turchia di entrare in un blocco balcanico posto sotto l'egida dell'Italia. A questo proposd1to sig. Tomaseo mi ha chies,to :pa!rti:colall'i sulle condizioni attuali dei rapporti poliUci tra !l'Italia e la Turchia. Incaricato d'AffaTi Jugoslavia mi ha detto anche che Governo turco, inte11pellato OOJ.:l'Ambasciatore romeno in merito detta iniztativa, ha preliminarmente, risposto che, pur approvandola ,in principio, si riservava di esamina['la con attenzione (il 'che signiftca che ha chiesto parere della Francia e dell'Inghilterrn).

Ho ringraziato sig. TomaS'e'o del suo passo cortese e gli ho detto che non ho aLcun elemento in merito all'iniziativa romena di lcui Ambasciatore Stoica, attualmente assente da Ankara, non mi ha .iJn nessun modo messo al corrente. Circa :rapporti fra l'Italia e la Turchia gli ho detto che essi sono corretti e continuano ad essere vegolati da un trattato di amicizia valido fino al 1942.

(l) Vedi D. 134.

173

L'AMBASCIATORE A BRUSSELLE, LOJACONO, AL MINISTRO IDEGLI ESTERI, CIANO

T. 110. BrusseUe, 10 novembre 1939, ore 20 (per. ore 23). Questo Ambasc:iatol'e di Germania mi ha detto questa sera che signor Nantens, Direttore Generale del Commercio presso il Ministero degli Esteri belga, partirà per Berlino con incarko di trattare >con Gov,erno tedesco questioni relative continuità scambi fra i due Paesi. Con questi negoziati Governo belga vuole evidentemente prevenire accusa che esso si !Presta al blocco britannico e tenta svuotare ogni eventuale motivazione di un'azione di forza basata su qu~ sto argomento. Questo atteggiamento belga va messo anche in relazione con notizia qui pervenuta da Londra secondo cui Governo britannico studierebbe aggiustamento delle condizioni del blocco verso Beligio e Olamla per migliorare loro possibilità economiche, forse con intenzione di offdre al Belgio un mezzo per scongiurare minaccia militare. Ambasciatore di Germania mi ha detto che manca di qualsiasi eLemento circa vere intenzioni del suo Governo ver:so Olanda e Belgio. Allo stato degli atti non esiste secondo lui che un passo compiuto circa 15 giorni fa da Capo dello Stato Maggiore belga verso questo addetto militare 'tedesco per chiedere spiegazioni sull'ammassamento di truppe german~che verso Olanda e Belgio ed una risposta da Berlino che dichiarava trattarsi di semplici misure di contropreparazione in ,seguito precedenti ammassamenti francesi >SU :frontiera belga.

In quanto a passo compiuto da Ambasciatori di Francia e d'Inghilterra per conoscere atteggiamento belga in caso di invasione dell'Olanda, esso tende evi

dentemente a ricercare possibilità di far avanzare esercito francese in territorio belga sulla semplice violazione della frontiera olande·se e· prima che esiffi'cito tedes•co giunga in territorio belga, e dò per guadagnar.e terreno e per portare la linea di incontro. quanto più lontana possibile dal territorio francese e dallo stretto di Calai·s, senza incorrere nell'accusa di violazione del terrttorio bel.ga ed anzi col vantaggio di assumere ve,ste di difensore e di assicurarsi cooperazione esercito belga prima che esso sia scompaginato da urto germanico.

174

IL MINISTRO A HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 120. Helsinki, 10 novembre 1939, ore 21 (per. ore 23,30). Mio telegramma n. 118 ( (1). Mentre faticosamente continuano conversazioni moscovite, apprendo da

fonte ottima essere inesatta notizia divulgazione che Soviet sarebbero disposti rinunziare a loro richieste per Rango.

E poichè finlandesi non deflettono da loro ne•gativa (non solo perchè non vogliono rinunziare ad uno dei loro migliori porti, ma !SOprattutto per timor:e che nell'epoca dei ghiacci impossibilità comunicazion;i dirette con Leningrado offr:irebbe pretesto a creazione questione corridoio attraverso terraferma che qui si V'Uole ad ogni costo evitare)'non si vede ancora quali poStSono essere basi per un prossimo accordo prospettato •Con faciloneria da qual·che organo di questa stampa.

175

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 260. Mosca, 10 novembre 1939, ore 23 (per. giorno 11, ore 1,45). Avuto lungo colloquio con il collega tedesco recentemente ritomato da Berlino dove ·era stato chiamato a conferire. Von Schulenburg mi ha detto che suo Governo si mostra in complesso soddisfatto dello sviluppo della collaborazione con U.R.S.S. nei dLversi campi pur lamentandos•i di una certa lentezza, che egli ha spiegato con carattere congenito del mondo rUisso. Mi ha informato che accordo per scambio popolazioni nei territori occupati verrà probabilmente firmato oggi o domani. Circa recente discorso Molotov in occasione anniversario rivoluzione bolscevica collega tedesco affetta di considerarlo destinato più che altro ad uso interno e quindi di non attrihuire importanza al fatto che Molotov ha sostanzia:J.mente sposato tesi diel Corm:inteocn nel senso di inCOìraggiare movimento del

proletariato internazionale come unico mezzo per forzare fine deUa guerra. A riguardo ,faccio per conto mio opportune riserve.

Attitudine dell'intera Ambasciata di Germania è inspirata dedso ottimismo per quanto riguarda futuro sviluppo relazioni tedesco-sovietiche. Non saprei dire però quanto tale otttmismo sia realmente sentito, perchè a mio avviso politica dell'U.R.S.S. presenta sempre molte incognite.

(l) Non pubblicato.

176

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 183. Ankara, 10 novembre 1939, ore 23,25 (per. giorno 11, ore 12,25).

Von Papen è rientrato ad Ankara 8 corrente.

Io in giornata di ieri ho preso con lui contatti per esprimergli miei sentimenti attentato Monaco. Oggi egli è venuto a vedermi e si è trattenuto meco lungamente. Riassumo conversazione.

Ha visto a Stanbul H 7 ·corrente Ambasc1at0l"e romeno Stotca il quale lo ha messo al corrente dell'iniziativa ~romena per la costituzione di un !blocco neutrale balcanico da porsi sotto l'egida dell'Italia. Egli (che finora aveva patrocinato ad Ankara una «Lega dei Neutri» come da mio telespvesso n. 925) ,(1) avrebbe invece scoraggdalto Stoica dal proseguire in tale via ai.dducendo che atteggiamento .assunto da Governo turco aveva ormai compromesso neutralità Turd:ria.

In Ankara ha visto Ministro Esteri al quale, per espresso incarico di von Ribbentrop, ha comunicato Governo tedesco considera la fuma del Patto Tl1ipartito come gesto inamichevole verso la Germania e non certo corrispondente alla politica di neutralità che qui si afferma di voler s·eguire (2). Saracoglu gli ha ripetuto le solite dichiarazioni essere Patto Tripartito puramente difensivo. Von Papen avrebbe anche ironizzato •COn Ministro Esteri sul discorso da quest'ultimo pronunciato alla grande Assemblea Nazionale indicato nel telegramma 8 novembre (3) (discorso che invero è un capolavoro di presunz.ione ·e banalità).

Von Papen, pur constatando che rapporti fra Russia e Turchia sono ora tesi, esclude che Russia attacchi Turchia; conflitto può sorgere nel caso minaccia russa 1su Bessarabia si precisi e se la Russia vorrà con un pretesto o con politica di penetrazione nel Mar Nero eser.citare azione di blocco.

Per quanto riguarda U.R.S.S., von Papen mi ha detto che da tutto quanto ha saputo in Germania si ·crede che Governo russo sia sinceramente favorevole al ristabilimento della pace tra Germania e Gran Bretagna. Non esclude tuttavia che se la Germania dovrà addivenire alla guerra totalitaria e mondiale contro :la Gran Bretagna, la Russia sia indotta a parteciparvi a fianco del Reich. A questo proposito mi ha anche rivolto una vaga :interrogazione su quella iehe sarebbe la decisione dell'Italia, accenno che io ho lasciato cadere malgrado egri vi abbia inststito. Sempve a proposito della Russia, e con la mancanza di seguito nelle idee che lo distingue, von Papen mi ha detto: l) che il pericolo dell'espan

sione bolscevica dovrà pur finire col fare riflettere l'Inghilterra e rimuoverla dalla sua intransigenza verso la Germania; 2) che il bolscevismo non constituisce più un perkolo perchè la II'ivoluzione bolscevica si va imborghesendo e comunque ha rinunziato a portarsi sul piano mondiale.

Circa il suo programma d'azione nel prossimo futuro, mi ha detto c~ ciò che più lo preoccupa è la costituzione del fronte Orientale anglo-francoturco e la questione dei rifornimenti alla Germania.

Mi ha chiesto insistentemente se i rapporti fra l'Italia e la Francia siano ora migliorati, domanda alLa quale non avevo elementi sufficienti per T~spondere.

(l) -Non ri:1.tracciato. (2) -Vedi il resoconto del colloquio von Papen-Saracoglu in Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, cit., Series D, VIII, D. 338. (3) -Non rintracciato; forse anzichè di un telegramma si tratta di un telespresso.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 8721/2858. BerLino, 10 novembre 1939 (per. giorno 14). L'attentato svoltosi a Monaco nella se1ra di mercoledì si presenta ancora, a due giorni di distanza, avvolto nel più fitto mistero. La Polizia Segreta di Stato, pure così perfetta e sicura, come non è riuscita a lprevenirlo così non ha potuto finora dar qualche traccia dei colpevoli. Una ridda di ipotesi si incrociano. Ufficialmente, subito dopo il misfatto, si affermò che la colpa di esso dovteva risalire all'estero. I1ersera, alla Withetmstrasse, si era molto .ptù prudenti, e si dichiarava di non poter dare indicaziont, essendosi appena iniziata l'inchiesta. Ma oggi il comunicato di Himmler e il tono dei giornali non lasciano dubbi sull'intenzione germanica di volere .imputare all'Inghilterra il tragico accaduto. B1sogna subito osservare che la maggior parte dell'opinione pubblica non crede all'opera del Secret Service, ma si dliv1de invece in due categorie. I meno ritengono si tratti d'un colpo degli antinazisti, i più d'una sanguinosa montatura dei nazisti stessi. Personalmente, io non ~coiJJdivido questa :seconda opin:Lone. Anzitutto, per una montatura non sarebbe occorsa una bomba di tali dimensioni e destinata quindi a riuscire ·così cruenta. ln secondo luogo, non si può immaginare che gli organizzatori si sarebbero presa la responsabilità di lasciar parlare Hitler con sopra la testa una ma,cchina infernale, che un'imperfezione o una imprudenza qualunque avrebbero potuto far scoppiare anzitempo. Credo poco anche a un'azione esclusivamente straniera, per ammettere la quale bisognerebbe credere a un'eccessiva deficienza deUa Polizia tedesca. No. Se anche gli stranieri possono aver avuto mano in questo complotto diretto a sopprimere il Fiihrer, essi devono in ogni modo aver lavorato con elementi locali, e piuttosto numerosi. Una macchina infernale così ,compHcata e pesante, murata accurata· mente in una volta della sala ·circa una settimana prima -come mi ha detto lo stesso Hitler -non è impresa che possano aver compiuto da soli un paio di individui. È oscura la parte avuta dal proprietario della birreria, che, a quanto riferisce Pittalis, sarebbe stato arrestato sotto il sospetto di relazioni con elementi ebraici o massonici e che, a quanto si apprende, aveva ,garantito la sicurezza del locale. Il .carattere dell'attentato è tip1ico del' dinamitar1smo sovversivo, e l'ipotesi più logtca è che gli esecutori siano da ricercarsi in quei comunisti che si

sono insinuati durante gli ultimi anni nelle file naziste. Sette milioni di elettori comunisti ·che esistevano in Germania prima del 1933 non possono essere scomparsi del tutto, nè si può ritenere sincera per buona parte di essi· la conversione al nazionalsocialismo. Comunque sia, gli eventuali istigatori esteri hanno trovato nelle :stesse file del Partito dei ·complici. Devo anche ripetere quanto scrivevo

nel mio rapporto 8663/2851 dell'8 novembre, (l) a :commento del discorso di Hitler, e :senza aver ancora avuto conoscenza dell'attentato. C'era un senso di disorientamento, nel Partito, tanto che Hitler stesso l'aveva avvertito e riconosciuta la necessità di parlare ai vecchi ·camerati. Disonientamento peQ'" il brusco voltafaciCia verso la Russia, per la guerra scatenata senza una sufficiente preparazione morale. È molto arduo ammettere, ma non si può senz'altro e completamente escludere che la stess·a vecchia guardia abbia avuto, nelle sue file, un gruppo deciso a un gesto· di tale gravità.

P.iù che i motivi stessi e gli autori dell'attentato, sono for:se interessanti per comprendere lo stato d'animo .tedesco in questo momento le reazioni cui l'attentato ha dato luogo. Per quanto r1guarda il FiihreT, a differenza di quanto ho scritto per ovvie ragioni nel telegramma in ·chiaro n. 959 del 9 novembre, (2) devo dire che, visi.tandolo iermattina, l'ho trovato molto emozionato. Pallidissimo e ·Con il volto da:i tratti assai tesi e duri, HiJt1er sembra risentire sempre più le fatiche fisiche e il travaglio spirituale che .gli costa la sua guerra. Lo scampato pericolo lo conferma peraltro, a quanto ho dedotto da11e sue stesse parole, nel .fatalismo che lo domina. Egli crede che evidentemente la Provvidenza tiene •la mano sul suo capo per permettergli di compiere fino aH'ultimo la missione che ,gli ha affidato con il destino del popolo tede·sco. Lungi dal considerare l'attentato un monito della Provvidenza, Hitler, rimasto salvo, lo ritiene una prova del favore verso di lui dell'Onnipotente. Parlando con il Fiihrer, si ha la netta impressione che nulla lo farà decampare dalla strada intrapresa.

Nell'opinione pubblica, l'attentato ha suscitato un senso di indignaZJione assai minore di quel che la stampa non faccia apparire. Anche tenendo conto dell'indole f:vedda di questo popolo, non possono non !meravigliare la poca folla che si è recata ad attendere 'il ritorno di Hitler davanti alla Cancelleria, la poca folla ·che si è radunata nella Wilhelmplatz per manifestargli, dopo lo ,scampato pericolo, la sua devozione, e i discorsi delila gente improntati a scetticismo sulla colpevolezza straniera dell'attentato e un'indifferenza quasi assoluta per g1i effetti che ha avuto. Molti notano che non un solo alto gerarca è rimasto colpito, moltissimi ricordano le circostanze misteriose dell'incendio del Reichstag. C'è evidentemente nell'opinione pubblica un senso di allontanamento e di stanchezza, già all'inizio di que•sta .guerra, ora che le illusioni di finirla dopo la campagna polacca o con il distacco della Francia dall'Inghilterra accennano a tramontare. Se l'attentato fosse stato organizzato dalla Gestapo, come ·qual·cuno ha pur detto, allo scopo di galvanizzare il paese, bisognerebbe :stupirsi che si sia ritenuto opportuno ricorrere a simili mezzi estremi non solo, ma che anche ricorrendovi, non si sia ottenuta una vasta vibrazione popolare.

C'è di più. Mi 1.1isulta che durante la scorsa notte sono stati distribuiti in qua:rtieri anche non periferici di Berlino manifestini poligrafici recanti la scritta: distruggete Hitler! Negli ultimi giorni si sono visti girare all'alba J.e cosidette Waschkolonne, incaricate di cancellare scritte antibe'l.Hche e antihitleriane comparse, con il favore dell'oscuramento, su muri e su pilastri d'affisione, e in qualche caso anche in scale interne di edifici. Non ritengo che vada esagerata la portata di tali sintomi, in una popolazione di ottanta miHoni dove è immancabile la schiera dei malcontenti, ma pU!re essi non vanno ignorati, soprattutto in quanto si verificano appena nel terzo mese di guerra, e di una guerra non ancora guerreggiata.

Presumibilmente, conseguenze deill'attentato saranno, all'interno, un rincrudimento dei già gravi rigori polizieschi. All'esterno, una reazione bellica offensiva forte e forse violenta e comunque senza r<ispa;rmio di metodi, dal momento che :si accusa l'Inghilterra di averne tentati aontro Hitler di cosi infami.

Il paese, peraltro, anche adesso non segue nè seguirà con entusiasmo. Sintomatica la segnalazione Pittalis secondo la quale l'attentato ha fatto riaffi.orare nella popola2'!ione le aspirazioni alla pace. E ciò mentre il Fi.i.llre~ si crede salvato da1la Provvidenza per continuare la guerra! (1).

(l) -Vedi D. 148. (2) -Non pubblicato.
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IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5899/2181. Budapest, 10 novembre 1939.

Mio rapporto n. 4803/1714 in data 11 s~ettembre u. s. (2).

Benchè non sia argomento di mia competenza, riferisco, ad ogni buon fine una conversazione con questo Ministro di Bulgaria. Secondo il signor Stoillov, appena giunta a Sofia la notizia dell'accordo' russo-tedesco, il popolo bulgaro, per affinità di razza, di lingua e di reLigione, forse non realizza,ndo a pieno iii grande mutamento avvenuto, vedeva nella Russia la grande protettrice e salutava con entusiasmo questo avvenimento; ma ormai dopo le notizie giunte dall'Ucrania polacca (-e forse dopo la manifestazione di alcune esigenze russe-), il popolo comincia a rendersi conto che la Russia vuol dire ora soprattutto bolscevismo ed antireligione, e moito del primitivo entusiasmo è caduto. Egli :r>ensa che Stalin intende evitare di entrare in guerra e vol"l'ebbe invece che la Bulgar'ia attaccasse la Romania per Ia Dobrugia e altrettanto facesse l'Ungheria per la Transilvania, per poi entrare in Bessarabia, ~cosi ~come ha già fatto in Polonia a fatb compiuti e senza spargimento di sangue. Ma la Bulgaria, diceva Stoilov, non si lascerà prendere a questo gioco. Del resto Stalin secondo lui non potrebbe, anche se volesse, fal"e la guerra perchè, nella :buona o nella :cattiva fortuna, la sua posizione personale e quella del regime bolscevico potrebbero essere in serio pericolo.

Il Ministro di Bulgaria diceva che la Germania non ha fatto un 'buon affare con l'alleanza russa e ·che ·forse in ta·le questione R~bbentrop ha preso il sopravvento •su Hitler tanto più che egli avrebbe assicurato il Cancelliere che l'Inghilterra non si sarelbbe mossa; i tedeschi sembrano ora .giocati dal loro stesso gioco. In fondo, di.ceva Stoilov, la guerra attuale, anche dal modo come si svolg:e, è piuttosto una ~ivoluzione ed una lotta di ragioni politiche: dopo questo conr flitto non ci sarà più ·che il Fascismo che assumerà nei diversi Paesi, se mai, un diverso nome: Mussolini col suo genio divinatore e tempista tende ora a costituire una alleanza nei Balcani; la Bulgaria non potrà che se.guire l'Italia in questa direttiva.

La Germania è d'aUra parte pronta per il bolscevismo, perchè se dovesse subire eventualmente una disfatta, avendo Hitler distrutto •tutto quanto costituiva l'anti·ca Germania e quindi anche il prestigio della religione, una volta scossa la forza militare, quel1o che esiste attualmente si trasformerebbe fatalmente da nazionalsocialismo in comunismo.

Il Ministro Stoilov notava che mentre la Legazione di Russia in Bulgaria da più di un anno era rima•sta scoperta, ora sono già arrivati un Ministro e tre funzionari.

Stoilov ha voluto soprat.tutto insistere sul fatto che i russi eviteranno di prendere iniziative militari, e contano particolarmente sulla propaganda che è la •loro più grande arma.

(l) -Il presente documento porta il visto di Mussolini. (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. l, D. 157.
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IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER, AL RE VITTORIO EMANUELE III

T. s. N. Berlino, 11 novembre 1939.

Euere Majestat bitte ich fiir die telegraphisch ubermittelten freundUchen Worten meinen tiefgefiihlten Danke entgegenzunehmen.

TRADUZIONE.

Prego Vostra Maerstà di accog:liere i miei più profondi ·e sentiti ringraziamenti per 1e ami;chevoli parole te1egrafatemi.

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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BUCAREST, CAPECE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 163. Bucarest, 11 novembre 1939 (per. giorno 15). Telegramma per corriere n. 0162 del 9 corrente (1). L'Ufficio provvisorio di Cernauti mi comunica quanto segue: «L'esercito romeno ha ri;preso le costruzioni di di.fesa lungo il Nistro nella regione di Hotin. Tale fatto fa ritenere che la Romania sia ora decisa a difendere la Bessarabia e specialmente la Bucovina da una eventuale invasione russa.

Mi viene infine riferito che in queste ultime località funzionerebbero centri clandestini di arruolamento di volontari polacchi destinati al fronte francese».

(l) Non pubblicato.

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IL MINISTRO AD OSLO, LODI FÈ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 71. Oslo, 11 novembre 1939 (per. giorno 18). L'avanzata bolscevica nel Nord d'Europa viene rilevata con timore da questo Paese, che segue ansiosamente le trattative russo-finlandesi ed ha speranza che il Governo dii Helsinki Tiesca ad arrestare le presunte mire sovietiche, ai

mari non gel,ati dell'Atlantico. In questi cir·coli diiplomatici si pensa, inrvero, che sarebbe una imperdonabile leggerezza il ritenere che le richieste dell'U.R.

S.S. mirlino solo a consolidare la sua egemonia nel Mar Baltico, dove i vantaggi acquisiti alle spese deN.a Lettonia e dell'Estonia le assi·curano ormai una posizione di primo piano.

La Nationen, in un recente editoriale che ha fatto una notevole impressione ed ha svegliato molti, si duole che la pTopaganda quotidiana attuata nel Paese abbia wbituato ormai l'opinione pubblica a vedere il pericolo provenir solo dal Sud, mentre s'è trascurato dii: porla in guardia contro l'azione sempre più costruttiva dei sovieti. È forse una «vox clamans in deserto» queHa dell'importante quotidiano di destra, ma merita egualmente di essere segnalata quando lamenta che « la Russia affacciata sull'Atlantico sarebbe il bel risultato di quella ostinaZiione che ha impedito di negoziare per Danzka e 'per il ·corridoio polacco». Ecco a che cosa porta, prosegue il giornal·e, la fol1e politica degli avversari dell'accordo di Monaco.

Il discorso di Molotov non ha, d'altra parte, contr1buito davvero a chiarire la situazione e, mentre viene appena raceolto in questi circoli politici 'l'accenno alla volontà russa di rtspettare l'integrità della Svezia e della Norvegta, si condanna la pressione sempre più intensa che l'U.R.S.S. esercita sulla Finlandia per costringerla a capitolare. Da contattt avuti in questi giorni .con locali personalità del mondo politico e finanziar.io ho tratto però la convinzione che qui non si intende affatto incoraggiare la Finlandia alla resistenza e che la :simpatia continuamente espressa alla nazione finnica si manterrà sempre dentro una sfera del tutto platonica.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 8764/2871. Berlino, 11 novembre 1939. Mentre tutto -compreso l'ul·timo discorso del Fiihrer e la .stessa necessità di una reazione all'attentato -farebbe credere ad un'offensiva imminente, d'al!ti!"a parte di questa non si v€dano ancora i .s:egni. Almeno, questa è '!"impressione riportata da S. E. Roatta nelle sue visite d~ commiato, dal Conte Magistrati nella conversazione avuta stamane con Goring. Per ia settimana entrante militari di alto rango che non :powebbero rimanere -in (Jaso di inizio di operazioni -a Berlino hanno aceettato, o fatto, inviti implicanti invece la loro pvesenza nella Capitale. Ren:zetti mi informa

per paTte sua che parecchi fra «i richiamati del giorno 12 » sono stati nuovamente messi in libertà.

Lo stesso Renzetti ha raccolto anche voci -che risalirebbero a Ribbentrop -secondo cui questi avrebbe ancora una speranzella -su quale base non si sa -di pace. (Di R. si dice pure che è nervosissimo, non riesce più a dormire, non vuole ptù rimanere solo, ec,c.).

Io raccolgo tutte queste voci per debito di ufficio, ma non mi è dato di! apprezzru-ne il giusto valore. È d'altra parte da registrare pure (vedi mio telespre·s:so in data odierna) (l) l'ir~c,evtezza che regna per quanto riguarda le reali intenzioni della Germania nei confronti dell'Olanda e del Belgio.

Conclusione è quindi -se una ve n'è -che il senso di disorientamento, già da me segnalato con mie comunicazioni precedenti, permane (2).

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IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5895/2361. Sofia, 11 novembre 1939 (per. giorno 20).

Riferimento: Mio 'telegramma n. 269 dell'8 ·corrente (3).

Quest'Incavicato d'Affari gell'IrlP·nico nel dfertrmi alcuni: ,giudizi e·spreissigli dall'Ambasciatore von Papen, al suo già segnalla.to passaggio da Sofia, circa la si:tutazione turca, mi ha accennato ad al.cune speranze manifestate dallo stesso Ambasciatore, che contrasterebbero con quella delusione e quell'inquietudine che al riguardo avrebbe invece mostrato a questo Presidente del Consiglio.

Von Papen infatti avrebbe detto a von Billow ·che non credeva che i ·rapporti turco-sovieHci potessero rimanere stabilmente e profondamente pregiudicati dall'attitudine attualmente assunta dalla Turchia. Avrebbe parlato di «miti» politici del passato che continuerebbero irragionevolmente a gravare sui rapporti fra talune delle principali Potenze europee, annoverando fra quelli anche la questione degli Stretti, che, secondo lui, avrebbe perso molto dell:'antico interesse per la Russia, dato che un più libero accesso al Mediterraneo, anche per la modifica del:l'equilibrio di questo mare, det·erminata dall'accrescimento della potenza .italiana, non presenterebbe più per la Russia quell'importanza fondamentale che ebbe in altri tempi in condizioni diverse di schieramento e di proporz~onalità di forze degli Stati di Europa. Von Papen riterrebbe perciò che una ripresa di contatti turco-russi, e una conseguente revisione della situazione turca sarebbero tuttora possibili.

V. E. osserverà che le speranze espresse dall'Ambasciatore von Papen riposerebbero sostanzialmente su un'as,soluta tranquil'lità per dò che 'Concerne l'avvenire dei rapporti sovietici con la Germania, che dovrebbe perciò avvantaggiarsi da una revisione dei rapporti turco-russi: e tale skurezza mi è parsa fare qual.che contrasto con un certo senso di riserva e di sfiducia che ho invece

(;;) Vedi D. 140.

altre volte avuto occasione di rilevare nei riguardi della Russia da parte di questa Rappresentanza germanica.

Lo stesso von Biilow del resto, avvertendo fwse anche egli in se medesimo tale ~contrasto, mi ha detto che i rapporti tedesco-sovietici non dovevano essere considerati statici, ma richiedevano invece un lungo e paziente sviluppo inteso a dar loro più ampio respi:ro.

(l) -Non pubblicato. (2) -L'originale di questo documento porta il visto di Mussolini.
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IL MINISTRO A TALLINN, GICCONARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GIANO

TELESPR. 1207/499. TaLbinn, 11 novembre 1939 (per. giorno 21).

L'espansione dell'U.R.S.S. nel Baltico orientale si è iniziata dall'Estonia. Sono seguite la Lettonia e la Lituania. Attualmente 'sono ancora in ~corso trattative con la Finlandia. E, non si sa se esse potranno concludersi pacificamente

o se daranno luogo ad un conflitto armato.

L'U.R.S.S. riacquista, di fatto, le posizioni, che la Russia imperiale possedeva nel Baltico orientale. Gli Stati baltici non vengono, tuttavia, incorporati. Sussiste una sovranità di nome. Ma, l'esi,stenza nei tre Stati baltici de\1. Sud (Estonia, L,ettonia e Lituania) di forze militari di molto superiori a quelle, di cui ciascun d'essi può disporre, fa pensare ad una specie di protettorato, ad una occupazione mascherata. La garanzia di rispettare la struttura economica, sociale e politica dei singoli Stati ha scal'lso valore, perchè dipende un~camente dalla volontà del Governo di Mosca.

L'avvenire dei piccoli Stati 1baitici appariva, già da tempo, deciso, .in caso di guerra, a causa della loro situazione geografica tra due grandi Potenze. la Germania e l'U.R.S.S.. La loro 1sottomissione all'U.R.S.S., che potrà portare sino alla sovieti,zzazione ed all'annessione, si è potuta facilmente realizzare per effetto della rinunzia della Germania alla sua influenza, che era pur rilevante in questa zona. Il richiamo dei tedeschi baltici (telespresso della R. Legaztone n. 1173/487 in data 6 novembre u. s.) (l) rappresenta. una conferma di quella ~rinunzia.

Certo l'U.R.S.S. temeva, e teme tuttora, la potenza militare della Germania.

Se questa non fosse stata impegnata in guerra, non avrebbe mai tentato di

realizzare i suoi piani. La conchiusione del «trattato di amicizia e di frontiere»

del 28 settembre u. s. dopo l'accordo germano-sovietico, stipulato durante le

trattative anglo-franco-russe, ha avuto per conseguenza di lasciare mano libera

ai Sovieti nel Baltico orientale. In quel medesimo giorno il Ministro degli Esteri

di Estonia si sentiva dettare a Mosca le pretese russe, cui appariva imposstbile

resistere senza un inutile spargimento di sangue, senza peggiorare le condizioni

del Paese.

Il patto di, mutua assistenza, conchiuso tra l'U.R.S.S. e l'Estonia, è stato pubblicato. Successivamente, sono state fissate ed ampliate le basi militari (guarnigioni delle truppe, costruzione di aerodromi e stazionamento delle navi). Ne ho riferito a V. E. con telespresso n. 1069/451 in data 14 ottobre u. s. (2). Le

condizioni fatte alla Lettonia ed alla Lituania non differiscono essenzialmente da

quelle fatte all'Estonia. In Lituania le guarnigioni di truppe sovietiche non si

trovano, tuttavia, in punti determinati, ma sono scaglionate in tutto il Paese,

in vista del fatto che si tratta di un territorio al confine immediato con la

Germania. Non vi sono basi navali, perchè vi mancano i .porti e perchè le basi

navali nei porti lettoni di Liepaja e Ventspils sono distanti solo pochi chilo

metri da Memel.

Con l'occupazione di tali punti strategici l'U.R.S.S. domina ,già il golfo di Riga e quello di Finlandia nella parte meridionale. È lecito p:vevedere che il sistema difensivo sarà completato per effetto delle trattative con la Finlandia, tuttora in corso. La posizione di Leningrado sarà, in tal modo, assicurata. Gli Stati scandinavi 'sentono già la minaccia russa. Ma, non è da essi che l'U.R.S.S. potrà temel'e una revisione delle posizioni, attualmente conquistate. La Germania è ~stata, e sarà sempre, l'unico ·concorrente nel Mar Baltico. Ed è perdò che il Governo estone continua a nutrire speranze -se pur le ritiene di difficile ·realizzazione -circa un ritorno della Germania a contrastare ai russi i suc

cessi, facilmente raggiunti.

L'entrata delle truppe sovietiche in Estonia si è effettuata senza incidenti.

Così è stato dichiarato ufficialmente. Essa ha segnato l'inizio di un periodo ecce

zionale nella vita del Paese. La censura postale, telegraHca e telefonica è stata

istituita. Di<spooizioni severe .regolano il soggiorno degli stranieri, vietato, per

altro, nella capitale ed in alcune località. È proibita la pubblicazione e divulga

zione di notizie di carattere militare. È vietato di far uso di apparecchi foto

grafici e cinematografici. Ho trasmesso il testo di tali disposizioni, emanate dal

l'Autorità militare, a V. E. ~con telespressi nn. 1090/457 e 1179/488 (l) in data

18 ottobre e 7 novembre u. s.

Il Governo fece sapere, senza tuttavia impegnarsi ufficialmente al riguardo,

che esse avrebbero avuto carattere provvisorio. Ma, sono tuttora ·in vigore. E c.iò

viene spiegato con la necessità di far fronte alla situazione eccezionale, che po

trebbe derivare da un conflitto armato tra l'U.R.S.S. e la Finlandia. D'altra

parte, H Parlamento ha recentemente approvato il prolungamento dello «stato

di eccezione». Si tratta verosimilmente di mi,sure, che il Governo è costretto

ad adottare per effetto della pressione, esercitata dai Sovieti o, quanto meno,

in vista della preoc,cupazione di evitare incidenti, che potvebbero fornire loro

un pretesto di ingeririsi negli affari interni del Paese, nonostante le promesse

e le garanzie fornite. Ne è ancora una prova un recente comunicato, col quale

il Governo vieta ai cittadini «d'accordo con le Autorità sovietiche» di intrat

tenersi ·con i marinai russi e dichiara che tale divieto deriva dalla necessità di

evitare incidenti.

Gli apprezzamenti suU'equipaggiament~ l'organizzazione e la disciplina delle

truppe russe, istallatesi in Estonia, non sono stati lusinghieri. Si dice che esse

hanno raggiunto con molte ore di ri,tardo le località loro assegnate, che molti

caNi armati si sono sfasciati durante il percorso, nonostante che ,esso si fosse

effettuato su ottima strada rotabile. Si dice ·che un <sottomarino russo si è inca

gliato nella rada di TaUinn per imperizia del comandante.

Ma, non è solo dal punto di vista politico e militare che il colpo di mano sovieti-co si è 'l:'ealizzato in Estonia e negli altri Stati balUci. La loro sottomissione si delinea sempr~ più anche dal punto di vista economico e commerciale.

Contemporaneamente al Patto di mutua assistenza fu firmato un accordo, che quintuplica quasi gli scambi tra l'Estonia e l'U.R.S.S. I due Paesi si fanno delle concessioni reciproche circa il transito deUe merci per ferrovia, per ·le vie marittime e fluviali, attraverso il porto di Murmansk a nord ed attraverso il Mar Nero a sud.

Il commer·cio dell'Estonia con gli Stati "scandinavi e, per il loro tramite con gli altri Stati ·in Europa ed in America, diventa sempre più difficile. Esso dipende sempre più dal beneplacito sovietico. Le posizioni, che l'U.R.S.S. occuperà in Finlandia, e più ancora l'eventualità di un conflitto armato, determineranno uno stato di cose, che potrà portare sino all'isolamento economico dell'Estonia e della Lettonia. La loro piena dipendenza economica dall'U.R.S.S. è prevedibile. E perciò, anche da tale punto di vista l'esistenza dei pic·coli Paesi balUci, come Stati indipendenti appare insostenibile.

Tuttavia, molti credono che lo stato di cose attuale s.i possa prolungare per molto tempo. Ciò dipenderà in gran parte dalle sorti della gue.rra in Occidente ed eventualmente nel Sud-Est europeo, se .guerra ci sarà anche in questo settore. Per il momento, l'U.R.S.S. non avrebbe interesse a precip.itare le cose nel Baltico. Le sue posizioni strategiche ed economiche sono assicurate. H Governo di Mosca non vorrebbe crearsi fastidi in questa zona. La sovietizzazione del Paese potrebbe dar luogo a movimenti, a disgregazioni nella compagine e nella struttura sociale ed economica, a tentativi di sollevazioni dei comunisti locali. Meglio che tutto rimanga IÌII'anqwiillo ed in oodme. L'esiSit.eniza di questi :pLccoU Stati indipendenti può anche giovare economicamente. Si possono esportare merc.i ru:sse, occorrendo, sotto l'etichetta estone o lettone. Si possono i.mportare merd dall'estero nei porti estoni e lettoni. Le dichiarazioni russe di rispettare l'organizzazione sociale, economica, politica dei Paesi, militarmente occupati, si moltìplicano. Quando all'entrata delle truppe russe in Estonia i rappresentanti dei .comunisti locali si recarono alla Legazione dell'U.R.S.S. per inviare un messaggio a Stalin, fu la Legazione stessa a chiedere l'intervento della Polizia estone ed a farli arrestare. E, si assicura che il Govemo di Mosca abbia fatto sapere a quello estone che esso non ·solo non intende incoraggiare alcun movimento comunista locale, ma che anzi lascia piena libertà per frontegg1arlo e soffocarlo, ricorrendo anche ai mezzi estremi. L'idea di diffondere nel mondo la •rivoluzione bolscevica subirebbe una :battuta d'aspetto. Ed il rispetto, sia pure formale, dell'indipendenza dei piccoli Stati può avere valore propagandistico. Per il momento, StaUn avrebbe preoccupazioni più gravi, quelle di avere le mani libere nei Bal!cani, se, come si ritiene in Estonia, è ~n quella direzione che si rivolgerebbero gli attacchi della Germania. L'U.R.S.S. starebbe a sorvegliare attentam·ente la situazione, che si potrebbe determinare in quel settore, per non lasciar.si sfuggire la possibilità di real~zare, come in Polonia, senza ri,schio o col minimo rischio, nuorvi successi.

Ed è sempre per tali motivi che in Estonia si ritiene che l'U.R.S.S. non si impegnerà a fondò in Finlandia. Se le trattative in corso potranno conchLudersi, l'U.R.S.S. si assicurerà posizioni, che non saranno sostanzialmente diverse da quelle ottenute negli altri Stati balUci. Se la guerra fosse inevitabile, basterà qualche centinaio di aeroplani per annullare le possibilità di difesa del Paese, ed una ventina di sottomarini per assicurare un blocco effettivo e trigoroso. La Finlandia dovrebbe, ineluttahiJmente, finire col cedere, sia pure dopo una l'esistenza di alcuni mesi.

Se veramente il pericolo della sovietizzazione del Paese appare differito, tutte le speranze non sono ancora svanite. Tutte Le sorptrese sono ancora possibili. Si tratta di guadagnar tempo, evitando ogni frizione, ogni incidente, cedendo, se occorre, ad ogni pres~sione, pur di salvare quel che è possibile ancora salvare, e cioè, questa forma di indipendenza fittizia deHo Stato, che l'U.R.S.S. lascia ancora sussistere.

(l) -Non rintracciato. (2) -Non pubblicato.

(l) Non rintracciati.

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L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2004/1088. Ankara, 11 novembre 1939 (per. giorno 23). La Grande AssembLea Nazionale ha esaminato nella seduta dell'8 corrente il testo dell'accordo tripartito turco-franco-britannico che era stato preventivamente sottoposto ad una speciale Commissione par-lamentare mista degli Affari Esteri e della Diflesa Nazionale. Nel rapporto presentato all'Assemblea da tale commissione si mette in evidenza che l'accordo mira a rinforzare la pace e la sicurezza nazionale senza essere diretto contro nessuno Stato. Il preambolo della legge di approvazione insiste anche sul concetto che l'accordo è in armonia con i vari trattati internazionali firmati fino ad ora dal Governo della Repubblica. Nel corso della seduta alla Grande Assemblea Nazionale ha preso per primo la parola il Ministro degli Affari Esteri che ha pronunciato un discorso notevoLe solo .per la sua fatuità e banalità. I due Ambasciatori di Francia e Inghilterra in Ankara, firmatari dell'accordo, sono definiti senz'altro «due grandi uomini di Stato »; Saracoglu ha ,pure affermato che l'atto internazionale testè firmato costituisce una svolta decisiva delle più essenziali non già nella storìa della Turchia, e neanche in quella dell'Europa, ma addirittura nella storia del mondo; Francia e Inghilterra, che sono beninteso «le nazioni più ~grandi e più civili dell'universo, hanno dimostrato di non considerare più la Turchia con ostilità

o addirittura con indifferenza, ma di ravvisare in essa un elemento indispensabile: l) per la dv:Htà; 2) per il progresso; 3) per la pace; 4) per l'umanità; 5) per la loro stessa esistenza». Dopo aver illustrato gli amicali del Trattato e rilevato ·che la «clausola russa» costituisce una prova di amicizia verso l'U.R. S.S., l'oratore tra,scurando di aver già iTievocato con amarezza l'ostHi:tà -anzi l'indifferenza -dimostrata anteriormente da Francia e Inghilterra nei riguardi della Turchia, ha dichiarato ·che a pairtire dalla liquidazione della gil'ande guerra i tre paesi si sono sentiti irresistibilmente attratti l'uno verso l'altro; a sostegno di questa affermazione, ha ricordato 1e pr.incipali tappe della loro collaborazione, giungendo alla peregrina conclusione che il trattato tripartito rassomiglia moltissimo a quelle leggi non scritte che hanno a loro base le tradizioni e i costumi

e tengono un grran posto neHa vita giudiziaria britannica ,con il nome di « common law » (!?). Ho inviato il testo del discorso con telespresso n. 19,92/1085 del 10 corrente (1).

Dopo l'esposto del Ministro degli Esteri, applaudito calorosamente dalr l'Assemblea, hanno preso la parola, facendo rilevare l'importanza del Trattato, tre deputati; infine il presidente del cosidetto « gruppo indipendente » ha fatto una dichiarazione nella quale due punti principali sono sottolineati, e cioè che il trattato ha carattere puramente difensivo e che esso permette alla TUrehia di continuare la propria politica tradizionale nei riguardi: dell'U.R.S.S. Messo ai voti, il progetto di leg,ge è stato approvato all'unanimità dei 360 presenti. Il Capo dello Stato lo ha sanzionato il 9 novembre.

La ,stampa turca ha dato grande rilievo· all'avvenimento ed ha svolto nei commenti i temi consueti relativi all'amicizia dei tre paesi firmatari, all'importanza del Trattato e soprattutto ai suoi scopi pacifici e di difesa.

È interessante notare che, nello stesso giorno in cui il trattato veniva presentato all'Assemblea ed approvato, si pubblicava un comunicato ufficiale annunciante la decisione del Governo di smobilitare i riservisti chiamati sotto le armi 1'8 settembre per un periodo di 45 giorni. Veniva anche contemporaneamente fatto sapere che gli studenti turchi' già richiamati in Patria dall'estero in considerazione delle eccezionali circostarnze sono autorizzati a ritornare nei rispettivi centri di studio in Europa.

Non vi è dubbio che si sia voluto così dare al Paese la sensazione immediata della sopraggiunta sicurezza in seguito alla entrata in vigore del patto a Lunga scadenza conchiuso con Inghilterra e Francia. Ma non vi è neanche dubbio che il senso di euforia di cui dà prova oggi qruesto Governo sia dovuto soprattutto allo scambio di note fra l'Italia e la Grecia, scambio che permette alla Turchia di considerare con maggiore serenità il movimento delineatosi nei Balcani per 'la costituzione di urn blocco neutrale posto sotto l'egida dell'Italia: il fatto che da questo preteso blocco non sarebbe esclusa ia Grecia, dà adito alla Turchia di sperare o che essa possa parteciparvi o almeno 'Che la nuova formazione non sorga in antitesi con le sue intese balcaniche.

186

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. P. RISERVATISSIMO 823. Tokio, 12 novembre 1939, ore 5 (per. giorno 13, ore 3,30)

Shiratori ha sempre chiodo del Patto con la Russia. Eg'l.i presuppone che questa: l) non si sping·erà nei Balcani; 2) si farà persuadere a non aiutare più Chiang-Kai~Shek; 3) sarà disposta ad estende11si i:n Asia ve11so Sud invece che verso Est; 4) si lascerà indurre a moderare sua .influenza nelle provincie Cina

Io -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. Il

dell'Ovest e Nord-Ovest. Shiratori è piuttosto dogmatico e alle mie obiezioni ai quattro punti, o non ha rÌisposto a tono o ne ha ammesso fondamento, ma considerandole, senza ·convincenti ragioni, come superabili ha riaffermato necessità conclusione Patto. Se·condo lui, ove Italia si unisse con la Germania (la quale insiste per stipulazione) e, ·insieme con esse anche Giappone premesse su Russia, si finirebbe con ottenere da questa concessioni che permetterebbero firma accordo. Sa bene che vi sono qui forti oppositori, ma spera vincere gli uni e convincere gli altri e si va adoperando a tale scopo. Quelllo che desidererebbe conoscere e mi ha ripetutamente pregato chiedervene è, se Italia non sarebm contraria: l) a Patto ntppo.,russo; 2) ad azione comune con Germania e Giappone con i Sovieti per ottenere spostamento centro gravità loro poJ.itica asiatica dallo estremo al medio Oriente. Premesso che non conoscevo pensiero R. Governo gli ho osservato che conclusione Patto sarebbe stata per Giappone inutile da un lato e dannosa da un aJtro e che linguaggio nostra stampa circa Russia non mi faceva credere che .saremmo stati disposti ad azione comune da lui progettata speci'e in un momento in cui situ1azione politica internaziona•le non consente prevedere direzione ed ampii sviluppi.

li presente telegramma continua con il N. di protocoHo successivo (1).

(l) Non pubblicato.

187

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. 26867/493 P. R. Roma, 12 novembre 1939, 01'e 9,25.

Mi rifer.isco mio telegramma n. 485 (2). Fate opportunamente notare costà come recenti Accordi per Alto Adige abbiano, con notevoli sacrifici da parte nostra, permesso ripresa degli 1scambi ·commercia:li tra l'ltal~a e la Germani.a e consentano qui:ndi in questo momento sviluppo esportazioni ita'liane particolarmente utili per economia del Reich quali in special modo quelle ortofrutticole. Garanzia di cambio concessa da Governo fascista dopo questi Accordi permette infatti esportatori italiani di riprendere con suffici'ente sicuvezza ritmo normale loro vendite nel Reich.

Tale situazione è infatti a completo vantaggio della Germaina poich!è fa prevedere ·con ogni probabilità un nuovo congelamento dei nostri crediti. IJ:lustrate tale stato di cose in codesti ambienti anche a suffragio delle argomentazioni già esposte.

188

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 824. Tokio, 12 novembre 1939, ore 10 (per. giorno 13, ore 3,30).

Shiratori dice che questo ... (3) è debole e non può prendersi ie responsabilità di così importante decisione, ma che esso dovrà esseTe presto sostituito

da un Ministero più forte il quale sarà quindi in condizi'OD.i risolversi. Evidentemente egli si considera il candidato per Ministero degli Affari EsteTi. Ma io dubito che, specie con tali debolezze, lo lasceranno andare al potere. Egli assicura che suo programma ha assenso dei militari, cui ha parlato, ma forse crede siano preoc,cupati soprattutto risolvere questione cine·se e del dilemma se ChiangKai-Shek abbia bisogno degli anglo-sassoni o dei russi. Non saprei' se convenga al Giappone avvidnarsi agli uni o agli altri con qualche intesa per quanto limitata nello scopo.

Circa Marina spera Shiratori anche essa non sarebbe contraria perchè sempre oppose al piano dei militari di espansione ad Ovest quello proprio di espansione a Sud. Che Marina parteggi sempre per questo invece che per quello è vero ma da ciò non 'Consegue che essa veda oggi possibile intendersi come conseguenza con Sovieti. Siccome prevedo che Shiratori tornerà aHa carica vi sarei grato di qualche istruzione per mia norma di linguaggi'o.

(l) -Vedi D. 188. (2) -Vedi D. 160. (3) -Nota dell'Ufficio Cifra: «manca». Evidentemente: • Governo •.
189

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 185. Ankara, 12 novembre 1939, ore 13 (per. ore 17).

Mi risulta che ripetuti accenni questa stampa circa prossima conclusione patto di non aggl'essione ita.lo-turco o comunque di una intesa fra l'Italia e 1a Turchia del genere di quella italo-greca, sono d'ispirazione ufficiale.

Quotidianamente trasmetto sunti articoli attraverso telegrammi stampa.

Poichè anche mi'ei colleghi me ne richiedono insistentemente, pregherei

V. E. volermi, se de~ caso, telegrafare istruzioni.

190

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA

T. 26913/480 P. R. Roma, 12 novembre 1939, ore 24. Vostro 1531 del 4 corrente (1).

Prendo atto delle notizie datemi e Vi prego sollecitare presentazione controprogetto spagnuolo urgendo definire aJ. più presto nostra situazione economicofinanziaria con Spagna.

191

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL REGGENTE D'UNGHERIA, HORTHY

L. 7658. Roma, 12 novembre 1939.

Ho rkevuto la Vostra letteTa del 7 novembre, con la quale avete voluto darmi conoscenza del messaggio da Voi diretto al FUhrer (2).

Nel ringraziarVi per la cortese trasmissione desidero assicurarVi che condivido cordialmente gli amichevoli sentimenti ai quali Vi siete ispirato nel farmi pervenire tale documento, ·Che mi ha profondamente interessato.

Mi è gradito cogliere l'occasione per rinnovarVi, Altezza Serenissima, con gli atti della mia più alta considerazione, l'espressione della mia devota cordialità e i miei personali saluti.

(l) -Non rintracciato. (2) -Vedi D. 131.
192

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. PER TELESCRIVENTE 26942 P. R./498. Roma, 13 novembre 1939, ore 15.

È qui giunto stamane Generale S.S. Wolf con ristretta Delegazione Germanica per presentare, per incarico di Himml·er, memoriale relativo situazione Alto Adige.

Tale memoriale sarà domani esaminato in una riunione italo-tedesca. Sospendete pertanto Vostra azi:one costà di cui miei telegrammi nn. 485 (l) e 496 (2).

193

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 186. Ankara, 13 novembre 1939, ore 15,16 (per. ore 19,50).

3 corrente Ministro Esteri ha avuto colloquio con questo Ministro di Bulgaria. Gli ha detto che, pokhè si notava una distensione nei Balcani, grazie all'atteggiamento ed alla iniziativa presa da Italia, sembrava opportuno rafforzare questa tendenza di pace col procedere ad una parziale smobilitazione alla frontiera turco-bulgara. Analogo passo è stato fatto a Sofia dal Ministro di Turchia. Bulgaria ha risposto che sebbene misure precauzionali da lei prese alla frontiera Tracia fossero di gran lunga inferiori alla concentrazione di forze effettuate dalla 'I1urchia, non aveva difficoltà dare questa nuova prova delle sue intenzioni pacifiche. Si è ·così addivenuto alla decisione di cui hanno dato notizia 11 corrente Agenzia Havas, Agenzia Bulgara e Anatolia.

Non è pertanto emtta versione data dal Giornale d'Italia 8 •corrente, in una corrispondenza da Londra, che il viaggio del Ministro britannico in Bulgaria, Rendel, ad Istanbul, abbia avuto scopo •indurre Turchia ritirare truppe dalla frontiera bulgara; sebbene non sia da escludere che l'incontro di Rendel con questo Ambasciatore d'Inghilterra, effettivamente avvenuto Istanbul, possa essere in relazione con attuale lavorio per costituzione nuovo blocco balcanici.

(l) -Non pubblicato. (2) -Riferimento errato. Si tratta del T. 493, vedi D. 187.
194

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 971. Berlino, 13 novembre 1939, ore 15,20 (per. ore 11) (1). Seguito telegramma 970 (2). Assunte informazioni qui, non mi sembra che alla risposta preliminare inviata dalla Germania (verbalmente) a Brusselle e all'Aja sia da atfu"ibuire altro valore ·che quello ·di un atto di cortesia. D'altra parte a Brusselle e l'Aja sono arrivate frattanto anche le risposte franco-inglesi, assai quest'ultime, più complesse e che, almeno secondo la prima impressione •che se ne ha, non contengono nulla di nuovo nè rappresentano alcun miglioramento sulla situazione precedente.

È ovvio che risposta tedesca, non potrà, quando che sia, non tener conto di questo elemento.

195

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTISSIMO PER TELESCRIVENTE 973. Berlino, 13 novembre 1939, ore 20,04. Telegramma di V. E. n. 495 (3).

Riunione esperti fissata per stamane sembra poter dare risultati a noi soddisfacenti.

Senonchè, all'ultimo momento, è venuta fuori una difficoltà non ancora ufficialmente dichiarata: qui si domanderebbe che diminuissimo tonnellaggio destinato carico carbone porti inglesi per aumentare quello destinato carico carbone tedesco nei porti olandesi.

È stato fissato per discutere situazione nuovo incontro tra funzionari esteri e nostro Addetto Commerciale mercoledì mattina. Prego V. E. farmi arrivare in tempo eventuali osservazioni nostre.

196

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 123. Helsinki, 13 novembre 1939, ore 21,20 (per. giorno 14, ore 0,25).

Mio itelegramma 122 (4).

Questo Governo constatando ·che dopo scambio memoriali scritti conversazioni moscovite non avevano più seguito ha deciso richiamare propria Delegazione che parte stasera.

(l} Sic.

Interruzione conversazioni ed attacchi stampa sovietilca riportano rapporti rosso-finlandesi verso nuova fase acuta che potrebbe essere considerata pessimisticamente se stagione non apparisse sfavorevole ad azi'oni belliche e se non si avesse sensazione che condotta sovietica risponda a manovra per fiaccare resistenze finlandesi.

(2) -Non pubblicato. (3) -Non pubblicato. (4) -Non pubblicato.
197

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AI MINISTRI A SOFIA, TALAMO, A BELGRADO, INDELLI

T. 26955 P. R./c. Roma, 13 novembre 1939, ore 22.

Il R. Ambasoiatore ad Ankara telegrafa qualllito 'segue: (1).

Ho risposto <J!l R. Amba,sciatore ad Ankara quanto ~segue:

«Non vi è nulla di vero ·circa un patto di non aggressione italo-turco o

comunque dii un'intesa fra Italia e Tll:I'chia ». (Solo per Sofia). Lo steSISo vale per pretese iniziative .italiane di'rette ,a costituire un blocco danubiano (vedi te1espresso n. 5731/2303 del 31 ottobre) (2).

198

L'AMBASCIATORE A BRUSSELLE, LOJACONO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 112. Brusselle, 13 novembre 1939, ore 22 (per. giorno 14, ore 0,35).

Risposta data da Hitler ad iniziativa dei Sovrani di Belgio e di Olanda" pur non presentando valore alcuno di incoraggiamento positivo, è considerata tuttavia cordiale e riguardosa, e •Come tale, porta anche negli ambienti di! questo Ministero Affari Esteri una distensione nello stato di allarme che ha dominato la vita del Belgio in questi ultimi giorni. L'incontro di Spaak con Ministro degli Affari Esteri olandese ha avuto per oggetto esame di questa risposta e di quelle franco-inglesi e dell'atteggiamento ulteriore da adottare per tener desta questa iniziativa, considerata più .come manovra difensiva belga-olandese che come ·effettivo ·contributo sul sentiero della pace. Mentre si alimentano speranze ·che temporale rimanga allo stato di minacda sussistono, come dati di fatto preoccupanti, gli atteggiamentil dei due belligeranti di •cui uno mantiene inalterato suo poderoso agglomeramento di forza sulla frontiera olandese-belga e l'altro alimenta in maniera ormai troppo ostentata una atmosfera di panico tra voci e notizie di estremo allarmismo e misure di sgombro de]l nazionali francesi e inglesi dal Belgio e dall'Olanda con ·evidente intenzione di lfar perdere la calma .ai due Governi neutri ed indurre Belgio a rilasciare un benestare ÌIIl bianco per ingresso truppe franco-inglesi al minimo movimento germanico sulla frontiera olandese. A ciò questo Governo si è filllora rifiutato ,per ovvie ragioni di prudenza onde non farsi accusare di avere motivato con una criminosa violazione di neutralità la violazione germantca finchè evitabile.

(l) -Segue il testo del D. 189. (2) -Non pubblicato.
199

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 182. Copenaghen, 13 novembre 1939, ore 22 (per. giorno 14, ore 6) Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che notizie da Helsinki gli fanno ritenere trattatilve con la Russia continueranno per normale via diplomatica sui due punti controversi che sono base navale Rango e i limiti della zona della Carelia da cedere, volendo finlandesi salvar,e delle isole che ritengono di essenziale valore strategico. Egli spera aillcora che i russi non ricorrano alla forza soprattutto per evitare essere coinvolti più vasto conflitto. Dall'Aja gli è giunta notizia che il Govemo olandese ha chiesto già a quello svedese assumere protezione interessi olandesi in Germania in caso di rottura; tuttavi'a egli spera che la Germania non violi neutralità Olanda e non faccia giuoco dell'Inghilterra che evidentemente dopo tracollo polacco ha bisogno trovare nuovo campo di battaglia e nuovo esercito col quale battersi. Dello stesso avviso è mio collega olandese il qual,e manca di notizie dirette dal suo Governo; è sintomatico però che ieri e1gl'ii mi ha detto ,che se suo paese fosse entrato in guerra con Germania mi avrebbe dato nna lettera da consegnare

Ministro di Germania ed oggi mi ha pregato telegrafare ad una ditta italiana che deve spedirgli viveri via Germania di inviarli a me.

200

L'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, PREZIOSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 256. Buenos Aires, 13 novembre 1939, ore 22,23 (per. giorno 14, ore 6). Questo Console inglese ha fatto visita oggi espressamente Regio Console Generale per comunicare avere ricevuto ordine da parte del suo Governo di offrire alle navi italiane che attraversano Atlantilco: l) sulla li:nea verso Nord (dal La Plata fino Trinidad); 2) verso medio Atlantico (sino isola Capo Verde e Sierra Leone); 3) verso Africa del Sud; lstesse facilitazioni di sicurezza e informazioni sulle rotte fornite alle navi inglesi. Ha parlato di misure di garanzia contro azioni di sabotaggio e di informazioni su zone minate. Non ha fatto alcun cenno alla navigazione in convogli. Ha escluso rotte verso Gibilterra affermando non essere tale zona di competenza del suo Consolato. Ha aggiunto infine ,che Consolato britannico non farà comunicazioni dirette a nostre Compagnie ritenendo esse potranno essere informate da questo Regio. Consolato. Tasco si è limitato ringraziare comuni1cazione.

Prego telegrafare se e quali istruzioni debbano essere date a queste Agenzie delle nostre Compagnie in seguito suddetta offerta inglese.

201

IL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI, ALL'AMBASCIATA DI GERMANIA

NoTA VERBALE. Roma, 13 novembre 1939.

La dichiarazione di Panama è stata notificata ai ~sol·i Governi belligeranti.

II Governo italiano non ha per ·corus·eguenza da far pervenire alcuna risposta in

proposito. Risulta ~che i Goveimi francese e ba'itannico si sono sinora limitati

ad accusare ricevuta. L'Ammiragliato britannico ha tuttavia pubbHcato un comu

nicato ufficiale in data del 13 ottobre, contrario ad ogni eccessiva estensione

delle acque territoriali.

Il Governo italiano è in massima contrario alle disposi,zioni previste dalla

dichiarazione:

l) perchè esse alterano profondamente H principio fondamentale della

libertà dei mari;

2) perchè .gli Stati americani non hanno i mezzi navali sufficienti per

~arantire l'effettiva neutralità di una zona di mare cosi vasta;

3) perchè, .se le misure fossero adottate, la Marina americana estende

rebbe la sua azione militare e conseguenti vantaggi politici ed economici irn

tutti i paesi dell'America Latina. Ciò che contrasterebbe con i· nostri interessi (1).

202

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE 137. Ankara, 13 novembre 1939 (per. giorno 21).

Telegramma per corriere di V. K n. 24636/C del 17 ottobre (2).

Da informazioni a'ssunte presso questa Ambasciata dell'Iran non risulta confermata nessuna delle voci 'Che ·circolano a Teheran, inerenti alle richieste avanzate dal Governo sovietico al Gove,rno iraniano. Questo Ambasciatore dell'Iran mi ha anzi detto non senza ironia che richieste del genere di queHe riferite non potrebbero essere rivolte se non dopo una guerra e una guerra vittoriosa.

Quanto al viaggio a Mosca del signor Ansari (e non Ansani) lo stesso Ambasciator·e dell'Iran mi ha detto che l'ex Ministro degli Esteri è persona di tarda età e si trova tuttora a Teheran.

203

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. SEGRETO 8799. Berlino, 13 novemb1·e 1939.

«Le ore 4 a. m. di domenica 12 sono arrivate ed ancora nessuna invasiorne del Belgio è 1Cominciata ». Questo fa'cevo oggi osservare io sorridendo al Visconte

D1rett. Gen. A. T.•.

vedi D.D.I., Serie IX, vol. l, D. 719. '

Davignon (1). Ho notato però che questi non si sentiva affatto rassicurato; che

anzil, egli mi ·confermava nulla es,sere fondamentalmente ·cambiato nella situa

zione: la violazione de·l Belgio e dell'Olanda rimanendo 'i,l programma tedesco

ormai qui riconosciuto ed accettato.

Il Visconte Davignon mi ha agg'iunto che egli ha I'licevuto e riceve in pro

posito una quantità di denunzie anonime: oggi soltanto ne ha ricevute tre. Si

tratta di gente che vuole mettersi in pace con la propria ·cosdenza denunziando

la nefanda macchinazione. È incredibile e sempre a giudizio del Davignon sìnto

matico il numero di tedeschi -che, in presenza d'i una ,situazione 'siffatta, non estta

in sostanza a farsi «traditori». Ma quello che è più sorprendente -sempre se

devo credere al mio collega Davignon --è che ;persino un funzionario del

l'Auswiirtiges Amt non abbila avuto ritegno ad andare da lui, per avvertirlo

che da parte tedesca tutto sarebbe pronto per «giustificare l'invasione». Senon. chè, le giustificazioni si ridurrebbero: a) al contegno delta stampa belga nettamente orientata ~n Slenso antitedesco e qU'indi rivelante l'ostilità contro la Germania;

b) alle dichiarazioni del Re •Che, nel 1suo noto discorso radiodiffuso, ha

dichiiaa:1ato ·che, pur volendo •conservare integra ra neutralità del Be,lgio, egli

sarebbe pronto a difendel'si, 1COs[ come a suo ternipo fece ill proprio Padre.

Nessuna miglior prova della correttezza belga -mi diceva Davignon -se

queste e non altre 'sono ile prove della parzialità belga, è stata trovata.

Quali sono gli intendimenti tedeschi è però ormai, per quanto mi riguarda, abbastanza chiaro. Alla stessa colazione ·curi avevo invitato l'Ambasciatore del Belgio, era presente anche il Generaile Bodenschatz, al cui fianco avevo posto Teucci. Opportunamente sondato da quest'ultimo, Boldenschatz ha ammesso -•cosa che poi ha confermato anche ad altri -che ormai La guerra ad oltranza contro l'Inghilterra è stata dedsa. «Essa sarà condotta principalmente dall'Aeronauti·aa e dalla Marina, ma l'Esercito di terra ne appresterà le basi» (sic). L'allusione mi sembra evidente e conferma, purtroppo, J.e apprensioni di Davignon.

Bodenschatz ha aggiunto altri particoiLari ma più o meno sulla linea delle

dichiarazioni Goring a Magistrati, di cui ad apposita mia comunicazione in pari

data (2).

Nessuna predsazione quanto al momento (3).

(l) -Vedi D. 28. In calce al presente documento c'è la seguente annotazione: c da me c<?nsegnato al Barone von Plessen, consigliere dell'Ambasciata Germanica, d'ordine del Signor (2) -Non pubblicato. Contiene la ritrasmissione del T. 100 da Teheran del 12 ottobre 1939
204

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. SEGRETO 8800. Berlino, 13 novembre 1939.

Ritornato qui Magistrati, io gli ho suggerito di fare -onde ringraziarlo deN'mteressamento da lui manifestato per H ,suo lutto -una viSiita a Goring, prendendone altresì occasione per s'chiarire la sua mente dalle ombre che la

precedente conversazione Teucci aveva rivelato. La cosa mi è sembrata tanto più opportuna in quanto, da una par.te Goring ritorna sempre più giornalmente alla ribruta, dall'altra le ·sue relazioni 1con Ribbentrop sono notoriamente pessime.

Così Magistrati ha .fatto sabato scorso, avendo con il Maresciallo una convevsazione che reputo del massimo interesse e di cui Ti mando qui accluso l'appunto originale.

ALLEGATO.

IL MINISTRO CONSIGLIERE A BERLINO, MAGISTRATI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

APPUNTO SEGRETO.

Mi sono recato stamane a vedere il Maresciallo Goring per avere egli voluto prendere viva parte al mio lutto e per aver voluto inviare a Livorno una corona di fiori sulla tomba di mia moglie.

Dopo essersi espresso in termini di profonda simpatia nel ricordare vari momenti del lungo soggiorno di mia moglie a Berlino, egli è venuto a parlare della situazione politica e militare attuale. Riassumo qui appresso, per opportuna conoscenza dell'E. V., i principali punti della conversazione.

Italia e Germania. Il Maresciallo ha avuto occasione in queste settimane di ricevere visite ed avere contatti con tedeschi che hanno compiuti viaggi in Italia. Tutti riferiscono che il Paese è calmo e tranquillo e che • lavora come non ha mai lavorato fino ad ora •, ossia molto intensamente. In tutti vi è la persuasione che tale lavoro è fatto per provvedere l'Italia dei mezzi migliori nell'eventualità di una entrata in campagna. Nessun italiano ritiene che lo stato di astensione del Paese potrà prolungarsi indefinitamente e cioè fino alla fine della guerra in Europa e tutti pensano invece che ad un certo momento l'Italia interverrà.

Anche il cambio della guardia, e specialmente quello intervenuto nelle alte gerarchie militari, va interpretato come una nuova spinta per intensificare il lavoro di organizzazione. Il nome di Graziani quale nuovo Capo di Stato Maggiore dà sicuro affidamento e piace molto anche in Germania.

Quanto all'Aviazione italiana (il Maresciallo ha qui ricordato con simpatia il Maresciallo Balbo e l'opera da lui compiuta, a suo tempo, per la erezione dello spirito aeronautico italiano) egli ritiene che il cambio della guardia potrà portare ad una maggiore stabilità nelle ordinazioni e nella produzione industriale aeronautica. Egli ricorda di avere più volte osservato in passato come il Ministero dell'Aeronautica italiano andasse sempre alla ricerca del tipo migliore di apparecchio, per qualità e per velocità, senza però potere, proprio per questa continua ricerca, elaborare un piano definitivo e concreto di ordinazioni. A ciò si aggiungeva la circostanza che, a quanto egli stesso aveva avuto occasione di osservare, in Italia l'industria aeronautica si preoccupava, nel complesso, più di vendere all'estero i nuovi tipi di apparecchi che non fornirne in larga base l'Aviazione militare.

Anche in Germania egli, al momento di organizzare l'Aeronautica militare, ha subito lo stesso travaglio. Ma ad un certo momento si è dovuto decidere per ordinazioni su larga scala di tipi omogenei, anche se questi non apparivano assolutamente perfetti. Soltanto così la Germania ha potuto avere al momento buono un largo schieramento di aeroplani, tutti rispondenti, più o meno, alle stesse caratteristiche, e la flotta aerea tedesca ha evitato il rischio di vedersi formata da troppi tipi di apparecchi eterogenei. L'esperienza ha dimostrato che l'omogeneità è un grande vantaggio per una flotta aerea in guerra.

Si è poi accennato alla nomina a sotto Capo di Stato Maggiore dell'Esercito del nostro R. Addetto Militare, Generale Roatta, il quale conosce molto bene la Germania e le sue Forze Armate.

Circa le necessità italiane ho fatto nuovamente presente al Maresciallo la situazione delle nostre provvigioni di carbone. Qui egli ha ripetuto che il problema, indubbiamente grave, non è già nella fornitura perchè • la Germania, egli se ne rende garante, provvederà sempre di carbone l'Italia •, ma unicamente di mezzi di trasporto.

Oggi, secondo i suoi calcoli, la Germania finisce, nel complesso, per impiegare per i trasporti di carbone verso l'Italia ben 25.000 carri ferroviari, alcuni dei quali sono finiti fino in Sicilia. Evidentemente ciò per un Paese in guerra e che ha grande necessità di trasporti militari, è un gravissimo peso. Perchè l'Italia non cerca di inviare altro materiale rotabile? E soprattutto perchè, ora che gli Inglesi non accennano ancora a dare fastidio alle esportazioni da porti neutri, non inviare tutte le navi italiane carbonifere a Rotterdam? Sembra viceversa che in quel porto olandese proprio ora gli imbarchi siano molto diminuiti, per l'assenza di piroscafi italiani. Egli si augura che dall'Italia le navi giungano al più presto perchè, finchè è possibile, è bene approfittare con ogni mezzo del traffico marittimo.

Circa le forniture di materiale antiaereo, il Maresciallo ha nuovamente dichiarato di interessarsi personalmente alla questione della quale ebbe a trattare con il Colonnello Teucci. Non vorrebbe però che nascessero equivoci di competenza per il fatto che in Italia l'organizzazione antiaerea appartiene alla Milizia o all'Esercito e non già all'Aeronautica. E qui egli ha ripetuto la tesi, già nota e a lui molto cara, che • Aviazione da caccia e batterie antiaeree devono dipendere dallo stesso organo perchè la loro azione è troppo intimamente congiunta per non prendere le direttive dalla stessa fonte·· L'esperienza fatta in Germania in questi tempi è chiara e precisa. Egli quindi, quale tecnico, deve mostrare la sua soddisfazione per i risultati raggiunti dall'essere in Germania riunite, alle dipendenze dirette dell'Aeronautica, tutte le formazioni ed armi antiaeree, siano queste nel cielo od in terra.

Ad un certo momento, sempre prendendo lo spunto dalla questione dei materiali, si è venuto a parlare degli sviluppi della crisi nel luglio e nell'agosto, avendogli io chiesto, tra l'altro, se egli veramente fosse a conoscenza di tutti gli scambi di documenti e di idee, avvenuti, in quel periodo, tra l'Italia e la Germania, ed avendo io insistito soprattutto sulla nota comunicazione del Duce diretta al Fiihrer e portata in Germania dal Generale Cavallero, e sulla proposta del Duce per una conferenza internazionale. Egli mi ha risposto affermativamente. Ho allora detto che la mia domanda era suggerita anche dal fatto che, in recenti conversazioni avvenute specialmente tra V. E. ed il Ministro von Ribbentrop, si è tratto l'impressione che esistesse ancora, in Germania, qualche dubbio sull'atteggiamento tenuto dall'Italia nel periodo della crisi.

Goring ha risposto che effettivamente vi erano stati dei dubbi e una qualche sorpresa perchè se era vero che l'Italia aveva fatto presenti talune deficienze della sua organizzazione, aveva però anche dato l'impressione, fin dall'inverno, allorchè si sviluppò la polemica italo-francese che sembrava dover persino condurre, secondo quanto si era sentito dall'Italia, ad una guerra combattuta da sola dall'Italia contro la Francia, che essa si fosse prospettata chiaramente la possibilità di un conflitto. A ciò si aggiungeva la circostanza che non si era mai avuta, inoltre, in Germania l'impressione che l'Italia facesse conditio sine qua non di certe sue deficienze, dato che, dapprima con la firma del Trattato di alleanza militare e poi con gli scambi di idee ad esso seguiti, si era avuta la netta sensazione di una solidarietà sostanziale sul problema di un possibile e probabile scontro tra i due gruppi europei antitetici tra di loro.

A ciò ho risposto che, alle ripetute insistenze italiane per conoscere come stesse esattamente la situazione e se la Germania veramente avesse la sensazione della imminenza e della convenienza di un conflitto, si era in fondo sempre risposto da parte tedesca, come dimostrano tutte le conversazioni avvenute durante l'estate, insistendo sulla tesi della quasi • impossibilità • di un conflitto generale perchè l'Inghilterra e la Francia avrebbero finito col cedere. Ora viceversa le impressioni dell'Italia e le informazioni da essa possedute portavano assolutamente alla conclusione contraria, e ciò era stato ripetuto a Berlino veramente a sazietà. L'Italia quindi, dato anche il mancato incontro tra il Duce ed il Fiihrer nell'agosto e le circostanze che allora si verificarono (ho ricordato al Maresciallo la frase conclusiva detta da V. E. a von Ribbentrop: • l'incontro avverrebbe, se ciò significasse la guerra •), ha avuto la precisa impressione che la Germania da una parte fosse veramente sicura della impossibilità di un conflitto e dall'altra che, se questo avesse dovuto scoppiare, essa avrebbe agito con i propri mezzi. Altrimenti non si sarebbe spiegata la mancata consultazione con l'Italia e la mancata presa in considerazione, da parte tedesca, del problema • collettivo • italo-germanico di fronte ad una eventuale guerra. Perchè se era esatto che la Germania (il Maresciallo Goring mi aveva accennato al • quadro favorevole • tedesco della situazione, nel luglio e nell'agosto, costituito dalla possibilità di un'intesa con la Russia, dall'alleanza con l'Italia, dall'amicizia con il Giappone, dall'impreparazione franco-inglese, ecc.) si trovava in situazione favorevole, non altrettanto si poteva dire dell'altro polo dell'Asse, appunto per le considerazioni chiaramente e ripetutamente fatte presenti soprattutto nelle conversazioni di V. E. a Salisburgo, allorchè apparve palese l'assenza di un accordo sugli apprezzamenti della situazione.

Goring non ha molto obbiettato a queste considerazioni ed è sembrato concordare sul fatto, soprattutto, che in tutte le conversazioni dell'estate era assolutamente mancata la presa in esame della situazione • complessiva e collettiva • italo-tedesca.

Ha aggiunto che una tale importante deficienza è stata soprattutto causata dal fatto che il problema apparve in un primo tempo molto circoscritto e limitato, prendendo esso unicamente il nome di • questione di Danzica •, e che in Germania vi furono in quel periodo più correnti e più idee sugli sviluppi della situazione. Una corrente, facente capo a von Ribbentrop, ebbe sempre ad escludere nettamente la possibilità dell'entrata in guerra dell'Inghilterra e della Francia, e questa corrente si basava soprattutto su quanto era avvenuto precèdentemente, durante la crisi cecoslovacca dell'estate 1938. Un'altra corrente invece insisteva perchè si considerasse l'eventualità e l'opportunità di un conflitto in Europa. Il Fiihrer ebbe sempre a trovarsi a cavallo tra le due correnti e non si potè quindi mai prendere una linea precisa che potesse portare ad uno studio, in unione con l'Italia, dei vari aspetti che avrebbe assunto un conflitto generale, e delle necessità con esso collegate.

Si è toccato anche l'altro argomento (avendo io tenuto presente la lettera proprio ieri pervenuta a V. E. da S. E. il Ministro (l)) relativo a taluni dubbi sorti in Germania (conversazione Goring-Teucci e conversazione di V. E. con von Ribbentrop) circa l'importanza che avrebbe avuto la decisione di astensione dal conflitto dell'Italia sulla decisione britannica di intervento.

Qui Goring ha effettivamente ripetuto quanto aveva già detto a Teucci e cioè che fino alla sera del giovedì 24 agosto si era avuta a Berlino la netta impressione, attraverso le intercettazioni e le informazioni pervenute ai tedeschi, che Londra si fosse convinta della necessità di premere su Varsavia perchè questa all'ultima ora accedesse alle richieste germaniche. Viceversa nella notte tra il giovedì e il venerdì la situazione mutò e Londra prese la decisione di riconfermare solennemente la garanzia alla Polonia, cosa che avvenne appunto nella giornata di venerdì. Può esservi un nesso tra questo mutamento di decisione e l'atteggiamento italiano di astensione?

Mi è stato facile rispondere, facendo presente a Gi:iring come la prima lettera del Duce al Fiihrer, nella quale si facevano i quesiti circa l'eventualità di un conflitto, è stata scritta e trasmessa a Berlino soltanto nel pomeriggio di venerdì 25 e non è stata consegnata da V. E. al Fiihrer, alla Cancelleria, prima delle ore 8 dello stesso pomeriggio, non solamente, ma in quella lettera si faceva anche chiaro cenno alla possibilità di un • immediato • intervento italiano qualora la Germania avesse potuto inviare subito il materiale occorrente all'Italia. Nulla quindi può aver dato a Londra la sensazione di una decisione italiana di astensione. Anzi l'impressione che l'Italia intervenisse si è avuta anche in seguito, e si può dire

fino al comunicato del Consiglio dei Ministri di Roma. Risulta infatti in maniera inequivocabile che l'Ammiragliato britannico aveva preso nel Mediterraneo, in quella settimana, tutte le misure belliche di carattere. anti italiano, e che tra Roma e Londra avvennero anche interruzioni di comunicazioni postali e telefoniche.

Il Maresciallo ha ascoltato anche qui senza obbiezioni ed ha finito per concludere che tutto ciò appartiene al passato. Ed ha aggiunto che, per venire alla situazione di oggi, egli ritiene di poter così definire l'atteggiamento ed il pensiero odierno del Popolo tedesco nei confronti dell'Italia; un 10 % non ha alcuna fiducia nell'Italia, un altro 10 % nutre dei dubbi, ma il rimanente 80 % è soddisfatto dell'atteggiamento italiano ed è convinto che quanto avviene e si svolge è frutto di accordi e di scambi di idee tra il Duce e il Fuhrer.

La prova provata di questo stato d'animo è stata la visita a Berlino di S. E. il Ministro Ciano nei primi di ottobre.

Il Governo del Reich aveva avuto qualche dubbio e qualche preoccupazione in proposito. Viceversa si ebbe nelle strade una vera esplosione di simpatia verso il Ministro dell'Italia di Mussolini e la partecipazione del popolo minuto fu veramente sincera e sentita.

La Germania sente (il Maresciallo ha avuto qui parole di grande apprezzamento per l'atteggiamento leale e di solidarietà della stampa italiana), nel complesso, che l'Italia è un Paese amico sul quale si può fare affidamento completo e che, per i vincoli che uniscono i due Paesi e i due popoli, verrà probabilmente un giorno nel quale l'Italia combatterà a fianco della Germania anche sui campi di battaglia.

Situazione militare. Siamo venuti poi a parlare dell'attuale· situazione militare. Qui il maresciallo si è espresso con la nota vivacità e con molto ottimismo.

Ha insistito particolarmente sui combattimenti avvenuti tra aerei tedeschi e unità navali britanniche, ripetendo ancora una volta che i danni subiti dalla flotta inglese sono stati superiori a quelli annunciati dall'Ammiragliato. I tedeschi possiedono un materiale fotografico molto probante in materia, specialmente nel caso della nave portaerei • Ark Royal •. Perchè il sig. Churchill non ha mai autorizzato i giornalisti a visitare questa unità e le altre colpite, tra le quali è anche la

• Hood •?

Del resto la prova migliore è costituita dal fatto che da alcune settimane la flotta da battaglia britannica non si è mai più arrischiata ad uscire in crociera nel Mare del Nord e la tanto decantata supremazia navale inglese proprio nel Mare del Nord esiste soprattutto sulla carta perchè da qualche tempo le navi mercantili tedesche possono nuovamente circolare tra i porti germanici del Mare del Nord e la Danimarca e la Norvegia. Anche nell'Atlantico la situazione navale britannica non è eccessivamente brillante, dato che persino in quell'Oceano possono circolare unità germaniche.

E le insistenze fatte dal signor Churchill a Parigi per ottenere che i due • Dunkerque • si gettino alla caccia nell'Atlantico sembrano aver trovato orecchie da mercante.

L'Aviazione tedesca sta preparando le sue nuove armi da bombardamento per far sentire ancora più il suo peso sulla flotta britannica la quale l'anno prossimo,

• se vorrà continuare ad esistere, dovrà ritirarsi in qualche altra parte dell'Impero, per esempio sulle coste del Canadà! •.

I sottomarini poi vanno rivelandosi sempre più un'arma efficacissima. L'Italia può essere ben soddisfatta di avere nel Mediterraneo una flotta così imponente di naviglio subacqueo che l'Ammiragliato britannico deve considerare con sospetto e preoccupazione.

Anche la situazione terrestre è buona, dato che la Germania sente sempre più il vantaggio di avere • un fronte unico·· Le famose spedizioni di truppe inglesi sul continente si sono ridotte all'invio di quelle poche Divisioni già trasportate nel primo periodo della guerra. Del resto è evidente che un Popolo di 85 milioni, forte

ed armato quale è il tedesco di oggi, non può eccessivamente preoccuparsi dell'eser

cito franco-inglese. • Tanto prima agiremo però, tanto meglio sarà •.

Ho allora accennato alle tante voci che circolano in questi giorni circa il ner

vosismo regnante nel Belgio ed in Olanda per una minacciata offensiva tedesca

ad Occidente, attraverso i due Paesi.

Il Maresciallo mi ha senz'altro condotto presso una grande carta geografica del fronte per mostrarmi la situazione. Dall'insieme delle sue parole non ho tratto l'impressione che un'offensiva tedesca attraverso il Belgio e l'Olanda sia veramente

• imminente •.

Il Comando tedesco -ha detto il Maresciallo -ha provveduto al trasporto verso Occidente delle Divisioni di riserva rimaste nel Paese. Questo concentramento si fa particolarmente nella zona settentrionale della Westfalia e della Renania, in corrispondenza quindi delle frontiere dell'Olanda e del Belgio. Ma ciò è anche una necessità pratica e potenziale perchè nella zona centrale e meridionale esiste già la linea di Sigfrido che non permette uno schieramento imponente di forze. Del resto occorre non dimenticare che lungo la frontiera belga-tedesca e olandese-tedesca non esiste ancora, per quanto i lavori si vadano intensificando, una vera e propria linea di fortificazione germanica. Quindi, per quanto sia molto improbabile un'offensiva franco-inglese, occorre prepararsi ad ogni eventualità.

• A ciò si aggiunge la nostra assoluta persuasione che tanto i Belgi quanto gli Olandesi i quali hanno già uno schieramento interamente e nettamente diretto contro di noi, nulla farebbero contro i Francesi e gli Inglesi, qualora questi volessero entrare nei due Paesi, per cercare di compiere una manovra aggirante sulla nostra ala destra. Non possiamo e non dobbiamo farci in merito alcuna illusione. Nel Belgio, Paese lavorato dalla propaganda anglo-francese, nessuno mai sparerà su un soldato degli alleati. Di ciò noi dobbiamo tenere conto •.

Qui la conversazione ha avuto termine. Il Maresciallo nelle parole del congedo, ha ripetuto ancora una volta la sua persuasione che verrà un giorno nel quale l'Italia si unirà alla Germania in una lotta dalla quale le due Nazioni usciranno certamente vittoriose.

(l) -Vedi D. 146. (2) -Vedi D. 204. (3) -L'originale di questo documento porta il visto di Mussolini.

(l) Vedi D. 144.

205

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. P. SEGRETO 8804. Berlino, 13 novembre 1939.

Le esitazioni e l·e contraddizioni nell'attitudine tedesca di cui avrai trovato larga traccia nei miei rapporti (l) tsono a mio parere un se·gno non tanto dell'esistenza attorno al Fiihrer di varie ed opposte correnti quanto, sopratutto, dell'interno trarvaglio spirituale dello stesso Fiihrer.

Io mi domando se questo travagLio non sia aumentato .piuttosto che diminuito in seguito all'attentato e mi domando pure se questo non srarebbe il momento psicologicamente adatto per far giungere al Fiihrer la voce o la parola amica del Duce.

Mi guardo bene -intendiamoci-dal suggerire iniziative di pace, mediazioni e simili. Solo mi sembra che anche una ,sempHc·e domanda da parte del Duce, di informazioni, dovrebbe in un momento come questo riuscire particolarmente gradita ed es,sere quasi attesa.

Naturalmente, si dovrebbe sempre trattare di una lettera o di un messaggio personale. A parte ogni altra considera<Zione, si tratterebbe di un gesto utile allo stesso mantenimento delle buooe relazioni fra i due paesi.

Questo mi permetto di rispettosamente sottomettere al Tuo alto giudizio.

(l) Vedi DD. 13, 48, 118 e 182.

206

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 6980/3166. Parigi, 13 novembre 1939. La risposta del Presidente Lebrun al messaggio belga-olandese per la pace contiene per la prima volta la specificazione che la Francda cons~dera come condizione di una pace duratura la rtparazione delle «ingiustizie imposte colla forza all'Austria, alla Cecoslovacchia e alla Polonia». Tale precisione non era sinora apparsa nelle dichiarazioni in·glesi e non ne è fatto cenno neppure nella contemporanea risposta del Rle d'Inghilterra. Al•cuni pensano che gli inglesi abbiano preferito parlare questa volta per la bocca dei francesi, affinchè non si dicesse che l'Inghilterra pone da sola (le condizioni della .pace e che a11a Francia non resta che seguirla pedissequamente. Ne.l mentre mi riservo di a,pprofondire la questione nei miei contatti con questi ambienti politfci e nel mentre Vi confermo, Eccellenza, che il PrincÌ!Pe Otto di Asburgo trovasi tuttora a Parigi ed è stato ricevuto da, Daliadier (cosa che la stampa ha taciuto), Vi segnalo che conviene mettere le parole del Presidente Lebrun in relazione colla conclusione dell'odierno articolo del Petit Parisien intitolato « C'est Hitler qui a voulu la guerre». L'artrcolo è firmato da Elie Bois, il quale è CODisiderato in questo momento il portaiVoce pLù autorizzato di Daladier. Elie Bois •chiarisce le dtchiarazioni presiidenziali nel senso che non si dovrebbero ricostituire una piccola POlonia, una piccola Cecoslova·cchia o altri piccoH stati (errore del 1919), ma, costituire nel centro-Europa un vero e proprio « impero, una confederazione in cui la nuova Polonia, la nuova Cecoslovacchia, l'Ungheria, ecc. sarebbero al tempo stesso ind~pendenti, autonomi e riuniti per il regolamento delle questioni comuni, ·COl concorso del grande vicino italiano la cui preponderanza è n:a~turalle in questa parte d'Europa». In una delle mie ultime conve:nsazioni con Daladier, gli ho a•ocennato alla necessità di non ripetere l'errore di Versailles, 'creando delle piccole nazioni che avrebbero sempre costituito pretesto per lotte fra i grandi stati e l'ho trovato consenziente in tale punto di vista. Debbo fra ailcuni giomi incontrarmi proprio col signor Elie Bois per un precedente appuntamento e mi riserbo di ,indagare possibHmente come sia avvenuta la marturazione dell'i•dea da lui esposta oggi nel Petit Parisien, sulla quale naturalmente non eSiprimerò alcuna opinione, a meno •che non crediate, Eccellenza, di darmi qualche istruzione per !mia norma ufficiosa di linguaggio.

207

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO (Pubbl. MARIO ToscANo, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941, pp. 8-12, Firenze, Sansoni, 1953)

L. P. s. N. Mosca, 13 novembre 1939. Rispondo subito alla Vostra lettera del 18 ottobre (1), pervenutami solltanto col corriere di ieri.

Nel darVi le mie opinioni sulla odi:erna attività d~plomatico-militare dell'U.R.S.S., seguirò l'mdme dei quesiti che mi avete posto e ,che ,coprono bene i principali aspetti della situazione.

l) Deve la presente azione russa attribuirsi ad una rinnovata attività bolscevica a sfondo internazionale oppure ad una ripresa del vecchio imperialismo moscovita?

Malgrado l'apparente contraddizione, vi concorrono forse -in ultima analisi -entrambi i fattori. Alssistiamo infatti ad un movimento di carattere sostanzialmente imperiaHsta, ma condotto sotto la bandiera dell'internazionaHsrno bolscevico.

Certo è 'Che l'odi:erna,attività sovietica ha uno sfondo decisamente internazionalista. Significativo al riguavdo il discorso del 6 novembre col quale Molotov ha '~sato in pieno le tesi del Comintern.

Io vedo l'espansionismo russo come un fenomeno natura~e e quasi spontaneo: l'effetto doè del dinamismo di un popolo relativamente giovane e ricco di risorse. La iparHcolare struttura odierna dell'U.R.S.S. spinge però i suoi dirigenti -anzi: li obbliga -a seguire per ora le vie tra1cciate da una rivoluzione che è ancora recente: quelle della ideologia comunista ed internazionalista.

Ho detto «li obbliga » perchè neppure Stalin, con tutto il suo potere dittatoriale, potrebbe gettar via la bandiera che ha sventolato fino ad oggi.

Si di1ce spesso ·che negli ultimi anni Stalin è diventato sempre più «nazionalista». L'affermazione contiene una parte di verità nel senso che-certamente più dei bolscevichi della vecchia guardia e dei trotzkisti --Stalin ha fatto una politica ,che teneva in molto maggior conto i bisogni e gli interessi de'WU.R.S.S., che non quelli del proletariato mondiale. Lo ha fatto tuttavia per consolidave uno «Stato socialista » il quale, nono1stante: le possibili temporanee alleanze, rimane !sempre un organismo isol,ato nel mondo borghese-capitalista. Ora, il pericolo 'Che Stali:n teme maggiormente, quello che egli cita in ogni suo discorso, è appunto « l'accel'chiamento capita'lista ». Eg'li è quindi portato per forza di ,cose a combattere questo mondo capitalista e deve necessariamente farlo sotto l'insegna della rivoluzione !Proletaria.

2) Questo dinamismo è slavo o bolscevico, oppure la fusione dei due? L'U.R.S.S. è un conglomerato di popoli in ,cui l'elemento slavo è di gran lunga prevalente (130 milioni su 183 mhlioni). E ,poichè il fattore razza ese:rdta

sempre la sua influenza in qualstasi regime, non v'ha dubbio che le correntl della vita politica e sociale soviettca hanno molte caratterLstiche tipk.amente slave. Non ,credo però si possa parlare d~ un « moV'imento panslavo » come\ esisteva nella Russia zarista, dove era alimentato dalla aristocrazia e dalla borghesia patrtota, entrambe distrutte dalla rivoluzione.

Oggi esiste più di tutto un « patriottL"Jllo sovietico», e ne è impregnata specialmente la giovane generazione cresciuta in clima bolscevico, la quale è la parte più viva e più operante della nazione. Pertanto il fattore principale, la vera energia motrice del dinam~smo odierno è di natura essenziaLmente bolscevica.

3) Quali sono i più probabiLi obiettivi deLL'espansionismo sovietico?

Premetto che vedo l'espansiontsmo sovietLco non tanto sotto la forma di «conquiste territoriali», quanto sotto quella di « penetrazione politica» e di « zone di influenza ».

L'U.R.S.S. non ha bisogno di «spazio vitale» 11perchè possiede specialmente in Asia territori immensi e ricchi, 'tuttora da sfruttare e da ~colonizzare. È mia opinione che l'obiettivo principale di Stalin sia appunto di valorizzare le risorse enormi dei possedimenti asiatici e che i ~suoi 1sguardi siano puntati verso l'Oriente.

Aggiungo un'altra osservazione: Stalin ha mostrato finora di agire sempre con molta prudenza, 'senso prattco e spirito realista. Non credo quindi 1che, fin quando egli 'sarà al timone del Governo, 'l'U.R.S.S. si lancierà in avventure pericolose.

L'occupazione della Ucraina, e della Bianco Russia oc.cidentali, e le concessioni territoriali ottenute nei tre Stati Baltici non si possono, a stretto rigore, considerare come manifestazioni di vera e propria politica eSiipansionista, perchè si è trattato della reintegrazione dell'antica unità russa. Bfsogna poi riconoscere che le domande di basi nava!li in Lettonia, Estonia e Finlandia sono in parte giustificate da effettive ragioni di sicurezza militare e da necessità geografiche.

Propendo quindi a credere che la ,sola aspirazione territoriale (a parte la rettifica di ~confini 'chiesta alLa Finlandia) sia rappresentata oggi dalla Bessarabia. Sono inoltre convinto che Stalin non lascerà passare l'occasione favorevole per reclamare ia restituzione del[a vecchia provincia russa.

Una volta r1dati al Paese i vec,chi 1confini, debbo supporre che l'U.R.S.S. si consLdererà territorialmente soddisfatta.

Al tempo stesso, sono però convinto, anche, che assistiamo ad un risveglio di « espansionismo politico » 'Sovietico, che cercherà di irradiarsi in tutte le direzioni, ma specialmente nei seguenti settori: l) Balcani; 2) Persia ed Afghanistan; 3) Ci:na.

Nel settore balcanico l'obiettivo più probabile mi sembra essere in questo momento la Bulgaria, che l'U.R.S.S. si sforza verosimilmente di attrarre sotto la propria influenza con promesse 'Ci11ca la Dobrugia.

4) Si può considerare l'alleanza russo-tedesca come suscettibHe di possibiLi futuri sviluppi o soltanto come un accordo ex deHctu, avente iL fine immediato delle spartizioni attuali?

Prilma di rispondere, vorrei accennare a quelli che, a mio .avviso, sono ,stati i veri motivi che hanno condotto l'U.R.S.S. verso ['alleanza con la Germania:

n -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

l) l'U.R.S.S. si sentiva milita11mente impreparata e temeva un attacco tedesco. Ha quindi accettato volentieri un patto di am~cizia col suo avversario potenziale;

2) l'U.R.S.S. desiderava una guerra europea e SaJPeva che un ,suo accordo con Berlino l'avrebbe 'scatenata.

L'U.R.S.S. ha incoraggiato la guerra, ed oggi desidera di vederla allargarsi ed estendersi quanto più possibile, perchè è nell'interesse del regime soviet1co che tutti i Paesi .capitaiJ.istici e borghesi si impegnino in una lotta a fondo. Quando saranno ben esausti e depa~erati, m. compito della III Internazionale risulterà molto semplificato!

È questa l'opinione che ho espresso .fin dall'epoca della 'Crisi cecoslovacca, e che ho ripetuto poi durante le trattative anglo-d:ranco-sovie·t~che di Mosca ed alla vigilia delle operazioni militari in Polonia. Continuo a ritenerla fondata perchè, se io mi trovassi nei panni di un membro del Politbur.eau, non ragionerei diversamente.

La questione dei possibili sviluppi dell'alleanza tedesco-sovietica deve adunque essere esaminata in funzione dell'obiettivo di Mosca: allargare e prolungare la guerra.

Posso sbagLiarmi, ma non credo ad una intenzione dell'U.R.S.S. di aiutare la Germania a «vincere» la guerra. Non lo credo, perchè una Germania nazista vittoriosa rappresenterebbe fo11se domani una nuova minacda per 'l'U.R.S.S.

Non .posseggo infomnazioni positive, ma ritengo che finora l'U.R.S.S. si sia impegnata a dare soltanto una 'Collaborazione diplomaHca ed economica. Forse in 'Certe 'Circostanze potrebbe fornire un certo contingente di aviazione da combattimento.

Dubito molto però che giunga mai ad impegnarsi per un aiuto militare di grande portata (per lo meno fin quando le sorti della guerra rimangano indecise). Penso 'invece che continuerà a sfruttare la situazione favorevole procuratale dall'aHeanza tedesca, conservando intatta la propria libertà d'azione e di manovra.

Non escluderei poi che i dirigenti sovietici nutrano la ~segreta speranza di una semi-bolscevizzazione della stessa Germania naz1sta. 5) Se L'alleanza russo-tedesca è suscettibile di futuri sviluppi, quali si pensa possano esse1·e i compiti immediati?

Premesso che vedo la possibilLtà di una entrata in campo dell'U.R.S.S. soltanto nel ,caso di decisivi successi tedeschi 'SUl fronte occidentale, non credo sia da escludere, in deteruninate 'Circostanze, un'azione militare dell'U.R.S.S. contro la Turchia quale potenziale alleata dell'Inghillterra e d~lla Francia, ed eventualmente nei Balcani.

Di fronte ad un inizio di collasso dell'Impero britannico, non escluderei neppure un'azione verso l'India attraverso l'Iran e l'Iraq.

6) È da prevedersi, nel caso di un aHargamento del conflitto europeo, che la Russia indirizzi i suoi tentativi di espansione verso i suoi storici obiettivi del vicino e medio oriente?

Subordinatamente all'osservazione ·fatta al n. 3 (politica prudente), io 'credo che se, ad un dato momento, l'U.R.S.S. giudicasse di poter ottenere risultati importanti senza correre troppi rischi, approfitterebbe certamente deLle occa.sioni favorevoli per estendere la propria .infiuenz·a specialmente sui Balcani, su Costantinopoli e Teheran.

7) Questa rinnovata attività sovietica suL settore occidentaLe importa un effettivo e duraturo arresto suLLe sue attual.i posizioni estremo-orientaLi?

Vista da Mosca, la politica estremo-orientale dell'U.R.S.S. è sempre apparsa con un carattere essenzialmente difensivo e conservativo. Era il Giappone che mina·cciava l'U.R.S.S., e non vkeversa. Credo ·Che l'iniziatLva continuerà ad essere lascia,ta al Giappone. Se Tokio rinunzia a spingere la sua espansione nei settori cinesi che interessano in modo :particolare l'U.R.S.S. (specia;lmente la Mongolia Esterna), debbo pensare che l'U.R.S.S. rimarrà ben volentieri sulle sue attuali posizioni.

8) QuaLi ripercussioni hanno determinato neLL'opinione pubbLica sovietica L'aLLeanza coL Reich, i recenti successi in Polonia e nei Paesi BalUci ed infine la botta anticomunista intrapresa daLLe Potenze occidentali ed in particolare dalla Francia?

L'opinione pubblica nell'U.R.S.S. (se si vuole intendere con ciò il vero sentirrnento della massa popolare) è inafferrabile perchè non ha :la possibilità di esprimersi liberamente. D'altra parte il dìplomatico straniero non ha alcun contatto con la popolazione e può difficilmente rendersi conto di quel che pensa la grande massa. In genere la popolazione sovietica mostra grande indifferenza per gli avvenimenti di politica estera.

Negli ambienti del partito l'aC!cordo colla Germania ha •creato da principio un senso di profondo disorientamento. Credo però che in seguiJto tsia stato accettato con favore, 1Speciallrnente quando ne vennero apprezzati gli indiscutibili vantaggi (in particolare quello di permettere all'U.R.S.S. di rimanere estranea allla guerra).

Negl!L ambienti del Governo si manifesta una sincera ammirazione per le qualità organizzative tedesche e per la sua forza militare.

L'occupazione dell'Ucraina e della Bianco Russia Occidentale è naturalmente stata accolta con generale soddisfazione, in quanto considerata come una «dovuta restituzione». Altrettanto per 'le ·concessioni; ottenute nei Paesi Baltici.

Quanto aLle repressioni anti-comuniste in Francia ed in altri Paesi ocddentali, gli uomini del partito se ne mostrano fortemente indignati e la stampa attacca violentemente quasi ogni giorno i « governi reazionari ». La· massa resta sovranamente ·apatica.

(l) Vedi D.D.I., Serie IX, vol. l, D. 796.

208

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

L. P. s. N. Mosca, 13 novembre 1939. Accompagno la mia risposta semi-ufficiale ai ques·iti sulla politica sovietica con questa lettera più personale, con la quale vorrei aggiungere qualche commento.

Prima di !fado, permettimi di proporti di trattarci col «tu», ciò •che incoraggia una 'Più grande libertà di linguaggio.

·La tua lettera mi ha fatto un reale piacere e te ne dirò il perchè molto schiettamente: essa è stata la prima manifestazione di interessamento che mi è giunta dal Ministero da quanldo io sono a Mosca. Tu mi dici che i miei telegrammi e rapporti sono •letti con interesse, ed io sono lieto di sentirmelo dire. Nel corso di oLtre tre anni sei stato tu, per il primo, che mi hai posto dei quesiti intelligenti, che hai mostmto di interessarti alla mia opinione sui problemi politici di questo paese, ·che mi hai dato insomma la sensàzione di fare qualche cosa che ne valga la pena.

Non vorrei che tu mi fraintendessi. Io sono, direi quasi, costituztonalmente alieno dal sollecitare lodi od approvazioni. Di più, avendo passato •comples:sivamente più di sei anni al Ministero, so benessimo ·che ·chi lavora all'eSitero non può aspettarsi un benestare per ogni opinione che esprime. Penso che i Capi Missione devono fare il loro lavoro con diligenza e coscienza, s·enza pretendere che il Ministero dica loro ogni volta se è soddisfatto o meno.

Senonchè, vi sono dei periodi in cui il Capo Missione all'estero ha bisogno di ricevere delle direttive, di ottenere delle informa2lioni, di venire «orientato». Questo non è mai stato fatto per Mosca e -come ho detto -la tua lettera è stata, durante oltre tre anni, •la soLa ·comunicazione che mi ahbia, sia pure indirettamente, fornito un certo orientamento sulle idee del Governo.

Negli ultimi due anni si sono avverati avvenimenti di eccezionale importanza: vi è :sta•ta la crisi ceco-slovacca, poi i tentativi anglo-francesi di raggiungere un accordo con Mosca, poi l'acco1:do URSS-Germania, poi i negoziati di Saracoglu ecc. ecc. Su tutti i problemi coinvolti io ho fatto del mio meglio per fornir·e informazioni ed esperienze giudizi ed impressioni. Da Roma non mi è però giunta mai una parola ·che mi facesse conoscere le direttive nostre, i nostri punti di vista, i nostri interessi. Se •tu avessi il tempo di .scorrere la ra•ccolta dei telegrammi in a1:rivo ed in !partenza per e da Mosca, potresti constatare facilmente l'esattezza di quanto ti dico.

Non ti nascondo che ciò mi avev•a alquanto depresso; ed è .per questo che ti sono grato per la tua lettera che mi ha risoUevato ii morale. E perdonami questo sfogo che ho fatto col Capo di Gabinetto, quando avrei invece dovuto farlo

·.s,e mai -coll'ami·co Buti come capo della «Direzione competente».

Ma passiamo ad altro.

La tua lettera che porta la data del 18 ottobre, mi è giunta soltanto col corriere arrivato a Mosca ieri.

Ho voluto rispondervi subito, per far partire la mia lettera con lo stesso corriere, ed ho dovuto quindi gettare giù in fretta •le mie •cons.iderazioni. Rileggendo, mi isono reso conto che, a parte lo stHe non sempre chiaro, non ho wolto con 1a dovuta precisione taluni concetti che sono molto più chiari nella mia mente.

Per·altri punti la trattazione avrebbe dovuto essere molto più ampia, data la com:ple:ssità dell'argomento. Mi riservo ·cOimunque di ritornarci sopra.

Per altri .infine non ho detto tutto quello che potevo dire, sia perchè l'argomento era troppo delicato, sia perchè non ho osa•to pronunciarmi su aspetti che non mi sono ancora del tutto chiari. Ciò riguarda specialmente i mpporti fra

U.R.S.S. e Germania.

Non credi che sarebbe uhle una mia capatina a Roma «per con~erire »? Io lo desidererei molto, anche perchè vorrei conoscere qualche ·cosa di quel che pensate a Palazzo Chigi circa le nostre relazioni ,con l'U.R.S.'S. Mi rpare si stiano avviando sulla strada del peggioramento. La sospensione delle forniture di nafta è stata per me piuttosto significativa.

Ho approvato toto corde l'articolo di Gayda in risposta al messaggio del Comintern e sono d'avviso che d ,conviene parlare 'chiaro a questi signori. Mi interesserebbe moltissimo però di ·conoscere tutti gli aspetti della nostra situazione, ed un quarto d'ora di conversazione col nostro Mini,stro e ,con te sarebbero utiliissÌIIIli per mio futuro orientlamento.

Se credi di poterlo fare,, ti prego di parlarne a S. E. Ciano e poi telegrafarmi.

I negoziati con la Finlandra sono stati interrotti ieri ed ho l'impressione non saranno ripresi tanto presto, se pur verranno ma'i' ripresi. Per la BesstJ.rabia l'azione russa, che una quindicina di giorni fa pareva imminente, sembra ora rinviata a tempo indeterminato. Quanto ai nostri interessi nella Polonia occupata, temo che purtroppo ci sia ben poco da fare. Si mandano delLe note e si aspetta per mesi la risposta. Ogni azione personale è vana, o quasi, perchè si tratta di misure decise dal Politbureau del partito, contro le quali questo Ministero degli Esteri non osa intervenire. Credo quindi ,che una mia assenza di una qu~ndi!Cina di giorni non porterebbe inconvenienti, mentre mi permetterebbe di venire a riambientarmi: cosa che direi nece,ssaria dopo sedici mesi ininterrotti a Mosca. Eventualmente potrei partire verso il 25 di questo mese e far dtorno a Mosoo dopo pochi giorni di permanenza a Roma.

Anche se il Ministro decidesse in senso contrario, ti sarei grato di telegrafarmi per mi.a buona norma. Basterebbe ,che tu dicessi «Ricevuto tua lettera», senza aggiungere altro. Io capirò che la mia venuta non è giudicata necessaria od opportuna.

209

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 825. Tokio, 14 novembre 1939, ore 5,45 (per. ore 13). Si ,conferma che negoz1ati 1in ,corso ·con Russia si limitano questioni fron

tiera. Comunicato Roma e Shanghai.

210

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 827. Tokio, 14 novembre 1939, ore 5,45 (per. ore 13,15). Ritiro truppe inglesi dal Nord Cina non è cons.iderato qui ragione suffiiCiente per mutare politica nei riguardi Inghilterra.

Ambasciatore di Francia ha ·comuni,cato 1che suo Governo aveva disposto per cessazione rifornimenti Chiang-Kai-Shek; il ,che ha avuto qui conferma

nelle notizie inviate dagli agenti giapponesi. Tale dedsione ha prodotto ottima impressione e rende migliori rapporti del Giappone con Francia che non con l'Inghnterra.

Comunicato Shélillghai.

211

L'INCARICATO D'AFFARI A.I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 326. Madrid, 14 novembre 1939, ore 14,00 (per. ore 18,30).

Trovasi Madrid da qualche giorno noto esperto germanico in materia econom1co-.finam:iaria W oh1that.

Predetto sta esaminando :con .questo Governo regolamento residuo credirti tedeschi in Spagna e possibile invio Ìill Germania prodotti a1imentém"i e minerari spagnoli (1).

212

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BUCAREST, CAPECE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 465. Bucarest, 14 novembre 1939, ore 14,40 (per. ore 18,10).

Ministro degli Affari Esteri mi ha detto-•stamane che costituzione noto raggruppamento neutrali è ancora nella sua fase preliminare. Formula da 1ui suggerLta non ha 1ancora avuto l'approvazione di tutti gli Stati dell'Intesa Balcanica.

Qualora si giungesse ad un accordo, tale formula, dopo preventiva dichiarazione pubblica sarà, e probabilmente per il traJinite deUa Jugoslavia, sotto-posta all'Ungheria ed alla Bulgaria.

Pervenut1 ad un accordo generale tutti insieme chiederebbero approvazione all'Italia.

Gafenco pur ammettendomi che si discuta su una sua formula mi ha detto volere ev;itare impressione esser La Romania ad agire e ciò per non suscitare· eventuale risentimento del Governo di Mosca dal quale non è ancora riuscito a sapere cosa pensi in proposito.

Ministro degli Affari Esteri si è :mllegrato infine delle notizie riportate da:lla stampa di stamane cir.ca miglioramento rapporti .i:talo-turchi, ritenendo che esso apporti deciso miglioramento situazione Balcélilli.

213

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 262. Mosca, 14 novembre 1939, ore 20 (per. ore 22,50).

Malgrado ·indagini fa:tte non sono in grado fornire informazioni concrete sulle ragioni che hanno determinato partenza Delegazione finlandese. Suppon

go però si sia trattato della questione delLa bas1e navale. Questa Legaziotne Finlandia dichiara si tratta di interruzione e non rottura di negoziati ma lascia comprendere che interruzione è «per un tempo indeterminato». Finora nessuna reazione da parte sovietica.

(l) Wohlthat era effettivamente arrivato a Madrid fin dal 31 ottobre 1939. Sulla sua missione e sul contenuto dell'accordo finale tedesco-spagnolo vedi Documents on German Po!icy, 1918-1945 cit., Series D, VIII, DD. 282, 482.

214

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AGLI AMBASCIATORI A TOKIO, AURITI, A SHANGHAI, TALIANI

T. 27068 P. R. (1). Roma, 14 novembre 1939, ore 24.

Questa Ambasciata britannica ha ·comunicato verbalmente in data 13 corrente a questo Min~stero che suo Governo, in ·Considerazione della situazione europea, si propone di effettua["e una temporanea riduzione degli effettivi britannici stazionati, in ·conformità a disposizioni protocollo Boxer, a Tien Tsin e Pechino. In conseguenza tale decisione una parte delle forze britanniche sarà ritivata ed una ·compagnia lasciata Tien Tsin ·con uno suoi plotoni accasermato a Pechino.

La comunicazione ci ·è stata fatta a titolo di cortesia e nella nostra veste di confirmatari del protocollo del 1901. Analoga comunicazione mi è stata fatta alla stessa data, per quanto riguarda guarnigione francese Tien Tsin, da questa Ambasciata di Francia.

215

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 255. Budapest, 14 novembre 1939 (per. giorno 16).

Mio telegramma n. 373 del 10 corrente (2).

Il Vice Ministro degli Affari Esteri, .pur dicendomi 1che la voce risulta oggi infondata, mi ha .confermato che il Governo ungherese aveva avuto 1a segnalazione drca una imminente azione tedesca attraverso l'Olanda da una altissima personalità deill'Eserdto 'tedesco.

Ciò .conferma, mi diceva Wornle, ·che, :come rsemp·re, nessuno conosce le intenzioni del Fi.ihrer. Non gli risultava che fossero stati fatti passi presso l'Olanda da parte del Governo germanico; il concentramento di truppe tedesche era ·tuttavia ingentissimo verso le frontiere dei Paesi Bassi.

(l) -Il telegramma diretto a Tokio porta il numero di protocollo. 349, quello diretto a Shanghai il numero 142. (2) -Vedi D. 171.
216

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7000/3179. Parigi, 14 novembre 1939 (per. giorno 19).

Mi è stato detto che sarebbe intenzione tedesca di comprendere nelle frontiere della Germania tutta la regione industriale di Lodz. Così lo Stato Polacco che la Germania sarebbe disposta a ,creare si ridu11rebbe a delle regioni purarmente agricole.

217

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7001/3180. Parigi, 14 dicembre 1939. Sabato scorso (11 novembre) Lavai ha detto a Giobbe presso a poco quanto segue: «Fino ai giorni di agosto, Lavai è stato sempre partigiano di \L'la soluzione diplomatica della crisi che awebbe potuto essere evitata con una politi-ca francese verso l'Italia differente da quella ~che è stata praticata a Parigi. Ormai la situazione è rprecipitata nel conflitto ed occorre alla Francia uscirne con onore. L'I'talia ha ragione di fare il SIUO interesse e di mantenersi, fintanto che può, fuori del conflitto. Ma la posizione di neutra mal si addice all'Italia fascista la cui azione in Europa è indiscutibilmente decisiva. E non sarebbe nello stile di Mussolini mettersi al seguito del vincitore nell'ultima ora. Egli non può non preferire di conservare il vantaggio di un'azione veramente tempestiva e determinante. L'interesse della Francia è oggi di preoccuparsi anzitutto di vincere nel più breve tempo possibile. La gue11ra di assedio e di blocco contiene incognite e rischi di stanchezza e di indebolimento. Lavai afferma di aver il presentimento che se ottiene garanzie sircure in favore di una Europa organizzata secondo i rcrite11i mussoliniani della dottrina fascista -con la simultanea e p1ena rsoddisfazione rdelle sue particolari aspirazioni -l'Italia può, al momento opportuno e col favore delle circostanze, assumere una propizia iniziativa di pace. Lavai ammette che le posizioni della F.rancia sono ancora molto lontane per lasciar prevedere un certo allineamento quale lo esige giustamente Roma e deplora una volta di più la nefasta politica interna francese. Tut'tavia in questi ultimi tempi una rapida evoluzione si sta producendo anche in settori nei quali si ritenevano impossibili certi cambiamenti. Pea-fino Mandel ha modificato il suo punto di vista in funzione naturalmente dei propri sentimenti antitedes,chi. Lo stesso Léger vuole a tutti i costi dissipare l'impll'essione di essere antitaliano. In ogni modo vi è margine per stabilke i termini di una leale adesione della Francia ai concetti mussoliniani della ricostruzaone del continente. Mussoltni, la ~cui autorità è ormai altissima, coronerebbe la sua magnifica opera, pren

dendo la direzione di una Europa federata, sostenuta dalla Chiesa, dopo averla salvata dal bolsc·evismo in Italia e in !spagna. Nel caso in cui Hitler rifiutasse di aderire alla iniziativa italiana, Mussolini •si troverebbe con le mani libere per agire secondo i suoi particolari interessi. Questi hanno la loro incidenza nei Balcani (è •stato un errore della diplomazia franco-inglese .credere di sisrtemare questa zona andando ad Ankara invece che a Roma) in tut•to il Mediterraneo, nel Nord-Africa e nell'Impero.

Gli inglesi non si ~pporrebbero ad una congiunzione franco-italiana. EtSsi hanno finito per comprendere l'esatta funzione britannica. Vogliono impedire l'egemonia tedesca, ma sono ra,ssegnati a lasciare •l'Europa ai continentali e il Mediterraneo ai Medit.er:ranei. Recenti contatti avuti con personalità inglesi gli consentono di affermarlo con sicurezza.

Gli spagnuoli, con i quali Lavai è in rC~~PPorto ·gli 'assicurano che un riavvicinamento tra Madrid e Parigi non potrà farsi senza una ·chiarifiiCazione tra Francia e l'Italia, alla quale serbano immensa gratitudine.

Roosevelt ha di<chiarato, •tre settimane fa, al generale de Chambrun -zio del genero di Lavai e parente lontano de~la famiglda Roosevelt -che considerava la chiave di tutta la situazione a Roma e ll"icono,s·ceva che Lavai aveva visto chiaro.

Otto di Asburgo, che Lavai ha ·incontrato giorni fa, spera in una ricostituzione dell'Austria asburgka, ma •si è reso perfettamente conto che nulla può essere fatto in questo senso al di fuori del:l'I'talia.

Concludendo :

La guerra non si risolverà senza l'ItaHa. Interesse della Francia è di averla con lei, diplomaticamente o militarmente. AiJ.trimenti non •S1i sa da'Ve si va. Forse al bolscevismo. L'Europa di Mussol:ini è quella giusta contro il prepotere di forze plutoc:ratiche ed ebraiche.

Sul piano pratico i quesiti .che solleva Lavai sono i seguenti: accetterebbe Mussolini l'adesione del governo di Parigi ad un piano fascista di organizzazione dell'Europa? Questo Governo parigino potrebbe essere quello di Daladier? Potrebbe ·essere Lava! l'eventuale negozi·atore?

Il rifiuto di Hitler ad un passo di Mussolini a nome deHa Francia e dell'Inghilterra per una soluzione pacifica potrebbe lasciare sperare ad un'adesione dell'Italia, al fronte antigermanko?

In seguito a dò, ho creduto opportuno vedere io stesso Lavai a titolo personale e fargli presente sempre aUo .ste,sso titolo le seguenti consi!derazioni:

«Non avevo alcuna diffico'ltà a far conoscere a V. E. i concetti da lrui esposti. De•sideravo però rilevare che, durante il primo mese delle ostilità, Ministri in carica ed uomini politi-ci respon•sabili mi avevano quasi giornalmente parlato del desiderio della Francia di addivenire al più presto ad una sistemazione pactfica, aggiungendo che questa era nelle mani d.e1 Duce, che tutto dipendeva da Roma, ecc. ecc. Poi, rapidamente, le ·cose erano cambiate. Superfluo analizzare se più a causa de]la condotta politica tedes•ca, come sempre brutale e sciocca allo s·tesso tempo, o più per effetto della impl'escindibhle necessità di sollevare lo spirito pubblico in Francda, vista l'imelruttabilità della guerra e la convenienza di farla, una volta dichiarata, al cento per cento. Fatto è che gli

stessi uomini, i quali mi tenevano prima un certo linguaggio che non esLtavo a

chiamare pacifista, ora si sono messi quasi quasi a fa~re i bellicisti. E ciò per non

parlare di ,coloro che accusano l'Italia, quando vi si parla di ,pa,ce, o di voler

rendere un ,servizio alla Germania, tirando le castagne dal fuoco per conto

di quest'ultima, o per lo meno di intravvedere nella continuazione della guerra

pericoli sociali e politici che la Francia considera invece nulli per se stessa.

In tali condizioni, mi pareva assai dubbio che in Italia si fosse disposti a prendere delle iniziative prima che il tempo o gli avvenimenti avessero fatto maturare i propositi dei belligeranti. E non mi pareva neanche possibile che l'Italia si facesse parte dilLgente per ap:nire delle conversazioni con la Francia, sia pure accademiche, quando da parte del Governo francese non 'si mostrava 'in realtà alcuna inclinazione in proposito. O che forse il Presidente Lebrun ci aveva interrogati prima di rispondere ai Sovrani del Belgio e dell'Olanda enunciando come scopo di rguerra francese la ricostituzione dell'Austria, della Cecoslovacchia e della Polonia? È vero rche il portavoce del signor Daladier, Elie Bois, aveva scritto nel Petit Parisien il noto articolo ci'rca la preponderanza che l'Italia avrebbe dovuto avere neHa ricostituzione di taLi nazioni in forma federativa. Ma tutti questi erano assaggi indiretti, metodi non ~chiari, sistemi da non più adoperare quando realmente si volesse addivenire ad una spiegazione franca fra due grandi Stati quali l'Italia e la Francia, i cui rapporti, almeno per parte nostra, sono ancora improntati ad una ,grande diffidenza a causa delle esperienze di un recente e doloroso passato.

A mio parere, se rla Francia voleva realmente andare d'accordo con l'Itali<:\ ed ottenerne la collaboraZ'ione ,politica per poter dare una sistemazione per quanto possibile giusta e duratura all'Europa, bisognava che facesse una buona volta un gioco franco e 1chiaro: che, al momento oppo,rtuno, ci dicesse le sue reali intenzioni nei riguardi della pace e discutesse con noi i cosiddetti scopi di guerra ossia le basi della pace stessa. Tanto non c'erano illusioni da farsi: l'Itarlia avrebbe in un modo o nell'altro fatto <.>entirre la 'sua voce e la creazione dell'Europa nuova non si sarebbe mai potuta fare all'infuori di noi. E ciò non soltanto perchè tale era la nostra precisa vdlontà, ma perchè l'Italia di oggi non era quella de1l '14 e qualui]que regolamento europeo al di fuori di noi o 'Contro di noi sarebbe stato praticamente impossibile ed assurdo. Se questo proprio fosse il momento rper una «spiegazione» italo-francese, quale quella che Laval auspicava, non stava a me n giudicare, ma in ogni caso occorreva che l'iniziativa partisse da parte francese e non per le solite Vlie indirette e con i soliti mezzucci destinati a sconfessare poi -se ciò foose sembrato comodo -quello che fosse stato fatto o non fatto da agenti irresponsabili. Il Governo francese era finwa quello di Daladier. Fino a quando questi non mi parlasse dei rap~ porti italo-francesi nei riguardi della guerra ·attuale, o fino a quando Daladier non desse Gl'dine a François Poncet di parrlarne a Voi, Eccellenza, tutto ciò che fosse stato detto da altri o rcon aUri si ridluceva ad un semplice .scambio dd parole, di idee, d~ ipotesi, di congetture, di giudizi che non solo non potevano avere alcun valore pratico, ma confermaVIano la persistenza di una reciproca diffidenza

ufficiale.

Non bisogna confondere -ho concluso -l'attua·le situazione ·con quella del '14-'15. L'Italia non ha nessuna evoluzione da compiere. Questa volta sono gli altri che devono evolvere».

Lava1 ha compreso l'antifona, rsi è reso ·conto che il mio .discorso mirava anche ad evitare una ,sua inutile e per~colosa « missione » in Italia e mi ha detto che continuerebbe a lavorare sui diversri ambienti parlamentari per fM" penetrare le sue idee nel governo. Egli, in particolare, mi ha dichiarato approvare l'.idea espressa dal Bois di runa confederazione austro-ungarico-polaccocecoslovacca sotto l'egida dell'Italia. Gli ho fatto notare che, mentre rgnoravo completamente jil pensiero del mio Governo in proposito, (l) non mi pareva possibile ottenere che la Germania accettasse un tal progra1mma se non dopo aver subito una :sconfitta militar·e o per :lo meno politica: la rquale per il momento non era alle viste.

Ma LaVIal è rimasto rfisso nella rsua idea che un bel giorno l'Italia dovrà finire per associarsi se non militarmente almeno politicamente alla Francia per raggiungere il suddetto «.scopo di guerra».

Ad ogni modo ,gJi ho detto che avrei riferito tutto quanto precede a puru titolo informativo ed egli se ne è per ora accontentato, pregandomi di aggLungervti. 'le 1SUe più cordiaH espressioni di omaggio per il Duce e per Voi.

218

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5280/2363. Londra, 14 novembre 1939.

Ho riferito a V. E. col mio telegramma n. 639 (2) qual'è stato l'atteggiamento ufficialmente assunto dalla Gran Bretagna alla proposta di mediazione belgo-olandese. Vi ho anche informato delll'a:bione di Churchill in tale occa,sione e del modo col qualle questo Sottosegretario agli Esteri ha rcon me « rin camera charitatrs » quasi .sconfessato il discorso del Primo Lord dell'Ammiragliato sottolineando ·che i1 Foreign Offìce non condivide il pensiero intrans~gentemente guerriero che anima quel d~scorso. Vi ho altresì fatto rilevare come la stampa londlinese abbia fatto di tutto per •Convrncere il pubblico che l'iniziativa belgoolandese non era destinata ad aver successo, sviluppando in una ben preparata orchestrazione prima il tema dell'imminente invasione tedesca dei due Paesi, poi gLi argomenti di Churchill erd infine il ritornello rche mai la Germania aderirebbe a condizioni oneste di pace.

Tutto questo consente di fare un quadro abbars·tanza approssimativo, dopo la decima rsettimana di guerra, degli rstarti d'animo che es~stono in questo paese.

Cominciando dal Governo, è chiaro che con l'introduzione pura e semplice di qualche elemento di guerm ·come Churchill ,e Eden non si è trasformato radicalmente lo spirito del Gabinetto Chamberlain. In fondo all'animo di questo

uomo diventato il Primo Ministro di un paese in guerra c'è ancora invece, come nell'animo popolare inglese, una pur piccolissima speranza che se non può essere espressa -perchè non sembri debolezza o paura dell'avversario, non per questo ha ceduto il posto alle allucinazioni della -corrente che ha per suo capo Churchill e che farnetica di resa senza condizioni della Germania, di pace imposta e simili.

«Lo stato d'animo della maggioranza del Governo e del Foreign Office -mi diceva proprio ieri Butler-non è intransigentemente bellicista. Noi non respingiamo una possibilità di pace e crediamo che il Paese accetterebbe un negoziato ed un accordo purchè gli si possa dare la garanzia •che domani non si dovrà ricominciare ».

Il paese, come la Francia e la Germania, non mostra entusiasmo per questa guerra. Diviso grosso modo in tre categorie: aristocrazia e finanza, borghesia e massa popolare, sì può dire che ognuna di esse ha accettato la necessità della gue~ra ed as1sunto con fermezza la propria somma di doveri, ma..... l'ads•tocrazia ha le sue particolari preoccupazioni quali il gravame fiscale enorme e l'incertezza d'i run dopoguerra che potrebbe non essere pacifico; la finanza ha i suoi dubbi sulle capacità di res~stenza della Nazione in una guer11a che sJ prolungasse col ritmo di spese con cui fu iniziata (si parla di 1sei mi:Iioni di sterHne al giorno ed ancora non sono cominciate le azioni di guerra e l'usura del materiatle) ed ha le sue lamentele per la dittatura instaurata dal Governo nel •campo economico, la quale non lascia più alcun margine alle attività singole. La borghesia è forse quella che nel risentimento e nello sdegno susòtato in lei dai metoc~i tedeschi, non conformi al suo spirito e così lontani dalla sua maniera di vedere,

o fornisce a Churchill i suoi seguaci, o dà l'impressione a Chamberlain che si possa pen1sare alla pace ma non parlarne. È in questa borghesia che si trovano anche i più convinti esponenti della vecchia e tradizionale politica imperialistica britannica, sempre pronta a mobilitare Ile proprie forze e quelle altrui contro quella Potenza continentale che appaia aver raggiunto ormai una poStizione tale da costituire una minaccia per la stabrlità e la stllpremazia dell'Impero britannico.· Questa borghesia si sente offesa nel suo orgoglio e nei suoi principi, ed è riscaldata dalla carta stampata che a tonnellate esce due o tre volte al giorno dalle tipografie dei giornali, e sarebbe forse capace di mettere il Governo nelle mani di Churchill se Chamberla,in che pure è ~l suo •campione non sapesse far1e ottenere riparazione. È chiaro d'altronde che essa, fedele alla legge del minimo sforzo, vorrebbe che lo scopo fosse raggiunto ·con La minor somma di dolore possibile.

Le masse popolari non hanno altrettanto amor propr.io ed anche se nei confronti di Hitler il loro stato d'animo è non meno acceso, sarebbe vano andare a cercare in questo strato della popolazione i sostenitori di una guerra lunga e sanguinosa.

La Chiesa Anglicana non mostra di essersi data ancora alla :propaganda della guerra santa, e quella Cattolica non cess1a di pregare per la pa,ce.

L'e1lemento intellettuale sembra •sconcertato e se dalle sue file si leva qualche voce di sc•rittore o di scienziato è piuttosto per proporre basi più o meno astruse 1di negoziati internaziona'li, che per declamare inni di guerra.

Tutto questo non deve però far credere che si senta pubblicamente imprecare contro la guerra e ·che esista nel Paese un'azi:one degna di essere rivelata, capeggiata da uominL decisi a sfruttare questo 1stato d'animo per creare una situazione nuova. Mosley è finora il solo che ha provato a _parlare in piazza, e Lloyd George che del resto è solo e piuttosto ridicolizzato ha messo la sordina alla sua voce.

Una specie di pudore che può essere timore di apparire disfattisti mentre l'esercito è mobilitato e le battaglie possono avere iniz-io da un momento all'altro, impedisce a molta gente della politica e del giornalismo di esprimere apertamente il proprio pensiero. Lo farebbero forse qualora l'occasione v•enisse loro offerta di poter mostrare, in contrapposto alle incognite della guerra, i vantaggi di una pace che apparisse durevole. Ma una tale occasione non potrebbe essere fornita che o da una proposta ragionevole del nemico o dall'iniziativa di qualche statista neutro, e per ora almeno non ci si fa troppo conto. Lord Beaverbrook non ha fa•tto mistero ·con me di questa •sua ·speranza •che non osa però esprimere nei suoi .giornali e Glasgow che con Garvin si divide la redazione diplomatica dell'Observer è talmente ossessionato da questa idea che ha r.edatto una specie di memorandum (lo trasmetto qui unito a V. E.) (l) contenente dei suggerimenti per porre fine alla guerra ed ottenere garanzie sicure di pace.

È chiaro che fin quando esisterà uno ·stato di guerra, ma non guerra combattuta, la stranezza di un tale !fatto è più atta a mantenere nello spirito del.fu gente ·la speranza della pace che a sviluppare il desiderio di combattere, ed è forse per ev1tare un indebolimento del Paese e delle sue forze morali che tutta la stampa tiene a mantenersi su un tono guerriero, anche quella che non fa coda a Churchill.

Questa mi sembra sia in questo momento la situazione in cui gli Inglesi si trovano dinanzi aUa guerra, ma si cadrebbe in errore se si credesse di paterne dedurre che la loro capacità di battersi e di resistere sarà domani inferiore a quella dell'avversario. È anzi da prevedere che se, come .il Fiihrer, Ribbentrop e Goebbels hanno promesso, la guerra sarà condotta con estrema durezza sul territorio inglese, questa gente si impegnerà nella battaglia con tutte le sue forze e fino all'esaurimento di .queste, convinta che il tempo è a favore dell'Inghilterra e che le risorse morali e materiali del nemico sono di molto inferiori alle propide.

Mi pa.re difficile, una volta cominciata la guerra, che il pensiero di una pace

«prematura » possa sorgere in questo Paese.

(l) -A questo punto l'Ambasciatore inserisce il seguente inciso: • e per parte mia esprimevo ogni riserva circa le possibilità pratiche sia economiche che politiche di una simile concezione •. (2) -Non pubblicato.
219

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5970/2201. Budapest, 14 novembre 1939. Il R. Addetto Militare ha comunicato al Comando Corpo Stato Maggiore essere stato informato stamane dal Capo di questo Servizio Militare Informazioni

che queste Autorità militari, non prevedendo compHcaz.ioni nel rettore balcanico fino ahla prossima primavera, hanno deciso di completare la smobilitazione di tutte le Grandi Unità, comprese quelle dislocate in Russia subcarpatica, lasciando su piede di guerra 1s•oltanto le 5 brigate cacciatori di frontie.ra dislocate ai confini romeno e sovieti·co (bdgata la, 5a, 6a, 7a, sa).

L'attuazione è già in corso e permetterà di realizzare una notevole economia nel bilancio della Difesa nazionale, già molto gravato daHe <spese di mobilitazione ·finora sostenute.

«Secondo il Colonnello Ujszàszy-ha riferito questo R. Addetto Militarela previsione di una certa tranquillità nei me·si invernali va'le anche, naturalmente, nei riguardi della Russia, nonostante le notevoli forze che essa ha concentrato verso la frontiera romena. Il Colonnello Ujszàgzy è ·convinto che una azione verso la Bessarabia non potrà av.ere inizio che in primavera, e che tale persuasione sia condivisa da .queste autorità politiche e militari è provato dalle decisioni di cui al punto l) (1). Infatti l'Ungheria è troppo diJrettamente interessata in ogni avvenimento che tocchi la Romania e non vuole ·certo ·trovarsi militarmente impreparata, di fronte ad eventualità <Che potrebbero fornirle l'occasione <di un intervento ·di forza, per realizzare le prop~ie rivendicazioni sulla Transilvania ».

(l) Non pubblicato.

220

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5944/2385. Sofia, 14 novembre 1939 (per. giorno 20).

Riferimento: Miei telegrammi 270 dell'S u. s. (2) e 273 del 12 u. s. (3).

La stampa bulgara, per ordine della censura, si era astenuta negli scorsi giorni dal commentare il viaggio in Turchia di questo Ministro di Gran Bretagna e le misure militari alla frontiera turco-bulgara: peraltro qui avevano largamente circolato i giornali jugoslavi, che, •come il Vreme del 6 e dell'll ed il Politka del 7 e dell'Il attribuivano apertamente al signor RencJiel l'·inizi!ativa per il ritiro dei contingenti turchi dalla frontiera tracica, tanto da mettere direttamente in relazione l'udienza protocollare concessa il 10 u. s. da Re Boris al Ministro britannico per la pl'esentazione del nuovo Adidetto Aeronautico inglese, ·con ·la decisione presa lo ,stesso giorno dal Governo !bulgaro di 'congedare i riservisti. E scarso credito aveva trovata l'affermazione di questa Legazione d'Inghilterra, riportata dal Vreme dell'8 u. s. e dal Pravda del 9, cil"ca il ·carattere interamente privato del viaggio del signor Rendel.

Il telegramma D.N.B. da Ankara dell'S annunziante il congedo di alcune classi di riserrvisti turchi, preparava il terreno per la notizia, riportata il giorno 11, dell'a parziale smobilitazione già iniziata: notizia che qui perveniva ed era pubblicata nel testo di un telegramma Stefani che la metteva in relazione con il ritiro delle truppe bulgare dalla frontiera tracica.

(l) Sic.

(2) -Vedi D. 139. (3) -Non pubblicato.
174

Per parte buLgara il comunicato ufficiale diramato 1'11 u. s. conteneva soltanto la decisione del Consiglio dei Ministri, presa il giorno prima, per H .congedo verso il 20 novembre dell'ultimo contingente di riservisti, e la notizia che gli elementi ·chiamati recentemente alle armi per non aver mai fatto servizio militare, compiranno l'istruzione limitatamente al previsto periodo di 75 giomi.

Soltanto ieri, a due giorni di ·distanza dall'a decisione annunziata sabato, i giomali bulgari, ricevrute 'le istruzioni daJ.Ila Direzione del'la Stampa, cominciano a commentarla. Nello Slovo si aff·erma che il ritiro delle truppe turche e bulgare dal confine comune significa che .gli Stati balcanici non intendono essere trascinati nella guerra e non vogliono cedere alle lusinghe esterne per l'estensione del 'conflitto: i Balcani non intendono diventare strumento di chicchessia, dando così prova di splendida maturità politica. Anche il Mirr di ieri, in un editoriale di T. V. Velcev, segnala la contemporaneità delle misure militari turche e bulgare come segno di dLstensione nei Balcani e la mette in relazione con le recenti dichiarazioni italo-.greche e con le voci di un patto tripartito italo-turco-greco. Secondo il Velcev il miglioramento nei rapporti interbal·canici sarebbe .dovuto al pericolo, per ora allontanato ma pur sempre presente, di una estensione delle operazioni guerresche a[ vicino Oriente, e conclude fommlando la speranza lche i piccoli Stati non vengano travolti dalla bufera. Nel Duma il prof. Stainov esprime analoghi concetti, rallegrandosi per la nuova dimostrazione del desiderio di pace esistente nei Paesi balcanici, e che è favorLto dall'atteggiamento italiano.

Comunque è certo che le mi1sure militari prese dall'una e dall'altra parte della frontiera tracica, costituiscono di per se stesse un contributo di fatto alla pace balcanica, facendo riscontro ad analoghi provvedimenti recentemente adottati sulle frontiere ungaro-romena e greco-albanese.

Occorre tuttavia pur rilevare .che mentre questi UJltimi provvedimenti sono

stati accompagnati da atti e dichiarazioni che ne sottolineano la portata politica,

particolarmente rilevanti poi nei con:llronti italo-elleniei, nulla di simile, come

mi aveva del resto preannunciato lo steSISO Prestdente del Consi:glto, è stato

fatto e voluto fare nei riguardi bulgaro-turchi. E pertanto mentre l'indubbio

ri:sultato di un'attenuazione della minaccia ·che avrebbe potuto profi1arsi sulla

frontiera tracica, viene ra,ggiunto, e dò anche secondo le ammissioni di Kiossei

va:nov era qui vivamente desiderato, s~ ;può rHenere •che i rapporti bulgaro-turchi

rim.angano tuttavia per om formalmente immutati.

Ciò può dare da pensare a chi ad Ankara o altrove aveva potuto concepire

la rinnovata speranza, nell'attuale momento europeo, di attirare la Bulgaria in

sistemi generali baicanici e che il regolamento militare ora intervenuto poco

si presti ad altri ulteriori sviluppi politici, lo potreblbe dimostrare anche il fatto

che, ·contrariamente alle voci insistentemente •corse nella stampa, nessuna aper

tura sarebbe stata finora qui fatta da parte romena, come mi riconfermava ancora

avantieri il Presidente del Consiglio, in merito alla si'Stemazione del .problema

dobrugiano. Lo stesso Ambasciatore romeno ad Ankara, Stoica, di ritorno dalle

sue consultazioni a Bucarest, si è fermato il 12 corrente parecchie ore a Sofia,

senza ricercare nè prendere, ·come sembra, ·contatti di !Sorta con questo Governo.

La politica bulgara, come replicatamente dichiarato, rimane indipendente,

e l'avvenuto nei rapporti bulgaro-turchi pare debba dare perciò ben mediocre

soddisfazione aH'Inghilterra, che in forma diretta o indiretta ha ,certamente prestato i suoi buoni uffici nella circostanza, senza ritrarre, a quanto sembra, quel .compenso del mediatore, che poteva appunto consistere nello spianare la strada ai più volte tentati progetti di b'loc•co balcanico.

Può darsi 1che il trampolino di lancio da Ankara fosse nella circostanza mal scelto, giacchè ·l'accordo es1stente fra la Turchia e due delle Potenze belligeranti non pare adatto a dissipare in altri Stati balcanici quei sospetti che possono intralciare l'opera, e a'ltve diffidenze del resto, come riferivo ~con mio telegramma di avantieri n. 273, (l) la Turchia stessa suscU.a qui per la misura, con:;iderata insufficiente, .con cui es1sa ha provveduto al ritiro di parte dei propri effettivi dalla Tracia.

Riterrei comunque che l'avvenuto fra Bulgaria e Tul'chia, comporti una morale: che cioè la pace balcanica, determinata soltanto ed unicamente dall'atteggiamento dell'Italia, rimane efficiente per la forza stessa di questa realtà, indipendentemente dalla possibilità di conciliazione di determinate rivalità regionali, ·che si conservano immutate, rendendo problematici certi progetti di intese e di blocchi interbalcanici. Per lo meno qui si ha di ciò la sensazione precisa.

Allego infine copi,e di un rapporto di questo Regio Addetto Militare sul

l'argomento (2).

221

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5954/2394. Sofia, 14 novembre 1939 (per. giorno 18).

Telegramma V. E. n. 26955 del 13 u. s. (3).

Ho già segnalato con i miei passati rapporti e con i tele,grammi di questo

Agente della Stefani come anche in Bulgaria la stampa abbia ampiamente

riportate le notizie circa la creazione di un blocco balcanico ,sotto l'egida del

l'Italia e, più recentemente, di un patto itala-turco. Ancora i·l 9 u. s. la Dnevnik

si faceva mandare da Belgrado .che l'Italia .sta lavorando per la ·costituzione

di un blocco dei neutri nei Balcani con o senza l'appoggio britannico:

blocco ·che dovrebbe opporsi all'influenza sovietica. Il giornale però aggiunge

che l'iniziativa rpotrebbe avere successo ,soltanto se provenisse dagli stessi Paersi

balcanici, senza ingerenza straniera. Anche l'ufficioso Vecer del 13 u. s. nel

rHevare l'intensifi'cata attività diplomatica delle Grandi Potenze nell'Europa

sudorientale, osserva che gli sforzi dell'Italia !Per conservare l'equilibrio e la

pace in ,quella regione vengono unanimemente approvati. Tuttavia non si na

scondono le diffi>coltà ~che l'Italia incontrerebbe in relazione alle numerose que

stioni ancora pendenti fra gli Stati danubiani e bal1canid. È quindi prematuro,

conclude il giornale, parlare della formazione di un blocco o della .convocazione

di una conferenza balcanica.

Anche circa le connesse possibilità di un patto i·talo-turco, la stampa s1 limita a pubblicare i telegrammi delle varie Agenzie, ed il solo Utro del 14, in una corrispondenza da Roma, esprime l'avviso che, dato un certo miglioramento di rapporti fra i due Paesi, i circoli turchi ritengono probabile la firma di un patto di non aggressione.

La BulgarLa peraltro, come più volte ho riferito a V. E., è e rimane avversissima a ogni i!dea di blocchi e di patti generali balcanici

Alle preciJSe direttive contenute nel telegramma in riferimento di V. E., di cui vivamente ringrazio l'E. V., ho imormato e conUnuerò ad informare la mia linea idi ·condotta. Esse, .come già ho segnalato all'E. V., ·coincidono oltre tutto esattamente con gli orientamenti della politica bulgara, quali riaffermatisi dopo la recente crisi ministeriale, e mi richiamo in .proposito alle dichiarazioni fattemi da Kiosseivanov, come all'ultima parte del mio tele.gramma n. 252 del 25 ultimo (1).

Agli intendimenti. di V. E. mi sono altresì attenuto in conversazioni con i miei colleghi esteri •che mi avevano interrogato in argomento, secondo quanto ho riferito con mio rapporto 27 ultimo, n. 5658/2259, (2) e più recentemente con questo Ministro di Jugoslav:ia che appariva estremamente preoccupato dell'insistenza con ·cui la questione veniva rilpresentata dalla stampa europea. A questi, tenendo presente il contenuto del telegramma !Per corriere di V. E.

n. 26114 del 3 corrente, (3) ho soggiunto ·Che supponevo il Governo idi Belgrado esattamente informato del reale stato della questione.

In analoghi sensi mi sono poi testè espresso con questo Ministro di Germania, che di tutti gli altrL Rappresentanti Esteri in Sofia, mi è parso il più preoccupato dell'eventenza di una nost:r~a azione per la costituzione di un blocco balcanico. Non devo nascondere all' E. V. ·che è appunto presso questa Legazione di Germania che ho trovato un sentimento di maggior diffidenza per la nostra azione nei Balcani.

Le direttive del telegramma in riferimento di V. E., mi hanno tuttavia consentito di essere ancora più preciso con Richthofen, che mi è parso soddisfatto diJ quanto .gli ho detto.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 197.
222

L'ADDETTO NAVALE A TOKIO, GIORGIS, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA, CAVAGNARI

TELESPR. 44 s. (GI/1) (4). Tokio, 14 novembre 1939.

F•accio seguito al rapporto n. 035/S in data 21 agosto 1939 (5).

1

La notizia della firma del patto di non aggressione e di commercio russotedesco (agosto u. s.), giunta mentre il Consiglio dei Ministri giapponese conti

del 28 ottobre, vedi D. 43.

1272/357 in data 24 novembre, firmato Auriti, non pubbicato. · (5) Non rintracciato.

I2 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

nuava la sua serie interminabile di conferenze per decidere la possibilità e i

limiti di un .patto con le Potenze dell'Asse, ha fatto l'effetto di un fulmine a

ciel sereno.

La Germania evidentemente, alla vigilia della guerra, re.spingeva ad un

tratto la mano nipponica così p~udentemente tesa tanto da riuscilre prati•camente

inafferabile, e stringeva quella russa. Il patto anti-comintern, tanto caro alla

polittca giapponese, riceveva un fiero .colpo quasi mortale.

L'opinione pubblica, sorpresa ed irritata, non ha esitato a parlare di doppio

giuoco, di mancanza di scrupoli, di politica immorale. La stampa ha ;richiesto

ad alta voce spiegazioni al Governo per essersi ·la:SICiato così giuocave senza

aver nuilla subodorato. Gli ambi:enti più responsabili si sono limitati a fare

alla Germania la colpa di aver mancato di ·correttezza non preavvisando il

Giappone. Il Ministero al completo dopo pochi giorni dava le dimissioni (invece

di :fare il «harakiri » ·come da qualche organo di stampa più a•cceso gH era

stato consigliato!). Solo qualche voce isolata, rcome quella del Mintstro della

Guerra dimissionario Gen. Itagaki che in seno al Gabinetto si era sempre bat

tuto a favore di .un'alleanza ·con l'Asse, ha avuto l'equanimità di dire che buona

parte di quanto era successo era .imputabile alla irresolutezza esasperante del

Governo, che aveva trascinato la questione per quasi un anno.

Comunque, la mossa tedeSica faceva di •colpo tramontare le possibilità di

stringere i legami con Italia e Germania e i manifesti incitanti all'alleanza spa

rivano dalle strade, mentre la stampa in coro r~ch~edeva una politica 1di isoila

mento e di assoluta indipendenza.

(l) -Vedi D. 11. (2) -Vedi D. 34. (3) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. per corriere 68 da Belgrado

(4) Questo Telespresso fu trasmesso a Palazzo Chigi con Telespr. segreto da Tokio

11

Il nuovo governo (Presidenza Abe) risultava •composto di tutti uomini di

secondo piano e ll'influenza dell'Esercito (principale sostenitore della !POlitica di

alleanza 1con l'As•se) in esso alquanto diminuita.

Pochi giorni dopo il cambio del Gabinetto, veniva enunciata la nuova linea

politica consistente nel desiderio nipponico di migliorare le sue relazioni con

tutte le Potenze, nessuna e~c1usa, che dimostrassero coi fatti di comprendere le

necessità del Giappone e fossero disposte a coflaborare •con lui.

In realtà di nuovo, in questa linea politica, c'·era solo l'enunciazione, perchè coi fatti il Giappone l'aveva sempre seguita fin da quando la guerra in Cina aveva preso una piega tale da consigliare di evitare il moltiplicarsi degli attriti e delle possibhlità di conflitto con i grandi avversari ... neutrali.

Unko conato eccezionale era stato quello rtguar'ldante il blocco antinglese di Tien Tsin, entrato ormai in una. ,fa,se cronica, e la reazione militarmenrte intransigente alla provocazione russa sulla frontiera del Manchukuo (incidente di Nomonhan).

Evidentemente il Giappone, sentendosi ormai i•solato, desiderava non solo evitare, come già aveva fatto in passato, di inasprire quei contrasti, ma anche possibhlmente trovare ad essi una onorevole ststemazione.

111

Con particolare interesse intanto veniva seguita la situazione europea. Lo scoppio della guerra anglo-franco-tedesca veniva salutato con giubilo (applausi

del publblico nei teatri) appena mascherato nel!la stampa da ~cons~derazioni umanitarie. Appariva a tutti .infatti evidente che la guerra avrebbe impegnato anglofrancesi in Europa diminuendo la loro pressione in Estremo Oriente.

Il nuovo .governo si affrettava a sancire la sua non ingerenza negli affari europei. Ma l'atteggiamento .immediatamente preso dagli S. U. A. raffreddava ben presto que'l primo entusiasmo. Gli S. U. •che avevano poco prima denunciato repentinamente, e senza chiare ragioni determinanti, il trattato di commevcio ·e navigazione n~ppo-americano, mostr:avano ·con chiari segni di votler prendere in Estremo Oriente il compito di cane di .guardia degli interessi delle grandi democrazie impegnate in Europa. Distaccamenti di forze navaU ed aeree degli S. U. prendevano la via delle Hawaii e delle FiHppine, mentre l'Ambasciatore degH S. U. a Tokio, rientrato in sede dall'AmerLca, non tardava a :segnalare pubblicamente il risentimento della «opinione pubblica Nord Americana» contro H pl'ogramma espansionista niippontco in E. O. e contro i sistemi !lesivi degli\ interessi ameri·cant ·con i quali quel programma veniva attuato.

Anche netl campo degli affari, alla prima speranza di xapidi guadagni bellici, ·che ,già avevano beneficiato il Giappone durante la grande guerra 1914-18, seguivano più ponderate valutazioni che mettevano in rilievo la crescente difficoltà .che il Giappone avrebbe incontrato a procurarsi .le ma,terie prime di cui difettava, per l'accresciuto assorbimento di esse da parte dei paesi europei belHgeranti e per l'inevitabile aumento di prezzo.

IV.

Il prtmo passo concLusivo che questo nuovo stato di cose ha determinato, è stato il regolamento nippo-russo detll'incidente di Nomonhan.

I ~combattimenti che vanno sotto que·sto nome hanno ·costato alle forze nipponkhe ben 18.000 uomini fuori combattimento (cifra uffidla·le giapponese). Parimenti molto elevate sono 'state le perdite russe. Inoltre 'i ,gi,apponesi attravel1so questi ·combatttmenti hanno realizzato l'alto grado di meccanizzazione raggiamto dalle forze sovietiche, meccanizza·zione che riduce sensibilmente ila superiorità giapponese dovuta alla maggiore efficienza e combattività del loro so[dato. (L'Esercito nipponi.co sta studiando in conseguenza i provvedimenti necessari :per modernizzare sotto questo punto di vista il :suo armamento).

Ma a parte questa « sorpresa » tecnica, ciò che deve aver indotto il Giappone a por fine a questo logoramento deUe sue forze, è certamente la riflessione che era perfettamente inutile correre il rischio, per una questione di puntiglio militare, di titrarsi addosso ·una guerra •con la Russia ne•l momento in cui qu,esta, firmando il patto di non aggressione colla Germania, si Hberava da ogni preoccupazione in Occidente. D'altra parte la Russia nella previsione di intraprendere la sua azione in Polonia e nei paesi Baltici, ha forse avuto lo stesso desiderilo.

La tregua di Nomonhan trovava così la rapida possibilità di essere firmata sul campo dai •rappresentanti del!le forze .contrapposte.

Evidentemente !l'influenza tedesca, desiderosa di' salvare il satlvabile della sua intesa col Giappone. e di conseguenza di veder sistemati i rapporti nipporussi, deve arver avuta la sua parte.

Potranno il Giappone e la Russia spinger•si oltre su questa via di pa.cifi·ca intesa? Il nuovo Ambasciatore russo a Tokio sta raggiungendo la sua sede, rtmasta vacante, •con questo programma amichevole.

Ma dò che divide il Giappone dalla Russia, oltre l'atav1ca inimkizia inculcata da generazioni nell'animo dei giapponesi, dltre 1a differenza ideologica dei regimi irriducibilmente avversari, oltre una lunga serie di questioni in contrasto (miniere di Sakhalin, diritti di pe,sca sulle coste della provincia marittima, etc.), oltre al1a necessità giapponese di liberarsi una volta o l'altra della mmaccia russa rappresentata dalla Provincia maTittima affaeciantesi nel Mar del Giappone, è attualmente l'appoggio dato dai russi a Chiang-Kai-Shek. Se tutte le altre questioni possono essere risolte con un po' di buona volontà da ambo i lati, oppure (Provincia marittima) giudiziosamente rimandate a miglior occasione, 1a penetrazione dell'U.R.S.S. in Cina, attuata mediante le armate comuniste di Chiang-Kai-Shek, è queBtione di attualità, che urta direttamente contro il nuovo ordine del:l'E. O. per il quale H Giappone sta appunto comba:ttendo.

Come questo pomo della discordia possa essere diviso nessuno può immaginare. I Giapponesi stessi sono assolutamente scettici. Una rinunzia rnssa, anche se fosse offerta, sarebbe considerata data in mala fede. Ma la diploma,zia è tpiena di risorse...

Comunque non mancano i tgiapponesi, in verità pochi, che considerano una sistemazione dei rapporti ·Con la Russia, sia pure transitoria, necessaria per poter far massa con tutte le forze de:Ua Nazione contro gli avversari anglo-sassoni.

v.

Ma per ora la tendenza di questi e1lementi anglofobi è ben !ungi da·I manifestarsi attrave11so gli atti del Governo. Il Governo, pur non chiudendo la porta ai russi, ·cerca, •come ha chiaramente enunciato, di ,spianare la strada agli anglo-sassoni, anzi per essere più precisi, agli Stati Uniti.

Il trattato di •commercio e navigazione •con gli S. U., da essi denunciato, scade il 27 gennaio. Occorre fare il rpossibme per ritrovare prima di tale data un modus vivendi economko col Nord America.

A:ll'atteggiamento chiaramente ostile degli americani, il governo giapponese risponde ~con un inizio di trattative. Gli inglesi sono per il momento tenuti dai giapponesi in disparte, ma è evidente che l'intesa anglo-amerkana funziona in pieno. Intanto si evita, sempre da parte giappones:e, ogni inasprimento di rapporti con l'Inghilterra, inasp.dmento ·che evidentemente taglierebbe alle radici la possibilità di appianare le difficoltà cogli S. U .. Nell'isola di Kulangsu, tanto per mostrare che .Ja buona volontà non manca, i giapponesi giungono ad un compromesso con inglesi ed americani.

Questo costante desiderio giapponese, dovuto a .considerazioni e necessità economiche, di sistemare in modo sopportahille le relazioni con gli S. U. A., ha oggi possiibili!tà di realizzarsi? La ,risposta dLpende dalle condizioni ~che gli S. U. porranno. Sono essi che oggi hanno preso l'offensiva diplomatica. II Giappone non avrebbe chiesto di megHo .che /poter ·continuare a temporeggiare, discutere, menar il ·Can per l'aia ed intanto lavorare in Cina. Gli S. U. pare abbiano deciso di metterlo colle spalle al muro. Che con<Lizioni faranno? A dir il vero l'impressione è che siano alquanto intransigenti. L'ultima loro dichiarazione ufficiale (vecchia ormai di 10 mesi) offriva ai nipponici... una •Conferenza tra tutte le Potenze interessate in Cina per r.1solvere «secondo giustizia » il problema posto dal Giappone. Nessun temperamento a tale assurda pretesa è mai venuto da parte americana.

I primi contatti tra l'Ambasciatore d'Amertca e il nuovo Ministro degli Esteri Nomura (notoriamente 1ben d1sposto verso gli amerilcani) non pare abbiano molto soddisfatto.

Già qualche voce, per ora isolata, comincia a levarsi ammonendo il Governo a non rperdere fino che è ancora in tempo, i vecchi amiei (Germania .ed Italia), nello ·sforzo inutile di acquistarne dei nuovi (America). Va notato in proposito che in realtà l'amicizia verso l'Italia, per quanto abbia subito il contraccolpo dovuto alla mossa tedesca, non è mai stata persa :di vista, almeno da ·parte del Governo e deJle sfere responsabili.

Un miglior contegno nei nostri rigua11di doVJrebbe in<ve•ce essere tenuto dalla stampa, alcuni organi della quale si sono 'laJsciati troppo influenzare dal!la propaganda delle grandi democrazie.

VI.

In .definitiva, la guerra europea anzichè chiarire l'orizzonte ha avvolto il Giappone in una nebbia ancora più fitta. Il Giappone oggi è più indeciso che mai.

Ma se la sua diplomaz<ia non sa o non può trovare la via per risolvere l'inga~bugliato proJJlema internaziona~e, 'le forze attirve della Nazione non perdono di vista il punto d'arrivo che è in Cina. Le operazioni militari, gli sforzi dell'industria, ed il larvori'o necessario per dare un nuovo assetto politico e sociale alle provincie occupate, non subiscono raùlentamenti. Il paese comincia ad essere un po' stanco, l'orizzonte politico internazionale è foS•CO di nubi. Occorre a tutti i costi raggiungere, nella difficile navigazione, un ancoraggio, una posizione in Cina tale che consenta, nella peggiore delle ipotesi, 'di potel's•i arrestar<e, di poter accettare, se necessario, un 'Com·promesso, sia pure transitorio. L'essenzilale è di non perdere terreno e 'di conservarsi ad ·ogni modo la possibilità di UJna successilVa avanzata. Il Giappone, prudentemente, non ha mai detto esattamente qlllale fosse il suo punto Idi arrivo. Anche 1'amor proprio nazionale potrebbe nella peggiore delle ·ipotesi eSisere salvato! E la formazione del nuovo governo cinese di Wang-Ching-Wei viene, di conseguenza, spinta ver.so la, conclusione alla massima velocità consentita dalla lenta mentalità orientale.

In conclusic:me, il Giappone oggi non rallenta il suo sforzo, si prepara al peggio, non rompe i ponti con nessuno, fa uso della sua inesauribiae disponibilità di prudenza. e di pazienza: aspetta. Tanto più che dalL'Europa possono venire non poche sorprese.

223.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. URGENTISSIMO PER TELESCRtVENTE 27133/502. P. R.

Roma, 15 novembre 1939, ore 9,30.

Vostro 973 (1).

È stato possibile assicurare che •si ritirano :dia Rotterdam in novem:bre e in dicembre 380 mila tonnellate carbone 'deviando tonnella.ggio riservato ritiro carbone porti inglesi.

Potete assicurare che cercheremo requisire altro tonnellaggio per destinarlo ritiro carbone Rotterdam.

224

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 124. Helsinki, 15 novembre 1939, ore 21,53 (per. giorno 16, ore 1).

Mio telegramma 123 (2).

Da fonte confidenziale apprendo che Molotov avrebbe dichiarato· ierr ad Ambasciatore di Germania a Mosc'a non essere ulteriormente disposto tollerare « insOilenze finlandesi» e che U.R.S.S. intenderebbe ottenere «con ogni mezzo» da Governo finlandese accettazione sue esigenze, tanto più che U.R.S.S. ha già dimostrato sua arrendevolezza rinunziando ad Hango e limitando sue richieste ad alcuni 'i.solotti prossimi a quel porto.

Questo Ministro di Germania informato delle minaccie di Molotov avrebbe chiesto a Berlino se non fosse opportuno suo intervento presso il Governo finlandese per indurlo a qualche resipiscenza. Risposta di Berlino sarebbe stata nettamente .sfavorevole.

Mio •collega tedesco pur non mettendomi a:l ·corrente di quanto precede mi ha ·confermato sembra11gli diffidle ·che Sovieti ddpo .cinque settimane di attesa possano incassa:r~e insuccesso così evidente e non esclude che di ciò si possa vedere qualche prossima reazione anche se non con azione militare con atti intimidatori. Condividerei tale opinione se non fossi ancora sotto impressione che mina:c·ce ve<rbali sovietiche facdano parte prestabUito programma intimidatorio ·che preferisce parole ai fatti.

225

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 172. Berlino, 15 novembre 1939 (per. giorno 16).

Come risulta dagli stessi rapporti indirizzati a V. E. dalle RR. RappresentanZJe all'estero e da V. E. inviati in comunicazione anche a me (telespresso

ministeriale n. 239090/742 del 12 corr., (l) telecordere n. 27079 P. R. C. del 14 corr. (2) e telecorriere n. 27020 P. R. C. del 14 ·corr.) (3) •dappertutto non si fa che pa~rlare di una iniziativa romena per un blocco bal·canico da porsi sotto l'egida dell'Italia.

Tutto ciò, naturalmente, non è sfuggito a Berlino ed il Segretario di Stato

Weizsacker me ne ha fatto cenno (4).

Sarò quindi grato a V. E. di qualche diretta notizia in proposito e ciò anche in relazione alle comunicazioni .già fatte in materia a questo Governo in seguito al telegramma ministeria,le n. 388 R. del 23 settembre u. s. (5).

(l) -Vedi D. 195. (2) -Vedi D. 196.
226

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE 205. Sofia, 15 novembre 1939 (per. giorno 16). Mio ,telespresso n. 5944/2385 del 14 corrente (6). Mi viene confermato ·che Stoica non solo non ha avuto contatti con questo

Govemo al suo passaggio 12 corrente, ma che sua astensione è stata .considerata tanto più significativa dato lungo .periodo che egli ha qui tras.covso anni addietro come Ministro di Romania. È vero •che viene qui considerato assai ostile alla Bulgaria.

Come vienemi rifer~to da buona fonte sembra ·Che solo elemento bulgaro ·che avrebbe qui incontrato sarebbe noto pubb!Hcista .di cui non mi è sta:to fatto nome. Con questi avrebbe accennato azione romena per imminente costituzione blocco baLcanico cui ha espresso desiderio aderire Bulgaria. Essendogli state obiettate fra l'altro riserve bulgare per Dobrugia, avrebbe accennato eventuallità scambi popolazione, quando non potessero contemplarsi scambi territoriali, il che appare sorprendente per.chè tal caso non potrebbe tratì'arsi per parte bulgara che dei territori riva destra Danubio, :fo11se regione di Vidiln. ove risiede difatti una certa minoranza romena.

Continuasi qui essere •certi attivissimo interessamento inglese nuorve combinazioni balcaniche, ma confermasi .sempre nè inviti nè proposte romene sono state tuttora rivolte Bulgaria.

(l) -Non rintracciato. (2) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. 183 da Ankara del lO novembre, vedi D. 176. (3) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. 181 da Ankara del lO novembre, vedi D. 172. (4) -Vedi le corrispondenti istruzioni di von Ribbentrop in data 14 novembre 1939 e le analoghe richieste di notizie circa la effettiva posizione del Governo italiano inviate all'ambasciata di Germania a Roma il giorno successivo in Docu.ments on German Foreign Po!icy, 1918-1945 cit., Series D, VIII, DD. 354 e 359. (5) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. l, D. 394. (6) -Non rintracciato.
227

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE 207. Sofia, 15 novembre 1939 (per. giorno 18).

Mio telegramma n. 269 dell'8 corrente (1). Contrariamente a quanto dettomi da Kiossei:vanov dopo la sua conversazione con von Papen, questo Ministro tedesco che mi è venuto a kovare oggi <al 1SUO ritorno dalla Germania, mi ha detto, sia pure con le dovute riserve trattandosi di determinazioni riservatissime dell'Alto Comando germanico, di non rLtenere affatto imminente un'ampia azione risolutiva. Mi ha dichiarato però che il prossimo sforzo militare tedesco avrà come diretto obiettivo l'Inghilte.rra.

228

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 162. Atene, 15 novembre 1939 (per. giorno 18).

Mio telegramma per corriere n. 0158 (2).

Questo Ambasciatore di Romania è venuto a vedermi e mi ha detto che desiderava pormi al corrente, in via strettamente confidenziale, degli sviluppi dell'iniziativa del suo Governo per la formazione di un blocco di neutri, mi ha detto che Gafenco ha ricevuto tanto da parte tedesca quanto da parte francoinglese esplicita assicurazione che la costituzione di un tale blocco sarebbe veduta con favore. La resistenza che all'iniziativta romena oppone la Turchia sarebbe peraltro istigata dalla Francia la qUiale terrebbe ad Angora un linguaggio diverso da quello tenuto a Bucarest. Tale atteg.giamento francese sarebbe dovuto all'iniziativa personale di taluni elementi notoriamente italofobi del Quai d'Orsay e specialmente di Léger i quali si rendono •conto che un hlocco di neutri anche senza l'esplicita adesione dell'Italia, verrebbe per forza di cose a trovarsi sotto l'egida italiana. Il s•i.g. Djuvara mi ha chiesto se mi consti che siano in ·Corso ·Conversazioni in tal senso fra l'Italia e la Turchia. Gli ho risposto che a me nulla consta in proposito.

Secondo H sig. Djuvara la Turchia è ora sotto l'incubo della Russia e non osa prendere alcuna iniziativa che non sia pienamente gradita ai franco-inglesi dai quali spera essere garantita contro il pericolo .sovietico. Dopo la risposta del Governo greco al suo passo di cui al mio telegréliiilma per ·corriere n. 0158 (3) egli non ha più ricevuto da questo Governo allcuna comunicazione in p!roposito e non sa quindi quale esito a<bbiano avuto i <COntatti fra Atene ed Angora. Gli consta però che iJ. Governo greco si è attivamente adoperato per indurre la Turchia ad accordarsi con l'Italia (mio telegramma n. 157) (4).

Trasmetto quanto precede non senza •le riserve che mi impone il non eccessivo discernimento di cui ha dato talvolta prova questo Ambasciatore di Romania.

(l) -Vedi D. 140. (2) -Vedi D. 127. (3) -Vedi D. 127. (4) -Vedi D. 124.
229

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE 260 (1). Budapest, 15 novembre 1939 (per. giorno 20).

Mio telegramma per corriere 0252 dell'8 nOIVembre (2).

Mi viene confermato che il Deputato Eckhardt .capo del Partito dei pkcoli possidenti, prima di recarsi in Jugoslavia è stato ricevuto dal Presidente del Consiglio; egli anzi lo avrelbbe pregato di vedere aitre personalità e non soltanto Macek ·come si proponeva.

Il Ministro di Germania mi ha detto ·che Osàky senza che egli .gliene avesse domandato, si era affrettato a dirgli che Eckhairdt si era recato a Be~g,rado senza nessuna missione; ritengo tuttavia che avesse qual<che incarko ufficioso per lo meno di tastare il terreno.

Egli ha avuto conversazioni ·con molte personalità politiche jugoslave, ma soprattutto con Macek.

Con persona di mia fiducia si è espresso, appena torna.to a Budapest, nel senso di aver voluto sentire l'opinione di Macek e degli jugoslavi de·siderando egli una intesa tra Ungheria, Croazia, e Italia; idea che mi risulterebbe essere anche quella di Macek. Date l)erò le sue tendenze legittimiste ed essendo noti i suoi legami con l'Inghilterra, mi riservo •controUare ancora sugli scopi del suo viaggio.

A un giornalista italiano Eckhardt ha parlato in linea generale di un suo progetto di riavvidnamento ungaro-jugoslavo-italiano per un «patto adriatico» di .cui dovrebbe fare poi parte la Grecia, lasciando fuori Romania e Bulgaria. Ha precisato che avrebbe sottoposto il suo progetto e il risultato del suo viaggio al Conte Teleki.

Secondo notizie di fonte confidenziale, sembra pe1rò che gli uomini poiitid

jugoslavi abbiano fatto comprendere a Eckhardt che la JugosLavia è legata alla

Romania e che pertanto quella era la difficoltà.

Mi riservo di riferire sui reali scopi e 8Ui risultati della sua visita quan'do

avrò potuto avere ulteriori informazioni

230

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 8892/2898. Berlino, 15 novembre 1939 (per. giorno 18).

Il R. Addetto Navale Aggiunto, cap. A. N. <conte Ponza di San Martino, ha

avuto ieri, una conversazione con l'Addetto Militare belga, il quale, in questi

ambienti viene considerato, come, in genere, bene informato.

Il col. Goethas, ha affermato risultargli che, in questt ultimi tempi, lo Stato

Maggiore tedesco avrebbe progettato ed attuato un concentnamento di foérze tale

da permettergli, senza ·grandi spostamenti di truppe, la e•secuzione di uno dei tre seguenti piani offensivi: l) ripetizione della manovra dell'estate 1914 con probabHe passaggio attraverso l'appendice 'di Maestrich; 2) attacco delia linea Maginot nel suo tratto fronteggiante il Lussemburgo, e contemporaneamente 1corsa al mare attraverso il Belgto; 3) attacco frontale della linea Maginot nella zona della Sarre.

La possibiUtà di un attacco diretto alla sola Olanda, inteso ad impadronirsi della foce del Reno per successive operaz.ioni contro l'Inghilte~ra sarebbe invece alquanto problemati!ca.

Sempre secondo le affermazioni del col. Goethas sussisterebbero attualmente forti divergenze nelle .sfere dirigenti del Reich -circa la condotta da imprimere alle operazioni. Tali divergenze verterebbero soprattutto ne~ dguardi della via· da seguire poichè, se da un lato un attacco frontale alla linea Maginot si presenta pieno di incognite gravi ed in caso di insuccesso potrebbe gravemente pregiudicare all'interno ed aH'.estero il prestigio dell'esercito, dal lato opposto la manovra di avviluppamento della linea non ~otrebbe essere eseguita che con la violazione di paesi neutrali, passo la cui gravità nel campo politko non verrebbe nascosta negli ambienti militari del Reich.

Altre divergenze sussisterebbero -poi nei riguavdi dell'epoca alla quale ini· ziare l'offensiva poichè, per ragioni tecniche ed anche d1 tradizione, l'arma aerea desidererebbe iniziare al più presto l'attacco alle zone industriali nemiche in modo da paralizzare la loro produzione prima che l'avversario sia 'nell'aria, in condizioni di egua-le potenza, mentre l'esercito •considereTebbe il problema con maggior calma.

D1 fronte a tali diverse correnti di opinione gli ambienti responsabili, mentre

dibattono largamente sul da farsi, non avrebbero finora convenuto la via da

seguire.

(l) -Nei documenti n. 238, n. 257 e n. 229 il numero di protocollo non corrisponde all'ordine di spedizione. Si è preferito collocarli secondo il giorno. di spedizione. (2) -Non pubblicato.
231

IL MINISTRO ALL'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2316/845. L'Aja, 15 novembre 1939. Domenica .scorsa, 12 nov-embre, mentre perdurava ancora il periodo acuto del pessimismo diffuso qui per le voci di una probabile imminente invasione tedesca, la Regina Guglielmina ha ri-cevuto Ia sera tardi questo Ministro d'America, trattenendolo a colloquio per •cir-ca mezz'ora. Circa .gli argomenti trattati nella conversazione non è stato possibile avere al.cuna informazione; il Ministro d'America si è nettamente rifiutato ad ogni dichiaTazione ed anche questo Ministro degli Affari Esteri ha detto di non poter fornire nessuna notizia in !Proposito. Si fanno pertanto diverse induzioni: da taLuni più arrischiati 1si pensa che la Regina abbia voluto richiamare l'attenzione degli Stati Uniti e del Presidente Roosevelt sulla .situazione delle Indie Olandesi nel caso di invasione tedesca del territorio dei Paesi Bassi, iniziativa originale ed ardita .che potrebbe dar luogo a sv1luppi ina.spettati, e della quale il Ministro degli Esteri non si sareb<be

sentito di condividere la responsabilità; egli infatti non ha assistito al colloquio. Dai più si ritiene invece che il colloquio possa esser posto in relazione con la recente offerta dei buoni uffici, alla quale si vorrebbe in qualche modo interessare anche il Presidente Roosevelt (si dice anzi da molti che sia stato lo stesso Ministro d'America a sollecitare l'udienza) ma che si intenderebbe trattare la pratica 'COn la massima discrezione a ,causa dei preconcetti :che si nutrono in Germania contro Roosevelt e la ,sca~sa simpatia 'COn la quale sarebbe ac,colta la sua collaborazione.

Poichè qui si insiste che nell'eventuale sviluppo dell'offerta di buoni uffici si intende svolgere azione assolutamente parallela con il Belgio, ~potrebbe essere interessante ~conoscere se a~nche Re L.eopoldo alYbia in questi giorni avuto contatti ~con quell'Ambasciatore d'America.

232

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5965/2403. Sofia, 15 novembre 1939 (per. giorno 20).

Mi pregio ri:ferilre lche questo Ministro di Grecia mi ha detto risultargli in atto un rvivo interessamento sorvieUco per favorire una più intima collaborazione fra Belgrado e Sofia.

Segnalo quanto sopra con ogni riserva, osservando peraHro che la tesi di un :riavvicinamento degli Stati slavi della penisola bakaniaa sotto gli auspici sovietici non è nuova ed è stata anche recentemente oggetto di qualche 'indiretto accenno in questa :stampa.

233

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. (l). Bagdad, 15 novembre 1939.

La stampa locale continua ad interessarsi con quakhe periodica pubblicazione degli 1sviluppi che va assumendo la questione pa:lestinese, interesse messo in moto non tanto dalla presenza del Mufti el-Huseini a Badgad quando dalla recente partenza di Nuri Said per il Cairo.

Il musulmano estremista al Istiklal crede di sapere che le trattaHve per una soluzione del proillema paiJ.estinese sono entra,te in una fase decisiva e che «un'alta personalità della Pa'lestina lascierà prossimamente Bagdad per Ria:d allo scopo di abboc,carlsi con Ibn Sauld ».

L'arabo ,cristiano al'Alam Ularabi pubblica una 'Corrispondenza dal Cairo:

« L'incontro avvenuto fra, il Primo Ministro egiziano e l'Ambasciatore inglese al Gailro prima e quello tra 'lo srt:esso Ali Maher pascià e l'Incaricato d'Affari dell'Iraq in Egitto ha avuto come base preliminare la possibilità di un accordo tra il Governo britannico ed i capi palestinesi.

Ali Maher avrebbe dichiarato che conversazioni a tale riguardo hanno luogo non solo a Londra ma anche al Cairo e tutte mi~ano allo scopo di mettere fine allo stato di tensione esistente in Palestina e si svolgono col desiderio che il Governo britannico faccia un passo verso la soluzione del problema.

Uno dei nostri :primi scopi è quello di far proclamare una amnistia generale a favore di tutti i condannati e deportati palestinesi affinchè essi possano tornarre gradatamente per evitare che un ritorno rin mass:a produca una !reazione dannosa al Paese.

Nelle conversazioni attuali non si è parlato del Lib!ro Bianco in quanto che le circostanze in cui si :trova il Governo britannico non gli permettono di adottare una decisione al riguardo. E peii"ciò si cerca ora di convincere i rcarpi del movimento in Palestina a mettersi d'accordo per fare un esperimento del Libro Bianco. Qualora in avvenire si rileveranno difetti del Libro Bianco, questi verranno corretti e gli evrori evitati ».

Molti sforzi di ra.gionamento induttLvo vengono fatti in questi ambienti sulle intenzioni e sugli scopi del viaggio 'imprevisto del Primo Ministro Nuri Said in Egitto, ma sono per lo più fantasiosi armeggii che tradiscono il nervosismo di una situazione politica interna tuttora incerta e o.scillante.

Si afferma tra l'altro che i nazionalisti musulmani della Palestina, della Siria e dell'I·raq starebbero organizzando un movimento dd opposizione contro le due Potenze mandatarie e che l'Inghilt&ra avrebbe E"Jpedito d'urgenza Nuri Said al Cairo per sollecitaxe l'appoggio derl Governo egiziano nell'opera di attrazione alla poliUca britannica eser.citata sui naziona:listi arabi, cont:ro promessa della elargizione deUa ind~pendenza alla Palestina al termine del conflitto interna:zJionaie.

Secondo notizie trapelate in questi ultimi giorni e naturalmente subito soffocate dalla censura governativa, un aspro dibattito sarebbe avvenuto la settimana scorsa al Parlamento iracheno aUorchè, in sede di discussione del bilancio di politica estera, si trattò anche del prol>lema palestinese. Alcuni deputati avrebbero mosso violente critiche contro 'l'atteggiamento dello stesso Nuri Said invitandolo a farsi strenuo paladino dei diritti degli arabi opp!I'essi.

Corre voce altresì che un'altra delle finalità dell'attuale viaggio di Nuri S.aid sarebbe quella di prepa~are -ver incarico dell'Inghilterra -col Governo egiziano il terreno alla scelta del Califfo dell'Islam. Ma ·contro questo progetto di pura marca britannica i nazionalisti sarebbero pronti a levare gli scudi.

(l) L'originale di questo documento, ritrasmesso per conoscenza ad alcune nostre Rappresentanze all'Estero con Telespr. 241342/C. del 28 novembre 1939, non è stato rintracciato.

234

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BUCAREST, CAPECE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 471. Bucarest, 16 novembre 1939 ore 1,50 (per. giorno 17, ore 5,40). Comincia a diffondersi in questi ambienti politici impressione ·che il noto progetto di blocco balcani-co-danubiano sotto egida Italia, non abbia trorv·ato favorevole accoglienza Governo fascista. Tale impressione ha avuto o~igirne da

notizie di fonte tedesca che Reich non vedrebbe di buon occhio .simile raggruppamento, preferendo invece conclusione patti bilaterali anche questo settore ·con l'Italia. Patto italo-greco e quello qui ritenuto pross1mo ita,lo-turco vengono con:stderati come una conferma del presunto atteggiamento di Roma che si ritiene condivida pensiero di Berlino. Opinione !pUbblica e ambienti giornalistici si mostrano tuttavia più •che soddisfa,tti, ritenendo che 'Conclusione patti bilaterali Italia •con Paesi -danubiani e ba'lcanki sia in funzione anti-russa e che pertanto U.R.S.S., essendo Italia presente in questo settore, non oserà mettersi contro essa speciaJmente dopo esperimento spagnolo.

Governo romeno spera pertanto che Russia non oserà più esercitare temuta pressione su Romania. D'altra parte, incoraggiato da resistenza finlandese, Governo romeno intensifica misure difensive Bessarabia e Mol;davia, concentrandovi parte delle truppe già ammassate frontiere ungherese e bulgara.

Ho ritenuto opportuno comunicare quanto precede a V. E. a titolo informativo.

235

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI TRANSOCEANICI, PRUNAS, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, BASTIANINI, A PARIGI, GUARIGLIA, A WASHINGTON, COLONNA

T. PER CORRIERE 27188 P. R./C. Roma, 16 novembre 1939, ore 8.

(Per tutti). Ho, in data odierna, (l) diretto aUa R. Ambasciata a Berlino il telegramma 'Che trascrivo :

« Vos•tro n. 848 del 10 ottobre u. s. (2).

Anche quest'Ambasciata di Germania ha ,chiesto di conoscere il punto di vista del R. Governo ,sulla questione della « Zona di sicurezza » iprevista dalla dichiaraz,ione di Panama.

È stato risposto verbalmente (3) ,che, a quanto ci risulta, la predetta dichiarazione è stata notificata ufficialmente ai soli Paesi belligeranti. Il R. Governo non :si propone per conseguenza idi prendere al rigua:rdo posizione, nè ufficiale nè ufficiosa, almeno per il momento.

Risulterebbe d'altra parte che tanto il Governo britannico quanto quello francese si sono iper ora limitati ad accusar ricevuta, e anche a chiedere delucidazioni sull'argomento.

L'Ammiragliato britannico ha diramato tuttavia in data del 13 ottobre un comunicato ufficia,le in cui prende nettamente posizione contro qua1unque estensione delle acque territoriali oltre i limiti sin qui previsti dalle norme internazionali.

Ciò premesso, è stato aggiunto che il R. Governo è comunque contrario all'adozione della Zona di sicurezza prevista dalla dichiarazione, soprattutto in considerazione, a tralasciare ragioni tecniche specifiche, delle seguenti moti· vazioni di ordine generale:

l) La dichiarazione implica una profonda al:terazione del principio fondamentale della libertà dei mari. La marina da guerra deve poter arrivare sin dove i nostri traffici portano la nostra bandiera.

2) La dichiarazione presume .che le Repubbliche americane abbiano mezzi per garantire l'effettiva neutralità di così ampia zona di mare. Ciò che non rrsponde alla realtà.

3) Qualora le misure adottate a Panama lfOLSSero accettate, la Marina degli Stati Uniti finirebbe con l'estendere la :sua azione militare in tutte le a.cque del Sud Amedca. Ciò che ·consentirebbe agli Stati Uniti, attraverso la pressione militare, evidenti vantaggi politiJc,i ed economici. Tale controllo ed ingerenza nordamericana nei Paesi dell'America Latina ,sono cont·rari ai nostri interessi politici ed economici e a quelli deUa nostra numerosa collettività nell'America del Sud. Quando precede per vostra infm-ma.zione ».

(Solo per Londra e Parigi). Con rif.er.imento alle [precedenti comunilcaz.ioni sull'argomento, (l) gradirò conoscere se e quale atteggiamento conclusivo sia stato adottato da codesto Governo sull'argomento.

(Solo per Washington). Prego comunicare quanto Vi ;rdsuJti cixca la concreta .adozione delle misure previste dalla dichiarazione di Panama e le eventuali risposte pervenute in proposito da parte delle Potenze belligeranti.

(l) -Anzichè in data 16 novembre, il T. a Berlino 27098 P.R. è in data 15 novembrer e non è stato pubblicato. (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, D. 677. (3) -Vedi D. 201.
236

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 983. Berlino, 16 novembre 1939, ore 12,10. Lufthansa mi seg nala - di sua iniziativa -che oggi a!I'r.iva qur Pr incipe d'Assia.

Gradirò conoscere se egli è incaricato di qualche messa,ggio.

237

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. P. 27234/503 P. R. Roma, 16 novemb1·e 1939, ore 16,30.

Vostro 983 (2). Non c'è e non ci sarà aJ.cun messaggio.

238

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 259. Budapest, 16 novembre 1939 (per. giorno 20).

Questo Ministro di Germania, mentre ha dichiarato assurdi gli allarmi propagati dalla propaganda inglese circa pretese intenzioni della Germania verso

l'Ungheria, ha voluto ancora esprimermi qualche dubbio sulla situazione interna ungherese.

Caduto il discorso sulla situazione generale nei Balcani, cui Erdmansdorff pone ora la sua !Particolare attenzione, mi ha detto di essere ,stato informato dal suo Governo che, come il Governo italiano aveva fatto sapere·, nulla esisteva a proposito di una pretesa intesa fra Italia e Turchia. Riteneva d'altra parte improbabille e poco vefìosimile l'accoildo fra Bulgavia e Romania di cui i giornali avevano :parlato.

A questo proposito il Ministro di Romania mi ha detto non avere notizie; ma ripetutimi i concetti già •svdltimi circa il merito della questione della Dobrugia (mio telespresso n. ...) (l) mi ha aggiunto, come sua opinione personale, di non ritenere ·che la Romania, potesse !fare nessuna concessione territoriale al momento attuale, salvo a porre la questione al momento della conclusione della pace ed a fare delle promesse alla Bulgaria: mi osservava tuttavia che di simili ptromesse finora i bulgari non si erano accontentati.

(l) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, D. 776. (2) -Vedi D. 236.
239

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 8999/2928. Berlino, 16 novembre 1939.

La ri1sposta data veTbaJmenJte da Rilbbentrop all'Amba1s<eiatOTe del Belgio e al Ministro d'Olanda, :si l·imita a ·constatare come, dopo ·che i Governi d'Inghilterra e di Francia hanno bruscamente respinto l'offerta di buoni uffici del Re del Belgio e della Regina d'Olanda, anche il Governo del Rei,ch considera con ciò liquidate le proposte stesse.

Anche se 'l'Inghilterra è veramente decisa a continuare la guerra ~contro la Germania, bisogna dire ·che il suo atteggiamento in questa occasione non è stato abile, pe~r.chè ha rafforzato nell'opinione pubblica tedesca la tesi secondo la quale tanto la volontà quanto la responsabilità del conflitto ricadono tnteramente e unkamente sui Governo britannko.

Che se poi l'Inghilterra non è ·contraria:, in via as1soluta, a trattative di pace con la Germania, allora non si riesce a ·compTendere perchè abbia pregiudicata sul nascere la possibilità offerta, sia pure in circostanze non fortunate, dal passo belga-olandese. È evidente che il tono delle risposte francese e inglese ai due Sovrani non lasciava adito a una risposta più benevola da parte della Germania. E mentre questa, in un primo tempo, aveva ac~colto senza fiducia, ma con cortesia, ·l'iniziativa dell'Aja, dopo 'l'artteggiame·nto dei due avversari non ha ritenuto neppure necessario redigere una nota scritta, ma ha tagliato corto con un passo ·che ha lo stile inconfondibile d'un Ribbentrop sdegnato·.

Si deve domandarsi quaJ.e sia veramente il pensiero delle sfere dirigenti inglesi. Se Londra non intende proseguire la guerra fino all'annientamento completo della Germania -impresa lunga e dura, se pure rpossibHe e i cui svan

taggi superevebbero forse i vantaggi -aillora non dovrebbe determinare (l) ciò che 1a Germania è risoluta a non ·concedere mai, e doè la ricostituzione in Stati autonomi dell'Austria e della Cecoslovacchia, ma lascia.re invece campo a trattative sulla questione, •che non •sarebbe impossibile da definire, la ricostituzione doè di una Polonia. Soprattutto ci si domanda pevchè Londra demolisca precipitosamente e senza attendere una presa di rposizione tedesca, ogni pro~ettiva di pace ohe si affacci. Pare che IJ.'Inghilterra, appena si accenda una sia pur debolissima fiammella di pace, vi soffi sopra a pieni polmoni per spegnerla.

Ha fatto ques,to più volt,e, ·iln t:re mesi, nel pieno della crisi da cui è scaturita la guerra anzitutto. Nella nota del 29 agosto il Go\'erno tedesco si era dichiarato disposto, in r1s;posta a un nuovo passo di Henderson, a trattare con un plenipotenzia>rio polac.co, purchè questo plen~potenziario si fosse presentato entro la sera del 30 a1gosto. La proposta poteva benissimo essere accettata in termini diversi da quelli in •cui era stata formulata, ma una accettazione, dopo il preciso invito inglese, era pur doverosa. Invece, a distanza di ben 36 ore -e quando i due eserciti erano già a un tiro di fucile l'uno dall'altro -Londra si limitava a consigliare le ..... ordinarie vie diplomatiche. Era un rifiuto, al>l'inglese se voglliamo, ma un rifiuto.

Il secondo rLfiuto inglese è altrettanto chiaro, il 2 settembre, dopo che già la Francia aveva accettato l'offerta di mediazione del Duce. La dichiarazione negativa di Cham>berlain alla Camera dei Comuni, il pomeriggio del 2 settembre, stronca anche questa possibilità.

Un'altra !possibilità ,si presenta aUa fine della ·Campagna di Polonia con il discorso tenuto da Hitle.r al Reichstag il 6 ottobre. Il Fiihrer fa chiari accenni alla ricostituzione di una Polonia, e soprattutto si dimostra. disposto a sottoporre gli altri problemi a una ·conferenza internazionale. Parla anche di garanzie internazionarli. È la prima volta che la Germania hitleriana dimostra simili buone disposizioni. Ebbene, sei giorni dopo il discorso di Hitler, Chamberlain ribatte con un discorso negativo alla Camer·a dei Comuni, il 12 ottobre, senza neanche rilevare la pro'J.)osta di una conferenza e ripetendo il peggiore al'gomento che alla Germania si possa dire, la mancanza di fiducia nel Governo che

la dirige.

7 novembre. Non vi sono ancora offensive da parte di nessuno dei belligeranti. Dall'Aja parte un telegl'lamma che offre i buoni uffici dei Sovrani del Belgio e dell'Olanda. Ma la stessa sera HaHfax radiodiffonde un violento attacco contro la Germania, e quasi ·contemporaneamente alle risposte francese e inglese al passo dell'Aja, sei giorni dopo, Winston Churchill mette brutalmente a nudo gli argomenti che le risposte stesse contengono velati e lancia al Reich una vera e propria sfida.

«Noi abbilamo più volte tenta,to di impedire questa ,guerra» -ha detto fra l'altro Churchill. Sì, per ·quanto riguarda il passato, per la crisi austriaca, sudetica e cecoslovacca. No, davvero, per quanto riguarda la crisi polacca.

(l) n numero è stato omesso sull'originale.

(l) Sic. Corretto a matita: • domandare •.

240

IL CONSOLE GENERALE A DRESDA, LUPPIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 48. Dresda, 16 novembre 1939 (per. giorno 22). Telespr. ·cirfr. n. 24510 (1). Il traffico di questi giorni, prossimi al!la ·commemorazione dei morti, la quale viene qui ritardata di circa tre settimane Tispetto all'Italia, comincia a mettere in evidenza molti Lutti, •che fino ad ora non si erano manifestati. Da notizie attinte in mezzo al clero sono riuscito a sapere che le comunica~ zioni date alle famiglie dei morti in guerra o per ·causa della guerra, venivano accompagnate dall'ordine di non vestwe a gramaglie. Ora però, nell'avvkinars•l dE'il giorno dei morti, l'ordine impartito non è osservato e però s:i rimane impressionati dal grande numero di persone che s'incontrano vestite a lutto. Si dice che i 'soldati tedeschi morti nella guel'll'a in Polonia ascendano a 60 o 70.000. Tale dfra pare esagevata, ma però l'esagerazi:one è sintomatica. Tuttavia, sempre parlando di perdite, dicesi, ad esempio, che nel vicino campo d'aviazione di Grossenhain su 20 aeroplani partiti per la guerra in Polonia, solo 6 abbiano iatto ritorno. Queste giornate prossime a funebri commemorazioni hanno quest'anno un carattere di maggior mestizia, accompagnato da uno stato di profonda depressione. L'aggravarsi delia situazione che si presenta senza una via d'usdta, toglie le speranze che ancora avrebbero potuto sussistere sulle possibilità di un accomodamento. I passi •compiuti a favore della pace dail. Re del Belgio e dalla Regina d'Olanda non sono stati a·ccolti da soverchio ottimismo nè la stampa si è adoperata a ciò, aggravando la posizione dei Paesi Bassi nei rispetti della Germ.anila. In una tale atmosfera ·l'attentato coiDIPiuto contro il Cancelliere Hitler è rimasto soffocato dal senso di terrore della popolazione, la quale vede lo spettro di esecuzioni capitali erigersi di fronte a sè. La .severità della Polizia è massima. non solo per i delitti contro lo Stato, ma anche per piccoli crimini, cos.ì che vari delinquenti furono condannati alla pena capitale per semplici borseggi avvenuti durante le ore di oscuramento. Dopo l'attentato ·contro il Fiihrer, all'inlfuori deitl'esposizione !delle bandiere abbrunate nel giorno dellle esequie, nessuna manifestazione è stata inscenata, che a·vesse potuto testimoniare del sentimento popdlall'e. La mattina ste.ssa in cui si è .diffusa la notizia dell'attentato, mi sono recato alla Cancelleria di Stato per presentare al Governatore e Gauleiter deLla Sassonia, ·signor Mutschmann, il mio ·compiacimento per l'incolumità del Fiihrer e le mie condoglianze per le vittime, insieme alla e.!iPressione della mia es•ecraztone contro il vile attent&to. (Sia detto in:cidentalmente .che il Gauleiter non ha ritenuto fino ad oggi oppOII'tuno ringraziare per l'atto da me compiuto, per quanto esistano fra di noi i m~gliori rapporti).

I3 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

Non notai nella Cancelleria al·crun pa.rtilcolare indizio di quel perturbamento che di solito segue a fatti 'del genere.

11 giorno ,seguente, per l'Optportunità di utili contatti, sono intervenuto ad una partita di caccia a Riesa, data dalla Direzione di quelle grandi acciaierie (la cui produzione, a quanto mi è stato riferito dal direttore tecnico, equivarrebbe da sola alla produzione complessiva di tutte le acciaierie italiane), caccia alla quale di soHto interviene lo StatthaUer con le maggiori awtorità di Dresrla e della Sassonia.

Prima del banchetto ho notato che lo Statthalter discuteva animatamente ·col Kreisleiter di Lipsia. Tale discussione aveva per oggetto la situazione politica di quella giurisdizione, ma non riuscii però ad afferrare utiH iPaJrticolalri e ad individuare le persone contro cui era diretta l'ira del Governatore, perchè ad un dato momento egli si appartò col Kreisleiter.

Al banchetto il direttore generale delle acciaierie, signor Gelohfen, porse il saluto ai presenti e diede la consueta relazione sull'esito della caccia aggiungendo, in termini molto equilibrati ed evitando ogni accenno politico, alcune paroLe di attualità ed esprimendo solo 11 voto di poter riprendere la pa1rtita di caccia il prossimo anno in più serena atmosfera.

Il sottoscritto, essendo sortito Re della ·caccia, 'si trovò costretto a pronunciare al·cune parole e, prendendo lo spunto dal fatto di avere soppresso, con l'uccisione di due volpi, due pericolosi nemici, colse il pretesto per a:ffiermare il sen: timento della maggior ami·cizia e di cameratismo, con quello di ammirazione per il popolo tedesco, nonchè di augurio per hl suo avvenire, alzando il bicchiere al grande Reich ed al suo grande Fiihrer.

Infine parlò lo Statthalter. Ricordando il recente attentato egli chiaramente ne riversò la responsabilità sull'Inghilterra, sugli ebrei e sui cattolici, non risparmiando aspri aJCcenni aLl'Enciclica papale.

Trascurando la mia presenza •e dimenticando l'atto amichevole e solìdale compiuto il giorno innanzi con la mia visita suaocennata, ignaro di ogni senso di ospitaHtà, continuò il suo dtscorso pi•cchiando sugli «amici che ingannano» ed .esprimendosi ·COn queste te,stuali parole: « Wir haben F_reunde di·e uns betriigen » (abbiamo degli amici che d ingannano).

Lo StatthaUer affermava inoltre_ che, non ostante i nemici ·che insidiano e gli amici che ingannano, la Germania nazista rappresenta un nucleo talmente forte da potersi irradiare nel mondo ed imporre la sua volontà.

Salutandomi come Re della caccia, dopo un •confronto poco opportuno fra il Principe di Piemonte ed H Segretar:io del Partito, S. E. Starace, il suddetto faceva sfoggio di teorie anticattoliche ed antireligiose affermando che l'unica religione ammessa dal nazismo è queHa della natura e del corpo umano.

L'inopportuno discorso dello Statthalter è stato giudicato per quello che valeva ed a-ccolto con grande freddezza. Ad ogni modo, essendomi trovato molto a disagio per le sue \Parole, non ho mancato di far presente, in via del tutto confidenziale all'Obergruppenfilhrer sig. Schepmann, H lmio rincrescimento \Per apprezzamenti fa•tti in modo da poter 'sollevare ingiustificati sospetti, rincrescimento che il sig. Schepmann ha completamente compreso e condiviso, dimostrandosi ·convinto che nul!la sia mutato nell'amidzia italo-tedesca e che il maggior acero-do esista nell'azione che i due Paesi svolgendo (l) in base aHe precedenti intese dei loro grandi Capi.

Il signor Sch~mann -peso el tacon del buso, dicono a Venezia -giustificava meco le parole del Governatore col fatto che dovendo spesso parlare in pubblico nella forma più facile per dscuotere voluti effetti, gli veniva fatto Idi lasciarsi sfuggire espressioni non intonate a prudenza diplomatica. Dal che s1i può arguire chiaramente qua.le azione venga svolta di continuo e coll'appoggio dell'autorità -se pure i giornali e la radio diano un'impressione diversa per tener sempre vivo un sentimento di sospetto e di poco apprezzamento verso l'Italia (2).

(l) Vedi D.D.I., Serie IX, vol. l, D. 758.

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IL MINISTRO ALL'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2317/846. L'Aja, 16 novembre 1939 (per. giorno 21).

Mio telespresso 9 novembre u. s. n. 2255/830 (3).

Le preoccupazioni e le apprensioni per i concentramenti di truppe germaniche alla frontiera olandese hanno ra,ggiunto, come ho messo in rilievo nel mio telegramma 10 novembre n. 59 (4), un livello e una proporzione di una certa intensità nelle giornate del 9 e del 10 novembre.

Dalle notizie che è stato possibile avere più tardi, sembra potersi dedurre che le informazioni pervenute a questo Governo ·concordavano nel far riteneTe che l'invasione germanica si sarebbe iniziata nella mattinata di sabato 11 novembre o in quella di domenica 12 novembre. Il pessimismo era tanto :più acuto in quanto -a quanto mi è stato riferito -la fonte la quale dava peT ·certo i·l principio dell'invasione germanica per tale data ,sarebbe stata ·la ·stessa la quale aveva potuto in altra o~casione prevedere eventi simili ·con un congruo antiJCipo di tempo: era la stessa, dalla quale il Governo olandese era stato informato preventivamente del giorno in cui si s.a,rebbe iniziata l'a'Zione tedesca in Polonia.

Come riferisco col mio rapporto a parte (5), il pe:ssim~smo di questi circoli dirigenti è ancora aumentato in seguito all'incidente Idi Venlo ('Cfr. fra l'altro Stefani Spedale 11 novembre n. 50), ·Che -se•COIJJdo il comunicato ufficiale diramato al riguardo da queste autorità -ha avuto luogo giovedì 9 novembre alle ore 16,30 del pomeriggio.

Conseguenza pratica di tale allarunismo è stata l'adozione di una serie di misure, le qua'li non hanno potuto a meno di impressionare abbastanza profondamente questa opinione pubbUca, che si è trovata di' fronte a taluni provvedimenti, della ·cui portata e del cui significato non si poteva rendere conto, mentre le emissioni radio francesi ed inglesi e i giornali di quei due paesi stavano svolgendo, mediante la propagazione di notizie tendenziose e sensazionali, una manovra destinata a scuotere fortemente i nervi del popolo olandese.

Le misure, della cui portata e del cui significato ci si poteva rendere difficUmente conto riguardano specialmente movimenti di truppa attuati con una certa fretta e in modo visibile, lo stabilimento .di guardie armate di fronte a tutti gli edifici pubblici, l'inondazione della •cosidetta « Grebbelinie ». Tutto ciò mentre il Governo, per quanto invitato espressamente da qualche giornale, manteneva un rigoroso silenzio: soltanto 1'11 novembre a sera, quando i provvedimenti più importanti erano già stati predisposti, si annunciava che il Presidente del Consiglio De Geer avrebbe parlato alla radio due giorni dopo, vale a dire il lunedì 13.

Ricostruendo retrospettivamente l'accaduto, si deve e si può credere, anche in relazione a un'interpellanza presentata sull'argomento, ·che il signor De Geer non abbia voluto parlare finchè il pericolo appariva imminente, e abbia preferito invece, proprio nel momento in cui le apprensioni del Governo giungevano a un ma•ssimo d'intensità, annunciare che avrebbe parlato quando però la situazione avrebbe dovuto essere .già ·chiarita in un senso o nell'altro.

La misura concernente lo stabilimento di guardie armate agli edifici pubblici è stata comunemente interpretata nel senso che il Governo temeva ·che, in correlazione o in preparazione a una reazione germanica, i nazionalsocialisti olandesi potessero essere indotti a preparare un colpo di mano, che avrebbe potJUto avere lo •scopo di impadronirsi specialmente della posta e del telegrafo, per spargere notizie atte ad agevolare l'azione germanica, almeno nei riflessi della opinione pubblica mondiale.

Naturalmente, in taLe caso sono state sparse voci ·Che tendevano ad aggravare ancora la situazione; si: è parlato perfino di un vero e proprio pro·getto di putsch, 1che i nazionalsocialisti olarndesi avrebbero ordito e ·che H Governo avrebbe ,sventato arrestandone i caporioni.

Si può, su questo punto, cevcar di ristabilire l'esatta consistenza di tali voci ·con una •certa approssimazione. Di progetti di putsch non sembra ce ne siano stati. Vero però è che, quasi subito dopo il fallito attentato di Monaco, i nazionalsocialisti olandesi hanno organizzato una riunione, durante la quale, con allusione ai ·caduti naziona1sodal1sti della BUrgerbraukeller, è stata cantruta la nota canzone: «Ich hatte einen Kameraden ».

D'altra parte da fonte degna di fede am>rendevo che nella giornata di ·sabato sarebbero stati arrestati un centinaio di ufficiali sospetti di simpatizzare per il partito nazionalsociali•sta, compreso il Tenente Colonnello Mussert, fratello del Capo del Partito. La voce relativa a tale arresto è stata molto ampiamente diffusa: e ad essa 1Si riferisce un •comunicato ufficiale, pubblicato ieri 15 novembre -vale a dire 4 giorni dopo che il fatto sarebbe accaduto -nel quale, in una forma piuttosto tortuosa, ci si guarda bene d3J.l'affermare che nessun ufficiale è stato arrestato -come si sarebbe dovuto fare per smentire in pieno la voce -ma si si limita a dire che « le voci relative ad atti ·commessi da ufficiali olandesi, che sarebbero stati arrestati, erano destituite di fondamento». Probabilmente trattasi non già di ufficiali processati, ma di ufficiali messi in arresto o particolarmente sorvegliati, in relazione a timore derivante dalle loro convinzioni personali, e non già da «atti».

Del resto, qualche cosa di anaJogo è avvenuto anche per gli impiegati del telegrafo, dei quali taluni sarebbero stati allontanati per ignota dest1nazione, sempre in relazione a presunte simpatie da loro nutrite per il partito nazionalsocialista.

Che poi sussista timore anche all'interno può derivare anche dal fatto che il Borgomastro di Amsterdam giusta quanto annuncia il giornale socialista Vooruit, ha disposto la proibizione di riunioni sia comuniste sia nazionalsocialiste.

Per quanto concerne m~sure propriamente militari, la più importante riguarda l'inondazione della cosiddetta « Grebbelinie », che è una linea d'acqua esterna, più vtcina alla frontiera, e che prende il nome dal fiumicello Grebbe, e che -'da quanto è dato sapere -si svolgerelJbe· secondo il seguente tracciato: Ysselmeer-Amersfort-Reg.ione di Neder-Betuwe-Bosco Ducale ('s-Hertogenbosch)-vicinanze di Moerdijk. Come è noto, quella che viene .comunemente denominata la « Waterlinie », è interna rispetto alla « Grebbelinie », e si svolgerebbe ad arco tra la fortezza di Den Helder e quella dell'Hollandsch Diep, secondo un tracciato ·che s'inizierebbe pure nell'Ysselmeer e attraverso Hilversum-Utrecht si ricongiungerebbe alla « Grebbelinie » presso Moerdijk.

Di fronte a tutti i pea.-tcoli il Governo olandese non ha. sempre adottato atteggiamenti così sicuri da sfuggire a ogni critica. Lo stesso discorso De Geer, che è stato considerato tardivo, è ap1parso incerto e indedso: l'accenno da lui fatto, che il Governo olandese non aveva notizie sicure circa una invasione, che per al:tri segni veniva ·Considerata imminente, veniva interpretato nel senso che, se non c'erano notizie sicure, non valeva la pena di adottare misure, che non potevano a meno di accrescere la preoccupazione e che, per la fretta ·con

la quaie sono state adottate, sono 'sembrate tali da faé!." ritenere giustificata la critica di coloro che hanno detto •che in tal modo si era s'compaginata la difesa del paese.

Subito dopo il discorso De Geer, si è iniziata contro il Governo una S(pecie di offensiva, che è apparsa diretta dall'ex Presidente del Consiglio Colijn.

Mla polemka si è anche associato il più importante giornale olandese, l'indipendente Telegraf, il quale non esita a scrivere •che « deplora quel che è accaduto », che « il Governo si era las·ciato influenzare da voci tendenziose, prendendo misure che avevano disor.ganizzato la difesa e minato il suo prestigio all'interno ».

Il giornale socialista Vooruit risponde con una certa ve.emenza e con salace ironia alle critiche del Telegraf, che sono evidentemente ispirate dal signor Co.lijn: non si perita di affermare che «quel che pretende H signor Colijn è ridicolo», e specialmente rileva ·che «il signor Colijn fa nascere l'impressione che il Governo sia composto di un pu.gno di imbecilli che avrebbero seminato il panico nel paese lasciandosi guidare da una immaginazione sfrenata».

Il retroscena della polemica può essere dato dal fatto che sembra sia stato il Ministro delle A.cque, sig. Albarda, socialista, a prendere misure, che sarebbero state considerate inopportune così dai suoi ·colleghi di Gabinetto come in genere dall'Oipinione pubblica.

Il risorgere di tali polemiche, condotte in tono abbastanza aspro, specialmente in relazione al ·Carattere olandese, potrebbe rappresentare un sintomo che la tempesta è passata.

Fatto è che nella giornata di domenica 12 novembre H pessimismo dei circoli dirigenti si è come d'improvviso abbassato di tono, in mrsura notevolissima. È difficile dire se ed in quanto tale ,diminuzione delle preoccupazioni debba essere in relazione con l'incontro di Breda, avvenuto nella giornata del 12, fra il Ministro degli Esteri olandese van Kleffens ed il Ministro degli Esteri belga Spaak. Più o meno ufficiosamente .si è lasciato co~rendere che tale incontro doveva riferirsi soltanto ad un esame della risposta francese ed inglese all'offerta di buoni uffi..ci dei Sovrani del Belgio e dell'Olanda. Comunque, mentre precedentemente l'improvviso incontro di Re Leopoldo e della Regina Guglielmina aveva contribuito ad alimentare l'agitazione e le apprensioni, la breve conve!'sazione dei due Ministri degli Esteri belga e olandese nella cittadina posta al .confine fra i due paesi non ha suscitato troppa impressione, è stata pochissimo •commentata e, se mai, è stata interpretata come un sintomo di una situazione più •calma.

Se si vuole fare una specie di bilancio sulle ragioni .e sui segni, diciamo cosi, esterni della preoccupazione nutrita per l'invasione <germanica, troviamo naturalmente all'origine la notizia circa il concentramento di tl'Uppe tedesche che, nei ,giorni fra il 3 e il 6 novembre, sarebbero ,giunte a 43 dtvisi.oni.

Obiettivo primo di tale concentrazione è qui apparso essel'e l'invasione dell'Olanda, allo scopo o di attaccare la Francia rpassando attravel'so il Belgio, o di colpire ·l'Inghilterra. Naturalmente le opinioni sono ancora suddivise, in quanto da taluni •Si ritiene che i tedeschi intendessero concentrare il loro sforzo sulla Francia, per metterla fuori combattimento, mentre da altri si crede che

essi vorrebbero spingersi fino a Calais pe.r poi di là tentare addirittura 1o sbar·co in Inghilterra. C'è anche qualcuno che ritiene che l'Olanda potrebbe essere l'unilco <limitato obiettivo d'una invasione, al solo scopo di poter meglio colpire l'Inghilterra con l'arma aerea.

Comunque sia, all'origine delle preoccupazioni olandesi sussiste una ·chiara e precisa notizia di concentramenti tedeschi alla frontiera olandese. Su tale notizia, che il Governo olandese riceve, a quel 1che sembra, dalla sua Legazione a Berlino e dal Governo belga, i franco-inglesi -le autorità •Come la stampa innestano una manovra allarmistica, il cui scopo non è ben chiaro e ·che, almeno a prima vista, sembra soltanto destinata ad agitare le acque, col fine presunto di .allontanare, quasi scontandola in anticirpo, l'eventualità di una invasione dell'Olanda che, a quel che •si potrebbe ritenere, non dovrebbe essere considerata troppo favorevolmente.

Comunque sia, vale .la pena di sottolineare che la manovra allarmistica franco-inglese si è svolta con un clamore e con una veemenza veramente notevoli. Per qualche giorno l'Olanda -l'Olanda ancor più del Belgio -è stata al primo piano dell'attenzione dei giornali a sensaZJione tipo Paris Soir: anzi, tale •campagna era qui ·così poco gradita, ·che si è visto con piacere il sequestro di un numero del giornale operato da parte delle autorità belghe, che ne hanno impedito il proseguimento per l'Olanda.

D'altra parte i Consolati di Francia e d'Inghilterra in Olanda hanno diramato una circolare ai propri 1connazionali consigliando coloro che non avevano ragioni pressanti per rimanere, di allontanarsi. I funzionari delle Legazioni di Francia e d'Inghilterra hanno fatto partire le !loro fami.~ie con una certa ostentazione, ·cercando di impressionare anche gli altri: molti diplomatici sudamericani si associavano, più o meno consapevolmente, all'allarme, facendo circolare voci fantastiche, mentre si disponeva a partire persino questo Ministro di Polonia, il quale naturalmente 1COII11Prende che, se abbandona l'Aja, fa cessare automaticamente ogni ragione delhla sua missione.

Quel che è più da notare in tutta la faccenda è ·come il pessimismo, che già era entrato in uno stadio acutissimo, si sia come d'improvviso ,calmato, e ciò .per motivi non troppo convincenti. La spiegazione data da questo Ministro degli Affari Esteri, ~che si sarebbero avuti spostamenti di truppe germaniche in senso tranquillante, non persuade troppo: perchè è troppo facile per i tedeschi, qualora vogliano riprendere il piano d'invasione 1che è stato loro questa volta attribuito, fare spostamen1li in 1senso inverso.

Il fatto è che, a prescindere dalla data o dall'epoca, qui si è fatta strada la persuasione che umi volta o l'altra i tedeschi finiranno ~con l'invadere l'Olanda, da sola, o al fine di passare poi attraverso il Belgio. Su quale base tale persuasione sia maturata, non è troppo fa1cile scorgere, perchè fino ,ad un mese fa si sosteneva con un certo lusso di argomentazione la tesi -contraria, vale a dire che i tedeschi non avevano nes·sun interesse ad invadere l'Olanda. Neillo sviluppo del conflitto, data l'inazione germanica sul fronte occidentale, è sorta la persuasione che i tedeschi dovranno dare a-lla guerra un'impronta dinamica, e che tale dinamismo non potranno svolgere ·che da questa parte.

Comunque, le sfere dir:igenti ~considerano il pericolo passato, in quanto imminente: ma -a quanto mi viene assicurato -le misure militari di difesa e di vigilanza ·Continuano, e tutti generalmente si aspettano di dover 11ivivei'e momenti, ·che questa ,stampa ha definito « angos·ciosi », se non a breve scadenza, assai probabilmente nella prossima primavera.

(l) -Sic. Evidentemente: • stanno svolgendo •· (2) -L'originale di questo documento porta il visto di Mussolini. Vedi inoltre: CIANo, Diario, I, p. 190. (3) -Vedi D. 165. (4) -Non pubblicato. (5) -Non rintracciato.
242

IL MINISTRO ALL'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2327/856. L'Aja, 16 novembre 1939.

Questo Ministro degli Affari Esteri parlandomi ieri nel pomeriggio, qualche ora prima che fosse conosciuta la risposta negativa tedesca, mi ha detto che le risposte francese ed inglese alla recente offerta di buoni uffici, se pure di tono sostenuto, non potevano essere .considerate del tutto intransigenti e non chiudevano del tutto la strada alle trart:tative; che se anche la risposta tedesca fosse stata formulata negli stessi termini, egli ed iii Ministro Spaak si proponevano di non lasciar .cadere la cosa e studiare la possibilità di qualche altro approc.cio per il normale tramite diplomatico. Il tono delle risposte francese ed inglese era forse dovuto a necessità di ·governo ·e per dimostrare un a-tteggiamento sostenuto di fronte all'opinione pubblica mondiale, ma forse (l) in

discrete ·conversazioni di carattere diplomatico ·sarebbe stato forse possibile

continuare .con ·qualche speranza di successo l'opera intrapresa.

Le considerazioni del •signor van Kleffens sono riprese ogg.i, dopo conosciuta la risposta negativa tedesca, dal giornale Nieuwe Rotterdamsche Courant che passa per interpretare talvolta il pensiero di questo Ministro degli Affari Esteri. Scrive il giomale: « Non •Si può negare che la risposta tedesca rassomigli molto ad un rifiuto. Tuttavia non si può considerarla proprio come tale. Forse a Berlino si è voluto evitare di dare l'impi'essione di cogliere con inte.resse ogni occasione :di rporre termine alle ostilità, ed in realtà la risposta tedesca potrebbe significare .che si rinvia la questione alla parte avver.saria. Infatti la Germania dice che gli avversari hanno 1chia·ramente indkato che essi respingono ['idea di eventuali negoziati. Ma supponiamo che Pax:igi e Londra chiariscano che esse non volevano sottrarsi ad una qualche possibi1ità .di conversazione, in questo caso aUora le ragioni per le quali il Gdverno tedesco ha risposto «no » diverl'ebbero •caduche. E perciò a nostro avviso si potrebbe ancora fare uno sforzo per ·chiarire il malinteso che sia eventualmente nato dall'interpretazione delle risposte franco-inglesi. Francia ed Inghilterra potrebbero forse chiarire che esse non respingono del tutto la possibilità di fare uso dei buoni uffici offerti, ed allora senza dubbio anche la German:ta modifkherebbe la sua attitudine».

Il Ministro van Kleffens mi ha detto di aver rilevato con compiacimento come la recente iniziativa belgo-olandese avess·e incontrato la più favorevorle ripercussione in tutti i paesi d'Europa, in ispecie negli Stati s·candinavi i cui Sovrani avevano inviato telegrammi di simpatia e di augurio. Egli aveva rilevato che la stampa italiana aveva accolto l'iniziativa con simpatia ed interesse, ed aveva sentito che questo favorevole atteggiamento della stampa italiana avrebbe avuto una certa eco negli ambienti governativi a Berlino.

(l) Sic.

243

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 6007/2411. Sofia, 16 novembre 1939 (per. giorno 22).

Riferimento: Mio telespresso n. 5705/2286 del 31 ottobre scorso (1).

Mi pregio segnalare all'E. V. che il deputato socialista bulgaro Sakarov, di cui ho segnalato a suo ·tempo il recente viaggio a Mosca, di ritomo a Sofia ha dichiarato di aver visto in Russia i noti comunisti bulgari Giorgio Dimitrov e Kolarov.

Questi avrebbero detto ·che il Comintern guarda con simrpatia al movimento macedone ed alle aspirazioni della Bulgaéria in quella direzione. Le dichiarazioni di Sakarov hanno circolato vastamente in questi ambienti macedoni e non hanno mancato di destaTe un certo interesse e qualche speranza.

Aggiungo, a .questo proposito, che nel .corso della mia visita al nuovo Ministro dell'U.R.S.S. in restituzione di quella fattami al suo arrivo in sede, il signor Lavrentiev lasciò trapelare da qualche accenno il vivo interessamento sovietico alla questione macedone.

(l) Non pubblicato.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 7076/3203. Parigi, 16 novembre 1939 (per. giorno 24).

Riferendomi al mio rapporto del 13 'corrente n. 6980/3166 relativo alla risposta del Presidente Lebrun al messaggio belgo-ol1andese e alla menzione dell'.AJUstria .fatta per la prima volta da parte francese (1), Vi trasmetto il resoconto:

l) di una conversazione avuta ieri da Del Bono con Starhemberg;

2) di una conversazione avuta oggi da Giobbe con Otto d'Asburgo.

Risultano da tali colloqui interessanti elementi circa l'attività, per ora alquanto contrastante, che stanno esplicando a Parigi i detti personaggi, i quali sono ambedue ormai in stretti contatti con gli ambienti politici francesi. Risulta pure però che, come Vi ho riferito col mio ,suindicato rapporto, sarebbe stata Londra a volere che si menziona•sse l'Austria nella risposta del Presidente Lebrun.

Fra Otto e Starhemberg è chiaro che tanto i Francesi quanto gli Ingles,i preferiscono come sempre Otto, e tanto più ora ·che, malgrado tutto, [o stato d'animo di Starhemberg non è mutato nei riguaTdi dell'Italia e del Fascismo.

Otto segue una linea perfettamente «democratica » giaechè ~pensa che questa sia la più utile per lui ed in questo senso esprime il suo pensiero :favo~evole alla restaurazione monarchica anche in Spagna, progetto al quale Francia ed Inghilterra starebbero dedkando rinnovate cure, approfittando di una non so se vera o asserita de·bolezza di Franco di fronte ad una recrudescenza di agitazioni estremiste nella Spagna.

Trasmetto pure il r·esoconto di una cerimonia religiosa cui ha assistito ieri Otto d'Asburgo e che costituisce la prima sia ,pure anodina manifestazione monarchica austriaca avvenuta a Parigi (2).

ALLEGATO l.

IL III SEGRETARIO DI LEGAZIONE A PARIGI, DEL BONO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA

APPUNTO RISERVATO. Parigi, 15 novembre 1939.

Ho visto oggi l'ex-Vice Cancelliere d'Austria, Principe Starhemberg, il quale mi aveva fatto sapere che desiderava incontrarmi per fornirmi notizie che riteneva avrebbero potuto rivestire interesse per l'Italia.

Egli mi ha detto che in questi ultimi giorni ha avuto frequenti contatti con il Quai d'Orsay (Léger), con membri del governo (De Monzie), nonchè con deputati di tendenze diverse.

Da parte francese si è tenuto a conoscere il suo punto di vista sulla • questione austriaca • e su una eventuale nuova organizzazione del bacino danubiano. Starhemberg ha risposto che, sebbene ritenga oggi ancora troppo prematuro parlarne, è profondamente convinto che la voce dell'Italia sia non solo indispensabile ma la

più importante e decisiva nella questione. Qualsiasi sistemazione danubiana dovra un giorno essere fatta, non solo con il concorso, ma sotto l'egida del nostro Paese.

Gli è stato anche ripetutamente richiesto quali siano i suoi rapporti personali col Duce ricordandogli che • venuti i tempi difficili, il Duce lo aveva lasciato cadere, così come poi aveva abbandonato l'Austria nel momento più critico •. Starhemberg ha risposto che, per quanto concerne la sua situazione personale, egli è sempre rimasto ed è tuttora un devoto e profondo ammiratore del Duce e che ritiene di potersi considerare ancora adesso onorato della sua stima e della sua benevola amicizia. Per quanto concerne la fine dell'Austria, ha risposto ogni volta recisamente che ne ritiene sole ed uniche responsabili la Francia e l'Inghilterra per la • cieca e stupida • politica seguita nel dopo guerra e particolarmente in questi ultimi anni.

A chi, entrando nel campo ideologico, gli ha osservato che tale fine è stata in parte dovuta al regime • autoritario • ha risposto che ciò è piuttosto da attribuirsi al fatto che il regime non era • sufficientemente autoritario •.

Starhemberg mi ha detto inoltre che la • questione austriaca • è tornata nuovamente all'ordine del giorno negli ambienti di governo e politici francesi i quali si compiacciono di parlare sin d'ora di una nuova sistemazione danubiana in seguito ad • istruzioni • pervenute da Londra.

Daladier ed altri uomini del governo si tengono quindi in contatto coi diversi esponenti dell'idea austriaca.

Ho approfittato per chiedere a Starhemberg cosa c'era di vero sulle voci sorte sull'eventuale organizzazione di una legione austriaca in Francia. Mi ha detto che, a parte il fatto che la sua costituzione possa vemire o meno autorizzata (avendo l'Inghilterra e Francia riconosciuto a suo tempo l'annessione austriaca) la questione è tuttora allo studio e le tendenze son diverse. Egli avrebbe voluto organizzare un gruppo di volontari che -per la mancanza di elementi efficienti -avrebbe dovuto essere esiguo di numero, ma avrebbe dovuto avere un carattere puramente simbolico. Ha però trovato la maggiore opposizione nell'arciduca Otto che patrocina invece l'idea di una vera legione composta di austriaci dei diversi ceti inquadrati come semplici soldati da graduati ed ufficiali francesi: il nucleo principale sarebbe formato da 5 o 600 austriaci marxisti che hanno combattuto in Spagna nella milizia rossa. Starhemberg si è nettamente opposto a simile idea troppo contraria alle sue convinzioni politiche e alle sue concezioni ideologiche ed ha declinato ogni interesse in simile iniziativa.

A questo punto ho chiesto a Starhemberg se questo fosse il solo soggetto di attrito con l'arciduca o se ve ne fossero degli altri. Mi ha detto che egli -sebbene monarchico e legittimista -vede le cose in modo totalmente diverso da come le vede, almeno per ora, l'arciduca Otto. Ha aggiunto di aver avuto in questi ultimi giorni tre colloqui piuttosto • aspri • col pretendente. Egli lo considera ancora

• troppo giovane per i compiti che si vuole assumere, testardo e particolarmente mal consigliato •. • Parla -mi ha detto Starhemberg -di diritto divino e non si perita di trattare coi marxisti che hanno combattuto in Spagna e con gli ebrei più intriganti pur di guadagnare in popolarità •. La sua eminenza grigia è infatti il dott. Fuchs scaltro e ambizioso, ex-addetto stampa di questa Legazione d'Austria, anti-fascista e autore del noto libro • Un pacte avec Hitler • che contiene accenni poco simpatici a nostro riguardo. A dire di Starhemberg l'arciduca Otto pende dalle labbra di Fuchs che è in ottimi rapporti -data la sua pura razza ebraica con le sfere dirigenti e politiche francesi e con questi ambienti demo-massonici.

Il disaccordo è basato specialmente su ragioni di principio: l'arciduca mette il principio legittimista avanti ad ogni altro problema e vuole che, per quel che concerne l'Austria, questo sia lo scopo della guerra e il postulato austriaco di una ricostruzione europea: vuole che sin d'ora sia riconosciuta la monarchia asburgica come l'unica sistemazione per l'avvenire nel bacino danubiano e non vuole riconoscere che i soli legittimisti come rappresentanti dell'idea austriaca.

Egli Starhemberg è del parere che non si può parlare sin d'ora di monarchia

o di legittimismo alienandosi così le correnti jugoslave, ceche, slovacche e ungheresi, ma che bisogna tenere invece conto di tutte le tendenze. Secondo lui bisognerà creare in primo luogo una base austriaca dal punto di vista politico-economicoetnico e sempre secondo l'antica idea di Dollfuss, ossia • Austria indipendente come elemento di organizzazione danubiana e in funzione anti-bolscevica prima di tutto •; in un secondo tempo potrà discutersi del sistema di governo migliore. Egli non vuole distaccarsi dalla realtà dimostrata dai fatti e cioè che al momento dell'annessione certamente il 70 % degli austriaci erano nazisti •. • Vedremo, dice Starhemberg, quali convinzioni politiche questa gente avrà alla fine della guerra nel caso che la Germania sia battuta: solo allora si potrà parlare seriamente di riorganizzazione del bacino danubiano e della forma di governo da adottare. Per l'Austria si potrà, se del caso, considerare anche la monarchia, ma solamente allora •.

Il Principe Starhemberg ritiene che i migliori esponenti austriaci qui riuniti non devono pretendere di rappresentare l'Austria -che finora non esiste -e che potrebbe forse anche dopo una guerra disastrosa per la Germania esprimere il voto di rimanere incorporata in uno stato germanico, ma semplicemente e puramente • l'idea austriaca •.

Gli ho allora chiesto quali sono le personalità austriache, oltre l'arciduca Otto e lui stesso, che mantengono contatti con le autorità francesi ed inglesi. Mi ha detto non esservi da considerare, oltre a Zernatto e Stockinger che sono a lui legati, che il sedicente generale Deutch, noto organizzatore dei reparti armati marxisti austriaci che presero parte alla famosa rivolta del febbraio 1934 a Vienna e che ha capeggiato truppe rosse in Spagna dove gli è stato conferito il grado di generale. Starhemberg ha aggiunto che nell'interesse dell'idea austriaca non ha esitato ad entrare in contatto prudente col Deutch, ricavandone l'impressione che un'evoluzione di questi e dei suoi seguaci è possibile e che un accordo con loro sarà forse non difficilmente raggiungibile. Ad ogni modo molto più facilmente che non con l'ambiente guidaico massonico che gravita intorno all'arciduca Otto e che è contro lui Starhemberg prevenutissimo perchè tacciato di • fascista • e troppo infeudato all'Italia: accusa che d'altronde gli risulta essere qui diffusa e mossagli ad opera particolarmente dell'Inghilterra.

Ho tratto l'impressione che Starhemberg, avvicinandosi più degli altri alla realtà delle cose, consideri ancora premature le previsioni che si stanno qui facendo negli ambienti polacchi, cechi ed austriaci sulla futura sistemazione dell'Europa centrale, in quanto che a suo avviso la pelle dell'orso è ben lungi dall'essere a disposizione di coloro che ne discutono e scrivono troppo facilmente e spesso senza sufficiente cognizione di causa.

Ad ogni modo Starhemberg è talmente convinto che le sorti dell'Austria sono legate a quelle dell'Italia da ritenere, come mi ha detto, che, nel caso di una capitolazione della Germania, l'Italia dovrebbe occupare militarmente le provincie austriache in modo da poter imporre alle democrazie occidentali la sistemazione danubiana che riterrà la migliore.

Starhemberg mi ha ripetutamente espresso la sua devozione e la sua cieca fiducia nell'idea fascista e nell'opera del Duce che egli ha sempre considerato il solo grande Uomo di Stato vivente che ha una vera concezione • europea • della politica internazionale.

ALLEGATO 2

MIRKO GIOBBE, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA

PROMEMORIA. Parigi, 16 novembre 1939.

Otto d'Asburgo mi ha ricevuto dalle undici a mezzogiorno nell'albergo Cayré dove vive più che modestamente. La conversazione si è svolta anzi nella camera

• da letto personale di Otto. Il giovane appare fisicamente in ottima forma. Dà l'impressione di un certo dinamismo, di un certo spirito di risoluzione.

Premesso che le dichiarazioni non sarebbero state in alcun modo utilizzate

a scopo giornalistico e che in questa prima occasione il tema svolto sarebbe stato

quello generico dell'Europa, ecco come può essere riassunto il pensiero dell'aspi

rante al Trono d'Austria:

Versaglia fu una costruzione meccanica e non organica. La guerra attuale è la conseguenza della mancata organizzazione del bacino danubiano. La fisionomia del resto del continente si è in un certo senso ormai stabilizzata. L'errore principale fu di creare degli ostacoli doganali tra gli stati danubiani le cui economie sono essenzialmente complementari. Il loro indebolimento progressivo ha permesso alla Germania di ingrandirsi a loro detrimento. Caduta Vienna era assurdo pensare che Praga prima e Varsavia poi avrebbero potuto resistere.

Ormai bisogna vedere le cose con realismo. La Germania perderà la guerra, anche perchè la sua composizione è. eterogenea e perchè Hitler ha commesso il crimine di aprire le porte dell'Europa al bolscevismo. Tuttavia la Francia e l'Inghilterra non debbono farsi ancora illusioni sulla capacità di resistenza di certi paesi alla spinta russa. La Romania, anche se assistita, non potrebbe ad esempio fronteggiare la Russia. È convinto che in caso di invasione della Romania da parte dei Sovieti, l'Ungheria non esiterebbe a riprendere quello che le spetta anche per poter attrezzare le sue frontiere dell'Est con una certa efficienza strategica.

In ogni modo nell'Europa di domani deve figurare una confederazione danubiana che dovrebbe comprendere la Baviera, l'Austria, l'Ungheria, la Boemia, la Moravia e la Slovacchia e costituita soprattutto su basi economiche. Un nesso religioso ed un istintivo antipanslavismo dovrebbe favorire la formazione di questo organismo politico che dovrebbe appoggiare la sua azione soprattutto sull'Italia fascista e cattolica, elemento determinante dell'Europa e del Mediterraneo dove una intesa tra Italia, Francia e Spagna dovrebbe costituire un fattore decisivo di stabilizzazione.

Comprende che l'interesse dell'Italia è di escludere ogni egemonia in Europa quindi di vedere limitata l'influenza dell'Inghilterra. Ma pensa che è anche suo interesse non vedere indebolita la Francia che deve con l'Italia far fronte al germanesimo.

Si sorprende che Franco -uomo di stato di scarso valore -subisca la ripresa della propaganda comunista e, non abbia già ripristinato la monarchia chiamando non Alfonso XIII, completamente esautorato, ma Don Juan.

Prevede a breve scadenza la partenza di Chamberlain e l'accesso al governo di Londra di uomini animati da una maggiore comprensione e più realismo. Non esclude che possa accadere la stessa cosa a Parigi.

Sul tema dell'Austria il fatto che Lebrun l'ha inclusa, nel suo messaggio al Belgio e all'Olanda, tra gli scopi di guerra, deve essere interpretato come un'affermazione d'alta portata politica -concordata del resto con Londra. Non bisogna però fare l'errore dei cecoslovacchi, i cui governanti offrono uno spettacolo di scarsa solidarietà disputandosi il potere con precipitose anticipazioni. Quello che conta è la liberazione dell'Austria con la prospettiva del ripristino della Monarchia, unico strumento di continuità storica di uno Stato.

Circa le capacità di vita di una c piccola Austria • esse esistono a condizione che la struttura economica si avvii spontaneamente verso un assestamento di tipo corporativo. Non già applicando di autorità la c teoria • corporativa come aveva tentato di fare Schuschnigg.

Infine esiste una Europa cristiana che occorre difendere dalla barbarie. Mussolini -che ha una indiscutibile saggezza politica e ha dimostrato di voler difendere l'Europa ad ogni costo -ha più di una volta fissato la inferiorità della Germania prussiana sul piano della civiltà. L'hitlerismo col suo pericoloso ateismo può precipitare l'Europa nel bolscevismo. c Hitler è un fanatico, fin da ora vittima della sua demagogia, che oggi non può nemmeno più impiccare i comunisti • . '

(l) -Vedi D. 206. (2) -Non pubblicato.
245

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 4023/1554. Mosca, 16 novembre 1939. Nel rapporto annuale sulla situazione politica ed economica dell'U.R.S.S. per il 1938 questa Ambasciata scriveva: « La permanente difficoltà di conciliare gli obiettivi internazionali del movimento marxista con le esigenze pratiche della politica nazionale provocano nell'U.R.S.S. l'alternata pvevalenza di due •correnti: quella favorevole ad una collaborazione ,coi Governi borghesi 'e quella che reclama una decisa azione internazionale in senso rivoluzionario. La prima 'corrente, capeggiata da Litvinov e dal suo Commissariato per gli Affari Esteri, punta verso la solidarietà dei fronti popolari in tutti i paesi democraUci per rafforzare la resistenza contro il fascismo; la seconda, rappresentata dal Comintern, propugna l'unione di 'tutte le forze proletarie per effettuare la rivoluzione comunista mondiale. Stalin controlla e manovra ambedue le ·correnti, spingendo avanti ora l'una ora l'altra, a seconda delle necessità e delle opportunità del momento. Negli uLtimi anni aveva avuto il sopravvento la politica dei fronti popolari, che doveva servire a Litvinov nei suoi tentativi ginevrini per mettere in azione il meccanismo della sicurezza collettiva. Nel frattempo era stata messa in sordina la propaganda rivoluzionaria. Nel corso del 1938 si inizia un movimento in senso opposto, ed il segnale ne è stato dato già nel febbraio dalla nota «lettera al compagno Ivanov », con la quale Stalin, rispondendo ai quesiti postigli da un giovane propagandista bolscevico, afferma la interdipendenza fra la vittoria definitiva del comunismo nell'U.R.S.S. e la rivoluzione proletaria mondiale. In questo documento Stalin spiega che l'Unione Sovietica non può sentirsi sicura contro i pericoli di una restaurazione borghese e di un intervento militare estero se non può •contare sull'aiuto del proletariato mondiale. Di qui la necessità di a•gire presso le masse lavoratrici dei paesi capitalistici per prepararle a difendere, in 'caso di bisogno, le ·Conquiste rivoluzionarie dell'U.R.S.S.

In abtre parole, Mosca deve continuare a lavorare per preparare la rivoluzione mondiale».

In luogo di « politica dei fronti popolari » si legga « accordo tedesco~sovietico », ed il quadro presentato alla fine del 1938 rimane perfettamente applicabile alla situazione odierna. La 'collaborazione coi partiti di ,sinistra dei paesi borghesi è stata abbandonata ed al suo posto è subentrata la collaborazione colla Germania nazista; ma quest'ultima continua ad essere soltanto uno degli strumenti della politica staliniana; l'altro strumento -l'azione proletaria internazionale -viene sempre mantenuto in efficienza e pronto all'impiego.

Confrontando la situazione odierna con quella del 1938, si può anzi prevedere che il Comintern sarà ·chiamato a svolgere una attività più la11ga e· più fattiva ·che non quella dell'organo ufficiale della politica estera: ciò per la ragione che il campo di manovra di quest'ultimo risulta oggi più circoscritto, mentre quello del primo si è molto allargato. Questa mia affermazione merita però un maggiore sviluppo.

Durante gli anni della gestione Litvinov, quando la politica estera sovieUca aveva ,come obiettivo principale il trionfo delila «sicurezza collettiva», ,l'azione dei rappresentanti ufficiali dell'U.R.S.S. poteva esplicarsi in numerosi e diversi settori. Presentandosi come paladino della Società delle Nazioni, Litvinov aveva potuto stabilire H suo centro di operazioni a Ginevra, e da Ginevra egli manovrava in tutte le capitali dei paesi democratici, facendo leva sul fanatismo e l'opportunismo societario degli Eden, Ceci!, Blum, Boncour, Jouhaux, Benes, De Brouckère, Mnnch e compagni. Era il periodo in cui non conveniva all'U.R.

S.S. di indispettire troppo la borghesia sociaHstizzante del mondo democratico, per cui il « Politbureau » di Mosca dava ordini al Comintern di moderare le sue manifestazioni rivoluzionarie e di cercare invece l'alleanza colla 2a internazionale.

Effettuata nel settembre di quest'anno la virata di bovdo rappresentata dall'accordo con la Germania nazista, il campo di manovra della politica ufficiale si è notevolmente rtstretto, riducendosi quasi esclustvamente aHa collaborazione con Berlino.

Ora, la colla1borazione fra due regimi ile cui ideologie si sono fino a ieri :llerocemente combattute, deve necessariamente basarsi su interessi di ordine realistico e quindi di natura contingente, e per questo limitati nel tempo e nello spazio.

Quali :sono 'Stati per l'U.R.S.S. i moventi e le finaHtà dell'accordo con la

Germania?

A mio avviso i dirigenti di Mosca miravano essenzialmente ai seguenti

obiettivi:

l) stornare la minaccia dell'espansionismo tedesco ai danni dell'U.R.S.S.;

2) fomentare lo scoppio di un conflitto europeo che avrebbe indebolito

!paesi borghesi.

L'accordo offerto da von Ribbentrop, non solo rtspondeva ad entrambe queste

finalità, ma offriva anche all'U.R.S.S. l'opportunità di soddisfare con pochissimo

rischio le aspirazioni territoriali del nazionalismo sovietico, attraverso una

spartizione della Polonia e la riconquista delile vecchie posizioni strategiche della

Russia zarista nel Baltico orientale.

Nello spazio di poche settimane l'U.R.S.S., sfruttando in pieno la situa

zione creata dalla guerra, ha raggiunto tutti questi obiettivi e si trova oggi neHa

posizione privilegiata del contraente che ha già I"icavato i massimi vantaggi dal

contratto 'concluso, mentre l'altra parte -la Germania -ha finora beneficiato

unicamente del vantaggio negativo della neutralità benevola dell'U.R.S.S., ma è

tuttora insicura della reale portata del vantaggio positivo che le è stato pro

messo, e cioè le forniture di materie prime sovietiche.

In queste drcostanze è chiaro che Mosca conserva una libertà d'azione che

Berlino rpiù non possiede. È pertanto Mosca ,che deciderà, secondo le proprie

convenienze, dell'opportunità o meno di sviluppare ulteriormente la collabora

zione tedesco-sovietica.

Ora, l'osservatore ,che consideri la situazione ,internazionale dal punto di vista puramente ,sovietico, è portato logicamente alle seguenti conclusioni:

Nella lotta ingaggiata fra Germania e blocco anglo-francese l'U.R.S.S. non ha intere-sse di impegnarsi a fondo a favore della Germania, perchè una vittoria tedesca potrebbe far risorgere in un non ilontano avvenire il pericolo di un pangermanismo che premerebbe specialmente sulle frontiere sovietkhe. Di più i vantaggi 'che l'U.R.S.S. potrebbe sperare da un suo attivo intervento militare, d'accordo ed in cooperazione ·Colle forze tedesche, in settori rimasti finora pacifici (Balcani, Vicino e Medio Oriente), sarebbero troppo incerti ed aleatori, fino a quando rimanga indeciso l'esi,to' del> ·ConfHtto tra le mag,giori potenz.e impegnate.

D'altra parte, l'U.R.S.S. non ha bisogno di «spazio vitale». Il suo fondamentale problema di politica estera non è di carattere territoria[e. Questo problema è rappresentato invece dal pericolo dell'« accerchiamento capitaHsta ». Per eliminare, o per lo meno allontanare, questo pericolo, quali vantaggi offre un'alleanza militare con la Germania? Nessuno, se da una guerra vittoriosa dovesse uscire una più forte Germania nazioncill.ista ed imperialista. La soluzione radicale del problema sovieUco può essere ottenuta soltanto col sovvertimento del mondo ~capitalista in tutti i paesi belligeranti. E per raggiungere questo scopo, molto meglio che la ·collaborazione militare con Ja Germania sexvirà la propaganda rivOiluzionaria della Terza Internazionale, la quale può oggi lavorare con particolare efficacia, sfruttando i dtsa,gi e le sofferenze delle masse lavoratrici, le difficoltà in cui si dibattono i Governi borghesi, la ·Crisi del commeriCio e dei rifornimenti, la formidabile pl"essione tributaTia, la demoralizzazione sociale che ~si sconta dalle incertezze e da]la durata della guerra.

In altre parole, io vedo l'interesse e quindi l'obiettivo dell'U.R.S.S. non già in una partecipazione alla guerra, ma nel suo s:fruttaJmento ai fini di una rivoluzione proletaria che darebbe a Mosca il p!l"edominio politico su un'Europa bolscevizzata. Ed è soltanto in questo senso che ritengo si debba interpretare l'ultimo discorso « pacifista » di Molotov, quando il Presidente del Consiglio dei CommLssari del Popolo ha in sostanza sposato le tesi ed il programma del Comintern.

Si parla oggi di una rinascita del vecchio imperialismo slavo, e l'aff.ermazione può sembrare in parte giustificata dagli avvenimenti più recenti. Io credo però ·che ci troviamo di fronte ad un movimento provocato non tanto da un risorgere di sentimenti nazionalisti, quanto dagli sv11U{PPi delle pure teorie leniniste, e che qualificherei piuttosto ~col nome di «espansionismo bOilscevico ».

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L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 4037/1561. Mosca, 16 novembre 1939.

I numerosi negoziati internazionali che si sono ~succeduti a Mosca nel cor·so degli ultimi tre mesi sono stati ~caratterizzati da un fatto inconsueto: voglio alludere alla partecipazione personale di Stalin.

Il fatto era nuovo, perchè è noto che Stalin, iJl quale non ha mai voluto assumere ufficialmente la carica di Capo dello Stato o del Governo, aveva finora preferito operare dietro le. quinte, llasciando :che le «autorità competenti» agissero in pubblico a nome del Governo dell'U.R.S.S. Egli non aveva mai preso parte diretta a negoziati ·con rappresentanti di Governi esteri, e se ne era sistematicamente astenuto ancora durante le trattative anglo-franco-sovietiche dell'estate scorsa. Invece, a partire dalle trattative del 23 agosto con von Rtbbentrop per il patto di non agg,ressione, Stallin ha personalmente ed attivamente partecipato a tutti i suc.cessivi negoziati: a quello di fine settembre ancora con von Ribbentrop per il trattato di amicizia, poi a quelli :coi Ministri degli Esteri di Estonia, Lettonia e Lituania, ad alcune delle conversazioni con Saracoglu e finalmente alle trattative ·con la delegazione finlandese.

Ciò ha fornito l'occasione al alcuni dei miei •colleghi di venire in contatto col «padrone del Cremlino», sulla cui pel'sonalità ho raccolto varie impressioni che valgono forse la pena di venir segnalate.

Ho già riferito a suo tempo (l) il giudizio formulato da von Ribbentrop durante la sua prima visita a Mosca, quando egli mi ha definito Stalin c·ome «un uomo di: grande calibro». Anche dopo la seconda visita von Ribbentrop si mostrava imp·ressionato dal senso di forZ!a che emana dalla personalità di Stalin, dal suo acuto senso realistico, dalla logica semplice e •chiara ma al tempo stesso persuasiva del suo ragionamento, dalla fermezza tranquilla delle sue decisioni.

A loro volta i miei colleghi !baltici me ne hanno decantato la cordialità e la bonomia del tratto, il buon senso delle argomentazioni, l'attitudine conciliante, l'apparente imparzialità di giudizio ed il linguaggio sempre •Calmo e moderato.

Aggiungo che tutti i rappresentanti baltici mostrano ancora oggi di fondare le loro speranze per la conservazione dellla indipendenza dei rispettivi Paesi soprattutto sulle assicurazioni loro date da Stalin ·con un tono di onestà e sincerità ·che essi hanno giudicato perfettamente genuine.

Merita adunque di essere rilevato l'elemento dell'ascendente personale che ha indubbiamente giocato nei negoziati coi tre piccoli paesi baltici, e che non escLuderei abbia avuto una certa influenza anche nelle tl'attative di von Ribbentrop :con StaUn.

Quello però che più di ogni altra cosa ha colpito gli stranied partecipanti alle conversazioni del Cremlino, è il suo incontestato ·potere di comando, la soggezione completa che mostrano a suo riguardo tutti i membri del Governo e del Partito. Mi è stato riferito che quando la conversazione entrava nel .cuore del problema, era soltanto Sta[in che interloquiv:a, che faceva. proposte e prendeva decisioni, ·senza illlterpellare nè Molotov nè altri. La sua parooa era sempre defini!tiva per la parte sovietka.

Da quanto precede si deve adunque tirare la <Conclusione che anche nel campo degli affari ·esteri il fattore dominante è la volontà di un uomo, e che quando si parla di Governo sovietico, di Partito boLscevico e di Politbureau conviene sempre tener presente ·che questi diversi organi sono sopratturtto gtli strumenti della politica personale di Stalin.

(l) Vedi D.D.I., Serie VIU, vol. XIII, D. 264.

247

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 831. Tokio, 17 novembre 1939, ore 18 (per. giorno 18, ore 1,15).

Un cerimoniere di Corte ha detto a un segretario di questa Ambasciata che numero degli avversari della Germania si è qui accresciuto negli ultimi tempi tanto più che Berlino non dà pace con sua pressione per una intesa con Russia. Egli, pur dichiarandosi .propenso ad intesa con anglo-sassoni, prevedeva che Giappone non sarebbe per altro deciso nè con questi nè con russo-tedeschi, ma aggiunse che una entrata in guerra dell'Italia avrebbe potuto, influire sulla susseguente politica Giappone. È notevole come stesse precisazioni su attuale poli:tica Giappone e su quella futura in rappocio all'Italia fossero state fatte due giorni prima da un segretario di questo Ministero degli Affari Esteri a un altro funzionario della R. Ambasciata.

248

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. 27350/505 P. R. Roma, 17 novembre 1939, ore 18,30.

Telegramma di V. E. n. 0172 (1). Non è stata presa nessuna iniziativa, nè sono state o sono condotte conversazioni per un blocco balcanico (2).

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. SEGRETO 8989. BerLino, 17 novembre 1939.

Mi permetto richiamare la Tua speciale attenzione sul mio rappo11to odierno relativo alla questione dei nostri rifornimenti carbone (3).

È fin dal 16 marzo di quest'anno (mio rapporto n. 2151/628) che io ho creduto dover insistere sulla nec.essità di formare in Italia, indipendentemente dai rifornimenti tedeschi, delle scorte di carbone. Gli avvenimenti evidentemente, non lo hanno permesso.

Ora i tedeschi ci notificano che : a) da un momento all'altro il porto di Rotte11dam puo esser reso inutilizzabile; b) essi ci possono fornire vagoni ferroviari per il solo trasporto di 250.000 tonnelllate mensili.

z4 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

D'altra parte, noi abbiamo, sembra, una disponibilità di appena tremila vagoni, il che .significherebbe, fra vagoni ttaliani e tedeschi, un totale di appena

350.000 tonnellate mensili!

Se ·così fosse, noi d troveremmo di :fronte all'irreparabile. Ma cosi non è e non può essere. Però bisogna prevenire, con grande dsolutezza e rapidità. Non è il carbone ·che manca quanto i mezzi per trasportarlo.

lo ho avanzato in proposito varie proposte. Ma permetti che, in questa lettera personale a Te, io accenni anche alla oportunità di istituire in Italia un «Commissario :. carboni che accentri wtte le competeneze e le responsabilità in materia. Finora siamo andati avanti a furia di pannicelli caldi, sempre fidando esclusivamente neUa Germania.

Ora la Germania ci fa SéliPere ·che oltre run certo limite -ridottissim.o

non può andare. Non solo, ma essa ci ha lfatto capire che, in caso di offensiva,

non garantisce neanche quel minimo. Ecco perchè, in materia di approvvigio

namenti, io 1davo a Ribbentrop la famosa risposta del 26 agosto!

Comunque, noi ci troviamo di fronte a u:n vero stato di emergenza, suscettibile di conseguenze anche nel campo politico.

Contemporaneamente, mi permetto sug,gerirTi che la questione sia studlata anche agli effetti inglesi. L'Inghilterra si prepara a ·combattere le esportazioni tedesche. Compreso il .carbone? E ,se la Germania adottasse dell'e misure di ritorsione e di rappresaglia? Ce ne andrebbe di mezzo l'Italia.

La questione è molto grave e mi permetto di sottometterla alla Tua alta

considerazione. Richiamo in proposito alcune notizie stampa odierne che mi

sembrano molto significative.

Con ogni deferenza (1).

(l) -Vedi D. 225. (2) -Vedi le dichiarazioni analoghe fatte il giorno prima da Ciano a von Mackensen in Documents on German Foreign Po!icy, 1918-1945 cit.. Series D, VIII, D. 362. (3) -Vedi D. 251.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 8993/2922. Berlino, 17 novembre 1939 (per. giorno 20). Questo Ministro di Slovacchia, signor Matus Cernak, che è rientrato a Berlino, dopo avere assistito, nella sua qualità ·di Membro dei Par'l.amento Slovacco, alla elezione a Capo dello Stato di Monsignor Tiso, ha avuto oecasione di esprimere al Consigliere di questa Ambasciata la sua viva soddisfazione, che è quella, a suo dire, di tutti gli elementi dirigenti del suo ,paese, per il fatto che l'Italia ha provveduto alla nomina di un suo Ministro Plenipotenziario a Bratislava, il quale ha già iniziato felicemente la sua azione in quella capitale. Il signor Cernak, nel riferire le impressioni da lui raccolte a Bratislava, ha fatto presente come colà si abbia fiducia ·che l'ItaJ.ia vorrà mostrare la sua simpatia al giovane Stato slovacco, il quale sta ora provvedendo alla sua organizzazione interna. I rapporti tra Ungheria e Slovacchia attraversano oggi un momento abbastanza buono. La Slovacchia intende perseguire una politica di stretta nazionalità

e non vuole quindi avere nelle sue frontiere nuclei di minoranze allogene. Essa però non può, in pari tempo, dimenticare che ben 600.000 slovacchi risiedono fuori del:le frontiere de:Ilo Stato. A seguito della distruzione dello Statto polacco, la Slovaochila ha ottenuto nuovamente i pic·col:i territori gi:à ad 'essa srtrappati, durante la crisi cecoslovacca, dalla Polonia: territori i quali però hanno una superficie molto limitata e non comprendono che 40.000 abitanti.

(l) L'originale di questo documento porta il visto di Mussolini.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. URGENTE RISERVATO 9000/2929. Berlino, 17 novembre 1939. Hanno avuto luogo in questi giorni varie 'conversazioni, tra i funzionari competenti germanici da ,una parte e l'ing. Vanni ed il dott. Ri:cciardi daJl'altra, per l'esame dell'attuale sistuazione dei rifornimenti di cal'\bone all'Italia. Dette convel1Sazioni non hanno portato ad una modifica della attuale situazione, ma da parte germanica sono stati precisati akuni dati di fatto, che permetteranno al Regio Governo di formarsi un quadro più realistico delle possibmtà future di rifornimenti dalla Germarn.ia, a queste adeguando i suoi piani avvenire in maniera da non trovarsi all'improvviso di fronte a situazioni spiacevoU. Premetto innanzi tutto quanto segue: l) Tanto l'ing. Vanni che il dott. Ricciardi hanno avuto la impressione che i Tedeschi non vedano di buon occhio l'acquisto di carbone ingle.se da parte dell'Italia. Il dott. Ricciardi ha opportunamente in proposito fatto osservare che tali acquisti sono necessari pel'\chè la Germania, da sola, non può fornire all'Italia tutto il quantitartivo di carbone di ·cui la sua economia ha bisogno. 2) Da parte tedesca si è molto insistito perchè l'Italia approfitti di questo momento per intensifi·care i ritiri per via martttima. II Ministero degli Esteri del Reich ha voluto anche mettere in rilievo la difficile situazione in cui verrà a trovarsi l'Italia il giorno in cui non potrà più valersi di Rotterdam. Si è arrilvati « in camera charitatis » ad ammonire che non è il carso di farsi illusion•i sulla continuazione di questo apparente stato di calma militare, «la calma attuale essendo foriera di futura tempesta». [n questo caso, una volta sospesi •i trasporti via mare, la Germania ci fa sapere fin da ora che non potrà fornire per via ferroviaria -con mezzi propri -più di 230-250.000 tonnellate di carbone al mese. L'Italia avendo dichiarato di poter mettere a disposizione per i trasporti di carbone solo 3000 vagoni, ne risulta, sempre secondo i Tedeschi, che l'Italia potrebbe trovarsi da un momento all'altro a poter ritirare dalla Germania «solo» 330-350.000 tonnellate di carbone al mese. Il quadro di <CUti SO!pra è indubbiamente molto preoc·cupante. Fuò darsi che da parte tedesca si tenda a calcare le tinte onde riversare sin da ora .su di noi la respon.sa·bilità della situazione rper il fatto -che noi non abbiamo curato i ritiri via mare nella misura suggerita dai Tedeschi. Può darsi che con ciò si miri pure a far pressione su di noi perchè, allarmati delle conseguenze di una possi<bile sospensione degli invii via mare, noi facciamo a nostra volta pressione sull'Inghilterra per indurla a non comprendere nel contrabbando di guerra

il carbone. È da osservare d'altra parte che la situazione risulterebbe :per noi ancora più disastrosa di quello che non sia dipinta dagli stessi Tedeschi :nel ·caso che la Germania -data la sospen.Sione dei ritiri via Rotterdam -volesse usare pur nei nostri confronti di un diritto di rappresaglia e quindi non permettere ·i nostri approvvigionamenti attraverso l'Inghilterra.

Tanto l'ipotesi prima, quanto questa seconda sarebbero, anche politicamente, di runa gravità eccezionale e, per quanto meritino di non essere perdute di vista (vedi in proposito alcuni sintomatici accenni stampa: mio teleSIPresso odierno

n. 8966/2914) (l) possono, alimeno per ora, essere considerate nè più nè meno che ·come ipotesi. Ma non per questo rimane ipotetica la interruzione dei trasporti via Rotte11dam, in quanto essa potrebbe essere la conseguenza automatica di una estensione della guerra alle coste olandesi: e belghe.

Contro questa eventualità bisogna assolutamente e in tempo premunirsi dato che essa non potrebbe a meno, almeno per un primo tempo, di scombussolare tutto il nostro dispositivo economico industriale.

Per un esame obbiettivo della situazione sembra a me necessario tener presente quanto segue:

a) la Germania è pronta a fornire -fob -all'I1talia, oltre i quantitativi .finora ritirati, altre 145.000 tonnellate dall'Alta Slesia (ex-Polonia), dimodochè il quantita:tivo totale che la Germania potrebbe fornire -ripeto g,emf. pre fob -ammonterebbe a 900.000 tonnellate al mese;

b) anche se la produzione del bacino reno-westfalico dovesse essere ristretta in seguito agli sviluppi bellici, essa potrebbe venir integrata, per ~e forniture verso l'Italia, da quella dell'Alta Slesia: si tratterebbe solitanto di studiare a tempo, mediante spedizioni di saggio, ·la fungibilità delle diverse qualità di carbone slesiano con queLle dellla Ruhr attualmente usate;

c) le possibilità dei rifornimenti di carbone tedesco all'Italia sono quindi la questd.one di 'diritto e doè se debba essere il paese. a,cquirente od il paese quasi esdusivamente limitate dalle possibiLità di trasporto. È inutile sollevare venditore a fornire i v.agoni. Vi è qui una situazione di fatto •che non può es'Sieiie ignorata e cioè che la Germania è in guerra e ha una gravissima deficienza di vagoni aperti -già da me denunciata mesi or sono -e •che tale deficienza può essere ancora maggiormente accresciuta se necessità fbelliche ·costringessero la Germania ad intensi movimenti di truppe e di materiale. Non vi è da sperare quindi in un aumento, almeno notevole, del numero dei vagoni germanici per i trasporti di carbone all'Italia: ·che anzi, i Tedeschi mentre promettono di dare vagoni per 250.000 o più tonnellate mensili, si affrettano ad aggiungere che non garantiscono neanche quelli;

d) la via di Rotterdam verrà, più o meno presto -o per l'una o l'altra ragione -chiusa e per conseguenza si deve essere preparati a rifornirsi di carbone germanico esclusivamente via terra. In rta:Le siutazione non sarebbe assolutamente possibile ritirare dalla Germani:a tutte :Le 900.000 tonnellate (lett. a) perchè anche :se si avesse (cosa 1a, pdori da escludersi) a disrpoSiizione il numero di vagoni necessa~io, non v;i sarebbe una :sufficiente capienza di transiti ferroviari.

Per non trovarsi quindi all'improvviso di fronte a situazioni tmpossibili a dominare, occorre prospettarsi sin da ora l'eventualità di runa interruzione de·i rifornimenti dalla Germania via mare, e cercare di trarre il miglior partito dalle vie terrestri accertando:

l) numero massimo, dtco massimo, dei vagoni italiani che possono prevedersi disponibili per il trasporto di carbone, :contemporaenamente studi·ando una riduzione del loro ciclo. È inutile dire che il numero di 3000 carri italiani finora prev1sti è irr1soriamente inferiore al necessario;

2) numero de·i treni-carbone che potranno transita11e mensilmente per J singoli valichi itala-germanici, tenendo presente:

-·Che la linea Karlsruhe-Basilea può venir inte!Trotta in ogni momento, il che costringerebbe a far :fare ai vagoni provenienti dalla Ruhr un più lungo giro (70 chilometri) e renderebbe quindi per tanto meno redditizio il transito del Gottardo e

-che potrebbe verificarsi la nece.ssità di sostituire, per ragioni .belliche,

buona parte dei carboni della Ruhr con quelli dell'Alta Slesia, e dò con un

maggior carico per i transiti di Piedicolle e di Tarv·isio.

Il volume del carbone trasportato via terra deve in altri termini esser por

tato al massimo consentito dalla capacità dei singol·i valichi. Occorre quindi

che sia studiata la migliore utilizzazione posstbile dei vagoni, quali sono gli

itinerari più adatti nei vari casi che possono presentarsi, nonchè esaminare [a

pOISsi:bilità di :i:stituire un ordine di precedenza da dare alle varie qualitd e

provenienze.

Dato infatti che un aggravamento della situazione è, per detta degli stessi

tedeschi, da prevedersi, si presenta ovvia la necessità di costituire delle scorte

per le qualità più necessarie all'economia belli·ca. E poichè non è possibile

costituire tali scorte ·con importazioni addizionali, non resta ·che -entro i 11miti

del quantitativo totale importabile -sostituire il più possibile i .carboni neces

sari alle industrie •chiavi a quelli destinati ad altri usi, il cui •consumo dovrebbe

essere evidentemente -e a tempo -ri:dotto. R1dotti i consumi meno neces

sari e istituito un'ordine di precedenza per qualità, nelle spedizioni, si potrebbe

sperare di aSIS1ilcurare il :funzionamento delle :fabbriche italiane più essenziali

(alti forni etc.) anche nel periodo, che bisogna prevedere II>'ros•simo, di tempo

raneo sconvolgimento che indubbiamente seguirà la interruzione dei trasporti

via Rotterdam .che ormai ci viene martellata dai tedeschi.

Tutto questo richiede una serie di provvedimenti di indole interna che, men•

tre non sono di ·Competenza di una singola amministrazione, vanno tuttavia

predisposti ed attuati •con una assoluta unidtà di criteri.

Al riguardo devo osservare che, dall'esperienza avuta sin qui, mi sembre

rebbe necessaria una maggiore •coordinazione fra i vari .servizi e i vari Ministeri

incaricati della .trattazione deLla questione carboni e ciò non soltanto in Italia

ma anche in Germania. È già successo, infatti, qualche volta che ~e proposte

degli e51Perti sono restate semplice espressione di buona volontà e non hanno

trovato applicazione, o l'hanno trovata parziale e. ritardata perchè rivelatisi

insufficienti o addirittura impotenti di fronte ad autorità :poliitiche od econo

miche di più Lata competenza. Non bisogna dimenticare che, in Germania, si

oc·cupano della questione carboni gli o11gani seguenti: a) sindacato carboni;

b) autorità ferroiViarie;

c) autorità del Piano Quadriennale;

d) autorità politiche, ed ora per giunta:

e) autorità militari.

Mi parrebbe quindi ·indispensabile, dandone per i primi i'esempio noi stessi, di forzare una maggiore coordinazione di competenze qui, in modo 1che tutte le questioni relative ai rifornimenti di cal'lbone dalla Germania vengano trattate da una unica Commissione nella quale siano riuniti tutti i vari esperti e rappresentanti dei singoli Ministeri, e ciò per entrambi i Governi.

All'infuori dei ,provvedimenti di cui sopra mi permetto di suggerire alla

E. V..che: l) vengano studiate sin da ora le possrbilità di opportune intese con l'Inghilterra in materia di ~continuazione dei rifornimenti marittimi di carbone;

2) fin da ora venga previsto il caso che dei « charters » italiani inviati a carkare a Rotterdam siano sorpresi in viaggio da avvenimenti che ne mettano in pericolo la utilizzazione. Forse sarebbe bene che essi venissero autorizzati senz'altro a recarsi a 'caricare in Inghilterra.

Mi sono permesso di approfondire un po' -per quanto si possa fare da Berlino -tutti i vari aspetti della questione approvvigionamenti carboni, ritenendola una delle più essenziali sia ai fini economici e bellici sia, persino, a quelli politid.

(l) Non pubblicato.

252

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7126/3228. Parigi, 17 novembre 1939 (per. giorno 27 ).

Miei rapporti nn. 69<80/3166, (l) 7001/3180 (2) 7670/3203 (3) del 13, 14 e 16 novembre corr.

Léger, dal quale sono stato oggi a conferire dr·ca varie questioni derivanti dal blocco marittimo, mi ha detto incidentalmente ·che la frase contenuta nel messaggio del Presidente Lebrun ai Sovrani d'Olanda e del Belgio deve inter

pretarsi nel senso più vago 1e meno compromissorio nei riguall"di della dpanzione delle « ingiustizie » commesse dalla Germania contro Austria, Cecoslovacchia e Polonia. Tranne per la Polonia, il Governo francese non ha voluto permettere 1a creazione di Governi dei predetti ·ex-Stati in territorio francese, ma ha deciso di permettere soltanto l'istituzione di gruppi e di comitati intesi a difendere gli interessi etnici au:striad e cecoslovacchi. La frase quindi del Presidente Lebrun, se accenna ad «ingiustizie», non specifica di quali «ingiustizie» si tra:tti e tanto meno definisce il modo con cui esse dovrelroero essere riparate, se cioè con la ricostituzione degli Stati stessi o ·con altri mezzi.

Secondo Léger quindi, malgrado la .citazione fatta dal Presidente della RepUiblblica dei precisi nomi degli Stati rvittime di «ingiustizie», ·gli s·copi di guerra della Francia rimangono non precisamente definiti e quindi subordinati alle future rvicende militari.

Sempre secondo Léger, Daladier, per attenuare i rigori della censura moUo male sopportati dai giornalisti francesi, riteneva opportuno ora permettere a questi ultimi una maggiore libertà rdi discussione teorica sull'argomento vago ed indeterminato degli «scopi di guerra», i quali sono tuttora in realtà nel grembo di Giove (1).

(l) -Vedi D. 206. (2) -Vedi D. 217. (3) -Vedi D. 244.
253

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. RISERVATO 27475/508 P. R. Roma, 18 novembre 1939, ore 10.

Vostro 974 (2).

Monopolio Carboni è già in rapporto con organi tedeschi per continuazione forniture ,carbone ex polacco. Non sembra pertanto necessaria ulteriore domanda scritta. Nel caso che venga nondimeno ri·chiesta fatela in termini vaghi che non implichino nessuna presa posizione per aspetto territori polacchi ma si rt:ferisca unicamente situazione di fatto.

254

IL CONSOLE GENERALE A PRAGA, CARUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 101. Praga, 18 novembre 1939, ore 15 (per. ore 21,10).

Seguito 'telegramma 100 (3).

Circa fucilazioni avvenute ieri e disposizioni per chiusura scuole superiori è stato diramato comunicato ufficiale che sarà .costà pervenuto e che giornali cechi di stamane pubblicano listato a lutto.

Pare che -·contrariamente a quanto annunzia comunicato -i fucilati anzichè 9 siano 47. Circa il numero de.gli arrestati (soprattutto studenti e professori) si dà anche oggi ·cifra assai alta, ·che è impossibile controllare. Numerosi sarebbero i morti ed i feriti •Che si sarebbero avuti durante e dopo gli arresti', che non sono ancora terminati.

Oltre alla chiusura scuole superiori sarebbero stati disposti, ma non ancora resi di pubbHca ragione, divieti di iscriversi Unirversità straniere e di lasciare comunque territorio del Pr~tettora:to per giovani tra i 18 e i 25 anni.

Iersera pubblici locali sono stati obbligati svolgere consueto programma, ma pubblico o si è astenuto dall'assistervi o vi ha assistito con composte manifestazioni di cordoglio.

Stamane a prima ora dtsposizioni d'indole militare analoghe a quene di ieri. Si parla di 100.000 uomini giunti nel Protettorato, la cui abolizione è insistentemente ritenuta prossima anche per l'atteggiamento di resistenza passiva di Hacha e dell'attuale governo ceco che sarebbe tutto solLdale. Si parla anche della !Sostituzione di Hacha con Chvalkovsky. Notizie di altre fuchla·zionil effettuate a Monaco di Baviera, Vienna e Berlino hanno naturalmente aggravato la situazione dando ai cechi sensazione pessimisttca delle attuali condizioni. del Reich.

Telegrafato Roma e Berlino.

(l) -L'originale di questo documento porta il visto di Mussolini. (2) -Non pubblicato. (3) -Non pubblicato.
255

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 832. Tokio, 18 novembre 1939, ore 18 (per. giorno 19, ore 1,30).

Per il caso che Giappone d chiedesse prossimamente qual·che nuova !COncessione di carattere politico, quale ad esempio dconoscimento del nuovo Governo centrale cinese o a•ltra simile, e che R. Governo vi fosse benevolmente disposto, ri:co~do .che vi sono tuttora tre questioni in sospeso, e doè pagamento credito Nanchang, libero eserdzio società narv•i,gazione italiana (di cui si cerca ogni tanto intralciare attività con cavilli e ostruzionismi) e dsardmento dei danni guerra nostre missioni .cattoliche. Ambasciata va da tempo insistendo per loro regolarmento e ha fatto di recente nuove premure, ·cogliendo l'occasione da negoziati giapponesi in 'corso con Inghilterra, Stati Uniti e Russia, per soluzione questioni pendenti relativamente Cina. Ambas·ciata ha rammentato fra l'altro 'COme rkonoscimento del Manciukuò, ritiro Missione Miliatre aviator1a, ·cessazione traffico con Chiang-Kai-Shek e astensione dall'invio di run nuovo Ambasdatore a Chung King ,sono state concessioni da noi fatte senza richiesta di corriSjPettivo e questo Ministero degli Affari Esteri lo ha riconosciuto. Ma 1si 'direbbe sua idea essere stata finora che se qualche sacrifido doveva essere sostenuto ·conveniva farlo non agli amici, perchè si er:a certi non .sarebbero divenuti nemici, bensi ali nemici per cercare di renderseli amici. In queste ultime settimane si è mostrato almeno a parole una migliore volontà secondo ho già riferito. Senonchè non è per ora prevedibile come e in che misura essa si manifesterà concretamente. Ho creduto pertanto doveroso rammentare quanto precede, pur assicurando che questa

R. Rappresentanza 'continuerà intanto a sollecitare ed a IP·remere.

256

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO 269. Shanghai, 18 novembre 1939, ore 20 (per. giorno 19, ore 2,15).

Da conversazione strettamente •confidenziale con questo Incaricato degli Affari e con Console Generale tedesco ho potuto desumere:

l) che lotta di influenza a Tokio tra la Germania e l'Inghilterra si precisa e si accentua;

2) >che azione della Germania in Estremo Oriente tende più che mai alla formazione di un bloc•co tedesco-russo-nipponico-cinese cui si do;vrebbe >giungere dopo queLl'intesa russo-n1pponica che Berlino cerca 'preparare indicandola al Giappone come base di partenza indispensabile per lo stabilimento del nuo;vo ordine in Asia;

3) al raggiungimento vitale di tale intesa la WiLhehnstmsse vorrebbe abbinare riconoscimento ufficiale del Governo Nanchino e la pr-omessa di una ·costaDJte pressione a Mosca' per spezzar'ne di raworti con Ch1an~g-Kai-Shek. Sino ieri Germania sembrava pronta riconoscere nuovo Governo alla condizione poter mantenere un qualunque legame •con Chung-King ·con lo ~scopo effettivo di salvare le posizioni economiche colà conquistate e con queJ.lo dichiarato di favorire appena possibile conversazioni tra Chung-King e Nanchino per raggiungimento di una paee totalitaria. Ambasciatore di Germania avrebbe inve·ce ra,ccomandato da tempo al suo Governo di non mel'cante.ggiare troppo per non coffi!Promettere significato del gesto e per prevenire manovra anglo-francese.

Sempre secondo ·confidenze di fonte tedesca, queste però confermatemi dal Ministro del Giappone, Tokio senza pronunciarsi avrebbe messo innanzi difficoltà di ·carattere economico sottolineato :pericolo di una ll.'eazione americana, e le avrebbe mantenute anche in seguito assicurazione tedesca che l'industria russa riorganizzata potrebbe sostituire fornitura americana e che Ia seta giapponese potrebbe essere inoltrata via Me·ssico. Ciò per·chè dietro gli effettivi e gravi motivi economici vi è la sfiducia che ogni giapponese nutre verso la Russia. Lo stesso Kato mi ha detto senza esitare che Russia è .sempre il nemico ve~so il •quale Giappone deve manteners>i costantemente ·in difesa. Ha aggiunto che mentl'e un accordo tra Russia e Giappone per le questioni elconom1che e di frontiera appare probabile, una Nera e propria !intesa politka tra i due p>aesd. gli appare ancora impossibile. Nonostante le difficoltà suddette Germania con

tinuerebbe nella ;sua opera di p•e11suasio1Ile, convinta ·che un qualsiasi ac•cordo con la Gran Bretagna ·sarebbe sempre precario, dato •che per risolvere i suoi problemi v:itali Giappone dovrà prima o poi affrontare Gran Bretagna e che H problema economico dell'India inglese è inseparabile da quello strateg1co di Singapore.

Il presente telegramma contirnua ·col numero di [plrotocoHo successivo (1).

257

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 256. Budapest, 18 novembre 1939 (per. giorno 20).

Telegramma di V. E. n. 275 del 4 novembre (2) e miei telegrammi per corriere 0242 del 4 novembre (3) e 02•54 del 14 novembre (4).

Le voci di malcontento in Germania, specialmente in Austria e Baviera, continuano a correre ed è in questo malcontentel •che sempre più si vuoi trovare il movente dell'attentato di Monaco.

A parte i polacchi·, ,gli ebrei, e i cechi, fra le popola~ioni della Bavien1 e dell'Austria dove esisterebbero già esponenti di tendenze separatiste, vari motivi sarebbero causa del malumore, oltre alla penuria dei viveri, gra;ve nelle città, molto meno nelle campagne. In primo luogo la questione religiosa; inoltre la classe .dei funzionari, ti dirigenti delle organizzazioni del partito, come gli operai sarebbero ben pagati e in ·situazione di privilegio: non così la classe media, i liberi professionisti, e gli impiegati privati. Essi si troverebbero molto male, tanto più che in Austria e in Baviera i dirigenti del partito sarebbero della Prussia, togliendo oltre tutto «il pane » ai bavaresi e agli austriaci.

A Vienna qualcuno dkebbe «Heil X » per indicare il desiderio che un successore prenda presto il posto del Flihrer.

Continuano ad essere segnalati incidenti di una certa gravità soprattutto in Austria: benchè non ho modo di averne conferma e controllo, a.d ogni buon fine riferisco che persona molto strettamente legata al Presidente del Consiglio, mi ha detto che giorni fa a Vienna si sarebbe verificata una specie di rivolta alla Acca•demia militare, seguita da severissima repressione.

Gli informatori in Austria dell'Ufficio Politico della Polizia ungherese riferiscono continuamente sul malcontento, e non soltanto in Austria e in Boemia. Tali informatori avrebbero riiferito che anche nelle file dell'esercito germanico difficilmente si riuscirebbe a dissimulare il malumore derivante dai ra•pporti con la Rlussia. L'amicizia tedesco-russa non .sarebbe troppo popolare. fra gli ufficiali germanici: in molti locali pubblici questi non farel:fuero segr<eto di simili sentimenti. Vari ripetuti incidenti sarebbero avvenuti tra popolazione civile e autorità germaniche in Austria e in Boemia. È corsa anehe voce qui che in Austria sarebbe avvenuto recentemente un grave acci!dente ferroviario, di cui nessun giornale ha parlato; l'accidente si attribuirebbe ad un atto di sabota•ggio, come già da tempo si attribuiva ad ostruzionismo e a forme di sabotaggio la costante irregolanità dell'orario dei treni provenienti dalla Germania.

Questo Ministro degli Affari Esteri ha voluto dirmi giorni fa di ritenere assai esagerate le voci circa la situazione interna tedesca. Anche le condizioni economi·che non erano realmente preoccupanti; del resto il Governo aveva recentemente aumentato le razioni di viveri. Csàky è invece tornato però a dirmi senza entrare in particolari che la situazione sembrava particolarmente difficile nei territori polacchi occtl(pati.

Secondo alcuni profughi, i tedeschi ricorrerebbero qua e là allo sgombero repentino di villaggi e quartieri, sì ·che, tranne ·che la ·classe dei gr:andi proprietari, i pola·cchi si troverebbero meglio nei territori occupati dai russi che lin quello presidiato dai tedeschi.

Rliferisco tali voci senza possibilità di controllo.

(l) -Vedi D. 263. (2) -Vedi D. 96, che, però, è in data 3 novembre. (3) -Non pubblicato. (4) -Non pubblicato.
258

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 257. Budapest, 18 novembre 1939 (per. giorno 20). Questo Ministro di Romania mi ha detto .che anche a lui erano state riferite le voci di una possibile aggressione tedesca alla Romania attraverso l'Ungheria, ma che non era il caso di prestarvi affatto fede dato che la Germania non1 aveva ,interesse a fare arrestare o diminuire i rifornimenti di materie prime ,che la Romania era !d'altra parte disposta largamente a fomire. La Romania non avrebbe potuto d'altra parte aumentare il rifornimento di carburanti date le attuali disponibilità dei mezzi di trasporto necessari. Il trasporto del carburante poteva ora farsi soltanto per la via del Danubio e per ferrovia, data l'impossibilità di servirsi del mare. Il per·corso wia Danubio era reso difficile nella stagione invernale dalle ·condizioni del fiume, specialmente alle Porte di ferro, mentre occorreva, nel corso superiore, fare un trasbordo in cisterne più piccole per la scarsa profondità. Quanto ai trasporti ferroviari, il materiale rotabile romeno e tedesco era appena sufficiente per la quantità attualmente fornita data la distanza da percorrere, che supera i duemila .chiometri e tale .che un treno completo abbisogna di cil'ca due mesi per tornare al punto di partenza in Romania. Comunque questo Ministro di Germania non gli aveva

nascosto che le esigenze tedesche che Clodius avrebbe ora sostenuto a Bucarest, sarebbero state certamente più forti.

259

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE 208. Sofia, 18 novembre 1939 (per. giorno 21). Mio telegramma 277 del 14 u. s. (1). Quotidiano Utro pubbUca da Istanbul che Stoica sarebbe stato ricevuto ieri da Saracoglu al quale avrebbe consegnato, a nome Governo romeno, progetto

concreto per formazione blocco balcanico chiedendo in proposito parere Governo turco.

260

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 9056/2946. Berlino, 18 novembre 1939.

Gli incidenti di Praga, di cui ai telegrammi Caruso, non sono stati ufficialmente [portati a ·Conoscenza del pubblico, in Germania, ma anche se i 'giornali hanno finora serbato il silenzio, qualche notizia è trapelata, susc.itando una certa impressione, specialmente negli ambienti dtplomatici e giornalistici stranieri.

Nella conferenza per i giornalisti esteri il portavoce del Ministero tedesco della Propaganda aveva detto, nel pomeriggio di ieri, che effettivamente si era avuto a Praga qualche manifestazione studentesca, ma che si trattava d'un eccesso di giovani intellettuali non avente carattere di gravità.

Successivamente, quando la notizia delle fucilazioni (dodid, come si apprende questa sera, per.chè sono stati pa•ssati per le armi anche dei funzionari cechi di polizia) è apparsa sui quotidiani del Protettorato, l'agenzia Dienst aus Deutschland ha fatto conoscere le misure di repressione operate a Praga, avvertendo che sono state prese «per assicurare l'ordine e la calma, che tutto il popolo .ceco desidera, .contro perturbamenti di eccitati elementi giovanili». L'agenzia definiva quindi tali elementi « un circolo piccolo e irrilevante, reclutato esclusivamente dalla classe degli intellettuali, e le cui azioni ispirate da)ll'estero vengono condannate dalla stessa popolazione ceca amante dell'ordine». È evidente la volontà ufficiale tedesca di non drammatizzare questi inddenti. D'a.Ura parte, le misure severissime cui essi hanno dato ·luogo provano invece com.e le autori!tà germaniche del Protettorato debbono ricorrere a mezzi estremi per impedire che le proteste e le manifestazioni di Praga si ripetano o si dilaghino.

Il Ministro Chvalkovsky, rappresentante del Protettora·to a Berlino è partito immediatamente per Praga. Si ritiene che egli abbia il compito di influire sugli elementi moderati perchè non si lascino trascinare dagli altri ad atteggiamenti di ribellione. Quanto tali azioni siano dovute a ispirazione estera, è difficile dire. Non si può a meno di rilevare, peraltro, che i moti studenteschi sono coincisi con la creazione di un Comitato cecoslovacco a Parigi facente capo a Benes e che è stato riconosciuto dal Governo francese.

Le notizie di Praga dàn:no da pensare, a mio parere, soprattutto perchè ci si trova appena agli inizi della guerra, in un momento in cui le Forze Armate tedesche non sono ancora impegnate in un'offensiva. È vero che, come ha detto Hitler a Monaco, la Germania deve ·Combattere soltanto su un fronte, ma è anche vero che deve preoccuparsi non poco della situazione in Boemia e Moravia e in Polonia. Sintomatico, ad esempio, quanto a quest'ultima, che il Governatore dei territori polacchi occupati, Ministro Frank, abbia introdotto il servizio di lavoro obbligatorio con una formula draconiana secondo •cui « ha obbligo di lavoro chi è abile al lavoro » senza, dunque, limiti di età. La popolazione mas·chile della Polonia verrà tutta irreggimentata, in questo modo, e sottoposta a una d1sciplina militare.

In Austria, gli arresti isolati di elementi aristocratici o «vecchio regime», antinazisti ma non certo facinorosi, provano che le autorità sentono il bisogno di intervenire, colpendo anche a caso, perchè la mormorante indifferenza austriaca non si sollevi ad aperte manifestazioni. Sono tutti ·lati di una situazione un po' pesante, per sorvegliare la quale il Governo di Berlino deve esercitare una attenta vigilanza e impiegare anche un contingente di truppe forse superiore a quello che si attendeva.

P. S. -Un industriale italiano reduce da Posen segnala colà da parte dei tedeschi continui atti di violenza a danno dei Polacchi. Mentre il contegno dei soldati è sempre .corretto, non così è quello degli S.S. e degli S.A. e tanto meno ancora delle bande di sedicenti guardie civiche tedesche formatesi localmente prima dell'entrata delle truppe. Costoro si permettono ogni sorta di soprusi e di rapine. Le fucilazioni sono all'ordine del giorno: è particolarmente presa di mira l'c inte.Uigenza :.. Quando non si proceda a esecuzioni sommarie, si fa luogo a deportazioni repentine, a mezzo di colonne di autocarri lasciando ad ognuno di portar via solo fino a 30 chili di roba.

Il lavoro manuale e quello intellettuale è rimunerato ugualmente: l marco e 20 al .giorno. Con tutto dò, si è trovato modo di far procedere regolarmente alle semine.

(l) Non pubblicato.

261

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5306/1453. Belgrado, 18 novemb1·e 1939.

A C'Ura del ·gruppo che fa ·capo al Dr. Stojadinovic è stato fatto circolare in città nei giorni scorsi un foglietto volante nel quale si indicano le ragioni. per cui il gruppo è scontento della situazione creata dall'accordo serbo-croato. Vi è detto innnazi tutto che l'accordo non può dirsi avvenuto tra ,serbi e croati pe11chè il signor Cvetkovic non rappresenta i serbi e tanto meno il suo .partito. Si osserva inoltre ·che l'accordo è ·contrario allo Stato .e a tutti gli ideali e principi che ispirarono la formazione dell'unità jugoslava. Per ciò che si riferisce al momento in cui l'accordo è stato concluso, si osserva che molto poco opportunamente si è creato un malcontento fra i nazionalisti jugoslavi nel momento in cui era minaeciata l'integrità e l'esistenza dello Stato: per accontentare i croati si è diminuita la compagine statale e ·l'accor.do ha aperto la via allo Slciovinismo regionale che mina le fondamenta dello Stato.

Con lo scioglimento ·del Senato il popolo rserbo è stato messo nell'impossibilità di far sentire la sua voce mentre i croati sono padroni, non solo in casa propria, ma anche di metà dello Stato. Si deplora infine che la Serbia sia rimasta senza mare e si prevede che la spartizione della Boonia farà ancora aumentare il malcontento del Paese.

Il manifestino termina ·COn un appello a tutti i serbi per.chè si raccolgano ai loro ideali na•zionali e •combattano per l'unità del Paese.

Mi risulta che privatamente ·l'ex Presidente si esprime in senso ancora più pessimistico ·sulla situazione del Paese. In una conversazione avuta con questo corrispondente della Stefani, Stojadinovic ha fatto •capire che egli considera quasi come inevitabile il distacco, più o meno prossimo, della Croazia dalla compagine jugoslava, ed ha avuto parole di velato rimprovero per il Prin·cipe Paolo al quale fa risalire la responsabmtà dell'abdicazione serba di fronte alle imposizoni di Macek.

L'ex Presidente ha accennato anche, come sua opinione personale, alla necessità per i serbi orienta>re la propria politLca verso un'unione sempre più stretta ·coi bulgari rche, più .affini dei •croati per rsangue e mentalità, potrebbero un giorno sostituire con vantaggio i croati secessionisti. Si tratta, come si vede, di un piano fondato più sul desiderio che •Sulla realtà, piano che ad ogni modo presuppone per la sua realizzazione uno stato d'animo dei bulgari ·che è ancora lontano dall'esistere.

Dalle sue dichiarazioni sembra però ev}dente che Stoja.dinovic, sacrificato dal Reggente, per la sua opposizione all'accordo con i croati, all'ostilità di Macek, cerca ora di profittar.e del malcontento e del disorientamento generale per rifarsi una posizione politica personale.

Si dà per sicura la prossima pubblicazione di un tSettimanale politico .che dovrebbe rispecchiare le sue idee. Si afferma anche --e ciò appare molto verosimile -che Stojadinovtc continui a mantenere rapporti molto intimi con i tedeschi.

262

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7209/3249. Parigi, 18 novembre 1939 (per. giorno 1o dicembre). Nella conversazione che ho avuto ieri con Léger, questi si è mostrato sempre più ottimista nei riguardi dei risultati ,finali dell'attuale conflitto.

La Germania, dopo aver perduto la migliore occasione, cioè quella di portare un colpo durissimo alla Francia ai primi di settembre ostacolando e fome anche impedendo la mobilitazione francese mediante l'indiscussa superiorità dell'aviazione tedesca, ha perduto anche tutte queste settimane autunnali che sarebbero state ·le più adatte ad un poderoso sfor~o miUtare sul fronte ovest. Hitler ha esitarto, ed ora ogni giorno che passa si trova in peggiori condizioni. Le ragioni di una tale esitazione sono del resto -secondo Léger -assai facilmente comprensibili, senza andare a spiegarsele con quell'orrore .della guerra che si attribuisce ad Hitler e .che o costituisce una facile ironia o dovrebbe valere senz'altro a classificare il Fiihrer in uno dei rcasi ben noti e tipici della patologia criminale. La verità è che un attacco tedesco ·sul fronte francese, anche se avesse come risultato di sfondarlo in qualche punto e di ~coll'durre all'occupazione di una parte del territorio della Francia, costerebbe alla Germania parecchie centinaia di migliaia di vite umane. Il popolo. tedegco è !Stato finora mantenuto quasi nell'ignoranza della guerra sul fronte ovest e nell'illusione che questa finirà presto e senza spargimento di sangue. Se arvvenissero ·invece degli scontrr, sia pur vittoriosi ma sanguinosissimi, il morale tedesco ne soffrirebbe in modo assai serio e la macchina infernale di Monaco potrebbe partorirne altre con prevedibili conseguenze sulla compagine interna della Germania. D'altra parte, una eventuale invasione dell'Olanda e del Belgio implicherebbe necessariamente per Hitler una guerra di movimento, alla quale la Germania non sembra abbastanza preparata per la mancanza di sufficienti riserve istruite. La guerra sottomarina non ha dato i frutti .sperati, e gli c esperimenti » di attacchi aerei contro l'Inghilterra finora effettuati hanno dimostrato che per poter raggiungere dei risultati apprezzabili ma non mai certo decisivi, la Germania dovrebbe attaccare con un numero grandioso di apparec·chi, le cui perdite proporzionali sarebbero allora così ingenti da far seriamente riflettere sulla convenienza dell'operazione. Infine, anche ammettendo che le fanterie tedesche riuscissero ad oc·cupare parte della Francia e l'aviazione a devastare parte dell'Inghilterra, ciò non potrebbe che esasperare la volontà di difesa dell'una e dell'altra ed annullerebbe quaLsiasi possibilità di pace.

Su queste ragioni sarebbero fondate le esitazioni di Hitler. Secondo Léger, le parti si sarebbero ora capovolte, e cioè, mentre prima erano gli elementi militari a ·consigliare la prudenza al Fti.hrer, adesso sare]jbero i militari a consigliare di fare al più presto un movimento bellico, per evitare che il fattore tempo ·cominci ad agire contro la Germania. Ribbentrop sarebbe invece diventato più calmo e ponderato, e consiglierebbe al Fti.hrer di condurre anch'egli una guerra lenta ed incruenta, data la scarsezza di risultati che si potrebbero ottenere dalla Blitzkrieg -a cui nessuno più crede e nessuna persona seria ha mai creduto -e le conseguenze nefaste che questa potrebbe avere ·sul mol'ale tedesco. Léger mi ha detto pure che una .persona venuta da Berlino sei o sette giorni fa, gli ha assicurato di aver visto Ribbentrop e di averlo trovato assai ·Cambiato. Non più la consueta sicurezza ed albagia del picco•lo Bismarck hitleriano, non più la sua suffì,sance che nasconde la 1sua insuffisance, ma un'aria più dimessa e quasi compresa delle disavventure in cui si sono risolti i brillanti suc•cessi vantati dalla. diplomazia tedesca da un anno a questa parte. Permarrebbe però in Ribbentrop l'ultima illusione, e cioè che i francoinglesi fanno alla Germania una guerra finta, mentre egli non si ac·corge che questa è una guerra metodica. In verità H bluff politko che si è fatto fino a!l. 3 :settembre non è mai cessato dopo la dichiarazione de:llo stato di guerra. Prima si trattava di una guerra dip:tomati-ca in stato di pace, ora di una guerra diplomatica in stato di guerra.

Ribbentrop, sempre secondo le notizie di Léger, •sarebbe in rotta con i suoi collaiboratori della Wilhelmstrasse. Giorni fa avrebbe radunato nel suo ufficio tutti i .capi-servizio e avrebbe loro detto non soltanto che gli impiegati dell'Amministrazione degli Esteri erano dei disfatt1sti, ma ·che si troV'ano fra di essi addirittura dei traditori. Egli non possedeva ancora prove certe, ma se ne aves:se avute avrebbe fatto cadere delle teste ec·c. ec,c.

Altro che disfattismo francese, commentava Léger!

Quel disfattismo su cui Ribbentrop contava sicuramente per ILare... una pace separata con la Francia. Invece 1a Germania si trova ora costretta a continuare a servirsi, pur senza illusioni, della propaganda bo1scevica in Francia e in Inghilterra ed a presentarsi .invece :ai neutri come il baluardo deU'anti-bolscev1smo baluardo che occorrerebbe non distruggere anzi rafforzare per il bene dell'Europa e della civiltà.

Mi sono limitato ad ascoltare questo discorso di Léger, il quale dimostra in sostanza come l'attuale stasi delle operazioni belliche abbia una ra.gione logi•ca che non era difficile prevedere anche se la guerra fosse scoppiata nel settembre 1938 a seguito della crisi ceca. È naturale infatti che i belligeranti faranno di tutto per poter ·condurre la ,guerra con mezzi che non implichino: l'urto delle loro forze terrestri, fino a quando quest'urto non si renderà per avventura indispensabile ed essi •potranno dimostrare ai loro popoli l'ineluttabilità, giustificando così i sacrifici di sangue che ne deriveranno (1).

(l) L'originale di questo documento porta il visto di Mussolini.

263

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO 270. Shanghai, 19 novembre 1939, ore 6 (per. giorno 20, ore 0,10).

Il presente ;tele~amma fa seguito al numero precedente (1). Dal canto loro, a ,controbattere azioni tedesche, Francia e Inghilterra continuano a preparare quel riavvi:cinamento al Giappone che dovrebbe mrestarne discesa verso il sud. Ritiro di un migliaio di soldati dalla Cina non può essere che un mezzo per facilitare esame di più ,importanti questioni con un Giappone esigente e che regolerà sue pretese sugli sviluppi del conflitto europeo. Nella impossibilità per la intransigenza del Generalissimo di riprendere tentativi mediazione, Francia e Inghilterra esaminano già futuri rapporti 'con Wang-Ching-Wei e il prezzo che ad essi mette Giappone dopo occupazione Pakhoi, e con Wang-Ching-Wei mantengono rapporti segreti.

Giappone ascolta due rivali ed attende, col ,solo scopo di migliorare le sue posirz:Loni e di guadagnare tempo, ,convinto che il peso dell'impresa di Cina e la difficile situazione finanziaria gli impongono di procedere lentamente e con massima cir,cospezione. Sembra voglia oggi posporre pertanto decisione finale cinese sforzandosi di portare innanzi governo Wang-Ching-Wei ad ogni costo e di esso fare la p~etra di paragone per quellla amicizia che da una parte e dall'altra gli viene offerta con insistenza.

In quanto al governo di Chiang-Kai-Shek, Kato ritiene che esso diverrà tra breve un governo provinciale; e poichè in seguito a dissidi in atto tra Kuomintang e il partito comunista, Mosca, sempre secondo Kato, manterrebbe probabilmente suo appoggio soltanto alle provincie dello Shan si e del Kan su che sono senza controllo, Chungking prima o poi sarebbe costretta ad avvicinarsi a Nanchino.

264

IL CONSOLE GENERALE A PRAGA, CARUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T 103. Praga, 19 novembre 1939, ore 14,35 (per. ore 19,;45).

Seguito telegramma 101 (2).

Si sono avute ieri altre esecuzioni, di cui 2 1sulla persona di funzionari della polizia ceca. Le ripevcussioni sono serie. La s~tuazione ha ormai assunto caratteri di gravità definitiva, ,che se non presenta pericoli immediati, col sopravvenire di elementi nuovi, può diventare molto aleatoria. Praga è apparentemente tranquilla, ma la ribellione è sul volto di tutti; si sono avuti altri seri incidenti anche nei dintorni.

Si parla di ep1sodi di terrore. Hacha ha letto ieri run appello alla calma e iersera è staJto proclamato, dalle Autorità 'ceche, lo stato d'assedio -che si estende a tutti salvo i cittadini del Reich -sui distretti di Praga città, Praga campagna, Kladno, Beran, Horovice (centri operai v~cino alla capitale). Per domani è annunziato sciopero generale. Stamane la città è quasi deserta.

Telegralfato Roma e Berlino.

(l) -Vedi D. 256. (2) -Vedi D. 254.
265

IL MINISTRO CONSIGLIERE A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. s. N. Berlino, 19 novembre 1939.

Si compiono oggi tre settimane dal mio ritorno, dopo tanta tragedia, (l) a Berlino: e mi sembra quindi utile riassumere, per Tua conOIScenza, qualche idea e qualche impressione.

Ho trovato l'atmoslfera, nel complesso, appesantita. E ciò non penso essere sensazione dovuta a miei particolari e personali stati d'animo.

Avevo lasciato la Germania ancora fresca dei grandi successi riportati sulla Polonia e ancora pervasa dalla diffusa speranza che le bandiere vittoriose avrebbero potuto rientrare alle sedi, cinte di lauri, nello splendore di una pace di trionfo, senza che vi fosse ancora la necessità di trasportarle altrove verso campi di più dure battaglie. L'ho ritrovata, all'inizio di un inverno grigio e nebbioso, nel momento nel quale si fa strada la persuasione che quanto è stato fatto non basta e che bisogna oramai decidersi ad ingaggiare a fondo una lotta che potrà essere mortale per l'uno o per l'altro dei due contendenti. E la persuasione per la sua terribilità, lascia perplessi se non dubbiosi.

In questa condizione, ammainate da tempo le bandiere che erano state esposte per la vittoria della Vistola e spenti i canti che, ultimo guizzo di entusiasmante successo, avevano accolto i valorosi affondatori della « Royal Oak », subentrano la constatazione e lo studio della realtà :della situazione. Le lungh~ssime ore di esasperante oscurità (ormai il sole è all'occaso non oltre le 4 del pomeriggio), la mancanza di (l) .... per ritit~arsi nella propria casa, ermeticamente chiusa per ascoltare la voce della radio e soprattutto per abbandonarsi ai propri pensieri, favoriscono questo stato di pesantezza che può, in taluni momenti, rasentare ·la depressione. Ignoro se altrettanto avvenga a Londra e a Parigi. Probabilmente sì: a meno .che alla formazione di questo stato d'animo tedesco non concorra quell'innato senso romantico e melanconico che, 1strano a dirsi, è alla base dello spirito germanko.

A dò poi, i:n Germania, non può disgiungersi il ricordo di un recente passato e :di una recente esperienza. Checchè se ne dica, difficilmente una generazione che ha già fatto una guerra formidabile e ·che ha già subito la più umiliante delle sconfitte può fare astrazione da quanto essa ha già sorpassato e subìto. Il tesseramento, le restrinzioni, quel senso vago e impreciso che, inesorabilmènte anche se con lenta progressione, quel pezzo di carta che si chiama « moneta »

xs -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

va perdendo il suo primitivo valore di acquisto, sono tutte circostanle che spingono al ricordo ed al più triste dei ricordi.

Naturalmente non voglio dire che, al terzo mese di una guerra tanto poco guerreggiata, la Germania senta tremare le sue fondamenta. Tutt'altro. I mezzi e gli 'apprestamenti bellici da essa posseduti sono formidabili e possono preP'éJIrare le più grandi sorprese e la situazione del Paese, per virtù dell'opera anche veramente ammirevole compiuta a mezzo del1e or.ganizzazioni capillari del Partito è tutt'ora, nel complesso, sottoposta a ferma disciplina e a efficace controllo. Ma pur tuttavia esistono già, ripeto, dei chiari sintomi di una perplessità e soprattutto di un rimpianto, «per non poter tornare indietro». Ed occorre di ciò tenere conto.

Questa perplessità si va rilevando, tra l'altro, ·nella tendenza di tutti a realizzare, per quanto possibile, il vantaggio immediato che può essere ancora ogg~ dato dal danaro che si guadagna. Lo spettro dell'inflazione, •che ancora oggi fa tremare le vene e i polsi del buon cittadino tedesco che visse gli anni che vanno dal 1922 al 1924, fa veramente paura. Contro ciò il Governo reagisce con mezzi silenziosi ma in profondità che possono anche avere la loro efficacia. Cosiì., ad esempio, mi vado convincendo sempre più che il tesseramento di moltissime merci e generi, e non solamente di quelli alimentari, ha !senza dubbio un doppio scopo. Esso ha fini non soltanto economtci ma anche finanziari. Impedendo infatti al ·consumatore di buttarsi disperatamente all'acquisto, 1si evita la veloci1à di circolazione della moneta, velocità che facilita l'aumento dei prezzi e provoca così il rinvilimento del denaro. E al tempo stesso, impedendogli quegli acquisti che possono essere praticamente superflui e che possono avere unicamente il carattere di un investimento, lo si obbliga a spendere il suo denaro solamente per la compera di generi di prima necessità.

Tutto dò non è naturalmente fatto, però, per far scattare le molle dell'entusiasmo popolare. Lo si è visto nell'episodio, molto .grave, dell'attentato di Monaco di Baviera, della sera dell'8 novembre, che tante supposizioni ed induzioni estremamente fantasiose e non vere ha ·fatto sorgere non soltanto all'estero, ma anche in Germania. Quello « scoppio di fanatica indignazione» al quale feee accenno il primo comunicato ufficiale (quello stesso ·che, con poca accortezza, volle far « 1subito » menzione di una ingerenza straniera nell'organizza<zione deHa delittuosa azione) è rimasto nella penna dei suoi compilatori. Nel complesso il grande pubblico è rimasto immoto e un po' assente all'ac·caduto. Nessuno ha pensato, come hanno preteso le solite radio britanniche, che «sarebbe ·stato meglio che l'attentato fosse riuscito» (una tale maniera di pensare non è coiliSona allo spirito disciplinato delle masse tedesche), ma nessuno, al tempo stesso, ha fatto pedana (l) di quanto ·era avvenuto per •cer,care di dare un po' d'olio alla vacillante fiammella del proprio entusiasmo.

A questa assenza di reazione popolare ha cooperato anche il contegno, incerto e perplesso, delle Autorità di Polizia e del Comando delle S.S. che, dopo aver fatto intravedere, nel loro primo ,comunicato, rivelazioni e scoperte sensazionali, hanno dovuto accontentarsi, dopo ben otto giorni di inchieste e di ricerche, di annunziare che è fatto invito alla ·popolazione di concorrere a rintracciare

un operaio «di statura tra il :metro 1,70 e il metro 1,75 e vestito malamente, con ·calze sporehe » che era stato visto più volte nella birreria dell'attentato, nientemeno che nello scorso agosto! È un po' poco e rivela molte deficienze e molte ·indecisioni.

Su questo attentato, ripeto, che ha lasciato la bocca alquanto amara, molte cose sono state dette e ripetute. Non condivido l'opinione di coloro che pretendono essere esso stato un « auto-attentato » destinato a rinfocolare entusiasmi sopiti, e si appellano, per sostenere questa loro tesi, all'episodio dell'incendio del Reichstag del 1933. Non ·condivido, ripeto, questa opinione, perchè nella sala della birreria erano <riuniti, per ascoltare la parola del Capo, praticamente tutti i Gerarchi più noti della Vecchia Guardia del Partito. Ora, per quanto le mac.chine possano essere perfette, non si sta tranquillamente seduti, quando si conosce che in un angolo della sala ed anzi sopra alla propria testa è deposto uno spaventoso ordegno di morte (ho visto ora il film delle ricerche e ho constatato come la potenza di esplosivo doveva essere veramente formidabHe per aver potuto schiantare un'intera, vastissima sala) che deve scoppiare tra « dieci minuti», e che, per un leggerissimo spostamento del delicato congegno ad orologeria, può esplodere in anticipo sul tempo previsto. E a ciò si agigi:unge l'altra constatazione che, 'se tutto fosse stato preparato ad uno scopo, si vedrebbe ·già ora, se non altro, « la Hnea » di questa speculazione. Viceversa tutti sembrano brancolare nel buio e la stessa stampa ha finito per fare già il silenzio su quanto è avvenuto.

Quello che è certo è ·che l'attentato è stato organizzato molto bene, cosa che può destare preoccupazioni per l'avvenire. Non sembra quindi probabile, per la difficoltà di una organizzazione lontana, •che veramente le sue fila debbano essere ricercate oltre le frontiere.

Ho sopra accennato alla stranezza di questa «guerra non guerreggiata». È uno stato di ,cose che di per 'Se stesso non è fatto, per la sua anormalità e specialmente in un paese che ama il successo « militare » come la Germania, per rinvigorire e rendere più salda una situazione. È vero che gli ospedali sono vuoti, che infiniti sono gli uomini rimasti presso le loro famiglie e che le città sono risparmiate dalla tra•gedia dei bombardamenti, ma è anche vero che l'inazione per un grande esercito, anche 1se esso è magnifico come quello germanico, è profondamente dannosa e che l'assenza di eccitazione per gli avvenimenti di carattere mtlitare finisce per fare afflosciare i tessuti nervosi di tutto un popolo.

Qui, sull'impostazione del carattere della guerra, vi è stato senza dubbio un ·errore nella propaganda tedesca. Occorreva forse non perdere mai di vista, fin dal primo momento, la circostanza « storica » che, checchè se ne dica e per quanto l'esca materiale per la guerra sia stata indubbiamente Danzica e tutta la questione che ha portato al .conflitto polono-tedesco, questa volta chi ha «dichiarato la guerra» è stato il blocco anglo-francese e non la Germania. Bisognava rifarsi quindi al '70 e non al 1914, a Benedetti e non al Barone von Schon. Il Principe di Bismar,ck, che se ne intendeva, fece salda la fusione dei Regni e dei Principati di Germania con lo sfruttare quegli imprudenti gridi di c A Berlin, à Berlin » che i reggimenti francesi lanciavano al vento, lasciando... (l) di Parigi. In altre parole sarebbe stato bene impostare la propaganda bellica del Terzo Reich .sull'atte.sa a piè fermo dell'attacco franco-inglese e non sul:le minaccie di distruzione su Londra. Se per tre mesi i Tedeschi avessero con ogni mezzo e con precisa insistenza detto al mondo che « spettava » ai franco-inglesi di attaccare, oggi quel mondo comincierebbe a dubitare delle possibilità di attacco fran•co-inglese; e i Francesi, popolo di « panache » e di « furia » veramente potrebbero veder diminuita la loro ·fiducia nelle capacità e nei piani del proprio Stato Maggiore.

Viceversa i Tedeschi (e qui la responsabilità del signor von Ribbentrop, con il suo minaccioso discol'so di Danzica è molto rilevante) hanno seguito, nel culto e nella esaltazione della propria forza e della propria potenza, la tattica della minacci:a quasi che l'incubo del pugno e della spada germanica potessero far recedere gli avversari. II r:isul,tato 'praHco è che oggi, non si sa perchè, il mondo comincia a chiedersi se l'inazione tedesca non sia impossibilità e se i mancati attacchi in massa nei deli d'Inghilterra e, quasi quasi, la mancata vtolazione del Be1~io e dell'Olanda, tanto damorosamente e con una certa compiacenza preannunziata da Londra, non siano effettivi successi dell'organizzazione difensiva franco-britannica!

Probabilmente questo incalzare a sbalzi di minaccie che periodicamente (oggi ·è la volta del Capo del Fronte del Lavoro, dott. Ley ·che nel suo sociali!stizzante proclama ai lavoratori, nel quale si parla di «socialismo contro capitaHsmo » e di «lavoro contro cassaforte», rinnova il giuramento della distruzione dell'Inghilterra), si sentono profferire in terra tedesca senza tradursi mai, almeno fino ad oggi, in realtà e che si avvicendano anzi con periodi di mag.~ giori silenzi (questa cura svedese di docce bollenti e gelate non mi sembra troppo adatta per mantenere vivo un entusiasmo popolare) può avere anche la sua 'Spiegazione e la ·sua ragione in situazioni di carattere tecnico ·che si modificano di momento in momento e che, a seconda delle possibilità di realizzazioni e degli ostacoli che ne obbligano la posUcipazione, devono poi, in sostanza, avere in materia funzione decisiva.

Così si 1sente oggi dire, ad eseinpio, ·Che effetHvamente la concentrazione delle truppe che dovrebbero penetrare in Olanda « per approntarvi le basi contro l'Inghilterra » è già ultimata, ma che conviene ora attendere il gelo perchè questo, con l'Lmmobilizzare 1a massa acquea, impedirà agli olandesi di ricorrere al mezzo clrussico di difesa della loro terra: la apertura delle chiuse. E proprio stamane il Generale Bodenschatz, nel ·commentarmi l'incursione aerea di venerdì sulle città meridionali della Francia (incursione che, come dimostrano gli atterraggi forzati in terra italiana, è costata, in 1sostanza, abbastanza cara) concludeva nell'affermare « che per ora, a causa delle nebbie e delle pessime condizioni atmosferiche, non si può pensare a:d azioni in grande stile, ma che, non appena il tempo migliorerà, l'Inghilterra comincierà ad accorgersi, etc. etc. », e qui le !SOlite visioni apocalittiche sull'avvenire dell'Impero britannico!

Staremo quindi a vedere cosa succederà nei prossimi me,si. Per ora tutto cw dovrebbe far pensare che si potrà, a meno di fatti impreveduti, giungere a Natale, senza che si scatenino i fulmini del Walhalla. C'è i.Illfatti una qualche improbabilità che si mediti in Germania di iniziare la grande azione proiPrio in quel mese di dkembre che una antica tradizione germanica, tanto profon~ damente ed in ogni ceto sentita, vuole dedicato alla tregua ed alla sosta della celebrazione natalizia. Appare cosi più pro'babile che i soldati che vigilano alla frontiera, possano accendere i lumicini del classico « Tannenbaum > nei bunlrers delle linee di Sigfrido, anzichè debbano marciare nelle notti oscure, sulle strade fangose delle..... (l) delle foci del Reno e della Schelda

Solamente la constatazione precisa che il prolungarsi indefinito di un tale stato di cose !POtrebbe tradursi in danni effettivi per la ·Saldezza interna del Paese tedesco, sarebbe capace di far anticipare i tempi. Quanto avviene proprio in questi giorni nel Protettorato di Boemia e di Morawia, è alquanto sintomatico in proposito. Ln un primo momento, •alle prime :battute della partita, allorchè le armi tedesche hanno, con velocità e precisione ammirevoli, rovesciato le resistenze polacche, i: cechi sono :rimasti perfettamente tranquilli, quasi fregandosi le mani nell'assistere alla triste sorte dei loro vicini. Ora, dopo un mese 1di assoluta inazione militare germanica, essi, anche sotto la spinta dell'attiva propaganda britannica che ha buon gioco nel silenzio delle armi, hanno cominciato a sollevare la testa.

La forza e l'organizzazione tedesca (a già un mese che è stata prudentemente inviata a Praga «per ogni eventualità» la stessa Guardia del Corpo di Hitler, la Leibstandarte, comandata da Sepp Dietri,ch) ,fanno supporre che questo primo, incomrposto tentativo boemo (che, cosa interessante, ha trovato le .sue radici nel mondo studentes.co, definito, nei comunicati ufficiali germànici, « intellettualoide >) •sarà inesorabilmente, nella sostanza, stroneato. Ma, ripeto, e~sso è, per il suo valore di sintomo, degno di particolare attenzione per considerare gli a·spetti del periodo che stiamo ora attraversando.

(l) -ll Magistrati si riferisce alla morte della moglie Maria Ciano. (2) -Il documento è stato deteriorato dall'umiùità. Alcune. parole risultano illeggibili.

(l) La parola non è chiaramente leggibile.

(l) Due parole sono illeggibili.

266

IL CONSOLE GENERALE A PRAGA, CARUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 104. Praga, 20 novembre 1939, ore 10 (per. giorno 21, ore 5).

Seguito telegramma n. 103 (2).

Situazione si normalizza in uno stato di pel"!sistente tensione e aperta rottura tra il Reich ed il Protettorato. Sciopero è fallito per lo stato d'assedio e minacce esecuzioni sommarie fatte ai superstiti dirigenti del movimento. Da fonte attendibile sono informato che Presidente Hacha e attuale Governo ceco avrebbero rassegnate dimissioni dalla carica, ma sarebbero stati costretti a recedere sotto minaccia fucilazione pe·r atto di sabotaggio.

Telegrafato Roma e Berlino.

(l} Una parola risulta illeggibile.

(2) Vedi D. 264.

267

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 288. Sofia, 20 novembre 1939, ore 19,40 (per. giorno 21, ore 5). A telespresso 26955 (1). Presidente del Consiglio mi dichiara che tuttora Bulgaria non è stata fatta comunque segno qualsiasi passo circa costituzione blocco balcanico che secondo progetto sarebbe inclusivo oltre che Stati Intesa Balcanica e Bulgaria anche Ungheria. Sembra comporterebbe dichiarazione collettiva neutralità, non aggres

sione, e patto consultazione. Kiosseivanov ritiene progetto sempre più improbabile.

268

IL MINISTRO DELLE COMUNICAZIONI, HOST VENTURI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 583. Roma, 20 novembre 1939, ore 20 (per. ore 21). Veniamo informati che, per ordine partito da Berlino, anche miniere Alta Slesia tedesca hanno ·sospeso quasi completamente spedizioni. Notiamo che defi

cienza carri non può giustificare tale discriminazione perchè miniere continuano produrre e spedire verso altre correnti anche di esportazione.

269

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO (2). Roma, 20 novembre 1939. Nella sessione del maggio u. s. si dovettero ridurre dal lo giugno le previsioni di importazione di carbone tedesco, riducendole a 755.000 tonn. mensili, di ·cui 37.000 tonn. delLa Slesia Superiore. Secondo gli accordi con la Polonia noi dovevamo importare quest'anno

1.890.000 tonn. di carbone (157.000 tonn. mensili).

Le forniture tedesche fin dal mese di giugno non sono state costanti. Fino ad oggi, da giugno a ottobre, sono giunte in Italia 3.467.445 •contro 3.775.000 tonn. dovuteci.

Dalla Polonia abbiamo .importato dal mese di .giugno a settembre 581.179 tonn. Dal 1° ottobre le .importazioni sono sospese, in dipendenza degli avvenimenti lbellici. Va rilevato che, secondo le intese, la Germania doveva inviare via terra

550.000 tonn. mensili, invece soltanto in un mese è riuscita ad inviare 275.000 tonn. Negli altri mesi il traffico è \stato sensiibilmente minore (250-235.000 tonn.).

(l) -Vedi D. 197. che è un telegramma e non un telespresso. (2) -Vedi DD. 249 e 251.
230

Le importazioni via mare non si sono potute aumentare secondo i desideri germanici perchè, inviando a Rotterdam tutto il naviglio disponibile, si .sarebbe resa impossilbile l'importazione inglese che può farsi solo per via mare. D'altra parte l'importazione da Rotterdam non è illrmitata 1ed è recente jl caso di un ingorgo verificatosi in quel porto con sosta dei vapori più di 12 giorni per poter iniziare le caricazioni.

Facendo tutti gli sforzi possibili si è proposto di aumentare il ,carico da Rotterdam fino a 325 mila tonn. mensili, salvo ad \aumentare ulteriormente bloccando il tonnellaggio che si renderà man mano disponibile. A taJ. proposito le istruzioni sono state già 'impartite. Per quanto riguarda le importazioni dall'Alta Slesia ex pola,cca si è accolta interamente la proposta germanica di sostituire, in quanto è possibile, il carbone slesiano a 1quello della Ruhr, benchè esso non ci offra tutte le qualità previste. Senonchè finora non è stato possibile per fine novembre di porre a disposizione 3.000 carri nostri prer ritirare il carbone slesiano. Sono in corso i provvedilmenti per aumentarli al massimo possibile, e doè fino a 4.000 carri mensili. Essi assicurerebbero il trasporto di circa

85.000 tonn. mensili. Ogni ulteriore sforzo non rsembra possibile almeno per ora. Devesi infine avvertire che non si possono sospendere i traffici con l'Inghil

terra, per non perdere le correnti di traffici che si vanno stabilizzando e perchè il carbone inglese ci occorre, specie per le qualità che non possiamo avere dall'Alta Slesia.

Sembra infine inutile creare un Commissariato per i carboni perchè tale funzione adempie il Monopolio, creato fin dall'a,gosto 1935. Allo stato delle rcose converrebbe chiedere alla Germania: a) che intensifichi l'invio dalla Ruhr delle qualità di carbone che non può sostituire con quello rslesiano;

b) che appena ultimata la campagna saccarifera, cioè tra una quindicina di ,giorni, intensifichi i trasporti via terra, in modo da portaTli al contingente previsto di 550.000 tonn. mensili;

c) che si studino i provvedimenti da adottare per il 1940, in vista della prossima sessione del Comitato misto, che dovrà, tra l'altro, fissare i contingenti del prossilmo anno che dovrebbero assommare le forniture germaniche e quelle ex polacche (cioè 9.200.000 dalla Germania e 1.200.000 almeno dai territori ex polacchi).

270

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL CONSOLE GENERALE A PRAGA, CARUSO

L. P. 7962. Roma, 20 novembre 1939. Desidero confermarti che i tuoi telegrammL (l) e i tuoi raoporti ve~ono

letti con vivo interesse, interesse naturale se si pensa agli sviluppi che può presentare la situazione boema nel quadro della lotta che conduce il Reich. A questo

proposito desidero farti presente che qui si desidera che venga opportunamente e cautamente rappresentato negli ambienti cechi che si oppongono alla dominazione germanica, •Come <Sia loro interesse prendere l'etichetta comunista anzichè quella nazionale. Una dichiarazLone di comunismo da parte dei cechi metterebbe in evidente imbarazzo i .governanti germanici e mentre creerebbe fastidi per quanto si riferisce ai rapporti ,tedesco-sovietici offrirebbe al nazionalismo boemo una maggiore possibilità di resistenza.

Adoperati possibilmente in questo 1senso (1).

(l) Vedi DD. 254, 264, 266.

271

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 6080/2437. Sofia, 20 novembre 1939 (per. giorno 27).

Riferimento: Telecorriere di V. E. n. 26285/C del 5 corrente (2).

Anche ultimamente, con mio telegramma n. 270 dell'8 corrente (3), riferivo a V. E. alcuni accenni fattimi da Kiosseivanov circa l'attitudine jugoslava nel differendo bulgaro-romeno. Più che una precisa iniziativa tali accenni riflettevano però genericamente un atteggiamento conciliativo della Jugoslavia a Bucarest, in favore di una soluzione del problema dobrugiano. È peraltro da tenere presente che fra gli impegni dell'Intesa Balcanica e le obbligazioni diperrr}enti dal Patto di amicizia bulgaro-jugosl31VO, la posizione di Belgrado potrebbe diventare deli>cata in rapporto ad un inasprimento del problema stesso.

V. E. ricorderà tuttavia quanto io ebbi a rilferirLe, per avermelo detto Jo stesso Kiosseivanov dopo i suoi colloqui in Jugoslavia, al ritorno dal suo via,g,gio a Berlino nel luglio scorso: che cioè a sua volta il Presidente del Consiglio bulgaro non aveva potuto ottenere allora un disinteressamento del Governo di Belgrado rispetto ad un'eventuale minaccia bulgara in Dobrugia ( 4).

Nondimeno .stamane Kiosseivanov mi ha letto un rapporto 10 corrente del Mipistro di Bulgaria in Ankara, nel quale questi, dando relazione di un colloquio testè avuto da un suo collega, che non nomima, con Saracoglu, riferisce come quest'ultimo avrebbe dichiarato •che H suggerimento della costituzione di un blocco balcanico, inclusivo della Bulgaria e dell'Ungheria e comportante una dichiarazione ·collettiva di neutralità e di non aggressione e un patto di ·Consultazione, sarebbe stato per prLmo formulato da quel Ministro di Jugoslavia. Il Governo turco, solo a seguito di tale passo, avrebbe aderito al suggerimento stesso. A sua volta però Kiosseivenov mi ha dichiarato che nessuna indicazione relativa al progetto stesso gli era comunque pervenuta da Belgrado.

Per contro in una conversazione avuta di recente con questo Ministro di Germania, rilevavo come questi, sulla base di informazioni in suo possesso,

non pubblicato.

tendesse ad attribuire invece la parte determinante deH'iniziativa al Governo romeno, che però anch'esso, come mi assicurava stamane lo stesso Presidente del Consiglio, non avrebbe tuttora fatto pervenire a Sofia indicazioni di sorta.

Di fronte allo scarso successo che sembra fino adesso incontrare il progetto in argomento, potrebbe sorgere pemanto il legittimo dubbio che le varie capitali balcaniche interessate tentino ora di addossarsi reciprocamente le responsabilità dell'iniziativa stessa.

(l) -Secondo il Diario di CIANO (l, p. 189) queste istruzioni sarebbero state suggerite e volute da Mussolini. (2) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. da Atene n. 154 del 2 novembre, (3) -Vedi D. 139. (4) -Vedi a questo proposito D.D.I., Serie VIII. vol. XII, D. 559.
272

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 9087/2951. Berlino, 20 novembre 1939 (per. giorno 29 ).

Come risulta dai miei fonogrammi stampa, qui i 1fatti Idi Praga e di Boemia continuano ad essere pubblicamente ignorati. ConfidenziaJmente, tuttavia, essi vengono confermati anche nei circoli ufficiali che tuttavia cercano di sminuirne gravità (1).

Consta pure che alcuni giorni fa è stato chiamato a conferire in proposito a Berlino il Reichsprotektor von Neurath e che dopo una :permanenza qui, durata appena poche ore, egli è stato rinviato a Pra,ga con istruzioni perentorie da parte del Fuhrer di stroncare con la violenZia ogni velleità dd resistenza e di sommossa. Donde le fucilazioni, le chiusure delle Università e delle scuole superiori, ecc.

È inutile dire che, dopo i fatti testè lamentati, ogni discuss.ione circa la concessione di più larga autonomia al Protettorato è aggiornata, se non addirittura tramontata.

Non si paila -per quanto risulta all'Auswiirtiges Amt -di sostituire Chvalkovsky ad Hacha (2).

273

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 4025/1556. Mosca, 20 novembre 1939 (per. giorno 7 dicembre).

Rifel'imento: Miei telegrammi rin. 2B6 e 267 in da<ta odierna (3).

Il comunicato diramato dal Commissariato degli Affari Esteri a proposito delle trattative fra Molotov e l'Ambasciatore giapponese Togo è del seguente tenore:

« 11 19 novembre ,corrente il Commissario del Popolo per gli Affari Esteri dell'U.R.S.S., V. M. Molotov, -per delega dei governi dell'U.R.S.S. :e della Repubblica Popolare Mongola, --e l'ambasciatore giapponese in Mosca stg. Togo, -per delega dei governi del Giappone e del Manciù-kuò -hanno

concluso un accordo circa la costituzione, le funzioni e la sede dei lavori della Commissione Mista, composta di due delegati 'dell'U.R.S.S. e d!ella Repubblica PopolaJ"e Mongola da una parte, e •di due delegati del Giappone e del Manciùkuò dall'altra parte, per la precisazione del confine :Era la Repubblica Popolare Mongol'a ed il Manciù-kuò nella zona del recente conflitto. La Commissione inizierà nei prossimi tempi i suoi lavori \nella città di Cita. La seconda metà delle riunioni della Commissione avrà luogo nella città di Kharbin.

Inoltre, fra Molotov ed il sig. Togo ha lavuto luogo uno scambio di opinioni circa i principi fondamentali che dovranno essere ·posti come base di un accordo commerciale sovietico-giapponese. Lo scambio di opinioni ha mostrato l'esistenza di comunità di vedute per la suddetta questione».

La constatazione della « ·comunità di vedute » per l'accordo commerciale aveva creato in questi ambienti diploma-tici l'impressione ·che fra i due Governi fosse già intervenuta una distensione tale da rendere· possibili degli accordi anche sul terreno politico. Vi era anzi chi faceva 'Cir·colare la voce che Molotov avrebbe recentemente preso l'iniziativa di proporre un patto di non aggressione, dando perfino degli affidamenti soddisfacenti per quanto ·riguarda la politica sovietica in Cina.

Ho voluto controllare questa voce recandomi dal mio collega giapponese, al quale ho chiesto se nei suoi colloqui con Molotov fossero stati raggiunti dei risultati maggiori di quelH indicati dal comunicato sovietico.

L'Ambasciatore Togo me lo ha categoricamente smentito. Mi ha dichiarato che l'accordo concluso ·concerne esclusivamente la composizione ed il funzionamento della Commissione Mista per la de1i:rnitazione del confine mongolomancese. Quanto all'accordo colllllilerciaJ.te, mi ha detto che si trattava di ne,goziare un nuovo trattato, specialmente per cercare di precisare le modalità di applicazione della ·clausola della nazione più lf~orita la quale, pur esistendo già nel vecchio trattato, era rimasta in parecchi casi lettera morta.

Quanto aHe relazioni pol!itiche in genere, Togo ha ammesso che il discorso di Molotov del 31 ottobre conteneva un aperto invito alla « normalizzazione ». Da parte sovieUca non vi era stato però alcuna proposta concreta, nè di un patto di non aggressione, nè di altro, ed egli personahnente credeva che ·i tempi non fossero ancora maturi per un decisivo passo verso il riavvicinamento politico. Non escludeva .tuttavia la possibilità di farlo nell'avvenire, sempre quando l'U.R.S.S. avesse mostrato di riconoscere il «nuovo ordine di cose in Cina».

(l) -Nota dell'ambasciatore Attolico: c Nella conferenza stampa al Ministero degli Esteri, il prof. Bomer ha ammesso che in alcune località è stato dichiarato lo stato d'assedio. Tali località sono: Praga (città e campagna), Kladno, Beran ed Hoil'ovicz •· (2) -L'originale di questo documento porta il visto di Mussolini. (3) -Non pubblicati.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, A TUTTE LE RAPPRESENTANZE DIPLOMATICHE NELLE AMERICHE

T. PER CORRIERE 603 R/C. Roma, 21 novembre 1939, ore 8. Gradirò conoscere se e quali ·concrete misure siano state adottate da codesto

Governo per 'la pratica attuazione deHe norme previste dall& dichiarazione di Panama.

275

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. PER CORRIERE 27610 P. R. Roma, 21 novembre, 1939, ore 8.

Vostro 2611 (1).

Potete dire a Gorilllg '•che ben volentieri Governo italiano è disposto a mettersi d'accordo col Reich per ·esaminare la possibilità di eliminare almeno in parte ogni dannosa ed inutile concorrenza fra le ditte :dei due Paesi nelle offerte per forniture militari a Stati stranieri.

Ricordo, ad ogni buon fine, che in occasione visita Funk a Roma, l'allora Ministro per gli Scambi richiamò l'attenzione del Ministro dell'Economia del Reich sui reciproci dannosi effetti. derivanti dalla concorrenza che Italia e Germania si fanno su lerzi mercati, ma particolarmente su quelli balcanici, sia ·come venditrici di prodotti industriali, sia come compratrici di de•rrate agricole; ·concorrenza che si risolve nel vendere a basso prezzo e nel comperare a prezzi altisstmi, con evidente duplice danno.

Per quanto ,concerne in particolare la proposta avanzata da parte tedesca di lasciare a disposizione della Germania il rame jugostavo, fate presente che non è possibile aderire alla proposta stessa per quanto riguarda le quote 'di rame che H Governo jugoslavo si è impegnato di ·cederci a :lironte delle forniture di mater.iale aeronautico italiano recentemente concluse (2).

Naturalmente non si mancherà di esaminare con spirito amichevole le concrete proposte che da parte tedesca si intendesse avanzare per l'avvenire nel quadro general·e delle intese ·che !potrebbero intervenire tra i due Governi nei raroJorti della politica degli scambi con i Paesi Balcanici.

Tutte queste questioni potrebbero essere studiate in una delle prossime riunioni del Comitato Misto italo-germanico.

276

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO

T. P. 30962 P. G. Roma, 21 novembre 1939, ore 16,45.

Tuo rappovto (3) è stato qui letto con molto .iJnteresse. Circa desLderio espresso in tua lettera ( 4) si rttiene opportuno di soprassedere per ora ad un tuo viaggio in Italia rche potrebbe prestarsi, stante l'attuale situazione, a commenti ed errate interpretazioni.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. I. DD. 600, 617, 628, 647, 703 e Documents on German Foreign Po!icy, 1918-1945 cit., Series D, VIII, D. 117. (3) -Vedi D. 207. (4) -Vedi D. 208.
277

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 837. Tokio, 21 novembre 1939, ore 18 (per. ore 23).

Ambasciata del Giappone Washington aveva qui riferito che tutti suoi tentativi sono riusciti inutili e che Governo degli Stati Uniti non intende attenuare sua politica verso Tokio.

Come reaziOille proclamano qui possibilità di più larghe intese con Russia.

278

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BUCAREST, CAPECE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 477. Bucarest, 21 novembre 1939, ore 21,40 (per. giorno 22, ore 9,45).

Questo Ministro di Germania mi ha comunicato in via strettamente confidenziale e con preglliera ;di non far uso del suo nome quanto segue: « Pro~ getto Gafenco per costituzione blocco Balcanico consta Idi 5 punti: esrso prevede l) Neutralità attuale conflitto; 2) Neutralità benevola in caso che uno degli Stati componenti blocco sia attaccato da uno Stato confinante estraneo; 3) Collaborazione commerciale ed economica; 4) Ritiro truppe dalla frontiera come preludio totale smobilitazione; 5) Consultazione dei Ministri esteri per azione solidale in vista della difesa dei comuni interessi o minacce da altre potenze dell'attuale conflitto.

Governo turco ha richiesto progetto fosse sottoposto a Governo sovietico che a sua volta lo ha sottoposto Berlino rsenza però far conoscere suo avviso a Bucarest (1). Turchia poi ,che aveva promesso far pervenire a Governo romeno sua adesione per il 15 corrente non lo ha ancora fatto ».

Secondo infine questo Ministro '<li Germania notizie da Budapest Sofia Atene Belgrado qui pervenute confermano impressione che il progetto debba ormai considerarsi pressochè fallito.

279

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE 143. Ankara, 21 novembre 1939 (per. giorno 8 dicembre).

Mio telegramma n. 190 (2). Quanto mi è stato riferito da questa Ambasciata di Jugoslavia circa i contrasti manUestatisi fra i vari Stati destinati a far parte del progettato blocco neutrale potrebbe trovar conferma attraverso altri elementi raccolti in questi ambienti. Non risulta quali concretamente siano stati i punti di contrasto. Non è difficile peraltro inferire .che le diver-: genze debbano essere nate, da una parte, dall'evidente desiderio, sia anche non

espresso, della Romania di ~vere nel «blocco » uno 'strumento di stabilizzazione delle sue frontiere e di garanzia contro un eventuale attacco russo; dal· l'altra, dall'opposto desiderio bulgaro di non :aderire ad un sistema che sotto altra forma ribadisca gli scopi dell'Intesa balcanica e sia quindi per essa un espHcito ri:conJoscimento del Trattato di Neuilly e UJna nuova dnunzLa alle sue aspirazioni. Su questi due fondamentali ·contrasti ha dovuto giocare l'azione russo-.germanica tendente a dissociare .gli sforzi deL futuri partecipanti del blocco.

A conferma di quanto precede, non è, ·credo, senza interesse confrontare alcune comunicazioni ufficiali e ufficiose appa11se quasi 'Contemporaneamente in questi ultim:i giorni:

Il Deutsches Nachrichten Bilro da Sofia, attribuisce ai giornali bulgari l'affermazione che « la Bulgaria non ha intenzione di unirsi ad un blocco e abbandonare così il suo attuale atteggiamento. Ogni intenzione di formare un blocco ·che voglia mantenere la situazione creata a Versaglia è inaccettabile per la Bulgaria, e ancora Imeno un blocco che sia diretto contro l'Unione Sovietica ». L'A<genzia aggiunge: « In Bulgaria regna la convinzione che la cooperazione germano-russa alla quale si aggiunge la colhaborazione italiana è tale da assicurare non solamente la pace nei Balcani, ma da condurre ad una equa e pacifica soluzione delle questioni interessanti questa parte del nostro continente».

Lo stesso D.N.B. da Bucarest attribuisce al Curentul e alla Romania affermazioni categoriche circa l'intangibilità del territorio romeno e circa l'intenzione romena di allontanarsi da vecchie formule che sono pericolose per la pace dell'intero continente e commenta: «Secondo 'i giornali, questa presa di posizione è dovuta alle notizie daWestero, secoll(do le quali •la Romania si sarebbe dichiarata d'accordo, dopo la fine della !guerra attuale, di restituire la Dobrugia meridionale alla Bulgaria e che la nuova tfrontiera sarebbe garantita dagli altri Stati balcanici». ·

La Germania si vale anche di un altro argomento per scoraggiare la formazione del rblooco e cio~ che la Tur,chia rd~vrebtbe esserne esclusa perchè già associata ad una parte belligerante. A questo risponde un comunicato Havas datato da Mosca ma probabilmente ·confezionato ad Ankara affermante che la Turchia è risoluta a mantenere la sua infLuenza stabilizzatrice nei Balcani dove gli interessi germano-sovietici s'incontrano con quelli italiani.

L'Ambasciatore di Romania che è appena ritornato da Bucarest, ha confermato ·confidenziaLmente stamane che l'obiezione di cui von Papen si è valso presso di lui è effettivamente quella dell'impossibilità per un blocco veramente neutrale di includervi la '!1urchia che non può più e.ssere considerarta Stato neutrale. I Romeni replicano che il blocco, nel loro pensiero, si costi• tuirebbe e non potrebbe costituirsi ,che con /l'appoggio e sotto l'egLda dell'Italia, alleata della Germania. Ciò che sarebbe garanzia ch'esso non inclinerebbe in senso anglò-.francese; come d'altra parte la presenza della Turchia, legata ai franco-in,glesi da un patto difensivo, sarebbe garanzia per questi' ultimt che il blocco non scivolerebbe verso il campo 'germanico.

(l) Vedi Documents on German Foreign Policy, 1918-1945 cit., Series D, VIII, D. 358.

(2) Non pubblicato.

280

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. SEGRETO 9151. Berlino, 21 novembre 1939.

Non ho, naturalmente, perso di vista quanto Tu mi hai rscritto nella Tua lettera delil'8 novembre n. 7547 (l) e, proprio oggi, ne ho fatto oggetto di una amichevole, tranquilla 'conversazione ~con RiJbbentrop.

Quello ·che da parte tedesca si dice non è che l'Inghilterra sia entrata in guerra il 2 settembre dopo che noi avevamo ,già pubblicamente chiarito la situazione nostra, quanto che l'Inghilterra abbia saputo della nostra decisione a·stensionista prima di impegnarsi definitivamente con Ila conferma della sua garanzia alla Polonia (25 agosto). OI"bene io, con le date e le ore aJ.la mano, ho provato a Ribbentrop che ciò non poteva ess,ere perchè:

l) la decisione del Duce di non prendere l'iniziativa di operazioni belliche fu raggiunta soltanto nella giornata del 26, mentre la decisione inglese fu presa il 25;

2) il 25 arrivò soltanto il primo messaggio del Duce (2), ma non solo questo lasciava ancora la porta aperta, ma l'ora in cui arrivò cointcise talmente con la decisione inglese da escludere comunque ogni possibile nesso di causalità.

Rtbbentrop, mentre non ha potuto obbiettare nulla a tutto questo, ha invocato la possibilità che da parte .inglese si fosse avuto vento delle nostre «intenzioni». Al che io ho replicato che, ancora la mattina del 25, non vi era nessuna definita intenzione da parte nostra, tanto è vero che io che: avevo rilcevuto, nel,le ore antimeridiane, istruzioni di chiedere una udienza per fare delle comunicazioni, ero rimasto fino al pomeriggio senza riceverne alcuna.

A questo punto Ribbentrop ha interrotto dkendo ~che forse si trattwva di «sentito dire » pervenuto a Londra un giorno o due prima. Ma, ha aggiunto subito, tutto questo non ha valore alcuno; è provvidenziale che le c·ose si siano svolte così, dato che l'urto fra la Germania e l'Inghilterra era inevitabile e 'che nessuna situazione è più adatta della presente ad «una guerra che nel giro di un anno, metterà la Francia (è la: prima volta che Ribbentrop parla di guerra alla Francia) in tale una situazione da costringere l'Inghilterra a chiedere la pace».

Ho obbiettato che non mi permettevo di dubitare di tutto questo ma che mi preoccupavo di togliere di mezzo malintesi che avrebbero potuto ,pesatre sui rapporti fra i nostrL due paesi. Al che Ribbentrop ha, con calore, ripetutamente obbiettato che l'amicizia fra i due paesi e fra i due Capi è al di sopra 'di Slimi.J!i piccolezze e che bisogna guardare non al passato (questa mi ':Sembra la paroLa d'ordme), ma al futuro, il quale indubbiamente risel'Tba così alla Germania come all'Italia le maggiori soddisfazioni ecc. ecc.

Ancora una volta ho detto che tutto andava bene, ma che io avrei preferito una chiarificazione definitiva. Rilbbentrop ha reiterato con forza di non annettere a tutto questo importanza politica alcuna, ma ha finito col promettermi

che, appena poss~bile, egli ·Confronterà le sue note e i suoi archivi per xinfrescare la sua memovia 'Circa le possibili basi delle supposizioni da lui avanzate, per riparlarne quindi con me.

Conclusione: Ribbentrop non ha alcun elemento serio a sostegno della sua tesi; .aLtrimenti, in questione di tanta importanza, non avrebbe avuto bisogno di riguardare .carte ed aTchiv:i.

Comunque, to gLi starò •da presso il più possibile. Ho ch:'iesto d'altra parte anche a Bodenschatz di venirmi, col permesso di Goring, a vedere uno d1 questi gLorni, onde 1smantellare anche 'con lui definitivamente ogni leggenda.

Per <finire.

Rilbbentrop mi ha detto di aver supplicato H Fiihre:r di metterlo -quanoo la guerra ,divamperà sul ser~o -alla testa di uno dei battaglioni d'assalto ial fronte, ma il Fiihrer non ha voluto.

E fol'ISe -Ribbentrop sL è affrettato ad aggiungere -il Fiihrer ha \ragione (1).

(l) -Vedi D. 144. (2) -Vedi D.D.I., Serie VIII, vol. XIII, D. 250.
281

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 9152/2·972. Berlino, 21 novembre 1939 (per. giorno 23).

Ho avuto già !l'occasione Idi ,segnaLare l'attenzione <:on cui s.i osserva, in Germania, il ·contegno dei neutrali Dopo la. formazione del Consiglio supremo economico :franco-ibriiannico, posso dire ·che -per quanto si possa cap:i.J."e dalila stampa -forse questo è il tema ipdù importante .che preoccupa gli ambienti uffioiali tedeschi, nella presente fase che si può defin~e di as.sestamento nell'organizzazione bellica, in ,Previsione d'una ~uerra di lunga durata e in attesa di grandi azioni militari.

Sono stati-palesemente -rivolti mòn.iti al Belgio, all'Olanda, alla stessa Grecia, per convincere tali Stati a dirigere la maggior patrte del loro commercio verso la Germania 'e a non .favorire dnv·ece l'Inghilterra. Mòntti meno palesi sono stati rivolti, come codesto R. M.ini.!Stero certamente non ignora, agli Stati Balca,_ n~ci e Scandinavi, attraverso una tenace pressione nelle trattative commereiaH.

II punto .di v.ista ufficiaLe è il seguente, per quanto riguarda ,H traffico marittimo dei Paesi neutrali con l'Inghilterra e, s'i:ntende, con la' Francia: ogni viaggio rappresenta un pericolo ·grave al quale i bastimenti si espongono, sia

che vadano ~~so1ati, ·correndo il xischilo dL urtare una mi'na, .sd.a e Siopll"a,ttutto se

marcino in convoglio, scortati da navi da guerra dei belligeranti. In quest'ultimo

caso, si afferma in Germania che in 'base al diritto internazionale dovrebbero

subire tutti i pericoli 'belLici, l'eggi siluramento senza prelWV'i!so.

Le tesi sopra enunciata è OO'che illustTata in numerosi atrticoli di ,stampa, nei

quali si paragona il gravissimo rischio del commercio neutrale con l'Inghilterra

a quello minimo di un normale commercio con la Germania, che assume la

garanz,ia per la sicurezza delle sue acque 'COstiere.

È evidente la volontà germanica, in questo momento, dii eser'Citare la massima pressione sui neutrali per assicurarsi l'esportazione verso di essi e, di conseguenza, le loro forniture. Altrettanto evidente è lo sforzo di coinvolgere nei destini tedeschi quelli dei paesi che svolgono una politica :di silmpatia verso la Germania.

Tale sforzo è soprattutto ch1aro per quanto dguar<da l'Italia. Ogni misura inglese che rlia •COLpisca viene ampiamente ruthl.izzata a questo scopo. Esempio recentissimo, il fermo !del pilroscafo Vuloania, di ·CUi quaLche .giornale ha riprodotto anche le fotografie, tanto •Che ho fatto osservare da.l R. Addetto Stampa all'Uffi.oio Stampa dell'Auswiirtiges Amt ·Che ciò mi sembrava esagerato.

In questi 'giorni l'a!rlil.iversario delle s~oni è stato vi'VIamente illustrato: la stampa tedesca ha ricordato l'aiuto dato allora dalla Germania all'Italia, omettendo naturalmente di ricordare come l'Italia abbia già a suo ,tempo più che ,generosamente ·compensato il Retch finanziariamente pl1ima e politicamente poi. Così negli articoli che hanno commentato le nostre manifestazioni per l'autarchia si è mirato ad associare la sorte dell'Italia a quella dell~ Germania, ne'll'ora presente, •di fronte alla guerva economica condotta dall'Inghilterra, irnsistendo sul fatto che la soHdari:età delle due potenze, già provata al tempo ldelle sanzioni, è nuovamente giustificata dagli •avvenimenti attuali con cui Inghiltera e Franc1a tentano di strangolare le nazioni .giovani.

Ho l'onore di richiamare 1'1attenzione sull'arti•colo del redattore 1diplomatLco della Boersenzeitung, .trasmesso .con l'odierno bollettino stampa, articolo secondo cui il capitalismo occidentale mirerebbe a colpire, dopo la Germania, l'Italia, il Giappone, ed eventualmente l'Unione Sovietica. Ciò non può che richiamare, secondo il giornale, l'aumento di solidarietà fra tutti .gli •interessati e il loro reciproco appoggio per rendere vana la « guerra bianca » (1).

(l) L'originale di questo documento porta il visto di Mussolini. Per quanto concerne l'appunto di von Ribbentrop su questa conversazione, vedi Documents on German Foreign Poticy, 1918-1945 cit., Series D, VIII, D. 379.

282

L'AMBASCIATORE A ILONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. CONFIDENZIALE S. N. Londra, 21 novembre 1939. Come avrai notato, in questi giorni a Londra la stampa è tutta rivolta verso •i Balcani dove si è polarizzata, dopo gli avvertimenti itaLiani a Mosca (Gayda, Coppola, Radio Roma), l'attenzione inglese. A giudicare da quel che sento o che mi viene riferito, si direbbe che ha guadagnato terreno in queste ultime due settimane la tendenza favorevole a lasciare all'Italia una posia:ione di netto predominio nei Balcani. Vi era al Foreign Offìce una corrente abbastanza forte che riteneva opportuno intendersi •con l'Italia sulla azione che questa avrebbe desiderato svolgere in quella regione, ma Percy Lorarine ha espr·esso l'opinione ·che non fosse necessario nè conveniente e questa opinione è stata accolta.

Non sarebbe nell'intenzione di Londra nè di ostacolare l'attività che Tu riterrai di svolgere nei Balcani, nè di mostra~e di favorirla per non crearTi im

barazzi ·con le ripercussioni che potrebbe avere altrove un'appariscente intesa fra l'Italia e la Gr. Bret.

Vedi che riferendoTi adopero il ·Condizionale. Intendo marcare in ta·l modo che tutto questo mi è giunto da fonti non responsabili, perchè to non ho mai toccato tale argomento nè con Halifax, ·nè con nessuno dei suoi collabomtor1. Non ho dunque controllato queste informazioni.

Rapporti itala-britannici. Su ques.to punto Halifax, parlando a Crolla qualche giorno fa, è stato molto esplicito: sarebbe desiderio dem:t Gr. Bret. di a[largare e render.e sempre più operanti tali rapporti. Halifax non prende tniziative per non creare imbarazzi all'ItaH:a data la 1sua particolare posizione, ma qualunque iniziativa o proposta, o des1derio Tuo, ha detto Halifax, troverebbe qui la più cordiale accoglienza.

Questo discorso fatto a Crolla il qua'le si recava da lui in visita di congedo, si commenta Ida sè. Non credo che ne proverai: sorpresa.

Dissensi nel Governo. Il noto personaggio chie serviva da canale con Chamb. è entmto in \diretto contatto con me i giorni scorsi. Egli dov<eva dirmi che il discorso di Churchill, ·e particolarmente quella parte che toccava l'Italia è stato deplorato anche in seno al Governo. La reazione italiana è stata utile a Chamb. e ai suoi fedeH del Gabinetto per rimproverare l'tncauto orator·e anche assai asp11amente. Pokhè il Primo M~nistro ha scoperto che è in corso un intrigo a scadenza più o meno lunga, di Churchill e dei suoi amici per impadronirsi del Governo, le imprudenze oratorie del Primo Lo11d dell'Ammiragl. .specie se producono reazione all'estero e se questa reazione· è ben orchestl'ata, ,sono utili a Chamb. il quale è già sulla 1difesa e si prepara a rovesciare 1'intrigo sugLi organizza·tori di questo.

A puro titolo di curiosità ti informo che la voce di Gayda, 1avendo cantato molto diurnnte Le sanzioni, non smebbe più considerata come la più adatta per soverchiare quella dt Churchill che due o tre persone qui hanno definito con me: «H nostro Gayda ».

Molta gente si chiede pe11chè da dieci .gio'ITli la nostra ,stampa ha assunto un atteggiamento ostHe all'Inghilterra, ma si astiene dal fare commenti sgradevol:i. Incassano! (1).

(l) L'originale di questo documento porta il visto di Mussolini.

283

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 6106/2448. Sofia, 21 novembre 1939 (per. giorno 27 ).

Mio rapporto del 20 corr. n. 6063/2433 (2).

Mi pregio segnala•re all'E. V. ·che il Mi!nJstro di Bulgaria a Mosca, s1g. .An-tonov ·che, come ho riferito, 1si trova da qual~he settimana a Sofia (3), ha vi:sitato ieri la redazione del quoti'cltano Utro ove per l'occasione Sii erano riuniti anche i redattori dei principali quotidiani cittadini.

c'è il visto di Mussolini. ,2) Non pubblicato.

x6 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

Il Ministro Antonov ha intrattenuto i convenuti sulla situazione internazio· nal.e dichia~ando, fra l'altro, esser 'convinto che fra due mesi al massimo l'U.R.S.S. si annetterà la Bessa·rabia. Ha aggiunto !Però, si:a pure velatamente, ·che la questione dobrugiana non deve essere abbinata a quella della Bessarabia ed ha attirato l'attenzione dei presenti: sul pericolo costituito per la Bulgaria da una eccessiva spinta soviet4ca nei: Balcani.

(l) Questa lettera è autografa. Sulla copia dattiloscritta inviata a Palazzo Venezia

(3) Vedi D. 78.

284

IL CONSOLE GENERALE A PRAGA, CARUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 2530/1207. Praga, 21 novembre 1939 (per. giorno 27).

Ho telegraficamente segnalato i principali aV'Venimenti verificatisi in Boemia

e Moravia tra il 15 ed il 20 corrente (l) ed ho trasmesso con separa<to rapporto

ì testi <dei ·comunicati ufficiali drca le fucilazioni e gli arresti avvenuti nonchè

il testo dell'appello d!el Preslidente Haclla (2) e diel .decreto con cui è stato procla

mato lo stato di assedio .in alcuni distretti della Boemia (Praga 'e parte dei din

torni), limitatamente ad alcuni delitti singolarmente indicati e con esclusione

dei cittadini del Reich (3).

Al presente rapporto ho l'<more di accludere un resoconto dettagU:ato

delle notizie controllate, non controllate ed attendibili che questo uffi<cio ha !po

tuto raccogliere in detti giorni (4).

* * *

In tutto quanto è avvenuto, sia per l'osservatore straniero, sia per buona parte dei ce·chi, vi è qualcosa ·che sembra incomprensibile e ciò è costituito dal fatto che :La gravità dei provvedimenti presi non risulta a prima v·ista proporzionata alla gravità de.gli incidenti effettivamente accaduti. Io stesso ebbi a telegrafare a

V. E. una tale impressione iii. giorno 17 col"''ente (5).

La maggior parte dei colleghi stranieri spiega tale ·contrasto attribuendo alle autorità del Reich l'intento di creare in Boemia e Moravia una s~tuazione apparentemente assai più grave di quanto non sia in effetto per giustificare di fronte all'opinione pubblica mondiale ed alla massa della popolazione ceca l•a abolizione prossima del Brotettorato, della quale tanto si è parlato e si: parla.

A me .sembra che una tale opinione non sia esatta, sia perchè le autorità tedesche nulla di positivo possono fare per attutire comunque o volgere in :oro favore, per lo meno in un dato settore dell'opinione mondiale, le ripercussioni di quanto hanno operato e operano in Boemia e Moravia, sia perchè 1del Protettorato (istituzione assolutamente nuova nelle apparenze e più ancora nella sostanza) non resta praticamente più nulla.

Non è da ecludere che •Si pensi a Berlino di abolirlo, ma mentre una tale eventualità appare legata ad elementi estranei che non ancora hanno avuto sufficiente sviluppo (soprattutto il corso della .guerra e la sistemazione dei territori

polacchi), non sarebbe logi•co ammetterre .che per raggiungere tale scopo si fucilino persone e si terrorizzi H Paese creando fra cechi e tedeschi un abisso che ormai è diventato assolutamente incolmabile.

Tolto quanto nei provvedimenti presi vi è della cosidetta maniera forte

tedesca, la verità, quindi, non può ·Che essere una sola: la situazione del Pro

tettorato è seria, più di quanto si possa credere giud'teando dalle apparenze

e da quello che riesce a trapelare.

A tale conclusione era del resto lecito giungere assai prima degli episodi odierni, essendo la situazione stessa maturata attraverso una serie di avvenimenti ·che non si sono certo svolti nelle piazze di Praga o nei dintomi.

I metodi qui adottati subito dopo [a creazione del Protettorato potevano portare a risultati positiv,i se la situazione della Germania non fosse mutata.

Dopo lo scowio della guerra e dopo l'occupazione !della Polonia essi sono divenuti il'raggiungibili ed il problema ceco ha avuto aspetti a·ssolutamente nuovi.

Il Paese non può p~ù essere rapidamente germanizzato anche perchè vi è meno germanesimo d1sponibile per far" sparire o far tacere 8.000.000 di cechi e tutto quanto avviene in Gennania ed in Europa ha qui ripercussioni assai vaste, che finora sono risultate vantaggiose per la ·Causa ceca.

G1i ultimi avvenimenti sono quindi una conseguenza diretta di tutto ciò ed un risultato immediato dell'attentato di Monaco (qui .giudicato indice di indebolimento del regime nazional-sodalista), della mancata offensiva sul fronte di occidente (qui ritenuta sempre imminente) e di tutto quanto si dice e si sa dei rapporti tedesco.,russi, ·della situazione in Polonia, in Austria e nelle vecchie province del Reich.

Il popolo ceco che ha dimostrato nel marzo di non .essere ·Capace di un sacrificio supremo, ha cominciato ora a dimostrare in tutte le classi e specialmente in quelle intellettuali di essere molto abile e persistente in una lotta sorda che dall'estero ha :llacile alimento e che, del resto, ha, per 'tanti anni, sostenuto in passato: quella del'la «mafia», del sabotaggio, della co.spirazione e anche delle argg:re~ioni: proditorrie, di cui sono certo stati vittime in questi ultimt re:mpi numerosi citta!dini del Reich e che sono state certamente una delle principali cause determinanti degli ultimi provvedimenti.

Le fucilazioni effettuate hanno dato un esempio, ma hanno creato anche martiri di questa generazione ·che .fino ad ora mancavano.

Il numero degli arrestati non può essere più calcolato con precisione. Una notizia ufficiale ha annunciato •che sono state arrestate in questi giorni solo altr-e

1.200 per,sone, in massima parte studenti e professori. La ·cifra è certamente inferiore a quella vera, •come esagerata eva quella

che si dava a Praga il 17 corrente e che era di 4.000. Tenendo ·conto degli arresti effettuati ancora .dal 17 •ad oggi H numero di

3.000 dovrebbe essere •esatto per gli ultimi arresti, ma, certo con esagerazione che non manca di avere la sua importanza psi·cologica, si dice che !IlOn vi sia più a Praga famiglia che non abbia in ·carcere uno ,dei suoi membl'L (uomini

o ldonne).

Ciò, da un punto di vista pratico, offre una percentuale di sicurezza molto elevata (che a me sembra sia indiscutibile), dato che la popolazione ceca non ha armi nè ·capi ed il Raese è fol'temente p!I'esLdia,tJo dalle truppe e dalla genda["meria, come è facile calcolare osservando il numero degli ufficiali e dei sottufficiali, più che quelLo dei soldati che si vedono ~n giro.

L'alea di una tale situazione appare, però, :liacilmente ove si ·consideri ·che per una qualsiasi necessità una notevole parte deUe truppe potrebbe essere, anche per breve tempo, ritirata e che quando mancano i capi, quelli che sorgono nuovi, sen~a che in p.rec·edenza fossero conosciuti o sospettati, sono assai più pericolooi.

Da un complesso di fatti e di impressioni mi .sembra lecLto il dedurre, in conclusione, che a meno di tre mesi dall'inizio del conflitto europeo in corso, senza 'che la guerra si1a ancora effettivamente incominciata, la Boemia e la Mo11avia danno la sensa~ione di trovarsi in una situazione non lontana da quella in cui rsi trovavano la maggior parte dei territori dell'ex Republica ,cecoslovacca non molto prima della fine della guerra mondiale, per lo meno ·come tensione degli animi, audada nell'azione, fiducia in un tracollo di quello che è considerato l'oppressore, ecc.

Tale tracollo ove si osservi lia rassegnazione dei colpiti e l'aperta ostilità di quelli non ancora colpiti, appare dai ·cechi giudicato più che sperato assa.i prossimo e ciò non !PUÒ non indurii, qualche volta, ad azioni non sufficientemente ponderate.

Se gli incidenti del 28 ottobve rappresentarono l'inizio di una rottura completa tra ·cechi e tedeschi, ·quelli di questi giorni hanno resa la rottura definitiva e ta.le essa resterà fino a quando elementi nuovi non interverranno in senso positivo o negativo.

Le manifestazioni, i morti, i feriti, gli arresti, assumono ormai un carattere episodico, diventano fatti di cronaca che è lecito prevedere non mancheranno di ripetersi, secondo le particolari contingenze del momento.

* * *

Oggi è solennemente entrat,o a Praga wnche un reggimento (8°) della Schutzpolizei, la quale si ritien·e finirà col sostituire la polizia •ceca; ma, nel ·complesso, l'atmoofera permane talmente pesante ·Che qualche cosa sarà certamente fatta per alleggerirla.

(l) -Vedi D.D. 254, 264 e 266. (2) -Vedi Appendice III. (3) -Si tratta del Telespr. 2515/1193 da Praga, non pubblicato. (4) -Non pubblicato. (5) -Col T. 99, non pubblicato.
285

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 222. Washington, 22 novembre 1939, ore 6,47 (per. giorno 23, ore 6). Di fronte a ·comunicato questa Ambasciata britannica con quale è stato rivolto invito ad esportatori da Stati Uniti d'America arventi merei dirette paesi neutrali, a sottoporre Consolati britanni•ci liste carichi navi onde ottenere certi

ficato per faci:litare .parssaggio mer.ci att.na•verso zone blocchi ma1'1ttimi, sig. Sum:ner Welles, ·che sostttuisce sig. Hull assente, ha dichiarato in conferenza stampa che il Governo degli Stati Uniti non opponesi alla procedura suggerita dalle Autorità britanniche considerandola come semplice accordo tra esportatori americani ed autorità inglesi, ma ha aggiunto, nello stesso tempo, 'che il Governo degli Stati Uniti non intendeva con ciò pregiudicare i suoi diritti tdi paese neutrale.

RR. Consolati New York Boston hanno ricevuto richieste ·Concernenti presentazione tali liste a Consolati britannici, a cui per motivi di urgenza, connettesi partenza piroscafi. Prego V. E. fornirmi eventuali istruzioni.

286

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. 27799/517 P. R. Roma, 22 novembre 1939, ore 9,30. Secondo notizie riportate dalla stampa londinese la polizia tedesca avrebbe raccolto prove dell'esistenza di accordi tra organizzazioni segrete ceche e

polacche. P11egovi ~controllare e riferire.

287

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO

T. URGENTISSIMO 27810/112 P. R. Roma, 22 novembre 1939, ore 14.

Prego accertare se credenziali Gorelkin sono intestate S. M. Re d'Italia e d'Albania Imperatore di Etiopia. Telegrafate d'urgenza.

288

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 192. Ankarw, 22 novembre 1939, ore 14,25 (per. ore 20). È venuto a vedermi i.er.sera questo Ambasciatore di· Romania e mi ha informato delle varie fa·si della iniziativa romena per la costituzione di un blocco neutrale balcanico. Non solo, se.condo lui, iniziativa non è tramontata, ma senza dubbio continuano trattative con speranza successo. Saracoglu, che si era ri,servato esaminare proposta, avrebbe ieri stesso dato a Stoica rLsposta nettamente adesiva. Stoica avrebbe in modo esplicito informato Saracoglu che l'adesione dell'Italia era condizione sine qua non e Saracoglu non avrebbe opposto obiezioni. Interrogato da Stoica sulle condizioni attuali dei rapporti politici fra l'Italia e la Turchia, Saracoglu avrebbe detto che essi sono normaH con tendenza al miglioramento e .che egli sarebbe molto desideroso migliorarli ancora di più. Stoica mi ha detto anche Romania non eleva alcuna pregi.udiziale sulla forma

da dare al nuovo blocco, sebbene sia d'avviso che esso dovrebbe e,ssere indipendente da Intesa Balcanica per permettere Bulgaria di entrarvi senza e~splicita rinunzia sue ;:ri<vendicazioni. È soltanto sulla forma che adesso si discute fra vari Stati interessati, essendo tutti d'accordo sul principio che il blocco dovrebbe consolidare neutralità bal'Canica nel conflitto attuale, Germania e Russia non sarebbero tendenzialmente sfavorevoli iniziativa. Consta a Stoica che attuale viaggio Ghigi a Roma è in relazione con esso.

289

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 837. Tolcio, 22 novembre 1939, ore 18 (per. ore 22,30).

Ambasciata d'Inghilterra si mostra preoccupata per propaganda anti-inglese e filo-russa di Shiratori. Essa lo ·consi1dera intelligente, energico, attivo e dice che egli va acqutstando seguaci tra quei funzionari di questo Ministero Affari Esteri i quali hanno provato loro malcontento con recente rivolta e sono tuttora insoddisfatti, malgrado soluzione pacifica data dal Governo all'incidente.

Ambasciata hritanni:ca teme evidentemente in modo particolare che, se all'appoggio dei militari si aggiunge quello da parte del Ministero degli Affari Esteri, Shiratori possa diven1re Ministro degli Affari Esteri nel Gabinetto che seguirà il presente, cui si continuano muovere ·critiche di incertezza, incapacità e debolezza.

290

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 271. Mosca, 22 novembre 1939, ore 19,45 (per. ore 21).

Telegramma di V. E. n. 112 (1).

Questo Commissario del Popolo per gli Affari Esteri mi ha assicurato che credenziali nuovo Ambasciatore a Roma .sono intestate a S. M. il Re d'Italia e d'Albani!a Imperatore d'Etiopia.

291

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 128. HeLsinki, 22 novembre 1939, ore 21,40 (per. ore 23,.30).

Mto telegramma n. 126 (2).

Ho veduto oggi questo Ministro degli Affari Esteri. Confessa che non può fare previsioni ·sull'avvenire, gia:cchè pur essendo Finlandia orientata verso ripresa vita normale, questa .re.sta 'subordinata a quello che i sovieti decideranno fare. Conferma che su questione base navale Hango Finlandia non poteva cedere, oltre che per ragioni note di principio, anche perchè trattasi unico porto pre

(2J Non pubblicato.

sumibilmente libero da ghiacci negli i1mrerni rigidi. Del resto pretese ragioni militari imprescindibili che russi avanzano per tale richiesta non hanno -secondo questo Stato Maggiore -alcun senso dato che nuove' basi sovietiche in Estonia sono più ·che sufficienti per controllare pienamente navigazione Golfo Finlandia Campagna di stampa svolta in questi ,giorni da giornali 1moscoviti non lo preoccupa perchè non rappresenterebbe pensdero Governo.

Dichiara che in tutte queste trattative Governo tedesco si è comportato verso Finlandia in maniera « non amichevole » poichè dopo aver all'inizio trattativ.e invitato Finlandia alla resistenza ha poi momento d'agire ·cercato indum-e questo Governo transigere anche su questioni che impegnavano dignUà nazionale.

Governo svedese invece ha dato nella prova e, non solo verbale, suo vivo interessamento e Finlandia si sente sicura -ha concluso questo Ministro degli Affari Esteri -che in caso complicazioni, Svezia si troverà al suo fianco.

(l) Vedi D. 287.

292

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 262. Budapest, 22 novembre 1939 (per. giorno 27). A proposito del progetto romeno di ·blocco balcanico, Csàky mi ha detto che nessun passo era stato compiuto dal Governo di Bucarest presso quello ungherese a tale riguardo, benchè il Governo romeno abbia informato quello jugoslavo di averne parlato anche a Budapest. Ciò che Csàky ha dovuto rettificare. Il Ministro degli Affari Esteri, mi ha confermato che la questione degli arresti in Transilvania non aveva avuto altro seguito finora almeno, malgrado le segnalate miriacce. Del resto, non era nell'interesse della Romania di rendere più acuto l'incidente. Comunque egli aveva ripetuto al Ministro di Jugoslavia che non era il ·caso :peT ora di riprendere le note trnttati'Ve con la Romania.

Il Ministro d'Ungheria aveva ora conversazioni col Governo romeno solo per la questione degli arresti e del complotto.

293

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 144. Ankara, 22 novembre 1939 (per. giorno 8 dicembre). Il comm. Jannelli ha avuto occasion•e di ilncontrare il giDiflnaHS!ta amerkano Sulzberger del New York Times, che è stato ricevuto ieri mattina da Sal'lacoglu dal quale ha ottenuto una intervista. Sulzberger, che è l'« esperto » per i Bakani del suo giornale, ha detto al Primo Segretario di questa Ambasciata di aver avuto sentore che l'iniziativa romena per il blocco neutro fosse quasi fallita. Saracoglu gli avrebbe invece affermato che ciò era tutt'altro che esatto. Le conversazioni continuano, ,sia pure lentamente e .con qualche difficoltà e sì spera in una favorevole conclUJSipne, sebbene non a breve scadenza.

Saracoglu ha tenuto a precisare al giornalista che non è vero che gli Stati Balcanici agiscano, nell'occoNenza, sotto la guilda e la spinta dell'Italia, come

in qualche parte si è voluto far credere. L'iniziativa, ha detto il Ministro, è

partita dalla Romania e .gli Stati dell'Intesa balcanica vi si :sono associati per

tentare in un primo tellliPO di acquisire l'adesione bulgara (neanche l'Ungheria

è stata finora interpellata). La collaborazione italiana sarebbe dell'iniziativa un

corollario ( « corollary » è proprio la. parola che il giornalista ha attribuito a

Saracoglu). Interrogato da Sulzberger, Saracoglu ha peraltro aggiunto che le

relazioni ·fra l'Italia e la Turchia sono del tutto normali e che esse mostrano

anzi una tendenza a divenire più cordiali. Egli ha però negato che vi siano in

corso trattative di alcun ·genere per un patto o uno 'scambio di note, ecc.

Fra le 'considerazioni personali di Sulzberger, il ·comm. Jannelli ha avuto

modo di notare che egli segnala al suo 'giornale un'efiettilva schiarita nell'atmo

sfera italo-turca dopo i malintesi e le frizioni degli ultimi anni, ma che rileva

anche il permanere di una ·Certa diffidenza da parte turca, tenace residuo dei

passati .sospetti e dubbio ,sulle rea.Ii intenzioni rdell'Italia come sui limi.ti e fini

della funzionalità attuale dell'« Asse».

Sulz.berger ha detto fra l'altro, a titolo di ·curiosità, che in qualche ambiente

si ritiene che l'azione italiana nei Balcani sia fatta per conto della Germania,

la quaLe, non potendo osta·colare la sua alleata sovietica, desidera peraltro arre

starne la spinta e porre un argine alla sua espansione nei :Balcani.

294

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 145. Ankara, 22 novembre 1939 (per. giorno 8 dicembre). Il Consigliere di questa Ambasdata di Inghi:lterra, s~gnor Morgan, parlando con un funzionario di questa Ambasciata, ha detto che l'atteggiamento inglese di fronte al tentativo di costituzione di un blocco neutro bakani:co è di estrema riserva. Ri:serva determinata, non da avversione o diffidenza -chè anzi l'Inghilterra dal punto di vista dell'interesse .generale europeo vede la cosa con ·favore -ma dal sentimento che un suo diretto interessamento in materia potrebbe far pensare a un'interferenza a !favore di un gruppo belHgerante e quindi ostacola.re l'iniziativa, che deve essere lasciata, perchè essa sia accetta all'uno e all'altro campo, esclusivamente agli Stati Balcanici e all'Italia, tutti Stati neutrali, e sboccare in un aggruppamento veramente e imparzialmente neutro. Ciò premesso, per quanto riguarda l'atteggiamento inglese, Morgan ha soggiunto che da parte •ingl,ese non si nutre soverchia fiducia nel successo dell'iniziativa, 'soprattutto per il contrasto fra i vantaggi .che ne verrebbero ad uno Stato (leggi Romania) nei confronti di altri Stati (Ungheria e Bulgaria) i quali ultimi hanno il sentimento di rendere un servizio al primo senza trame un corrispettivo. Da qual·che accenno di Morgan è sembrato di ·comprendere che l'Inghilterra non vedrebbe di cattivo occhio che la Romania s'inducesse finalmente a dare qualche soddisfazione .territoriale all'Ungheria e alla Bulgaria e si costi

tuisse così nei Balcani un bloeco veramente compatto, nel quale non potessero più, valendosi delle frizioni interne, giocare le influenze germanka e russa.

295

IL MINISTRO PER GLI SCAMBI E LE VALUTE, RICCARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. RISERVATA PERSONALE 318. Roma, 22 novembre 1939.

Previe intese .con il ·camerata di Revel e colloqui con S. E. GambM"a, ho presentato ieri al Duce l'unito promemoria relativo alle trattative in corso col Governo spagnolo per il regolamento dei noti crediti e per la conclusione di un nuovo accordo commerciale tra i due Paesi (1).

Il Duce si è compiaciuto di dare la Sua approvazi-one alle tli~ettive di massima enunciate su tale appunto in merito alle trattative stesse, che secondo le istruzioni che vorrai 1II11Partirgli, dovranno essere condotte da S. E. Gambara.

ALLEGATO

APPUNTO RISERVATISSIMO. Roma, 20 novembre 1939.

CONTROPROPOSTE ITALIANE PER L'AMMORTAMENTO DEL DEBITO SPAGNOLO E PER NUOVE INTESE DI CARATTERE COMMERCIALE

A seguito della risposta recentemente data dal Governo spagnolo alla nostra Ambasciata di Madrid in merito allo schema di accordo presentato nel marzo di quest'anno a Roma dalla Delegazione italiana a quella spagnola per l'ammortamento del debito verso l'Italia, appare opportuno vengano inoltrate al Governo spagnolo alcune controproposte da parte italiana, al fine di dare una impostazione più concreta e di accelerare la conclusione di tali trattative.

Le contropoposte potrebbero essere in linea di massima le seguenti:

I. -Venga stabilita una quota annua fissa di ammortamento di 250 milioni di lire. da corrispondersi dalla Spagna all'Italia per il numero di anni necessario alla completa estinzione del debito derivante dalle forniture speciali.

Tale debito ammonta a 3.826,5 milioni di lire già accertati e riconosciuti e ad ulteriori ingenti somme in via di accertamento da parte della Commissione mista italo-spagnola, prevista dall'Accordo 11 agosto 1937. (Le richieste italiane ascendono al riguardo a 3.128,4 milioni di lire, oltre a crediti da precisare da parte del nostro Ministero della Marina).

II. -Tale quota di ammortamento dovrà essere corrisposta in merci spagnole ed in pesetas da utilizzarsi per investimenti mobiliari ed immobiliari italiani in Spagna, nelle seguenti proporzioni:

(valore espresso in milioni di lire)

Forma di pagamento ANNI Quota

di ammortamento In merci In pesetas

l 250 85 165 2 250 85 165 3 250 150 100 4 250 150 100 5 250 150 100 6 250 (da rivedere prima della fine del 5• anno)

Dopo il quinto anno la proporzione tra il pagamento in merci ed in pesetas dovrà essere riveduta.

La formazione di disponibilità in pesetas verrà a costituire un ulteriore apporto dell'Italia a favore della ricostruzione industriale spagnola. Al riguardo è da escludere ogni carattere di concessione e di vincolo da parte della Spagna, dovendosi procedere nei casi concreti di accordo tra i due Governi che, attraverso gli organi appositamente delegati, stabiliranno l'utilizzo delle disponibilità esistenti ed i modi di tale utilizzo.

III. -Le merci da cedersi dalla Spagna all'Italia in quota ammortamento dovranno essere date agli stessi prezzi ai quali dette merci vengono vendute dalla Spagna ad altri Paesi con pagamento in valuta libera. Il Governo spagnolo dovrebbe dare opportune garanzie al riguardo.

IV. -Il Governo spagnolo rilascerà all'Italia, a copertura del proprio debito, Buoni del Tesoro spagnoli, stilati in lire italiane e trasferibili soltanto in Spagna ed in Italia. Tali Buoni saranno estinguibili,per la quota fissata di 250 milioni di lire annue, mediante il controvalore delle merci o pesetas da cedersi dalla Spagna in conto ammortamento, secondo modalità analoghe a quelle stabilite nel piano di ammortamento già presentato dall'Italia il 23 marzo u. s.

Frattanto tale rilascio dovrà effettuarsi subito per l'ammontare del credito già definito d'intesa fra i due Paesi. Analogamente si procederà per le somme che saranno successivamente accertate e riconosciute.

V. -Tutte le cifre che verranno scritte a debito del Governo spagnolo per il regolamento del • conto generale forniture speciali •, saranno senza interessi, per cui i Buoni del Tesoro di cui al numero precedente risulteranno infruttiferi.

VI. -Ai fini di assicurare sia l'ammortamento del debito che lo sviluppo degli scambi commerciali fra i due Paesi, occorre che il Governo spagnolo faciliti in ogni modo la consegna delle merci all'Italia e nelle specie e nell'entità che, nel primo quinquennio di funzionamento dell'accordo, risultano dall'acclusa tabella (1).

Si prospetta quindi la necessità di portare a termine contemporaneamente le trattative per l'ammortamento del debito forniture speciali e quelle commerciali onde porre gli scambi su basi più ampie e durevoli, tenendo conto delle interferenze derivanti negli scambi tra i due Paesi dalla cessione delle merci in ammortamento di detto debito.

Le forniture di merci spagnole all'Italia dovrebbe approssimativamente raugiungere nei prossimi anni un valore di circa 350 milioni di lire annue, di cui 150 milioni (a partire dal terzo anno) concorrerebbero a formare la quota di ammortamento ed almeno 200 milioni di lire andrebbero nel clearing itala-spagnolo, in modo da assicurare un adeguato volume di scambi tra i due Paesi, fornendo la contropartita ed i mezzi di pagamento per un valore corrispondente di esportazioni di prodotti italiani verso il mercato spagnolo.

Le proposte di cui ai numeri I e Il tengono conto del desiderio manifestato da parte spagnola che la quota di ammortamento non incida in misura eccessiva sugli scambi normali tra i due Paesi, soprattutto nel periodo iniziale in cui l'Italia potrà fornire alla Spagna merci e beni strumentali necessari all'opera di ricostruzione industriale ed economica.

Tali proposte pertanto, mentre proporzionano la quota di ammortamento, sia nella misura che nella sua specie, a quelle che appaiono essere le effettive possibilità di pagamento della Spagna nei prossimi anni, mirano a consentire l'auspicata ripresa e sviluppo delle relazioni commerciali italo-spagnole, ispirandosi essenzialmente al fatto che attraverso l'intensificazione dei rapporti di scambio ed economici potranno ulteriormente consolidarsi in avvenire i vincoli di amicizia e di collaborazione che legano la Spagna all'Italia.

l l l

(l) Vedi DD. 27, 38, 58, 190.

(l) Non pubblicata.

296

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. URGENTISSIMO RISERVATO 9170/2977. Berlino, 22 novembre 1939. Non appena avuto ·conoscenza dei provvedimenti che la Gran Bretagna intende adottare contro le merci provenienti ed originarie dalla Germania ho incaricato subito il dott. R:icci!U"di di far presente alle competenti Autorità germaniche la necessità che, se verrà preclusa al trasporto del carbone germanico la via di Rotterodam, la Germania metta intanto a disposizione dell'Italia il maggior numero dei vagoni possibili. Il dott. Ricciardi ha conferito stamane con il dott. Junker e dopopranzo con il Direttore Ministeriale Wiehl, il quale lo ha incaricato di assicurare il Governo italiano che la Germania si rende perfettamente conto della difficile situazione in cui verrà a trovarsi 1'Italia, nel ·caso della chiusura della via; Rotterdam, e ·che rfarà il possibile per alleviare tale situaiZione. A conferma di ciò ha comunicato che il Governo germanico ha convocato per oggi tutti gli esperti dei Ministeri per·chè suggeriscano i provvedimenti che possono essere adottati di urgenza, e si è 'riservato di far conoscere Le concllllsion1 degli esperti stessi. Il Direttore Ministeriale Wiehl prega i competenti Uffici ital·iani di approfondire da parte loro gli studi affinchè si sfrutti il più possibile la capacità di traffico tra l'Italia e la Germania per portare al massimo consentibile il quantitrutivo di cal'bone trasportabile via terra; ha pregato inoltre di esamirnave la possibilità di acquistare il cavbone da altri Paesi specie America, utilizzando il tonnellagg~o che verrà ad essere di.sponibile per i mancati ritiri da Rotterdam. Il dott. Ricciardi ha fatto osservare che il tonnellag.gio disponibile non è molto, e che verrebbe a ri'dursi di molto lo sfruttamento delLe navi se queste dovessero fare un lungo viaggio per il trasporto del carbone. Il Direttore Ministeri.ale Wiehl ha fatto presente che potrebbero forse essere noleggiati piroscafi .americani, dato che tali piroscafi non hanno oggi grande possibilità di noleggi. Ha ripetuto due ·volte una frase che •conferma il malumore ge=ani:co per i nostri acquisti di carbone dall'Inghilterra, e doè « adoperate le navi che non potranno essere più adibite per il trasporto da Rotterdam come volete ma vi prego di non .adoperarle per il trasporto di .carbone inglese». Dumnte il corso della conversazione sL è accennato anche alla possibilità di rifornimenti dell'Italia di carbone russo, possibilmente, per utilizzare il più possibile i mezzi disponibili, facendo una operazione triangolare: cioè la Russia fornirebbe dal Bacino del Donez i carboni all'Italia e la Germania rifornirebbe di carbone la Russia del Nord. L'idea è piaciuta al Direttore Wiehl, che ha dato istruzioni di approfondire la questione, ed ha pregato il dott. Riccrardi di segnalarla a Roma, perchè anche da parte nostra venga studiata sia nei riguardi delle qualità che in riguardo alle possibilità di trasporto. Si è infine restati d'intesa che non appena i: competenti Uffici italiani e germanLci avranno ognuno per conto proprio approfondita la questione, dovrà

essere riunita la commissione mista italo-germanica per l'esame delle proposte degli esperti, e per disporre subito l'attuazione delle misure che risultassero più adatte per consentire all'Italia di essere rifornita, senza soverchie preoccupazioni, del carbone necessario alla sua economia (1).

297

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 9176/2981. Berlino, 22 novembre 1939 (per. giorno 24). Da informazioni pervenute da diverse fonti e ·confermate anche dal nostro Console Busi ri!Su1terebbe che fra la popolazione polacca dei territori occupati dalla Germania è generalmente diffusa la convinzione che la situazione attuale non possa durare e che, alla prima buona occasione, la Russia debba procedere all'invasione di tutto il restante territorio polarcco. Si ha la sensazione che fra la Russia e la Germania esistano delle relazioni soltanto formalmente ottime, ma in s01stanza impregnate di reciproco sospetto e diffidenza e quindi suscettibili di poter ·cambiare da un momento all'altro. Attualmente, la popolazione poiac•ca guarda alla Russia piuttosto con simpatia e come l'unico sbocco dell'attuale situazione. Naturalmente, il ceto dei proprietari teme i:nvece il bolscevismo, per quanto tuttavia in certe regioni, come quella di Posen, i proprietari polacchi subiscarno una sorte quasi identica a quelli resta:ti nel te11ritorio di occupazione russa. Verso gli operai e i contadini la Germania usa QUl trattamento benevolo e conforme alle direttive naziste, tuttavia non ha saputo acquistarsi nessuna simpatia e nei bassi ceti della pop·olazione polacca fanno visibili! progressi le idee bolsceviche, che possono preparare e facilitare le presunte mire russe. Anche le masse degli ebrei polacchi, rappresentano e anzi a più forte ragione, un elemento favorevole alla Russia e ancor più lo rappresenteranno se poi si realizzerà il progetto >del loro concentramento alla frontiera tedesco-russa. Tale concentramento sarebbe specia.lmente pericoloso, perchè servirebbe di canale per la penetrazione bolscevica. Si riferisce che i comitati .creati dalla Russia nella zona da essa occuparta, sono nella grande maggioranza costituiti da ebrei locali. Interessa il rilevare che è infinitamente più diffuso il senso della fata.lità dell'occupazione russa in seguito alla sconfitta o all'i'ndebolimento della Germania, che la speranza di poter presto riavere una Polonia indipendente per opera della Francia e dell'Inghilterra. Questa situazione di diffildenza e di contrasto potenziale fra la Russia e la Germania, così diffusa nel punto di contatto fra i due paesi, sembrerebbe trovare ·conferma nel contegno della Germania durante l'attuate crisi finnico-russa. La Germania ha uffi·cialmente dichiarato il suo disinrteressamento e nella stampa si sono passate quasi in silenzio tutte le trattative, ma non si può dire che la

resistenza finnica abbia fatto qui dispia·cere, anzi molti indizi confermano che da parte tedesca si segue •con simpatia Io sforzo di armamento fatto dalla Finlandia, facilitandolo anche inldirettamente. Non si fa nulla -invece -per favoriTe effettivamente le pretese russe.

(l) L"originale di questo documento porta il visto di Mussolini.

298

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLlCO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 9179/2984. Berlino 22 novembre 1939.

A:d ogni buon fine informo che, secondo questo Ministro di Jugoslavia, il Governo tedesco sta continuando, pur con qualche stento, nelle forniture belliche al suo paese. Oltre vario materiale ceco già ricevuto, la Jugoslavia avrebbe anche avuto delle batterie antiaeree 7,5 e persino qualche 8,8. Se è vero questo ultimo particolare sarebbe interessante dato che così Goring come Milch hanno sempve detto dL non aver dato mai alcuna batteria da 8,8 e che, al caso, avrebbero preferito noi alla Jugoslavia. Varrebbe la pena di contvollare la ·cosa a Belgrado.

Le ordinazioni più recenti -sulle quali nessun dettaglio mi è riuscito di avere-saTiebbero invece in :fiorte i!'li:tardo, ma tL Gover:no jugoslavo spera sempre per quanto, più o meno presto, di vederle eseguite (1).

299

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 9183/2988. Berlino, 22 novembre 1939.

Le pubblicazioni della stampa tedesca sulla scoperta dei mandanti e dell'autore dell'attentato di Monaco hanno suscitato nell'opinione pubblica tedesca, più che una grande impressione, la curiosità più viva di apprendere tutti i particolari del come è stato preparato il delitto, tanto più che, all'opera rapida ed efficace svolta dalLa polizia per identificare •L colpevoli, fa riscontro la grave negligenza della polizia stessa., per la quale Georg Elser ha potuto anda,re e venire d'oltre frontiera e lavorare indisturbato alla messa in azione dell'ordigno infernale.

Va rilevato il fatto che la notizia sugli arresti dello Elser e dei 2 agenti inglesi è stata data in Germania •contemporaneamente. Mi viene cond:ermato peraltro da buona fonte che fra gli arresti stessi non esiste alcuna correlazione.

Mentre molti punti rimangono da chiMire sull'opera dell'Elser, tanto che la polizia stessa ha posto al pubblico varie domande, vengo a sapere che il materiale raccolto in conseguenza dell'aJresto di Mr. Best e 1del Capitano Stevens è molto ampio e interessante. Attraverso questo colpo la polizia tedesca è venuta al corrente di importanti documenti, che verranno rivelati a poco a poco e che rivestono, a quanto mi si assicura, carattere sensazionale.

Nella conferenza dei giornalisti stranieri al Ministero della Propaganda sono state rivo1te al Capo dell'Uffido Stampa Estera numerose domande sulle inverosimiglian:ze più patenti che si rilevano dal racconto della polizia tedesca sulla scoperta dell'autore dell'attentato. Come mai, è stato chiesto fra l'altro, se la polizia tedesca era in comunicazione costante col Governo inglese per mezzo dell'apparecchio radiotrasmittente segreto, come afferma il comunicato, ed era quindi a conoscenza dell'attentato in preparazione, essa non lo ha impedito? Perchè non si conoscono ancora neppure dati precisi sull'identità dell'Elser? A tutte le domande il funzionario ha riJSpooto ·che si tratta di particolari di spettanza della polizia criminale ed ha rinviato a diiChiarazioni che farà alla stampa fra un paio di giorni il Capo della Polizia tedesca, Himmler.

(l) L'originale di questo dooumento porta il visto di Mussolini.

300

IL MINISTRO ALL'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2355/868. L'Aja, 22 novembre 1939 (per. giorno 27). Le voci circa una <discreta azione moderatrice svolta a Berlino intorno al 10 ·corr. da parte italiana e da parte spagnuola, continuano a trovare credito qui anche dopo la smentita pubblicata dall'agenzia Stefani. Come ho riferito col mio telegramma per corriere n. 043 del 16 corrente

L'impressione prevalente in questi ambienti politici e giornalistki, come pure nei circoli diplomatici, permane tuttora, come dicevo, che una qual·che discreta azione in forma più o meno ufficiosa sia stata per davvero svolta a Berlino dall'Italia, ed in ogni caso senza dubbio almeno dalla Spagna. Il corrispondente del Popolo d'Italia in Amsterda.m mi riferisce che la direzione del locale Telegraaf avrebbe incaricato di una ,specie d'inchiesta i propri corrispondenti a Bruxelles ed a Madrid, i quali avrebbero confermato l·e notizie, indicando che il passo esperito dalla Spagna avrebbe dovuto mantenere carattere

riserva<tissimo e che sarebbe stato invece conosciuto a seguito di un'indi,screzione commessa da un alto funzionario di quel Ministero de·gli Affari Esteri. Una persona.Utà locale, che è stata la settimana scorsa a Bruxelles, mi ha raccontato che quell'Ambasciatore di Spagna gli aveva detto •che il Min~stro Spaak, al ritorno dalla sua visita ·con Re Leopoldo a L'Aja, aveva voluto conferire con lui (e forse anche •con altri dÌ!plomaUci di Stati non belligeranti), lo aveva informato della offerta di buoni uffici, pregandolo di portarla a rconoscenza del generale Franco, illustrandone l'opportunità e :facendo .comprendere quanto sarebbe riuscita •gradita una qualche sua azione fiancheggiatrice che avrebbe potuto essere utilmente esperita in ispecie a Berlino, dati i 'buoni rapporti esistenti fra la Spag.na ed il Reich. Il Generale Fralllco aveva !sUbito ader.i:to alla richiesta, facendo pervenire qualche discreta ma precisa esortazione a Berlino come traspare da,l telegramma di calda simpatia e compiacimento da lui poi inviato a Re Leopoldo e !PUbblicato dai giornali. Nessun telegramma era stato inrvece inviato alla Regina Guglielmina poichè queste autorità non avevano dato nes

suna notizia dell'iniziativa a questo Ministro di Spagna, il quale anzi si è discretamente lamentato perchè, trovandosi occasionalmente al Ministero de.gli Esteri mentre si redi,geva il comunicato ufficiale circa l'incontro con Re Leopoldo ed avendo chiesto qualche informazione circa gli scopi d'ella venuta del Sovrano belga, non aveva potuto avere nessuna notizia ed aveva appreso l'offerta dei buoni uffici soltanto l'indomani dai giornali.

(l) questo Ministro degli Affari Esteri avrebbe detto ad alcuni colleghi di Gabinetto di avere avuto notizia di un diretto ed efficace interessamento italiano a Berlino in relazione all'allarme suscitato dalle voci di un'imminente invasione tedes•ca in Olanda. L'inldomani ed i giorni seguenti i giornali olandesi hanno pubblicato dive11si telegrammi dell'Hava.s e dell'Agenzia Belga (che ho riassunrti con Press Stefani speciale) contenenti informazioni da Madrid, Parigi e Bruxelles, circa una qualche azione moderatrice svolta a Berlino dall'Italia, ed anche dalla Spagna, sia in relazione alle voci di una presunta minacòa tedesca contro l'Olanda ed il Belgio, sia specialmente per appoggiare in qualche modo l'offerta di buoni uffici di recente avanzata dalla Regina Guglielmina e da Re Leopol:do. Questi giornali hanno pubblicato tali notizie dandovi un certo rilievo, senza aggiungervi però alcun commento nè alcun 1cenno delle informazioni eventualmente possedute a riguardo da queste autorità; hanno riprodotto invece i commenti apparsl in proposito nei giornali belgi e l'informazione ·che da fonte uffi·ciale belga le notizie non venivano nè confermate nè smentite.

(l) Non pubblicato.

301

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7221/3261. Parigi, 22 novembre 1939 (per. giorno 27 ).

Ri:ferim.: tel·egramma per cor:riere n. 27188 P.R./c. del 15 •co~rente (1).

Ho chiesto ancora precisioni al Quai d'Orsay drca l'atteggiamento della Francia di fronte .alla dtchiarazione dell Panama. Intarnto lo Starto Maggiore della Marina francese, iil!terpellato dal R. Addetto Navale, in data 21 corrente, ha risposto che nessuna dedsione è stata ail!COl'a pl'esa.

Questo Gorverno ha chiesto a quel:li degli Starti Uniti e del Panama delucidazioni sull'argomento rspecialmente per quanto riguarda l'applicazione pratica dei principi esposti nella dichiarazione, che oltre ad essere difficilmente conciliabili con i dir:itt~ dei belligeranti nelle acque rterritoriali dei loro possedimenti compresi nella zona, darebbero .alle unità germaniche la possibilità Idi trattenersi nelJe acque delimitate dalla zona s•tessa con tutta tranquillità.

La difficoltà materiale poi di esercitare .con forze adeguate una efficace sorveglianza in una zona tanto vasta lascia pensare che la dkhiarazione in questione abbia una portata. più teorica che prati,ca.

In base alle risposte dei Governi interpellanti, la Frall\Cia stabilirà il suo atteggiamento, che, con ogni probabiltà, sarà conforme a quello della Gran Bretagna.

(l) Vedi D. 235, che è in data 16 novembre.

302

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 6145/2467. Sofia, 22 novembre 1939 (per. giorno 3 dicembre).

Riferimento: Mio rapporto del 27 ottobre u. s. n. 5658/2259 (1).

Il signor Jwngerth è venuto nuovamente .ieri a trovarmi, e nlel OOI\So della conversazione ha portato ancora il discorso sulle voci tuttora circolanti, benchè in misura assai più ristretta, in <certa .stampa circa la formazione di un blocco neutrale danubiano-balcanico. Mi è sembrato che egli tenesse a ricevere conferma di quanto già avevo avuto occasione Idi di11gli alla fine di ottobre u. s. sulla fondatezza di iniziative italiane in proposito nonostante la vasta campagna della .stampa internazionale e di certe cancellerie.

Tenendo presente il telegramma dell'E. V. del 13 novembre, n. 25055, (2) gli ho ripetuto quanto già dettogli e mi è parso assai soddisfatto.

Egli mi ha aggiunto che anche questo Minhstro sovietico gliene aveva parlato non senza qualche preoccupazione. In effetti, anche 'durante la mia visita in restituzione a quella fattami al suo arrivo in Sede, il signor Lavrentiev brev·emente, e per quanto possibile da1to ·che la conversazione 1si .svolgeva a mezzo di interprete, mi aveva accennato all'ar.gomento.

303

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. (3). Ankara, 22 novembre 1939.

Il R. Addetto Militare mi ha comuni;cato quanto segue in data 14 novembre. « Alleggerimento misure militari turche aHa frontiera bulgm-a e conseguente congedamento di riservisti, è conseguenza: -di accordi specifici intervenuti con la Bulgaria, che ha preso analoghi provvedimenti;

-della necessità di ridurre le forti spese;

-della difficoltà di permanere durante l'inverno nella zona prossima alla frontiera bulgara, per la mancanza assoluta di ricoveri e per l'impossibilità di mantenere accampamenti in quel terreno che diventa impraticabile; -dell:e minorate condizioni sanitarie della tl1uppa, che avrebbe percentuali altissime di ammalati (si dice il 25 % ).

La smobilitazione è già incominciata:

-in misura maggiove sinora per .gli uffi1ciali;

-minore per la truppa (specializzati d'ogni genere sinora esclusi).

Il 14-X sono partiti, rper i porti del Mar Nero, con il piroscafo turco «Karadeniz » 600 uomini smobilitati dalle truppe concentrate in Tracia; altro migliaio per porti meridionali turchi.

Mi riservo di inviare, appena mi saJ"à possibile, la situazione delle unità in Tracia a smobilitazione avvenuta:.. Successivamente il R. Addetto Militare mi ha comunicato in data 19 corr. le seguenti notizie: «Turchia avrebbe congedato in questi giorni quei richiamati da 30 a 36 anni che erano stati precedentemente esonerati: ~ avrebbe congedato inoltre run 'certo numero di ufficiali di •complemento riJChiamandone altri dai 30 ai 40 anni; -il totale di questi congedamenti satrebbe dunque minimo: i richiamati di 11 classi sarebbero qruindi ancora tutti alle armi; -in Tracia si sostiltuiscono quei pochi congedati con invio a piccoli gruppi, giornalmente, per equivalente numero; -la situazione della Turchia alla frontiera buLgara è dunque per ora sempre la stessa; ~ i reparti dislocati in Trada vengono riuniti nei centri abitati [per necessità di terreno, di .stagione e di salute; -la chiamata alle .armi del 'contingente della nuova classe che era prevista !per aprile, sarà anticipata pare entro il mese>.

A quanto dunque risulta qui, la situazione militare in T·racia è sostanzialmente identica a quella anteriore all'accordo di massima intervenuto tra Sofia ed Ankara. Deve peraltro notarsi •che l'accol'do di parziale s:mobilitazione dai due lati avrebbe dovuto avere un ,principio di effettuazione soltanto dal 20 corrente.

(l) -Vedi D. 34. (2) -Si tratta del T. 26955 P. R/C., vedi D. 197. (3) -L'originale di questo documento, ritrasmesso per conoscenza ad alcune nostre Rappresentanze all'Estero con Telespr. da Roma 609239 del 17 dicembre 1939, non è stato rintracciato.
304

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 193. Ankara, 23 novembre 1939, ore 16 (per. ore 21,10). Questo Ministero ,degli Affari Esteri ha offerto ieri nel circolo di Angora una colazione a von Papen cui assistevano Mini,stri Commercio Lavori Pubblici e Finanze. È qui di prammatica offrire un pranzo o una colazione di carattere ufficiale ai Capi missione dopo quaLche tempo del lol'o arrivo, cortesia che i Capi missione restituiscono !POi al Governo. Per von Papen, ciò non aveva ancora avuto luogo. Presidente della Repubblica ha ricevuto nel pomeriggio di .ieri von Papen che gli ha !presentato i ringraziamenti del Fiihrer per sentimenti manifestatigli da Lsmet Inonii in occalsiane attent;ato Mona•c.o di Ba'V:~era. Vion Papen mi ha detto che il •colloquio •con lsmet Inonii è stato piuttosto anodino e si è aggira,to su generiche deplorazioni per il conflitto attuale e spectfico timore che esso si estenda. Ma la parte più interessante del ~colloquio è stata la domanda rivolta a von Papen se egli crede che la Russia attaccherà la Romania e quali sono le intenzioni del Reich nei riguardi della Romania. Von P.apen avrebbe risposto che egli non crede ad una azione milita~re sovietica contro Romania e che è

mteresse della Germania che i BaLcani èl."imangano neutrali a condizione che il loro commercio con la Germania non venga ostacolato.

17 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

A proposito delle trattative commerciali in corso von Papen mi ha detto che esse fanno progressi ma che per [pressione inglese i turchi oppongono difficoltà e obiezioni alle forniture di cromo di cui ila Germania ha bisogno.

305

IL MINISTRO ALL'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 64. L'Aja, 23 novembre 1939, ore 20,23 (per. ore 23,45).

Ministro degli Affari Esteri mi ha dato copia di protesta presentata Londra a proposito delle intenzioni britannkhe sequestro merci tedesche trasportate da nav.i neutrali, esprimendo desiderio ricevere a !SUa volta qualche informazione circa modo di vedere e atteggiamento italiano. Invio con corriere odierno testo della nota (1).

306

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 333. Madrid, 23 novembre 1939, ore 23,30 (per. giorno 24, ore 16,30).

Notizia (già comunicata da questo S.l.M.) ll"elati!va passi compiuti a Berlino da questo Governo informare il Reich della ~cattiva i.mpre;ssione che avrebbe fatto in Spagna eventuale invasione ~ciel Belgio o dell'Olanda, mi è stata confermata presso questo Ministero degli Affari Esteri. Secondo quanto dettomi <la questo direttore Affari Polit1ci, passi di tcui tsi tratta avrebbero avuto carattere ufficioso e sarebbero dovuti ad iniziativa personale del Generalissimo (2).

307

L'AMBASCIATORE DI GERMANIA A ROMA, VON MACKENSEN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, ... novembre 1939 (3).

L'CJ!Pinione del Governo Germanico in merito al progetto romeno di un

blocco balcanico si può compendiare come segue:

l) La de,signazione del costrutto progettato come blocco di neutralità

induce in errore (4). È vero che gli Stati del blocco dovrebbero osservare una

neutralità assoluta, ma sol<tanto «nel presente quadro della guerra». Se dunque

UJn qualsiasi aLtJvo Stato entra in guerra, l'impegno di neutralità viene a cadere.

2) Per gli Stati delLa Lega Balcanica il nuovo patto non creerebbe alcun notevole impegno aggiuntivo. Il suo scopo .sarebbe quindi eviderntemente quello di legare la BuLgaria, l'Ungheria e l'Italia che dovranno essere invitate ad aderirvi. Non è da ritenersi ~che la Bulgaria e l'Ungheria vi si presteranno fino a che non ~saranno ~esaudite le loro note rivendkazioni. Già pe!T questo la proposta romena, ad avv~so Idei Governo Germanico, non offre probabilità di suc,cesso.

in calce.

3) Si afferma che l'Inghilterra, la Francia, l'Italia e la Germania considerino tale progetto !favorevolmente. Ciò non è affatto vero peT quanto riguarda la Germania. La Germania ha semplicemente intereSISe che ogni Stato dell'Europa Sud-Orientale, nell'attuale guerra conservi nei riguardi dellla Germania una stl"'etta neutralità. n patto IPI"olposto, dato il suo contenuto limitativo (vedi

n. 1), peggiorerebbe la situazione attuale.

4) Dato che anche ·l'Italia respinge tali progetti, la proposta romena viene favorita, peT quanto riguarda le Grandi Potenze europee, soltanto dall'Inghilterra e dalla Francia. Nel caso che venisse realizzata, essa procurerebbe a questi due paes1 una posizione predominante nell'Europa Sud-Oriellltale (1).

(l) -Non rintracciato. (2) -Vedi D. 300. (3) -Manca la data: probabilmente 22 o 23 novembre, come si desume dall'annotazione (4) -Sic.
308

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLlCO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 176. Berlino, 23 novembre 1939 (per. giorno 27 ).

Telegramma V. E. 517 del 22 corrente (2). Nulla riJSulta all'Auswiirtiges Amt di accordi fra organiz.zazioni segrete polacche e ceche. Weizsikker mi ha tuttavia ipromesso di assumere informazioni ulteriori. Altre informazioni farò pure assumere direttamente alla Polizia a mezzo del comm. Chiavac'Cini.

309

L'INCARICATO D'AFFARI A. l. A BELGRADO, GUIDOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5449/1484. Belgrado, 23 novembre 1939 (per. giorno 27).

Il discorso del conte Csàky ha avuto, in questa stampa e in questa opinione pubblica, una a'ccoglienza in •complesso assai favore<Vole.

Aocenni cordiali a questo paese da parte di un uomo di Stato ungherese sono abbastanza rari perchè le parole di Csàky all'indirizzo della Jugoslavia, apparse particolarmente cordiali e lusinghiere, non fossero accolte con il più vivo compiacimento.

Anche gli applausi del Pa,rlamento ungherese a questo plllSSO del discorso sono stati messi molto in evidenza.

Na,turalmente la reticenza sulle reLazioni ungaro-romene era attesa. Tuttavia le parole del Ministro degli Affari Esteri ungherese sono apparse particolamente dure. I giornali di og.gt riportano delle corrispondenze da Bucarest sulle impressioni romene e riferiscono naturalmente i noti argomenti circa il trattamento delle minoranze ungheresi della Transilv·ania.

Sulla posizione attribuita da Csàky all'Italia in questo settore e in tutti i suoi problemi, la stampa, come ho già segnalato sulla Rassegna e sui telegrammi Stefani, non ha che parole di pieno conseilJSo.

(l) -Quest'appunto, vistato da Mussolini, porta in calce la seguente annotazione: • (Consegnato a S. E. il Ministro dall'Ambasciatore di Germania il 2 novembre 1939-XVIII) •. Esso era stato in precedenza telegrafato a Mosca per essere comunicato a Molotov ed inviato, contemporaneamente a von Mackensern, anche a von Papen. Vedi al riguardo Docu,ments on German Foreign Policy, 1918-1945 cit., VIII, D. 372 contenente nella nota 4 a p. 424 la replica orale di Ciano. (2) -Vedi D. 286.
310

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 844. Tokio, 24 novembre 1939, ore 7 (per ore 21). Ambasciatore d'Inghilterra preocoupato delle conseguenze che intransigenut

americana potrebbe avere sui rajpporti nippo-russi ne ha telegra;:fato a Londra, la quale avrebbe quindi inviato istruzioni alla sua Ambasciata a Washington.

311

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BUCAREST, CAPECE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 492. Bucarest, 24 novembre 1939, ore 21,41 (per. giorno 25, ore 9,45). Attuale crisi ha non poco disorientato questa opinione pubblica. Mentre si conferma che il dissidio interno di natura economica non è stato il movente i pareri sono discordi nello spiegare le ragioni per J.e quali il Re si è affrettato accettare le dimissioni A11getoiano. Da alcuni si ritiene 'che Sovrano influenzato da pressioni franco-inglesi abbia voLuto mostrare intenzioni di dare un colpo di freno alle sempre maggiori richieste tedesche. Altri pens·ano 1che Sovrano si sia affrettato cogliere occasione per liberarsi dell'Argetoiano mentre da una parte troppo anziano e poco dinamico d'altra parte non suffidentemente ligio ai voleri del Re.

Mag.gioranza Paese si mostra preoccupata per conseguenze che mutamento Governo potrebbe ave11e neJ. •campo internazionale.

312

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, PREZIOSI

T. 607 R./192. Roma, 24 novembre 1939, ore 22,30. Stampa britanni·ca riporta notizia che Governo argentino avrebbe deciso di

non permettere vendita materie prime se non a Inghilterra e Francia. Controllate e rirferite.

313

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 263. Budapest, 24 novembre 1939 (per. giorno 27). Il Governo e l'opinione pubblica ungherese hanno seguito 'con particolare interesse la notizia della crisi del Gabinetto romeno che, iniziatasi con le dimissioni del Ministro dell'Economi'a Nazionale, è stata messa subito in relazione con la pres·enza a Bucarest del Ministro Clodius e con le trattative d'indole

commerciale che vi sta svolgendo. Le esigenze tedesche, ·che già si prevedevano rilevanti, come mi mostrava il discorso tenutomi dal Ministro di Romania (mio

tell. 0257 del 18 novembre,) (l) ri>guarrdeirebberro, secondo questo Vice Ministro degli Affari Esteri,, il grano, il petrolio e in particolare la richiesta di trasportare il petrolio con carri e cisterne romene. Il fatto che Clodius, contrariamente a111e voci corse ieri, sarebbe rimasto a BucaTest, farebbe prevedere, se,conc~o Vornle, che i romeni si piegheranno alle doman1de tedesche.

Il Vice Ministro degli Affari IDsteri mi ha aggiunto in ogni modo che, conservando Gafenco il portafoglio degli Esteri, non si prevedono mutamenti nella politica estera.

314

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 166. Atene, 24 novembre 1939 (per. giorno 27).

Mavrudils mi ha detto che i provvedimenti ·annunziati dal GoveTno britannico nei rigua11di del:le merci germaniche hanno destato viva apprensione in que,sto Governo ·che ha r~chiamato l'attenzione del Govemo inglese ISUi danni che da essi derivano alla Grecia, tanto per mezzo del Ministro d~ Grecia a Londra, quanto attraverso il Ministro di Gran Breta.gna ad Atene. Quest'ultimo avrebbe ieri assicurato il Generale Metaxas che l'applicazione dei provvedimenti annunzLati sarà fatta «con elasticità» in modo da ledere il meno possibile i legittimi interessi dei neutrali.

Mavrudis ha rilevato che gl'intrailci al ·commercio dei neutri colla Germania, a parte ogni considei'azione di diritto puro, sono ancor più inammissibili oggi che tali .scambi avvengono per la massima parte, come appunto il caso della Grecia, col sistema de·l clearing. Ostacolare l'impOTitazione di prodotti germanici significa non solo privare la Grecia di tali prodotti, ma aàtresì impedire alla Grecia di vendere ana Germania le proprie merci.

Mavrudis si è vivamente compiaciuto per l'a,c.coglienza rfatta dalla nostra stampa aUe misure inglesi e mi ha detto che gradirebbe conosceTe se ed in qual modo il Governo fascista wtende r•eagire.

315

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

L. STRETTAMENTE PERSONALE 8070. Roma, 24 novembre 1939.

Come avrai visto dal comunicato di ieri, il Gran Consiglio è stato convocato per il giorno 7 dicembre a Palazzo Venezia.

Non potrà certo sfuggire il partiiColare rilievo che nelle circostanze attuali viene ad assumere questa riunione del massimo organo del Regime, che è la prima che ha luogo dopo l'inizio del conflitto e sarebbe senza alcun dubbio molto utile 'Che per quella data ci apparisse 'più chiaro quaili sono gli intendimenti dei dirigenti tedeschi per quanto riguarda i piani bellici e l'azione diplomatica (2).

Ritengo perciò opportuno che, senza farne comunque l'oggetto di un passo, tu trovi modo di attirare :l'attenzione di Ribbentrop su queste circostanze e sulla opportunità che vi sarebbe, nella imminenza della riunione del Gran Consiglio, di renderei meglio orientati rsulle intenzioni della Germania.

Buoi aggiungere che tale rkhiesta è dipendente dial fatto che avresti ritenuto di venire a Roma a conferire, nell'imminenza della riuniorne del Gran Consiglio, appunto per ~aggiornwre tutti .gli elementi conclusivi dr·ca i propositi del Reich.

Aggiun,go per ·Chiarezza che:

l) non devi ·compiere alcun passo;

2) devi invece ·richiedere informazioni senza avanzare alcun suggerimento da parte nostra.

(l) -Vedi D. 258. (2) -Nella minuta, con correzioni autografe di Ciano, è stato soppresso il passo seguente: « Le dichiarazioni che essi in questi ultimi tempi ti hanno fatto a più riprese rivelano bensi, da un lato, perplessità e intenzioni contradditorie, ma anche, dall"altro, scarsa preoccupazione di tenerci informati circa i loro propositi •.
316

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO TELESPR. SEGRETO URGENTE 9250/3000. Berlino, 24 novembre 1939 (per. giorno 2 dicembre).

Appena delineatasi qui la possibilità di misure di ritorsione agli annundati provvedimenti 1bdtannici diretti contro le esportazioni tedesche, preoooupato del,contraccolpo che la nuova situazione avrebbe potuto avere sui nostri approvvigionamenti di ·carbone e in ,genere sul nostro commercio ·COn paesi neutri,, io mi sono affrettato ad inviare il dott. Ricciardi dal Direttore Ministeriale Wiehl, col 'quale io ho già spesso trat,tato del1a questione carboni anche personalmente e che si è mostrato sempre animato al riguwdo da grande spirito di ·comprensione. Della conversazione seguita in materia io ho già informato l'E. V. con mio telespresso del 22 'corrente n. 9170/2977 (1).

Senonchè è mio dovere far presente che, nella stessa occasione e per quanto in man:iera stUJdiatamente incidentale, il Direttore Wiehl ha a1ccennato al dott. Rkci!ardi taluni altri punti che io reputo di grave importanza per noi e che meritano di essere 1sottoposti alla particolare attenzione dell'E. V.

Il Wiehl si è in sostanza doluto di ,tJaluni nostri provvedimenti e di talune pratiche da noi seguite in materia di trasporti, che sono ·suscettibili di pregiudtcare gli interessi tedeschi e quindi di eccitare presto o tardi da parte di queSito Governo una reazione ca:pace di lJed!ere a sua vol:ta gli interessi italiani. I punti specifìcatamente toccati sono i seguenti:

l) tacito riconoscimento da parte .italiana delle disposizioni anglo-francesi, relative alla vi!sita delle navi; 2) misure adottate dalla Società di Navigazione «Italia» dirette in pratica esclusivamente contro la Germania; 3) trasporto su navi 1ta[iane del contmhbando di guerra esclusivamente a favore della Francia e della Gran Bretagna.

l) II Direttore Ministeriale Wiehl ha osservato che, contrariamente alle ass~curazioni date dal Min1stero italiano degli Affari Esteri (io non ho al riJguardo informazione alcuna) secondo le quali il R. Governo si sarebbe astenuto dal

consi,gliare alle SocLetà di Navigazione italiane l'oss·ervanza delle disposizioni adottate per il controllo delle navi dalla Gran Bretagna e dalla Francia, la Direzione Generale della Marina Mercantile avrebbe invece inviato una circolare, non solo comunkando alle Società di Navigazione itailiane le disposizioni in parola ma anche invitandole ad uniformarsi alle medesime per evitare spiacevoli incidenti. Secondo il Direttore Wiehl, è già naturale che le Società di Navigaz1one ,cerchino per conto proprio di evitare inddenti perkolosi per le loro navi. Ma se la stessa Direzione Generale della Marilna Mercantile, invece di Umitarsi a portare le disposizioni anglo-francesi a sempHce conoscenza delle Società, ha consigUato a queste l'osservanza delle disposizioni stesse, si potrebbe vedere in tale atto un tacito .riconoscimento del Gov·erno italiano del nuovo diritto suhl.e prede che i :francesi e gli i~esi vogliono imporre al mondo, e tutto ciò a escliusivo pregiJUdizio della Germania.

2) La Società di Navigazione «r,taJia :!), ,che avrebbe raddoppiato recentemente le linee con alcuni Paesi d'oltremare, Specie con il Messico, non accetterebbe merci per l'Europlél se non dietro presentazione dell'affidavit del Console inglese del Paese di destinazione delll.a merce.

Ciò vorrebbe dire che la SQicietà stessa eserdta sulle merci trasportate un controllo preventivo il quale, mentre avrebbe per rtsulta'to di escludere praticamente i prodotti che potrebbero pervenire alla Germania' per via indiretta, non opporrebbe nessuna difficoltà per quelli direttL -anche palesemente -a ditte francesi e inglesi.

3) Il Direttore Ministeriale Wiehl ha, per quanto in linea di sempltce argomentazione, voluto far rilevare che i sottomadni .germanici si sono « sinora:!) astenuti dall'eseguire visite a bordo delle navi battenti bandiera italiana e dal distruggere il contrabbando di guerra destinato alla Francia e alla Gran Bretagna, e ciò dati gli ottimi rapporti esistenti tra il Reich e l'Italia.

Al contrario però, egli ha continuato·, la Francia e la Gran Bretagna non hanno per le navi di bandiera italiana, alcun rig.uardo, le sottopongono a v1site, ne sequestrano il carico destinato alla Germania; e ciò si ripete, mentre esse, grazie alla longanimità tedesca, si valgono delle numerose lin·ee di navigazione italiane per far trasportare da,i Paesi d'oltremare ai porti europei -francesi

o neutri -il contrabbando ad esse destinato.

Lo stesso avviene -ha continuato Wiehl -con le navi battenti bandiere ruSISa e giapponese, dimodochè si 1giunge alla assurda situazione che, per effetto dell'tamioiczia esistenlte tra il Rekh dia una parte, l'I,talia, la Rus1sia ed il Gia<ppone daU'altra, la Germania, mentre tnOn può valersi, dii tali amicizie per i rifOil"'llimeruti .propri, deve assistere inattiva ai trasporti effettuati su na!Vi amiche di materie prime pveziosi'Ssime per la CIOITitinuazione della gue:ma, destinate ai suoi nemici.

Secondo H Wiehl, si dovrebbe ottenere dalla Francia e dalla Gran Bretagna il riconoscimento del diritto delle navi italiane di trasportare materie prime e generi alimentari destinati, direttamente o i:ndirettamente alla Germania; in caso contrario il R. Governo dovrebbe -sempre secondo Wiehl -adottare misure diL ,carattere generale chie impedissero al:1e n:aiV~ italiane di trnsportare contrabbando di guerra destinato a qualunque Paese bel:Hgerante '(liste di merci da escludere dal carico se destinato a determinati porti, affidavit dei Consoli italiani dei Paesi di destinazione ecc.).

Il Direttore Ministeriale Wiehl -ripeto -ha dato alle comunicazioni

di 'cui sopra iJ carattere di una conversazione puramente occasionaJe ma è evi

dente che egli ha voluto con essa richiamare l'a;ttenzione del R. Gorverno sulle

questioni prospettate e ciò se~ aver ·l'a~ia, data la deHcatezza dell'argomento,

di farne una questione formale.

Il dott. Ricciardi che dopo il dott. Wiehl ha 'Visto anche altri funzionari

dell'Auswiirtiges Amt, mi ha riferno peraltcr-o •che a·l Ministero degli Affari ESJteri

si annette alle questioni segnalate una ;specialissima importanza. Bisogna ren

dersi ·conto ·che tra la Germania e l'In:ghhlterra si combatte un duello ad ultimo

sangue, e che la guerra, specie nell:e tfasi docisive, sarà condotta d'alle due parti

con tutti: i mezzi !più violenti e brutaJi, senza riiguardo alcuno al diritto inter

nazionale o agli stessi interessi dei neutri.

La 1situazione è resa chiaramente dalla seguente frase detta al do·tt. Ric

ciardi dai Referente per l'Italia del Ministero degli Affari Esteri del Reich

« è natur:ale che l'Italia cerehi d'i approfitiare della siltuazione per procura['si

divise, perchè ·gli affari .sono affari, ma vi è il pericolo che il comandante di

qualche sottomarino nell'Atlantico, che vi vede passare continuamente :navi

italiane con carichi di gomma elastica, di rame, ecc. destinati più o meno

direttamente alla Gran Bretagna, e dò mentre sa che la Germania non può

-causa il controllo franco~britannico -rtcevere alcuno di tali prodotti finisca

col non preoccuparsi tropPo se la nave .batta bandiera italiana o di altri Paesi

e faccia un coLpo di testa).

Come si vede, la questione posta sul tappeto è della massima importanza

e può portare molto lontano. È sintomatico che dei funzionari --per quanto in

sottordine -parlino ,già un simile linguaggio.

Mi sembra quindi venuto per noi il momento di affrontare la questione in

pieno e più in alto. Prima di farlo occorrerebbe peraltro:

l) avere un elenco completo dei servizi da noi resi -e non devono essere pochi -alla Germania nel ·campo commerciale diallo scoppio della guerra in poi. È ev~dente che onde far tollerare dagli inglesi il più, bisogna ·concedere loro il meno;

2) esaminare quanto vi sia di giusto e quindi di rimedialbile nei lamenti del Direttore Wiehl, provvedendo subito in conformità. L'attitudine della Società «Italia», se vera, mi sembra per esempio eccessiva. Per quanto riguarda particolarmente il n. 3, occorrerebbe, mi sembra, cercare una soluzione che da una parte salvaguardi pienamente i nostri interessi e la nostra libertà di azione, d'altra parte tenga anche conto del naturale m•alumo:re, che susdta qui il sapere o semplicemente il credere che l'Italia faccia profittare delle sue linee di navigazione esclusivamente Franc.ia e Gran Bretagna, e non la Germania.

Il dott. Ricciardi mi ha anche detto che al Mini,stero de,gli Affari Esteri del Reich si sta studiando se e quali passi possano essere fatti verso la Russia ed il Giappone. Mi parrebbe forse opportuno incaricare le nostre Rappresentanze Diplomatiche a Mosca ed a Tokio, di seguire la questione, ed ac,certare con la debita necessaria ,cautela, l'attitudine che assumerebbero i due Governi dinanzi a quaLche passo deHa Germania diretto ad indurii di non caricare a bordo .delle proprie navi contrabbando di guerra suscettibile di pervenire alla Gran Bretagna od alla Francia. Per quanto riguarda il Giappone, osservo tuttavia che in seguito all'affondamento del piroscafo «Terukini Maru > pare che esso abbia vietato alle proprie navi di toccare i porti europei. In questo caso la questione nei riguardi delle nav.i .giapponesi cadrebbe.

In attesa di ricevere peraltro dalla E. V. le direttive e gli elementi opportuni per un'azione decisa in materia, io ho preso contatto ieri ,con Weizsacker abbinando le questioni Wiehl con quelle del oo:!'lbone, e ridU·cendole tutte al comune denominatore della preparazione dell'Italia alla guerra. Da Weizsacker, che mostra di comprendere il nostro punto di vista, ho peraltro saputo che le questioni di politica economi'Ca del Minilstero .sono ormai accentrate nelle mani dell'ex Ambasciatore Ritter, destinato a divenire il Deus ex machina della politica tedesca commerciale di guerra. Sono rimasto di accordo che io avrei, alla prima occasione, avuto direttamente un conversazione con il Ritter, ma dopo però che Weizsacker me ne avesse preparato il terreno.

Com'è noto il Ritter non è persona fucile ed io gradirò quindi di poter essere armato nei suoi confronti, oltrechè di op'Portune direttive, anche di una esauriente, minuta documentazione.

(l) Vedi D. 296.

317

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. lUSERV. 6149/2471. Sofia, 24 novembre 1939 (per. giorno 4 dicembre). Riferimento: dispaccio E. V. del 16 novembre u. s. n. 239742/C (1). Le dichiarazioni fatte dlal nuovo Ministro di Romania in Budapest al Conte

Vinci, per quanto riguardano i rapporti bulgaro-romeni, sono molto interessanti, benchè occorra far rilevare che non vi è qui, a tutt'oggi, atcun segno di quella buona volontà romena che trasparirebbe invece dalle parole deL signor Crutzesco: a giudic'are anzi dagli in!dizi, che ho :segnalato a V. E.. per ;ultimo con il mio telegramma n. 270 dell'8 novembre u. s. (2) si dovrebbe affermare il ·contrario.

Quanto poi ·ad un nostro concreto intervento a Sofia .per migliorare i rapporti bulgaro-romeni, come V. E. conosce, nulla è stato fatto, salvo ovvi generici consigli di moderazione. Se del caso, gradirei istruzioni. Faedo però presente che mentre nell'attuale situazione la Bulgaria si mantiene tranquilla, adottan:do una linea di condotta orientata verso l'Italia, rimaxrebbe invece da vedere se una voLta effettivamente raggiunta una intesa totale con la Romania non vi sarebbe poi il rischio, per quanto Kiosseivanov affermi il contrario (mio telespres:so del 1° novembre n. 5738/2308) (3), che ·essa •cedesse di fronte ad altre lusinghe finendo con il partecipare a .sistemi balcan~ci che appaiono di marca sospetta.

318.

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 6176/2482. Sofia, 24 novembre 1939 (per. giorno 3 dicembre).

Il discorso del Conte Csàky, vivamente atteso, è stato riportato integralmente in tutta la stampa bulgara, ed ha provocato profoiil!da impressione.

Viene particolarmente messo in rilievo il tono misurato ma fermo, ed il seiliSO di grande realismo che spri,giona dal discorso. La perfetta identità di vediute con l'Italia è sottolineata dall'intera staJinpa; e cosi pure la rivendicazione delle aspirazioni nazionali e l'incompati!bilità dell'adesione a certi sistemi ventilati da fonti interessate, con la situazione presente.

L'accenno degli ottimi rapporti con la Bulgaria è stato qui particolarmente gradito ed interpretato iln molti ambienti 'come un segno del crescente paralleUsmo fra l'azione politica dei due Paesi.

Con molta curiosità viene ora, attesa la risposta, che si anruuncia prossima, della Romania, e dalla quale ci si attende quaLche orientamento anche per quanto riguarda i problemi che toccano più da vicino le minoranze bulgare .iJn Dobrugia.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 139. (3) -Vedi D. 78.
319

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5241/2422. Londra, 24 novembre )939.

Telespresso n. 238614/275 dell'8 novembre c. (1).

In conformità delle istruzioni impartitemi col citato dispaccio, ho intrattenuto personaLmente questo Ministro degli Affari Esteri richiamando la sua particolare attenzione sul punto di vista del R. Governo per quanto riguarda i limiti in cui vaJnno contenuti i poteri dei belligeranti in materia di contrabbando assoluto e condizionale.

Non ho mancato di fa,r r:ìlevare che se il Governo rfascista non è alieno dal giungere nella complessa materia di cui trattasi ad intese amichelvoli, ritiene d'altra parte che debbano venire assolutamente 'salvaguardate e le questioni di principio e i leg;ittimi interessi del trafUco mel"lcantile nazionale.

Ho particolamnente insistito sulla necessità che vengano per l'avvenire evitate le troppo lunghe soste di ,piroscafi nazionali nei porti: di dirottamento, 'Con grave nocumento alla nostra attività commerciale ed ho al riguardo formulato ogni ampia riserva ,sul grave danno ~che tale sistema ha arrecato e co!IlJtinuerebbe ad arrecare in avvenire all'esercizio del ~commercio e agli interessi le1gittimi dell'arma!Jllento nazionale.

Lord Haliiax mi ha informato che opportune disposizioni erano già state

impartite al fine di eliminare o quanto meno diminuire ~gli inconvenienti lamen

tati, riducendo in particolare al minimo tema>o possibile le soste dei pLroscafi

italiani nei porti di dirottaJillento. Mi ha asstcurato comunque che avrebbe

di nuovo jportato tutta la sua particolare attenzione su tale importante questione,

sottoponendoLa ancora al più attento esame degli organi tecnici e si è riservato

di farmi avere al più presto una risposta al riguardo.

320

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 10283/2133. Washington, 24 novembre 1939.

Facendo seguito al raporto n. 8977/1868 del 14 'ottobre u. s. (2) nel quale facevo ~cenno alla ~convocazione per il 15 novembre di un Comitato Internazto

nale Consultivo Economi•co e FiJUanziario dell'Unione Panamericana, ho l'onore di irrlormare l'E. V..che tale Comitato si è effettivamente rac·colto in Washillngton alla data fissata.

Presidente è stato nominato questo Sottosegretario al Dipartimento di Stato, Sumner Welles, che, come noto, è il « deus ex machina » dell'attuale risvegliata attività politica degli Stati Uniti nei rapporti con le Repubbliche Latine.

Il Comitato è diviso in tre sezioni: una prima, destinata a trattare 'i problemi monetari e finanziari di interesse comune aliJ.e 21 Repubbliche del Nuovo Mondo; una seconda per gli affari commerciali e quelli rela.tivi a:l trasporto e alle comunicazioni, e runa terza che si occuperà di problemi di natura specifica

o aventi carattere di particolare urgenza.

Le competenze assegnate alle tre sezioni chiariscono di per se stesse le finalità del Comitato, .che sono state del resto dettagliatamente esposte dal signor Sumner wenes nel suo diSCOI'ISO all'apertura dei· lavori, del quale invio, qui unito, il t·esto pubblicato dal Diparti!men:to di Stato (1).

li discorso, nel suo •complesso, è sobrio e abbastanza realistico. Ausp~cando un miglioramento della collaborazione finanziaria e commerciale nonchè dei collegamenti marittimi fra le Repubbl1che Americane per tutto il tempo della guerra e possibilmente oltre, il signor Sumner Welles, 1ungi dal fare mirabolanti predizioni su'l successo di questa politica di •collaborazione, si è limitato a parlare odi «sforzi graduali e costanti» per creare le condizioni necessarie e suffi'Cienti per tale collaborazione. Di più, nel trattare l'argomento dell'assistenza finanziaria rche gli Stati Amer.icani possono prestai!si reciprocamente, ha sottolineato che, se la fi<iucia nel trattamento che può essere riservato da un Paese ai legittimi investimenti fattivi da run Paese viocino resta•sse scossa, anche il credito ne verrebbe menomato. Con questa frase, il signor Sumner Welles ha volruto ancora una volta alludere alla questione deHe espropriazioni da parte del Messico e della Colombia deUe proprietà petrolifere appartenenti a sudditi nord-americani (mio rapporto n. 10259/2126 in data odierna) (2), questione •che, sebbene di a•ssai possibile e ,forse non lontana !Soluzione, offusca per ora il roseo

oriz;z;onte della politica panamerkana del signor Sumner Welles. Non mancherò di .seguire i lavor:i di questo Comitato Internazionale e di riferire ulteriormente a suo tempo.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D.D.I., Serie IX. vol. I. D. 756.
321

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BUCAREST, CAPECE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 494. Bucarest, 25 novembre 1939, ore 0,40 (per. ore 7,10).

Ministro degli Affari Esteri· che ho visto ieri prima delle dimissioni del Gabinetto e della sua riconferma a Ministro degli Affari Esteri, mi ha detto che per quanto egli personalmente, quale fautore ,della politioca di riavvicinamento all'Ungheria, sia stato colpito dalla durezza delle parole del Ministro

degli Affari Esteri ungherese, ritiene esse non avranno spiacevoli conseguenze sui rapporti fra i due Paesi e neppure sul noto piano Idi blocco dei neutri.

Egli ha, pevaJ.tro, ,sospeso ogni attività in tal selliSo in attesa di avere sicurezza .che ciò non dispiaccia a V. E. tanto più •che gli è perrve1111Uta notizia che Governo germarnico, pur non avendo dichiarato di essere contrario, stia influenzando su Belgrado in senso negativo.

Mi ha confermato infine che il Governo continuerà sorvegliare stampa affinchè non ec·ceda in senso anti-magiaro e che risposta che egli darà davanti al Pall'lamento al Mirnistro degli Affari Esteri ungherese sarà moderata.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non rintracciato.
322

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 272. Shanghai, 25 novembre 1939, ore 7 (per. ore 21,55). Recente interrvista all'A·genzia tedesca D.N.B. nella quale Wang-Ching-Wei ae<cenna alla lentezza delle sue trattative con Tokio per quelle condizioni di pace ·Che dovranno ·COstituire indispensabile ba:se Idei nuovo Governo e sottolinea necessità sacrHìd da pa:rte Giappone per rraggiungere lo scopo, costi:tuisce primo sv'iluppo dell'atteggiamento dilatorio assunto da Wang-Ching-Wei e da me segnalato co!l mio telegramma n. 258 (1). Stesso punto .di vista è stato ribadito come per monito in un arttcolo del giornale di Wang-Ching-Wei nel quale pur r1conoscendo al Giappone il diritto di dirigere il blocco delle Potenze asiati>che dal punto di vista politico ed economico, viene reclamata per il nuovo Go'Verno come necessità vitale una indipendenza da raggiungere col ritiro deLle truppe di occupazione e compatibflmente con le superiori necessità di difesa contro le forze armate di Chung-king ed H pericolo comunista. Da fonte dh·etta mi riisulta che articolo è stato ispirato da Wang-Ching-Wei e che e•sso rispelc·chia dissidio •acuitosi in questi ,giorni tra i diplomatici e militari giapponesi di fronte al pros!'Jmo esperimento. Mentre i primi ritengono si debba generosamente favorire co~>tituzione nuovo Governo per farne una leva in future conversazioni internazionali e per alleggerire sforzi Giappone in vista d'i ogni evenienza, i 1secondi manten.gono fermo rprinc.ipio che occupazione militare sia la sola garanzia delle posizioni conquistate e guardano con sospetto antico collaboratore di Chiang-Kai-Shek. Il che sembra debba aJlontanare ancora una volta quella soluzione politica così spesso annunziata come imminente. Ciò nonostante questo Ministro giapponese mantiene un certo ottimismo. Confidando sia possibile fare qualche ulteriore concessione a Wang-ChingWeoi;, del quale ammette alcune esigenze, egli si l!'ende conto che un altro esperimento calcato su quello già pnaticamente fallito dei Governi provvisori di Pechino e Nanchino obbUgherebbe Wang-Ching-Wei al ritiro e servirebbe

solo ad aumentare il prestigio di Chung-king ed a creare al Giappone nuove difficoltà.

(l) Vedi D. 123.

323

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. PER CORRIERE 27995 P. R. Roma, 25 novembre 1939, ore 8.

R. Legazione a Bucarest telegrafa ~che in quei ci11coli si smentisce nel modo pm assoluto notizia che sembra siasi diffwsa ieri all'estero che la Germania avrebbe 'chiesto per il tramite del dr. Clodius aSISegnazione totalità prodluzione petrolio romeno. Si conferma invece che Clodius sia a BUJcarest per trattare liil corso del ca!lllbio del marco che il Governo tedesco vorrebbe aumentare, mentre il Governo romeno si oppone asserendo che ciò porterebbe a svalutazione

del c: lei:.. Prego V. E. voler cortesemente riferire quanto risulta costì al riguardo.

324

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. 28021/521 P. R. Roma, 25 novembre 1939, ore 9.

Provvedilmenti Ìlil corso per accelerare trasporto marittimo carbone sono stati superati da sopraggiunti eventi. Non resta che intensifi<care trasporti terrestri. PregoVi fissare adunanza con codeste autorità per intese a tale scopo. Ingegnere Nobili è pronto partire.

325

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A STOCCOLMA, SPALAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 65. Stoccolma, 25 novembre 1939, ore 20,55 (per. ore 24). Governo svedese ha compiuto a Londra un passo inteso ad attirare l'attenzione w preoccupanti conseguenze che possono derivare per la navigazione dei neutri· dalle annunziate misure inasprimento operazioni belliche contro il commercio marittimo. Il comunicato che qruesto Ministero degli Affari Esteri ha al riguardo diramato alla stampa, pur redatto 'Cautamente in termini generici moderati, dimostra importanza che si vuole attribuire ad una tale iniziativa determinata 'da apprensioni assai vive manifestantisi anche qui da quando si è delineata nuova più

grave minaccia. Non sembra tuttavia prevedibile azione comune Stati ~gruppo Oslo.

326

IL MINISTRO AL CAIRO, MAZZOLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 372. Il Cairo, 25 novembre 1939, ore 21,15 (per. ore 24).

Mi rirferisco al telegramma di V. E. n. 135 (1).

Questa Ambasciata d'Inghilterra comunica che, date attuali cil"costanze ed a meno •che merci non abbiano <una sosp€tta destinazione al nemico da dover essere ·considerata contrabbémdo, nessuna difficoltà esiste per mel"ci provenienti da Afr1ca Orientale Italliana destinate in Italia in transito attraverso Sudan salvo le normali misure di controllo. Spedisco testo nota via aerea (2).

327

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BUCAREST, CAPECE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 498. Bucarest, 25 novembre 1939, ore 22,05 (per. giorno 26, ore 10,55).

Prim.e impressioni che ho trasmesso iersera su nuovo Gabinetto Tatarescu vengono corufermate.

Tatareoou noto più per iSUa abilità di destreg~giare tra scogli politica che per sue idee, continuerà, d'accordo con Sovrano, tpoliti,ca di eq<uilibrio della Romania, concedendo finchè durerà attuale si1Juazione miHtare nulla di più che qualche maggiore soddisfazione formale ahle Potenze occidentali. Politica economica di Costantinescu verrà continuata e sarà interessante vedere come potrà conciliarsi •con richieste tedesche.

In politi.ca interna Gabinetto Tataresc<u segna fallimento tentativo larga concentrazione. Infatti pochi elementi nuovi per il Fronte ldehla rinascita ne fanno parte, e tra questi nessuna figura vera di primo piano. .A!bolizione Ministero dell'ordine pubblico tende a mostrare volontà distensione che il popolo spera abilità Tatarescu riuscirà effettivamente a coillSeguire tanto più che potrà certamente appoggiarsi nelle provincie sui quadri del discio1to partito liberale in cui trovansi le unkhe pel"lsone veramente 'Capaci perchè pr-at1che dell'amministr-azione.

Molti infine si attendono che anche nuovo Governo sarà di breve durata. Invece prevedono e, secondo me con ragione, ripetuti rimaneg,giamenti ministeriali sempre però sotto presidenza Tatarescu esecutore provato e fedele della volontà del Re.

328

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 177. Berlino, 25 novembre 1939 (per. giorno 27).

Secondo notizie indirette pervenute a questo Auswiirtiges Amt, la Romania avrebbe ormai rinunziato aUa .già tanto accarezzata idea di blocco balcanico e intenderebbe ora limitarsi a contatti con altre potenze dell'Intesa balcani·ca.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non rintracciato.
329

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 264. Budapest, 25 novembre 1939 (per. giorno 27). La propaganda franco-inglese continua a sostenere, come è noto e come ho già riferito, la tesi della restaurazione asburgica <ehe trova favore nei noti ambienti legittimisti (aristocrazia, clero, ecc.) risvegliando quaLche attività in tal senso. Questo Ministro di Germania mi ha anche detto risultargli che gli inglesi

appoggiano per la Baviera la candidatura del fratello dell'A.rciduca Otto, Arciduca Roberto, ·che si troverebbe attualmente a Londra.

330

L'AMBASCIATORE DI FRANCIA A ROMA, FRANCOIS-PONCET, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. s. N. Roma, 25 novembre 1939. J'ai l'honneur de vous confirmer ci-après l'indication que je vous ai fait tenir verbalement hier ·soir rpar l'entremise de votre Cabinet. En vertu d'une décision prise par le Gouvernement français et que le Journal Officiel publie ce matin à Paris, neuf :départements français allant de l'Ain jusqu'à la Corse, et comprenant par conséquent toute la région qui touche à la frontière francoitalienne, ont été soustraits à la zone des armées. En me communiquant cette décision, mon Gouvernement m'a prié d'en

souligner auprès de vous la portée, ainsi que l'intention confiante à l'égard de l'Italie qui l'a inspirée.

331

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 9307/3016. Berlino, 25 novembre 1939 (per. giorno 27).

111 cambiamento del Ministero in Romania viene riferito dalla stampa tede

sca con brevi notizie e senza akun commento. Negli ambienti politici si mantiene

il massimo riserbo e, considerando per il momento la cosa come una questione

di politica interna della Romania, si vuole evitare una presa di posizione

ufficiosa.

Tatarescu è però ritenuto francofilo. Come Ambasciatore a Parigi, egli

ha-è vero-serbato ·sempre buone relazioni con l'Ambasciata di Germania.

D'altra parte, il Ministro degli Affari Esteri, Gafencu, di cui qui non si ha

ragione di essere scontenti, rimane immutato. Ciò non ostante, in fondo, qui

si diffida della Romania.

Apparentemente peraltro la Germania assume di fronte al Gabinetto Tata

rescu un atteggiamento di attesa. 1!1 giudizio tedesco sul nuovo Governo dipen

derà -si dice-sostanzialmente dal programma di pOILitka estera che annunc·erà '11atarescu e dal modo con ·cui realizzerà tale programma nelle sue prime azioni.

Si nega poi qui che la cr~si romena possa, come è stato irnstnuato all'este~ro, esser dovuta ad una pressione della Gernnania in occasione deLle trattative economiche in corso.

332

L'ADDETTO MILITARE AGGIUNTO A BERLINO, BADINI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

PROMEMORIA 26 (1). Berlino, 25 novembre 1939.

Dopo le riunioni delle autorità militari e politiche che hanno avuto Luogo i1 22 e il 23 c. m. (durate, pare, t,re &e ognuna) sotto la presidenza del Fiihre:r, è stato, ieri, emanato il seguente comunicato: « ... in'base alle esperienze della campagna alla fro:nt·e o:rientale, il Fiihr·er ha .dato le di~rettive per l'utteriore condotta della guerra ».

Presumo che, ,dopo gli analoghi •convegni avvenuti nei primissimi giorni dello stesso mese (quando i capi delle forze acrmate e, soprattutto, quelli dell'esercito avevano espresso parere contrario 'ad un'offensiva immediata, mentre i capi politici -che sembrava stessero per avere la definitiva adesione deBo stesso Fiihrer -caldeggiavano un'azione verso la metà del mese), il presente comunicato abbia lo scopo di:

l) Slillentire, indirettamente, le voci che l'ailto comando germanico

(Brauchitsch) stesse per essere sostituito da generali più aderenti alle idee di

c un'offensiva a testa bassa:. (Keitel o Rei~Chenau);

2) far riprendere i contatti tra le due parti in contrasto, obbligando i militari a dichiarare se le difficoltà manifestate in precedenza (naturalmente, solo di natura tecnica) si potessero cons~derare superate, o in via per esserlo;

3) pernnettere ali'« arbitro » (Hitler) di .contiruuare la sua funzione di c padere » con una sentenza di •compromesso (rinvio) QP!PUre agire come giustiziere verso gli attuali comandanti dell'esercito.

Da quanto mi rfsulta, tin queste ultime riunioni si sarebbe cra,ggiunto, senza

eccessivi •contrasti, un certo equilibrio ed una certa distensione tra le due tesi.

Però, anche da un colloquio odierno di sondaggio avuto pl'esso questo S. M.

non mi è stata completamente esclusa la possibilità di rimaneggiamenti nel

comando SU!premo. In tal caso mi si è fatto capire che, probabillmente, il Keitel

rimarrebbe al ·suo ·posto ed in luogo di von Brauchitsch subentrerebbe il Reiche

nau, molto amico del Fiihrer e bene accetto a·gli organi del regime. Si è sog

giunto, tuttavia, che sarebbe dolorosa per l'esercito e non bene accetta, dalla

maggior parte del Paese, la sostituzione del von Brauchits·ch, al quale nessuna

colpa specifica può essel'e :fiatta, mentre a lui spetta ii merito dei piani che

hanno ·condotto alla ra!Pida e felice •conclusione della 1campagna di Polonia.

Hitler, mentre sembra che non abbia ancora pr.esa una decisione definitiva, sull'eventuale c: srucrificio > dell'attuale rcoonandante dell'esercito, si sarebbe, però, riservata la scelta del momento più opportuno per l'inizio di un'offensiva generale (intendo per terra, per mare e nell'aria) e per premere quel simbolico campanello destinato a far scattare -forse tra dicembre e primavera -le forze armate verso gli obbiettivi prestabiliti.

Dato il via, si spe:ra di !POter ridurre ogni difesa avversaria e, prObabilmente anche neutrale (Olanda, cforse anche Belgio), nelle stesse condizioni di Varsavia: i tedeschi pensano sempre -concetto atavico -che hl. terrore possa bastare da solo a determinare il crotllo della resistenza dei popoli nemici ed assicurare la vittoria.

In attesa dell'offensiva a r:fondo, anche per non deludere l'opinione pubblica, si continuerà a danneggiare l'avversario con azioni parziali delle forze aeree e di mare.

Per ·quanto riguarda l'alto comando e ~o Stato Maggiore insisto ancora una volta nell'a·ssicurare che essi risultano in c: pectore ') contrari ad ogni offensiva, per lo meno terrestre.

Avendo ·chiesto ad un uffi·ciale di questo S. M. ·col quale sono, da tempo, in buoni rapporti di amicizia, che rcosa accadrebbe se si ripetesse una nuova Marna

o una nuova Verdun, mi è stato risposto: c: La prima ipotesi è inammissibile perchè l'esercito è ora comandato da capi degni e provati; possibile è invece, una seconda Verdun, perchè l'esercito francese sarebbe capace di realizzarla.

Coonunque anche in questo caso per noi sarebbe la fine>.

Per quanto riguarda la c: Stimmung :., il fuoco di parglia conseguente ai successi tn Polonia, si è subito spento, in netto contrasto (per ora) con l'entusiasmo e la decisione che regnano tra ;j.e giovani truppe alla fronte occidentale, manca in paese quasi totalmente la fiducia nel ri·sultato finale favorevole della guerra; si accusa apertamente von RLbbentrop quale responsabile della guerra e della grave situazione attuale; si teme che la Russia tradisca, un giorno, anche la Germania, o che la impesti con la propaganda comunista; si mormora contro i gerar·chi, le S.S. e le S.A., c: imboscati» con funzioni di poliziotti; non si crede affatto alle dichiarazioni della propria propaganda; continua la diffusione di manifesti sovversivi, malgrado la intensificata azione della pollizia e le numerose esecuzioni soonmarie.

Da questo stato di •cose potrebbe ben presto -in seguito di una prolUngata inazione o di sacrifici di sanwue senza risultati decisivi -nascere un blocco tra popolo ed esercito.

A questo proposito mi è •stato anche detto, più di una volta, da tedeschi autentici: c: andrà come andrà »; a ..... (l) i militari prenderanno le redini del Governo, si sbarazzeranno dei nemici int&ni e daranno, finalmente, la pace al paese.

In conclusione, la Germania non è preparata (nemmeno spiritualmente) a soppor,tare una lunga guerra, nè il.'inaz.ione, nè successi non decisivi e non continuati.

r8 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

Poichè solo la vittoria sanerebbe ogni male, compresi quelli interni, il Governo sa·rà costretto, a non troppo lunga scadenza, ad ordinare l'offensiva generale, pur non nutrendo eccessive speranze nei risultati: la deciderà, dicendo in cuor :suo, «o va o ·spacca:..

(l) Questo documento fu trasmesso a Palazzo Chigi con Telespr. riservato 9304/3013da Berlino, in data 25 novembre, firmato Attolico, non pubblicato.

(l) Il documento, deteriorato dall'umidità, appare in questo punto illeggibile.

333

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 6061/2476 (1), Sofia, 25 novembre 1939.

Riferimento: mio ·rapporto del 21 u. s. n. 6102/2445 (2).

n signor V·eiT·OS ha lasciato Sofia dopo di •aver ottenuto, iJ. 21 u. s. una. intervista con Kiosseivanov. Sembra che i[ Presidente del Consigli'o avesse poca voglia di dceverlo, ed abbia ceduto solo a seguito delle vive insistenze di questo Ministro di Grecia cui il Verros era stato appoggiato persona[mente da Metaxas in considerazione de1la semiufficiosità del N ea EUas.

L'intervista qui non è stata pubblicata per esteso; anche il holllettino stampa di questo Ministero degli Esteri, alla cui fonte attingono generalmente i giornali locali, riportava in parte l'articolo del Nea Ellas ma senza indicare ·che la personalità intervistata fosse hl Presidente dei Cons}glio. Tuttavia allla censura è sfuggita una corrispondenza al Mir in cui venivano segnalati i •commenti della stampa italiana alle dichia.razioni di Kiosseivanov di conferma dell'esistenza delle rivendicazioni nazionali che la Bulgaria tuttavia non vuol ri:sdlvere con la forza. In qruesta forma attenuata si è così qui avuta conoscenza dell'intervista, che il Mir ha commentata mettendo in rilievo come la riaffermazione delle direttive pacilfi·che della politica buligara, tendenti a risolvere direttamente e senza ricorso alla forza le questioni pendenti con i suoi vicini, coincida con ill quarto anniversario di governo di Kiosseivanov che di tale politica è strenuo fautore.

In realtà, secondo quanto mi ha detto questo Ministro di Greda, le dichiarazioni di Kiosseivanov sarebbero state ancor più mansuete; egli avrebbe parlato di nuova atmosfera balcanica, di spirito conciliativo e di amichevoli negoziati in cui in futuro le rivendicazioni bul-gare potranno trovare posto.

334

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 6208/2304. Budapest, 25 novembre 1939 (per. giorno 29).

Col mio telespresso n. 6113/22,52 del 21 novembre (3) •ho trasmesso all'E. V. ~l testo integrale delle dichiarazioni del Ministro degli Affari Esteri conte Csàky, durante la seduta dehla Camera del 21 corrente.

Il dtscorso imposta chiaramente la politica dell'Ungheria sulla base dell'indipendenza del paese e sulla sua sicurezza, che però significa « la soluzione di

compiti militari di politica estera ed economici ed il dovere di tutelare « il patrimonium Hungariae » vale a dire le popolazioni ungheresi che vivono oltre le frontiere».

Dopo avere ,affermato che fin dal momento dello scoppio della guerra il Governo ungherese ha ritenuto suo primo e più importante compito di appoggiare gli ,sforzi tendenti a restringere e localizzare il conflitto attuale, attraverso una dettaglia;ta esposizione delle tesi ungheresi al momento della firma e !della ratifica del trattato di Trianon, riafferma i concetti fin da allora sostenuti ,contro l'LngiJUstizia delle disposizioni di esso: fa sue le parole stesse della lettera di Milllerand

c: l'ordine esistente delle cose, anche se mil'lenario, non è 'giustificato per l'avvenire, dal momento che è stato trovato ingiusto».

L'argomento è chiaramente ribadito quando il Ministro degli Affari Esteri prende posizione circa i ventilati progetti di «blocchi di neutrali o di altro genere».

Se la prima ,condizione -per una eventuale collaborazione in tal senso-· mi diceva poi Csàky stesso -sarebbe facile ad essere realizzata, non si poteva certo dire altrettanto della seconda, che non potrebbe essere risolta se non mediante una revisione territoriale.

A tale proposito Csàky mi ha detto che Gafencu ne aveva accennato con l'Ungheria come già ,con la Bulgada: vaie a dire lasciando intravedere la possibilità di trattare a conflitto finito; ciò che evidentemente Csàky considera completamente assurdo.

* * •

Chiare ed esplicite pure le altre parti del discorso cir,ca la t~tela del diritto delle minoranze, il blocco economico la «pace armata» dell'Ungheria, i :rapporti con i vari Stati: come chiarissima quella riguardante l'Italia; mentre tutto il tono del discorso e tutto l'atteggiamento ungherese nei confronti del conflitto si armon1zz.a con que1lo del Govermo fascista, il passo concernente l'ItalLa, mette in evidenza come l'Italia sia la base sicura della politica ungherese. Csàky mi ha detto che mai come ora il popolo ungherese si sentiva vicino al popolo italiano. Come ho segnalato, il caloroso passaggio relativo all'Italia è stato salutato daNe più vive acclamazioni della Camera unanime, acclamazioni che si sono ripetute dopo ciascuna frase. Anche vivamente applaudite 'le frasi nei riguardi dehla Jugoslavia.

Come ho già avuto occasione di comunicare alil'E. V., Csàky mi ha vivamente pregato di ringraziare l'E. V. per l'atteggiamento della stampa italiana.

Ritengo opportuno dividere il testo del discorso, come da allegato (l) secondo i vari argomenti perchè meglio possa risul:tare il contenuto e l'importanza che a ciascuno di essi il Conte Csàky ha voluto attribuire.

(l) -Il primo dei due numeri di protocollo è errato. (2) -Non pubblicato. (3) -Non rintracciato.

(l) Non pubblicato.

335

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7297/3292. Parigi, 25 novembre 1939.

Questo R. Addetto Militare ha comunicato al R. Ministro delil:a Guerra con rapporto n. 1338 del 25 corrent·e quanto segue:

«Il capo del 2ème Bureau mi ha accennato ieri a qualche sintomo di infiltrazione bolscevica nelle truppe jugoslave e degli analoghi sentimenti bolscevichi espressi ripetutamente dagli studenti di BeLgrado.

Mi ha parlato anche della Bulgaria e degli atteggiamenti russofili di vari ambienti bulgari. Questi atte.ggiamenti sarebbero derivati dalla speranza che l'U.R.S.S. assecondi le rivend1cazioni bulgare in :Dobrugia. (Questa notizia è cond:ermata da persona giunta in questi .giorni da Sofia •che ha riferito di dimostrazioni di simpatia all'immagine di Stalin nei cinematografi della capitale bul•gara).

Secondo il 2ème Bureau qualche ambiente dell'alto •comando ungherese riterrebbe conveniente di appoggiare la poUtioca ungherese alla Germania per avern·e il concorso nelle rivendicazioni magiare verso la Romania e la Jugoslavia.

L'addetto militare ungherese a'Vl'ebbe a!Cicennato al 2ème Bureau di una possibilità di accordi tra l'Ungheria e gli Stati bakantci. L'Ungheria metterebbe come •condizione di tali a·c·cordi che alcune sue aspirazioni, a suo tempo e a pa.ce assicurata in Europa, venissero prese in considerazione dalla Jugoslavia e dalla Romania».

336

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. SEGRETA 72.98/3293. Parigi, 25 novembre 1939.

Tra le varie sciocchezze di cu1, m mancanza di meglio, si nutrono le propagande dei belligeranti, so che la radio tedesca diffonde la voce che se Inghilterra e Francia riuscissero a vincere la •guerra, esse costringerebbero 'l'Italia a ristabilire lo «statu quo » anche in Albania.

Naturalmente non vale nemm·eno la pena discutere questo argomento da «radio», ma a proposito di dò credo opportuno riferirti che questi uomini politici francesi, i quali •comprendono qualche cosa ..... di politica, cominciano in reaLtà a rendersi conto dell'utilità per tutti della nostra presenza in Albania.

Non soltanto riconoscono la qualità di Potenza balcanica all'Italia, ma ammettono, sia pure a denti •stretti, che è proprio questa qualità (non più teorica ma ormai militare) quella. che rende ora .grandi tservigi a tutti, Francia compresa. Si afferra ora, in altri termini, dò che era il senso del tuo telegramma segreto n. 103 del 5 aprile scorso.

Non so se tu abbia mai avuto occasione di parlare con François-Poncet dell'Albania, non so da che cosa sia stata determinata e quale vera portata abbia

la decisione inglese di nominarvi un Console (1). Suppongo che, come per l'Abissin~a, il GoV'erno fa151cista giustamente v:og1ia astenersi daJ. ch1ede~re alcunchè agli altri Governi nei riguardi del loro riconoscimento, ma aspetti che questi ultimi prendano delle spontanee iniziative. Desidero tuttavia dirti che, se pure c'è in Francia una comprensione compiaciuta della nostra situazione in Albania, tale comprensione, come al so>lito non potrebbe avere probabilmente conseguenze per ora più ampie di quellie che la stessa comprensione ha avuto da parte britannica (2).

337

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 7299/3294. Parigi, 25 novembre 1939.

È venuto ieri a vedermi il s1g. Malvy, ex-Ministro deLl'Interno e ben noto per la sua lunga e fortunosa carriera politica. Egli presiede adesso il ricostituito gruppo parlamentare Francia-Spagna, il quale durante la guerra spagnuola era andato a finire in mano a parlamentari del fronte popola.re. Mi ha detto che vari deputati, ripre,si ora da italofilia acuta, lo avevano pregato di convocare tanto il gruppo Francia-Spagna quanto quello Francia-Italia (presieduto dal deputato d'Aramon e non discioltosi, a differenza del gruppo analogo che esisteva nel P~rlamento italiano) per cercare di riunire i due gruppi sotto la solita etichetta della latinità, e in ogni caso lavorare per indurre il Governo a intraprendere al più presto negoziati atti a risolvere le questioni pendenti fra l'Italia e la Francia.

Premesso che gli parlavo a titolo puramente personale, ho risposto al signor Malvy quanto segue :

La situazione dell'Italia nei suoi rapporti con la Francia è ora -e più che mai -estremamente delicata. Non bisogna dimenticare che l'lta'lia è e resta l'alleata della Germania, e cile la sua posizione di fronte al conflitto attuale non è di neutralità, ma di «non belligeranza», il che comporta notevoli differenze non soltanto giuridiche. Rip["endere ora una attività parlamentare pubblica per il cosidetto riavvicinamento itala-francese sarebbe senza dubbio interpretato come un tentativo per lo meno propagandistico diretto a .cercare di modificare l'attuale politica fascista e la posizione .giuridica internazionale dell'Italia nel momento presente. Mentre perciò una siffatta azione !Parlamentare francese potrebbe creare imbarazzi per tutti, essa potrebbe anche suscitare in Italia delle reazioni negative ben diverse da quelle a •cui si aspettano i deputati francesi che si sono fatti paladini di tale iniziativa.

Anzitutto sarà bene mettere una buona voilta a dormire la parola « latinità » che ha il potere di darci terribilmente ai nervi e che non corrisponde a nessuna concreta situazione politica europea, tanto è vero che ha fatto cattiva prova tutte quelle volte ·che avrebbe dovuto giuocare come fattore politico. Bisogna avere il coraggio di abbandonare tutte J.e ve,cchie formule ·che hanno servito a definire i rapporti italo-francesi e che hanno btto tutte indistintamente fallimento. Per part·e mia, mi sono adoperato durante un anno a sganciare

tali rapporti dai ricordi -per noi acidi -della guerra del '14 e dai residui del comba·ttentismo, ridotto ormai a manifestazioni puramente spe•culative ed esibizionistiche. La ·cosa non è stata facile, ed ill lavoro è tutt'altro ·che terminato. Ad ogni modo occorre ora cercare formule nuove che rispondano meglio all'attuale situazione. A me personallnente .pare che la più adatta sia forse quella «mediterranea», formula geografica di una incontestabile realtà, fondata su interessi italo-francesi a volte contrastanti, ma a volte anche coincidenti, formula che permette la compenetrazione di interessi nostri anche con interessi spagnudli, formula infine che potrebbe contemperare il :giuoco degli altri interessi che tanto l'Italia quanto la Francia hanno nell'Europa centrale. Se la considerazione dei problemi italo-francesi nell'ambito di tale formula potrebbe o meno ·condurre un giorno aLla 1stipulazione di un patto mediterraneo e fino a qual punto sia interesse italiano e francese di pensarvi fin d'ora, è questione che per quanto mi riguarda non posso esaminare fino a quando non avrò direttive da'l mio Governo. A me non sembra che la situazione politica generale europea sia matura al punto da permettere di intraprendere ora un qualsiasi lavoro nè ufficiale nè ufficioso in questo senso. Ma appunto !per .lasciare le vie libere a quelle s1stemazioni ·Che potrebbero intervenire un giorno e nel Mediterraneo e fuori, occorre non pregiudicare le future azioni dei nostri rispettivi Governi con manifestazioni parlamentari che, JPer la loro inevitabile pubblicità, potrebbero provocare delle false e ·forse anche dannose reazioni nell'opinione pubblica di tutti i paesi e non soltanto dei nostri. Se è vero che i signori parlamentari francesi hanno finalmente ·compreso la necessità per la Francia di risolv·ere le questioni pendenti con l'Italia e di basare su di una nuova e giusta •comprensione della situazione mediterranea i futuri rapporti fra i due paesi, se è vero che €ISSi intendono di imporre ai loro •governanti per avventura recalcitranti la realizzazione di un programma in tal senso, che .lavorino dunque con discrezione e buona volontà a prf:Warare il terreno, ad evitare il sorgere dei soliti ostacoli, a far ·cessare il solito sballottamento di responabiHtà, ecc. ecc., a porre insomma le basi di quell'azione politica responsabile che i due paesi potranno iniziare al momento in cui giudicheranno che la situazione internazionale lo permetta e

l loro interessi lo consentano.

Il sig. Malvy mi ha detto che aveva perlfettamente inteso il senso delle mie parole, e mi ha assicurato che avrebbe conformato ad esso il suo atteggiamento spiegandone le ragioni ai suoi colleghi.

Ha aggiunto soltanto desiderare che io portassi a conoscenza del Duce e Vostra le sue buone intenzioni ed io gli ho promesso che l'avrei fatto, come faccio cdi presente rapporto.

(l) -Vedi D. 55. (2) -L'originale di questo documento porta il visto di Mussolini.
338

IL MINLSTRO DEGLI ESTERI DI GRAN BRETAGNA, HALIFAX, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. s. N. Londra, 25 novembre 1939. Sir Percy Loraine, on his arrivai i'n London, conveyed to me your :><inJ

message of friendly remembrance, which I much appreciated and cordially reciprocate.

I am encouraging Sir Percy Loraine, now returning to Rome, to continue

to discuss with Your Excellency all matter:s of interest to our two Governments

in the spirit of friendly ·confidence which has so fortunately characterized your

exchanges with him hitherto, and to which I attach a high value.

I learnt with the sincerest satisfaction of Your Excellency l'eady and warm response to the remark, recently made to by Si.T Per.cy Loraine, that one happy outcome of the trials and difficulties of the last lfew months had been the lilfting of Anglo-Italian relations out of a rut into which they must never be allowed

to fall again.

I am wholly in accord with you in this regard. I may add that, if at any moment Signor Mussolini and you yourse1f see any matter in which you believe that our two Governments can co-operate to the mutuai benefit of our two cou:ntries and for the welfare of Europe, a suggestion from you to that effecm is certain of finding a really sympathetic eco and response on the part of the Prime Minister and of myself. And I should like also to assure you, though I think you already understand it, that what we have in our minds and what we are willing to work for, is the establishment of firm, friendly and durable relations between the British and Italian Kingdoms and Empires, not merely during the present hostilities, but also, and indeed especially, a:fter their conclusion.

TRADUZIONE

Sir Percy Loraine, al suo arrivo a Londra, mi ha trasmesso il vostro cortese messaggio di amichevole ricordo, che io ho molto apprezzato e vi ricambio cordialmente.

Ho incoraggiato Sir Percy Loraine, che torna a Roma, a continuare a discutere con V. E. tutte le questioni che interessano i nostri due Governi in quello spirito di amichevole fiducia che ha così fortunamente caratterizzato fino ad oggi i vostri rapporti con lui e al quale io attribuisco un alto valore.

Ho appreso con la più sincera soddisfazione la pronta e calda accoglienza di

V. E. all'osservazione, fattavi recentemente da Sir Percy Loraine, che un felice risultato, tra le prove e le difficoltà di questi ultimi mesi, era stato l'aver portato i rapporti anglo-italiani fuori da quel solco nel quale non bisogna più permettere che essi ricadano.

Sono, a questo riguardo, pienamente d'accordo con voi. Io vorrei aggiungere che, se in qualsiasi momento il Sig. Mussolini e voi stesso vediate la possibilità che i nostri due Governi cooperino su di una qualsiasi questione nel reciproco interesse dei nostri due Paesi e per il benessere dell'Europa, ogni vostro suggerimento a tale fine troverà certamente una eco ed una accoglienza veramente calorosa (sympathetic) da parte del Primo Ministro e mia. E desidererei anche assicurarvi, benchè credo che voi lo avete già compreso, che ciò che noi abbiamo in mente e per cui siamo disposti a lavorare è la creazione di rapporti saldi, amichevoli e duraturi tra i Regni ed Imperi britannico ed italiano non solamente nel corso delle presenti ostilità, ma anche e proprio in modo particolare, dopo la loro conclusione (l).

(l) Questa traduzione è stata vistata e sottolineata da Mussolini.

339

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. PER CORRIERE 28162 P. R. Roma, 26 novembre 1939, ore 8.

Pregoti farmi pervenire con ogni possibile sollecitudine: l) un dettagliato raru>orto suLl'atteggiamento che ha tenuto la stampa germanica nei nostri riguardi durante i primi 6 mesi del conflitto italo-etiopico; 2) altro dettagliato rapporto ·sugli affari e ,gli scambi commerciali ·che ebbero luogo tra i due Paesi nello stesso periodo.

340

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. 28216 P. R./526. Roma, 26 novembre 1939, ore 16.

Non comunicate codesto Governo dati importazioni carbone inglese comunicatiVi da Monopolio per Vostro uso.

341

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BELGRADO, GUIDOTTI, AI CONSOLI GENERALI A ZAGABRIA, GOBBI, A LUBIANA, GUERRINI MARALDI, A SPAILATO, ARDUINI

T. 28249 P. R./C. Roma, 26 novembre 1939, ore 22,15.

Secondo ind:ormazioni qui pervenute, si sarebbero svolte costà in questi

giorni violentissime mani:f)estazioni antitedesche durante le quali sarebbe stato

assalito Consolato germanico, bruciate bandiere tedesche e malmenati sudditi

germanici. Studenti serbi croati e sloveni sarebbero in 1grandissimo fermento

tanto da far prevedere prossima ripresa dimostrazioni antitedesche.

PregoVi control:lare e rimerire.

342

IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ECONOMICO-FINANZIARIA PER LA LIQUIDAZIONE DEI BENI DEGLI ALTO-ATESINI, GUARNERI, AL MINISTRO DEGiLI ESTERI, CIANO

PROMEMORIA. Roma, ... novembre 1939 (1).

Nel periodo delle s·anzioni la Germania conservò con l'Italia normali rapporti di scambio.

A differenza dei paesi sanzionisti, i quali chiusero più o meno stirettamente le porte ai prodotti italiani, la Germania continuò ad acquistare in Italia prodotti alimentari, materie prime, semilavorati e taluni prodotti finiti come in tempi normali. In questa linea di condotta la Germania non fu sola. Tra i paesi europei la Svizzera, l'Ungh&ia, l'Austria, l'Albania, la Cecoslovacchia, la Polonia continuarono a scambiare con l'Italia come in tempi normali, pur essendo aderenti al patto ,ginevrino. Fuori d'Europa, gli Stati Uniti' d'America, il Brasile e aUre repubbliche minori sud-americane, il Giappone, :la Cina non opposero praticamente alcuna difficoltà alle normali correnti di scambio con l'Italia nei due sensi.

Va ancora precisato che tutti i paesi aderenti alla politica delle sanzioni, compresi i due maggiori -InghHterra e Francia -che quella politica avevano promossa e diretta non fecero mai opposizione alla fornitura di merci di ogni sorta (materie prime, combustibili solidi e liquidi, ma.c.chine, ecc.) da parte dei loro esportatori all'Italia. La Francia ed esempio, consentì, attrave.rso una società svizzera, r1petute forniture all'Italia di grossi quanrtitativi di motori d'aviazione (Gnome et Rhone). In genere si può dire che l'Italia dal punto di vista dei suoi rifornimenti esteri nel periodo sanzionista non ebbe éhe una sola preoecupazione: quella di disporre di ·sufficienti mezzi di pagamento (valute); non mai quella di non trovare venditori sui diversi mercati esteri, sanzionisti compresi.

Per quanto 'concerne i nostri rifornimenti la linea di condotta seguita nei nostri confronti dalla Germania non fu dissimile da quelle di tutti gli altri paesi sanzionisti o no. Essa ·continuò re.golarmente a venderei ·contro regolari pagamenti da parte nostra. Anche allora i pagamenti 'COn ila Germania erano organiz.zati, •come ora, a mezzo clearing.

Nel dicembre del 1935, a due mesi dall'inizio delle sanzioni, il clearing presentava un saLdo a favore deUa Germania di circa 150 milioni di lire.

Il Kohlensyndicat, di fronte ai ritaTdi riscontrati nei suoi incassi, ·comunicava al nostro Monopolio carboni ,che se la posizione dei pagamenti non fosse stata subito normalizzata sarebbe stato costretto a sospendere le spedizioni di carbone. La sospensione fu di fatto effettuata.

Una nostra delegazione commerciale, inviata a Monaco per trattare questa ed altre questioni re·lative ai traffici tra i due paesi, ebbe dalla delegazione germanica la categorica dichiarazione ·Che ·1e spedizioni di carbone non sarebbero state riprese, se prima non fosse stato eliiminato it tsaldo di clearing. In fretta e furia venne dato o11dine alla Banca d'Italia di ,spedire oro nella quantità necessaria -dopo di che le forniture di carbone furono riprese regolarmente.

Per la cronaca, è bene ricordare che nel corso del 1938 e del 1939, :l'Italia avendo raggiunto nel clearing una posiz.ione di ·credito verso la Germania di circa 800 milioni di lire, non ha mai assunto verso di questa analogo atteg,giamento!

Per quanto riguarda le esportazioni, ho già detto che una serie di paesi eurQpei ed extraeuropei continuarono ad acquistare in Itailia ·come in tempi normali. Tra questi paesi la Germania costituì, come sempre, di gran lunga il nostro ma,ggiore cliente per le esportazioni ortofrutticole. Le sanzioni costituirono una spinta ulteriore ad orientare ancora più decisamente i nostri esporta~ tori ortofrutticoli verso iJ. mercato germanico. Ma le sanzioni posero altresl.

l'Italia di fronte al problema di mantenere vive talune correnti di esportazione verso i paesi r1gidamente sanzionisti, e ciò al dupU.ce scopo di procur,arci valuta e sostenere quei rami dell'attività industriale partkolarmente attrezzati per l'esportazione, soprattUJtto: filati e tessuti di cotone, lana, seta, canapa e fibre artificiali, ,conserve, forma,ggi, bottoni, minuterie metalliche, prodotti chimici e farmaceutici, ecc.

Il problema fu affrontato con g.rande energi:a e decisione da parte dei nostri esportatori in tre modi:

a) attraverso accordi con .case estere di ·commissione operanti S'Il piazze tradizionalmente organizzate per il lavoro di intercambio: Amburgo, Brema, Anversa, Rottel'dam, Zurigo, ecc.;

b) ·costituzione di società 'commissionarie, ,con facciata estera ma con capitale nostro e sotto il nostro controUo, in paesi rimasti estranei alle sanzioni, particolarmente Svizzera, Austria, Olanda;

c) ac.cordi con case di finissaggio èstere, e particolarmente svizzere ed austriache, aUe quali i nostri passavano prodotti semilavorati che presso di queste venivano finiti e spedi:ti con etichetta loro.

Le attività di cui 1a1le lettere b) e c) non potevano organizzarsi che itn paesi amici a regime valutario libero e furono pevciò, come ho detto, particolarmente avviate in Svizzera e in Austria. La collaborazione germanica si svolse attraverso l'o11ganizz,azione di intermediazione di cui alla lettera a).

Fu in parte attraverso le c·ase di Amburgo che riuscimmo a tenere attivi contatti con me11cati come l'Egitto, l'India, il Sud Africa dove taluni nostri manufatti di cotone, di lana (particolarmente articoli di Prato), di rayon, bottoni, ecc. sono tradizionalmente ricercatil per ragioni di qualità e di buon mercato.

L'apporto di queeta collaborazione è stato tuttavia assai modesto, perchè le difficoltà del camouflage diventavano sempre maggiori mano a mano che l'organizzazione .sanzionistica andava attrezzando in misura sempre più rigida i controlli intesi a individuare la provenienza della merce.

E in·fatti i dati del nostro movimento •commerciale nei mesi che vanno dal dicembre 1935 al maggio del 1936 segnano una forte contrazione deHe nostre esportazioni.

In conC'lusione: a) l'apporto tedesco alle esportazioni italiane verso terzi paesi sanzionisti ~ stato assai scarso e scarso di risultati; b) la Germania ha attivamente e regolarmente ·continuato a vendere e a ·comperare in Italia duranrt;e il regime sanzionista a simi·glianza di altri paesi, tra cui parecchi aderenti al · regime delle sanzioni, con la sola differenza della imponenza delle cifre che è nelle tradizioni dei rapporti commerciali italo-germanici; c) la Germania di fronte a un credito di clearing di ci11ca 150 milioni di lire verso l'Italia nel dicembre del 1935 sospendeva le consegne di carbone che riprendeva solo dopo congrue consegne di quantitativi d'oro da parte nostra.

Questa è storia che gli uomini responsabili del tempo Guarneri, Giannini, d'Agostino, Masi, Azzolini possono documentare.

(l) Questo documento che s'intitola: • La Germania e le sanzioni •· è senza data, ma reca la seguente annotazione: • A S.E. Giannini per conoscenza. (Copia di un promemoria, rimesso da S.E. Guarneri a S.E. il Ministro il 27 novembre 1939 XVIII) •·

343

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, BOSCARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. (1). Santiago, ... novembre 1939.

La Conferenza riunitasi a Guatemala con l'intervento di Ministil"i delle Finanze e di rappresentanti di rquasi tutti gli stati americani ha chiuso in questi giorni i suoi lavori. La sua ·convocazione, come è noto, era :stata decisa a Panamà allo rscopo di stu!diaxe i mezzi più idonei a riparare i danni derivanti dal conflitto europeo e ad intensificare la collaborazione economica interamericana.

Per sug,gerimento del Cile e di altr·i stati latini americani, la nuova conferenza non poteva concludere accordi •veri e propri, ma svolgere soltanto una attività prepaxatoria; nonostante quindi le solenni affermazioni panamericane fatte dai vari delegati, essa non poteva condurre a decisioni importanti e concrete ma limitarsi al semplice esame dei problemi e a fare delle raccomandazioni senza efficacia immediata.

Le autorità e la stampa cilene hanno dimostrato eli seguire con simpatia questa ·come altre manifestazioni di panamericanismo, ma hanno fatto chiaramente intendere di non aspettaxsene alcunchè di decisivo. Mentre, infatti, si è dichiarato di voler rcollaboraxe attivamente agli attuali tentativi di intensificaxe la collaborazione fra gli stati amedcani nel campo economico, non si è mancato qui di .sottolineaxe ·che tale collaborazione in tanto saxà favorita dal Governo cileno in quanto essa potrà contribui:re a risolvere i problemi che interessano l'economia ·cilena.

Gli interessi dei vaxi stati rappresentati a Guatemala erano notevolm.ente divengenti; tuttavia i lavori si sono svolti in un'atmosfera di ottimismo.

La Conferenza si è divisa in tre commissioni:

l) Cambiaxia.

2) Ban<laria.

3) Monetaxia.

I problemi da esaminaxe erano i seguenti:

l) riduzione degli ostacoli posti al libero commevcio, mediante facilitazioni doganaH, scambi di informazioni, accordi di carattere amministrativo, intese regionali, ecc.;

2) fuoilitazione dei pagamenti, mediante vari progetti (stabil.izzazione delle monete, istituzione di una moneta unica panamericana, creazione di un banco •centrale panamericano, ecc.);

3) intensi..ficazione dei trasporti marittimi interamericani.

Questi problemi sono stati ampiamente discussi dalla Conferenza, che si

è ,chiusa dopo aver votato delle risoluzioni, rche hanno più il carattere di pro

positi •Che di decisioni vere e proprie.

Si è riconosciuta l'opportunità di mantenere stabili contatti fra le varie

Tesorerie, di tenere, ogni anno, ·conferenze fra i Ministri deille Finanze, di riunire

altresì conferenze reg~onali per risolvere probLemi di carattere locale. Si è

dectso inoltre di costituire un comitato di cinque esperti incaricati di redigere

presentanze all'estero con Telespr. da Roma 244002/C. del 17 dicembre 1939 non è stato rintracciato.

un progetto per uniformare la nomenclatura doganale e in pari tempo si è convenuto 1che tra gli Stati si s.cambie!l'anno per il tramite dell'Unione Panamericana informazioni economiche e finanziarie, specie per quanto concerne l'importazione, l'esportazione, la bilancia dei pagamenti internazionali, Ile oscillazioni dei cambi, i noli, ecc. La Conferenza ha raccomandato d'altra parte di uniformare le pubblicazioni statistiche, fiscaH, economi,che di carattere ufficiale.

In sostanza le questioni più importanti sono ·rimaste ·insolute. L'incremento della produzione nel Cile è SU!bordinato a due condizioni di primaria importanza, e cioè da una parte la riduzione delile tariffe doganali da parte degli Stati Uniti e dall'altra la ,concessione di crediti a lunga scadenza. Ora, nè :l'uno nè l'altro scopo sono stati raggiunti e anzi proprio in questi 1giomi vi è stata una ve!l'a levata di ·scudi da parte di qualche stato della Confederazione (l) nordamer1cana contro alcune agevolazioni doganali progettate in favore di prodotti agricoli ci!leni.

n Governo 'cileno, per ·conto suo, è avverso a una riduzione delle proprie tariffe, soprattutto per considerazioni di carattere ·fiscaJ.e, dato che una parte ragguardevole delle sue entrate è dovuta appunto alle Dogane, ma anche per ra,gioni di difesa economica 'contro la politica espalliSionistica degli Stati Uniti intensificatasi dopo lo scoppio della guerra europea, che ha paralizzato la concorrenza tedesca. .A!l ~contrario, il Cile vorrebbe aumentare le sue esportazioni, in compenso delle .così dette partite invisibili, che giocano sfavorevolmente nella sua bilancia dei pagamenti (basti pensare alle utilità .che gli Stati Uniti ritraggono dai loro capitali investiti in territorio cileno).

La concessione di nuovi ~crediti a lunga scadenza, che gran parte degli s·tati latino-americani si attendevano dagli Stati Uniti non ha avuto luogo, nonostante le affermazioni e le larvate promesse fatte dal signor Sumner Welles, sottosegretario di Stato nordamericano. Tale problema è connesso con quello, ventilato già da vario tempo, della stabilizzazione delle valute americane. Il progetto della ~creazione di una moneta unica non è nuovo ed è già sta.to discusso in precedenti conferenze, ma finora non si è giunti nemmeno all'inizio di una sua conconcretizzazione.

Le difficoltà sono gravi e di varia natura : da una parte vi è tutta una serie di problemi tecnici da risolvere, dall'altra vi sono in gioco interessi contrastanti, ciascuno dei quali consiglierebbe una solu.zllone diversa. Le creazione di una moneta effettiva panamericana farebbe sorgere subito il problema della riserva e delia sua distribuzione; Washington non potrebbe ammettere di non esserne la sede, ma gli Stati latini vedrebbero in questa soluzione un nuovo anello deUa catena finanziaria che li lega agli Stati Uniti. Una moneta puramente simbolica, diretta unicamente a facilitare gli scambi internazionali, non resisterebbe alla pratica, non fo.ss'altro, per le •continue variazioni dei rapporti fra il suo valore e quello delle singole monete nazionali.

Vi è poi l'idea, di un Banco Centrale Panamericano, la cui creazione è stata sottoposta dalla Conferenza di Guatemala all'esame del Comitato Economico e Finanziario Interamericano di Washington. Il nuovo istituto bancario dovrebbe avere soprattutto la funzione di istituto di compensazione pluristatale,

in modo da assicurare, in complesso, l'equilibrio delle bLLance dei pa.gamenti di tutti gli Stati Americani.

Da contatti avuti con le autorità cilene competenti mi risulta che, mentre si 'scartano come impossibili e dannose le soluzioni dianzi accennate, si vede con molto favore il progetto di un Banco Centrale avente la sola funzione di camera di compensazione.

Il Cile ha una bilancia .commel'ciale attiva, ma una bilancia dei pagamenti fortemente passiva, giocando a suo sfavore, come ho accennato, le così dette partite invisibili, nonchè quelle dei noli, servizi, turtsmo, ecc. È naturale che il Governo si attenda dalla collaborazione economka interamericana la soluzione di tale essenziale problema della vita economica ci,lena.

Tuttavia, sia nei ch·coli 'governativi che in quelli ,commerciali e finanziari, si esclude che si possano fare rapidi progressi nella via delle pratiche soluzioni, data l'entità degli ostacoli che vi .si oppongono. Si prevede piuttosto un'evoluzione lenta, ma continua verso la costituzione di un blocco economko americano.

Comunque, da quanto è possibile osservare in Ctle, si desume che è questa la politica degli Stati Uniti i quali cercano di approfittare delle attuali circostanze per realizzare il loro programma di dominazione economica su tutto il ·continente americano. È questa la realtà che si nasconde dietro le moltepli!ci affermazioni idealistiche e .le numerose iniziative cui si assiste da quaLche tempo in America.

Per quanto riguarda il Cile, le maggiori difficoltà che si oppongono a tale programma derivano dalla ,s1milarità delle due economie, 'Che rende molto difficile di assicurare uno sbocco nei mercati del Nord America a gran parte dei prodotti cileni.

D'altra parte il Cile ha bisogno di larghi crediti; gli Stati Uniti si dichiarano disposti a ,concederli, ma in pari tempo pongono come condizione che si concluda un Trattato di Commercio, sulla ba·se di clausole tali da assicurare loro il dominio economko del paese. L'attuale governo ha rea,gito, cercando di valorizzare le risorse del paese, con l'emissione di prestiti interni e con [a crea

zione di due organismi economici, Ja « Coll'porac.i6n de Reconstrucciòn » e la « Corporaci6n de Fomento», mantenendo le restrizioni ·cambiarie e doganali, aumentando !'.imposta sul ll"ame, Ja cui produzione ·Com'è noto, è quasi monopolizzata dagli Stati Uniti, ec.c.

Concludendo, credo di poter affermare che, mentre è innegabile un lento progresso del Cile, come di molti altri paesi sudamericani, sulla via di un blocco economico amer]cano, secondo le aspirazioni de.gli Stati Uniti, d'altra parte è evidente ·che ancora per molto tempo si possono escludere concrete e ampie realizzazioni di questa tendenza. La Conferenza dì Guatemala ne è stata una prova.

(l) L'originale di questo documento, ritrasmesso per conoscenza ad alcune nostre rap

(l) S'ic.

344

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 276. Mosca, 27 novembre 1939, ore 0,37 (per. ore 5,45).

A titolo strettamente .confidenziale questa Ambasciata Giappone mi ha riferito notizia secondo ia quale Ambasciatore di Turchia avrebbe recentemente

proposto a Molotov progetto di un blocco bal'Canico al quale parteciperebbero insieme ai paesi dell'Intesa Balcanica anche Bulgaria e Ungheria. Comunicazione sarebbe stata fatta a titolo di informazione in conformità impegni rec~proci .già esistenti fra Turchia e U.R.S.S.

Cer.cherò controllare e miÌ. riservo riferire ulterionnente.

Intanto sembra certo che il Ministro Bulgaria Antonov, che era stato chiamato a Sofia per conferire, verrà trasferito a Stoccolma. Poichè Antonov era attivo fautore di una politica di più stretta collaborazione della Bulgaria con

U.R.S.S. suo trasferimento potrebbe in questo momento avere significato

speciale. Mi richiamo al riguardo ral mio telegramma n. 185 dei 4 ottobre (1).

345.

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 277. Mosca, 27 novembre 1939, ore 0,35 (per. ore 5,45). Vengo informato da questa Ambasciata del Giappone che 'giungerà quanto

prima a Mosca la:roga .dele~azione .giapponese per trattative dirette a conc·lusione di un nuovo trattato di commercio con U.R.S.S.

346.

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 849. Tokio, 27 novembre 1939, ore 9,15 (per. ore 20). Direttore Affari Europa ha detto ad un funzionario questa Ambasciata che ieri sono stati 1iatti energici passi a Londra e Berlino e indirettamente e non energici a Parigi per libera navigazione. Londra ha assicurato avreblbe tenuto in considerazione per quanto possibile interessi Giappone. Que·sto Governo rimane pertanto in attesa applicazione mi:srure inglesi !Pur rendendo.sti. conto che se misure saranno s1mili a qrue1le dell'ultima guerra, Giappone ne risentirà gravi danni. Direttore ha notato identità situazione Italia e Giappone e quindi •comuni interessi dtfesa libero commercio. Ne ha dedotto utilità scambi di vedute fra i due Paesi circa eventuali misure per fronteggiare rispettivi traffici. Quello attraverso Suez è per Giappone di vitale importanza in quanto via Atlantica è lunga e peri•colosa e via Si:beria troppo costos·a. All'inizio conflitto si era fatta qui studiare possibilità valersi via Genova, ma non parve allora consigl-iabile pe:rochè consegna merci avrebbe dovuto subire ritardo di un paio di mesi dato intensi traffici portuali e ferroviari. Senonchè nel peggioramento attuale, progetto potrebbe essere ripreso in esame. Intanto però si vuole tentare mantenere vec.chia linea navigazione scegliendo Liverpool invece di Londra. D'alt:roa parte Direttore Affari CommerciaH ha detto a un ail.tro funzionario che qui si ins1sterà per conservare apertamente il normale traffico con GeTmanla

particolarmente nei riguardi macchinari che si ritiene indispensabile per sviluppo economico Paese e potenzìamento industriale Manciukuò.

(l) Vedi D.D.I., Serie IX, vol. I., D. 610, che è però in data 5 ottobre.

347

IL CONSOLE A ZAGABRIA, GOBBI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 12. Zagabria, 27 novembre 1939, ore 11,45 (per. ore 14,10).

Telegramma di V. E. n. 28249 (1). Notizia destituita di fondamento.

348

L'INCARICATO D'AFFARI A.I. A BELGRADO, GUIDOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 255. Belgrado 27 novembre 1939, ore 14,40 (per. ore 16).

'.Delegramma di V. E. n.. 282149 (2). Notizie di disordini e manifestazioni antitedeschi sono del tutto infondate. Unica manifestazione svoltasi senza incidenti è quella di cui al mio rapporto

n. 1485 del 23 corrente (3).

349

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 174. Atene, 27 novembre 1939, ore 18,30 (per. ore 20,50).

Mio telegramma .per corriere n. 0166 (4).

Metaxas mi ha espresso stamane viva preoccupazione 'che rappresaglie ingJ.esi suscitano in Grecia per la quale commereio con la Gennania rappresenta vitale necessità.

Mi ha detto che gradirebbe avere ogni possibile informazior.e circa atteggiamento assunto in proposito dall'Italia, nella quale egli vivamente confida.

350

IL CONSOLE A LUBIANA, GUERRINI MARALDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6. Lubiana, 27 novembre 1939, ore 18,35 (per. ore 20,55).

Telegramma di V. E. n. 28249/C del 26 corrente (5). Nessuna manifestazione anti-tedesca ha avuto luogo ·in questa dttà. Fra questi studenti universitari era stata però ventilata idea idi inscenare, in seguito nuovi avvenimenti dell'Università di Praga, una protesta anti-tedesca, che però questa poliz•ia ha subito sventato.

Non sembra estranea a questi fermenti la propaganda !franco-inglese fomentata da lettore inglese e da SIUO collega francese. Comunque, ripeto, nessun anche minimo incidente si è verificato fino ad oggi.

(l) -Vedi D. 341. (2) -Vedi D. 341. (3) -Non rintracciato. (4) -Vedi D. 314. (5) -Vedi D. 341.
351

IL CONSOLE A SPALATO, ARDUINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 24. Spalato, 27 novembre 1939, ore 19,30 (per. ore 23,45).

Ri·spondo al telegramma di V. E. n. 28249/C del 26 corrente (1). Non mi risulta che manifestazioni anti-tedesche di nessun genere abbiano avuto luogo in questa zona della Dalmazia. Non mancherò di segnalare qualsiasi emergenz•a al riguardo.

352

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUOCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 132. Teheran, 27 novembre 1939, ore 19,30 (per. ore 22).

Governo iraniano ha protestato presso il Governo ... (2) per mezzo suo Ministro Londra contro minacciato blocco deLle merci tedesche dirette Iran.

353

L'INCARICATO D'AFFARI A.I. A STOCCOLMA, SPALAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 66. Stoccolma, 27 novembre 1939, ore 22 (per. giorno 28, ore 1,50).

Marina tedesca ha esteso sbarramento mine nell'estremità meridionale Oresund ;portandolo fino a 3 miglia dalla costa :svedese dinanzi FaLsterbo. Questa grave misura era da tempo annunzia,ta, ma la Svezia a ciò ha ·cercato <Contrapporre .suo principio per mti acque ~territoriali si estendono 4 migli:a.

Data scarsa profondità in quel punto, rimarrà libero transito solo per !Piccolo cabotaggio oppure maggiori unità ma ·con ~carico estremamente ridotto. Comun1caziorri marittime fra Baltico e Mare del Nord subiscono perciò una !Limitazione delle più rilevanti.

Governo svedese ha oggi consegnato a questa Legazione di Germania una nota di protesta di cui mi riservo comunicare testo.

A breve distanza dal passo compiuto a Londra in seguito sist·emi rigorosamente adottati da Inglesi nel blocco marittimo, è ora dunque sorta qui neceSIS'ità reagire anche di ,fronte altri belligeranti.

Segretario Generale questo Ministero degli Affari Esteri mi ha inoltre chiaramente accennato a peri<coli ·che per intercettamento verifkantesi in così larga misura negli Stretti del Nord deriveranno per i ritfornimenti marittimi alla Finlandia, negli attuali difficili frangenti di carattere economico in cui la vicina Repubblica trovasi impegnata per mantenere resistenza contro pressione sovietica.

(l) -Vedi D. 341. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Manca •. Si tratta certamente della parola • britannico •.
354

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 130. HeLsinki, 27 novembre 1939 (1), (per. giorno 28, ore 0,45).

Mio telegramma n. 129 (2). Prime impressioni qui prodotte da nota sovietica sono meno allarmanti del prevedibile.

Questo Governo sta preparando nota di risposta 'che prevedesi sarà basata su assoluta infondatezza pretesi incidenti di frontiera e quindi rifiuterà proposta ritiro sue truppe.

Anche questi ambienti militari giud!icano situazione con tutta ~calma e propendono definire mossa russa espediente per im,pedire prevista parziale smobilitazione :finlandese.

355

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 212. Sofia, 27 novembre 1939 (per. giorno 2 dicembre).

Crisi ministeriale romena è stata qui seguita con grande interesse. Pur attribuendole generalmente motivi carattere econoonico interno, questi circoli politici tendono metterla in relazione deHcata situazione in cui travasi Romania anche per effetto richieste economiche tedesche.

Stampa si astiene da dettagliati commenti, ma in qualche ~corrispondenza da Bucarest lascia trasparire impressione scarsa fiducia durata Gabinetto Tatarescu.

356

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 146. Ankara, 27 novembre 1939 (per. giorno 14 dicembre).

Può essere interessante i:llustrare la genesi e la portata di un articolo del recente Patto tripartito anglo-franco-turco che ha dato molto ilio da torcere ai vari coonmentatori. Si tratta dell'art. 5 il quale dispone, fra l'altro, che J.e Alte Parti Contraenti si consulteranno immediatamente allo scopo di intraprendere ogni azione coonune 'Che si rivelasse efficace nel caso di una aggressione commessa da una potenza europea .contro un altro stato europeo di cui il Governo di una delle Alte Parti Contraenti si fosse, con l'approvazione di detto Stato, impegnato ad aiutare a mantenere l'indipendenzra o la neutralità contro tale aggressione.

Ci si è chiesti quale caso concreto avessero di mira i contraenti nel sottoscrivere questa d1SPOsizione. Esclusi i casi della Grecia e della Romania, previsti in

19 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. Il

altri articoli, sembrava evidente .che il solo paese che rientrasse nelle disposizioni

in questione fosse la Polonia: si face,va tuttavia notare che al momento della firma

del Patto tripartito la questione polacca era ormai liquidata da un pezzo. Si pensò

allora che il ·caso previsto potesse essere quello della Svizzera, la cui integrità

territoriale è garantita dai Trattati del 1815. Ma, se anche quest'ultima interpre

tazione era plausibile dal punto di vista formale, sembrava da escludersi che i

contraenti avessero effettivamente pensato alla Confederazione elvetica.

Da successive informazioni qui raccolte risulta che l'articolo in questione è

stato concepito e redatto nel primitivo progetto formulato •subito .dopo le «dichia

razioni comuni ~ e cioè nel mag:gio-giug:no scorso. È 1quindi evidente e logico che

esso riguardasse proprio la Polonia; ciò che dimostra come fosse intenzione pre

cisa dell'Inghilterra di trascinare la Turchia in un eventuale conflitto contro la

Germania per ragi:oni assolutam.ente estranee aHa sicurezza nel Mediterraneo e nei

Bal.cani. Se la Turchia, invece di tergiversare, avesse firmato due mesi prima,

oggi essa sarebbe probabilmente già in istato di guerra con la Germania o per

lo meno avrebbe dovuto assumere nei riguardi del Reich un atteggiamento ana

logo a quel:lo adottato da altri satelliti dell'Inghilterra, quali l'Eg1tto e l'Iraq.

Allorchè nell'ottobre scorso si è giunti alia firma definitiva, l'articolo è rima

sto nel Patto come un impegno di carattere generale: non è escluso che la Gran

Breta,gna abbia anche allora tentato di farlo funzionare -con effetto retroat

tivo-nei riguardi dei caso polacco; comunque lo ha mantenuto nell'intenzione

di servirsene in caso di qualsiasi futura complicazione dell'attuale conflitto per

ottenere che la Turchia sua alleata abbandoni lo stato di neutralità e disponga

degli Stretti come meglio orede.

(l) -Manca l'indicazione dell'ora di partenza. (2) -Non pubblicato.
357

LA REGINA ELENA, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. s. N. ...... (1), 27 novembre 1939.

Mi è gradito pregarVi di prendere cognizione del disegno che ho raccolto

nelle pagine qui accluse. Non so se, quanto e quando le cir.costanze attuali della

vita intemazionale, e futuri avvenimenti, consentano di dargli svolgimento.

Presento perciò questa rdea, ispiratami da un ricordo della storia della mia Casa~

all'E. V. con la fiducia ·che vorrà esaminarla alla luce deLla Sua •conoscenza del

l'ora politica e delle opportunità degli interessi nazionali.

Ma se V. E. reputi che, un giocno, questa idea possa meritare svolgimento

ai fini e per l'interesse della Patri'a, prego V. E. di volel'lla ·custodire intanto, e

alla sua ora, di farla iPI'!qpria e di stabilire le modalità della sua attuazione-non

essendo queste pagtne che una mia maniera di esprimerla alla E. V.

ALLEGATO l

La proposta da presentare con la lettera alle Principesse Sovrane di Paesi neutrali lettera della quale è qui unita una minuta, che può essere modificata come più convenga, mira a riunire gli animi e le voci più autorizzati ad esprimere i voti di pace delle Donne angosciate dalla guerra in corso.

Se, in massima, i Governi degli Stati belligeranti gradissero l'appello delle Principesse Sovrane, e fossero disposti ad accoglierlo si potrebbe suggerire la convocazione di un Congresso di Delegati di Potenze interessate alla cessazione delle ostilità ed allo stabilimento di una migliore giustizia fra Stati e Popoli di Europa.

Il Congresso potrebbe rapidamente riunirsi in uno Stato neutro, in sedi serene ed ospitali, quali, ad esempio, in Italia le città disposte presso il mare, dalla Spezia a Viareggio, ed altre vicine, come Montecatini o Perugia, placide, confortevoli, rasserenatrici. Qui, un Governo tradizionalmente ospitale, e che, in ragione dei diritti della Patria, farebbe parte integrale del Congresso, faciliterebbe questi fausti componimenti.

Le soluzioni in siffatto Congresso raggiunte dovrebbe impegnare le Alte Parti a un periodo di pace, per un numero di anni da stabilire, a cominciare da un numero di anni... (cinque, sarebbero forse pochi).

Le soluzioni adottate nel Congresso sarebbero presidiate da un Patto di Arbitrato, del quale si potrebbe designare l'Alto Arbitro in un Sovrano non belligerante (Re d'Italia) di esperimentata esperienza, serenità c saggezza. Se, durante il periodo concordato di pace, una delle Alte Parti, in caso di contrasto degli interessi suoi con quelli delle altre Potenze, non ricorresse all'Arbitrato prestabilito, i firmatari d'accordo si concerterebbero, disposti ad impedire con metodi da prestabilire, qualunque eventuale ricorso altrui alla guerra.

La proposta, naturalmente, non può,· però, essere approfondita e precisata, nelle sue possibilità concrete e nei sistemi da indicare, che dal Governo responsabile e dal suo Capo. Qui, essa non vuole avere una sua qualsivoglia politica; ha solo una sua umanità. E perciò si limita ad essere schematica e semplice.

ALLEGATO 2

PROVA DI UNA MINUTA DI APPELLO ALLE PRINCIPESSE

Signora e Cara Sorella,

La profonda commozione ispirata dalla v1s10ne della immane tragedia che si

sta svolgendo per i mari, per le terre, per l'aria dovunque grandi Stati e grandi

Popoli con tutto il loro coraggio con tutto il loro genio e con tutte le loro ric

chezze, dibattono senza tregua e senza pietà interessi e sentimenti in contrasto,

mi spinge a rivolgerVi un cordiale invito.

La guerra che infiamma tanti eroismi a distruggere vite, lavoro, fede nel do

mani, cioè i presidi stessi della civiltà, minaccia di dilagare nello spazio e nel

tempo, e di inasprire i suoi terribili rigori ogni giorno peggio, così da scuotere

le basi stesse della comunione delle genti. Altissime Autorità hanno già rivolti ai

belligeranti in nome di Dio o in nome dell'uno o dell'altro Popolo neutrale, voti di

pace che non furono accolti.

Questi precedenti potrebbero inaridire la speranza e scoraggiare nuove inizia

tive, ma non impediscono ai cuori innumerevoli delle donne di ogni regione del

mondo, di elevare ai Capi degli Stati belligeranti l'invocazione del proprio orrore,

della propria pietà e della propria saggezza, perchè si arrestino a considerare non

solo le proprie ragioni, ma quelle, altresì, del sentimento umano.

Esso implora tregua a tanta strage di vite ed a tanta distruzione di beni, a

tanto turbamento di animi ed a tanta interruzione di industrie, di arti, di studi

civili. Implora la cessazione di una guerra non ai soli belligeranti aspra e flagel

latrice, ma, anche, a tutti causa di sacrifizio immane.

Io mi volgo perciò a Vostra Maestà, a Sua Maestà la Regina Elisabetta del

Belgio, a Sua Maestà la Regina Principessa Reggente di Jugoslavia, a Sua Maestà

la Regina Giovanna di Bulgaria, a Sua Maestà la Regina Alessandra di Danimarca,

a Sua Altezza la Gran Duchessa Carlotta del Lussemburgo, a Sua Maestà la Regina

Guglielmina dei Paesi Bassi... e Le prego di voler interpretare, insieme con me,

quella invocazione di madri, di sorelle, di spose, di figlie; di conferirle prestigio

vigore, diffusione, efficacia, unendo gli animi nostri e le nostre voci, al fine di otte

nere che le ostilità siano sospese e che gli sforzi siano uniti perchè siano raggiunti accordi e pace duratura.

Nessuno può dubitare della devozione con la quale ciascuna di Noi sarebbe pronta al sacrificio di sè e dei suoi stessi figliuoli per la propria Patria. Ma questo stesso comune sentire ci induce a comprendere di quali ansie. vivano oggi milioni di madri, anelanti esse pure, insieme ai giusti riconoscimenti dei diritti dei loro Paesi, ma altresì alla salvezza dei figli mercè una pace definitiva e saggia.

A questo invito, ed alla speranza di unire gli sforzi nostri pacificatori, mi incoraggia l'esempio di due Principesse di Savoia Margherita d'Austria vedova di Filiberto II Duca di Savoia, che fu da suo padre nominata Governatrice dei Paesi Bassi, e Luisa di Savoia moglie di Carlo di Valois d'Angouleme, e madre di Francesco I, Re di Francia.

Queste due Principesse, sollecitate di arrestare le ininterrotte effusioni di sangue prodotte dalle guerre fra Imperiali e Francesi, negoziarono nel 1529 quel Trattato di Cambrai, che in loro onore fu chiamato • La Paix des Dames •.

Possa a Noi essere consentito, almeno, di persuadere gli animi ad ammettere che la guerra sia troncata e che adeguati metodi, di risolverla, con onore di tutti, siano equamente cercati dalle parti.

(l) Manca l'indicazione del luogo di spedizione, probabilmente, Roma.

358

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. URGENTISSIMO RISERVATO 9333/3019. Berlino, 27 novembre 1939

(per. giorno 6 dicembre).

Ho avuto oggi un primo colloquio con l'Ambasciatore Ritter materia principale, il carbone. Gli ho sottoposto i dati telefonatimi al riguardo dall'Ufficio Carboni di Roma. Le ·constatazioni ne erano ovvie nè il dott. Ritter ha cercato di esimersene.

Intanto, pregiudizialmente, egli ha convenuto cile iJ. problema dei trasporti

carbone unicamente via terra è insolubile. Occorrerebbe immobilizzare in que

sto traffico -secondo i calcol:i: di Ritter-44 mila carri ferroviari. Nè la Ger

mania nè l'Italia ce li hanno. Quindi bisogna assolutamente continuare a sfruttare

la via marittima. Le idee di Wiehl {rinunzia al carbone inglese, acquisto in Ame

rica, ecc.) sono quindi scartate. La cosa è talmente evidente che ha già formato

oggetto di discussioni presso ]:'Ammiragliato tedesco ove -auspice Ritter

si è stabilito che dalle misure di rappresaglia che Ia Marina tedesca sarà costretta

ad usare nei riguardi deLl'Inghilterra e delle mel'ci provenienti daUa medesima

debba essere esentato H carbone destinato aLl'Italia.

Senonchè, un analogo trattamento -per quanto l'una cosa non sia stata

subordinata all'altra -la Germania si aspetta che l'Italia esiga dall'Inghil

terra ottenendo possibilmente la continuazione del traffico marittimo da Rot

terdam. Qui si è preso atto delle proteste già da noi avanzate a Londra e

Parigi, ma si attenderebbe da noi qualcosa di più e cioè una qualche iniziativa

che cer·casse di coordinare l'azione che tutti i neutrali (Ritter mi ha mostrato

in proposito un fascio di telegrammi provenienti da tutti i paesi neutri, tele

grammi di cui qui unito invio pure un riassunto) (l) si mostrano !Pronti e desi

derosi di esercitare. Che anzi, una iniziativa in materia sembra che sia già stata presa dalla Spagna, ·COn la proposta di far scortare convogli di proprie navi mercantili da unità della marina militare. Qui si vedrebbe di buon occhio che noi -cosa che del resto ·si ritiene risponda al nostro stesso interesse ormai che questa iniziativa è stata presa, per lo meno la secondassimo, pren

dendo accordi in materia sia con la Spagna sia con gli altri paesi neutri.

(Non ho mancato, pur dichiarandomi pronto a sottomettere la cosa al R. Governo, di far presente quali sono i limiti naturali -tanto più nel nostro caso di un'azione dell genere).

Ciò premesso, tuttavia, Ritter ha riconosciuto che una qualche cosa per aumentare le importazioni via terra bisogna pur farlo. Il problema, come ho detto, è 'quello dei va·goni, ma le difficoltà sono aumentate dal fatto che non solo i vagoni disponibili sono inferiori al necessario in ogni caso, ma, tra queUi disponilbili, una massa x (di cui Ritter non ha voluto precisare l'ammontare ma che mi ha fatto capke ascendere a diecine di migliaia) è bloccata dalle autorità militari e tenuta a disposizione per il momento in cui sia necessario sferrare un'offensiva. Si tratta di vagoni aperti, proprio del tipo usato per il trasporto dei carboni. Essi sono là inutilizzati: nessuno può servirsene. Solo il Fiihrer può dare un ordine in contrario. Ritter si propone appunto di sottomettere la questione a Ribbentrop onde domandargli di sollecitare l'intervento del Fiihrer. Ma è chiaro, egli aggiunge, che il Fiihrer non si deciderà mai a dare ~ contro la volontà delle autorità militari -un ordine simile se non si convincerà che anche l'Italia faccia il possibile, e l'impossibile, ;par aiutarsi per parte sua. Questa dimostrazione l'Italia potrebbe dare:

a) sia mediante l'azione sopra menzionata in materia di tutela di traffico marittimo; b) sia aumentando il contributo di va>goni propri, quello di 3000 già menzionato essendo di gran lunga inferiore al necessario.

Ritter vorrebbe comunque svoLgere questa azione presso il Fiihrer dopo un riesame completo e per dir cosi definitivo della questione, riesame da compiere non soltanto con l'aiuto di tecnici ma an.che con quello di autorità politiche (a lui corrispondenti) capaci di preordinare, coordinare e al caso adattare le direttive dei tecnici.

In proposito, Ritter ha anche lamentato (pur senza fare immediate proposte concrete che si è riservato di formulare solo dopo sentito Ribbentrop) che da parte italiana non sia fatto nulla per far funzionare la cosiddetta commissione Cavallero la cui opera, egli ritiene, sarebbe nelle circostanze doppiamente utile.

Comunque formata, la Commissione di esperti dovrebbe occuparsi della questione al più presto. Ritter per parte sua è pronto quando noi vog1liamo, ma esclude di potersi muovere da Berlino. Potrebbe tutt'al più andare in una fine di settimana a Monaco, ma non crede che questo piccolo risparmio di tempo compensi lo svantaggio di non aver sotto mano -come si avrebbero qui tutte le autorità competenti, comprese quelle militari.

La Commissione in parola dovrebbe anche prendere in esame la possibilità, già accennata in un mio precedente rapporto, di scambi di carbone con l'U.R.S.S.

La proposta Ritter che ho sopra accennata concorda con quanto ho già fatto presente nel mio precedente rapporto, e cioè che, data l'importanza del problema, riunioni di soli esperti non raggiungerebbero lo scopo.

Non so se da parte italiana si desideri affidare le previste negozi:azioni al Comitato Governativo italiano, oppure alla Commissione economica permanente del Patto I. G. In tutti e due i casi è necessario, che, oltre al Presidente, facciano parte della Delegazione l'ing. Nobili, un altro rappresentante delle

F.F. S.S. del servizio movimento, ed un Ufficiale dello Stato Maggiore. Per quanto le forniture di carbone abbiano una grande importanza per l'andamento del cLearing, dato che per il momento si tratta di una questione tecnica di trasporti, e non di una economica, ritengo si possa fare a meno dei rappresentanti del Ministero Scambi e Valute.

Gradirò conoscere su tutto quanto sopra, con cortese urgenza, [e decisioni dell'E. V.

(l) Non pubblicato.

359

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. sEGRETO 9347. BerLino, 27 novembre 1939.

Mi rriferisco al mio rapporto ufficiale in data odierna n. 9333/3019 (1).

Insieme con la questione del carbone, Ritter, per quanto in tono minore,

non ha mancato di accennare anche a me della questione già sollevata con

Ricciardi sia da Wiehl sia Ida uno dei suoi assistenti e di cui a mio rapporto

n. 9170/2977 del 22 novembre (2).

Egli non mi ha parlato ma1 cii sottomarini tedeschi ecc. (che anzi, come ho già detto, egli ha annunziato che ordini sono stati dati alla marina da guerra germanica di non toccare il carbone inglese eventualmente a noi destinato), ma ha tuttavia parlato di informazioni in suo possesso circa esportazioni di materie prime e di derrate alimentari per l'Inghilterra, che naturalmente non possono far piacere alla Germania.

Egli ha riparlato di vagoni italiani messi a disposizione di altri paesi per trasporti in Gran Bretagna. Preso atto della nostra smentita per la Romania, Ritter insiste (il numero di c: informatori» che i tedeschi hanno disseminato da noi per ogni dove è semplicemente infinito) che noi abbiamo dato dei vagoni --per trasporto di merci in Inghilterra -alla Jugoslavia e all'Ungheria, per quest'ultima specificando ,che avrebbero servito per il trasporto di pollame e sarebbero stati nel numero di 120. Quello che fa impressione, diceva Ritter, non è certo il numero dei vagoni, ma 'il sapere che l'Italia dia materiale proprio a terzi, per trasporto di viveri agli inglesi.

Ma, a parte questo, che è una questione fino a un certo punto sentimentale, R.itter lamenta che noi esportiamo canapa in Inghilterra ma non ne diamo, o ne diamo molto meno del contingente stabilito, alla Germania. Ad un mio accenno alla 1situazione del dearing, Ritter ha obiettato che questo, in tempo e circo

stanze di guerra, non dovrebbe contare, accennando anche alla opportunità di operazioni di tesoreria per sbloccare ii clearing. Al ·che io ho obiettato che l'Italia aveva .già fatto in proposito un sacrificio di 200 milioni, selliZa ancora, riceverne nulla in cambio.

Infine, Ritter ha anche detto risuttare all' Auswéirtiges Amt che noi daremo all'Inghilterra dei motori di aviazione, via Portogallo. Ho obiettato che non solo noi diamo alla Germania assai di più (episodio aeroplani discesi a Bolzano :ecc.) ·e che in ogni modo: l) noi abbiamo bisogno di procurarci delle divise per aumentare -nell'interesse comune -il nostro potenziale di armamento; 2) non bisogna dar credito alle frottole che un qualunque informatore creda di dover raccontare.

Le .conversazioni di questo genere non sono facili ed io ho avuto qualche puntata un po' energica. Abbiamo poi, per stessa iniziativa di Ritter, ripiegato sulla questione del carbone, su cui eravamo entrati in accordo che si dovesse, da una parte e dall'altra, fare il massimo degli ,sforzi.

Però è evidente che questi a.rgomenti ritorneranno a galla alla prima occasione ed io critengo che a questo scopo occorrerebbe: l) sgombrare il terreno da tutto ciò che di falso o di esagerato c'è nei rapporti di tutti codesti informatori; 2) limitare queste Ubertà esportatorie che ci concediamo al minimo strettamente richiesto dai nostri precisi, vitali interessi; 3) per questo minimo, parlare chiaro e mostrare, eventualmente, i denti.

Ti sarei anzi molto grato se una quaJlche cosa in proposito fosse detta, con la necessaria .chiarezza, anche a Mackensen onde evitare si ritenga che sia sempre io a voler essere più realista del Re.

(l) -Vedi D. 358. (2) -Vedi D. 296.
360

IL CONSOLE GENERALE AD INNSBRUCK, ROMANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 19439/672. Innsbruck, 27 novembre 1939 (per. giorno 3 dicembre). Di seguito al mio rapporto n. 19270/669 del 24 corr. (l) mi onoro informare che il Gauleiter Hofer ha ieri, domenica, riunito ·in un pubblico esercmo di lnnsbruck circa 200 altoatesini trasferitisi in Germania, rivolgendo loro un discorso e facendo quindi servire un pranzo. Egli ha anzitutto ringraziato i ·convenuti, a nome del Reich e particolarmente della provincia Tirolo-Voralberg, per i loro sentimenti di fedeltà e di amore verso la Germania, dai qualii sono stati indotti a lasciare la terra natia. Dopo aver accennato all'infeUce politica meridionale del crollato impero, che per essa sacrificò il miglior sangue tedesco, ha dichiarato che il Duce e il Flihrer hanno finalmente chiuso questo

capitolo della storia dei due Paesi: :il che è stato possibile per la loro ·cameratesca unione e per il loro spirito di responsabilità di fronte al presente e al futuro

dei rispettivi popoli. Finchè la volontà di questi due massimi uomini di Stato reste•rà salda di qua e di là dal Brennero, i nemici degli Imperi germanico ed italiano dovranno soccombere, sicchè sarà garantito il felice avvenire delle due Nazioni. Ha quindi rilevato come alla buona riuscita di quest'opera contribuisca in modo decisivo il contegno disciplinato dei rimpatriati, che mettono in evidenza la più bel:la virtù della stirpe tirolese: la fedeltà alla razza. Il Gauleiter ha terminato dicendo ·che ora si tratta di assi·curare una nuova esistenza a questi fratelli, e che :il Tirolo vuole a ciò contribuire in modo esemplare, come lo dimostra il fatto che a primavera saranno pronti 52.00 allo~gi, esclusiva-mente riservati agli alto-atesini.

Questa manifestazione -la prima che abbia qui luogo per i rimpatriati si è verilficata senza dubbio in .seguito a precise direttive venute da Berlino e sottolinea in modo particolare il cambiamento di attitudine operato dalle Autorità nei confronti del problema alto-atesino. Come ho infatti avuto occasione di riferire, in un primo tempo si è tenuto in questa zona il più assoluto silenzio circa la questione; recentemente si è invece dato incarico alla stampa, che ha pubblicato due lunghi articoli da me già segnalati a V. E. di attirare l'attenzione della popolazione sulle provvidenze adottate in favore dei rimpatriati; ieri infine è stata per la prima volta indetta una riunione dei nuovi arrivati: che .sono stati salutati dal Gauleiter. È ·chiaro Io scopo di blandire e agevolare in tutti i modi gli alto-atesini, affinchè quelli ancora rimasti incerti nel Regno s'i. decidano a trasferirsi nel Reich, secondo il desiderio di questo.

Fra gli intervenuti alla riunione era un gruppo di 125 persone giunte da Bolzano la sera del 2·5 corr. ed alloggiate a spese del Partito nazista in un albergo della città. Esso era composto di soli uomini, salvo tre donne, e comprendeva oltre ad un certo numero di ·contadini, M1Che vari individui •che, a quanto sembra, si erano segnalati in Alto Adige per la loro attiva propa1ganda antitaliana e che perciò, in pieno accordo :fra le Autorità dei due Paesi, sarebbero stati fatti rientrare nel Reich.

A tutti i rimpatriati è stato qui raccomandato di non abbandonarsi a manifestazioni politiche, pena l'arresto. Di essi una parte riceverà possibilmente lavoro nel Tirolo, l'altra proseguirà per Monaco o altrove. Si attendono in settimana nuovi arrivi da Bolzano e si ritiene che avranno luogo altre manifestazioni simili a quella di ieri, per invogliare sempre più gl'i alto-atesini a ritorna·re. A quanto mi è stato riferito, circa 800 di Joro, che versano in condizioni di quasi completa indigenza, sono stati alloggiati a cura del Partito tn alcuni grandi edifici di recente costruzione sul Lago di Chiem in Baviera, in attesa di lavoro e di ulteriore destinazione.

Tuttavia, come ho già altra volta riferito, la sistemazione del rimpatrio si presenta tutt'altro che facile. Ne è prova il fatto che a quelli giunti nel Tirolo si continua a parlare di brillanti sistemazioni in Polonia, nonchè di case e campi che verrebbero loro riservati colà; e ciò 'in conformità di quanto si diceva in un primo tempo, mentre ,poi la stampa locale ha proclamato la volontà del Gauleiter di ,sistemare qui coloro che vogliano rimanervi.

(l) Non pubblicato.

361

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 853. Tokio, 28 novembre 1939, ore 7,50 (per. ore 16,30).

Miei telegrammi 851 e 852 (1).

Permettomi far presente come allo scopo forzare questo Governo a prendere misure nei riguardi stampa antitaliana tali da troncare propaganda anglo-sassone che tende a turbare rapporti con Giappone si potrebbe ordinare ai nostri Ministeri militari sospendere repentinamente e ostentare lungaggini ausilio tecnico e forniture esemplari materiali che sono per noi senza alcuna contro-partita nè utilità finanziaria. Questi militari sarebbero da ciò direttamente toccati nei propri interessi e quindi spinti premere su abulico gabinetto.

362

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 854. Tokio, 28 novembre 1939, ore 7,50 (per. ore 16,30).

Mio teLegramma n. 849 (2).

Ministero della Marina conferma che Giappone sta in attesa di vedere come Inghilterra attenuerà nei suoi riguardi misure annunziate contro espovtazione tedesca. In caso che tale attenuazione non fosse adeguata e soddisfacente Ministero della Marina prevede convenienza scambi di vedute preliminari con noi per eventuali accordi.

363

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 847 (3). Tokio, 28 novembre 1939, ore 10 (per. giorno 29, ore 1,10).

Governo francese contrariamente a previsioni non solo non ha fatto alcuna protesta per occupazione Pakhoi, ma ha dato ordine alla sua stampa di non commentare.

364

IL MINISTRO DELLA CULTURA POPOLARE, PAVOUNI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. RISERVATO 28289/528 P. R. Roma, 28 novembre 1939 (4).

Quotidiano Dépeche di Pari>gi 20 corrente pubblica riprodu~one di una carta d'Europa che sarebbe stata diffusa, prima dell'attuale guerra, fra minoranze tedesche e che mediante zone tratteggiate indica paesi che Germania pro

ponevasi assalire in epoche previste, e precisamente: Austria primavera 1938; Cecoslovacchia autunno 1938; Polonia autunno 1939; Jugoslavia primavera 1940; Ungheria Romania e Bulgaria primavera 1940; Danimarca Paesi Bassi Belgio Svizzera Nord Francia primavera 1941; Ucraina autunno 1941.

Pregasi disporre ogni possibile indagine circa esistenza tale carta e sua effettiva diffusione, inviandone possibilmente qualche esemplare indirizzato Direzione Generale Stampa Estera.

Invio per corriere esemplare della riproduzione.

(l) -Non pubblicati. (2) -Vedi D. 346. (3) -Nei documenti n. 361, n. 362 e n. 363 il numero di protocollo non corrisponde all'ocdine di spedizione. Si è preferito ordinarli secondo l'ora di spedizione. (4) -Manca l'indicazione dell'ora di partenza.
365

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 454. Parigi, 28 novembre Ì939, ore 13,30 (per. ore 15,40). Ricevo nota Quai d'Orsay che comunica decreto francese 28 novembre relativo rappresaglia contro esportazione marittima merci tedesche. Nota aggiunge che Governo francese sarà in conseguenza costretto aumentare misure controllo su navi neutrali ma afferma intenzione ridurre al minimo inconvenienti per gli armatori e commercianti neutri i quali saranno informati delle misure da prendere per evitare ritardi navi e merci.

Prego telegrafarmi istruzioni circa eventuale risposta che questa Ambasciata dovrà far pervenire al Quai d'Orsay.

366

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 131. Helsinki, 28 novembre 1939, ore 15,15 (per. ore 18). Mio telegramma 130 (1). Nota di risposta finlandese partita stanotte per Mosca appare abilmente redatta perchè notevolmente conciliante. Dopo aver rigettato con valide argomentazioni accuse russe di pretese cannonate e quindi pretese Sovieti, data inesistenza fatti, Governo finlandese mostrasi tuttavia disposto entrare in negoziati con Mosca per un accordo frontiera prevedente « reciproco :. ritiro truppe ad una distanza da stabilire. Nota conclude con proposta che per risolvere ogni malinteso venga nominata commissione composta commissari frontiera Carelia dei due Paesi per procedere inchiesta su avvenuto, secondo le condizioni previste dall'a·ccordo frontiera 1928. È evidente che con predetta nota Governo finlandese ha voluto sotto ogni rapporto dare palese prova buona volontà, attribuendo gesto russo interpreta

zione invero molto ottimista di ricerca di un pretesto per la ripresa delle discussioni.

Ciò mi è stato lasciato intendere anche a questo Ministero Affari Est€ri ove si è aggiunto che Governo finlandese sarebbe lieto intavolare conversazione per ritiro truppe, €stendendo accordo russo-finlandese di frontiera del 1922, che prevede limitazione reciproco impiego forza militare per la frontiera del Lago Ladoga, all'Oceano Artico.

Mi pare tuttavia a,ssai dubbio che Sovieti si lasceranno prendere a questo gioco.

(l) Vedi D. 354.

367

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

FoN. 651. Londra, 28 novembre 1939, ore 22,45.

Trascrivo qui di seguito il testo di un decreto emanato in data odierna da questo Governo, nel quale vengono precisate le misure che il Governo britannico si vede costretto a prendere quale rappresaglia per la definitiva condotta illegale adottata dal Governo ted€sco, in violazione del diritto internazional,e e delle norme umanitarie. La nota del Foreign Of}ìce in data odierna (l) ,con la quale mi viene trasmesso il decreto aggiunge che « Governo britannico è spiacente di dover necessariamente, in vista della pubblicazione del decreto stesso, estendere le misure di controllo 'Che esso ha già dovuto prendere n€i riguardi del naviglio neutrale per esercitare i propri diritti di belligeil"ante. Sarà d'altra parte compiuto ogni sforzo per ridurre al minimo i danni arrecati agli armatori e commercianti neutrali, e sono in corso provvedimenti per render loro note le misure da prendersi per evitar ritardi alle loro navi ed alla loro mercanzìa :.. Testo del decreto è ~l seguente:

«Visto che Sua Maestà è stata costretta a prender€ le armi contro la Germania in difesa del diritto fondamentale delle nazioni a una esistenza libera e pacifica: -e visto che le forze t€desche hanno in numerose occasioni affondato navi mercantili britanniche alleate e neutrali in violazione delle clausole contenute nel protocollo della gu€rra sottomarina del 1936, di cui la Germania è firmataria: -e visto che le navi mercantili britanniche alleate e neutrali sono state affondate da mine posate dalle forze t€desche senza discriminazione e senza notifica in contr,asto con le norme umanitarie e con le clausole della convenzione dell'Aja n. 8 del 1907 di cui la Germania è firmataria: -e visto che l'affondamento di tali navi ha avuto luogo senza che venisse tenuto conto della loro nazionalità o destinazione nè della natura o appartenenza o destinazione dei loro carichi: -e visto che taH atti hanno già causato .gravi perdite di vite di persone non combattenti, di nazionalità britannica o appartenenti a paesi alleati o neutrali: -e visto che è chiaro ·che il Governo tedesco sta deliberatam€nte mettendo in atto una politica di distruzione di tutto il traffico marittimo tra gli alleati e di altri paesi facendo uso senza pietà delle forze a sua disposizione contrariamente alle leggi e alle consuetudini belliche, ai diritti dei neutrali e alle norme umanitarie: -e visto che tali azioni da parte del Gov€rno tedesco... (2) a Sua Maestà un inconfutabile diritto di rappresa

glia: -e visto che gli alleati di Sua Maestà sono con lui ·concordi sui ·passi da svolgere per colpire ulteriormnte il commerdo della Germania: Sua Maestà si compiace pertanto su conforme parere del suo Consiglio privato di ordinare quanto segue:

l. Ogni nave mercantile che sia partita da un porto nemico, ivi incluso qualsiasi porto in territorio che si trovi sotto occupazione o controllo nemico dopo il 4 dicembre 1939 può essere richiesta di scaricare 'in un porto britannico o alleato qua1siasi merce a bordo che sia stata caricata in tali porti nemici.

2. -Ogni nave mercantilie che sia pa.rtita da un porto che non sia un pONO! nemico dopo il 4 dicembre 1939 a.vendo a bordo merci che sono di origine nemica o di proprietà del nemko può essere richiesta di scaricare tali merci in un porto britannico o alleato. 3. -Le merci scaricate in un porto britannico ai termini di uno dei paragrafi precedenti saranno affidate alla custodia del maresciallo della Corte delle Prede, e, a meno che la Corte non ordini ·la loro requ1sizione, saranno trattenute o vendute dopo il controllo della Corte. Il ricavato delle merci vendute in tal modo sarà versato alla Corte.

Alla conclusione della pace la Corte dedderà le misure che nelle circostanze sembrerà equo di adottare circa i ricavati predetti delle merci custodite ma non vendute, a meno che nel frattempo non sia avv.enuto il pagamento da parte della Corte di qualsiasi dei ricavati predetti o H rilascio di qualsiasi delle merci il che potrebbe in ogni momento avvenire:

a) ove fosse provato alla Corte che le merci erano divenute proprietà neutrale prima della data del presente decreto, e b) col consenso dell'Ufficiale della Corona a tale scopo designato.

4. -La legge e la prassi in materia di prede saranno per quanto possibile seguite in tutti i casi derivanti dalla applicazione del presente decreto. 5. -Le disposizioni del presente decreto non escludono che navi e merci siano passibili di cattura o sequestro (Condcmnation) indipendentemente dal presente decreto. 6. -Ai fini del presente decreto le parole «merci che sono di origine nemica ~ comprenderanno le merci che abbiano la loro origine in ogni territorio occupato

o controllato dal nemico e le paro·le « merci che... sono proprietà del nemico ~ comprenderanno le merci appartenenti a qualsiasi persona in qualsiasi territorio del genere.

7. -Procedimenti ai termini del pr.esente decreto potranno essere iniziati in ogni Corte delle Prede competente ai termini delle «Pdme Court Rules 1939, n. 1476 ~. 8. -Ai fini del presente decreto le parole «porto britannico ~ significano qualsiasi porto sotto la giurisdizione di qualsiasi Corte delle Prede a cui si riferiscono le «Prime Court Rules 1939 ~.

Fin qui il testo tradotto del decreto. Con corriere odierno trasmetto testo originale (1).

(l) -Non pubblicata. (2) -Parola indecifrabile, forse • danno».

(l) Non pubblicato.

368

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 28 novembre ,1939.

L'Ambasciatore di Francia mi ha comunicato di aver interessato energicamente il suo Governo per lasciar venire il carbone tedesco in Italia.

Ho fatto la richiesta anche all'Incaricato d'Affari britannico, facendo rilevare che il carbone non procura divise alla Germania, perchè lo import'iamo contro merci. Ha raccolto la richiesta senza difficoltà, promettendo di telegrafare subito a Londra.

Nell'ordinanza francese ·come nell'Order in Council britannico vi è una norma che consente ai due Ministri del blocco di accogUere la nostra richiesta.

369

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 179. Berlino, 28 novembre 1939 (per. giorno 30). Secondo informazioni raccolte all' Auswiirtiges Amt sembra che la Russia

Sovtetica stia ammassando deUe truppe verso il confine af~gano. Qui non si osa dichiararlo, ma si nutre sempre l'intima speranza che l'U.R.R.S. si decida presto

o tardi a qualche impresa contro l'Inghilterra in direzione deHe Indie.

Avendo richiesto d'altra parte notizie sulla situazione in Finlandia, mi è stato risposto che, non ostante la situazione sia colà certamente assai grave, pur,e si ritiene ancora che la contesa finno-sovietica non debba sboccare necessariamente in una guerra.

370

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

TELESPR. SEGRETO 241385/765. Roma, 28 novembre 1939. Risposta telespresso '24 novembre n. 92.50. Segreto (1). Nelle Vostre conversazioni con codesto Governo è necessario insistere su due premesse fondamentali: a) È interesse germanico che l'Italia sia quanto più è possibile economicamente forte per poter essere in grado di aiutarla, altrimenti tutta la sua attività resterà completamente paralizzata dalla imprescindibile necessità di rifornire il Paese di quel che è necessario per assicurarne l'esistenza. b) Il controllo della navigazione da parte degli anglo-francesi è un fatto concreto, al quale è impossibile sottrarsi, dato lo 'Stato di belligeranza. Le nostre proteste quotidiane, fatte con tutta l'energia, non riescono a sopprimere il fermo del nostro naviglio che si prolunga per diversi giorni.

Da questi due principi fondamentali deve desumersi la spiegazione del nostro atteggiamento.

In particolare, seguendo l'ordine dei rilievi germanici dq Voi indicati, è da rilevare:

l) Altro è adottare i provvedimenti necessari per fronteggiare una situazione di fatto ineluttabile, altro è riconoscere la situazione stessa. Di fronte all'esercizio del diritto 'di visita da parte dei franco-inglesi era necessario far conoscere al nostro armamento le disposizioni stesse perchè potesse regolarsi in conseguenza. La drcolare de1la Direzione Generale della Marina Mercantile in data 16 settembre, mirava unicamente a tenere informati i Comandanti delle navi delle richieste che ad essi sarebbero state rivolte dalle autorità marittime esercitanti il diritto di visita. Questi avvertimenti era necessario dare per evitare che i Comandanti delle navi, con il loro comportamento, potessero .giustificare non solo il fermo ma anche le misure di rigore consentite dal diritto di guerra col rischio di paralizzare completamente la navigazione.

2) Nessuna disposizione è stata adottata dalla « Finmare ~ per restringere

o limitare, comunque, il trasporto di merci da e per la Germania. Come Vi è noto circa 150 navi sono state fermate perchè portavano merci dirette alla Germania. Finora le merci esportate dalla Germania sono state agevolmente caricate e trasportate. È soltanto a causa dei rilevantissimi oneri derivanti dal fermo imposto alle navi in linea che l'« Italia » ha dovuto sconsigliare i Comandanti delle navi di linea dal :caricare sulle grosse navi destinate al trasporto dei passeggeri merci di piccola mole, sufficiente per imporne il fermo. Il consiglio è stato dato oralmente.

3) La certidìcazione dei carichi da trasportare e le relative •garanzie non sono state effettuate dalle autorità consolari italiane. Se gl'i armatori o i caricatori, per ragioni pratiche, si sono muniti dei certificati prescritti dalle auto~ rità marittime di controllo anglo-francesi, non è possibile impedirlo e sfuggirebbe ad ogni controllo. D'altra parte non sarebbe conveniente farlo perchè non essendo possibile garantire in altro modo 'l'esercizio della navigazione marittima non si può ·condannare l'armamento Italiano a passare iL proprio naviglio in disarmo. Tutto invece consiglia di lasciare esercitare la navigazione marittima nel miglior modo possibile, attraverso gli intralci e le difficoltà del momento ed i nuovi maggiori e gravissimi oneri, per non depauperare ultedormente l'economia nazionale e l'acquisto di valute, ciò sempre per la prima premessa sopra esposta.

Quanto all'osservazione del signor Wiehl sulla diversa situazione in cui viene a trovarsi la Germania rispetto agli altri belligeranti deve farsi rilevare che essa non è da noi voluta ma subita, per la situazione che si è determinata. Le navi italiane non si sono r1fiutate e non si rifiutano di :caricare merci per la Germania, ma dato il rigoroso controllo esercitato dagli Stati belligeranti, il risultato pratico è che le navi perdono parecchi .giorni per eff.etto del fermo

della visita e del discarico delle merci nei porti di dirottamento, mentre le merci stesse non arrivano in Germania e sono regalate gratuitamente ai suoi nemici. Su questa situazione si è più volte avuto occasione di richiamare la particolare attenzione dei funzionari dell'Ambasciata germanica a Roma.

Quanto all'accenno dell'istesso signor Wiehl della possibilità di qualche c colpo di testa » di Comandanti di navi germaniche nei riguardi di navi italiane occorre appena rilevare che esso non gioverebbe certamente all'Italia, ma non gioverebbe nemmeno alla Germania ed in ogni !modo non sarebbe giustilficabile.

Occorre infatti tener presente:

l) che sono state concesse tutte le licenze di importazione richieste dalla Germania, malgrado J.e difficoLtà derivanti dalla situazione del clearing; basterà ricordare la seta greggia per 30 milioni, la canapa per 120 mila quintali, lo zolfo per tutto il quantitativo richiestoci e per un elevato ammontare, non ancora accertato interamente;

2) si è in ogni modo facilitata l'esportazione delle derrate alimentari necessarie per il popolo tedesco e specialmente, oltre ai prodotti or.tofrutticoli, il riso (79 milfoni di lire), per il quale è in corso una fornitura per questo ultimo trimestre superiore alle precedenti e ad un prezzo inferiore di una lira a quello internazionale;

3) si sono adottati tutti i provvedimenti possibili, compreso un finanziamento di 200 milioni, per eliminare i ritardi nei pagamenti che rendevano esitanti 1gli esportatori italiani, e ciò allo scopo di riprendere il ciclo normale delle esportazioni, assicurando agli esportatori, almeno per il momento, la prontezza dei pagamenti e garantendo nuovamente ad essi il cambio;

4) si sono facilitati in quanto era possibile, tutti gli affari rivolti a mascherare trasporti di merci necessarie per la Germania, col palese aiuto delle autorità italiane, le quali si sono prestate, non solo a dare i suggerimenti pratici, ma a forzare l'applicazione delle norme vigenti per rendere possibile il transito delle merci destinate alla Germania (basterà ricordaTe il ferro dalla Spagna, i lubrificanti, .ecc.);

5) si è consentito di inviare merci in Spagna per conto della Germania e con pagamento in clearing, comprendendovi anche merci che erano state importate in Italia contro pagamento in divisa;

6) si sono ammessi degli scambi triangolari per rendere possibile l'esportazione di grano bulgaro in Germania, dopo che era stato scoperto l'intervento della nostra Legazione a Sofia per facilitare la camuffata spedizione in Italia.

Nè infine è da 'trascurare che si è fatto tutto il possibile per venire incontro ai desideri espressi dal Governo germanico, salvo che per taluni problemi che non erano praticamente realizzabili, come l'abbandono ad essa dei mercati balcanici, ovvero quando avrebbero portato l'Italia a far precipitare la sua condotta, uscendo dall'atteggiamento sin qui serbato.

Non è quindi il caso di lasciarsi trascinare ad una discussione di carattere generale, ma conviene !asciarla sul terreno delle realtà attuali e delle attuali possibilità di aiuti alla Germania, su problemi concreti e di specie. Per tali problemi l'atteggiamento italiano resterà, come è, animato dal proposito di facilitare in tutti i modi possibili i nostri traffici con la Germania e di darle tutti quegli aiuti che possano riuscire praticamente efficaci, senza compromettere o danneggiare la situazione già difficile che il nostro Paese deve affrontare in questi momenti estremamente delicati.

(l) Vedi D. 316.

371

IL CAPO DEL SERVIZIO INFORMAZIONI MILITARE DEL MINISTERO DELLA GUERRA, CARBONI, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

L. 164/G. Roma, 28 novembre 1939. Vi informo che, in seguito a desiderio espressomi dall'Ammiraglio Canaris Capo del S.l.M. germanico e con autorizzazione delle Superiori Autorità, il 3 dicembre p. v. partirò per Monaco di Baviera !Per avere un incontro il giorno successivo col predetto ammiraglio.

Quanto precede per l'eventualità che S. E. il Ministro degli affari esteri intenda impartirmi qualche direttiva circa l'incontro (1).

372

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICU, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 9374/3036. Berlino, 28 novembre 1939. Durante le trattative russo-finniche la Germania era stata molto parca di pubblicazioni sull'argomento, evitando di drammatizzare la tensione fra i due paesi. Oggi peraltro si dà largo spazio alle manifestazioni sovietiche di protesta contro l'atteggiamento di Helsinki. Il punto di vista ufficioso è che, pur non essendo la Germania direttamente toccata dall'inddente attuale, essa non può non mostrare comprensione per la richiesta russa che le truppe finlandesi siano ritirate a 25 km. dalla frontiera, e ritiene al tempo stesso che a una potenza rdel rango della U.R.S.S. non si possa contestare il diritto di assicurarsi uno sbocco al mare e di garantirsi, con amichevoli accordi con i vicini, i vitali diritti della sua difesa. A Berlino si dichiara che una convenzione sarebbe già stata raggiunta se, come nel caso della Polonia, anche stavolta l'Inghilterra non avesse incoraggiato la Finlandia. Si fa quindi ricadere su Londra la colpa delle conseguenze che la tensione ruJsso-finnica potrebbe scatenare. Anche per motivi di interesse commerciale, la Germania vedrebbe poco volentieri compromessa l'autonomia finlandese, ma non c'è dubbio che, allo stato attuale dei suoi rapporti con la U.R.S.S., nella divergenza attuale prende ora le parti di Mosca.

373

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 9377/3039. Berlino, 28 novembre 1939. Ho mostrato oggi all'Ambasciatore del Belgio le informazioni pubblicate dal Temps del 25 novembre sulle ragioni per le quali la Germania, cioè 'il Fiihrer, avrebbe rinunziato all'invasione dell'Olanda, già predisposta per la mattina del

12 novembre. A parte tutto ciò che è evidente fanta.sia dell'informatore (il pronunciamento dei generali, l'emozione di Brauchitsch ecc.) quelle informazioni sottovalutano a m~o parere quel:lo che è il peso della volontà individuale del Fiihrer.

Il collega del BeLgio ha ammesso anch'egli che le informazioni del Temps contenevano molto di assurdo, che ad esempio tutta la parte riguardante la proposta invasione della Svizzera non aveva fondamento alcuno, ma ha confermato sia l'opposizione di Reichenau sia il contrordine all'invasione dell'Olanda nella giornata dell'li. Su questo punto, dice Davignon, ormai non v'è più dubbio.

Del resto, egli non solo dice di aver ricevuto personalmente conferma della cosa attraverso il contegno di Biilow-Schwante, Ambasciatore di Germania a Bruxelles, ma aggiunge che 'il Ministro tedesco all'Aja-un vecchio gentiluomo dell'antico regime -avrebbe esplicitamente ammesso L'esistenza del piano.

Riferisco tutto questo per debito di ufficio ,pure domandandomi tuttavia se, in caso la Germania volesse 'invadere il Belgio o l'Olanda, gli ultimi a saperlo non sarebbero proprio i suoi rappresentanti colà.

Il Davignon, reduce da Bruxelles ove ha visto il Re, riferisce che questi è soddisfattissimo della manovra compiuta con la Regina di Olanda il cui scopo sarebbe stato non tanto di fare un nuovo appello allla pace, quanto di dare -in una forma non suscettibile di critica -la impressione esteriore e tangibile della solida111ietà ibelgo-olandese, si dJa, fa1r ·comprendere ch!e un atta•c•co aH'Olanda non avrebbe potuto lasciare 'indifferente il Belgio. A Bruxelles si crede che questa dimostrazione non sia rimasta sterile di risultati e abbia indotto la Germania a r1considerare i suoi piani.

Adesso, secondo il Daviignon, tutto tacerebbe se non fosse che propritl oggi il da Ve.Lga-Siimoes, Miniistlro del Portog,aJ.lo, noto specialista in materia, non avesse annunziato una nuova data «fatale » per il 3 dicembre...

Per lo meno, questa volta non ci sarebbe da attendere troppo a lungo (1).

(l) L'originale porta la seguente postilla a matita: • Si, domani ore lO •.

374

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. (2). Budapest, 28 novembre 1939.

Il R. Addetto Militare mi ha comunicato le seguenti notizie avute dal Capo del S.l.M. ungherese:

Russia. Secondo notizie qui giunte la Germania avrebbe ottenuto da Mosca la promessa di non attaccare la Bessarabia e di non portare la guerra nei Balcani, almeno fino a che la Romania farà legalmente fronte ai suoi impegni commerciali verso la Germania. Tale notizia, ritenuta attendibile, conferma questo

S.l.M. nel convincimento che nulla succederà in questo settore durante i mesi invernal:i.

20 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

Bulgaria. Continua l'attiva propaganda filosovietica, specialmente nelle file dell'esercito, come pressione per far a·ccogliere il patto di mutua assistenza, proposto da Mosca, e per il quale la Russia vorrebbe assicurarsi in Bulgaria qualche base navale ~d aerea. Finora il Sovrano si è però opposto. Situazione tranqutlila sulla frontiera bulgaro-tu11ca.

Turchia. Le truppe concentrate in Tracia nel mese di settembre, sono state arretrate dalla frontiera bulgara di circa 80-100 chilometri. Sarebbero in via di costitUIZione due nuovi corpi d'armata (uno effettivo ed uno di riserva) nella regione a sud di Sinop.

Austria. In questi giorni erano corse voci circa concentramenti di truppe tedesche sia in Austria, sia nella Slovacchia orientale. Controllata da parte del SJI.M. la consistenza di tali notizie, sono risulrtate assolutamente false e •sparse ad arte per aliarmare l'Ungheria. e~ Romania.

Siria. L'armata franco-inglese agli ordini del generale Weygand si sarebbe accresciuta di tre nuove divisioni (due algerine e una tunisina), portandosi cosi ad una forza superiore ai 100 mila uomini. Non si esclude che nei prossimi mesi tali forze possano servire ad esercitare una pressione politica sulla Turchia, per ottenere la possibilità di ,passaggio delle truppe alleate nei Balcani, attraverso i Dardanelli e, conseguentemente, il dominio militare degli Stretti.

(l) -L'originale di questo documento porta il visto di Mussolini. (2) -L'originale di questo documento ritrasmesso per conoscenza ad alcune nostre Rappresentanze all'Estero, con Telespr. da Roma 608926/C del 6 dicembre 1939, non è stato rintracciato.
375

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI

T. PER CORRIERE 28373 P. R. Roma, 29 novembre 1939, ore 9,15.

Vostro 2383/558 del 26 ottobre (1).

Anche questo Ministro Iran ha susseguentemente spiegato iniziativa Scià nel senso indicato dalla S. V. e come tale essa è stata particolarmente apprezzata da parte nostra.

Potrete opportunamente assicurare <Codesto Ministro Esteri.

376

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA

T. PER CORRIERE 28404 P. R. Roma, 29 novembre 1939, ore 9,15.

Vostro 1531 del 4 ·corrente (2). Per quanto concerne i punti 2 e 3 del Vostro rapporto, sono d'accordo con

V. E. per attendere esito trattative in corso per la sistemazione della prima « tranche » del debito, in base a1le nuove istruzioni. dateVi a Roma il 25 corrente.

Per quanto ·concerne invece la questione della SAFNI pregoVi insistere presso codesto Governo per accelerare consegna merci, come stabilito.

(l) -Vedi D. 21. (2) -Non rintracciato.
377

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 281. Mosca, 29 novembre 1939, oll'e 13,59 (per. ore 17).

Al punto in cui sono giunte le cose soltanto arretramento delle truppe finlandesi a 25 chilometri dal confine come reclamato da Governo sovietico potrebbe forse ancora evitare conflitto armato che altrimenti appare ormai inevitabile.

Questo Ambasciatore di Germania il quale ha cercato persuadere Legazione di Finlandia della necessità di cedere si dimostra molto tu11bato e preoccupato

378

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 282. Mosca, 29 novembre 1939, ore 14,45 (per. giorno 30, ore 13,45).

Mio telegramma n. 276 (1).

Indagine compiuta mi permette precisare che comunicazione Ambasciatore di Turchia a Molotov circa progetto blocco balcanico sarebbe stata fatta circa 10 giorni or sono. Si trattava di un progetto già discusso fra Ankara e Bucarest per iniziativa di Gafencu. Ambasciatore di Turchia ha -chiesto opinione di Molotov il quale si è astenuto dal pronunciarsi subito riservandosi studiare problema. Qualche giorno più tardi però fatto sapere a Molotov che progetto in questione non appariva realizzabile e poteva quindi considerarsi caduto.

379

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI

T. 611/230 R. Roma, 29 novembre 1939, ore 17,40.

Vostro 174 (2).

Dite in via confidenziaJe a Metaxas che appena a conoscenza dell'iniziativa inglese sulle rappresaglie contro la Germania, ho ,convocato l'Ambasciatore di Francia e l'Incaricato \d'Affari britannico ed ho fatto loro presente che ove si addivenisse all'applicazione di tali misure ciò costituirebbe una gravissima violazione dei diritti dei non belligeranti. Ho fatto anche presente necessità assoluta per Italia di continuare indisturbata regolare commercio marittimo con Germania.

(l) -Vedi D, 344. (2) -Vedi D. 349.
380

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 133. HeLsinki, 29 novembre 1939, ore 18 (per. ore 22).

Mio telegramma n. 131 (1).

Immediata controrep]ka tsovi'etka che travisamdo realtà e sforzandosi dare corpo artificioso all'inesistente minaccia su Leningrado e aggressione finlandese ne trae pretesto per denunziare sulla base « sistematiche violazioni finlandesi » patto non aggressione, dimostra ~chiaramente che Sovieti intendono ottenere soddisfazione ricorrendo ormai anche alla maniera ~orte.

Questo Consigùio dei Ministri, tuttora riunito mentre telegrafo, sta discutendo tenore nuova risposta Finlandia che mi è stato assicurato sarà redatta in tono conciliante a tale riguardo.

381

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 283. Mosca, 29 novembre 1939, ore 23,50 (per. giorno 30, ore 10).

A rCOmplemento e parziale modifica del mio telegramma 276 (2) informo rche

oggi <questo Ambasciatore di Turchia è venuto a vedermi e di propria iniziativa

mi ha fornito più prec~si estremi sulla sua comunicazione a Molotov circa blocco

balcanico. Comunicazione è stata fatta esattamente due settimane fa. Ambasciatore

ha esposto a Molotov progetto di paternità romena contemplante conclusione di

un blocco neutrale fra potenze della intesa bai1canica con partecipazione del

l'Ungheria e Bulgaria. Italia sarebbe stata poi invitata ad assumere patronato

e alte direttive del blocco. Suoi partecipanti dov;evano Ì1n1Pegnarsi conservare

pace per tutta la durata presente guerra. In caso di attacco da parte di terza

potenza contro uno dei suoi membri, altri membri garantirebbero per lo meno

neutralità benevola e si impegnerebbero a consultazioni.

Collega turco mi ha confermato che Molotov si era astenuto dal pronun

cia11si. Aveva fatto però alcune osservazioni ~chiedendo fra l'altro :ra,gione .per la

quale si desiderava partedpazione e :patronato dell'Itailia. Recentemente Amba

sciatore aveva telegrafato a Ankara chiedendo se in vista del ritardo di Molotov

a manifestare opinione si riteneva opportuno sollecitarla. Gli è stato riStposto

con istruzioni di astenersi dal fare premure.

Cdllega turco non sapeva se il progetto fosse tuttora considerato a Ankara

come realizzabile. Ha comunque smentito voce secondo la quale egli avrebbe

dichiarato a Molotov che progetto era ormai caduto.

Secondo mio interlocutore Governo italiano ,s,arebbe stato in massima favo

revole a progetto.

Per mio orientamento gradirei ricevere qualche informazione al riguardo.

(l) -Vedi D. 366. (2) -Vedi D. 344.
382

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, BASTIANINI, A PARIGI, GUARIGLIA, A WASHINGTON, COLONNA

TELESPR. 241546/C. Roma, 29 novembre 1939.

Prego riferire regolarmente circa questione « s·copi di guerra :1> che si sta agitando in 'Codesta opinione pubblica, sfere governative etc., inviando anche ogni utile materiale documentario.

383

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, ALLA REGINA ELENA

L. 8228. ..... , 29 novembre 1939 (1).

Mi è grato assicurare la Maestà Vostra che ho (preso in attenta considerazione l'appello (2) che Voi rpensereste di rivoLgere aUe Principesse Sovrane dei Paesi neutrali, in favore di una iniziatLva di pace, che portasse alla cessazione delle osti:li:tà e allo stabilimento di una m1gliore giustizia tra i popoli in Europa.

Ispirato a run ricordo della storia della Voska Casa e dettato da un gene·roso spirito di umanità, io non dubito che l'appetllo di Vostra Maestà incontrerebbe il ·COnsenso delle A'UJguste Persone alle quali esso sarebbe rivolto.

Ma le 'circostanze attuali e l'esperienza di tentativi recenti non consigliano di promuovere adesso l'iniziativa d:i un Congresso I~ternazionaile di Pace, e in queste cir·costanze l'appello di Vostra Maestà non avrebbe quello svolgimento pratico che solo potrebbe asskurare il raggiungimento degli alti fini che Vostra Maestà si propone.

384

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. P. SEGRETO 9436. Berlino, 29 novembre 1939.

Mi affretto a r1spondere alla Tua del 24 corrente n. 8070 (3).

Già da oltre una settimana io mi trovavo 1di avere detto a Weizsacker che

ritenevo venuto H momento di riprendere ·contatto con Roma e che, se e quando

mi fossi deciso a farlo, ne avrei doverosamente informato Rrbbentrop per met

termi a sua disposizione.

Rtcevuta la tua Jettera, sono ritornato da Weizsacker ,per dirgli che, avendo

letto della riunione del Gran ConsÌ'glio il 7 dicembre, dtenevo opportuno -do

vendo recarmi a Roma -di andarvi prima di quella data anzichè dopo. Io

pregavo quindi, come d'intesa, di informare Ribbentrop, per il caso avesse desi

derato di vedermi.

Weizsacker ha agito immediatamente e Ribbentrop mi ha già fatto sapere che mi vedrà nella ,giornata di Lnnedi 4. È inutile dirTi che io terrò hen presenti, nella conversazione, i due punti da Te fissatiJni come norma.

Non mancherò di informarTi, per telegrafo, subHo di quanto Ribbentrop mi dirà, partendo poi per Roma !la sera stessa del 4. N o n puoi immagina~e quanto mi faccia piacere di poter venire ora a Roma, tanto più avendo avuto il più grande dei miei <bambini, che sono a Mondragone, malato per un paio di settimane.

(l) -Manca l'indicazione del luogo di spedizione, forse Roma. (2) -Vedi D. 357, allegato 2. (3) -Vedi D. 315.
385

IL MINISTRO ALL'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 2387/881. L'Aja, 29 novembre 1939. Per quanto il pericolo più grave di un'invasione da parte tedesca sia qui ora considerato come ·superato, pure la situazione continua da queste Autorità ad essere considerata sempre «•con vigilanza}). Più che altro l'ottimismo del momento riguarda l'uomo della strada, nel quale si è voluto infondere una certa tranquillità e fiducia; ma i circoli dirigenti rimangono più o meno sul « chi vive», e considerano il pericolo tu.ttora presente, almeno sotto l'aspetto potenziale, se pure non più imminenrte. Le preoccupazioni di questi circoli dirigenti sono state di nuovo ridestate daill.e annunziate mÌISure britanniche di rappresaglia contro il traffico marittimo delle merci germaniche. L'iniziativa britannica è stata presentata come una misura di ritorsione contro la guerra delle mine condotta dalla Germania, la quale finora ha rprovocato in sostanza maggior danno alle marine mercantili neutrali che non a quella britannica. Invece di lasciare ai danneggiati ·l'iniziativa dehle proteste e delle rappresaglie, i'InghiJJ.terra sembra volere sostituirsi ad essi ed adotta delle misure che, se pur dirette contro la Germania, vengono presentate !Come rivolte nello stesso tempo a saLvaguardare e tutelare gli interessi dei neutri. In questi ambienti si sussurra che da parte olandese si farehhe volentieri a meno di runa simile salvaguardia e che !'.iniziativa britannica arpre la strada ad un sistema oltremodo pericoloso: ila Germania risponderà con l'applicazione di nuove misure di rappresaglia, senza preoccuparsi se esse lederanno legittimi interessi di Stati neutrali, e di sofisma in •sofisma, vuoi col rimproverare ai neutri di sottomettersi alle prepotenze britanniche, vuoi col pretesto di difenderli contro simili prepotenze, anche 'l'occupazione deil. territorio di ,uno Stato neutrale potrà un giorno essere presentata come una giustificabile misura di rappresaglia, o addirittura come un'efficace maniera di tutelare la neutra<lità e l'interesse di questa o quella minore Potenza neutrale. Da fonte che ritengo attendibile mi è stato riferito che già sono state predisposte da queste Autorità tutte le rdisposizioni per il caso in cui l'invasione dovesse avvenire ed il paese dovesse essere nella sua totalità, od almeno nelle sue parti principaili, occupato dall'esercUo tedesco. Il Governo e le principali amministrazioni statali si trasferirebbero in un primo tempo ad Amsterdam e poi in una piccola località nelle regioni più settentrionali del paese. Le riserve

auree della Banca di Stato sono state già da tempo inviate in deposito negli Stati Uniti, in Canadà e nel Sud AfriJca. Molte fabbriche e manifatture, specie quelle situate nelle località più esposte ad una invasione sono state discretamente invitate a t!'asferire le scorte di materie prime nelle provincie del nord ovest, come quelle ·che offrono ma,ggiore possibtlità di resistenza all'invasione. La Regina sarebbe anche essa moilto preoccupata, ma -mi si dice -ben decisa a restare in ogni 'Caso in paese, nella .sua residenza all'Aja od eventualmente ad Amsterdam, e qualora tutto o quasi tutto U paese fosse occupato dall'invasore, a:bdical'e. Ma anche dopo abdicato ·continuerebbe a restare in paese, rifìutandosi di abbandonare il suo popolo. La .Principessa Giuliana 1nvece, dopo invaso il paese, si trasferirebbe neHe Indie Olandesi donde continuerebbe ad esercitare i suoi diritti dì sovranità. Da confidenze fattemi da questo mio collega di Svezia risulta ,imfine ·confermata ~a voce già diffUJSa da qualche giorno circa una r1chiesta già presentata da questo Governo alla Svezia di assumere la protezione degli interessi olandesi in Germania nel caso di rottura con quel paese. La richiesta è 'Stata formulata in forma ufficiosa ma concreta (1).

386.

IL MINISTRO ALL'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2399/888. L'Aja, 29 novembre 1939 (per. giorno 4 dicembre).

Mio telespr. 23 novembre corr. m. 2351/864 (2),

Dopo 'che la Germania ha ritenuto di ,pubblicare le sue risultanze e la sua interpretazione dell'incidente di Venlo, da parte sua i:L Governo olandese ha lasciato che i particolari dell'avvenimento venissero abbastanza ampiamente descritti dai giornali.

Ma, in tutte le rpubbHcazioni, traspare sempre un ·certo imbarazzo: da una parte, non si esita ad ammettere che l'ufficiale olandese era stato debitamente autorizzato dalle sue autorità ad assistere aJ.il'incontro che gli agenti dell'Intelligence Service dovevano avere con presunti emissari germanici, dall'aUra non si riesce bene a spiegare perchè 11 Governo olandese, di fronte ad un fatto cosi grave, si limiti a formulare una protesta, della quale H meno ,che si possa dire è che è .tardiva, che è timida e non è accompagnata. da precise r1chieste.

Non appena prodottosi l'incidente, si è annunciato che il Governo olandese aveva fatto un passo a Berlino chiedendo al Governo rgermanico di promuovere una inchiesta: il punto principale che doveva essere chiarito sembr-ava esser-e la questione se l'incidente avesse avuto luogo su territorio germanico o su territor-io olandese. Non .sussisteva il minimo dubbio, allora, come non sussiste ora e ,come non è sussistito mai, ·Che l'incidente si è prodotto su terr1torio olandese: ma sembrava necessa~ia. dare un ·contenuto alla domanda di una inchiesta.

II 26 novembr-e ,soltanto, vale a dire 17 giorni dopo l'incidente, si annuncia che il Governo olandese ha protestato a Berlino: questa volta la protesta si basa su quanto pubblicato dal Deutsches Nachrichten Bilro nel senso che era

ormai apparso in modo abbastanza preciso che l'incidente « era opera di organi germanici ~.

Tale incerto e timido atteggiamento del Governo olandese non poteva non essere rilevato anche dalla stallllpa. Il Telegraaf, in un articolo pubblicato subito dopo l'annuncio della protesta, deplorava apertamente 'che il Governo olandese avesse taciuto per così ;Lungo tempo senza però spingere troppo oltre .le sue deduzioni.

Invece -cosa che può apparire piuttosto strana -è spettato a un deputato nazionalsocialista e particolarmente al signor De Marchand d'Ansembourg, di far comprendere al Governo olandese la sterilità e la vanità di una protesta disgiunta da precise richieste: i'1 signor de Marchand d'Ansembourg nella sua interpellanza diretta al Ministro degli Affari Generali e degli Affari Esteri domanda di conoscere se il Governo olandese abbia chiesto alla Germania soddisfazione per •la violazione deHa neutralità e l'immediato rilascio delle persone rapite, a qualunque nazionalità appartenessero.

È stata questa la prima volta, in cui si sono 'chiaramente dedotte le conseguenze dell'asserzione che l'incidente si è prodotto in territorio olandese: ma sono evidenti le ragioni per cui il Governo olandese non è probrubilmente andato così lontano nel formulare richieste. Non ·Si tratta soltanto di voler evitare qualunque passo o qualunque atteggiamento, che possa irritare la potente vicina: c'è anche la questione dei non chiM"i motivi per ·cui il tenente olandese si disponeva a partecipare, in combutta con gli agenti dell'Intelligence Service, all'incontro con gli emissari germanici. Siccome questi emissari fa'cevano parte di un'organizzazione, •che l'Intelligence Service dell'Aja riteneva esistere in Germania, in quanto intesa ad abbattere l'attuale regime tedesco, è evidente che una qualunque collaborazione olandese in tale materia potrebbe essere ritenuta in precisa contraddizione con i doveri della neutralità. È probabilmente questa la ragione per cui, di fronte ad un avvenimento così grave, qualche giornale olandese si limita soltanto a ·chiedere che la Germania presenti del'le scuse.

Comunque, nei riguardi della presenza deil'ufficiale olandese, la tesi, diciamo così, giustificativa ufficiale è che, dovendo i due sudditi britanntci avere in tem:itorio olandese una conversazione con emissari germanid, era dovere deldell'Olanda di far assistere a tale incontro un osservatore. Non sembra però che l'incarico dato al tenente Klop di assistere alle conversazioni che si sarebbero dovute svolgere in prossimità della frontiera germanica sia stato completamente approvato dalla superiore autorità se, con decreto 27 novembre 1939, viene disposto il •Collocamento a riposo del Generale van Oorschot, Carpo dell'Ufficio Informazioni dello Stato Maggiore, con decorrenza dai 1° febbraio 1940. Naturalmente, nessuno si attenta a ravvicinare tale collocamento a riposo con l'incidente di Venlo: ma, quasi a voler dare un'indicazione circa le simpatie del van Oorrschot, potrebbe valer la pena di rilevare che lo •stesso è presidente della sezione dell'Aja della Società Olanda-Inghilterra.

Un elemento abbastanza strano di tutta la complessa fac.cenda, che forse non è ancora rcompletamente chiarita, è costituito dal fatto che, insieme con i nazionalsocialisti, sono questa volta i comunisti i più rigidi tutori del prestigio e dell'interesse olandese; mentre il deputato nazionalsociali<sta de Marchand d'Ansembourg ha presentato un'interpellanza che vorrebbe in sostanza spingere il Governo olandese ad assumere un atteggiamento energico nei confronti della Germania, il deputato comunista della Seconda Camera, signor Wijnkoop ha chiesto al Ministro della Giustizia informazioni drca la sussistenza o meno di una ·centrale dell'Aja· del British InteZHgence Service per l'Europa Occidentale, !Circa i piani del Govemo olandese .Per quanto concerne l'opportunità di mettere immediatamente fine alla sua attività e circa la convenienza, qualora l'organizzazione sopradetta non sussista, di fare una precisa dichiarazione al riguardo.

Sarà abbastanza interessante leggere, se mai sarà data, la risposta aUe due interpellanze. Vale la pena ora di rilevare che i giOl"'lali, dopo aver pubblicato particolari più o meno :sensazionali circa la storia di Venlo e dopo essersi dilungati in commenti più o meno evasivi e inconcludenti, hanno in questi ultimissimi giorni adottato la poliUca del più completo silenzio, probabilmente perchè distratti da altri più importanti avvenimenti, e fo11se anche perchè non si desidera parlare troppo di una questione troppo scottante.

(l) -L'originale di questo documento porta il visto di Mussolini. (2) -Non rintracciato.
387

L'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, PREZIOSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 269. Buenos Aires, 30 novembre 1939, ore 14,50 (per. ore 21). Mio telegramma n. 265 (1). Cantilo ha rimesso a queste Ambasciate di Germania, Francia e Inghilterra c memorandum » contenente riserve c1rca recenti sviluppi guerra navale. Li riassumo in odierno mio .telegramma stampa n. 164. Riserve Argentina rispecchiano atteggiamento di equidistanza che questo Governo si sforza mostrare nei riguardi due parti belligeranti. Tale sforzo è significativo in quanto implica assenza di ostilità verso Germania.

Il che non può dirsi della stampa la quale persiste, benchè con qualche attenuazione, nella ·campagna a favore degli alleati.

388

L'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, PREZIOSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 270. Buenos Aires, 30 novembre 1939, ore 16,50 (per. ore 21). Ad ogni buon fine riferi!sco che Cantilo crede sapere che Inghilterra e Franda per attenuare effetti dell'aggJravamento del blocco nei rtguardi dei neutrali consentirebbero trasportare non solo armamenti acquistati da Allgen

tina, Brasile e Cile in Germania prima scoppio guerra, ma anche « tutte [e me:rd » contrattate da detti Paesi in Germania prima dell'epoca ·suindicata.

(l) Non pubblicato.

389

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 286. Mosca, 30 novembre 1939, ore 18,50 (per. giorno 1 dicembre, ore 9).

Questo lncarkato d'Affari America mi ha comunicato ,cortesemente testo comunicazione da lui fatta stamane al Vice Commissario del Popolo per gili Affari Esteri per trasmettere offerta di buoni uffici del Governo americano (1). Comunicazione era formulata nei seguenti termini: «Governo degli Stati Uniti segue con seria attenzione intensificarsi conflitto fra U.R.S.S. e Finlandia. Esso vedrebbe 'COn estremo rammarico estensione attuale area della guerra con il conseguente ulteriore peggioramento delle relazioni internazionali. Senza voler in alcun modo entrare in merito della disputa ed essendo interessato unicamnte alla soluzione conflitto in modo pacifico Governo degli Stati Uniti sarebbe lieto offrire propri buoni uffici qualora accetti ad entrambe le parti». Vice Commissario in complesso ha ringraziato e promesso dare risposta.

Questo intervento americano non sembra avere alcuna probabile influenza corso avvenimenti.

390

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 1016. Berlino, 30 novembre 1939, ore 20,15.

Qui sulla situazione in Finlandia non si sa più di quanto si sappia ovunque.

Ancora dopo mezzogiorno Mosca interrogata da Berlino sullo 'Sviluppo avvenimenti negava che ci fosse nulla di nuovo. Si preferisce quindi non far rpronostici. Si rileva però come segno delle possibili intenzioni russe fatto che esercito

sovietico invece di limitare azioni lungo la frontiera in contestazione (zona Leningrado) ha esteso operazioni al Nord lago Ladoga. Comunque non mi risulta di alcun desideriq da parte germanica di intromettemi ira le due parti in contesa.

391

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 192. Copenaghen, 30 novembre 1939, ore 21,58 (per. giorno 1 dicembre, ore 2).

Enorme sensazione ha :provocato telegramma da Stoccolma che conferma invio aeroplani italiani in Finlandia e apertura uffici reclutamento di volontari italiani per riprendere lotta anttbolscevka. Colleghi neutrali incontrandosi oggi Legazione -di Svezia pur 'comprendendo trattarsi notizia fondata solo in parte,

manifestavano speranza che il Duce possa richiamare alla ragione Governi inglese e tedesco perchè cessino inutile lotta davanti comune perkolo russo.

Nuovo Ministro d'Inghilterra che dal suo arrivo ostentava personale ottimismo sulla possibilità giungere pronta pace ripeteva ancora ieri davanti numerosi colleghi che unico scopo guerra dell'Inghilterra è riocostrui're Polonia sia pure non integralmente, mentre la Germania non ha fatto mai conoscere intenzione propria.

Ministro di Svezia che esclude attivo interessamento suo Paese mi ha detto

risultavgli da buona fonte che esiste in Germania forte corrente che vorrebbe

sottomano aiutare resistenza finlandese ·con invio armi e volontari.

(l) Vedi Foreign Relations of the United States. Diplomatic Papers, 1939, l, pp. 1003-1004, Washington, U.S. Government Printing Office, 1956.

392

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BUCAREST, CAPECE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 164. Bucarest, 30 novembre 1939 (per. giorno 5 dicembre).

Teleg~ramma per corriere n. 0162 dell'll corrente (1). L'Uffi·cio provvisorio di Cernautzi ,comunica in data 29 corrente quanto segue:

« Secondo una notizia che non mi è stata ancora possibile di controllare, le Autorttà romene sarebbero state informate di forti concentramenti di truppe tedesche in Slovacchia.

Pare ·che in ·conseguenza di tale comunicazione saranno rapidamente dÌJSlocate in questa zona tre divisioni con .comando a Cernautzi. Mi riservo di 'controllare e riferire:~~.

393

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

L. 8223. Roma, 30 novembre 1939.

Ho letto ·con interesse la tua lettera n. 9347 del 27 corrente ed approvo quanto da te fatto presente a Ritter (2).

Per quanto in particolare concerne la pretesa fornitura di motori di aviazione all'Inghilterra, via Portogallo, si tratta di notizia del tutto priva di fondamento. Vorrai rp€rtanto ·smentirla in modo esplicito.

394

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5509/2445. Londra, 30 novembre 1939.

Mio telespresso n. 5192/2321 in data 8 corr. (3).

Ha avuto luogo giorni fa aJl Foreign Office un colloquio tra Halifax e questo Ambasciatore sovietico, di cui è stata data soltanto ieri notizia nella

stampa, e in modo del tutto sommario. Segnalo particolarmente a tale riguardo la seguente nota pubblicata dal Daily Telegraph, a firma del suo redattore diplomatico:

«Su richiesta del Ministro degli Affari Esteri Visconte Halifax, l'Ambasciatore sovietico signor Maisky si è recato nel corso della settimana al Foreign Office. Lord Halifax sperava di riceve•re dal signor Maisky alcuni chiarimenti sulla politica sovietica, e anche di conoscere la natura della risposta ·che dovrebbe pervenire da Mosca a seguito delle richieste britanniche circa la possibilità di negoziati ·comme~ciali.

« Per quanto risulta, la situazione non ha fatto aLcun progresso di alcun genere a seguito di tale colloquio. Sono trascorse più di 4 settimane dal gioiTilo in cui il Governo britannico trasmise al Governo sovietico una lista di merci che a ,suo avviso avrebbero potuto essere comprese in un nuovo accordo commerciale».

Viene .così apertamente ammesso che la più volte manirfestata buona volontà britannica verso la Russia Sovietica, -intesa, attraverso gli scambi commerciali già iniziati e i loro auspicati maggiori \SViluppi, ad allentare per quanto possibile i legami staibilitisi fra Mosca e Berlino e ad evitare ad ogni modo un pedcoloso ·irr~gidimento dei '!"apporti tra Londra e Mosca -:si trova nell'attuale momento di fronte ad un atteggiamento dilatorio e ostruzionistico da parte del Governo Sovietico.

E non è forse inutile rilevare, a tale riguardo, come 'Ci si limiti qui, senza alcun'altra reazione, ad una reticente e ritardata ammissione della posizione quanto mai ingrata in cui -dopo il clamoroso sca·cco delle trattative anglofranco-russe della scorsa estate -sembra trovarsi ancora una volta la Gran Bretagna nei confronti della Russia Sovietica.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 359. (3) -Vedi D. 149.
395

IL CONSOLE GENERALE A PRAGA, CARUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 2550/1210. Praga, 30 novembre 1939

(per. giorno 5 dicembre).

Questo ufficio segue con particolare attenzione le ripercussioni che si sono verifi.cate e si verificano nel Protettorato dopo l'accordo russo-tedesco, l'effettuata spartizione dei territori polacchi e sopratutto in relazione a quello che è qui ritenuto l'atteggiamento non del tutto chiaro della Russia Sovietica nei riguardi del Reich.

Ho avuto già occasione di segnalare a V. E. come per .una serie speciale di ci:rcostanze (nomina di un Console di Russia a Praga, liberazione di alcuni capi comunisti e ritorno ·in patria di altri che si erano già rillugiati in U.R.S.S.) (l) vi furono, dopo l'ultimo viaggio del Ministro degli Esteri, von Ribbentrop, a Mosca, segni palesi di una nuova forma di reazione da parte ceca che culmi

narono con qualche grido di «viva Lenin >, lanciato nel corso delle manifestazioni ·che ebbero luogo il 28 ottobre, anniversa~rio della fondazione della exrepubblica cecoslovacca.

Tre fattori concorsero certo, se non in uguale misura, a provocare taJi episodi: la reazione, il ridestarsi di qualche speranza da parte dei comunisti cechi ed il desiderio, da parte dei più colti, di creare imbarazzi tra la Rus·sia e ~a Germania.

Si .giunse fino a parlare di manifestazioni di omaggio che si sarebbero fatte dinanzi alla sede del Consolato di Russia a Praga e mi fu assicurato che detta sede rimase nei momenti più difikili ermeticamente chiusa e presidiata.

Il movimento ha subito però, in questi ultimi tempi un forte arresto, provocato, in parte dalle stesse autorità germaniche, •che ne hanno subito afferrata la portata e quindi hanno finito col vietare riunioni e manifestazioni comunque sospette, arrestando nuovamente alcuni elementi che erano .stati liberati, in parte dalla stessa popolazione ceca.

Questa ha trovato il gioco ecceSISivamente pericoloso, specialmente allorchè le notizie qui giunte, circa quanto si sarebbe verificato in territori polaechi occupati dalla Russia, ,sono diventate più numerose e sempre più impressionanti, mentre è .cominciata a cir.colare la voce che uno eventua·Ie scambio con tedeschi residenti in Russia di almeno una parte della popolazione slava del Protettorato, quella che nutrisse o manifestasse tendenze filobolsceviche, non era da escludersi.

Ciò ha fatto si che mentre il 28 ottobre si parlava di manifestazioni da fare al Consolato di Russia, il 15 novembre si è parlato invece di manifestazioni a'l Consolato d'Italia.

Il gioco però non è del tutto ·finito ed esso potrebbe anzi avere ancora seri sviluppi, sostanziali (con l'afferma11si del ·Comunismo vero e proprio dato lo stato del Paese) più che formali.

In proposito va tenuto !pl"esente tutto quanto si apprende circa le difficoltà economiche in ·cui si troverebbe trascinato il Protettorato.

Fra le notizie recentemente avute sull'argomento segnalo le seguenti:

-Lo stato dei trasporti nella Russia occidentale escluderebbe ogni poss1bilità di seri aiuti da parte sovietica anche se i russi voleSISero e potessero fornirli. Tali trasporti non basterebbero neppure per assicurar·e i rifornimenti alle stesse truppe russe dislocate nel settore occidentale dell'U.R.S.S., le quali sarebbero parzialmente armate e ma'l nutrite.

Nessuna speranza di rifornimenti potrebbe, quindi, avere il Protettorato ad Oriente. -Se il problema dei rifornimenti non è risolto prima, tutte le più grandi industrie ceche sarebbero al massimo in febbraio senza materie prime.

-Nelle trattative commerciali con la Russia alle quali i territori di Boemia e Moravia erano particolarmente interessati si è parlato dell'acquisto da parte sovi:etica di un complesso veramente importante di macchinari che ·la Skoda avrebbe dovuto fornire.

Le trattative sarebbero cadute peTichè il governo dell'U.R.S.S. offriva un pagamento dilazionato da farsi con pellicce.

(l) Vedi D. 16.

396

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 231. Washington, 1 dicembre 1939, ore 8,23 (per. giorno 2, ore 5).

Telegrammi Stefani Speciale dal 437 al 440 (1). Signor Dunn di questo Dipartimento di Stato mi ha detto oggi •che Governo degli Stati Uniti ha da parte sua •cercato di esercitare ogni influenza per addirvenire a soluzione pacifica. fra Finlandia e Russia. Nessuna risposta fino ad ora è pervenuta al Presidente Roosevelt da parte sovietica a sua offerta buoni uffici e quindi qui non si :ritiene Presidente possa agire ulteriormente. Stesso Dunn ha poi aggiunto aversi qui impressione che Germania compromessa con Russia ormai non si trova in posizione di potere, anche se lo volesse, OJliPOrsi ad aspirazioni russe nel Baltico e nel nord Europa.

Suscita anche altra preoccupazione fatto che Stati Balcanici invece che ce~care di uni11si di fronte ad una possibile azione l'USsa si preocC'Upano delle loro reciproche divergenze.

397.

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 288. Mosca, 1 dicembre 1939, ore 12,48 (per. giorno 2, ore 5).

Collega tedesco mi ha informato Molotov avergli detto iersera che operazioni militari in corso ·contro Finlandia hanno avuto scopo provocare caduta di quel Governo. Con un nuovo Governo Mosca è pronta riprendere trattative mantenendo ferme ·sue offerte di ampi ·compensi territoriali in CarelJi,a.. Ho chiesto se coll'eventuale ripresa negoziati Governo sovietico avrebbe accettato discussione sui punti controversi; e quindi posstbile soluzione compromesso oppure intendeva mantenersi intransigente per tutte sue domande. Collega dal canto suo mi ha detto che non si era reso conto esattamente del pensiero di Molotov ail riguardo.

398.

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 289. Mosca, 1 dicembre 1939, ore 12,48 (per. giorno 2, ore 5).

Richiamo attenzione •su odierno telegramma Stefani n. 97 :rias:srumente manifesto del Comitato finlandese della III Internazionale pubblicato dalla Pravda e che giornale sovietico pretende aver intercettato radio (2). Messo in relazione COlli quanto Molotov ha detto iersera ad Ambasciatore Germania (mio telegramma 288) (3) manifesto ocoivela .iJn modo evidente che Mos•ca vuole forza·re na.zione finlandese a darsi governo filo-bolscevi·co il quale sia disposto a subire influenza sovietica anche in rpolit1ca interna. Ln altre parole essa spera con la forza di raggiungere in Finlandia stesso risultato che ritiene aver già ottenuto con semplice minaccia nei tre Paesi Baltici.

(l) -Non pubblicati. (2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 397.
399

IL MINISTRO A RIGA, ROGERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE 96. Riga, l dicembre 1939, ore 14,10 (per. ore 15,55).

Questo Ministro S.U.A. mi informa di avere stamane trasmesso all'Amibasciata S.U.A. a Mosca, a richiesta suo .collega di Helsinki, messaggio del Govemo finlandese per quello sovietico in cui si comunica che nuovo ·gabinetto colà formato è pronto trattare coll'U.R.S.S. (1).

Analoga comunicazione ha inviato a Mosca Legazione degli S.U.A. a Stoccolma per incarico del Segretario di Stato a 11ichiesta del Ministro di Finlandia a Washington.

400

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BUCAREST, CAPECE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 503. Bucarest, l dicembre 1939, ore 15,15 (per. ore 18).

Avvenimenti Finlandia sono qui seguiti con vivissima attenzione e profonda impressione essendo sensazione generale che risolto problema finlandese

U.R.S.S. vorrà risolvere questione Bessarabia e bocche Danubio. p,reoccupazione verrebbe condivisa anche da circoli govemativi in ·cui mancanza di ogni contatto, ·che Govemo \SOvietico continua ostentatamente a volere (Ministro di Romania a Mosca, a dire di Gafencu, non ri:esce ottenere che risposte evasive mentre l'Incaricato d'Affia.r.i russo a Bucarest non sa o tiJ:on dice mai nulla), desta ogni giorno maggiore inquietudine. Dal•la forza che dimostrerà U.R.S.S. nei riguardi della Finlandia dipenderanno decisioni di resistenza della Romania. Stampa mette in grandissimo rilievo notizia conflitto russo-finlandese; ma si astiene da quaLsiasi commento.

401

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 862. Tokio, l dicembre 1939, ore 18 (per. giorno 2, ore 5).

Vostro 358 (2).

Direttore Affari Europa spontaneamente ripetuto a un funzionario questa Ambasciata che Commissione speciale circa danni di guerra e risavcimento dei danni in Cina ha dato precedenza a nostra richiesta su quelle di altri Stati e che relativa valutazione si trova a buon punto almeno per akuni di essi.

Comunicato Roma e Shanghai.

(l) Vedi Foreign Retations, cit., 1939, l, p. 1010.

(2) Non pubblicato.

402

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA

T. 28672/452 P. R. Roma, l dicembre 1939, ore 18,15.

Vostro 454 del 28 novembre u. s. (1).

Decreto francese 28 novembre relativo rappresaglia contro esportazioni marittime germaniche è stato comunicato da questa Ambasciata di Francia al Regio Ministero ed ha formato oggetto di mia comunicazione verbale a François Poncet.

403

IL MINISTRO AD OSLO, LODI FE', AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 77. Oslo, l dicembre 1939, ore 19,45 (per. ore 23,15).

Marcia sovietica verso confine Nord Norvegia ·e bombardamento Petsamo ha causato viva preoc-cupazione. Malgrado abituale timidezza Governo, sono stati mandati 6000 soldati alla frontiera settentrionale.

Ministro Koht ha creduto oggi utile smentire pubblicamente notizia secondo cui U.R.S.S. avrebbe avanzato «richiesta territoriale» 3 porti Norvegia Set:tentriona~~e (mi ll'itfelrÌJs.co al di1sparc•cio di V. E. n. 23718.8/C del 26 ottobre u. s.) (2).

Già qualche giorno fa questo Segreta11io GeneraJ.e degli Affari Esteri mi aveva dato analoga smentita; ho avuto però impressione che questa fosse dettata dalla preoccupazione tenere nascosto run fatto che a!Vrebbe potuto provocare reazione da parte della Gran Bretagna ed il conseguente suo intervento in questo Paese.

Ancora oggi conservo medesima impressione.

404

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 658. Londra, 1 dicembre 1939, ore 21,30 (per. giorno 2, ore 4,30).

Ho se.gnalato all'E. V. con mio telegramma 656 (3) dichiarazioni fatte ieri da Chamberlain alla Camera dei Comuni circa azione russa in Finlandia.

Tali dichiarazioni Primo Ministro costituiscono finora unica manifestazione ufficiale .che sia data di registrare in Gran Bretagna a seguito avvenimenti in Fimlandia; mani!festazione che è conforme all'atteggiamento di questo Governo e di questi circoli responsabili britannici nei1 riguardi Russia e di .cui ho segnalato già a V. E. aspetti iPiù salienti con mio :rapporto n. 02321 (4) in data 8 novembre u. s.

Chamberlain si è limitato infatti a manifestare l'abituale generica deplorazione per atto aggressione compiuto dalla Russia. Al «rammarico profondo», ma escludente misure di intimidazione, espresso dal Primo Ministro, fa riseon1io atteggiamento questa stampa che ho segnalato all'E. V. con telegramma stampa n. 334 (l) e daUa quale è dato constatare che, mentre non si ,sono lesinate accuse contro la Russia per «questa nuova aggressione contro una piccola potenza», si è tenuto però ad escludere fin da ora l'eventualità di un diretto intervento a favore della Finlandia; intervento che viene giudicato in ogni modo militarmente impossibile.

Dalle dichiarazioni di Chambedam e dal conoor:de atteggiamento di questa stampa, appare pertanto chiaro come il Governo britannico, di fronte alle conseguenze che potrebbero derivare da una prevedibile presa di posizione nei confronti della Russia e nel desiderio di non turbare i suoi attuali rapporti con l'Unione Sovietica, si astenga da qualsiasi iniziativa od intervento nella questione, passando sopra alle ripetute affermazioni della necessità di preservare indipendenza e integrità territoriale piccoli Stati ed ai principi etici ed umani con i quali esso ha voluto motivare il suo intervento armato contro la Gerunania.

(l) -Vedi D. 365. (2) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del Telespr. segreto da Berlino 7970/ 2616 del 19 ottobre 1939, vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, D. 813. (3) -Non pubblicato. (4) -Vedi D. 149.
405

L'INCARICATO D'AFFARI A.I. A STOCCOLMA, SPALAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 68. Stoccolma, l dicembre 1939, ore 22 (per. giorno 2, ore 5). Inizio operazioni militari russe contro Finlandia ha qui suscitato una emo

zione che va oltre la S€mplice solidarietà verso :paese nordico amico; "SOlidarietà originata da elementi diretti di inquietl.lldine esistenti già dal principio della crisi e resi ora più che mai acuti.

Dileguatesi le •speranze che avevano persistito anche in quest'ultimo tempo su una tattica sovtietica limitata a gesto di minaccia sorgono gli ansiosi interrogativi cir.ca portata ·che Russia intende dare alla sua presente azione di forza.

Stampa abbonda notiziari e commenti improntati massima indignazione aggressore, ma non fa parola quanto a proposito concreto atteggiamento Svezia. Ambienti ufficiali mantengono assoluto riserbo.

II Governo non ha finora annunziato alcun :provvedimento che dimostri intenzione non 11imanere soltanto come spettatore nell'eventualità di ulteriori ancora più gravi avvenimenti.

Attenzione per il momento si ·concreta nell'attendere quali conseguenze potranno derivare da mutamento Gabinetto Helsinki. Si ha notizia frattanto che Svezia ha assunto tutela interessi sudditi finlandesi in Russia.

21 - Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

(l) Non pubblicato.

406

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. 28665/P. R. 534. Roma, l dicembre 1939, ore 23.

Vostra lettera segreta 27 u. s. n. 9333 (1).

Ho già ·chiesto Governi francese et ingLese che traffico carbone da Rotterdam continui. ComunicoVi informazioni p€r Vostra notizia e riservomi comunicarVi risposta. Data imminenza riunione Comitato governativo sembrami inutile convocare commissione mista tanto più ·che problemi carbone non possono essere avulsi da quelli generali dei traffici italo-germantci.

407

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 180. BerLino, l dicembrf! 1939 (per. giorno 2).

Mio telegramma per corriere n. 0176 in data 23 novembre (2).

Ulteriori informaztoni assunte da Weizsacker porterebbero alla conferma della esistenza di accordi fra Associazioni segrete polacche e ceche (si dà in proposito u:na .certa importanza a·gli incontri avvenuti fra il Generale Sikorski e il Ministro Osusky) senza però ·che tn proposito sia possibile addurre deHe prove vere e proprie.

408

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINlSTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 170. Atene, l dicembre 1939 (per. giorno 4).

Telegramma di V. E. n. 230 (3).

Ho fatto la comuni·cazione prescritta da V. E. a Mavrudts, essendo Metaxas impossibilitato a ricevermi oggi. Mavrudis ha preso atto ringraziando a pregandomi di continuare a tenere al corrente, se possibile, questo Governo di quanto ulteriorm•ente deddesse dli1 fare ·a qu'esto pl"QposUo il Governo fa·scista,. Egli ha aggtunto di non riuscire a vedere come potranno tradursi praticamente in atto le reiterate assicurazioni inglesi che sarà tenuto il massimo conto degli interessi dei neutri. Questa Lega2lione inglese mostra la massima comprensione del punto di vista greco; però da Londra non ·giunge nessuna risposta rassicurante. Il Governo greco non ha potuto nemmeno ottenere finora l'assicu!azione da esso richiesta, che verraniiio lasciate liberamente passare le merci di origine germanica già pagate, e perciò già legittima proprietà greca, senza che su di esse debba statuire Iii giudice inglese delle prede. Il Governo greco ha suggerito che

tali merci, che comprendono principalmente il carbone tedesco che trovasi sotto carico a Rotterdam e lo zucchero boemo che trovasi sotto carico a Trieste e il cui trasporto dovrebbe per la massima parte effettual"si sotto bandiera italiana, vengano munite dii un lasciapassare consolare; ma a tale suggerimento finora Londra non ha dato risposta.

Indipendentemente da quelle che sono le necessità dell'approvvigionamento nazionale, ha concluso Mavrudis, vi è una questione di principio ancor più importante e •c.ioè ·che la Grecia non può ammettere di essere esclusa dal commer.oiare con chi meglio crede, Germania compresa.

(l) -Vedi D. 358. (2) -Vedi D. 308. (3) -Vedi D. 379.
409

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

(Pubbl. EMANUELE GRAZZI, Il principio della fine, p. 86, Roma, Faro, 1945)

T. PER CORRIERE 172. Atene, l dicembre 1939 (per. giorno 4).

Nel corso di una conversazione avuta con me stamani su altri argomenti, Mavrudis mi ha espresso la sua vivissima preoccupazione per l'iniziativa sovietica contro la Flinlandia. li!fatto che la Germania lasci così completamente mano libera alla Russia nel Baltico dà adito, secondo lui, al sospetto che esista fra le due Potenze un accordo che lasci mano Libera alla Germania in altre parti dell'Europa e cioè verso la Penisola balcanica e i Dardanelli. Mavrudi:s mi ha detto di non aver ii minimo elemento positivo per tale congettura, ma che essa sorge naturale nell'animo di chi veda con quale indifferenza la Germania albbia abbandonato nel Baltico secolari posizioni nazionali, culturali ed economiche.

410

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 214. Sofia, l dicembre 1939 (per. giorno 5).

Mio telespresso del 14 novembre scorso n. 2385 (1).

Presidente del ConsigLio mi ha detto questo Stato Maggiore su infol"mazioni molto attendibi'li calcola ritiri truppe turche dalla Tracia IliOl1 oltrepasserebbero attualmente totale 20 mila uomini. Mi ha tSoggiunto essere informato da buona fonte che forse a seguito trattative missione milita~e turca Londra Turchia sarebbesi impegnata per durata conflitto tenere mobilitati oltre effettivi normali, 300 mila uomini dislocati fra Traoia e Erzerum, d,i cui Governo britannico assumerebbe interamente spesa. ,sarebbe a1tesì atteso numerosissimo gruppo ufficiali britannici destinati al"mi e servi2'li tecnici turchi, e si sarebbe anche considerata poss~bilità reclutamento ufficiali polacchi attualmente in Romania.

Presidente del Consiglio osservava tali mLsure qualificherebbero sempre più posizione Turchia rispetto belligeranti, mentre collaborazione ufficiali stranieri oltrepassando i limiti missione militare assumerebbe carattere concorso formazione quadri esercito turco.

È sempre dispo3to prestare Turchia mire territoriali non esclusa stessa Tracia greca.

(l) Vedi D. 220, telespresso che venne ritrasmesso a Londra, Mosca ed Ankara 1'11 dicembre 1939 con T. 29547 • per il possibile controllo e con preghiera di telegrafare •·

411

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 9580/3075. Berlino, l dicembre 1939. Riferimento: telegramma per corriere di V. E. n. 28162 P. R. del 26 novembre u. s. (1). Al momento del mio arrivo a Berlino, (agosto 1935, cioè lo stesso mese delle nostre manovre al Brennero) l'atteggiamento della stampa tedesca nei nostri riguardi si .poteva definire senz'altro ostile. Erano ancora vivi, infatti, i ricordi dell'aspra polemica di stampa che aveva caratterizzato i rapporti italatedeschi nella seconda metà dell'anno precedente e, pur v·tgendo teoricamente quel regime di arm.i!Stizio, col quale era stato posto termine alla passata estrema violenza di linguaggio, lo spirito di questa stampa era tutt'altro che benevolo. Mi fu sulbito possLbile .rendermi conto, come tale atteggiamento non fosse tanto dovuto a preci-se istruzioni superiori, ma piuttosto effetto di una relat-wa libertà ancora lasciata ai giornali, i quali ·credevano così di interpretare l'opinione pubblica, ed i suoi sentimenti, mostrandosi favorevoli all'Abissinia. Altro elemento del quale giova tener conto per ben valutare la situa21ione quale era allora, è che a quell'epoca la stampa, non solo era controllata, al punto in cui lo è oggi, ma lo stesso controllo era sminuzzato e conteso fra il Ministero della Propaganda, quello degli Esteri, l'Ufficio StalTI(pa del Partito Nazionalsocialista, ecc. ecc. Così, ad esempio, si può <lire che la stampa di Berlino, sulla quale si faceva più effi.cacemente sentire l'influenza del Ministero degli Esteri, si mostrava, se non buona, certamente meno aspra e malevola di quella di provincia e partkolarmente di quella della Germania meridionale. Alcuni organi, poi, più particolarmente controllati dal Partito e che per tal motivo erano o si ritenevano più indipendenti dal controllo governativo, tenevano un atteggiamento particola['Jllente antipatico. Giovi vicordare a tale proposito varie intelTI(peranze del VoeZkischer Beobachter, e specialmente dell'Angriff. Pur non avendo stretto legame coll'argomento in oggetto ricordo a tale proposito che al momento della presentazione delle mie lettere credenziali, una nota emanata precisamente dai circoli del Partito, affermava che al fatto della presentazione, avvenuta. cosi sollecitamente, non andava attri:buiba alcuna particolare importanza e lo scopo essendone quello di darmi la possibilità di partecipare al Congresso di Norimberga. Le vive proteste da me fatte subito in

proposito venivano riconosciute giuste e fondate dal Ministro degli Esteri di allora, il quale diede ordine di pubblicare una corri.spondenza politico-diplomatica che ristabiliva i fatti e che fu di mi:a piena soddi:srfazione.

In tali condizioni una delle mie prime e principali cure fu dedicata ad ottenere, sia pure ,gradualmente, un deciso cambiamento di orientazione da parte di questa stampa nei nostri ri:guardi in genere, e particolarmente in quelli del 'conflitto con l'Abi:ssinia. Posso dire di avere trovato mano a mano :sempre maggiore comprensione tanto nel Ministro von Neurath quanto nel Mini:stro GoebbeJs e nel suo Segretario di Stato di allora Funk, i quali, e particolarmente il terzo più direttamente ·competente per la parte esecutiva, facevano giustizia alle mie rimostranze, solo opponendo sia il linguaggio di certa stampa nostra sia in ogni modo osservando che il cambiamento di rotta non poteva essere troppo brusco e repentino, ma doveva avvenire per gradi.

Ricordo .fra gli altri i miei telegrammi 243 e 250 del 9 e 14 ottobre 1935. Debbo convenire che tali promesse. !furono mantenute ·COn tutta lealtà e che i progressi, pur essendo graduali, furono sensibili, e quel che più importa, costanti, anche se, di tanto in tanto, si dovevano deplorare alcune ricadute, contro le quali non cessavo di protestare e ottener generalmente soddisfazione.

Numerosi inconvenienti furono rilevati nei primi giorni delle operazioni militari, quando una buona parte di questa stampa e più particolarmente quella che in Germania si chiama «boulevardière », non solo pubblicava notizie in gran parte di fonte inglese o francese naturalmente del tutto favorevoli alla Abissinia, dove pullulavano i corrispondenti stranieri, ma dava loro, con impaginazioni tendenziose e soprattutto con Htoli cubitali atti a destare la curiosità del pubblico, un carattere di «sensazione » mentre riproduceva in forma sobria e dimessa e magari in seconda e terza pagina, le nostre notizie uffi·ciali necessariamente obbiettive e schematiche, in quanto emanate da organi responsabili.

Anche a questo Sltato di cose si poneva gradualmente termine e, come segnalavo col mio rapporto dei 19 ottobre, n. 2834, l'Uffido Stampa del Ministero degli Affari Esteri spontaneamente impartiva nuove e rigorosissime i.struzioni affinchè fosse posto termine all'inconveniente dei titoli sensazionali e della parzialità, dirò ·così, di veste esteriore della stampa tedesca, difficilmente ·conciliabile

•COi prindpi di <neutralità e di disLnt!eresiSamento professati pubblicamernte anche dal Cancelliere. D'altra parte, un miglioramento seguiva automaticamente anche per il fatto che, da parte nostra, venivano migliorati i, dapprima manchevoli, servizi di informazione ed inoltre venivano ammessi, sia pure con molto ritardo, i corrispondenti esteri, fra cui i tedeschi, a seguire le operazioni. Ricordo a tale proposito l'opera veramente efficace svolta dal compianto Capitano Strunk, inviato speciale del Voelkischer Beobachter. Indubbiamente un altro elemento che contribuì ad ottenere un notevole miglioramento nei nostri riguardi, fu costituito dalle sanzioni ginevrine contro le quali -per ass,ociazione con il deprecato blocco franco-inglese della grande guerra -non mancarono vive ed efficaci reazioni di questa stampa (vedi mio rapporto n. 4636/1849 del 14 dicembre 1935), così che, verso la fine dell'anno ~a :situazione, anche se non perfetta, poteva definirsi decisamente mjgliora.ta. Vari accenni, che è interessante rievocare oggi, mettevano in luce l'orpera nefasta svolta in seno alla Società

èlelle Nazioni ai nostri danni dail'Unione Sovi.etica e particolarmente da Litvinov.

Questo costante miglioramento continuò per tutto l'inverno ed agli inizi della primavera fu ancora più accentuato, dopo che qui fu riconosciuto e valutato esattamente il valore del contegno da noi mostrato in occasione della rimilitarizzazione della Renania.

· Uno dei .settori più difficili a modificare fu tuttavia quello dei critici militari. I milital'li tedeschi sono infatti per temperamento ed abito mentale assai restii a farsi trascinare dagli entusiasmi e molto guardinghi nel formulare i propri giudizi. Così si spiega come, anche quando la nostra campagna si orientava verso il successo non solo decisivo, ma immediato, nelle critiche militari di questi giornali ,si notass·e freddezza accompagnata da molte riserve. Ma anche su questo punto, col mio rapporto del 6 aprile 1936, n. 1298/498, potevo segnalare un sensibilissimo cambiamento ve·rso il meglio, mentre praticamente il resto della .stampa non dava più luogo a rilievi, e anzi le vittorie iliulminee delle armi italiane capovolgevano la situazione precisamente nel campo che prima più lasciava a desiderare, e doè quello delle «testate» e della presentazione in genere.

Riassumendo, il giudizio globale ,sull'atteggiamento della stampa tedesca nei riguardi del conflitto italo-etiopico può definirsi, a parte poche ec·cezioni, come decisamente ·cattivo agli inizi, comprensivo e ragionevole, di mano j.n mano che gli avvenimenti maturavano e i rapporti fra i due paesi si normalizza•vano e miglioravano sempre più, addirittura buono e cordiale al momento in cui si delineava nettamente l'esito della nostra azione v1ttoriosa.

(l) Vedi DD. 339, 427.

412

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO AEREO 9379/1413. Atene, 1 dicembre 1939 (per. giorno 6).

Riferendomi al telegramma per corriere di V. E. in data 17 novembre u. s.,

n. 27328 P. R./C., (l) mi onoro ad ogni buon fine ,segnalare che, contrariamente a quanto ha detto Gafencu al R. Ministro a Bucarest, questo Ambasciatore di Romania si è qui notevolmente agitato per far s~pere ·che il noto progetto di raggrll!Ppamento di neutrali balcani·ci è dovuto a iniziativa romena aggiungendo anzi, confidenzialmente, che egli stesso vi aveva non poco collaborato.

413

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5504/2442. Londra, 1 dicembre 1939 (per. giorno 14).

Hanno circolato recentemente in questi ambienti politici e .giornalistici delle voci relative alla possibilità di una restaurazLone asburgi•ca in Europa centrale,

che dovrebbe seguire la vittoria degli alleati sulla Ge·rmania e il conseguente preannunziato rimaneggiamento della carta d'Europa.

Tali voci hanno trovato eco in questa stampa, -la quale ha pubblicato in questi ultimi giorni una .serie di notizie generiche circa l'attività del pretendente Otto, ora trasferitosi, come è noto, in Francia, e degli altri membri della sua famiglia e la attuale residenza a Londra dell'Arciduca Roberto d'Asburgoe sono state .anche oggetto di interpellanze in Parlamento.

Alla seduta della Camera dei Comuni del 22 novembre u. s., infatti, il deputato liberale di opposizione Mander ha ·chiesto se la questione di un'eventuale restaurazione degli Asburgo foss·e stata recentemente presa in consideraz~one dal Governo britannico e dai suoi alleati, ·con conseguente risposta da parte del Sottosegretario agli Esteri Butler che « tale questione non era stata discussa con il Governo francese>. E ancora ieri, in sede di dibattito parlamentare, il laburista Dalton ha menzionato « una certa agttazione ora in atto per la restaurazione della dinastia asbur:gica ».

Per quanto sia ovviamente difficile controllare in tutto o in parte la fondatezza delle varie informazioni che ho potuto raccogliere in proposito, sembra si possa quanto meno affermare che effettivamente vi siano stati qui di recente degli scambi di vedute e dei contatti seguiti, da parte di esponenti del 'legLttimismo austro-ungherese (le cui speranze sono state evildentemente ravvivate dall'attuale conflitto tra Gran Bretagna e Francia e la Germania nazista) con numerose personalità britanniche appartenenti al mondo politico e parlamentare e anche ai quadri governativi.

L'attività qui svolta dai legittimLsti, ·COn ·la quale potrebbero anche essere state ~connesse varie visite passate dei noto deputato ungherese Eckhardt, ·e quella del legittimista ungherese Marchese Pallavicini venuto qui mesi or sono ospite di Lord Londonderry, sarebbe principalmente ac·centrata sulla persona dell'ex minist!'lo d'Austria a Londra Barone Franckenstein. Quest'ultimo, naturalizzatosi inglese dopo l'Anschluss e stabilitosi a Londra dove conta numerosissime am.Lcizie, avrebbe ,facìlitato all'Arciduca Roberto -secondo mi viene riferito da fonte attendibile -il modo di avere vari colloqui con esponenti del Governo e del Foreign Offìce, ai quali avrebbe esposto dei piani di ricostruzione dell'Europa ·centrale ·e danubiana in ·cui la restaurazione •asburgica andrebbe connessa con alquanto nebulOISi progetti di carattere federativo e conseguente stretta collaborazione economica dei vari stati interessati. Tra coloro che vedrebbero con favore la poss~billità di una restaurazione vi sarebbe anche l'ex segretario generale del Foreign Offìce Sir Robert Vansittart, la cui passata influenza è peraltro, come è noto -in considerevole ribasso.

Non risulta fin qui -nè lo riterrei a mio avviso probabile -che questo Governo abbia mostrato un deciso ed effettivo interesse nel senso desiderato dai legittimisti, pur senza scoraggiarne del rtutto l'attività e anzi svolgendo a Budapest, attraverso quella Legazione britannica, una discreta propaganda a loro favorevole (vedi telespresso ministeriaù.e 233248/C del 26 settembre u. s.) (1)Un tale atteggiamento .sarebbe del resto conforme a quelLa che sembra essere la linea di condotta adottata da questo Governo, circa la già molto vexata

quaestio della definizione degli scopi della guerra e dei piani da prepararsi per la ricostruzione europea dopo l'auspicata vittoria. Tale linea di condotta appare soprattutto ·caratterizzata da un effettivo e prudente riserbo, opportunamente accompagnato daJll:a consueta fraseologia idealist1co-umanitaria e da richiami frequenti alla neceSISità di costruire a guerra vinta un nuovo mondo basato sul mutuo equo riconoscimento dei diritti dei vari popoli e sul loro conseguente benessere: mentre non si trascura d'altr.a parte nulla dJL quello che possa contribuire, nell'a:ttuale momento e senza pregiudicare i futuri sviluppi delia situazione, ad accrescere le difficoltà del nem1co.

Non mancherò comunque di seguire attentamente ogni nuovo eventuale aspetto della •questione, ri·servandomi di riferire, se del caso, ulteriormente a V. E.

(l) Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. 465 da Bucarest del 14 novembre, vedi D. 212.

(l) Non pubblicato.

414

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5523/2451. Londra, 1 dicembre 1939.

Con miei precedenti rapporti e da ultimo col mio telespresso n. 5013/2223

del 28 ottobre u. s. (l) ho informato V. E. circa l'attività qui svolta dagli

esponenti deil. passato Governo cecoslovacco e in rpartico~are da Benes e dall'ex

Ministro di Cecoslovacchia, Masaryk.

Dopo la decisione pubblicamente annunciata relativa all'organizzazione di un Corpo di Volontari Cecoslovacchi, non vi è stato più nessun atto concreto da parte dei CecosloVIacchi in Inghilterra, e la progettata formazione di un governo provvisorio o di un consiglio nazionale cecoslovacco a Londra non ha avuto finora se.guito.

Naturalmente Benes non rimane però inattivo, e non trala:scia occasione, nei suoi .contatti con questi ambienti politici, per riaffermare la necessità di prevedere fin d'ora la ricostruzione, dopo la v,ittoria deHe armi alleate, di quella futura nuova Cecoslovacchia, di cui egli sarebbe il genuino rappresentante.

Il Governo inglese ha finora mantenuto un atteggilamento assai riservato nei riguardi di una anticipata definizione di quelli che potranno essere i risultati concreti di una vittoria sulla Germania, atteggiamento questo che ha trovato espresso e ufficiale riscontro nella formulazione della risposta britannica alll'iniziatiVIa di ·conciliazione belga-olandese. In tale risposta il Governo inglese, come è noto, si è astenuto dal fare esplicita menzione della necessità di riparare le ·conseguenze delle aggressioni tedesche ai danni della Cecoslovacchia, come pure dell'Austria e della Polonta.

Anche in questa questione, come in quella di un'eventuale restaurazione della dinastia asburgica (mio rapporto n. 5504/2442) (2) il Governo bl'litannko non intende prendere posizione fin d'ora, e preferisce limitarsi a tener vive

tutte quelle rivendioazioni (:he possono valere a minare la compagine del Reich, creandovi delle forme attive di irredentismo.

Nè tanto meno il Governo !britannico sembra voler •assumere impegni concreti e definitivi con ia' persona dL Benes, esponente di quell'Europa artificialmente,·creata dai trattati di pace, e di cui è stato qui fin d'ora ammesso il completo falllimento, a prescindere da quelli che potranno essere i risultati finali dell'•attuale conflitto.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 413.
415

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATISSIMO 2664/637. Teheran, 1 dicembre 1939.

Faccio seguito al mio .rnpporto n. 2103/480 del 22 settembre u. s. (l) ed al mio telegramma odierno n. 135 (2).

Il lento ma inesorabile inasprirsi della guerra in Europa e lo svolgersi delila ripresa dell'espansionismo moscovita hanno una naturale e logioa ripercussione sul Governo e sull'opinione pubblica di questo Paese.

Dal punto di vista interno va notato intanto lo sforzo che va facendo il Governo iraniano per affrettare la sua preparazione militare per la primavera prossima, soprattutto nel campo dell'aviazione.

Data la r~strettezza del tempo, sarebbe vano pensare ad una maggiore efficienza dell'armamento ed a un superiore Lnquadramento del!l'esercito. La difficoltà dei mezzi di trasporto e la distan:ZJa degli obiettivi che il nemico dovrebbe raggiungere sono a tutto vantaggio dell'esel'cito iraniano, e tutto lascia supporre, che un eventuale conflitto su territorio iraniano assumerebbe l'aspetto di una guerrigl:ia, più che di una guerra, e si !l"itornerebbe ai vec,chi sistemi di scorreria asiatica, almeno per quanto riguarda il fronte propriamente asiatico fra Soviet ed Iran.

Nei riguardi invece dell'eventuale decisiva spinta moscovita verso il Golfo Persico, attraverso la tradizionale :strada battuta dagli eserciti dello Zar, ossia la Pehe1evi-Kazvin-Hamadan-Ke.rmanshah, per sbo·ccare nella pianura mesopotamica sia dalla par.te dello Za.gros in Irak che dalle strettoie dell''Abi-Cezar, ove passa la Transiraniana, nella pianura persiana del Bacino del Karun, e sullo Shatt-el-A•rab, e quindi neUa regione dei petroli, questi circoli mUitari fanno affidamento sull'aiuto anglo-tul'co-iracheno, pQichè una t'aie mossa, ~che molto probabilmente coinciderebbe con un attaeco sul fronte turco del Caucaso, sarebbe decisiva per ii! risultato della 'guerra.

Ciò stante, il peri>colo immediato, effettivo, tangibile verrebbe all'Iran dall'aviazione sovietica, che, oltre ad obiettivi mil:itari, potrebbe avere quello di ripevcussioni insospettate sul fronte interno.

Per parare a questa minaccia questo Governo si è rivolto in questi ultimi giorni all'Italia, non solo, come si vedrà, per forniture di aeroplani, ma anche,

(per ora non trattasi che di un abbozzo in forma di richiesta) per arvere lumi sulla difesa aerea del paese.

Simultanea a questa, che chiamerò opera costruttiva della difesa armata del paese, non si può, purtroppo, registrare una .concomitante opera per il rinforzamento del fronte interno, per un'unione di spiriti intorno al Sovrano.

Sen2la dilungarsi in divagazioni storiche, occorre tenere presente alcuni punti fermi, e doè:

l) L'Lmpero Iraniano, come quello precedente Persiano, non ha mai costituito una nazione, ma .un agglomeramento di popoli sottomessi con la forzla ad una determinata dinastia.

2) L'Iran è ·geograficamente ed etnograficamente dissociato, e quindi manca un palpito unico che unisca in un diffuso sentimento di patriottismo tutta la popolazione dello Stato.

3) Il regime dello Sdà Rezà Pahlewi ·con i suoi sistemi a·ccentratoni, con uno sforzo sproporzionato verso l'europeizzazione ed inrfine con una malsana politica economica, ha a<bbassato il livello morale ed intellettuale della popolazione, ed ha c.reato un enorme malcontento in tutte le classi sociali, contro il regime stesso. A questo va aggiunto che lo sforzo fatto dallo Scià per riorganizzare amministrativamente il Paese è fallito, perchè la burocrozia a cui questo ·compito era affidato è la stessa dell'antico regime, e quindi incapace e corrotta. Lo sforzo ordinatore e ricostruttore ha anzi 'aggravato il preesistente disordine statale avendo impiegato un istrumento vec,chio ed insufficiente.

Quest'ultimo elemento, quello del malcontento diffusissimo in tutta \la PQIPOlazione iraniana, rende la situazione di questo paese in questo momento particolarmente delicata, poichè da una parte avrà l'effetto di rendere lo Scià intransigente nei riguardi di qualsiasi richiesta che sia per fare l'U.R.S.S. (sul tilpo di quelle ormai acquisite alia storia avanzate verso gli Stati Baltici), essendo l'integrità del territorio ed il 1suo prestigio di rinnovatore· dell'indipendenza dell'Ira!Il le condizioni indi;spensabili per la salvezza del giovane trono, e dall'altra faciliterà un'eventua[e invasione.

Da notizie raccolte sia in Teheran che fuori, si rileva che la popolazione in genere è in tale stato d'animo, che l'invocazione di un nuovo ordine di cose affiora dovunque, e ·che il pericolo di una bolsceV!izzazione non spaventa nessuno, neppure il ricco commerciante o il vecchio aristocratico.

Su tale mol1a del resto sta già g~iocando U Governo dr Mosca. Difatti, come ho avuto occasione di riferire, questo Ministro degli Affari Esteri, sig. A:dam, mi ha detto ·che i negoziati comme11ciali con l'U.R.S.S. si sono arrestati e rimangono ad un punto morto, perchè Mosca av.anza una richiesta invero inaudita negli annali della diplomazia, quella cioè di autorizz•are il monopolio del commercio estero sovietico a trattare affari direttamente con i privati iraniani, al di fuori di tutta l'organizzazione dei monopoLi di Stato iraniani, i quali, è bene notarlo, sono stati creati e sono organizzati più o meno ad immagine e somiglianza di quello statale moscovita.

L'U.R.S.S. nell'avanzare tale richiesta, non è certo mossa da motivi di carattere economko, ma bensì prettamente politico ed anzi di politica interna. Sapendo •che gli scambi ·commerciali fra Russia ed Iran, sono decisivi per la vita di quest'ultimo, e sapendo pure che commercianti o privati in generale

rraniani sarebbero concordemente felici di trattare direttamente con il monopolio statale sovietico, evitando l'esosa, disordinata, vessatoria burocrazia statale, il sig. Molotov, con una stessa mossa, incide sulla vita economica dell'Iran com ìl non concludere, e minaccLa il regime deNo Scià.

D'altro lato questa mossa sovietica, mira a colpire ila persona stessa dello Scià, attaccandolo nel suo punto debole ossia nel suo immenso (patrimonio personale, che abbraccia quasi per intiero tutte le provincie adiacenti al Caspio (le più ricche dell'Impero e dal punto di vista agricolo e da queLlo dei ricchi giacimenti petroliferi in esse contenuti e che rientrano nella grande disincrinale russo-caspica); rifiutando di trattare con i monopoli di Stato iraniani, Mosca a più forte ragione verrelbbe ad escludere la grande amministrazione del patrimonio imperiale, al cui rservizio del resto sono stati creati i monopoli statali:.

In conclusione l'U.R.S.S., chiedendo d'inserire nel trattato di commevcio una simile clausola, mira alla distruzione stessa del regime dello Sdà Rezà Pahlewi, alla dissoluzione del suo immenso patrimonio personale ed alla sobillazione della popolaZJione iraniana, !Per spingerla alla rivolta.

Questa richiesta moscovita può non rientrare nelle finalità immediate della politica commerciale germanica ·che (come informa il R. Ambasciatore a Mosca con il suo rapporto del 21 ottobre u. s. inviato per conoscenza a questa R. Legazione con il Telespresso n. 238342/C. del 7 novembre u. :s.) (1), ha voluto anzi impiega~re la sua influenza presso il Governo di Mosca, per affrettare [a conclusione del trattato di commercio irano-sovietico ai fini della facilitazione del transito delle merci tedesche dirette in Iran.

Ma nel duello mortale ·che si combatte oggi fra Germania e Gran Bretagna, non sembra ·che le poche merci tedesche destinate all'Iran possano avere un peso tale da consigliare la Germania a fall"e serie pressioni :sull'U.R.S.S. per distorglierla da qualsiasi impresa verso il Sud, impresa che, come la storia dimostra, potrebbe avere l'effetto di portare una minaccia decisiva al cuore stesso dell'Impero inglese, •al Golfo Persico ed all'India.

Se e quanto Mosca intenda muovere sul tel1l"itorio iraniano per fare piacere a Berlino non posso giudicare; può anche agire indipendentemente seguendo l'inclinazione storica del popoLo russo, verso l'India ed i mari del Sud; ma sembrami ·che interessi germantci ed interessi sovietici .siano in questi momenti paralleli nel Medio 0111ente, se non .coordinati, i primi a~i fini della guerra che sta combattendo in Europa, i secondi per vocazione stodca.

Uscendo poi dalle previsioni e venendo agli elementi che possono 'corroborarle, informo che dai contatti avuti sia da me che da questo R. Addetto Navale con i membri di questa Legazione tedesca, e dalle movenze deLla politica tedesca iln questo Paese, quali rsi rileva10o dal lavorio di assidua propaganda che i tedeschi stanno compiendo, ho ritratto la stcura impressione rche Berlino sconti una mossa sovietica nell'Iran, che la ricerchi anzi e che facci•a di tutto per creare fra gli Iraniani lo spavento ed il disordine come ne è prova il fatto, che iJl Governo irarnia;no ha compiuto in questi ultimi giorni numerosissimi arresti di ufficiali e di borghesi, quasi tutti qualificati come spa,cciatori di notizie allarmanti di origine tedesca, e come asserviti alla politica di Mosca e Berlino.

Dato quanto sopra esposto, si può facilmente immaginare con quanta cura il popolo e il Governo iraniallli .seguano le mosse dell'U.R.S.S. e quale profonda impre•s:sione abbiano qui prodotto le notizie della invarsione russa della FinlandJia.

L'atteggiamento di resistenza alle esoi'bitanti richieste di Mosca e l'a sicurezza mostrata dal Governo finlandese di fronte alle minaccie sov.ietiche, avevano creato un senso di sollievo 1n questo Paese, poichè si pensava che all'atto pratico, il •Colosso moscovita aveva pur sempre i piedi di creta e che ila sua potenzialità belHca poteva es,plicarsi su corpi inaiitivi o già ;piegati, ma non su paesi che avessero la decisa volontà di difendersi.

L'attacco sulla Finlandia ha sgominato queste dolci illusioni, e, come dopo le prime notizie dell'invasione deUa Poilonia, un certo sgomento regna a Teheran, ove si seguono l·e mosse deJila politica sovietica con alti e bassi caotici ed improvvisi.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato.

(l) Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del Telespr. da Mosca 3681/1421 del 21 ottobre, vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, D. 849.

416

L'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, PREZIOSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 4598/2054. Buenos Aires, l dicembre 1939.

Ho in precedenza riferito a V. E., particolarmente col mio rappor:to n. 3880/ 1756 del 30 settembre u. s. (l) come l'opinione pubblica di questo Paese fosse, quasi unanimemente, orientata verso la solidarietà ideologica con le democrazie atlleate. E ciò in omaggio al principio che l'osservanza della dichiarata neutralità non può nè deve impedire la libera manifestazione dello stato d'animo politico della Nazione.

A tale indirizzo dell'opinione pubblica hanno fatto contrasto gli evidenti sforzi del Governo per él(pparire equidistante tra le due parti in conflitto, soprattutto quando tale atteggiamento coincideva con gli interessi mercantili del Paese. VogJ.io specialmente richiamarmi alle riserve espresse nella Conferenza di Panamà a proposito delle note «liste nere • inglesi ed a quelle, affermate anche con maggior vigoria, nella più recente occasione delle misure adottate dalla Inghilterra e dalla Francia per r·:niorzare il blo·cco contro la Germania medlia~DJte il sequestro deille esportazioni di quest'ultima (miei telegrammi nn. 265 (2) e 269

Ma tutte queste maniifestazioni non sono mai uscite fuori da un quadro meramente apparente, del tutto esenti da alcun valore od importanza veramente politica.

Lo stato d'animo del Governo e della :stragrande maggioranza del pubblico è difatti rimasto sostanzialmente ostile alila Germania; ed una prova se ne è avuta all'annunzio dell'invasione della Finlandia. Immediatamente, più che la Russia, se ne è fatta I'espOIIlsabile la Germania, contro cui è stata formulata ogni accusa, compresa quella di voler reali7..zare, d'accordo con i Sovieti, i più strani piani belllid.

E tutto ciò non ha mancato di produrre i suoi effetti: un approfondirsi degli odii, un visibile tentativo di isolamento, anche nel campo sociale, di questa Rappresentanza diplomat1ca del Rekh, una rinnovata violenza nel linguaggio della stampa.

Così, non potrei che ripetere quanto ho già segnalato a codesto R. Ministero. Ossia che la disposizione degli animi in questo Paese è così intimamente favorevole -per sentimento -aillla Francia, e cosi intimamente legata --per interessi economici -all'Inghilterra (si è giunti persino all'evidente sforzo di questo Governo di mettere in sordina le continue denunzie che i nazionalisti argentini, sotto l'influenza di tedeschi, vanno sempre più facendo circa la questione delle Isole Malvine), che l'atteggiamento di questo Paese, nei riguardi dei neutrali o dei non beliligeranti, risente esclusivamente delle relazioni intercedenti fra questi ultimi ed il blocco alleato.

Cosi, nei confronti dell'Italia, il lingua.ggio della stampa e l'atteggiamento dell'opinione pubblica si è andato migliorando a mano a mano che sono stati realizzati gli sforzi di pace del Duce e l'importanza dell'atteggiamento italiano nei rispetti della localizzazione del conflitto; ed è giunto a manifestazioni di vera e propria amicizia allorquando interessate notizie lanciate dalla stampa alleata hanno insinuato addirittura la possibilità di sostanziali modificazioni nella linea di condotta da noi assunta. Natura1mente, stante quanto precede, la stampa, l'opinione pubblica ed il Governo argentino non mancherebbero di farci segno alla più violenta ostilità, non appena che nostri eventuali atteggiamenti potessero .anche lontanamente lasciar loro presumere nostre decisioni in contraddizione coi loro desideri.

Ciò stante, sarebbe profondamente errato interpretare alcune accidentali manifestazioni argentine come segni di un qualche reale ravvedimento avvenuto in questo Paese, sul terreno po:litico, nei nostri riguardi.

Non trattasi difatti che di .contingenti disposizioni. Ora, è vero che da queste potrà forse raggiungersi anche qualche favorevole .conseguimento; ma tali eventuali risultati sarebbero sempre soggetti alla stessa precarietà del sentimento da cui essi ebbero origine. Sono pertanto portato a non assegnare alcun valore a certe <:ondiscendenze dimostrate, di quando in quando, dalle autorità politiche o di Polizia verso talune nostre questioni o talune nostre Associazioni od Istituzioni. Dette condiscendenze, stante la contingente loro origine, inducono anzi ad intensificare la vigilanza della R. Rappresentanza, per evitare pericolose sorprese ad ogni mutar di vento.

(3) -rispettivamente del 27 e 30 corrente). E si è potUito anche osservare qualche misura d'ordine interno, intesa allo stesso specioso scrupolo di neutralità: un ordine, che ha proibito ogni •commento da parte del pubblko durante la visione di pellicole relative agli eventi della guerra; la s,poradtca inserzione nella tanto partigiana stampa di questa Capita!l.e di qualche notizia o rettifica di fonte tedesca; la proibita rappresentazione di una produzione cinematografica americana violentemente antitedesca; l'avvertimento ufficiosamente impartito ai funzionari di non partecipare a sottoscrizioni od a raccolte di indumenti a favore degli alleati, ecc. (l) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, D. 548. (2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 387.
417

IL MINISTRO AL HELSINKI, BONARÈLLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 142. Helsinki, 2 dicembre 1939, ore 10,07 (per. ore 21).

Mio telegramma n. 103 (1).

Sono rtuscito 'riprendere contatti con Ministero Affari Esteri evacuato segretamente dintorni capitale. Vice Ministro degli Affal'li Esteri mi ha detto che nuovo govwno, pur non intendendo rilllunziare postulati indipendenza paese mantiene attitudine favorevole trattative. Queste si svoLgerebbero attraverso Legazione di Svezia Mosca avendo Governo svedese accettato rappresentanza interessi finlandesi.

Giornata odierna tranquilla. Tregua viene attribuita richiesta Governc tedesco a Mosca per permettere sgOI!llbrare sua colonia 'con piroscafo germanico sul quale prenderà posto anche questa Legazione soviettca e .colonia U.R.S.S.

Come ho telegrafato stamane con lo stesso piroscafo parte anche gran parte collettivHà italiana. Se la siltuazione pe.ggiora è previsto sgombero Helsinki e trasferimento Governo finlandese Corpo diplomatico interno paese.

418

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 194. Copenaghen, 2 dicembre 1939, ore 16,14 (per. ore 14,30) (2).

Direttore Generale Affari Politici mi ha detto che da stamane Legazione di Danimarca Helsinki non ha più risposto alle chiamate telefoniche ciò che gli fa supporre Governo finlandese abbia già a-bbandonato Helsinki per località più sicura dato che Ministro Danimarca aveva ordine di seguirlo. Anche le notizie stampa hanno cessato giungere dalle prime ore notte.

Lo stesso mi ha detto che secondo informazioni dalla Legazione di Danimarca a Mosca nuovo Ministro Affari Esteri finlandese sarebbe inviso Russia quanto se non più Erkko sicchè cadono speranze affiorate ieri possibile accomodamento. Corso conversazione mi ha assicurato che Sta:ti nordici si sono sempre astenuti dare qualsiasi consiglio Finlandia circa atteggiamento da seguire di fronte Russia e ciò per evitare assumere responsabilità: questo troppo prudenziale atteggiamento aveva finito col prevalere soprattutto corso convegno Sovrani Stoccolma. Fiducia Finlandia che almeno Svezia potesse all'occorrenza prestarle apertamente manforte era dunque pura illusione. Tanto Direttore Generale che H Ministro di Svezila mi hanno dato impressione che i loro Governi si troverebbero tuttavia molto imbarazzati se dovessero proclamare loro neutralità nel nuovo conflitto e sperano sul prolungarsi finzione che Russia e Finlandia non hanno dich1arato formalmente ·guerra.

(lJ Riferimento errato: si tratta forse del T. 140, non pubblicato.

(2) Sic.

419

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 1026. Berlino, 2 dicembre 1939, ore 16,30.

Prendo atto decisione comunicatami da V. E. ·con telegramma n. 534 in data odierna {l). Mi permetto tuttavia di fare osservare: l) che un incontro italo-tedesco per i cal.'lboni era stato sollecitato proprio da noi in data 25 novembre (telegramma di V. E. 521) (2); 2) che a quanto mi risulta, la riunione del Comitato governativo i!talotedesco non potrà aver luogo se non dopo Natale;

3) che dato che Ritter (in cui si concentrano qui ormai tutte [e questioni che hanno attinenza al blocco) ha avocato a sè la trattazione della materia, ignoro se e fino qual punto il comitato governativo potrà interessarsene utilmente eSISo stesso.

Come ho spiegato .nel mio rapporto del 27 novembre (3) la situazione carbone non può essere risolta attraverso mezzi e canali ordinari: occorre intervento personale del Fiihrer e la riunione proposta mirava appunto a preparare e rendere possibile questo intervento.

420

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 197. Ankara, 2 dicembre 1939, ore 16,35 (per. ore 22,25).

Si nota in questi circoli politici e giornalistici diffuso senso di preoccupazione in seguito azione sovietica contro Finlandia. Si teme che una volta sistemata questione BaUioco l'U.R.S.S. dirigerà sue mìre su Mar Nero.

La stampa ol:fuedendo ad evidente parola d'ordine si occupa diffusamente del nuovo conflitto ma cerca di mantenersi in una posizione fra la deplocazione del metodo e la giustificazione delle rivendicazioni russe. Presa di posizione nel Baltico è in genere prospettata come misura anti-tedesca.

Tuttavia opinione pubblica accusa in sordina Inghilterra di aver incoraggiato la Finlandia e prevede •che Turchia sarà fatalmente trascinata nel conflitto, grazie al patto tripartito, appena U.R.S.S. vorrà reaHzzare suoi: prossimi obiettivi verso Potenze neutrali.

421

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 294. Mosca, 2 dicembre 1939, ore 17,43 (per. ore 19,35)

Quanto sta succedendo in Finlandia .dvela chiatramente piano di Mosca che intende combinare azione militare con movimento rivoluzionario. Armata rossa

e Komintern lavorano sullo stesso piano e con unico obiettivo. Proclama del

cosidetto « Governo popolare ~ di Finlandia è stato indubbiamente redatto al

Kremlino.

Comunicato odierno circa dichiarazioni di Molotov all'Ambasciatore degli

Stati Uniti non lascia dubbio che U.R.S.S. è deciJSa provocare movimento rivolu

zionario che conduca alla formazione di un Governo filo-bolscevico.

(l) -Vedi D. 406, che è in data l dicembre. (2) -Vedi D. 324. (3) -Si tratta probabilmente del R. 9333/3019, vedi D. 358.
422

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO

T. 28756/121 P. R. Roma, 2 dicembre 1939, ore 18,30.

Mio 109 (1).

Ho oggi presentato a questa Ambasciata U.R.S.S. nota in cui, dopo aver

rilevato illegalità sospensione fornitura nafta per Regia Marina, si insiste per

regolare continuazione contratto.

InviaVi .copia nota per corriere affinchè possiate fiancheggiare predetto

passo (2).

423

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 181. Berlino, 2 dicembre 1939 (per. giorno 4).

Telecorriere V. E. n. 28134 P. R./C del 26 novembre u. s. (3).

Tanto il Barone Weizsacker Segretario di Stato, quanto il Sottosegretario

Woermann non hanno notizia di passi comunque compiuti dal Governo di Ma

drid per informare Berlino della cattiva impressione che avrebbe fatto in

!spagna una eventuale invasione dell'Olanda e del Belgio.

424

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 273. Budapest, 2 dicembre 1939 (per. giorno 5).

Le prime notizie deJla azione Russa in Finlandia sono state aJpprese con evidente preoccupazione in. Ungheria e le reazioni dell'opinione pubblica come della stampa in generale si manifestano, se pure prudentemente, con simpatia verso la Finlandia. Come ho riferito a parte, anche alla Camera sono statte vivamente applaudite alcune frasi del deputato Mesko sull'eroica resistenza finlandese.

Csàky che ha ricevuto la notizia mentre si trovava il 30 'corrente ad una caccia in onore di S. E. il Prefetto Testa, che è qui ospite del Ministro del Commercio ungherese, mostrava subito la sua palese preoc,cupazione. Egli ha detto ai presenti che volente o nolenrte la Germania sarà con ciò più stretta. mente legata alla Russia.

Il Vice Ministro degli Affari Esteri che ho visto oggi crede che i Russi non si vorranno a['restare in Finlandia, ma pensino a minacciare poi anche la Norvegia.

Mi ha detto anche di aver chiesto giorni fa al Ministro d'Inghilterra come mai la Gran Bretagna mostrava di non preoccuparsi dell'avanzata russa che minacciava soprattutto, nel caso di una ipotetica sconfitta della Germania, di bolscevizzare gran parle dell'Europa. Il Ministro d'Inghilterra avrebbe rispos,to che la Gran Bretagna «aveva prima da battere un più grosso avversario».

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicata. (3) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. 333 da Madrid del 23 novembre, vedi D. 306.
425

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 274. Budapest, 2 dicembre 1939 (per. giorno 5). Con separato rapporto (l) ho trasmesso il testo delle dichiarazione che il Ministro degli Affari Esteri Conte-Csàky ha :fatto alla stampa in ris;posta al recente discorso di Gafencu. Avendone domandato al Vice Ministro degli Affari Esteri, egli mi ha detto che se questi aveva affermato che il trattato del Trianon è giusto, Csàky non poteva esimersi dal replkare affermando quanto del resto era la !base deUa politica ventennale dell'Ungheria e cioè l'ingiustizia del trattato stesso. Si trattava di una necessaria messa a punto, che se non vi saranno altre reazioni da parte romena, non avrà altro seguito, almeno per quanto riguarda il governo ungherese. Questo Ministro di Romania mostrava ieri personalmente di rammaricarsi che Gafencu avesse pronunciato deLle frasi cosi 'espHcite circa il trattato del Trianon: 'come già altra volta, egli mi dtceva che prima cura del Governo romeno sarebbe quella di 'Cercare di risolvere la questione bulgara e che non credeva neanche fosse impossibile trattare con la Russia circa la questione della

Bessarabia «a cui la Romania non aveva ragione di tenere eccessivamente». «Ma altra portata ed altro carattere aveva la questione della Transilvania ».

426

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

fELESPR. 9573/3068 . Berlino, 2 dicembre 1939. Nella conferenza della stampa estera è stato oggi chiesto quale sia l'atteggiamento delLa Germania di fronte al preteso nuovo Governo comunista finlan

22 - Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

dese. Il funzionario incaricato dei rapporti coi giomalisti ha dichiarato di non avere notizie in proposito, ed ha aggiunto che la Germania ha il suo rappresentante diplomatico presso il Govemo di Helsinki.

(l) Non rintracciato.

427

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 9577/3072. Berlino, 2 dicembre 1939. Rispondo alla richiesta rivoltami dall'E. V. con telecorriere n. 28162 del 26 novembre u. s. per quanto riguarda i rapporti italo-tedeschi nel 1935-36 (1). È la11gamente diffusa in Germania, anche nelle sfere governative, l'opinione che durante il periodo delle sanzioni l'Italia abbia rice'vuto dalila Germania un cospicuo aiuto economico. La cosa DJon è esattissima. Evidentemente, s~ confonde l'aiuto morale -che è stato notevole -con l'aiuto materiale, che, nonostante la buona volontà germanka, è stato poco sensibile e per le seguenti ragioni: a) Come Paese fomitore di materie prime, la Germania, fatta eccezione per il carbone, non ha per l'Italia grande importanza. Pertanto, neil. periodo delle sanzioni essa non ha potuto sopperire con prodotti propri ai bisogni dell'economia italiana. Devesi inoltre ricordare che -durante le trattative avvenute a Monaco nel dicembre del 1935 -la Delegazione tedesca, preoccupata dalla politica che sembrava volesse seguire S. E. Guarneri -alllora Sovraintendente agli Scambi e alle VaLute -di ostacolare il rilascio dei permessi di importazione per i prodotti finiti e di forzare invece le importazioni dalla Germania di materie prime e semilavorati, chiese insistentemente di limitare la libertà di azione degli Uffici italiani. Fu allora concordato che i permessi di importazione sarebbero stati rilasciati senza difficoltà per tutte le merci -entro i limiti dei contingenti concordati -ma che, per ogni illnportazione di materie prime e semilavorati al di fuori dei contingenti, sarebbe stato necessa11io il consenso preventivo della Germania. In tal modo fu tol:ta alla Sovraintendenza prima, ed al Sottosegretariato per gli Scambi e per le Valute dopo, la possibilità di intensificare, senza il consenso germanico, la importazione dalla Germania di materie prime e semilavorati. Aggiungo che tale consenso, quando fu chiesto, fu fatto dipendere sempre da controcessioni italiane di eguale portata economica. Anche per effetto di tali accordi, le imJportazioni dalla Germania in materie prime e semilavorati non solo non hanno segnato aumenti, ma hanno segnato persino delle diminuzioni, rispetto a quelle degli anni precedenti, come risulta dal seguente prospetto.

1935 1936 1937

l l

Dalle statistiche tedesche

In milioni di Marchi

Importazione dalla G ermania in Italia Animali vivi Generi alimentari di Generi alimentari di Generi di consumo Materie prime . Semllavorati Prodotti finiti . origine animale . origine vegetale . 0,12 0,24 1,42 0,64 79,97 21,38 174,53 0,03 0,25 1,72 0,48 64,30 19,29 154,53 0,08 0,30 1,09 0,28 102,03 22,70 184,78 TOTALE. 278,30 240,60 311,219

Se si ·considerano le importazioni del 1936 per semestri, per poter avere un dato di confronto più vicino al periodo delle sanzioni, si hanno i seg,uenti dati:

1935 1936 1937

lo semestre 124,3 125,1 142,1 2o semestre 154,0 115,5 169,2

Per quanto riguarda il carbone, che è ill. prodotto germanico che più interessa l'economia italiana, devo osse!I"Vare che il consumo italiano si era andato indirizzando verso• il prodotto germanico sin dal 1935 e ciò per effetto della intelligente ,politica di prezzi seguita dal Sindacato reno-westfalico. Tale politica fu continuata, nonostante ·gli aumenti che sarebbe stato possibille impord in quel momento, anche durante hl. periodo delle sanzioni dimodochè, cessato questo, gli ottimi rapporti stabiliti tra il Monopolio italiano ed il Sindacato continuarono, e la Ge11mania potè segnare nei nostri riguardi un aumento delle sue esportazioni di carbone.

DaHe statistiche italiane si rilleva 1nfatti che le importazioni dalla Germania in Italia di CaJ:'Ibone ammontarono:

a 6,9 milioni di tonnelilate, pari al 51,3% del totale, nel 1935;

a 5,9 milioni di tonnellate, pari al 67,9 % del .totale, nel 1936, ed

a 7,6 milioni di tonnellate, pari al 60,7% del totale, nel 1937.

Devesi ricordare ·che, prima che incominciasse il periodo delle sanzioni, il Sindacato reno-westfali!co, essendosi venuti a a•ccumulare vari milioni di lire congelati in Italia, •cominciò a !fare delle difficoltà per la fornitura di carbone, sicchè da parte <del Governo italiano fu concordato (vedi scambio di note del 25 settembre 1935) di portare al 30 % il pagamento in divi5e libere per il car~ bone, mentre secondo l'Accordo di compensazione la parte in divise libere avrebbe dovuto ammontare solo al 7,5 %. Ciò avveniva, ripeto, nel settembre 1935 ed è continuato anche durante il periodo delle sanzioni, costando all'Italia parecchi milioni in divise 11bere.

Per quanto riguarda gli altri prodotti germanici non si sono verificati, si ripete, forti incrementi.

b) Neanche come Paese di transito per le materie prime da importare in Italia, la Germania ha potuto fare gran che. Essa richiedeva il pagamento in divise libere, e poichè in hase alle sanzioni, tutti i Paesi produttori potevano fornire all'Italia le materie prime se essa avesse pagato in divise, la mediazione germanica finiva col risolversi in un inutile aggravio per il consumatore italiano. Si allegano alcuni prospetti (l) dai quali risultano le importazioni in Italia nel 1935, '36 e '37, in totale e dalla Germania, di materie prime interessanti la economia italiana, e che nella maggior parte sono fornUe dalla Germania in transito.

c) La Germania invece ha potuto rendere dei servigi come Paese di transito per le esportazioni italiane, servigi che tuttavia non si possono considerare di importanza decisiva. Amburgo si prestava al camuffamento delle merci ita" liane e quella Camera di Commercio germanica rilasciava senza difficoltà certificati di or1gine per i prodotti italiani destinati ai Paesi sanzionisti. Devesi però tener presente che questi Paesi non guardavano troppo per il sottile, ed erano spesso contenti di poter avere comunque un pretesto •per seguitare ad importare merci italiane. D'altra parte al lavoro iln questione non si potè dare grande sviluppo essendo lp. Germania le·gata da accordi contingentali e di clearing con un grande numero di Paesi, siochè le esportazioni italiane, camuffate in esportazioni tedesche, andavano a danno delle vere esportazioni tedesche ed oltre a ciò si verH1cavano inconvenienti nei riguardi dei pagamenti triangolari. N o tizie precise circa il volume degli affart d'esportaz,ione in transito per la Germania fatti durante il periodo delle sanzioni potranno essere fornite dall'Istituto Nazionale ;per i Cambi con l'Estero. Presso questa Ambasciata non vi sono elementi di giudiz.io, pur ritenendosi, come si è detto, che il volume degli affari in questione non sia stato notevole.

Riassumendo quindi, ad eccezione che per il carbone per il quale l'aiuto germanico ha consentito all'Italia di ritirare oltre la metà del suo fabbisogno pagando il 30 % in divise invece del 100 % come avrebbe dovuto pagare se avesse ritirato il carbone dagli altri Pae,si sanzionisti, e ad eccezione di un limitato numero di affari di esportazione verso i Paesi sanzionisti, non si può parlare di un vero, sostanziale, aiuto economico della Germania all'Italia, in quel periodo essendosi gli scambi tra i due Paesi mantenuti entro i limiti normali.

Questa la verità. Ad ampliare la quale, a magnificarla, a idealizzarla abbiamo contribuito noi per i primi, in sede ed ai fini della valorizzazione dell'Asse Roma-Berlino (2).

• N. B. -Le notizie date a pag. 3 del presente rapporto circa il pagamento dei carboni valgano di messa di punto e rettifica di quelle sullo stesso oggetto contenute nel rapportoallegato alla lettera di V. E. n. 8224 del 30 novembre •.

La lettera del Ciano non è stata rintracciata, ma il rapporto cui accenna l'ambasciatore

è forse il promemoria del Guarneri, vedi D. 342.

(l) Vedi DD. 339, 411.

(l) -Non pubblicati. (2) -Questo documento, porta in calce la seguente annotazione dell'ambasciatore Attolico:
428

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 9582/3077. Berlino, 2 dicembre ~939 (per. giorno 4).

La propaganda interna tedesca si aHmenta, in questi giorni, con i success,i nella guerra marittima. Sospese, per il momento, grandi azioni aeree contro l'avversario, e incerti i piani per un'offensiva terrestre, la condotta bellica germanica imprime un senso di supremazia, nell'opinione pubblica germantca, attraverso i risultati otténùti per mare. Essi danno al paese quella coscienza di potenza militare che è necessaria per sostenere il morale nella dura prova.

Effettivamente, la cifra di 194 navi affondate, per un complesso di 735.768 tonnellate, dall'inizio della guerra ad nggi, è tale da produrre forte ·impressione nel pubblico tedesco. Gli ambienti ufficiosi, d'altra parte, lasciano capire volentieri che tale strada presa è ritenuta la più conveniente, perchè assicura il massimo risultato con il minimo ris,chio e, alludendo alle micidiali mine germaniche, lasciano capire anche come ques1a non sia l'unica nuova arma cui il Reich può ricorrere. Persone vicine ai circoli militari fanno risaltare i vantaggi finOTa raggiunti con l'azione 'combinata delle forzè aeree da ricognizione, delle grandi unità navali e delle armi subacquee. Il servizio disimpegnato dall'aeronautica da ricognizione ha superato molti collaudi, tanto che attualmente non si esiterebbe a fare uscire in mare aperto grandi unità navali. Vi è sufficiente sicurezza per taU unità, si crede, quando il mare sia bene esplorato dalle forze aeree da ricognizione.

L'intensifi-cazione della guerra per mare sembra dunque essere il programma bellico immediato della Germania. Anche come risposta alla pressione sui neutrali ese-rcitata dall'Inghilterra con i nuovi provvedimenti.

Secondo la Germania, i decreti francese e inglese per l'inasprimento del blocco marittimo costituiscono una violazione del diritto internazionale, e sopratutto della dichiarazione di Parigi del 1856. D'altra parte, in questi circoli ufficiosi si sostiene che tale condotta di guerra risponde a un piano premeditato da parte degli alleati. Tant'è vero -che essi si sono sottratti all'obbligo dell'arbitrato, specialmente importante per le piccole nazioni, che derivava dall'Atto genera:le di Ginevra del 16 agosto 1928. Il 15 febbraio 1939, infatti, con una comuntcazione al Segretariato ginevrino, Francia e Inghilterra denunciavano l'impegno di ricorrere al procedimento al"bitrale circa divergenze che potessero sorgere durante lo stato di guerra.

La Germania studierà le misure da prendere in risposta ai decreti francese

e britannico, misure che porteranno indubbiamente a un'intensificazione della

guerra marittima come ho detto più sopra. Intanto peraltro l'attenzione della

Wilhelmstrasse converge sull'atteggiamento dei n:eutraJ:i di fronte a quello che

è definito qui un gesto di prepotenza contro di essi degli alleati.

Se la stampa tedesca ha da·to molto ril-ievo ai passi dell'Italia, del Giappone

e di altre potenze (mancano fra queste ·gl:i Stati Uniti e 'l'Unione Sovietica), tn

pubbltcazioni ufficiose non si manca di notare che tali proteste sono destinate

a rimanere prive di effetto, e in ogni modo non basterebbero a proteggere

i paesi neutrali dalla minaccia ai loro traffici marittimi da parte dell'Inghilterra.

Si fa rimarcare a questo proposito da questa stampa il procedimento usato

dall'Inghilterra, la quale ha annunciato con forte anticipo i nuovi provvedimenti,

e prima di .promulgarli ha osservato le conseguenze ,che tale annuncio aveva

prodotto. L'Inghilterra ha potuto così constatare che i neutrali, comprese le

grandi potenze, non avevano 'Concretato un'azione comune di difesa contro i

progettati decreti che pure dovevano riuscir loro di danno. È mancata cioè la

formazione di un fronte neutrale che prendesse 'chiaramente posizione e nei

riguaroi del quale, si pensa a Berlino, l'Inghilterra sarebbe stata forse costretta

a venire a più miti consigli.

Ora la Germania, in questa fase della guerra ,che si può definire quasi esclu

sivamente marittima, ripete che i neutrali sono posti davanti a una decisione.

Quale dovrebbe essere tale decisione si desume da una nuova voce tedesca circa

gli obiettivi di guerra della Germania. Essa si propone si di colpire, e con tutti i

mezzi, l'Inghilterra, ma per stabilire un nuovo ordine in Europa e a favore del

l'Europa, sciogliendola dal predominio britannico. È un nuovo concetto conti-

nentale, insomma, che la Germania avanza (si può osservare che mai si sviluppa,

sui giornali tedeschi, i1.l tema delle rivend~cazi:oni coloniali), e nel quale essa

vorrebbe quindi farsi alfiere di tutte le nazioni europee.

È facile indovinare quale sia l'idea che sorregge questo bando, dal momento

che, liberata l'Europa dall'influenza della grande potenza insulare, in essa la

potenza più forte rimarrebbe la Germania. Bisogna in ogni modo osservare come,

non ostante ila renitenza delle p1ccole potenze neutrali, la Germania non abban

doni ogni sforzo per convincerle a una disposizione più favorevole nei suoi

riguardi. Con le buone maniere, per il momento. Ma se queste non raggiunge

ranno almeno in parte lo scopo, il Reich prepara fin d'ora un nuovo motto per

giustificare quella che potrebbe essere la sua azione di attrazione forzata dei

p ice oli paesi neutrali: è il motto della crociata continentale europea contro l'inge

renza delll'Inghilterra, potenza insulare. Attualmente, questo serve almeno a

spiegare, all'opinione pubblica tedesca l'inazione verso la Francia.

Il reda>ttore diplomatico della Boersen Zeitung afferma oggi che il destino dei neutrali coincide ora con quello della Germania. Ma non solo queLlo dei neutrali: anche quello della Francia, per quanto ciò sembri assurdo, dal momento che il LokaL Anzeiger scrive che « sotto le bandiere della Germarn:ia sta l'intero continente e, se la Germania cadesse, ,prima vittima sarebbe la Francia, seguita dagli altri popoli, tutti indistintamente traditi dall'Inghilterra».

Dopo tre mesi di guerra, e non ostante le manifestazioni francesi anche recentissime qui criticate, riaffiora dunque ogni tanto in Germania la discriminazione fra i due avwrsari. H destino della Francia è qua,si avvicinato a quello dei neutrali, la prima e i secondi sono accusati, in varia misura, di subire il giogo inglese.

429

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO TELESPR. 7485/3885. Parigi, 2 dicembre 1939 (per. giorno 5). La -riapertura dehle Camere francesi e la rinnovazione dei pieni poteri al sig. Daladier richiedono un breve commento.

Vi ho già informato del contrasto esistente fra Daladier e il Parlamento, il quale vuole difendere l'eser!Cizio delle sue prerogative anche e più in tempo di guerra.

Nel Parlamento (assai più che neJ. Senato), una volta eliminati i comunisti, esistono correnti non già disfattiste ma pacifiste, o per meglio dire correnti le quali sono preoccupate dalle conseguenze pericolose che può avere il prolungamento della guerra sia nell'ordine econom1co che nell'ordine sociale.

Perciò il dissidio fra Governo e Parlamento è ora determinato dal desiderio di quest'ultimo di controllare quotidianamente e dettagliatamente la politica del Governo, e non lasciare al solo arbitrio del sig. Daladier nè la •condotta della guerra nè quell'azione politica che possa avvicinare od allontanare le probabilità di una pace onorevole e giusta.

Tale era la base su cui la maggior parte dei parlamentari si preparavano a dare battaglia al Governo, e molti già cantavano vittoria. Ma Daladier ha tenuto duro ed alla richiesta chiaramente espressa dei deputati di sedere in permanenza ha risposto seccamente: no.

Posta così la questione di fiducia, sarebbe stato ·certo assai grave se il Governo non avesse avuto un voto favorevole (il quale sarebbe stato invece quasi unanime ove Da:lad~er avesse accondisceso a tenere aperte le Camere), e perciò molti deputati a malincuore glielo hanno accordato recedendo da'Ha posizione primitivamente presa.

Ma tutti i socialisti si sono ostinati a votare ·contro, ed una sessantina di deputati di vari settori, non potendo in altro modo esprimere il loro malcontento, si sono astenuti.

Così il Governo ha ottenuto una scarsa maggioranza alla Camera e una votazione più brillante al Senato, dove regnava minor vento di fronda.

Blum è soddisfatto della giornata parlamentare di ieri. Secondo lui la Camera non è morta, anzi è più viva che mai e decisa a compiere la missione che le è stata delegata dal Paese. Il partito socialista posto di fronte alla domanda della proroga dei :pieni poteri, ha fatto di tutto per conciliare questa nuova concessione con una contropartita necessaria, cioè con garanzie che avessero assicurato l'efficacia e la continuità del control:lo del Parlamento. «Se si considera il numero dei voti, dice stamane lo stesso Blum nel suo giornale, la battaglia è stata perduta ma per chiunque abbia assistito alla seduta, è stata una battaglia vinta».

In realtà quindi, ripeto, non si tratta di pacifismo a oltranza, nè tanto meno di disfattismo, ma sopratutto di parlamentarismo per cui al sig. Daladier vengono rivolte le accuse più contraddittorie cioè quella di essere troppo debole o troppo energico secondo il settore parlamentare da cui tali accuse provengono.

Gli aspiranti alla successione del sig. Daladier non mancano, e, malgrado i tempi difficili, tutti gli ex Presidenti del Consiglio e parecchi « uomini nuovi » si ritengono capaci di far meglio di lui.

Fra « nuovi » un aspirante che fa parlare di sè è il Ministro delle Finanze, Paul Reynaud, il quale vanta i successi della sua politica finanziaria, pl'omette di condurre la guerra ·come la finanza al cento per cento e fa circolare la voce che l'Inghilterra lo vuole perchè non-è abbastanza contenta di Daladirer.

Molti poi anelano al portafogli degli Esteri, sperando di .convincere Daladier ad abbandonarlo ed a contentarsi di quello della Guerra.

In questi giorni vi è stata tutta una rildda di nomi: De Monzie, Pétain, Bonnet ecc. ecc. oltre la lista solita de.gli ex Presidenti del Consiglio, umilmente rassegnati a consociarsi in un Gabinetto di ·unione nazionale.

Ma dopo il voto di ieri, e data la difficoltà per ogni candidato di lavorare alla propria candidatura senza incorrere nel rimprovero di anteporre la propria ambizione alla salvezza del paese, non sembrano vicini, a meno che non sorgano fatti nuovi, importanti cambiamenti nel Governo Daladier.

430

IL MINISTRO A KAUNAS, CASSINIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 85. Kaunas, 3 dicembre 1939, ore 16,15 (per. giorno 4, ore 2,30_). Notizie su tWiluppo conflitto tra sovietici e finlandesi verso i quali vanno simpatie vivissiine questo paese, hanno fortemente impressionato questi ambienti politici e più ancora popolazione che fino all'ultimo momento si cullava nella convinzione che la crisi potesse comporsi altrimenti. È insomma un brusco richiamo alla precarietà della situazione anche per Lituania ma che qui .si vorrebbe constderare .superata data che eonte·gno delle truppe sovietiche finora giudica•to nè invadente nè provocatore. Nondimeno questi ambienti politici amano valutare conflitto finlandesesovietico sotto l'aspetto di una nuova affermazione impet'ialistica che tenderebbe a raggiungere Mar del Nord quasi tralasciando questo paese più utile. Ministro Urbsys partirà per Tallinn per partecipare Conferenza Stati Baltici anticipando di quaJche ,giorno. Ufficialmente 1si dke ·Che Conferenza esa.minerà consueta questione economica ma corre voce che conversazioni dovranno pur servire per comunicazioni reciproche notizie su azione russa in queste regioni.

Comunque alcuni membri del Governo mi hanno accennato intenzione Lituania tenere contegno riservato per evitare .compromettersi.

431

IL MINISTRO AD ASUNCION, TONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 70. Asuncion, 3 dicembre 1939, ore 20,20 (per. giorno 4, ore 2). Corre voce in alcuni ambienti circa probabile offerta a Casa Savoia della

Corona di Santo Stefano. La cosa incontra favore ed è ritenuta profittevole per Ungheria nonchè illldispensabille per sicurezza dei Balcani.

432

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA

T. 616/498 R. (1). Roma, 3 dicembre 1939, ore 21,10.

La reazione antibolscevica di codesta stampa in seguito agli avvenimenti finno-sovietici è stata ·qui attentamente registrata.

Adoperatevi per incoraggiare in ogni modo la campagna anti-russa di codesti giornali e riferite circa esito azione che, con codesto Addetto Stampa, svolgerete al riguardo.

433

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI

T. 614/232 R. Roma, 3 dicembre 1939, ore 21,45.

Secondo informazioni qui pervenute risulterebbe ·Che codesto Ministero Esteri avrebbe sollecitato da suo Ministro a Parigi notizie sullo stato dei rapporti italo-francesi. Tale richiesta sarebbe stata determinata da passi fatti da codesto Ministro di Francia presso Ministro Esteri et Presidente Consiglio.

Poichè interesserebbe qui conoscere natura tali passi, pregovi possibilmente svolgere opportune indagini et riferire.

434

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI

T. 615/318 R. Roma, 3 dicembre 1939, ore 21,45.

La vivace reazione antibolscevica di codesta stampa in seguito agli avvenimenti fìnno-sovietici è stata qui attentamente registrata e perfettamente compresa.

Agite in ogni possibile modo per incoraggiare e rafforzare la levata di scudi antirussa di .codesti giornali e riferite circa risultati azione che con Addetto Stampa svo!.gerete a:I riguardo.

435

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO PER CORRIERE 73. Belgrado, 3 dicembre 1939 (per. giorno 5).

Nel parlarmi delle impressioni riportate da una sua recente gita a Budapest, ove ha avuto col Conte Csàky un assai lungo colloquio sulla si·tua2lione di questa zona, il mio ·collega d'Ungheria, Barone Bessenyey, mi ha accennato come le decisioni del Governo ma•giaro, sopratutto per effetto dei consigli dati a Roma

al Barone Villani, sembrano essere quelle di astenersi da qualsiasi intervento nel caso in .cui un'eventuale amputazione della Bessarabia potesse aver luogo senza toccare la più essenziale compagine deHo Stato romeno. Ove, invece, un'azione russa dovesse oltrepassare i rrimiti della Bessarabia, l'Ungheria sarebbe costretta ad un intervento, che sarebbe motivato dalla necessità di salvaguardare le posizioni carpatiche. Comunque la menzione apologetica del Trattato del Tdanon fatta da Gafencu nell'ultimo suo discorso è stata assai male ispirata nelle circostanze presenti della situazione ungaro-romena.

(l) Nei DD. 432, 433 e 434 il numero di protocollo non cc.rrisponde all'ortline di spedizione. Si è preferito ordinarli secondo l'ora di spedizione.

436

IL MINISTRO A LISBONA, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 302/06. Lisbona, 3 dicembre 1939 (per. giorno 7). Durante ·Conversazione giorni scorsi Segretario Generale Ministero Affari Esteri mi ha domandato quale fosse atteggiamento Regio Governo in relazione misure decise da Inghilterra contro esportazione merci tedesche. Ho risposto citando .comunicato già apparso circa richiamo fatto da V. E. a rappresentanti inglese e cfrancese in Roma. A mia volta, precisando che non agivo su istruzioni ricevute, ma per mia personale inizi,ativa a scopo di informazione, ho domandato quale fosse pensiero e atteggiamento portoghese. Segretario Generale mi ha risposto che misure erano certamente gravi e atte nuocere interessi neutri, e che suo Governo stava esaminando questione. In successiva conversazione avvenuta ieri mi ha detto che nessuna decisione era stata ancora presa in proposito. Ministro Germania ieri mi ha dal canto suo intrattenuto questione informazioni che era stato incaricato di domandare a questo Governo che cosa intendesse di fare (1). Egli compirà passo in questi 'giorni. Mi ha domandato se vi fossero in corso conversazioni tra Governi italiano e portoghese, aggiungendo di essere informato che scambio idee avveniva tra Governo italiano e spagnuolo. Ha detto anche di sapere che era considerata idea « convogli di neutri » ad esempio tra Barcellona e porti italiani (non attraverso stretto Gibilterra) allo scopo di assicurare traffici via mare e terra sino a Lisbona. Alle domande del mio collega di Germania ho risposto che nulla mi risultava circa le notizie sia delle conversazioni sia dell'idea di cui mi parlava. Ambasciatore di Spagna a sua volta mi ha detto di avere avuto istruzioni di domandare a questo Governo punto di vista e atteggiamento 1in relazione misure inglesi. Risposta è stata analoga a quella da me avuta e cioè che nessuna decisione è stata presa. Ambasciatore di Spagna mi ha detto che nel riferirla al suo Governo aveva aggiunto di ritenere « che non vi sarà decisione neppure nel futuro ~. Certamente misure inglesi sono atte danneggiare anche Portogallo non tanto

nei trasporti dato scarso sviluppo marina mercantile portoghese, quanto nel volume importazioni (come è noto Germania lotta qui da anni e spesso con

suocesso per primato con Inghhl:terra) e conseguentemente esportazioni (accordi dearing tra Germania e PortogaHo comprendenti anche scambio merci).

Tuttavia, data sua situazione con Inghilterra è difficile che Portogallo voglia e possa assumere posizione contrastante, e pertanto prevedendo che non vi saranno decisioni Ambasciatore di Spagna è probabilmente nel vero.

È da presumere -.ciò che può essere per noi di particolare interesse che Governo portoghese cerchi invece far fronte sue necessità -pur con limitazioni imposte da attuale situazione -aumentando volume traffico con altri paesi.

(l) Sic.

437

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 148. Ankara, 3 dicembre 1939 (per. giorno 12). Dal suo ritorno in sede von Papen ha alquanto modi·ficato il suo atteggiamento nei miei riguardi. Affabilissimo -come sempre -quando ci incontriamo, e~i ha diradato le visite, 1.e comunicazioni telefoniche, gli scambi di idee che prima della sua ultima assenza erano quasi quotidiani. Inve.ce ostenta amicizia ed intimità di rapporti con l'Ambasciatore dell'U.R.S.S., sig. Terentiev, il quale, a sua volta, uscendo dal prudente riserbo in cui finora si era mantenuto, lascia trasparire in sue conversazioni con .colleghi esteri il disappunto della Russia per la politica turca e non esclude Ja pqssibilità di un conflitto anche a breve scadenza. La polemica fra la stampa turca e quella tedesca, di cui ho dato notizia con i miei telegrammi per corriere n. 0141 e n. 0147 (l) è improvvisamente .çessata; permane tuttavia l'ostilità di tutti gli organi di questa stampa verso la Germania. Von Papen, dietro esplicite istruzioni ricevute dal suo Governo, si è recato ieri da Saracoglu per spi!egargli come l1e recenti misure decretate dall'Inghilterra e dalla Francia per l'inasprimento del blocco vadano oltre i diritti di belligeranza e non possano considerarsi rappresaglia della guerra con le mine fatta daLla Germania, in quan.to la Germani'a non ha ratificato ~'art. 2 della convenzione dell'Aja del 1907. Non so che cosa sia stato detto da Saracoglu a von Papen in seguito a questo passo, ma il giornale ufficioso Ulus nel suo numero odierno dedica l'articolo di fondo alla questione del « valore giuridico dei provvedimenti inglesi », e scrive: ... « La storica decisione inglese sembra a prima vista non conforme ai principi del diritto per gli effetti che avrà sui diritti dei neutri; essa risponde tuttavia alle esigenze della situazione attuale e se si considerano i fattori che indussero l'Inghilterra ad adottare il provvedimento, non è possibile non dare ragione 'a questo stato»... «non vi è mezzo così inum:llno ed illegale come le mine»... «di fronte a tale situazione rispondere con armi più potenti è un diritto e un dovere».

Le trattative commerciali turco-tedesche non fanno alcun progresso. I turchi insistono per ottenere dalla Germania pezzi di ricambio di macchine agricole,

industriali, belliche ed offrono come contropartita piccoli contingenti di olio, di cotone e di altri prodotti del suolo. Ma si rifiutano di dare il cromo -oggetto di insistenti richieste da parte tedesca -e non intendono ritirare due piroscafi già comandati in Germania e pronti per la consegna in un porto del Reich.

(l) Non pubblicati.

438

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI DI GRAN BRETAGNA, HALIFAX

L. 8311. Roma, 3 dicembre 1939.

Ho molto apprezzato la vostra lettera deU 25 novembre (l) e sono lieto di assicurarvi che io cordialmente ricambio i vostri sentimenti. Con Sir Percy Loraine ho già ripreso le conversazioni sulle questioni che interessano i nostri due Governi, ed ho la sincera convinzione che questi scambi di idee continueranno in quello stesso spirito di fiducia che li ha ,finora caratterizzati.

In questo spirito e, seguendo il vostro suggerimento di una amichevole collaborazi•one fra noi, io desidero attirare la vostra personale attenz.ione sopra una questione che io considero molto seria ed urgente.

Voi siete certamente al corrente delle gravi difficoltà che le nostre navi mercanti'li incontrano in conseguenza del controllo francese ed inglese sul mare. Queste difficoltà erano fino ·ad un certo punto prevedute da noi fin dall'inizio delle ostilità; e per attenuarle e per evitare attriti e incidenti, noi ci siamo mostrati disposti fin da allora a cooperare coll! le Autorità brit•ann~che ed abbiamo accolto favorevolmente a.e vostre proposte, particolarmente per quel che riguarda l'approdo volontario delle navi ai porti di controllo. Questo era stato fatto da parte nostra e vostra con la chiara intesa di rendere le operazioni di controllo più facili e più rCIIPide. Ma devo dire che i risultati sono stati finora estremamente insoddisfacenti. Le nostre navi che sono andate spontaneamente o che sono state dirottate nei vostri porti, sono state o sono trattenute in questi porti per un periodo molto maggiore di quello che può essere considerato come ragionevole e necessario, e la procedura d~lle visite di controllo è andata assumendo un carattere che io non esito a definire come vessatorio.

Vi accludo qui una lista delle nostre navi che sono state trattenute per periodi più o meno lunghi nei vostri porti (2), e voi •stesso potete constatare che la detenzione di queste navi è dm·ata sempre vari giorni e spesso qualche settimana.

Voi vi rendete certamente conto dei gra.vi danni che questi ritardi importano per la nostra navigazione e per il nostro commercio e ·financo per i nostri rifornimenti normali e io non ritengo necessario mettere in rilievo questi fatti. Ma desidero richiamare la vostra particOlare attenzione suHa gravità di questa questione e sulla irritazione che questi danni e gli ostacoli frapposti al nostro commercio stanno causando nell'opinione pubblica italiana, e la sfavorevole reazione che essi hanno sulle relazioni itala-britanniche. Io ritengo che questo

debba essere evitato, e sono sicuro che voi dividete la mia opinione, e ·che la nostra collaborazione -alla quale tanto voi che io attdbuiamo una grande importanza -perlffietterà di regolare questa questione in maniera soddisfacente.

(l) -Vedi D. 338. (2) -Non pubblicata.
439

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 234. Washington, 4 dicembre 1939, ore 13,03 (per. ore 21,30). Ad ogni buon fine segnalo che questo Incaricato d'Affari di Germania, in intervista concessa Washington Herald, pubblicata ieri e finora non rettificata nè smentita, avrebbe dichiarato: l) Che invasione Finlandia facendo parte piano russo recupero territori posseduti prima della guerra mondiale è giustificata. Russia comunque non si arresterà frontiera Svezia, Norvegia. A domanda circa intenzioni tedesche verso Danimarca, intervistato si è rifiutato rispondere. 2) Che Russia dopo la campagna finlandese muoverà sulla Romania per occupare Bessarabia e di lì punterà su Turchia per ottenere pieno controllo

Bosforo. 3) Che Ungheria profitterà azione russa per riprendere Transilvania.

440

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 137. Teheran, 4 dicembre 1939, ore 14,01 (per. ore 17,45). Questo Ministro degli Affari Esteri si è dimostrato molto aHarmato p& l'aggressione sovietica contro Finlandia e amareggiato per l'atteggiamento passivo dell'Inghilterra verso U.R.S.S. Egli, per solito molto prudente, mi ha confidato viva preoccupazione del suo Governo per una eventuale futura mossa sovietica verso la frontiera indiana e per :poca preparazione inglese a fronteggiarla. Non sa come spiegare 'ilndifferentismo britannico ed ha voluto anzi ·conoscere il mio pensiero. Gli ho risposto che finora si era calcolato sulla poca efficienza della organizzazione bellica e sulla poca solidarietà del fronte interno russo e gli ho accennato al patto tripartito di Angora. Il signor Aalam ha allora nuovamente attaccato Turchia per sua poldtica avventata che avrebbe aggravato situazione e risolto nulla, espl"imendo dubbi che l'esercito turco possa contrastare un serio attacco russo nel Caucaso. Ha preso qui spunto per rinnovare la sua ammirazione per ilinea di condotta tenuta dal Regio Governo ed ha ripetuto parallelismo fra la posizione attuale dell'Italia in Europa e quella della Persia in Asia. Ho ritratto impressione ·che questo Governo si dibatta fra la preoccupazione per l'aggressività sovietica e quella per l'apatia inglese e cerchi entrare

in più stretto contatto ·con noi. Gradirei qualche elemento di giudizio per norma di condotta e di linguaggio.

441

L'INCARICATO D'AFFARI A. l. A BUCAREST, CAPECE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 506. Bucarest, 4 dicembre 1939, ore 14,40 (per. ore 16,30). Segnalo ad ogni buon fine risultarmi che dottor Clodius ha testè concluso per conto Governo tedesco acquisto mag·g!ioranza azioni società petrolifera romena Petroblocc. In tal modo attraverso detta società che controlla la società finanziada Siper controllante a sua volta la IRDP (industria romena del petrolio), Germania diventa effettiva proprietaria di una società che produce circa 45 vagoni gJiornalieri di prodotti petroliferi. Intensidìcandone [a produzione ed ottenendo dal Governo romeno le redevenze !I'ispettive (circa altri 50 vagoni giornalieri) Germania conta poter disporre senza calcolare naturalmente acquisti da altre società, di .circa 100 vagoni giorna1ieri di prodotti petroliferi corrispondenti a drca 360 mila tonnellate all'anno.

Con questa operazione si inizia partecipazione diretta della Germania nella industria petrolifera romena.

442

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 1035. Berlino, 4 dicembre 1939, o1·e 16,25.

Questo Min~stro di Finllandi'a ha presentato alla Wilhelmstrasse una comunicazione del suo Governo con Ia quale questo, nell'informare H Governo tedesco di· avere officiato la Svezia a compJ.ere un intervento a Mosca a!llo scopo di far riprendere le conversazioni interrotte dal violento scoppio del conflitto, prega il Governo del Reich di voler a sua volta sostenere a Mosca Jil passo svedese (1). La Wilhelmstrasse ha risposto chiedendo delucidazioni sulle proposte finlandesi e domandando in pari tempo se altri Paesi erano stati pregati di compiere simile intervento a Mosca. Ministro di FJ.nlandia si è dichiarato di non essere in condizioni di fornire per ora gli elementi richiesti, non essendone e'gli al conente. Egli in pari tempo, alludendo a quanto è stato qui pubblicato circa la costituzione di un Governo rosso finlandese e circa i nove punti che forn1erebbero la base di un accordo tra Mosca e questo nuovo Governo, ha aggiunto che evidentemente dato che la Finlandia non ha che un solo Governo, quello di Helsinki, i suddetti nove punti e :le trattative ad essi relative non possono che essere ignorati e negati da parte finlandese. Rimane quindi ora :praticamente da vedere se la costituzione di un Governo rosso in Finlandia sia destinata a facilitare -come forse era nelle intenzioni sovietiche -oppure a complicare lo sviluppo delle negoziazioni.

(l) Vedi Documents on German Foreign Po!icy, 1918-1945 cit., Series D, VIII, D. 416.

443

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 146. HeLsinki, 4 dicembre 1939, ore 18,47 (per. ore 22,35).

Telegramma di V. E. n. 41 (1).

A nostro Addetto Aeronautico aggiunto qui .giunto per nota fornitura aeroplani da caccia (di cui 2 primi apparecchi sono previsti in arrivo presto) questo Comandante av.iazione ha detto che data debolezza aviazione finl'andese «sarebbe indispensabile aiuto straniero anche perchè questa. guerra è crociata civile contro bolscevismo». Vice Comandante aviazione più esplicitamente gli ha detto che atteggiamento stampa ed opinione pub1llica italiana lasciavano sperare a Finlandia eventuale aiuto concreto da parte nostra. Egli ha aggiunto che forse passo ufficialle verrebbe fatto in questo senso.

Parlando poi forniture in corso a nome del Ministro della Guerra ha vivamente pregato che spedizione tutti rimanenti apparecchi avvenga immediatamente. Come controproposte Governo finlandese è pronto coprire subito, in valuta, parte pa.gamento non coperto da invio cellulosa, secondo proposte dettagliate che questo Addetto Aeronauti'co aggiunto trasmette Ministero dell'Aeronautica.

444

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. P. 1036. Berlino, 4 dicembre 1939, ore 20,05 (per. ore 20,45).

Avuto oggi annunziata conversazione con Ribbentrop (2).

Nulla di sostanzialmente nuovo; la Germania sta con le armi a[ piede, pronta allo slancio al primo cenno del Ftihrer. Sono ben 153 le divisioni ammassate per l'assalto.

La guerra non può essere vinta non facendo nulla, ma dando alla Francia e al!l'Inghilterra una lezione tale da costringerle a .chiedere la pace.

Sia dall'accenno fatto alle «divisioni» già pronte, sia dalla ripetuta allusione alla Francia mi sembra pvter dedurre che .si contempla una offensiva anche terrestre.

Nessuna precisione quanto data. A mia !domanda se tuttav,ia mi potessi allontanare ora senza pericolo, RibbentroiP ha risposto subito affermativamente. Come pure, egli ha trovato ragionevole la mia rkhiesta che la Germania faccia uno sforzo speciale per il •carbone ora e cioè prima dell'offensiva. Da ciò dovrei dedurre che una offensiva generale non sarebbe contemplata per ora.

Ribbentrop ha aggiunto che il blocco sta risolvendosi e le navi che non si avventurano più nel Mar del Nord sono quelle inglesi. Nessuna preoccupazione specia:J.e da parte di Ribbentrop sul programma

c: politico» dell'U.R.S.S., nei riguardi della Finlandia come degli altri paesi baltici.

l2) Vedi D. 384.

Per contro, tn qualche altro ambiente una siffatta preoccupazione non manca ed affiora persino l'idea 'che Russia, conclusa impresa finlandese, possa dopo pensare anche alla Bessarabia rischiando così di mettere il fuoco alla penisola balcanica.

(l) Non pubblicato.

445

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 1037. BerLino, 4 dicembre 1939, ore 21 (per. ore 21,30).

Nella conversaz.ione avuta oggi con Rihbentrop e di cui riferisco a parte (l) ho accennato anche alla questione del carbone, osservando che, comunque stia~ no le cose, lo sforzo massimo 'che la Germania può fare può essere tentato con maggiore faciiità prima dell'inizio dell'offensiva anzichè dopo: essere quindi condonato parte del profitto della pausa attuale (2).

Ribbentrop ha ·convenuto nel mio punto di vista dando in mia presenza istruzioni al Direttore Wiehl; e quindi incaricandolo di prendere in proposito immediati contatti con Autorità militari, .riferendo ulteriormente la questione a lui.

Per norma aggiungo che il contributo di vagoni che Germania attende dall'Italia è complessivamente (compresi i 3000 già dati) di 10.000.

446

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO

T. 617 R./122. Roma, 4 dicembre 1939, ore 22.

Vostro telegramma n. 283 (3). Siamo sempre rimasti estranei iniziativa romena costituzione blocco balcanico.

447

L'INCARICATO D'AFFARI A.I. A BUCAREST, CAPECE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 507. Bucarest, 4 dicembre 1939, ore 22 (per. giorno 5, ore 7 ).

Ministro degli Affari Esteri che ho veduto oggi a sua richiesta mi ha detto aver ricevuto un messaggio da Saracoglu con il quale suo coUega turco oltre ringraziarlo per parole amabili da lui pronunciate all'indirizzo della Turchia in occasione suo recente discorso al Senato gli esprimeva pure sua piena approvazione per :lirasi ·riguardanti Halia. Saracoglu, inoltre, gli ha inviato adesione Turchia al noto progetto di blocco.

A tale proposito Gafencu confermandomi di non avere più svolto al·cuna azione in attesa di conoscere pensiero di V. E., mi ha detto aver tincaricato Ministro di Romania a Roma di portare a conoscenza di V. E. contenuto messaggio Saracoglu e di esporvi inoltre quanto segue: «Non è vero che iniziativa del bLocco sia, come si è detto all'estero, inglese; tale iniziativa è stata ed è romena •.

Romania non vuole per questo tblocco altro appoggio che quello dell'Italia, gìacchè Germania non può aiutarla contro i russi mentre appoggio anche solo morale degli alleati darebbe a raggruppamento balcano-danubiano una coloraz~one antìtedesca che Romania asso~lutamente non vuole; solo con l'Italia Stati del sud-est Europa hanno quindi comunità interessi e d'altra parte solo Italia può dissipare diffidenze tedesche. Gafencu ha concluso che mentre nel nord Mosca difende interessi ;prettamente russi, U.R.S.S. desidera Bessaralbia non per sè stessa ma perchè vuole attraverso quella regione iniziare mareia verso l'Europa bolscevizzando prima Romania e poi Bulgaria e Ungheria.

Riguardo quest'ultima Gafencu mi ha pregato ripetutamente di portare a conoscenza di V. E. che ne/l suo ultimo discorso egH non ha, voluto assolutamente chiudere una porta giacchè è disposto sempre e anzi desideroso di trattare .con Budapest.

Ministro degli Affari Esteri mi ha detto infine che dalla parte della Russia permane sempre il silenzio più assoluto ma mi ha mostrato una lunga lista, fornitagli dalla Polizia, di emissari bolscevici, la maggior parte ebrei, arrestati nel Paese in questi ultimi giorni.

(l) Vedi D. 444.

(2) Sic.

(3) Vedi D. 381.

448

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. 28988/539 P. R. Roma, 4 dicembre 1939, ore 23.

Vostro 1026 (1).

Come Vi telegrafai il 2,5 novembre ·sub. 521 (2) sono dei parere che ci convenga iniziare subito conversazioni con tedeschi per risolvere nel modo migliore la questione del cal"bone.

Non ci conviene però, ·come Vi ho detto in fine al mio dispaccio n. 765 del 28 novembre u. s. (3) di trasforma~la in una questione generale di carattere politico, e tanto meno di far iniziare il funzionamento di una commissione prevista per il caso di guerra.

La questione delle forniture del ·ca11bone deve rimanere sul terreno puramente tecnico.

È quindi opportuno che venga costà per il momento il solo ing. Nobili, affiancato se del caso da qualche altro tecnico, che potrà trattare con le autorità tedesche competenti ed anche con Ritter.

Prego te1egrafarmi quanldo Nobi!H dovrà trovarsi Berlino.

,z3 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

(l) -Vedi D. 419. (2) -Vedi D. 324. (3) -Vedi D. 370.
449

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 4 dicembre 1939.

Il R. Ministro in Helsinki ha telefonato stasera alle ore 20,15 per informare

che tutti gli italiani residenti in Finlandia, eccettuata una diecina che è neHa

campagna finlandese e che non ha voluto lasciare il Paese, .sono stati imbarcati

su di un piroscafo rtedesco per essere rimpatriati. Il Conte Bonarelli dice che

i serviizi della R. Legazione funzionano regolarmente ma che egli sarà costretto

data la mancanza di rifornimenti, di comunicazioni ed i continui ailarmi aerei,

a prendere alloggio in una villetta sita nei dintorni della città.

Il Conte Bonarelli mi ha colllfermato che in Finlandia drcolano con insi

stenza, e naturalmente con interesse, voci di arrivi di aiuti: italiani. Tali vod

provengono dall'estero. Gli ho risposto che trattasi di notizie di stampa, senza

fondamento.

450

L'AMBASCIATORE DELL'U.R.S.S. A ROMA, GORELKIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

NoTA VERBALE URGENTE 100. Roma, 4 dicembre 1939. L'Ambasciata dell'Unione delle Repubbliche Sovietiche Socialiste in Italia si trova in dovere di richiamare con tutta serietà l'attenzione del R. Ministero degli Affari Esteri su quanto segue: Sabato, 2 dicembre, alle ore 17,30 una folla di 200-250 premilitari si è presentata con grida e fischi dinanzi all'Ambasciata dove ha sostato durante circa dieci minuti lanciando grida ostilii, fischi ed insulti al'l.'indirizzo del Governo Sovietico. Nessuna misura era stata presa dalle Autorità di polizia per prevenire questa inammissibile dimostrazione anti-sovieti,ca. Nel portare quanto .sopra a conoscenza del R. Ministero degli Affari Esteri l'Ambasciata protesta energicamente ,contro una simile rivoltante dimostrazione e .confida che opportune misure saranno prese per punire i responsabili e per impedire il ripeter,si di simili incidenti.

451

LA REGINA ELENA, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. Roma, 4 dicembre 1939. Ricevo da mia nuora la Principessa di Piemonte l'unita lettera che, col consenso del Re, mi affretto a mandarVi.

Poichè si tratta del Re del Belgio, Vi prego con tutto il vostro comodo di farmi sapere che risposta dovrei fare avere al Re Leopoldo (1).

ALLEGATO

LA PRINCIPESSA DI PIEMONTE, MARIA JOSÉ, ALLA REGINA ELENA

L. . .... , 3 dicembre 1939 (1). Je me permet de vous envoyer la copie (2) et la traduction d'une lettre que mon frère m'a fait porter aujourd'hui par courrier spécial de Belgique. Je vous serais reconnaissante si vous vouliez la donner au Roi. Excusez la traduction qui par cause de la hate ne sera pas très bonne!

Mon frère Léopold me recommande de tenir ce message absolument secret. Je regrette de vous déranger ainsi mais ce n'est pas de ma faute! (3).

ANNESSO

IL RE DEL BELGIO, LEOPOLDO III, ALLA PRINCIPESSA DI PIEMONTE, MARIA JOSÉ

L. ..... (4). L'avvicinarsi delle feste di Natale e del nuovo anno potrebbero mi sembra costituire un elemento psicologico favorevole ad un nuovo sforzo in favore della pace. Ma questa volta bisognerebbe che questo sforzo fosse realizzato non da uno o due piccoli paesi neutri ma da un reale fronte di pace costituito da tutti coloro che sono stanchi di questa guerra per sè assurda ed in tutti i casi insensata e criminale. Ho l'impressione che se il signor Mussolini prendesse l'iniziativa di farsi fautore per la pace, avrebbe dietro a sè non solo tutti i paesi non belligeranti d'Europa ma incontrerebbe pure grandissima simpatia, nei paesi attualmente in guerra. L'Italia è la sola grande Potenza europea rimasta fuori dal conflitto e la sua voce otterrebbe più che mai ascolto sia a Berlino, sia a Parigi, sia a Londra. Sono quasi certo che una iniziativa pacifica di Mussolini sarebbe molto bene accolta da Franco, che, per quanto mi risulta, è desideroso d'intervenire in qualunque sforzo che potesse portare ad un compromesso tra i paesi in guerra. Una conferenza che riunisca in sè la maggior parte degli stati non belligeranti d'Europa e che potrebbe esaminare molte questioni interessanti i loro propri paesi e così permettere loro di adottare una linea di condotta comune per superare le grandi difficoltà economiche davanti alle quali essi si trovano. Se poi le circostanze lo permettessero perchè questi paesi non esaminerebbero pure delle eventuali possibilità di pace? Nessun dubbio che la maggior parte dei paesi neutrali se venissero da Mussolini invitati ad accordarsi accetterebbero con premura. Da parte mia non esiterei un solo istante a recarmi personalmente in Italia se la mia presenza potesse essere di qualche utilità. Non posso non credere che una riunione così importante tenuta nei giorni di Natale non avrebbe degli effetti considerevoli. Io vorrei che tu parlassi con Mussolini di queste mie idee. Esse non costituiscono alcuna soluzione nuova ma il loro interesse risiede soprattutto nel fatto di prendere, per tentare uno sforzo comune contro la guerra, un momento come quello del Natale nel quale l'umanità intera è resa più sensi

bile da una comunione di sentimenti religiosi, e tutto questo sotto l'egida della più grande potenza non belligerante (5).

(l) La lettera è autografa.

(l) -Manca l'indicazione del luogo di spedizione. (2) -Non rintracciata. (3) -La lettera è autografa. (4) -Mancano le indicazioni del giorno e del luogo di spedizione. (5) -La presente traduzione è di pugno della Principessa di Piemonte.
452

L'ADDETTO MLLITARE A BERLINO, MARRAS, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

PROMEMORIA 29 (1). Berlino, 4 dicembre 1939.

Compiute oggi visite di presentazione.

Accoglienza molto cordiale.

Riassumo i punti più importanti toccati nei vari colloqui.

Gen. von Brauchitch: molto interessamento per la preparazione bellica dell'Italia ed in particolare in Libia e per le fortificazioni in Tripolitan.ia.

Richiestomi quali riflessi avessero per l'Italia le nuove misure di blocco inglesi ·che oggi entrano in vigore. Accennatogli che la questione interessa ~l trasporto per mare del caroone fornitoci dalla Germania.

Gen. Keitel: comprensione per l'atteggiamento dell'Italia in questo conflitto. Opportunità mantenere contatti militari. Chiestemi notizie sulle modifìcazioni apportate recentemente nell'organizzazione del nostro Stato Maggiore.

La Germania ha piena fiducia nella situazione.

Gen. von Halder (Capo S. M. dell'esercito): accennato vagamente alla probabilità di un periodo invernale di attesa. Sull'argomento della durata della guerra ha osservato con qualche vivacità che la guerra potrebbe anche essere breve.

Le truppe francesi si logorano durante l'attesa; il soldato francese è un ottimo combattente, ma non può essere tenuto lungamente inattivo nelle opere di fortificazioni.

Il ,gen. Halder rutiene ·che se la Francia ;petrdlesse qualche balttag1ila potrebbe cedere rapidamente, perchè la guerra non è compresa dalle masse e perchè dopo alcuni insuccessi militari arpparkebbe chiaramente al popolo ·che la Francia combatte unicamente per gli interessi dell'Inghilterra.

Chiestemi notizie sulla situazione del traffico nel Mediterraneo.

Accennatomi al ritiro di divisioni francesi dal'la Frontiera alpina e dal Nord Africa. La Francia -ha detto -è molto vulnerabile nel Nord Africa ed una nostra grande offensiva dalla Libia potrebbe avere grandi risultati.

Gen. Fromm (Comandante .superiore dell'esercito del tetrritor1o): vede con molto piacere il proseguimento della collaborazione fra i due eserciti. È pronto a fornire tutte le notizie che possono interessare il nostro Commissariato Generale Fabbricazioni di Guerra.

Alcuni metalli speciali, potrebbero essere forniti dalla Russia.

È in studio l'organizzazione dei rifornimenti sovietici, ma tale questione deve essere osservata con occhi non occidentali ossia occorre avere minm-i esigenze.

La Germania è pronta ad una guerra anche molto lunga.

* * *

In tutti i comandi massima calma: ho avuto anzi l'impressione di una certa stasi.

L'azione sovietica in Finlandia viene seguita con molta attenzione, e da parte degli ambienti militari, con visibile contrarietà, essa è considerata come una conseguenza sgradita di una situazione politica imposta dalle circostanze.

Per la prossima primavera sarebbero previsti molti movimenti negli ufficiali del comando superiore dell'eS€rdto.

(l) Il presente documento fu trasmesso a Palazzo Chigi con Telespr. 9626/3079 da Berlino in data 4 dicembre, firmato dall'Ambasciatore Attolico, non pubblicato.

453

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 866. Tokio, 5 dicembre 1939, ore 6,15 (per. ore 13). Costituzione nuovo Governo in Cina è stata di nuovo rimandata per dare tempo a Wang Ching Wei mettersi d'accordo con capi governo provvisorio Pe

chino e Nanchino. Si spera che nuovo Governo possa essere istituito in gennaio. Comunicato Roma e Shanghai.

454

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 707 (1). Tokio, 5 dicembre 1939, ore 7,45 (per. ore 13,45). Sembrava che negli accordi fra la Germania e Russia, Berlino avesse acconsentito all'occupazione delle antiche basi navali russe nel Baltrico.

Conflitto russo-finlandese non preoccupa questo Ministro della Guerra che anzi spera ne derivino maggiori impegni russi in Europa.

455

IL CONSOLE GENERALE A GINEVRA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

FoN. 254. Ginevra, 5 dicembre 1939, ore 12. Governo argentino ha inviato al Segretario della Società delle Nazioni un telegramma con cui protesta per l'aggressione operata dall'U.R.S.S. contro la Finlandia «in violazione, non solo dei principi della S. d. N., ma della giustizia umana» e conclude affermando ,che «la violazione odiosa giustifica l'espulsione immediata deJ:l'U.R.S.S. dalla S. d. N.>. Telegramma analogo ha inviato il governo uruguayano ed il governo del Vene:vue:ta ha telegrafato dichiarando che, malgrado abbia dato il preavviso del suo ritiro dalla Società delle Nazioni, invierà egualmente i suoi delegati alla prossima Assemblea in segno di protesta contro l'azione sovietica. Intervento degli Stati Sud Americani ha suscitato molta impressione in questi ambienti eccitatissimi oggi contro lo Stato che si fece per anni paladino della sicurezza collettiva e che insistette in tutti i modi per la definizione deH'a,ggressore.

Siccome le sentenze del Consiglio e della Assemblea non possono far dubbio, Governo sovietico ha già fatto sapere al signor Avenol che esso non si farà rappresentare alle prossime riunioni societarie, dato che esso non riconosce altro governo finlandese oltre quello popolare col quale ha .già firmato un patto di non aggressione.

Inghilterra. e Francia interverranno all'Assemblea ed al Consiglio e già fin da ora si paria qui della costituzione di una Santa Alleanza anticomunista sotto l'alto patrocinio del Duce che potrebbe rappresentare il punto di partenza per una possibile risoluzione del ·conflitto europeo.

(l) Il numero di protocollo è errato.

456

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 303. Mosca, 5 dicembre 1939, ore 14,32 (per. ore 18,45).

Per spiegare contraddizione esistente fra quanto ho riferito col mio telegramma 300 (l) e quanto è detto nel comunicato sovietico odierno circa conversaZI1one di questo Ministro di Svezia ·con Molotov posso confermare che quando predetto Ministro ha sollecitato udienza •gli è stato risposto che Commissario era occupato e non poteva riceverlo. Collega svedese aveva interpretato tale risposta •come effetto della decisione presa dal Governo sovietico di non ascoltare alcuna comunicazione che veni•sse fatta a nome di un Governo del quaLe esso non intende più riconoscere esistenza. Invece più tardi Molotov ha chiamato Ministro di Svezia e colloquio ha aV1Uto luogo ore 9 di ieri sera nei termini riferiti dal comunicato sovietico.

457

IL CONSOLE GENERALE A GINEVRA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 256. Ginevra, 5 dicembre 1939, ore 20,20 (2).

A quanto mi si assicura appello finlandese alla Società delle Nazioni sarebbe stato patrocinato dal Governo americano e su dirette pressioni dell'Ambasciatore americano a Parigi Bullitt.

Governo uruguayano nella sua comunicazione odierna al Segretariato informa che « se la situazione anormale della Società in ;base alla violazione effettuata dall'U.R.S.S. persistesse, esso si vedrebbe costretto a ritirarsi dalla Lega».

Quanto alle possibilità del Consiglio, il quale dovrebbe in conseguenza della proposta argentina e sulla base del paragrafo 4 dell'art. 16 del Patto pronunziare l'espulsione dell'U.R.S.S. dalia Società, si osserva qui che nell'attuale momento fanno parte del Consiglto Cina Lettonia e Persia che ben dlifficilmente potrebbero vota.re in ,senso affermativo.

Assemblea dovrebbe quindi procedere prima all'elezione di nuovi membri del Consiglio, mandato della Cina e della Lettonia dovendo scadere quest'anno. Procedura sembra però 'complicata e non si vede per ora quali potranno

essere decisioni Assemblea.

(l) -Non pubblicato. (2) -Manca l'indicazione dell'ora di arrivo.
458

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 264. Belgrado, 5 dlicembre 1939, ore 23 (per. giorno 6, ore 3,35). Mi riferisco al telegramma di V. E. n. 232 (1). Questo Ministro di Francia è stato a Parigi nella seconda metà di novembre. Di nitorno ha avuto un colloquio con Markovié nel corso del quale gli ha fornito le più :recenti notizie avute al Quai d'Orsay SU'lle varie questioni che sono alll'ord:ine del giorno. Fra l'altro gli avrebbe accennato ad un progressivo miglioramento dei rapporti italo-franc€5i ed alle relazioni anche di ordine economico che si svolgono fra i due paesi. L'accenno avrebbe avuto carattere del tutto generico pur essendone evidente l'intenzione. Nè mi risulta la cosa a)bbia fatto su questo Ministro degli Affari

Esteri particolarmente impressione. Ritengo che per altro egli messo al corrente Purié a ParLgi di tale coll!oquio e di tale cenno in particolare.

459

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI TRANSOCEANICI, PRUNAS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 5 dicembre 1939. Il Consigliere dell'Ambasciata de'l Giappone ha fatto presente a questa Direzione Generale il desiderio del suo Governo di conoscere : l) se il Governo italiano era riuscito ad ottenere dal Governo inglese -in vista del hiocco indetto sulle el:ij)ortazioni tedesche -il permesso di importare dalla Germania il quantitativo di carbone necessario al suo fabbisogno; 2) il contenuto delle dichiarazioni di V. E. ai due Ambasciatori, di Franda e d'Inghilterra, in merito aUa stessa questione, ed -in senso più amp1io l-l'azione svolta dal R. Governo al riguardo. Egli ha dichiarato da parte sua che il Governo giapponese aveva richiamato l'attenzione del Governo britannico sui ,gravi danni che il provvedilrnento in parola avrebbe arrecato al Gi81Ppone, colpendone non solo il commercio ma anche l'organizzazione interna e la difesa nazionale legate alle esportazioni tedesche di armi, macchinari, ecc. Il Governo giapponese si sarebbe trovato pertanto obbligato a prendere delle ,contl'omi:sure qualora le sue richieste non fos:se~ro state tenwte in giusta considerazione. Ha infine ag~ÌIUnto che qualora il R. Governo lo avesse desiderato il Giappone era [pronto a considerare nel quadro accordi commerciali con l'iltalia ed il Manciukuò la possibilità di aumentare il quantitativo di soja la cui esportazione in Germania doveva necessariamente limitarsi in seguito al blocco anglofrancese.

(l) Vedi D. 433.

460

L'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, LORAINE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, ..... dicembre 1939 (1).

The Soviet invasion of Finland has aroosed widespread indignation in this country and indeed in every other country except Germany. The Italian Gove,rnment, though they have so f<m" refra~ned from making any public statement, seem to feel equally strongiy ahout it. Moreover there is reason to fea·r that if the Soviet succeed in bringing their Finnish campaign to a swift conclusion they may next turn to the BaJ.kans.

It ·iS there:fore desirable that we should Jet Count Ciano know in whatever

manner you tMnk most 1St1~table that Hd.s Maj,es1Jy'1s· Government view with

abhorrence action which the Soviet Government has taken in flagrant disregard

of every pdncip1e of honest deaHng in intemational arffairs and that they lfear

that this act o:f aggression in the North may well1 prove to be preilude to acts

of aggression in the Balkans and Black Sea. You should inform him in strictest

confidence that de~ite obvious difficulties of our situation we have decided

to make available to Finland a number of fighter aircraft.

461

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 276. Budapest, 5 dicembre 1939 (per. giorno 7).

Questa sera il Presidente del Consiglio Teleki, in un discorso pronunciato alla Camera ha fatto un accenno a una nuova guerra scoppiata in Europa « fra la ,piccola e ·cora1ggiosa nazione finlai!lldese, nostra parente e i Sovieti », docendo che l'Ungheria segue la lotta della nazione sorella con ansia e con tristezza. Le parole del conte Teleki hanno provocato una manifestazione di simpatia della Camera all'indirizzo deUa Finlandia.

Nel ·corso di una conversazione avuta questa mattina col conte Csàki, egli mi ha detto che l'opinione pubblica ungher·ese, per tradizione profondamente antibolscevica, simpatizzava completamente con la Finlandia. Ciò del resto era dimostrato dalle calorose dimostrazioni del Parlamento precedenti a quella odierna in favore di quel paese, e dalla vivace reazione antirussa della stampa. Csàky mi ha però voluto dire che egli, pur lasciando libero sfogo a tali irresistibili sentimenti del paese, aveva voluto dare ai commenti del Pester Lloyd, un tono più moderato, per non provocare una troppo pronta reazione sovietica. Nel corso della conversazione mi ha infatti acc·ennato, come ra•gi'One dete.rminante di ciò, alle gvavi difficoltà che L'Ungheria incontra per i rirfornimenti di materie p11ime per ae sue industrie a ·causa del sempl'e più severo controno inglese, e che lo avevano indotto a esaminare la possibilità di ottenere dalla Rus~a dei rifornimenti specialmente in rame e cotone. Il nuovo Ministro dei Sovieti, Saranov, nella sua prima visita gli aveva del resto mostra,to le sue buone disposizioni di iniziare scambi commerciali con l'Ungheria1.

(l) L'originale di questo documento porta la seguente annotazione in calce: c Rimessa a S. E. il Ministro il 6 dicembre 1939-XVIII •.

462

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 278. Budapest, 5 dicembre 1939 (per. giorno 7).

Mio telegramma per corriere n. 0277 iJI1 data odierna (1). Quanto ana si·tuazione in Finlandia, il Ministro degli Affari Esteri, esprimendosi con la più grande simpatia verso la causa finlandese, ciò che corrisponde pienamente all'opinione pubblica ungherese, mi ha detto che la Finlandia contava di poter resistere validamente .fino alla primavera; mi ha aggiunto che l'Ungheria le aveva fornito 12 batterie di artiglieria. antiaerea (mi consta personalmente che anche attualmente si trova a Dicsgyor, 1n quella acciaieria di Stato, un ufficiale finlandese dei servizi tecnici, per sorvegliare importanti forniture in .corso).

Csàky mi ha detto che, dato i1 pericoilo di bombardamenti aereti, Helsinki stava sgombrandosi: il Ministro di Ungheria aveva ricevuto da lui istruzioni di attenersi strettamente all'atteggiamento ..~el Ministro d'Italia e di seguirlo; avrebbe anche esso lasciato Helsinki appena tutti i cittadini ungheresi avessero abbandonato la città.

Circa le intenzioni sovietiche, Csàky pensava che il Governo di Mosca aveva intanto fretta in primo luogo di liquidare rapidamente a suo favore i problemi baltici, approfittando del favorevole momento, offerto dal consenso germanico. Non credeva, come sua impressitone personale, che la Russta voles•se poi passare subito all'aztone .in Bessarabia, non rtJanto per !le promesse che Molotov awebbe in proposito dato a Ribbentrop (mio tel. p. c. n. 279) (2) ma piuttosto per il fatto che la Russia avrebbe potuto risolvere la questione 'con la Romania quando meglio credesse e non aveva nessuna ragione di affrettarsi a farlo: la Bessarabia era già come un frutto maturo che la Russia poteva ancora aspettare a cogliere. Egli pensava che piuttosto il Governo sovietico -incominciando intanto con una fase di trattative -si sarebbe rivolto prima verso la Turchia per risolvere quei problemi, ben più importanti e' più scabrosi. Del modo con cui la Russia già trattava la Romania poteva darmi una prova: i russi avevano a un certo momento dato ai romeni ·telefonicamente l'ordine (sic) di ripristinare il traffico ferroviario : Gafencu aveva risposto che non poteva accettare ordini, pur concordando in linea di principio. Il traffico ancora non era ,stato ripreso, ma una commissione mista romeno-russo-tedesca stava già discutendo per ripristinarlo.

È poi impressione di Csàky che comunque, se la Romania fosse minacciata dalla Russia, contrariamente a quanto poteva sembrare qualche tempo fa, essa resisterebbe e si difenderebbe: tanto è vero che aveva spostato recentemente notevoli forze verso la frontiera sovietica: forze che sono per la maggior parte composte di elemell1ti svev:i e ungheresi. Egl,i :crede che la Romania opporrebbe dunque resistenza, perchè Re Carol, che ne sarebbe stato maggiormente convinto dopo il recente viaggio di Lord Lloyd, crede nella vittoria finale dell'Inghilterra: OIJIPOnendo una resistenza a una eventuale azione armata russa, la Romania spera così di poter avere un posto aUa futura conferenza della pace.

Avendogli chiesto che cosa pensava di una opinione che avevo sentito esprimere da un uomo politico ungherese, (allludendo a quanto aveva detto Eckhardt nel suo recente discorso di cui al mio rapporto n. 6374/2389 del 2 dicembre) (l) secondo cui la Romania avrebbe potuto accordarsi con la Russia sperando di servirsene per salvare poi le altre regioni pericolanti del paese, egli mi ha detto che si era infatti parlato di! questa ipotesi, che egli però doveva ritenere del tutto improbabile e senza fondamento.

Quanto agli ingegneri tedeschi che si troverebbero sul Prut per dirigere lavori di fortificazioni, (mio rapporto sopra citato) Csàky mi ha detto che gli risulta effettivamente che num&osi mgegneri tedeschi si trovavano irn Romania, ma piuttosto per sorveg1ilare i pozzi di petroHo ·ed impedire atti di sabotaggio da parte di agenti dell'Intenigence Service, come era stato già tentato recentemente.

Quanto ad una eventuale minaccia della Russia all'Ungheria, egli mi ha detto che non ve ne erano ora i sintomi immediati e diretti; fra l'altro aveva motivo di ritenere che anche la Germania non lo avrebbe mai permesso; a parte tutto 1a presenza mel Bacino danubiano della Russia sar~bbe stata una troppo grande forza di attrazione per tutti gli altri [popoli slavi. In ogni modo l'Ungheria evidentemente se fosse il caso era pronta a battersi come stava ora fa.cendo la Finlandia, e come del resto arveva fatto ripetutamente anche nel passato.

(l) -Ncm pubblicato. (2) -Vedi D. 463.
463

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 279. Budapest, 5 dicembre 1939 (per. giorno 7).

Mio telegramma per corriere n. 0278 in data odierna (2).

l. Anche le Autorità Militari confermano le previsioni di Csàky circa la possibilità della Finlandia di resistere fino a primavera. I finlandesi disporrebbero di 14 divisioni contro 2.5 divisioni russe attualmente impegnate. I russi avrebbero però una forte preponderanza aerea.

2. Anche al Ministero della Guerra risulterebbe che effettivamente Ribbentrop avrebbe ottenuto da Molotov la promessa dci non ilntervenire ;in Bessarabia e non attaccare la Romania, se questa continuasse a consegnare i pattuiti rirfornimenti alla Germania. H capo dell'Ufficio informazioni militari ha comunque la netta impressione che all'inizio della primavera la Russia vorrà comunque risolve:ve la questione della Bessarabia «da sola o insieme con i tedeschi».

I romeni avevano ·Concentrato le forze nella regione nord-orientale del paese e precisamente quelle celeri e motorizzate nella zona compresa fra il Dniester e il Prut; il resto (dodici divisioni) dietro quest'ultimo fiume.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 462.
464

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 280. Budapest, 5 dicembre 1939 (per. giorno 7 ).

Mio telegramma per corriere n. 0278 di oggi (1).

Parlandomi in genere della politica romena e delle voci di intenzioni del Governo di Bucarest di risolvere con la Bulgaria la questione della Dobrugia [quanto è oggetto dell'articolo del Grenzbote (telespresso n. 241925/C-AEM Uff. II del 2 dicembre) (2) collima con quanto mi aveva dichiarato questo Ministro di Romania recentemente, come da mio tel. n. 0274 del 2 dicembre

u. s.] (3) il Conte Csàky mi ha detto ritenere che in primo luogo la Bulgaria non si accontenterebbe mai soltanto del quadrilatero, ma vorrà soprattutto la conHgui:tà territoriale ·con •la Russia. P·er quanto concerneva l'Ungheria, egli poi aveva già fatto dire a Gafencu ad Ankara che non avrebbe mai accettato delle dtscriminazioni e non avrebbe doè mai ammesso che la Romania potesse risolvere soltanto la questione della Dobrugia, senza risolvel'e in pari tempo quella Transilvana (mio rapporto n. 3399/1161 del 25 giugno) (4).

C1rca i rapporti con la Romania mÌ! ha confermato che dopo la sua· chlara e necessaria messa al punto, in risposta alle di!chiarazioni di GafenC'll circa il Trattato del Trianon che egli giudtca altrettanto imprudenti quanto inutili, non era da prevedersi ulteriore seguito, almeno da parte ungherese.

Verso la Romania erano stati da parte ungherese smobilitati perfino i cacciatori di frontiera (verso la f:mntiera russa invece non solo i cacciatori di fronHera erano rimasti sul piede di guerra, ma le for:lle erano state aumentate di' due battaglioni).

Anche la questione degli arresti in Transilvania sembrava potesse essere favorevolmente liquidata: il Ministro di Ungheri:a a Bucarest, Bardossy, che si trovava a Budapest attualmente, stava ora trattando tale questione.

Per mostrare che il Governo ungherese lasciava pubblicare anche le dichiarazioni benevole, egli aveva fatta diffondere dalla stampa il discorso di Jorga, pur non annettendogli nessuna importanza dopo le dichiarazioni di Gafencu.

Mi ha risposto però che l'Ungheria sarebbe intervenuta soltanto in caso di minacaia russa ai Carpazi, perchè l'Ungheria non avrebbe poi potuto ammette:re che i russi li oltrepassassero; o se dovesse prodursi una rivolta a tinta comunista, come già vi erano in Romania dei sintomi.

Quanto all'atteggiamento dell'attuale Governo romeno egLi riteneva che, per la già accennata .convinzione del Re che l'Inghilterra avrebbe finito per vincere la guerra (5), la Romania cercasse di barcamenarsi cercando pretesti per svincolarsi dagli impegni presi con i tedeschi.

A questo proposito Csàky ha attirato la mia particolare attenzione sul fatto, che, se Tatarescu aveva giorni fa rassicurato Ia Germania che avrel:fue cercato

di risolvere con ogni maggiore buona volontà anche la questione del cambio del marco, è un fatto che i tedeschi sono oltremodo adirati contro la Romania che fra l'altro, come è noto, solo tre giorni fa ha messo tutto il suo tonnellaggio a disposizione dell'Inghilterra. Csàky non esc'lude che, se 1a Romania mostrasse di voler resistere alle richieste tedesche e soprattutto se tentasse di non consegnare integralmente aHa Germania i quantitativi già a suo tempo stabiliti, la Germania voglia poi ricorrere alla maniera forte ed usi la violenza: avendo detto a Csàky che allora l'Ungheria si troverebbe forse di fronte al fatto che i tedeschi vol,essero passare dal suo territorio, Csàky mi ha detto che i tedeschi sanno (·e lo aveva ripetuto incidentél!lmente l'altro giorno a Erdmansdorff) che l'Ungheria non vi consentirebbe «perchè sapeva quale pericolo avrebbe costituito per l'Unghevia se i tedeschi passassero sul suo territorio »; ma soprattutto mi ha dichiarato che egli pensava ·Che i tedeschi non avrebbero cercato di passare dall'Ungheria, ma eventualmente avrebbero se mai agito dalla parte dei russi ed in un1~one ·con essi, avendo essi ogni rag~one di non ·lasdare 'Ì russi so[i ad agire in Romania.

Al Ministero della Guerra, mentre si riconosce l'irritaz~one della Germania verso il Governo romeno, si esclude in modo assoluto che vi sia alcun concentramento di truppe tedesche in Slovacchia in funzione della Romania.

(l) -Vedi D. 462. (2) -Non rintracciato. (3) -Vedi D. 425. (4) -Vedi D.D.I.. Serie VIII, vol. XII, D. 350. (5) -Vedi D. 462.
465

L'INCARICATO D'AFFARI A.I. AD ATENE, FORNARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 174. Atene, 5 dicembre 1939 (per. giorno 8). Nel corso di una conversazioni su altri argomenti, il Consigliere di questa Legazione di Germania mi ha detto che, su conformi istruzioni di Berlino, il Principe di~ Erba·ch-Schonberg aveva compiuto un passo presso questo Ministero degili Affal'li Esteri per ottenere che il Governo greco presentasse a Londra una protesta formale contro i provvedimenti annunziati dal Governo britannico nei riguardi delle merci germaniche. Alla richiesta tedesca il signor Mavrudis avrebbe opposto un reciso, per quanto cortese, rifiuto, aggiungendo 'Che n Governo gl'eco intendeva, almeno per ora, limitarsi ad attirare l'attenzione di quello britannico sui danni che derivano alla Grecia dai provvedimenti stessi. Sul passo compiuto in proposito da parte greca richiamo quanto questa R. Legazione ha riferito all'E. V. con te

legrammi per ,corriere n. 0166 e 0170, rispettivamente del 24 novembre e del l dicembre u. s., (l) e con telegramma filo n. 174 del 30 novembre u. s. (2).

(l) -Vedi D.D. 314 e 408. (2) -Non pubblicato.
466

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 48. Londra, 5 dicembre 1939 (per. giorno 9).

Telegramma per corriere n. 24636 P. R. del 17 ottobre 1939 (1).

In una conversazione che ho avuto oggi con Fazloll'ah Nabil, Incaricato d'Affari dell'Iran a Londra, ho avuto in sostanza conferma di quanto comunicato dal R. Ministro a Teheran e cioè che l'U.R.S.S. seguendo metodo adottato da Sta1in in questi ultimi due mesi, ha avanzato richieste molto importanti a Teheran. Quantunque Fazlollah Nabil non avesse precisa conoscenza della base navale di Pehlevi, già una volta ·concessa dall'Iran all'U.R.S.S. e da questa retrocessa successivamente all'Iran, nonchè della ferrovia Nord-Sud attualmente in costruzione, Nabil se ne mostrava preoccupato, tanto più che il suo Paese non sarebbe, a suo avviso, in condizioni da tentare di .vesistere all'U.R.S.S.

Quanto all'Inghilterra egli riteneva •che una minaccia talmente precisa al suo petrolio, potrebbe farle comprendere che il maggiore pericolo per lei è rappresentato dall'U.R.S.S. più che dalla Germania, ma in qual modo essa potrebbe fronteggiare efficacemente quella minaccia, Nabil non riusciva a vedere.

D'altro canto l'Iran potrebbe forse difendersi, per due, tre mesi utilizzando le zone più impervie del territorio, ma sarebbe una guerra senza speranza data la scarsezza degli uomini e degli armamenti di cui •potrebbe diisporre. A proposito di armamenti, Nabil mi ha dato l'inteLI.'essante notizia che l'In·ghilterra avrebbe suggerito non più tacr.-di di tre settimane fa a Teheran di acqu1stare aeroplani italiani che l'Inghilterra vorrebbe le venissero subito ceduti dall'Iran in cambio di apparecchi britannici.

Da ultimo linformo V. E. che risulterebbe a Nabil aver l'Inghilterra concesso alla Turchia, oltre i noti prestiti e crediti, anche iii 30 % delle azioni dei petroli di Mossul.

467

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 49. Londra, 5 dicembre 1939 (per. giorno 9).

Col fonogramma •stam,pa n. 337 (2) ho segnalato note pubblicate ieri nei prindpaJ.i giornali da r~edattori diplomatici, nelle quali si indica il,a, GermaiilJia come la maggiore responsabile dell'aggressione russa contro la Finlandia. Vi si afferma infatti che la Russia aveva posto a condizione di un accordo anglo-francosovietico l'occupazione -come scriveva tra gli altri il Times -della Finlandia e degli Stati: Baltici; a seguito del rifiuto dei Governi francese e inglese e della conseguente rottura delle trattative, simili condizioni sarebbero state poste da Mosca al Governo tedesco, il quale le avrebbe accettate sanzionando così la futura aggressione sovietica.

Tale nota publblicata in termini analoghi da tutti i maggiori quotidiani mi risulta di dilretta ispirazione del Governo, che ha fatto convocare al Mintstero delle Informazioni i vari redattori, fornendo loro elementi per la pubblicazione ìn parola.

Nel corso di una conversazione che ho avuto occasione di avere oggi con Sargent e nella quale è stato incidentalmente toccato l'argomento, egli mi ha detto che le richieste russe avanzate all'epoca dei passati negoziati e concernenti gli Stati Baltici, avrebbero praticamente equivalso a dare alla Russia la possibilità di intervenire in qualunque momento in quegli Stati acquistandovi una posizione di predominio, e mi ha confermato che nè Ia Gran Bretagna nè ia Francia avevano voluto aderire a tali pretese.

Il corso degli avvenimenti -ha aggiunto Sargent -ha confermato che la risposta tedesca era stata ben diversa ed aveva rpermesso alla Russia di iniziare quella aggressiva politica di predominio sugli Stati Baltici che si continuava oggi con l'attacco diretto contro la Finlandia.

Quale che possa essere stato l'effettivo andamento dei negoziati condotti da Mosca con Londra e con Berlino, ho creduto utile di segnalare ad ogni buon fine a V. E. quanto dettomi da Sargent. È ovvio d'altra parte l'immediato interesse di questo Governo di continuare ad ac,centuare l'animosità dell'opinione pubblica inglese contro la Germania, rendendola comunque responsabile anche dei più recenti sviluppi della situazione in Finiandia, i quali non mancano di suscitare qui le più gravi preoccupazioni.

(l) -Non pubblicato. Contiene ritrasmissione T. da Teheran n. 100 del 12 ottobre, vedi D.D.I.. Serie IX, vol. I, D. 719. (2) -Non pubblicato.
468

L'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 93. Madrid, 5 dicembre 1939 (per. giorno 10).

Telegramma di questa Regia Ambasciata n. 326 (1). Noto esperto tedesco Wohlthat travasi tuttora a Madrid e continua a trattare con questo Gove,rno circa questioni segnaliate col telegramma sopracitato. Appare tuttavia assai poco soddisfatto dell'andamento suoi negoziati. D'altra parte questo Governo è molto titubante ad Ìlmpegnarsi in accordi per avviamento Germania materie prime e prodotti agricoli dopo alcuni esperimenti recentemente falliti in seguito avvenuta confisca merci da parte britannka.

469

L'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 94. Madrid, 5 dicembre 1939 (per. giorno 10).

Vostro telegramma n. 480 (2). Rientrato Madrid mi sono fatto premura di far convocare Comm~ssione Interministeriale Spagnola alla quale ho presenta.to e illustrato controproposte consegnatemi a Roma. Commiss1one predetta ha già iniziato esame dette controproposte. Mi riservo riferire al più presto.

(l) -Vedi D. 211. (2) -Vedi D. 190.
470

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, ALLA REGINA ELENA

L. s. N. .....,(1) 5 dicembre 1939.

Ricevo la lettera di S. M. ill Re Leopoldo (2), che avete avuto J.a cortesia di trasmettermi. Allo stato degli atti non cl'edo realizzabile, quanto Re Leopoldo propone.

Forse in un secondo tempo: oggi si andrebbe incontro all'insuccesso.

471

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 6380/2589. Sofia, 5 dicembre 1939 (per. giorno 11).

A telespressi di V. E. del 20 e 21 ultimo, n. 240173/C e n. 240352/C (3).

Dai telespressi surriferiti di V. E., che ho letto con estremo interesse, e per la parte di mia competenza, mi permetto di rilevare come le affermazioni di ambienti vicini al Foreign Ofjice e quelle dell'Ambasciatore di Turchia in Londra, sembrino alquanto esattamente coincidere sotto l'aspetto negativo nei riguardi delle rivendicazioni bulgare in Dobrugia.

In un passato assai recente furono bensì proprio Inghilterra e Turchia quelle che assunsero, o parvero assumere, verso Bucarest un atteggiamento conciliativo per un regolamento della questione dobrugiana. Ne riferii a suo tempo a

V. E.. Gli ultimi infruttuosi tentativi per la creazione di un sistema balcanico, semlbrano invece ora aver fatto nuovamente indietreggiare la questione, rinsaldando nell tempo stesso la Bulgaria nelle sue posizioni negative rispetto a tale sistema.

D'altra parte non è una semplice negazione che, specie nei confronti di uno Stato quale la Romania, che tutto indica come seriamente esposta, quella che risolverà la questione dobrugiana (4), e per quanto il Governo di Sofia continui a ripetel'e, ,e lo conferma anche or ora Kiosseivanov nella sua :inte,rvista a~ Paris Soir, che non approfitterà di una crisi del problema della Bessarabia, per risolvere quello della Dobrugia, mi pare .comunque sempre incerto ciò che la Bulgaria potrebbe essere indotta a fare all'atto pratico, qualora quella crisi dovesse effettivamente verificarsi. E in tale ipotesi le possibilità della Russia nei confronti della Bulgaria potrebbero forse rivelarsi notevoli.

Dato poi lo scarso seguito che, secondo ile informazioni segnalate a V. E. con mio telegramma per corriere n. 0214 del 1° corrente, (5) sarebbe stato dato dalla Turchia agli annunciati ritiri di truppe dalla Tracia, qui si va alimentando il dubbio che 1a presenza di quelle forze possa essere appunto in rapporto con un'eventuale minaccia sovietica in Bessarabia. Si ricordano in proposito le di

(3l Non pubblicati.

chiarazioni scambiate in occasione del recente viaggio di Gafencu ad Ankara, sulla intima correlazione fra m. problema degli Stretti e quello delle bocche del Danubio.

Osservo che in tale evenienza una pressione militare anglo-franco-turca intorno alle :frontiere bulgare, potrebbe :fornire alla Russia un elemento di più di riavvicinamento con la Bulgaria.

(l) -Manca l'indicazione del luogo di spedizione. (2) -Vedi n. 451, annesso. (4) -Sic. (5) -Non pubblicato.
472

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 5629/1571. Belgrado, 5 dicemlYre 1939 (per. giorno 12).

Nel telespresso n. 241923/c del 2 corrente (l) col quale V. E. si è compiaciuta comunicarmi alcune notizie fornite dalla R. L·egazione a Sofia sulla si!tuazione balcanica, rilevo che Sara.coglu avrebbe dichi,avato al Mintstro di Bulgaria ad Ankara come :iil primo ·suggerimento di un blocco balcanko, !inclusivo della Bulgaria e dell'Ungheria, sarebbe partito dall'Ambasciatore jugoslavo in Turchia. Secondo risulta a me, le cose non starebbero esattamente così. È verissimo che l'iniziativa di una sistemazione solidale balcanica è stata presa da Be1grado, agl:i inizi del conflitto. Ma non già nel senso della creazione di un blocco, colle modallità indicate, che figurano nel progetto romeno. A Be]lgrado si intendeva unicamente adoperarsi per facilitare, in quanto possibile, una conciliazione ,delle divergenze e dei punti di contesa :fra Stati balcanici, allo scopo dj consolidare la situazione di solidarietà pacifica e di comune resi.stenza ad un allargamento del conflitto a questa zona. In tal senso a Belgrado si è operato nei rtgua.rdi ungaro-romeni, bulgaro-romeni, bulgaro-turco-greci. Naturalmente questa attività jugoslava non poteva che segnare una battuta di aspetto dopo il ritorno di Saracoglu da Mosca e gli avvcenimenti che ne sono seguiti. E se le intenzioni mediatrici e pacificatrici permangono le stesse, le possibilità di azione jugoslava non possono attualmente non tenere conto delle ·Circostanze mutate. Ma nei riguardi parti·colari del blocco ho già avuto occasione di riferire quali siano state le dubbiose considerazioni :formulate, fin dalle origini del progetto, da questo Governo (2).

473

L'AMBASCIATORE A BRUSSELLE, LOJACONO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5094/1308. Brusselle, 5 dicembre 1939 (per. giorno 13).

Secondo informazioni raccolte in questi ambienti di Corte, il Re Leopoldo sarebbe rimasto profondamente dispiaciuto del fatto che il signor Daladier, nel discorso tenuto alla Camera :francese il 30 novembre, abbia omesso qualsiasi accenno ai tentativi di pace compiuti dai Sovrani del Bel,gio e di Olanda. Tale

om1sswne è aggravata dal fatto che il signor Daladier ha registrato con riconoscenza i nobili gesti compiuti nello stesso senso dal Duce, dal Sommo Pontefice e del signor Roosev,elt. Non sarebbe stato dunque un eccessLvo sforzo per il signor Daladier proseguire l'enumerazione per aggiungervi i nomi di due Sovrani la cui opera per la pace non può essere certo tacciata di insincerità. Ma sembra che a Parigi si nutra rancore verso Re Leopoldo per la resistenza opposta alle lusinghe o intimidazioni con cui, nel momento della minaccia germanica, si cercava di farlo cadere nelle braccia anglo-francesi.

(l) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del Telespr. 6080/2437 da Sofia del 20 novembre, vedi D. 271. (2) -Vedi D. 43.
474

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 4295/1667. Mosca, 5 dicembre 1939. Sugli avvenimenti che hanno condotto al conflitto armato fra U.R.S.S. e Finlandia non potrei fornire alcuna notizia che non sia già stata lavgamente diffusa dalle agenzie telegrafiche e dalla radio. Per la documentazione di codesto Ministero mi riservo comunque di trasmettere quanto prima un rapporto contenente le ultime note scambiate fra i Governi di Mosca e di Helsinki e gli atti successivi del Gov,erno sovietico: riconoscimento del «govemo democratico finlandese » e trattato di mutua assis~ concluso con detto Governo. Mi limito qui a sottoporre a V. E. alcune considerazioni di ordine generale. Ancora pochi gi:oril!i prima deli'i!nizio delle operazioni militari: io esprimevo l'opinione che il Governo sovietico non avrebbe provocato un aperto conflitto armato, ma si sarebbe accontentato di intensificare la sua azione di pressione indiretta e di intimidazione, mediante la quale tutto lasciava supporre che esso avrebbe conseguito, entro un tempo relativamente breve, piena soddisfazione delle sue pretese terriltoriaM. Questa opinione ,era condivisa dalla 'grandissima maggioranza dei miei coTheghL esteri, compreso lo stesso Milnilstro dii Finlandia, i~l quale fino al giorno della denunzia del patto di non aggressione e perfino quando alla frontiera si combatteva già in :piena regola, continuava a vedere la possibilità di un accordo. Quale è stata ia ragione 1che ha indotto i dirilgenti del Cremlino a decidere la guerra? Su questo punto le opinioni variano. Negli ambienti dell'Ambasciata di Germania si afferma che al momento delle dimissioni del Gabinetto Cajander esisteva ancora la possibilità di un componimento amichevole, ma che tale possibilità è stata distrutta dalla «infelice deC'isione » di affidare il portafoglio degli Affari Esteri! [Jjel nuovo Gabinetto ,al si1gnor Tanner, il quale durante i negozialtd di Mosca si savebbe reso personalmente 'inviso tanto a Stalin che a Molotov. Questi ultimi avrebbero interpretato la scelta di Tanner come una prova di persistente intransigenza e si sarebbero convinti della imposs~bilità di giungere ad un compromesso soddisfacente. Simile versione non mi sembra troppo convincente, perchè la rapidità con la quale il Governo sovietico ha agito nell'inscenare la formazione del cosiddetto « governo democratico » dL Terijoki ha mostrato l'esi1stenza di un ,pdano d'azdone

24 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

certamente non improvvisato, il quale escludeva ulteriori trattative col Governo di Helsinki.

Vengono avanzati anche altri diversi motivi. Si dice, ad esempio, che per Stalin, il quale si era personalmente impegnato a fondo nei negoziati di Mosca, il ritardo nel raggiungere un accordo aveva fatto sorgere una questione di prestigio che non ammetteva ulteriori dilazioni. Si dice anche che Stalin ha creduto necessario di adottare verso la Finlandia una politica di forza onde influenzare la Romania in vista di una prossima iniziativa sovietica per la restituzione della Bessarabia. Si parla infine di influenze esercitate dalle alte sfere militari, le quali avrebbero persuaso Stalin della necessità di marciare contro la Finlandia allo scopo di smentire l'op·inione che cominciava a diffondersi all'estero, nel senso che l'Armata Rossa, malgrado la sua mole, si sentisse troppo debole e male organizzata per intraprendere un'azione militare qualsiasi.

Io non escludo che tutti questi motivi abbiano potuto esercitare una certa influenza. Ho però la sensazione che essi siano stati più che altro delle cause concomitanti, ma non quella determinante. Credo invece che la guerra contro la Finlandia sia stata decisa in conformità ad un piano prestabilito di « bolscevizzazione ~ di ·quel Paese, come primo pa.sso verso la soluzione integrale di quello che è il problema capitale per i dirigenti dell'U.R.S.S.: la distruzione del cosiddetto «accerchiamento capitalista~ (1).

475

L'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, PREZIOSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 4629/2082. Buenos Aires, 5 dicembre 1939 (per. giorno 11 gennaio 1940). Miei telegrammi n. 236 (2) e 274 (3).

La proposta avanzata dal signor Cantilo presso la Società delle Nazioni allo scopo di provocare l'immediata espulsione della Russia dal Consesso ginevrino ha obbedito principalmente a tre motivi:

l) quello di precedere ogni altro Stato sudamericano nelle ventilate azioni di espHcita riprovazione dell'aggressione bolscevica alla Finlandia;

2) quello di riaffermare ciò che qui viene chiamata « la tradizione argentina ~ e che consiste nel noto sforzo di tradurre ogni questione di politica estera in termini giuridici ed in articoli del Patto;

3) quello >di Ilia:trermare, sia di ·fronte al Nordamerica che ai Paesi sudamericani, la volontà dell'Argentina di capeggiare il pensiero e l'azione politica dell'America latina.

Tuttavia, ciò che è prevalso nel gesto di Cantilo è la sua perdurante ambizione di voler restare un patrono dell'Istituzione ginevrina, nonchè la sua nota volontà di apparire il leader di tutti i suoi colleghi sudamericani.

Difatti, il telegramma inviato ieri dal signor Cantilo a Ginevra, e di cui allego copia (1), è stato in realtà originato da una proposta fattagli tre giorni prima dal governo uruguayano: e cioè che entrambi i Paesi promovessero, da parte degli aUri Statt americani, un'azione collettiva di protesta contro l'U.R.S.S..

Cantilo, desideroso soprattutto di riservare all'Argentina l'iniziativa e la direzione del movimento, :fece valere vari argomenti, fra cui la circostanza che non tutti i Paesi americani sono membri della Lega, nonchè il gran tempo che sarebbe occorso per ricercare una formula atta a raccogliere il maggior numero di adesioni, i!nsilnuam.do la necessità urgente di rapide ·azioni tindividuali:.

E così ieri egli mise in pratica la ventilata soluzione, inviando a Ginevra il telegramma in ,questione, e facendo annunziare dalla stampa che il passo del governo argentino, compiuto singolarmente quale membro della Società deUe Nazioni, lasciava 11bero ogni Stato d'America d'a55umere direttamente, e per proprio ·conto, l'atte.g:giamento che sti credesse più conveniente.

Il Mmistro degti Esteri dlell'Uruguay non ·s1i laJSCiò tuttavia !SOrprendere daill'irriziativa argentina; e nella stessa giornata di ieri inviò egli pure a Ginevra un telegramma del genere di quello del Cantilo, benchè di tono più minaccioso.

Contemporaneamente il signor Cantilo tenne a dichiarare che l'Argentina era ugualmente disposta ad aderire ad una eventuale dichiarazione collettiva sudamericana, che esprimesse i sentimenti dei popoli di questo continente, sia nei riguardi dell'aggressione russa sia contro l'estendersi della propaganda comurrtsta «che .costituisce un seri!o pericolo al qua·le non possono essere indifferentti i popoli che mirtno al rispetto delJ.a vita, della coscienza e della libertà umana ».

Ho !l'impressione .che ;questa voLta le parole e i gesti di CantJilo non rlispondano al solito <fesiderio di teatral:i ostentazioni. Vi è realmente l'intenzione, come ho telegrafato, di abbandonare la Lega, qualora questa sia per non prendere l'invocato provvedimento di espulsione dei Sovieti.

Comunque, sia l'iniziativa singola argentina che l'adesione ad un eventuale passo collettivo sudamericano, hanno trovato l'eco più favorevole in questi circoli ed in questa stampa. Fa eccezione il nuovo giornale Reconquista (che rispecchia le vedute tedesche), 'il quale sostiene che l'Argentina ha compiuto un inutile gesto, abbandonando la sua posizione di Nazione neutrale.

(l) -L'originale di questo documento porta il visto di Mussolini. (2) -Non pubblicato. (3) -Non pubblicato.
476

L'ADDETTO MILITARE A BERLINO, MARRAS, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI

R. (2). Berlino, 5 dicembre 1939.

Per quanto risulta da notizie avute stamane, l'attività militare nello scacchtere J."USSo-finlandese sarebbe stata i!eri piuttosto limitata. Sarebbero tuttavta da registrare nuovi progressi sovietici nel settore a nord del lago di Ladoga, mentr.e un'azione in forze con truppe provenienti da Alexandrowsk si starebbe preparando nella regione di Petsamo, località che già occupata dai bolscevichi

è stata ripresa dai finlandesi. Le forze limitate di questi ultimi in quel settore non sarebbero in grado di opporre una lunga res'istenza.

I progressi sovietici in detta zona preoccupano vivamente gli ambienti svedesi, i quali ritengono che l'U.R.S.S. voglia spingere a fondo l'azione ed impadronirsi della regione mineraria di Kiruna aprendosi poi la via alla costa occidentale norvegese.

La minaccia su queste zone minerarie interess·erebbe anche la Germania, la quale trae rifornimento di ottimo minerale di ferro e su questa considerazione potrebbe forse far leva la Svezia per ottenere un appoggio diplomatico della Germania stessa.

Mancano alla Svezia notizie sicure circa i limiti della zona d'influenza lasciata all'U.R.S.S. dagli ultimi accordi tedesco-sovietici ma non si esclude che la Russia possa non tenere conto di tali eventuali impegni pur di conseguire un obiettivo tanto importante.

Gli ambienti militari svedesi escludono che la Svezia d'accordo con la Finlandia invii truppe nelle isole Aland, per impedirne la occupazione sovietica e ciò per le esitazioni del governo democratico svedese.

Il Governo finlandese che attualmente è sistemato in località prossima a Helsinki, probabilmente, col precipitare della situazione, si trasferirebbe a Vaasa (località sul golfo di Botnia).

Dalla Finlandia vengono sgombrate ·in Svezia molte famiglie. Si prevede che in seguito debbano venire accolti anche reparti finlandesi, i quali, molto probabilmente, non verrebbero disarmati.

La possibilìtà che anche la Svezia si trovi coinvolta nel conflitto viene considerata probabile.

Gli ambienti militari svedesi, d'accordo in questo col governo democratico, sarebbero attualmente orientati decisamente contro il Nazismo, considerandolo come un pericolo per la civiltà, perchè esso ha aperto le porte al bolscevismo.

* * *

Un ufficiale di questo stato maggiore, rientrato ieri dalla Finlandia ha riportato l'impressione che i finlandesi siano in grado di opporre buona resistenza. Egli ritiene che i russi si limiterebbero ad occupare la costa meridionale della Finlandia e pensa che non avrebbero la possibilità di agire nella Scandinavia settentrionale.

Più probabile gli sembra invece che, liquidato il problema finlandese, i Sovieti agiscano contro la Romania. Egli non ha mancato di aggiungere ·che tale azione interesserebbe da vicino l'Italia.

(l) -Non Pubblicata. (2) -L'originale di questo rapporto, ritrasmesso con Telespr. segreto 609139 da Roma del 15 dicembre, non è stato rintracciato. Esso apparteneva a quella parte dell'Archivio del Ministero della Guerra che è andata distrutta.
477

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 151. Helsinki, 6 dicembre 1939, ore 2,10 (per. giorno 7, ore 2,50).

Mio telegramma n. 150 (1). Oggi ricorrendo anniversario indipendenza della Finlandia Ministro degli Affari Esteri ha profittato giornata oscura e calma per convocare corpo diplo

matico dai suoi vari rifugi campestri e riunirlo in albergo della città con inter

vento del Presidente della Repubbld,ca e P['eeidente del Consig1io dei Ministri.

Tanto Presidente del Consiglio che Mi!ni:s,tl'o degli Affari Es:teri! harl'lllO avuto parole viva riconoscenza per interesse e simpatia di cui opinione pubblica italiana dà prova in questo momento verso Finlandia. Presidente del Consiglio si è mostrato particolarmeinte grato per nostro invio materiale aeronautico pregandomi che esso giunga al oompleto e atl. più presto possibile.

Notizie dal fronte confermano ritiro Finlandia in vari punti, ma solo per raggiungere linea di resistenza prestabilita.

Truppe avrebbero resistito due giorni più del previsto.

Secondo notizie di buona fonte su atteggiamento Svezia e Norvegia in aiuto questo paese, ,esso non potrà aversi prima della ricostituzione nuovo governo svedese.

(l) Non pubblicato.

478

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 872. Tokio, 6 dicembre 1939, ore 6,30 (per. ore 13). Colloquio dell'altro giorno di questo Minis:tro esteri con Ambasciatore degli

Stati Uniti, di cui giornali hanno dato notizia, non ha apportato alcun mutamento nella situazione.

479

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 873. Tokio, 6 dicembre 1939, ore 6,30 (per. ore 12,45). Attiro l'attenzione sulla dichiarazione del rappresentante ufficio stampa del Ministero affari esteri, di cui nel telegramma Stefani, secondo il quale la con

clusione di un patto di non aggressione con la Russia non è inclusa nel programma dei negoziati in corso.

480

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. P. RISERVATISSIMO 876. Tokio, 6 dicembre 1939, ore 7.50 (per. ore 16,15). Forse anche a causa di qualche accenno di questa stampa, Marina si è preoccupata della reazione inglese ed ha pregato governo russo far appoggiare

sottomarini e navi a Vladivostok promettendo soltanto rifornimenti. Ciò inasprito suoi rapporti con esercito.

481

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 877. Tokio, 6 dicembre 1939, ore 7,55 (per. ore 16).

Conversazioni per accordo commerciale nipponico-russo continuano ma lentamente e senza speranza notevoli vantaggi per il Giappone. Stampa invece ne esagera importanza in funzione anti-americana.

482

IL MINISTRO AD OSLO, LODI FÈ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 80. Oslo, 6 dicembre 1939, ore 15,46 (per. ore 18,15).

Isolamento Finlandia a causa della sua posizione geografica e impotenza vicina Svezia portarle soccorso efficace, hanno indotto Governo della Norvegia -la ~quale ,si sente anche essa minacciata e spera soffocare o almeno localizzare conflitto nordico -rivolgersi alla Germania.

Koht infatti mi ha detto che Governo norvegese, seguito dal Governo danese, ha compiuto passi a Berlino affinchè Reich intervenga per indurre Soviet riprendere i negoziati paoifid con Helsinki; e che Governo svedese non ha partecipa,to in seguito recente atteggiamento ostile della stampa germanica. Risposta tedesca ieri sera non ancora giunta.

In relazione prossima riunione Ginevra Ministro ha manifestato preoccupazione perchè non siano prese deliberazioni sanzionistiche cui per altro Norvegia è decisamente contraria, principalmente per timore venire coinvolta conflagrazione.

Convegno Oslo di domani dei tre Ministri degli esteri avrà carattere consultativo e non sarà presumibilmente seguito da comunicato.

483

IL MINISTRO A TALLINN, CICCONARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 66. TaUinn, 6 dicembre 1939, ore 15,50 (per. ore 20,40). Mio telegramma n. 65 (1). In ambirenrti di 'soHto 'bene informatt si suppone che improvvisa convocazione Mosca Generale Laidoner sarebbe stata determinata da richiesta sovietica rapida epurazione elementi militari estoni sospetti di svolgere attività segreta contro sovietici approfittando nuova situazione creatasi in-seguito a resistenza finlandese. Richieste bolsceviche potrebbero giungere secondo quel che si dice sino alla dissoluzione esercito estone. Esso sarebbe sostituito da forze militari russe in tutto il paese che assumerebbero anche compito mam~tenilmento ordine pubblico. Richieste in parola sarebbero inoltre giustificate da necessità di miglio

rare protezione basi navali ed aeree sovietiche in Estonia, contro le quali si ritengono imminenti attacchi aviazione finlandese.

(l) Non pubblicato.

484

IL CONSOLE GENERALE A GINEVRA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

FoN. 259. Ginevra, 6 dicembre 1939, ore 19,15.

Ha avuto luogo ieri 11iunione delegati. sudamericani.

Alcuni di essi hanno provocato istruzioni dai loro Governi che sono giunte in giornata. Delegazione Equatore ha ricevuto ordine appoggiare incondizionatamente Finlandia. Delegazione messicana ha informato che Presidente Repubblica farà oggi dichiarazione piena simpatia per Finlandia. Si sta elaborando d'altra parte dichiarazione comune degli Stati americani a cui si associeranno apertamente Stati Uniti.

A proposito atteggiamento questi ultimi confermo che passo finlandese ricorso alla Lega è stato di ispirazione americana. Delegato finlandese mi ha comunicato che suo Governo cerca ancora possibilità conciliazione con Mosca, ma che non vi sono molte speranze. Assemblea si orienta nel senso lfar precedere ad ogni discussione rielezione membri Consiglio.

Al posto della Lettonia verrebbe eletta la Finlandia; la Cina verrebbe riconfermata con l'intesa che si asterrebbe in caso di votazione come farebbe la Persia. In tal modo Consiglio, ·secondo i sudamericani avrebbe possibililtà procedere esclus~one Governo sovietico.

Riten.go Stati sudamericani si illudano poter effettd.vamente indurre IsUtuto ginevrino prendere decisione politica così importante nell'attuale momento. Francia e Inghilterra vorranno dare ad ogni azione societaria carattere esclusivamente antitedesco, ed evitare a<SSumere grosse responsabillità. È perciò pdù facile che Assemblea si ispirerà a note formule di condanna morale generica già adottate contro Giappone e a voti platonici di assistenza in favore Finlandia.

485

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 139. Teheran, 6 dicembre 1939, ore 20 (per. giorno 7, ore 13). Questo Ministro degli Affari Esteri trovasi in imbarazzo di fronte a questa Legazione di Polonia poichè questo Governo non ha riconosciuto Governo polacco di Parigi e vi sarebbero state proteste da parte della Germania (molto più probabilmente dietro pressione sovietica) che avrebbe fatto sapere che considera presenza di un Ministro di Polonia a Tehe·ran come contrada a neutralità. Mi è stato chiesto quale atteggiamento abbi!a assunto R. Governo nei

riguardi codesto Ambasciatore di Polonia. Qualora nulla osti gradirei essere messo in condizione rispondere.

486

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A SANTIAGO, OTTAVIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 168. Santiago, 6 dicembre 1939, ore 20,19 (per. giorno 7, ore 3,30).

A passi fatti da Equatore, Uruguay, Perù e Bolivia, per azione e dichia

razione congiunta di protesta Stati Americani per invasione Finlandia, Cile

ha risposto negativamente.

Questo Ministero degli Affari Esteri mi ha detto che attitudine Cile è deter

mi:nata da ferma volontà mantenersi compLetamente estraneo 'conflHito europeo

essendo sua politica essenzialmente americanista. Mi risulta che decisione Governo

cileno è stata influenzata da pressioni partiti estremisti filo-sovietici.

487

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI E AL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI

T. 618 R./c. (1). Roma, 6 dicembre 1939, ore 22.

(Per Berlino). Ho telegrafato alla R. Legazione a Belgrado quanto segue:

(Per tutti). Daily Mail 4 corrente pubblica notizia concentramento truppe

tedesche confini Slovenia.

PregoVi controllare e riferire.

(Per Berlino) fine delle virgolette e punto.

488

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA

T. 29148/502 P. R. Roma, 6 dicembre 1939, ore 22.

Miei telegrammi n. 454 (2) e 480 (3). Conversazioni costà in corso per accordi oommerciali si trascinano da lungo tempo: urge condurle a rapida e definitiva soluzione. Agite opportunamente in questo senso e telegrafate al più presto.

489

L'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 346. Madrid, 6 dicembre 1939, ore 22,40 (per. giorno 7, ore 18).

Telegramma di V. E. n. 498 (4).

Atteggiamento nettamente antisovietico già segnalato all'E. V. col mio telegramma n. 345 di ieri (5) è oggi stato ripreso ed intensificato da intera stampa spagnola.

Serrano Sufier mi ha assicurato che consente con V. E. nell'incoraggiare reazione antibolscevica in questo paese, sentimenti naturali popolo spagnolo essendo campo particolarmente favorevole tale campagna e simpatia per Finlandia essendo unanime. In mia presenza ha dato ordine in tale senso.

(l) -Il telegramma spedito a Berlino porta il n. 544, quello a Belgrado il n. 233. Un telegramma identico fu spedito a Bratislava lo stesso giorno col numero di protocollo 619 R/33. (2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 190. (4) -Vedi D. 432. (5) -Non pubblicato.
490

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 71. Stoccolma, 6 dicembre 1939, ore 22,55 (per. giorno 7, ore 3,30).

Ditta svedese C. A. Wallenborg & Son favorevolmente nota e nella circostanza raccomandata da questa Legazione di Finlandia, desidererebbe acquistare materiale di guerra destinato però ad esercito finlandese e precisamente: 100, 150 pezzi d'arti.glieria 37 millimetri anticarri, 140, 150 pezzi 20 millimetri antiaerei per fanteria, 20 pe~i 40 millimetri anti-aerei, 10-20 pezzi 75 o 76 millimetri tutti con relative dotazioni proiettili. Per eventuali trattative domanderebbe si recasse qui persona autorizzata (in primo luogo ha fatto nome Generale Marras) onde in riunione che dovrebbe possibilmente aver luogo sabato prossimo venturo, potessero essere determinati materiale e condizioni acquisto. Consegna « cif » Stoccolma pagamento dollari. Avverto ad ogni buon fine che per trasporto ditta suddetta farebbe affidamento possibilità per l'Italia spedire via Germania.

Segnalo quanto precede per debito uffiC'io restando in attesa di eventuali istruzioni.

491

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI (Pubbl. GALEAZZO CIANO, L'Europa verso la catastrofe, pp. 484-493, Milano, Mondadori, 1948)

APPUNTO. Roma, 6 dicembre 1939.

Il Conte Ciano fa presente al dott. Ley (l) che il Duce si è vivamente i1nteressato all'esposizione da lui fattagli circa la situazione ed i propositi del Reich ed ha particolarmente apprezzato quanto il dott. Ley gli ha detto essere il pensiero del Fiihrer sugli avvenimenti in corso. Speciale attenzione il Duce ha prestato ai fatti più recenti della politica germanica ed a questo riguardo il Conte Ciano chiede al dott. Ley qualche preC'isione sull'avvenire statale e amministratitvo dei territo.ri polacchi occupati dal Reich. Il dott. Ley premette che la frontiera fra la Germania e l'U.R.S.S. rimane il fiume Bug. Tale confine è definitivamente stabil:ito. Bisognerà però fare una differenza tra il confine del Reich propriamente detto e il confine «di interessi» dell'Impero tedesco. Il confine vero e ,propr,io deL Reich comprende le provincie dellla Prussia Orientale, della. Prussia Occidentale, il Gau della Warte e la Slesia. Tali frontiere sono

quelle immutabili del Reich. Il territorio invece che viene compreso fra il fiume Bug e lo Stato tedesco anzidetto è quello della Polonia. Lo Stato Polacco raggruppa da 10 a 12 miLioni di polacchi. In tutta questa zona, abitata da soLi polacchi, viene fissato lo Stato polacco. Tra il Bug e la Vistola è stata delimitata una provincia che verrà abitata da i,sraeliti ai quali sarà fatto il divieto di varcare la Vistola mentre verranno forniti del necessario per lo sviluppo dei loro interessi in tale regione.

Alle domande del Conte Ciano sul regime che si intenderà dare a questo Stato polacco, il dott. Ley risponde che, pur mancando di dettagli in merito, si può fin d'ora dire che esso sarà una specie di protettorato il quale, per il fatto di comprendere i grandi centri polacchi come Cracovia, Cestokowa, Varsavia e Lublino si potrà, a ragione intitolare «nuova Polonia». Perchè questa Polonia viva, è necessario, secondo quanto il Fiihrer gli ha detto personalmente, che essa non diventi una «piattaforma di azioni dirette contro il Reich ». Alla vita della « nuova Polonia » il Fiihrer mette questa condizione indispensabile e le Autorità del Reich cureranno che essa venga rispettata.

Il Conte Ciano domanda al dott. Ley quale è il pensiero del Governo pel Reich per quanto concerne la situazione nel Baltico e accenna specialmente all'attuale momento in Finlandia. Il dott. Ley si rimette a quello che gli ha detto il Fiihrer, «non essere cioè la Russia per il Reich e per la vita del popolo tedesco un problema capitale». Noi non sopravalutiamo nè sottovalutiamo la Russia -dice Ley -. Dal punto di vista ideologico quello che l'U.R.S.S. può tentare contro la compagine spirituale del popolo tedesco ci lascia completamente immuni. La Germania è e sarà anti-bolscevica. Si è parlato di strapotenza sovietica e si è anche vantata l'importanza dell'armata rossa. Noi conosciamo l'armata sovietica e sappiamo che non può resistere a nessun urto decisivo. Anzi, in una parola, essa non vale niente.

Alla precisa ,domanda del Conte Ciano sulla sorte della Finlandia il dott. Ley risponde che il Reich non ha nessun interesse per il futuro destino di questo Paese. Non possiamo dire -e.gl:i continua -che il contegno della Finlandia verso la Germania sia stato amichevole. Essa non solo non ci ha mai trattato bene, ma non è stata in nessun modo riconoscente alla Germania per il grandissimo contributo che ha dato alla sua indipendenza. Il Fiihrer pensa che parimenti l'Italia non dovrebbe avere nessun motivo di simpatia verso gli Stati nordici. Proprio il Fiihrer ha ricordato che fu lo svedese Sandler a proporre le sanzioni contro l'Italia. Dalla parte degli Stati nordici, del resto, vi è stata sempre una chiara avversità ideologica verso l'Italia e la Germania. Comunque, noi vedremo con soddisfazione la fine del conflitto finlandese.

Il Conte Ciano chiede al dott. Ley come egli consideri tale possibilità e questi risponde che effettivamente l'uscita è problematica, al che il Conte Ciano vuol sapere dal dott. Ley se egli non ritiene che l'U.R.S.S. abbia delle mire sulle ricchezze minerarie svedesi sottolineando che se l'U.R.S.S. dovesse impegnarsi in conflitto con la Svezia potrebbe avere delle sorprese poichè, per quanto gli svedesi non combattano da cento anni, essi sono dei buoni soldati come lo dimostra la storia e potrebbero opporre una seria resistenza. Il dott. Ley dice di non credere che la Russia abbia delle mire aggressive verso la Svezia ed aggiunge che, a suo modo di vedere, si attribuisce una importanza eccessiva alla capacità e alle possibilità sovietiche valorizzando un paese che è inceppato da troppi mali social:i ed etnici per poter attuare un vero e proprio espansionismo.

Il Conte Ciano obietta che si tratta di 180 milioni di individui che, se non altro, per il loro peso possono produrre degli squilibri sensibili in ogni parte d'Europa ·considerando soprattutto che essi si appog~no aJd una ideologia che si avvanta,ggia di un per1co1oso proselitismo. Ley, pur ammettendo il pericolo, risponde che questi 180 milioni di individui non sono capaci di alcun dinamismo e che in ogni modo non possono essere resi attivi in senso espansionista. Tanto il Duce che il Fiihrer -dice il dott. Ley -esprimendosi suWU.R.S.S'. hanno entrambi parlato di Asia. Anzi il Fiihrer ha detto che dove finisce il confine te,desco comincia l'Asia. Il Conte Ciano osserva che in effetti l'Asia si è avvicinata sempre più all'Europa. Il pericolo è maggiore -egli dice -non certo per una Potenza come la Germania, ma principalmente per i piccoli Stati e sop11attutto per le deficientt organizzadoni statlla1i .balcaniche. Egli cita l'esempio della Bulgaria dove il bolscevismo accoppiato allo slavismo può produrre un vero e proprio sovvertimento e precisa alcuni detta,gli della propaganda comunLsta in Bulgaria, sopratutto neJ:la classe studentesca, che impressionano il dott. Ley il quale peraltro insiste sul tema fondamentale della capacità tedesca di domare fac:ilmente e ,dovunque gli slavi. A sostegno di tale asserto, il dott. Ley si riferisce allo zarismo il quale, disponendo di una grande organizzazione, non faceva paura aJJ!a Germania in quanto llia sua ~orza propulsiva era esevdtata da slavi. Ancora meno fa paura il Governo dei sovieti -dice Ley -che dispone di minor forza vitale ed è praticamente disorganizzato. Certamente il bolscevismo è giunto al momento decisivo della sua trasformazione e noi dobbiamo sorvegliarlo da vicino. Ma pur sorvegliiandolo ci rendiamo conto che [e posi2JiOII1J. non sono mutate: fascismo e nazionalsoc:ialismo sono ancora in perfetta, completa antitesi al comunismo ~d al marxismo. La lotta fra queste ideologie sarà decisa non in Oriente ma in Occidente. Dalla espressione di forza che risulterà dalla eliminazione delle democrazie occidentali verranno risolti tanto il problema russo quanto quello balcanico.

Il dott. Ley si diffonde sul compito devoluto all'Italia e alla Germania di decidere questo conflitto ideologico abbattendo le Potenze democratiche. Scomparse le democrazie occ~dentali non vi è dubbio -dice il dott. Ley -che la Russia debba accettare le nostre condizioni. Ormai la lotta è arrivata ad un punto tale che si tratta soltanto di c essere o non essere:.. Noi non possiamo fare nessun paragone con l'ultima guerra nè tentare una riproduzione dell'avvenire a base di VersagLta o di altri Patti che sono stati stillati nel '19 poichè adesso il problema che si pone è nient'altro che la distruzione di una parte o dell'altra. In una parola: o noi o :L'Inghilterra.

Al Conte Ciano, che gli chiede se in Germania non si pensi ad una soluzione pacifica, il dott. Ley risponde che essa ormai non è più possibile. Il Fiihrer aggiunge il dott. Ley -ha voluto la pace e lo ha dimostraio sino all'rul•timo con i suoi tentativi di composizione del conflitto. È chiaro ormai che l'Inghilterra vuole la guerra e sino in fondo. Di questo avviso è anche il Conte Ciano, al quale il dott. Ley conferma che anche la Germania è ormai fermamente decisa a spingere la guerra sino alle estreme conseguenze, sempre considerando l"Inghilterra come il suo vero grande nemico.

Evidentemente, se l'U.R.S.S. -dice il dott. Ley -volesse avvantaggiarsi di qualche momento del conflitto e per un incredibile giuoco di prestigio volesse tentare qualcosa per sovvertire quegli el1ementi da noi fissati per condurre la nostra azione contro l'Inghilterra, allora noi saremo costretti a prendere posizione.

Al Conte Ciano che gli domanda se l'U.R.S.S. può fare qualcosa 'in questo senso, Ley risponde di non avere alcun elemento in proposito e, ad una precisa domanda circa la di lui opinione su un eventuale attacco sovietico per impadvonirsi della Bessarabila, il dott. L·ey risponde che .egli personalmente non crede che l'U.R.S.S. voglia tentare un'impresa simile. In Finlandia -egli dice -i russi hanno fatto un calcolo sbagliato. Credevano che la Finlandia cedesse e adesso sono impegnatd i!Il una vicenda che li conduce fatalmente a larghe operazioni belliche. Ma, vipeto che le considerazioni sul compito delL'U.R.S.S. IIlOll possono farci perdere di mira il nostro scopo essenziale; che dobbiamo cioè eliminare gli Stati ocddentali per formare un a!lltro e decisivo :na,ggruppamenrto di forze. Sarebbe un pericolo immenso se Inghilterra e Francia dovessero uscire illese dal conflitto. Io non so cosa voglia fare Mosca, ma noi faremo di tutto per rivolgerla contro l'Asia e .possibilmente per tenerla in Asia a cui essa appartiene per la sua formazione spirituale e per i suoi interessi. l'L Conte 01ano, a questo punto, fa notare al dott. Ley che il Giappone non potrà ass'istere indifferente al tentativo di fare entrare la Russia come elemento dominante della vita politica asiatica. Il dott. Ley dice che su tale argomento non ha avuto modo di parlare col Fiihrer ma che la sua opinone per.sonale è sempre basata sulla necessità di eliminare a tutti i costi l'Inghilterra prima di poter affrontare 11 problema sovietico nelle sue ripercussioni asilatiche :ed europee. Il Conte Giano avvia la conversazione sugli immediati scopi di guerra germanici, sulle pro~ babilità di offensiva e sull'epoca in cui si presume che questa verrà attuata. Il dott. Ley dice che il Ftihrer è d'avviso che un buon naz:ional-sodalista, cioè un buon combattente, non può ottenere successi con la difensiva. La vita e la tatttca del Fiihrer insegnano appunto questo: i successi si ottengono soltanto con l'offensiva. La Westwall non è stata fatta per esse:re una ·tana. Noi l'abbiamo costruita solo per ,spiccare da questa un attacco. Il Fiihr·er è fermamente deciso di eliminare l'Inghilterra ed egli tende le sue forze -ed è sicuro di riuscire perchè dentro un anno nessuna nave sia in grado di lasciare i porti inglesi. In una parola no:i vogliamo levar di meZJZo il ponte che gli inglesi hanno costituito sulla costa francese ed eliminare così la base di operazioni che l'Inghilterra possiede in Europa. Il dott. Ley precisa a questo punto che la forza militare germanica è stata aumentata da 152 divisioni a 176 divisioni. Tale aumento di 24 divisioni è stato determinato dalle necessità tattiche del fronte occidentale e tutte le 176 divisioni 1si trovano in occidente poichè in Polonia sono state lasciate solo le truppe territoriali.

Al Conte Ciano, che gli chiede dove sia presentemente ammassato il grosso dell'Esercito, il dott. Ley risponde di non poterlo precisare po'ichè non gli è !'tato detto dal Ftihrer.

Venendo a parlare del Belgio e dell'Olanda, il Conte Ciano chiede a Ley quale fondamento abbiano le voci corse recentemente di un probabile passaggio delle truppe tedesche attraverso questi due Stati. Il Conte Ciano ricorda a questo proposito che il Fiihrer ebbe ad escludergli che lo Stato Maggiore ven

tilasse un tale proposito. Il dott. Ley risponde che è intenzione del Fi.ihrer di rispettare il Belgio e l'Olanda finchè questi ,due Stati saranno veramente neutrali. Purtroppo il recente caso di Stevens e Best ci ha dimostrato che l'Olanda è tutt'altro che neutrarle. Come ho detto ar1 Duce, il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito olandese è stato destituito in seguito all'arresto di questi due inglesi. Quell'individuo che è caduto nella sparatoria che seguì all'arresto dei due inglesi era nient'altro che un ufficiale olandese. La Germania ha anzi protestato all'Aja al riguardo. Comunque l'atteggiamento dell'Olanda viene dal Fi.ihrer giudicato assai severamente.

Al:la pvedsa domanda del Conte Ciano, i!ntesa a sapere se per ciò Le rela-zioni fra l'Olanda e il Reich si possono considerare non buone, il dott. Ley risponde: non posso saperlo perchè la questione non è di mia competenza. Gli Stati neutrali ci odiano ma devo dire che odiano anche l'Italia. Del resto, tanto voi che noi, non potremo aspettarci alcun vantaggio da loro. Voglio ricordare che l'Olanda, durante l'ultima guerra, è stata sempre per la Gran Bretagna. Bi:sogna dire che Best, aT!"estato adesso come 'agente del Secret Service, dirigeva l'ufficio di spionaggio anti-tedesco già nel 1917.

Il Conte Ciano chiede allora al dott. Ley quale resistenza egli crede che possa presentare l'Olanda sopratutto se essa attui il suo sistema di allagamenti. Ley risponde che non può fare nessuna considerazione al riguardo poichè non è informato, ma riferendosi alla necessità da parte della Germania di avere a tutti i costi un punto di approdo in Francia che consenta ,di battere l'Inghilterra, dice: «Sono convinto che la linea Maginot è sorpassabile e sono convinto che noi possediamo i mezzi per sorpassarla », e al Conte Ciano che gli chiede se nel piano di questa avanzata è compresa Par1gi, gli risponde di non poterlo sapere, ma che senza dubbio la Germania farà di tutto per 'impadronirsi di una larga fascia costiera tn Franoia. AlLe alrtre domande del Conte Ciano re1athre alle possibilità di un'azione in inverno, il dott. Ley dirce di non essere in grado di rispondere, poichè non è al corrente dei piani militari, ma risultargli che il Fi.ihrer è sempre deciso ad approfittare del momento propizio.

II dott. Ley conviene con il Conte Ciano che bisogna calcolare che Francia ed Inghilterra si rafforzano. Non bisognerà perciò dimenticare le prospettive che si offrono al popolo tedesco il quale ha una decisa volontà di combattere fino alla fine e ha un altrettanto forte convincimento di non voler dormire dietro la Westwall. Circa il piano specifico di opera~ioni militari, egli dice di non essere in grado di paterne parlare, poichè tali dettagli sono noti soltanto ad una strettissima cerchia di persone. Il suo riserbo deve perciò essere considerato più che comprensibile.

Circa un probaJbile intervento degli Stati Uniti e del Giappone, il dott. Ley, rispondendo ad una precisa domanda del Conte Ciano, premette di non averne parlato col Fi.ihrer ma ritiene che tanto il Giappone che gli Stati Uniti non attaccheranno. Tale sua presunzione è basata sugli opposti interessi delle due Nazioni e per il Giappone sulla <condotta ~che ~tenne nell'ultima guerra e sulle assicurazioni che Tokio si fece dare prima di entrare nel conflitto. n dott. Ley aggiunge che se gli Stati Uniti si muovono contro la Germania, il Giappone allora certamente si metterà d'accordo con l'U.R.S.S. e stabilirà un programma di azione navale anti-americano nel Pacifico. Anche per quello che si riferisce all'aiuto degl'Ì Stati Uniti aJla Francia ed all'Inghilterra, il dott. Ley lo giudlica problematico po'ichè per quanto l'America fornisca una grande copia di armi moderne alla Francia, essa non ha sufficiente materiale umano per adoperarle. Il Fiihrer -continua il dott. Ley -è convinto che le probaibilità di vittoJri~:t non sono mai state nella storia così evidenti per la Germania come adesso. L'armamento, a cominciare dalle artiglierie, è eccellente e perfezionato. I quadri sono perfetti e le truppe numerose ed allenate. L'unità all'interno è perfetta checchè se ne dica e si stampi all'estero. Gli ul'Ìiimi .resti della rete di spionaggio francese sono nelle mani della polizia tedesca. A Varsavia abbiamo definitivamente scoperto che lo spionaggio francese e polacco si servivano degli stessi uomini e degli stessi sistemi. Lo abbiamo perciò eliminato e con esso gli uomini che lo 'Componevano. I!l.· Secret Seroice ha a,vut01 ia ·sua fine con l'arresto in Olanda dei due inglesi. Nè temiamo sommosse da parte ceca o polacca: lo slavo è fondamentalmente inattivo e le sedizioni che si possono tentare nei territori occupati non ci preoccupano affatto. Aggiungo che le fabbriche di Skoda e quelle di Viscoviz lavorano come non hanno mai lavorato al tempo della Cecoslovacchia.

Desidero finire dicendo che non sono venuto qui per domandare un aiuto, ma da vecchio amico dell'Italia cui ho dato infinite testimonianze di affetto Ho avuto occasione ,di incontrarmi in questi ultimi tempi a lungo con il Fiihrer e spesso ho avuto l'onore di essere ammesso alla sua intimità, nel cerchio dei suoi familiari. Il Fiihrer parla del Duce con una stima e amicizia senza uguali. Egli non ha che un desiderio: fortificare e rinsaldare questa amicizia anche nel corso di questi eventi turbinosi. 'E lo scopo della mia visita è stato appunto quello di far noto questo senso di comprensione che è 1diffuso in tutte le sfere dirigenti germaniche ed è voluto dal nostro Capo.

Il Conte Ciano ringrazia il dott. Ley per le sue parole amichevoli, lo prega di portare al Fiihrer il suo deferente saluto ed aggiunge che la posizione dell'Italia verso la Germania, come già è sta~o detto ieri sera dal Duce, è chiara: tale come è stata definita dal telegramma che il Fiihrer ha diretto al Duce (1).

Il dott. Ley ringrazia per le accoglienze che gli sono state fatte in Italia e prega il Conte Ciano di rinnovare al Duce l'espressione della sua riconoscenza per le parole che Egli gli ha detto (2).

(l) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, VIII, D. 436.

492

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE 197. Copenaghen, 6 dicembre 1939 (per. giorno 11).

Il Ministro degli Affari Esteri norvegese ha invitato per domani 7 corrente a Osio i Ministri degli Esteri di Danimarca e di Svezia. Scopo della riunione sarebbe quello di concordare atteggiamento comune proStSima dunione AssemMea e Consiglio Società delle Nazioni. Mindistro Munch che pa.I"Ite stasera, ha rifiutato fare dichiarazioni alla stampa che tra scopi riunione accenna passi>

bile nuovo tentativo mediazione pacifica tanto tra grandi potenze belligeranti che tra Russia e Finlandia. Si preannunzia diramazione comunicato e si conferma quanto ho già telegrafato che nessuna dele·gazione speciale danese partirà per Ginevra dove Danimarca sarà rappresentata da suo Delegato permanente Ministro Borberg.

Circa 300 giovani danesi si sono offerti questa Legazione Finlandia come volontari antibolscevici.

Stampa, opinione pubblica, ambienti diplomatici seguono con crescente interesse reazione nostra stampa e manifestazioni sentimento popolo italiano confronti azione sovietica.

(l) -Vedi D.D.I., Serie VIII, vol. XIII, D. 530. (2) -L'originale di questo documento porta il visto di Mussolini. I pass1 m carattere corsivo sono stati sottolineati a matita sull'originale. Quasi certamente da Mussolini stesso.
493

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 149. Ankara, 6 dicembre 1939 (per. giorno 12). Secondo informazioni raccolte presso questa Ambasciata di Yugoslavia, l'iniziati-va romena della costituzione di un blocco neutro lbalca,nLco è stata caldeggiata dall'Inghilterra e non assecondata dalla Francia la quale vedrebbe con preoccupazione il formarsi di una situazione di privilegio dell'Italia nei Balcani. La Turchia, pur aderendo all'iniziativa, avrebbe chiesto chiarimenti circa l'atteggiamento della Bulgaria e dell'Ungheria. Da conversazioni avute con questi Ministri di Bulgaria e di Ungheria, come anche dai frequenti accenni della stampa turca intesi a rigettare su queste due Nazioni la responsabiJità del falLimento del nuovo tentativo di undone balcanica (vedasi ·in proposilto mio telespresso-stampa odii!erno n. 2162/1177) (1), risulta che da un lato la Bulgaria non ha intenzione di assumere atteggiamenti tendenzialmente ostili all'U.R.S.S., dall'altro lato che l'Ungheria, dopo il recente discorso

di Ga:fencu, non entrerebbe in nessuna combinazione politica a fianco della Romania.

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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. RISERVATA 9734. Berlino, 6 4icembre 1939. Mi sembra doveroso riferirTi una conversazione che ho avuto ieri sera con il Ministro Lammers, Capo della Cancelleria del Fi.ihrer, sul tema dei rapporti russo-tedeschi. Quanto mi ha detto il Ministro, mi sembra interessante quale indice della mentalità e delle idee, in tanto delicato argomento, di certi alti gerarchi del Nazionalsociali.smo. Lammers ha cominciato col dichiararmi di aver preso con soddisfazione

conoscenza di certi articoli apparsi su giornali italiani (leggi Giornale .d'Italia e Tevere) nei quali, a proposito del conflitto russo-finlandese, si è ricordato

come, ai tempi delle sanzioni, la Finlandia, (e con essa gli Stati Scandinavi) si fosse schierata contro l'Italia.

Ho ritenuto opportuno rispondere, senza frapporre indugio, che però era bene che in Germania si conoscesse come, in quel conflitto, tutte le simpatie italiane fossero per la Finlandia perchè noi non potevamo far·e astrazione dalla circostanza, molto grave, che la Russia ha impostato la sua azione, non già sulla protezione, di carattere nazionale, dei suoi interessi nel Baltico settentrionale, ma su una affermazione di carattere ideologico. La creazione, immediata, di un Governo finlandese, a cura e per iniziativa di Mosca, non lasciava dubbi in proposLto. E ho allora chiesto al mio interlocutore cosa veramente Sii pensasse 1n Germanta di questo atteggiamento moscovtta.

Lammers mi ha così risposto: «Evidentemente anche in Germania si considera l'aspetto ideologico della questione. Ma, per essere franchi, occorre dire che dinanzi alla realtà della nostra guerra tutto passa in seconda linea. La situazioD!e è tal·e ·Che tutto deve essere ÌIIl funzione deHa vittoria. Se perderemo la guerra saremo finiti. Se la vinceremo contro l'Inghilterra, anche il problema dei nostri rapporti con la Russia andrà a posto da sè. State pur certi che a.d oriente costruiremo un muro di difesa ancora più forte che non ad occidente. Quello che è certo è che l'attuale nostra guerra sarebbe stata troppo pericolosa se avessimo dovuto combattere su due fronti, come nel 1914. Quanto poi agli atteggiamenti anti-bolscevichi che vanno prendendo gli Stati Scandinavi, non possiamo dimenticare che tutti i nostri sforzi fatti in passato presso quegli Stati per indurii, al momento della nostra politica anticomintern, a schierarsi con noi, trovarono sempre la più dura resistenza da parte dei vari Governi, più o meno socialisti, locali. Ora tutti gridano contro il bolscevismo, ma a noi ciò non fa eccessiva impressione».

(l) Non pubblicato.

495

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7568/3917. Parigi, 6 dicembre 1939.

L'aggressione bolscevica contro la Finlandia, oltre a quell'indignazione che comprensibilmente era destinata a suscitare nel pubblico, non avrebbe in realtà destato qui molto serie reazioni politiche, (anche perchè si presta ad una facile e fruttuosa propaganda antitedesca) se il conflitto russo-.finlandese:

l) non mettesse ancora una volta in imbarazzo morale Inghilterra e Francia, fattesi paladine contro la Germania del diritto e delLa giustizia per i piccoli Stati, ma riluttanti a sostenere con le armi gli stessi principi contro la Russia;

2) non aumentasse le gravi preoccupazioni che nascono dalla possibilità ài una vasta estensione del conflitto, favorita o anche determinata dalla Russia per i suoi scopi tanto sociali quanto panslavi'stici.

Al punto n. l (anche perchè la propaganda tedesca, per evidenti ragioni, non può farsene un'arma) si rimedia facilmente, specie in questi tempi di massima ·spudoratezza politica. Ma il punto n. 2 riveste ben altra gravità.

Ci si domanda infatti qui in Francia -per quanto riguarda il settore nord-europeo -se la Germania, una volta caduta la Finlandia nelle grinfie dellila Russia, vorrà sopportare, senza assicurarsi un.a contropartita, questo colpo bdlscevico, che è in sostanza un colpo antitedesco o meglio un altro sbarramento messo dallo slavismo ruSISo alle vecchie velleità tedesche del drang noird orientale. Molti credono che la German'ia, rinunziando definitivamente agli Stati baltici e abbandonando la Finla!lidia alla Russia, si è però riservata di far cadere sotto la sua «influenza» Svezia, Norvegia, Danimarca il cui asservimento politico ed economico permetterebbe di bloccare efficacemente l'Inghilterra. Tutto ciò anche senza tener conto di supposte ripartizioni di ferro svedese e di nichelio finlandese.

Per quanto riguarda il settore sud-europeo, ci si domanda pure se la Germania vorrà o potrà impedire alla Russia un eventuale tentativo di avanzata nei Balcani. Alcuni ritengono che la Germania, non essendo in grado di opporvisi, preferirebbe farsene complice o che, nel caso fosse messa alla disperazione, si rassegnerebbe ad abbandonare tutto alla Russia purchè questa si impegnasse a fondo contro gli anglo-francesi.

Altri pensano invece che, ove si rendesse inevitabile un urto italo-russo nei Balcani (urto che potrebbe essere concomitante e parallelo ad un'eventuale azione anglo-franco-turca in difesa della Romania, ma indipendente da qualsiasi legame poLitico tra questa triplice e l'Itali!a) i tedeschi potrebbero anche non intervenire in tale conflitto, vedendo di buon occhio un'attività italiana che contrastasse il passo alla Russia tanto nei Balcani quanto nel Mediterraneo. Si potrebbe giungere, secondo costoro, alla curiosa situazione di un'Italia alleata della Germania che sosterrebbe per proprio conto un conflitto con la Russia, riuscendo cosi a far cosa gradita nello stesso tempo agli anglo-franco-turchi ed ai tedeschi, proprio così come ora la nostra « non ibelligeranza » è in realtà utile per ambedue le parti avverse.

Date queste varie supposizioniÌ, che, come tutte le supposizioni poHtiche dii carattere speculativo, rischiano di cadere nel sofisma per l'opera soverchiante degli imponderabili celati in ogni forma di attività umana, è difficile, secondo me, affermare, come vedo in alcuni rapporti che codesto Ministero mi comunica, che sia proprio un vero interesse degli anglo-francesi di favorire la formazione di uno stato di cose che dovrebbe presto o tardi determinare un'azione bellica italiana nei Balcani. Certo questa è, nell'attuale momento, la parola d'ordine che si fa correre negli ambienti politici e finanziari tanto inglesi che francesi e che corrisponde aJla spiegabile tendenza di spingerei verso i Balcani e quindi verso il Mediterraneo orientale per allontanarci dal Mediterraneo occidentale.

Ma non mancano qui a Parigi persone che sono vivamente preoccupate delle incognite cui si va incontro col prolungarsi della gÙerra, e che desiderebbero piuttosto vedere mantenuta la nostra situazione di «non belligeranza», come quella che potrà permettere all'Italia di intervenire autorevolmente, quando le circostanze si presenteranno, in favore della pace.

In ogni modo io non cesso, tutte le volte che ne ho l'occasione, di ripetere

che le decisioni dell'Italia sono state e saranno sempre indipendenti da ogni

giuoco politico e da ogni altrui convenienza, che esse si ispireranno unicamente

25 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

ai nostri interessi e che appunto perciò è pericoloso ledere tali interessi con misure di blocco ed impedimenti ai traffici. Non bisogna dimenticare che l'Italia non è «neutra», ma ha riservato il suo giudizio e le sue determinazioni defu. n'itive· in funzione della mutevole situazione politica generale. Ed è perciò che non dovrebbe essere più considera~ un paradosso quello di affermare che i!l. rafforzamento politico ed economico dell'Italia è ormai divenuto un'interesse europeo di carattere generale.

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IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 5600/1549. Belgrado, 6 dicembre 1939 (per. giorno 9). Il 3 e 4 corrente, all'Università di Zagabria, si è proceduto alle elezioni dei direttorii delle organizzazioni studentesche delle varie Facoltà: vittoria comunista nella facoltà di Medicina, vittoria frankiana in tutte le altre. Le liste dei rurali di Macek sono rimaste ovunque in minoranza. Da persona di mia fiducia che ha compiuto, in questi giorni, un sopraluogo in Croazia avevo già avuto conferma di questo dilagare dei due estremismi di opposizione a Macek: del nazionalismo frankiano fra la gioventù universitaria, del comunismo fra le classi operaie, specie sul litorale dalmata. La cosa non può stupire. Il movimento comunista è in relazione con note influenze esterne che trovano nel disagio economico delle classi operaie croate e nella assenza di una adeguata azione di govemo, che le difficoltà della situazione interna non consentono, il tetm"eno più adatto. Il movimento nazionalista frankiano è quello che meglio si adegua alla mentalità intransigente dei giovani croati, insofferenti -ora che la questione croata è avviata sopra una china sulla quale difficilmente potrà essere fermata -dell'unitarismo formale e non sincero di Macek, e del patrocinio franco-inglese e dei partiti democratici sui quali, essenzialmente, il capo dei rurali croati Si appoggia. Krnievié, iJ. Segretario del Partito Macekiano, è giunto da Londra imbevuto di principi britannici. Il movimento frankiano è aiutato, nel suo movimento ascensionale, anche dal fatto che il presente momento internazionale non favorisce il filo-nazismo cui si ispiravano, finora, molti dei suoi aderenti, il cui estremismo ed il cui esclusivismo croato, scorgevano in un'azione tedesca le maggiori probabilità di raggiungere le proprie finalità. Attualmente il movimento si andrebbe sempre più orientando verso l'Italia, nella convinr zione di una sua più o meno prossima presa di posizione per la tutela di questa zona, specie di quella adriatica, contro il pericolo moscovita. È notevole che frankiani di indubbia autorità giungano ora -come ad esempio, il Lorkovié a tenere conferenze per giustificare il già deprecato patto di Londra, spiegando alle masse giovanili che l'Italia, fin dal 1915, si preoccupava di arginare l'influenza russa in Balcania e sul litorale Adriatico. Negli ambienti giovanili, e non solo nel gruppo di Budak, il luogotenente di Pavelié, si parla apertamente di una protezione italiana sulla Croazia -una Croazia che dovrebbe esten..dersi fino alla Drina, frontiera naturale fra oriente ed occidente, fra cristianità cattolica e ortodossia e gente turca -e, insieme, sotto l'egida della Dina&tila Italiana, sulla Slovenia e l'Ungheria.

Queste idee frankiane finiscono, naturalmente, coll'av& presa 'Sopra qualche parte del partito rurale e sedurre le masse assai più delle manovre prudenti e dell'azione esitante della direzione di questo partito, che ha assunto ormai le responsabilità del nuovo assetto croato di fronte a BeLgrado.

Ed è questa la ragione per la quale si nota, da qualche tempo, contemporaneamente ad un fiorire di simpa,tie verso l'Ungheria -punto di appoggio, nell'incertezza della situa~one in generale, in quella con Belgrado in partir colare, meno preoccupante -un maggiore orientamento dello stesso Macek verso Roma. Per ora non si tratta, per altro, che di inizi. Se il timore dehla Germania è grande e prevalente, la preoccupazione della forza e del dinamismo dell'ItaJia fasciJSta è ancora notevole negli ambienti responsabhl.~ croati.

In questa condizione di cose, l'argomento all'ordine del giorno, ed oggetto di vivi dibattiti a Belgrado, 'in seno al Gabinetto, è quello delle elezioni, che dovrebbero normalizzare la situazione croata dell'Accordo serbo-croato. Se i serbi o, per meglio dirre, i1l partito radicale e Cvetkovié, hanno ogni ra~one di voler jpirOcrastinare le elezioni al[a Skupcina, di fronte al mailcontento dell'opiilnione ,pubblica per L'accordo e per le conseguenze che se ne intravedono, Macek ha altrettante buone ragioni di voler affrettare le elezioni, quanto meno alla Dieta di Zagabria, per affermare la situazione del suo partito in Croazia, per dargli libertà di azione ed, eventualmente, di repressione, e per arginare, mentre è ancora 'in tempo, l'estremismo frankiano, che minaccia la sua popolarità ed il suo programma. L'argomento è grave per ambedue le parti in contesa, in quanto può segnare l'inizio di una crisi risolutiva della situazione di questo paese (1).

497

IL MINISTRO DEGLI ESTERI D'UNGHERIA, CSÀKY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. STRETTAMENTE CONFIDENZIALE S. N. Budapest, 6 dicembre 1939.

J'ai l'honneur de vous remettre sous ce pii 2 notices qui se rapportent aux relations de nos deux pays avec l'Allemagne. Le Comte Teleki et moi nous considérons nos relations d'amitié avec I'Italie tellement étroites qu'il nous semble nécessaire de porter à votre connaissance tous les faits qui pourraient intéresser l'Italie et la Hongrie d'une façon plus considérable.

Ni le Comte Teleki ni moi nous ne voulons exagérer la portée des 2 notices ci-jointes, mais étant donné que des rumeurs semb1ables que contiennent ces 2 aide-mémoire se multiplient avec insistence, nous ne croyons pas pouvo'ir les négliger non plus. Les notes que vous y lirez ont été prises par des gens sérieux de la vie financière et économique de notre pays et elles ne sont pas des produits d'une seule conversation, mais plutòt elles reflètent les points de plusieurs discussions entre experts hongrois et allemands.

Comme vous saurez peut-etre, nous aurons sous peu une nouvelle conférence économique avec l'Allemagne et il n'est pas exclu que les 2 aide-mémoire

en question refl:ètent une tactique préparatoire aux discussions économiques entre les deux pays. Nous avons fait quelquefois déjà cette expérience avec l'Allemagne qui ne manque jamais de préparer le terrain à toutes ses actions.

Je vous ·serais très reconnaissant, cher Comte· Ciano, si vous me communiquiez par voie appropriée votre avis sur les idées que les 2 aide-mémo·ire contiennent.

Je sais que vous etes très occupé, mais vous pouvez vous imaginer combien nous serions heureux de pouvoir vous saluer avec la Comtesse une fois de plus en Hongrie.

ALLEGATO l

PRO-MEMORIA.

Il rappresentante ungherese delle Fonderie Krupp di Essen, la Ditta Hubert e Sigmund (Dir. Németh) comunica:

Una personalità dirigente delle Fonderie Krupp si trattenne recentemente a Budapest e fece confidenzialmente sapere alla Ditta Hubert e Sigmund che il Reichswirtschaftsministerium avrebbe emanato cca (l) 10 giorni fa una istruzione strettamente confidenziale, secondo la quale gli stati con cui la Germania mantiene relazioni commerciali vengono divisi in cinque categorie, secondo la loro importanza.

I. Categoria. L'esportazione tedesca deve essere intensificata con ogni mezzo verso la l) Romania, 2) la Finlandia, 3) la Svezia e 4) la Russia.

II. Categoria. La misura attuale delle esportazioni deve -nei limiti del possibile -essere mantenuta con l) la Jugoslavia, 2) la Norvegia, 3) la Grecia e 4) la Bulgaria.

III. Categoria. Le relazioni commerciali vengono affidate agli esportatori tedeschi, sempre tenendo conto delle istruzioni relative alle categorie I e II. A questa categoria appartengono tutti gli stati che non figurano nelle categorie I, II, IV e V.

IV. -Categoria. Passato un periodo transitorio le relazioni con l) il Siam, 2) l'Uruguay, 3) l'Argentina e 4) l'Ungheria devono essere interrotte. V. -Categoria. L'esportazione negli l) Stati neinici e 2) l'Italia è vietata.

ALLEGATO 2

PRO-MEMORIA.

Il Direttore delle Fonderie Krupp di Essen communicò (2) il l dicembre al suo rappresentante ungherese (Ditta Hubert e Sigmund, Dir. Németh) che il volume, anzi la continuazione stessa delle loro forniture per il mercato ungherese sono divenuti incerti. Accennò intanto che le forniture per certe industrie e per certe ditte saranno completamente sospese e ciò conforme ad un'ordine (2) superiore. Finora furono proibite le forniture per l'industria del tessile e quella chimica, ma questo divieto sarà probabilmente esteso anche ad altre industrie.

I tedeschi hanno preso sospetto che gli articoli tedeschi esportati in Ungheria vengano -parzialmente almeno -riesportati in Italia. Perciò la Ditta Krupp espresse il desiderio di conoscere la destinazione definitiva delle merci da lei esportate in Ungheria, domandando alla Ditta Hubert e Sigmund di communicarle (2) lo scopo della vendita e l'ultima destinazione delle sue merci, tanto in caso di una nuova ordinazione, che in caso di vendita dai magazzini di Budapest.

Le condizioni di pagamento furono rese più rigorose e di recente le forniture si effettuano solamente contro lettera di credito anticipata. Le forniture di nichelio, cobalto, volfram, vanadio ed acciaio di lega • titan • sono state sospese.

Secondo informazioni del Dir. Németh in Germania non si esclude la possibilità di una guerra fra Germania ed Italia. Altrettanto possibile, anzi probabile pare -sempre secondo queste informazioni -una aggressione militare tedesca contro certi stati vicini, in primo luogo la Danimarca, l'Olanda e l'Ungheria. In Germania viene considerato come • situazione insopportabile • il fatto che 75 per cento dell'esportazione di viveri dalla Danimarca e 50 per cento dell'esportazione ungherese siano diretti in paesi altri che la Germania. Nell'approvvigionamento della popolazione civile in Germania si mostrano gravi difetti e la mancanza di successi guerrieri aumenta la depressione generale.

(l) L'originale di questo documento porta il visto di Mussolini.

(l) -Sic. Evidentemente: c circa». (2) -Sic.
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IL MINISTRO A HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. (1). Helsinki, 6 dicembre 1939.

La sostanziale premessa di Mosca per giustificare l'aggressione contro la Finlandia ,era la supposta antitesi tra i1 Govemo Cajander e l'opinione pubblica finlandese. Premessa priva di qualsiasi fondamento. I capi parlamentari dei partiti, tenuti al corrente dei negolljati, avevano invece dato piena approvazione all'atteggiamento ed alle controproposte finlandesi. L'opinione pubblica finlandese, del resto, anche se non informata delle concessioni finlandesi sapeva perfettamente dalla bocca del signor Molotov quali fossero le richieste sovietiche. E questo era stato sufficiente per irrigidire qualsiasi cittadino di, questo paese in una negativa assoluta; prodotto non solo di una previsione sulle inevitabili conseguenze di una simile manomissione dell'indipendenza nazionale, ma di una profonda innata diffidenza di ,questo popolo contro l'U.R.S.S. e contro quanto è russo. Se, come si è aecEmnato per il partito svedese, vi è stato qualcuno che ha suggerito di cedere alle esigenze sovietiche, ciò è avvenuto solo per tentare di rinviare a migliori circostanze l'inevitabile lotta fra i due popoli. D'altra parte la partecipazione del signor Tanner nella delegazione finlandese a Mosca assicurava a questa ed al Governo l'approvazione del partito socialista e delle masse popolari del quale appunto Tanner è il Capo.

Nella sua seduta del primo dicembre, mentre il cielo rosseggiava tuttora per gli incendi provocati dalle incursioni aeree, la Dieta concedeva unanime voto di fiducia al Governo Cajander. Ciò nonootémte, non volendo escludere ogni posstbHttà d1 pacifico componimento, al quale sembrava poter rappresentare un ostacolo la presenza, de~ signor Cajander e deL signor Erkko, questi hanno preferito ritirarsi e tutto il Gabinetto con loro solidale, ha messo i portafogli a disposilzione del Presidente della Repubblica.

La crisi non è stata laboriosa. Era opinione generale in un primo momento, che a guidare il paese sarebbe ritornato Kivimaki ex Presidente del Consiglio e personalità che gode massima fiducia dell'opinione pubblica. Ciò non è avvenuto forse perchè fu proprio il suo Governo a disciogliere il partito comunista in Finlandia e ciò non era evidentemente una raccomandazione.

La nomina del signor Ryti rappresenta, a mio avviso, una soluzione per affidare la presidenza del Consiglio ad una personalità fuori dei partiti (egli

è stato già una volta in predicato alla Presidenza della Repubblica) e che ha relazioni d'amicizia e d'affari con i principali centri finanziari mondiali, specialmente inglesi, americani e svedesi, ciò che dovrebbe ev~dentemente fa:cilitare l'apporto degli aiuti economici dei vari paesi.

n suo Gabinetto .resta identico al precedente per quanto concerne i dicasteri tecnici e di minore importanza politica. Oltre al Presidente del Consiglio Cajander ed il Ministro degli Affari Esteri Erkko, sono usciti il socialista Kekkonen, Ministro dell'Interno, la cui posizione era già scossa dallo scorso anno dopo il mancato scioglimento del partito I.K.L., il socialista Voionmaa, Ministro del Commercio, per ragioni di età ed il Ministro della Giustizia Rautavaara.

Nel nuovo Governo, che si è chiamato di unione nazionale, sono stati affildati il Ministero dell'Interno ed il Ministero della Giustilzia ai due dirigenti del partito svedese, il primo al barone v. Born, già ministro senza portafoglio nel passato Governo ed il secondo al signor Soderhjelm. Ciò a rkonferma che nel più grave momento storico della Finlandia l'unione nazionale si presenta completa.

La nomina di Tanner, che lascia le Finanze per gli Esteri, ha voluto significare, in un primo momento, che ove si presentasse ancora la possibilità di trattative con l'U.R.S.S., il nuovo Ministro degH Affail'i Esteri 'e il sLgnor Paasikivi avrebbero potuto agire ·con pieni poteri e non come semplici delegati1• Il rifiuto dell Governo delJ.'U.R.S.S. di trattare e la costirtuZJione del sedicente governo Kuusinen a Terijoki ha troncato defimtivamente talle possibilità. Così il signor 'Eanner resta alla direzione della politica estera finlamdese e .col ruo prestigio di Capo del partito socialista cementa iJ:'unione delle masse popolari! contro l'invasore.

(l) L'originale di questo documento, ritrasmesso per conoscenza ad alcune no11tre Rappresentanze all'estero con Telespr. da Roma 11/00127/C.• del 3 gennaio 1940, non è stato rintracciato.

499

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 240. Washingtoo, 7 dicembre 1939, ore 1,50 (per. ore 22,50). Mio telegramma n. 231 (1). Circolando insistentemente voci di prossima rottura delle relazioni diplo

m.aJtiche fra gli Stati Uniti e Russia o rìchiamo Ambasciatore, da fonte competente mi viene assicurato che nulla è in vista in tal senso e che se tale eventualità si verificasse essa dovrebbe corrispondere a fatti specifici e diretti in rapporto con relazio~i fra i due Paesi e non già in connessione con eventi tra Russia e terzo Stato come Finlandi-a.

500

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 241. Washington, 7 dicembre 1939, ore 7,53 (per. giorno 8, ore 9).

Lunga conversazione avuta giorni or sono da Ambasciatore degli Stati Uniti a Tokio con quel Ministro degli Affari Esteri ha dato luogo a induzioni ed a

voci di inizio trattative concementi Cina e di apertura negoziati commerciali (1). In ambienti Dipartimento di Stato mi si assicura che tali voci non hanno alcun fondamento, che nulla è mutato in intenzioni e posizione Stati Uniti di America rispetto problemi Estremo Oriente, che nessuna proposta è stata fatta nè verrà fatta, che nulla è in vista circa inizio trattative per trattato di commercio.

In relazione poi a propositi vivaci manifestatisi ultimamente in ambienti Congresso in favore misure pressioni e resistenze verso Giappone, mi è stato assicurato anche che amministrazione, pur deplorando certi atteggiamenti Giappone, non ha in vista prendere di sua iniziativa mutamenti sostanziali di rotta almeno fino alla fine gennaio quando riunendosi Congresso, su pressione di questo, potrebbe anche manifesta;rsi un diverso orientamento. NulLa per ora almeno, fa però neppure prevedere come molto probabile tale eventualità.

(l) Vedi D. 396.

501

IL MINISTRO A TALLINN, CICCONARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 67. Tallinn, 7 dicembre 1939, ore 15,44 (per. giorno 8, ore 2). Conferenza Ministri Esteri Estonia Lettonia Lituania inizia oggi suoi lavon a Tal1inn. Si mantiene al rigua.rdo massima ri:servaJtezza, ma è da :ritenere che saranno soprattutto esamilllate questioni seguenti: l) Difficoltà sempre crescenti comunicazioni marittime con Finlandia e Svezia in seguito operazioni militari. Ministro Esteri Estonia mi ha detto che scambi commerciali in questi ultimi tempi si svolgevano essenzialmente con quei due Paesi. Mi ha manifestato sue apprensioni. In circoli industriali bancari parlasi pericolo isolamento. 2) Ripercussioni della nuova situazione creata dal conflitto russo-finlandese; necessità mantenere neutralità; interferenze determinate da misure mili

tari prese dai SovietiJ e da eventuale intensificaTsi 'Loro pressioni su organizzazioni economiche sociali politiche Stati baltici.

502

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 879. Tokio, 7 dicembre 1939, ore 18 (per. giorno 8, ore 3,05). Fine generale Wu-Pei-Pu agevola costituzione Governo centrale cinese. Non

è escluso si sia voluto affrettare compimento legge di natura d'altronde fatale secondo cui chiunque nasce deve morire.

(l) Vedi D. 478.

503

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 74. Stoccolma, 7 dicembre 1939, ore 19,10 (per. ore 24). Iersera ho avuto mio primo incontro con questo Mini'stro affari esteri. Sandler, che non nasconde sua preoccupazione per attuale situazione in queste regioni, mi ha per prima cosa chiesto della situazione nei Balcani intendendo fare risaltare pericolo espansionistico russo anche in quel settore ed interesse Europa ad opporsi contro mire moscovite. Ha poi accennato al convegno di Oslo che avrebbe scopo concordare condotta fra Stati scandinavi. Segretario generale Ministero degli affari esteri, che ho visto dopo, espressosi

su stesso argomento con scarsa convinzione circa utilità ed opportunità ricorso a Ginevra.

504.

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 242. Washington, 7 1dicembre 1939, ore 19,14 (per. giorno 8, ore 9). Mentre questo Governo non si è pronunciato circa questione « navicert » disposta dal Governo inglese e si è limitato per ora a fare rilevare ad autorità doganali che questione non è stata oggetto di accordi tra Governo degli Stati Uniti e Governo britannico ma concerne esclusivamente Governo britannico e singoli esportatori americani ·che ,giJ regoLeranno come meglio credono, è stato invece preparato vasto studio con documentazione circa estensione blocco britannico verso tutte le merci .germaniche e si attende come probabile fra 2 o 3 giorni una dichiarazione del Pres~dente o del Segretario di Stalto circa punto

di vista americano in proposito, in relazione a neutraJ.ità, dire.tta tutelare interessi americani.

505.

IL CONSOLE GENERALE A GINEVRA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 283. Ginevra, 7 ,dicembre 1939, ore 19,40 (per. ore 21,20). Avenol ha detto a Lopez Olivan che il Governo francese ha deciso appog

giare proposta Argentina relativa espulsione U.R.S.S. dalla Società delle Nazioni. Non è ancora noto viceversa quale sarà definitivo atteggiamento britannico.

506

L'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 348. Madrid, 7 dicembre 1939, ore 20,15 (per. ore 21). Apprendo da questo Sottosegretario di Stato affari esteri •essere probabile

che nella riunione di stasera del Consighlo dei Ministri sia fatta una pubbJica dkhiarazione di s~atia aWmdirizzo della Finlandia.

507

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BUCAREST, CAPECE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 510. Bucarest, 7 dicembre 1939, ore 20,30 (per. giorno 8, ore 10,15).

Articolo del giornale Isvestia con accenno alla Romania qui conosciuto attraverso le radio straniere e non riprodotto dalla stampa ha destato profondissima inquietudine essendo giudicato come preludio presa di posizione dell'U.R.S.S. nei riguardi della Romania.

Al Ministero degli affari esteri mi si afferma che non sono pervenute precisazioni e che si attende da Mosca testo 'integrale articolo. Trattative economiche con Germania cont1nuano.

508

IL MINISTRO A CITTA DEL MESSICO, MARCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 78. Città del Messico, 7 dicembre 1939, ore 21,15 (per. giorno 8, ore 10,15).

Questo Governo ha risposto negativamente a passi fatti da Uruguay perchè si associasse proposta espulsione Governo sovietico da Società delle Nazioni. Persevererà invece suo atteggiamento di proposta anche a Ginevra contro aggressioni armate. Presidente della Repubblica ha dato ieri alla stampa messaggio di simpatia per la Finlandia. Segue rapporto (1).

509

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 667. Londra, 7 dicembre 1939, ore 21,33 (per. giorno 8, ore 2).

Butler che ho incontrato casualmente iersera mi ha confermato che recasi Ginevra dove ritiene che non potrà essere presa altra delLberazione che una condanna morale dell'Unione Sovietica. Constato però che in queste sfere dirigenti si manifesta una crescente reazione anti-russa della quale V. E. avrà trovato eco nella stampa e che va prendendo forma concreta nelle spedizioni alla Finlandia di aeroplani, e di altro materiale di guerra alcune delle quali mi si assicura già avvenute e altre in preparazione.

510

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BUCAREST, CAPECE

T. 620 R./392. Roma, 7 dicembre 1939, ore 23.

Vostro telegramma n. 507 (2). Questo Ministro di Romania ha chiesto se vi fosse un camb~amento ne!Ll'atteggiamento dell'Italia relativamente al « blocco » o, come egli ha detto,

all'armonizmzione degLi interessi degl!i Stati di codesto settore dell'Europa. Gli è stato risposto che l'atteggiamento italiano restava quello che è stato finora. L'Italia continua cioè a seguire col maggiore interesse tutto quanto riguarda i Balcani e i:l Bacino Danubiano e annette la maggiore importan~a alla esistenza di rapporti quanto più amichevoli possibile tra codesti Stati. È rimasta estranea alle conversazioni relative al « blocco » e non intende di parteciparvi o di prendere iniziative. Per contro il miglioramento dei rapporti tra Stati balcanicodanubiani varrà a rafforzare la loro situazione in ogni eventualità.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 447.
511

IL MINISTRO A LISBONA, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 254. Lisbona, 8 dicembre 1939, ore 0,35 (per. ore 5,40). In conversazione odierna Segretario generale affari esteri a proposito sviluppi situazione Finlandia ha espresso opinione che appello finlandese a Società delle Nazioni riesca poco comprensibile perchè non destinato effetti pratici data anche condizione cui si è ridotta Istituzione ginevrina. Ad ogni modo Portogallo fedele linea costantemente seguita appoggerà azione contro U.R.S.S. anche se destinata signifioave soltanto condanna sistemi

e aggressioni bolsceviche. Rappresentante Portogallo Assemblea Società delle Nazioni sarà Calheiro da Mata.

512

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO 310. Mosca, 8 dicembre 1939, ore 13,15 (per. ore 20). A titolo strettamente confidenziale funzionario di questa Ambasciata Stati Un'iti mi ha informato che da Washington viene esclusa qualsiasi collaborazione economica e scambi commerciali con U.R.S.S.. È stato sospeso invio di ingegneri e tecnici americani richiesti da Governo sovietico per organizzare e sviluppare tailune industrie specialmente meccanica. Quelli che già si trovano nell'U.R.S.S. rimpatrieranno quanto prima. Mi si è lasciato comprendere che ciò potrebbe

preludere rottura delle relazioni diplomatiche in un avvenire abbastanza prossimo.

513

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 482. Parigi, 8 dicembre 1939, ore 13,50 (per. ore 15,30). Questo Addetto navale Stati Uniti d'America dice sapere che la Germania ha chiesto Svezia di non inviare alcun aiuto alla Finlandia.

Frattanto si starebbero concentrando nel porto Amburgo oltre un centinaio di piroscafi per trasporto truppe.

514

IL MINISTRO A BRATISLAVA, RONCALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 54. BratisLava, 8 dicembre 1939, ore 14 (per. ore 17,10)

Telegramma n. 33 (1).

Col rapporto n. 514 del 2 corrente partito corriere di Gabinetto 6 corrente (2) ho se:g:nalato formale smentita ufficio stampa s1oV'a·cco notizie pubblicate News Chronicle circa concentramento truppe tedesche.

Ho in ogni modo avuto in questi giorni conversazioni al riguardo con Ministro affari esteri colleghi Germania Ungheria e Capo Missione militare tedesca che escluderebbero momento attuale concentramenti e movimenti in questione. Presenza truppe germaniche si limiterebbe zona nord-occidentale secondo previsto trattato libera protezione, oltre servizio radio zona orientale. Mi riservo riferire ulteriormente.

515

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 881. Tokio, 8 dicembre 1939, ore 15 (3) (per. ore 11,50).

Informazioni date da questa Ambasciata degli Stati Uniti.

Vi sono possibilità di accordo. Moltissimi giapponesi filo-americani che stanno premendo sul loro Governo. Si ha impressione che d'altronde accordo sia voluto anche da questo. Difficoltà da superare sono in America. Finora vi sono stati semplici scambi di vedute senza proposte concrete. Washington non è spaventato dalla possibilità di una intesa di Tokio con Mosca. Si considera quasi sicuro che Giappone si orienterebbe verso Russia qualora negoziati con Stati Uniti d'America non giungessero a un risultato positivo.

516

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 1053. Berlino, 8 dicembre 1939, ore 19,15.

Mi riferisco al telegramma di V. E. n. 539 (4).

Autorità tedesche pregano che ing. Nobili si trovi Berlino mercoledl 13 corrente per iniziare conversaZ'iond. circa trasporto carbone. Esse insistono perchè Nobili sia accompagnato da funzionario tecnico che porterebbe dati necessari circa possibilità aumento da parte italiana dei vagoni e locomotive per trasporti stessi.

Direttore generate Wiehl mi informa che .situazione spedizione carbone per Italia viene ora giornalmente portata a conoscenza dello stesso Ribbentrop e che da parte tedesca si pensa di migliorare su percorso germanico impianti ferroviari onde facilitare transito treni carboniferi diretti in Italia.

(3l Nota dell'Ufficio Cifra: « Ora locale •·
(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato. (4) -Vedi D. 448.
517

IL MINISTRO AD OSLO, LODI FÈ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 81. Oslo, 8 dicembre 19.39, ore 19,45 (per. gio1·no 9, ore 0,10). Ho parlato con questo Segretario generale degli affari esteri del convegno di ieri dei tre Ministri scandinavi. A Ginevra Sta:ti .scandinavi norn appoggeranno a1cun provvedimento a carico aggressore, ma per contro rivolgeranno vive preghiere Società delle Nazioni affinchè agisca per un accordo a cui Finlandia è pronta. Frattanto Governo tedesco ha stimato inutile tentare passo che questo Governo gli aveva proposto compire a Mosca (mi riferisco al mio telegramma 80 del 6 corrente) (1). Signor Bull ha soggiunto che la risposta Reich non è stata diversa da quella data al Ministro di Svezia a Roma, quest'ultimo avrebbe presentito codesto Ministero allo stesso scopo. Venendo a parlare della possibilità aiutare Finlandia nel senso di permettere transito materiale bellico attraverso Norvegia, ho tratto impressione dalla pronta e decis'a risposta s~e,gretario generale questione essere stata gi'à deliberata

da parte della Norvegia in senso favorevole Finlandia, valendosi questo Governo art. 7 convenzione dell'Aja 18 ottobre 1907.

518

IL CONSOLE GENERALE A GINEVRA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

FoN. 276. Ginevra, 8 dicembre 1939, ore 20. In questi ambienti diplomatici si dà per certo che ormai Francia e Inghilterra sono decise ad agire a Ginevra in fuvore dell'espuls1one delil'U.R.S.S. La Francia avrebbe vivamente insistito a Londra per l'adozione di questa linea di condotta. Lo Stato Maggiore francese sarebbe di avviso che ormai i Sovi,eti sono dall'altra parte della barricata e che non sia quindi il caso di temere -in conseguenza della decisione societaria -un notevole cambiamento nella situazione militare. Atteggiamento francese è ormai ufficiale, Governo Parigi avendone informato Dele,gaz[one argentina. Atteggiamento ingl:ese è finora meno esp1'1c~to ma dele1 ~ati qui presenti danno per certo che a Ginevra esso sarà definito in senso decisamente antisovietico. Al Consìglio, mandato della Svezia viene a scadere e quindi seggio sarà affidato ad altra Nazione. Seggio Lettonia essendo provvisorio non sarà rinnovato. In quanto alla Cina sua rielezione sarà condizionata alla sua astensione durante votazione.· Astensione Persia sembra sicura. Non è ancora conosciuto atteggiamento jugoslavo, ma si ritiene che non avendo rapporti diplomatici con Sovieti la Jugoslav1a o voterà a favore espulsione o si asterrà.

Dichiarazione panamericana, di cui al mio telegramma n. 259 (1), è già pronta, ma sarà resa pubblica dopo Assemblea. Il Governo cileno, ·in conseguenza della politica dell'attuale suo Governo sinistra, è il solo che sinora abbia sollevato difficoltà.

(l) Vedi D. 482.

519

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA

T. P. 29343/507 P. R. Roma, 8 dicembre 1939, ore 22,.15.

Il telegramma (2) è stato redatto e inviato da me per la semplice ragione che dovendo tra giorni fare pubbliche dl:chi:aro:.z~oni vorrei poter dlire qualche cosa di concreto e non ripetere le solite parole circa la riconoscenza spagnola nei nostri riguardi. Sarebbe quindi sommamente opportuno che qualche risultato positivo venisse raggiunto presto. Adesso aggiungerò che n!essuno più di me si rende conto ed apprez.za la vostra opera e so benissimo che i ritardi non d~pendono da voi perchè oiò non è nelLe vostre abitudini e tanto meno nella vostra natura.

520

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 297. Sofia, 8 dicembre 1939, ore 22,15 (per. giorno 9, ore 6,10).

Presidente del Consiglio mi ha espresso sua totale soddisfazione comunicato Gran ConsigHo specialmente per norma che affermando permanenza interessi Italia nei Balcani, indipendentemente cioè da qua:Lshl!Si ·contingente sistema. od accordo ·co11lettivo, rafforza operato del Govemo Halmno per mantenimento pace bacino danubiano-balcanico, promuovendo sempre più sincera e significativa collaborazione Paesi come Bullgaria, fermi proprio atteggiamento neutralità senza vincoLo nè compromesso. Mi ha soggiunto ta1e rconsenso Bulgadar politica tfascista aveva inteso appunto pubblicamente sottolirneare anche recente intervista Paris Soir, in cui come riferii aveva espressamente accennato amicizia italabulgara, in quanto fondamentale ·interessi Bulgaria.

521

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO PER CORRIERE 183. Berlino, 8 dicembre 1939 (pe1·. giorno 10).

Ho chiesto stamane a von Weizsacker quali impressioni e notizie avesse la Wilhelmstrasse circa il moto articolo apparso a Mosca sulle reLazioni russo-romene e sulle reazioni da esso prodotte a Bucarest.

Mi ha risposto che, naturaJ.mente, [a situazione romena viene seguita da parte tedesca con vivo interesse, al quale, in questi ultimi tempi, si sono aggiunte non piccole preoccupazioni per l'intensa attività che l'Inghilterra ha cominciato a svolgere in Romania. I tentativi di sabotaggio ai danni degli impianti petroliferi destinati ad approvvigionare la Germania, si vanno intensificando ad opera appunto, è cosa ormai sicura, di agenti del servizio inglese.

A questo proposito -aggiungeva il mio interlocutore -si direbbe quasi che l'Inghilterra segua in Romania una doppia politica con evidenti contrasti. Da una parte, per intralciare gli approvvigionamenti economici tedeschi, essa non si perita di fomentare il disordine con ogni mezzo; ma dall'altra essa, seguendo la sua politica di non volersi trovare in condizione di fronteggiare direttamente la Russia, sembrerebbe piuttosto dispotSta a facmtar·e lo statu quo a<ttuaJ.e e ad ev~tare il conflitto russo-romeno con tutte le sue conseguenze. Il gioco sembra però un .po' pericoloso.

(l) -Vedi D. 484. (2) -Si tratta, probabilmente, del T. da Roma 29148/502 P.R. del 6 dicembre, vedi D. 488.
522

IL MINISTRO AD OSLO, LODI FÈ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 1497. Oslo, 8 dicembre 1939 (per. giorno 25). Il Ministero degli affari esteri ha in data 7 corrente diramato un comunicato che annunzia la partenza per Londra -dopo alcune conversazioni preliminari che hanno avuto luogo 'in Oslo in merito ad un ordinamento degli scambi commerciali fra questo Paese e la Gran Bretagna -di una apposita Delega~ zione commerciale norvegese. Essa è presieduta dal signor Prebensen, Direttore al Ministero degli approvvigionamenti, e composta dal noto 'ittiologo prof. Birger Bergersen, dal Direttore generale delle Pescherie Salvesen e da altre importanti personalità interessate alle industrie dei grassi, dell'alluminio e della cellulosa. Ho chiesto ulteriori notizie in merito al Segretario generale del Ministero esteri, il quale mi ha specificato che, le trattative essendo già avanzate, si è creduto utile concludere le conversazioni nella capitale britannica, allo scopo di garantire che il volume degli scambi commerciali con la Gran Bretagna non abbia a subire una diminuzione a causa del conflitto e dei pericoli alla navigazione che ne derivano. La Norvegia intende gararntirsi l'importantissimo sbocco ai suoi prodotti che per lei ràppresenta il Regno Unito e sarà opportuno osservare in proposito che sembra abbia ottenuto l'assenso tacito dei belligeranti alla richiesta libertà di commerciare con l'una e l'altra parte. Il signor Bull ha voluto aggiungere infatti che la Norvegia sarà pronta a inviare una Delegazione commerciale anche a Berlino, qualora i negoziati con la Germania si avviassero a buon esito, cosa che dimostra come questo Paese intenda conformarsi ad una politica di stretta neutralità anche nel campo economico. Non ho motivo di dubitare di tali dichi:arazioni, che sono conformi aille direttive seguite in merito dai Nordici; e la recente permanenza dei delegati danesi a Londra, mentre delegati del Reich giungevano a Copenaghen, avvalora la necessità di conformarsi a!lla polLtica suddetta, la quale non può evidentemente

prescindere dal fatto che la Germania costituisce, insieme con l'Inghilterra e gli Stati Uniti, un cliente importantissimo degli Stati scandinavi.

523

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. 9799. Berlino, 8 dicembre 1939. Ho passato una serata con il Segretario di Stato Korner e con il noto generale dell'Aviazione Udet, i quali sono, insieme con il generale Milch, i più intimi e diretti collaboratori del Maresciallo Goring per le questioni aeronautiche e per il Piano Quadriennale. Nel complesso, ostentato e spinto ottimismo: «la produzione aerea tedesca aumenta e progredisce; quando il Fiihrer darà l'ordine di agire l'arma aerea germanica farà sentire all'Inghilterra cosa essa vale; per ora non si è fatto che della piccola esplorazione per raccogliere tutti gli eLementi necessari per la futura azione ecc.». Tecnicamente -essi hanno aggiunto -si è molto soddisfatti di questa raccolta di elementi. Le fotografie eseguite sui porti e sulle basi britanniche ('il nostro Ministero dell'Aeronautica ne possiede, come già conosci, alcuni esemplari) sono state prese da grandissima altezza eppure, per la perfezione degli apparecchi, sono riuscite assolutamente ottime. La reazione aerea britannica, specialmente nel campo del bombardamento, è molto limitata. Non si capisce come ma'i, gli inglesi, per eseguire negli scorsi giorni il bombardamento di Helgoland abbiano usato soltanto delle bombe da 50 chilogrammi che oggi praticamente non servono a niente. Dagli apparecchi tedeschi sono stati presi dei films di combattimenti aerei, films che Udet mi mostrerà in questi giorni.

Dal complesso della conversazione ho tratto però anche questa volta l'impressione che non si sia ancora alla vigilia della «·grande » azione.

524

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 6485/2638. Sofia, 8 dicembre 1939 (per. giorno 13). Mio telespresso del 7 corrente n. 6453/2622 (1). In una conversazione recentemente avuta con questo Direttore generale per

la Stampa, signor Seraphimov, egli mi ha detto, e ne riferisco a titolo informativo e con ogni riserva, di essere in possesso di informazioni di buona fonte romena secondo le quali una fra le principali ragioni della recente crisi mini,steriaJe .sarebbe da ricercarsi neUa arrendevolezza di Argetoianu di: fronte alle pretese russe. Questi infatti sarebbe stato disposto anche a cedere la Bessarabia pur di salvare la Romania dalla guerra e dallo sfacelo.

Lo stesso Re Caro!, sempre a detta degli informatori del signor Semphimov, avrebbe dichiarato a persone a lui vicine che si sentiva di poter giustificare

davanti al suo popolo una eventuale cessione della Bessarabia di fronte alla minacciosa pressione del colosso sovietico; mai però, avrebbe soggiunto, eguale giustificazione egli potrebbe invocare per cessioni territoriali all'Ungheria ed alla Bulgaria.

(l) Non rintracciato.

525

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 6496/2643. Sofia, 8 dicembre 1939 (per. giorno 13).

Ho trovato Kiosseivanov più tranquillo che per il passato sulla situazione generale balcanica giacchè mi è sembrato si vada convincendo che il conflitto finnico agganciando i Sovieti nell'estremo settentrione di Europa, e rivelando, a suo giudizio, una imperfetta efficienza militare sovietica permetta di sperare che nulla di nuovo si abbia per ora a temere da parte di Mosca nei Balcani.

Mi ha osservato che l'impiego relativamente ristretto di forze sovietiche in Finlandia potrebbe anche rivelare delle preoccupazioni interne che consiglierebbero al governo sovietico di non impegnare forze maggiori.

Mi ha accennato alla scarsa attività che si rileva tuttora qui da parte della propaganda sovietica, lamentando per contro l'incomprensione di certa stampa bulgara che, come osservai anch'io e riferii a V. E., aveva un po' troppo prospettate J,e tesi sovietiche allo scoppio del conflitto finnico.

526

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 6503/2649. Sofia, 8 dicembre 1939 (per. giorno 13J.

Dispaccio E. V. del 30 novembre u. s. n. 241691/C (1).

Ho segnalato a suo tempo il viaggio a Mosca di un gruppo di parlamentari bulgari, nel luglio agosto u. s., di cui faceva parte anche il fratello del Presidente del Consiglio, signor Pietro Kiosseivanov (2).

In effetto, a quanto mi risulta, i parlamentari bulgari vennero ricevuti :.n gruppo da Molotov, che, fra gli a:J.Jtrn, ebbe una lunga conversazione, peraltrl) alla tn4e:sen~a dii ·tutti, anche oon Piewo K>iosseivanov.

Secondo quanto mi viene riferito da persona presente al colloquio, Kioss~ivanov avrebbe detto a Mol>otov che la pclliti:ca ~eStera ed an1che interna deil.la BuJgaria mirerebbe unicamente alla conservazione della pace ed amici:zia con tutti i vicini e con tutte le Grandi Potenze. D'altronde il Governo bulgaro ha fatto delle dichiarazioni ripetutamente su questo argomento. Economicamente la Bulgaria sa11ebbe stvettamente legata alla German:iJa: tutta l'esportazione bulgar~ viene diretta verso la Germania e i tentativi di stringere dei rapporti economici con l'Inghilterra e con la Francia non hanno dato dei risultati positivi. Kiossei·

vanov avrebbe in questa occasione ricordato l'insuccesso bulgaro per il credito di 300 milioni in Inghilterra e per quello di un miliardo con la Francia. Assai diversamente si troverebbero le relazioni economiche bulgare con la Germania : la Germania avrebbe accettato di fornire alla Bulgaria delle armi e delle munizioni per un miliardo di Leva e poi per altri quattro contro un pagamento entro dodici anni cominciando dal 1940 e con interessi del 4 per cento. Egl:i avrebbe poi lamentato lo stato delle relazioni economiche con la Russia. Su questo punto Molotov avrebbe riconosciuto che l'errore sarebbe starto commesso da parte di Mosca ed avrebbe proposto a Kiosseivanov di metterlo in contatto col commissario per il commercio, 'il che sarebbe stato declinato da Kiosseivanov sotto il pretesto di non avere l'incarico, nè di disporre di elementi necessari, nè di essere competente in materia.

Nella conversazione, sempre 'in presenza degli altri deputati bulgari, Kiosseivanov avrebbe rilevato che la Bulgaria, pur seguendo una politica di pace, si sente assai umiliata dal trattato di Neuilly e non rinuncia alle sue aspirazioni nazionali che in questo momento sarebbero: la Dobrugia e lo sbocco all'Egeo. L'Egeo sistematicamente viene chiuso ai bulgari dall'Inghilterra. Kiosseivanov avrebbe ricordato a Molotov che i popoli: comunemente prendono SVIiluppo seguendo il corso dei fiumi: nel caso bulgaro 4 fiumi hanno la loro sorgente in Bulgaria-Vardar, Struma, Mesta e Marizza -mentre le loro foci non appartengono alla Bulgaria.

Molotov avrebbe dichiarato che non può esistere una rivendicazione più giusta di quella dei bulga~i per la Dobrugia. SuLla Tracila Molotov non avrebbe pronunciato parola. Concludendo, la conversazione sarebbe passata di nuovo sulla politica di pace seguita dal Governo di Kiosseivanov e Molotov avrebbe dichiarato che la Russia ne tiene conto e che tale politica non può mancare di dare i suoi risultati.

Kiosseivanov avrebbe inoltre avuto una conversazione con Potemkin, ma

non più in presenza degli altrli deputarti. La conversazione con Potemkin sarebbe

stata quasi identica al colloquio con Molotov e 'avrebbe prodotto particolare

impressione a Kiosseivanov il fatto che anche Potemkin non avrebbe detto la

minima parola pro o contro le rivendicazioni bulgare per la costa dell'Egeo

mentre avrebbe approvato queLlte sulla Dobru.gia.

Nei due colloqui, parlando della Dobrugia, non si sarebbe fatto cenno se

si trattasse dell'intera Dobrugia o soltanto della Dobrugia del sud.

(l) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del Telespr. da Belgrado 5448/1483 del 23 novembre. · (2) -Vedi D.D.I. Serie VIII, vol. XIII, DD. 15 e 188.
527

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5614/2487. Londra, 8 dicembre 1939. Ho avuto occasione di incontrare recentemente questo Ambasciatore di Turchia, il quale parlandomi degli ultimi sviluppi della situazione a seguito dell'azione sovietica contro la Finlandia, ha fatto accenno ad una intervista dell'Incaricato d'affari tedesco a Washington che sarebbe stata pubblicata J! 3 corrente dal Washington Times and Herald, e che fu riportata il giorno successi'Vo dal Daily Telegraph.

26 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

In tale intervista -di cui allego qui unito il testo quale dato dal Daity Telegraph (l) -l'Incaricato d'affari tedesco avrebbe detto tra l'altro che l'azione sovietica nell'Europa settentrionale sarebbe stata seguita a breve scadenza da analoga azione nei Balcani, essendo obiettivo della politica di Mosca la riconquista di tutto ciò che la Russia aveva perduto alla fine della passata guerra europea. La Russia si proporrebbe di riprendere fra l'altro la Bessarabia, ma il suo vero obiettivo era la Turchia, non nel senso di una conquista integrale, ma allo scopo di ottenere il pieno controllo degli Stretti.

Rustu Aras rilevava a proposito dell'·intervista in questione che l'Incaricato d'affari tedesco, nella sua posizione ufficiale, non avrebbe mai potuto esprimersi in tal senso se non col consenso del suo Governo: per quanto concerne i particolari interessi della Turchia -e qui Rustu Aras intendeva forse riferirsi ai Distretti di Kars e Ardahan nel Caucaso occidentale, perduti dalla Turchia nel 1877 e riavuti dalla Russia nel 1921 -egli era convinto che la Turchia si sarebbe decisamente opposta a qualsiasi eventuale modificazione della situazione, quale risultava dai distretti esistenti.

Per quanto si riferisce alla possibilità di mire sovietiche sulla Bessarabia, mi ridlerisco anche a quanto dettomi da Rustu Aras nel,la mia prlima conversazione da me avuta con lui, e sul~a quale ho :riferito col mio rappol"lto n. 5145/ 2290 del 6 novembre u. s. (2).

528

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5620/2491. Londra, 8 dicembre 1939 (per. giorno 14).

Telespresso di V. E. n. 241546/C del 29 novembre u. s. (3).

La ,campagna di opinione pubblica che si va svolgendo in Gran Bretagna sulla questione dei cosiddetti « scopi di guerra e di pace » va esaminata e analizzata tenendo conto di due suoi fattori determinanti: il primo, di carattere generale, può essere i:dentifiooto neH'ahLto tradli:zionale alla mentaJità britannica, che, quasi per sopperire ad un congenito difetto di razionalità e di logica, volge istintivamente ad una forma di laJboriosa argomentazione e polemica, in termini universalistici e moralistici, cui non sono estranei i riflessi della dominante origine protestante. Il secondo fattore, di carattere contingente, è ravvisabile invece in quel particolare stato psicologico, comune alla maggioranza della nazione britannica, il giorno in cui si è trovata improvvisamente di fronte al fatto della guerra. Era questo uno stato d'animo prevalentemente fatto di rassegnazione di fronte alla ineluttabilità di un fatto che avrebbe forse potuto

-o dovuto essere affrontato già in preceden~a. accompagnato da una coscienza più o meno chiara della portata e del significato storico e politico del nuovo conflitto, interpretato in genere soltanto nel senso della necessità di porre fine ad un metodo di conciliazione rivelatosi inefficace ad impedire «la ricorrente minaccia di un tentativo di dominazione europea».

«La distruzione dell'hitlerismo » inizialmente additata come obiettivo di guerra del<la Gran Bretagna, per la, sua .formulàzione semplicistica di una distinzione tra regime hitleTiano e popolo germanico (con cui si perdevano di vista le ragioni storiche che coruferivano a quel regime un sostanziale carattere di .fedeltà alle esigenze e aspirazioni insopprimibili del popolo germanico) presentava a questa opinione pubbliica il .fa<tto dclla guerra sotto un aspetto puromente negativo. Lasciava inoltre quella stessa opinione pubblica, in cui il prolungato tacere delle armi non aveva ancor'a potuto creare queU'unica ansia della « vittoria anzitutto » propria di ogni guerra veramente guerreggiata, come perplessa circa la necessità ed utilità dell'enorme prezzo di sa1mgue e di oro a cui la Nazione andava incontro, ove un qualche scopo non le venisse definito e assegnato che .fosse suscettibile di giustificare il suo s.forzo con la consapevolezza e la speranza di un migliore avvenire

Sono queste le premesse della pubblica discussione, che, già annunziatasi sin dai giorni immedia,tamente succeSISivi allo scoppio delle ostillità, è andata poi dilagando e permea!Ildo poco a poco anche l'azione dei partiti politlici sino a provocare, anzi ad imporre, una esplicita presa di posizione del Governo.

Si tratta di una vera e propr1a letteratura, non dissimile dall'altra .formatasi durante tutti i 4 anni del precedente conflitto europeo. Identici s10no effettivamente nella loro sostanza gli argomenti che hanno alimentato il fervore della polemica attuale, malgrado una tenden~ a sostituire il mito ormai tramontato degli ideali soaietari! con un nuovo mliraggio di rma unione federativa degli Stati europei.

L'atteggiamento determinatosi in questa opinione pubblica sembrava potesse limitarsi inizialmente ad una specie di esercitazione più o meno accademica da parte di alcullli Ì'nteUettuali1 e letteil'aH, alieni lfra l'altro, per costume di vita e per carattere specifico dei loro interessi e attivlità, da una pa,rteci:pazlione attiva alla vita politica del paese. Una delle primissime voci levatesi a rompere il silenzio nel quale la Nazione si era decisamente, seppure in qualche modo passivamente, incamminata sulla strada apertasi il 3 settembre, è stata appunto la voce di un intellettuale e di un letterato, quale H. G. Wells, che affermava di rendersi interprete del sentimento, diffusiSISimo ovunque in Gran Bretagna, della necessità di definire «l'obiettivo in vista del quale si combatteva», e offriva una sua «Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo», suscettibile di dare una risposta alla domanda formatasi nell'animo di ognuno e, a un tempo, di costituire una base per la stipulazione dei trattati di pace (mio telespresso

n. 5005/0697 del 25 ottobre u. s. diretto al Ministero deUa, Cultura Popolare) (1).

Origini intellettuali, dunque, almeno in parte, ma comunque da valutarsi alla stregua di quella sottile, ma concreta e profonda influenza che il ceto intellettuale esercita qui sulla vita pubblica, se non specificatamente politica. Questi limiti venivano del resto superati immediatamente, e si annunziava per chiari segni una ben diversa portata e vastità della corrente creatasi. Notevole indizio, a questo proposito, era un articolo apparso il 2 novembre sul News Chronicle, a firma di Sir Charles Layton, Presidente del Consiglio di Amministrarzione

40,3

dello stesso giornale, che offriva un primo tentativo di una elaborata e completa sistemazione di quelli che volevano essere i fondamenti di un nuovo ordine europeo. (Mio telespresso n. 5310/2376 del 15 novembre u. s.) (1). Coronamento del!li'auspicata nuova Europa doveva essere, nel suo pensiero, un sistema dJ raggruppamenti politici a base federativa (una federazione scandinava a nord e una federazione dei paesi dell'Europa ·centro-or1entale) come unico mezzo efficiente per contemperare l'antico principio wilsoniano dell'autodecisione dei popoli con una più concreta e realistica visione di problemi europei, e come un preludio alla costituzione degli Stati Uniti d'Europa. Più o meno contemporaneamente altre 'inliz~ativ;e sorgevano nell:a forma di urgenti richieste volte a sollecitare dal Governo una esplicita definizione degli scopi di guerra, per opera di un'azione comune svolta dai rappresentanti della Chiesa cattolica, di quella Anglicana e delle «Libere Chiese». Tutte si incontravano nel lanciare un comune anatema contro «lo spirito satanico» apparso sull'Europa e nell'indicare alla Cristianità la necessità urgente e imperiosa di una crociata contro di esso. Automaticamente si metteva inoltre in moto nello stesso senso

tutto l'apparato dt:!~le innumerevoli 'associazioni ·e congregazvond a sfondo pol11ticoumanitario, e religioso: cito a caso il British Institute of Public Opinion, il National Peace Council, e la fami•gerata League of Nations Union di Cecil. Da questo momento La polemtca straripa e diventa generale, e solo l'azione esercitata a questo punto dal partito laburista la riconduce di volta in volta sul terreno della concreta v;tta poHtJtca, con un insistente richiamo all'affermato dovere del Governo di definire il proprio atteggiamento. Alla polemica prendono parte pubblicisti come Stanley Jevons e W. Arnold Forster, storici come il Trevelyan, scrittori come Julilan Huxley e Berna11d Shaw; i giornali di ogni partito e colore vi si mescolano, riecheggiandone e sviluppandone quelli che a poco a poco venivano rivelandosi gli elementi riassuntivi di un comune sentire e pensare; intervengono finalmente -i: politici ex ofjicio, attraverso gH organi rappresentativi e costitutivi della politica britannica, opposi:zione e Governo.

Glii elementi riaSisuntilvi e ·comuni del mov~mento 1si identificano come sopra

accennato nel nuovo miraggio «federativo». È sotto questo titolo che possono

infatti ricondursi ad unità tutte ~e voci l!evatesi in. un coro apparentemente colli

fuso e discorde. Due tendenze maggiori vi tengono il campo a seconda che rav

visino nel sistema federale degli Stati Uniti un modello per un Commonwealth

avvenire roi •tutte le na,zionli. del mondo; ovvero che si orientino verso il tipo di

assetto ·COstituzionale rispecchiato dal Brittsh Commonwealth, richiamandosi

all'insegnamento di Joseph Chamlberlain. La divergenza è meramente accade

mica e comunque suscettibile dii .composil2lione mediante l'accordo esistente tra

le due •COI'Irenti nel ri,conoscere che la isti,tuzione .di una suprema autorità, sia

che essa rappresenti direttamente le diverse nazioni, s'ia che rappresenti soltanto

i rispettivi governi, è indispensabile al raggiungimento di alcune finalità essen

ziali: e che tutto ciò postula un abbandono da parte dei singoli Stati, a favore

deHa suprema autorttà, di alcuni specifici. divitti d!i sovranità in campi deter

minati.

Del crescente interesse che i dirigenti laburisti andavano a poco a poco prendendo all'idea di una federazione europea si ebbe presto una testimonianza ufficiale nel discorso pronunciato da Attlee 1'8 novembre. In tale suo discorso il Capo dell'opposizione laburista nel definire i cinque punti programmatici dell'atteggiamento del Partito nella questione (cioè in un vero e proprio manifesto laburista di politica estera) affermava tra l'altro che « l'Europa deve federarsi per non perire». N è minore era !"interesse di questo manifesto per i suoi rifel1imenti, esp]iciti o impliciti, a più immediati e più ·concreti problemL in cui potevano identificarsi a volta a volta, le cause del conflitto, o la materia ed il pretesto a premature discussioni sulle eventuali condizioni di pace avvenire. Notevole airlZitutto è i'l tono mode•rato. deLl'intero discorso, in cui Attlee con attenta cura si asteneva da ogni richiesta di ritiro delle truppe tedesche dai territori occupati, così come deliberatamente tralasc'iava ogni retorico appello al popolo tedesco per rovesciare il regime. Discorso, in una parola, misurato, e certamente intonato a quello due giorni prima pronunziato alla Camera dei Lords

dal Segretario di Stato agli Esteri Halifax.

Notevole perciò e fattivo è il contributo recato dalla pubblica discussione alla formazione e trasformazione dell'atteggiamento ufficiale del Governo, al riguardo, per il tramite dell'azione esercitata dal partito laburista. Uno dei più autorevoli esponenti del partito stesso, il deputato Dalton, annunziava tra l'altro l'organizzazione di una serie di conferenze in ogni centro britannico allo .scopo «di discutere i piani della èostruz.ione d1 un nuovo mondo fondato sul principio della cooperazione e Hbero dalla ricorrente minaccia della guerra:.. Dalton affermava inoltre in quell'occasione «non essere troppo presto per iniziare codeste discussioni anche per testimoninare al mondo che la Gran Bretagna ed i suoi alleati intendono vincere la guerra e, a· guerra vinta, non perdere la pace,.

Parimenti, non rimaneva estraneo a quelle aspirazioni verso un nuovo

ordine europeo e mondiale anche il partito liberale il cui leader Sinclair,

parlando al banchetto annuale del:l:'AsoociaiZione LiberaJ.e Universitaria di Oxford,

si richiamava esplicitamente al « principio federativo come a quello che solo

può fomire un ovv.io e comunque inevitabile strumento per dl raggilungimento

deLl'auspicato novus ordo ».

IJ. problema era andalto cosi m·aturando pLenamente, con una palese unani

mità sostanzial·e di consensi quanto al1e sue Jinee principali, che venivano addli.

tate come segue:

a) necessità di porre fine al così detto metodo dell'aggressione;

b) indipendenza polacca e cecoslovacca nel senso non già di un ritorno

puro e semplice allo status quo ante, ma della costituzione di una « genuina

Polonia » e altrettanto « genulina Cecoslovacchia » ne:l1 quadro di un sistema

federativo;

c) libertà per l'Austria di decidere autonomamente le proprie sorti;

d) nuovo ordine europeo, basato sul principio federativo.

Le dichiarazioni di Chamberlain del 26 novembre, che con la distinzione

tra immediati scopi di guerra e più lontane finalità della pace chiariscono, in

una visione più realist1ca, d dati de·1 problema, pur nella cauta e .prudente for

mulazione, m termini forzatamente vaghi e imprecisi, di una « Europa utopri

stica », offl'ono una .chiara testilmonianza della /influenza esercHata in questa direzione dal movimento dell'opinione pubblica. Il Primo ministro in quel suo discorso si è riferito appunto ad un auspicato nuovo ordine, in cui non si tratterà di «ricostituire la vecchia carta d'Europa secondo le idee dei vincitori», ma di creare «un nuovo spirito», una nuova Europa «la cui pace durevole sarà condizionata dall'esistenza di un continuo flusso di traffici commerciali tra tutte le nazioni», e la cui vita dovrà essere assicurata da una qualche forma di

organizzazione (machinery), impossibile a definirsi sin d'ora, ma comunque già sin d'ora palesantesi come una necessità insopprimibile.

Con il presente rapporto ho riferito a V. E. tutti gli aspetti generali della campagna sugli scopi di guerra e di pace quali si sono venuti delineando nel corso delle ultime settimane.

Mi riservo di seguire gli sviluppi della questione e di riferirne ulteriormente a V. E., con particolare riguar1do alla posizione assunta da questo Governo, quale risulta nelle sue più recenti manifest~zioni ufficiali. N o n mancherò d'altra parte di trasmettere la documentazione delle altre reazioni e tendenze fin 1qui registrate.

(l) -Non pubblicato. Vedi D. 439. (2) -Vedi D. 119. (3) -Vedi D. 382.

(l) Non pubblicato.

(l) Non pubblicato.

529

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 311. Mosca, 9 dicembre 1939, ore 13 (per. ore 15,20).

Mio telegramma n. 305 (1). È degno di nota che questo Governo abbia sentito il bisogno di sconfessare un articolo della rivista Internazionale comunista ,sullia Romania. Con ogni probabilità sconfessione è stata consigliata da vivace reazione provocata an'.estero.

Monito indiretto contenuto nel comunicato Gran Consiglio Fascista ha forse avuto particolare influenza nel provocare smentita. A mio avviso deve attribuirsi valore puramente tattico.

530

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BUCAREST, CAPECE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 515. Bucarest, 9 dicembre 1939, ore 14,30 (per. giorno 10, ore 1).

Telegramma di V. E. n. 392 dell'8 corrente (2).

Ministro degli affari esteri mi ha detto che a seguito quanto ha riferito Mini

stro di Romania a Roma egli non insisterà per la formazione del blocco ma invece

continuerà a lavorare per un miglioramento dei rapporti fra la Romania ed i

suoi vicini.

Egli mi ha smentito notizia che l'Incaricato d'affari russo abbia, d'ordine del suo Governo, sconfessato articolo della Isvestia con i noti accenni alla Romani'a, ma mi ha detto che la comunicazione deLLa Radio Mosca ripvodotta da questa stampa con il comunicato trasmesso con il telegramma in chiaro 514 (1), .viene qui ritenuta tranquillizzante. Gafencu la giudicava come primo benefico effetto del comunicato del Gran Consiglio e mi ha pregato pertanto rendermi interprete presso S. E. dei sentimenti di gratitudine suoi e del Governo romeno.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 510, che è in data 7 dicembre.
531

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI

T. 32759 P. R./93 (2). Roma, 9 dicembre 1939, ore 21,45.

Vostro 139 (3).

Nessuna iniziativa è stata presa da parte nostra nei confronti questa Ambasciata Polonia nè alcuna richiesta ci è stata fatta al rìguardo nè da parte tedesca, nè, naturalmente, soviet1ca.

532

IL MINISTRO A LISBONA, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 263. Lisbona, 9 dicembre 1939, ore 21,50 (per. giorno 10, ore 1).

Apprendo da fonte di solito bene 'informata che Ambasciatore degli Stati Uniti a Londra ~ennedy di passaggio a Lisbona giorni scorsi avrebbe detto in via strettamente confidenziale che stato opinione pubblica e governo in Inghilterra lasciano ritenere pace possibile prossima primavera.

533

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO

T. 29402/123 P. R. Roma, 9 dicembre 1939, O'l'e 22.

Vostro n. 309 (4).

Ho trasmesso ad ogni buon fine ai Ministeri interessati comunicazione contenuta nel telegramma di V. E. surriferito, aggiungendo tuttavia che a comunicazione stessa non veniva data nessuna risposta, in relazione anche al fatto che c Governo democratico della Repubblica di Finlandia » è per noi inesistente.

(l) -Non pubblicato. (2) -Il numero di protocollo generale è probabilmente errato. (3) -Vedi D. 485. (4) -Non pubblicato. L'ambasciatore Rosso riferiva la comunicazione fattagli dal Governo sovietico del blocco delle coste finlandesi, proclamato su richiesta del governo democratico della Repubblica di Finlandia.
534

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO 312. Mosca, 9 dicembre 1939, ore 22 (per. giorno 10, ore 1). Ambasciatore di Germania mi informa che Molotov lo ha chiamato nel pomeriggio e gli ha mosso aspre rimostranze perchè Governo tedesco avrebbe autorizzato sorvolo su suo territorio di 50 aeroplani militari destinati alla Finlandia (1). Moliotov, ·che era ec.cdtatissimo, ha usato linguaggio molto violento. Ha detto a Ambasciatore di Germania che «per quanto riguardava Italia questione sarebbe stata trattata con chi di dovere». A lui doveva però esprimere sua indignazione sorpresa per concorso tedesco nella fornitura di materiale bellico alla Finlandia. A titolo confidenziale il collega tedesco ha voluto informarmi della conversazione per il caso che Molotov mi mandli a chilamare per stesso motivo.

In vista di tale possibilità prego telegrafarmi informazioni del caso ed eventuali istruzioni per mia norma di linguaggio con Molotov.

535

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 153. Parigi, 9 dicembre 1939 (per. giorno 11). Vengo informato che dalle perquisizioni recentemente effettuate negli ambienti comunisti .francesi è risultato che h11 Gestapo e la G.P.U. stavano in con

tatto da circa 4 anni per svolgere insieme il lavoro di penetrazione e di propaganda in Francia.

536

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 184, Berlino, 9 dicembre 1939 (per. giorno 11). Ho chiesto stamane a questo Ministro di Jugoslavia qualche precisazione sull'attuale andamento dei rapporti tra il suo Paese e la Germania, in vist~ anche de11e recentil notizie date da certe radio straniere circa pretese difficoltà economiche tra t due Paesi e circa il recente rifiorire di informazioni relative a nuovi concentramenti di truppe tedesche alle frontiere sud-orientali del Reich. H signor Andrié mi ha detto che sostaro:ialmente non vi è nulla di nuovo e che le ultime settimane segnano un periodo di calma e di normalità nei rap.. porti tra i due Stati.

Nel campo economico, gli scambi commerciali proseguono abbastanza bene. Vi è stata qualche difficoltà dovuta particolarmente alla circostanza che da parte

jugoslava non si fanno più sul mercato tedesco gli acquisti di cotoni semilavorati. Ma nel complesso si cammina non male, dato anche che i tedeschi si sono mostrati, nelle richieste, abbastanza «moderati».

Nel campo politico vi è un miglioramento nella situazione di frontiera perchè le minoranze tedesche, evidentemente ammaestrate di quanto avviene per i nuclei etnici germanici I'iassorb~ti nel Re'kh e provenienti dai Paesi Baltici, mostrano ora una certa freddezza nel loro entusiasmo di voler entrare a far parte della grande Germania.

Quanto all'opinione pubblica ed alla stampa jugoslava nell'attuale momento, esse sono, nel confi~tto russo-finlandese nettamente orienta,te verso la Finlandia. La Jugoslavia-concludeva il Ministro-è sempre favorevole a vedere protetti e sostenuti gli interessi degli Stati minori.

(l) Vedi: Documents on German F011lign Policy 1918·1945, Series D, VIII, D. 432.

537

IL CAPO DELL'UFFICIO GUERRA ECONOMICA, PIETROMARCHI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI

TELESPR. 23. Roma, 9 dicembre 1939 (per. gtiorno 16).

Per notizia Vi accludo copia di una lettera rimessa a S. E. il Ministro da questo Ambasciatore di Inghilterra e il Memoriale annesso che riassume la procedura concordata fino ad oggi per quanto riguarda le operazioni di controllo del contrabbando nei riguardi delle nostre navi.

ALLEGATO (Traduzione)

·L'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, LORAINE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. .. ... (l) 5 dicembre 1939.

. . . . . . . . . . . . . .....

mi permetto di mandarvi un breve Memorandum, preparato in Ambasciata, che vi mostrerà che noi abbiamo realmente fatto considerevoli progressi, adoperandoci per andare incontro alle legittime rimostranze degli interessi navali italiani.

Mentre io ero a Londra ebbi l'occasione di parlare con quelle autorità sugli inconvenienti causati alla Vostra navigazione dal nostro Servizio di controllo del contrabbando e fui lieto di trovare da ogni lato prontezza a fare tutto ciò che fosse possibile per andare incontro ai desideri del Governo italiano. Io spero che le decisioni prese recentemente in questa materia a Londra serviranno utilmente ad eliminare le cause di ritardo e di attriti. Il sistema • Navicert •, che è stato ora introdotto per alcuni paesi sarebbe anche utile se gli armatori italiani ne facessero un uso appropriato.

Senza dubbio sorgeranno nel futuro altri problemi, ma io sono sicuro che se le autorità italiane esporranno francamente le loro difficoltà per il tramite del

• Joint Committee •, il mio Governo sarà in ogni momento pronto a studiare con simpatia qualsiasi proposta esse crederanno di fare. Intanto gli armatori italiani si renderanno conto che se i loro bastimenti devono essere fatti proseguire con rapidità -ciò che noi desideriamo quanto loro -essi debbono collaborare nel

senso di sottoporre i loro manifesti in precedenza. Sono lieto di apprendere che ciò si sta già facendo in alcuni casi ma vi è già stato almeno un caso nel quale il manifesto presentato in precedenza non corrispondeva a quello presentato alla base di controllo del contrabbando.

Parimenti, noi speriamo che gli armatori italiani si asterranno da pratiche che il mio Governo è costretto a censurare; per esempio il cercare di condurre cittadini tedeschi a Lisbona in modo da evitare il nostro controllo.

Vi è anche il fatto che altri neutrali si lagnano continuamente che noi trattiamo i bastimenti italiani con assai maggiore moderazione che i loro e diventa sempre più difficile per noi di controbattere l'accusa che esercitiamo una discriminazione a Vostro vantaggio nelle operazioni di controllo del contrabbando. Io vorrei chiedere ai vostri ambienti interessati di adoperare tutta la pazienza che è loro possibile considerando la gravità della lotta in cui siamo impegnati, e ricordando anche che se le operazioni del nostro controllo implicano ritardi e perdite, che noi d'altra parte ci sforziamo di ridurre al minimo, ciò non di meno esse contrastano assai favorevolmente con l'indifferente affondamento delle navi neutrali praticato dalla Germania.

ANNESSO

(Traduzione)

MEMORANDUM.

L'Ambasciata britannica a Roma si è occupata attentamente della questione del controllo del contrabbando, che è di interesse così vitale tanto per il Governo di Sua Maestà quanto per quello italiano.

Tuttavia tutte le osservazioni che possono esser fatte in questa sede possono concernere soltanto i metodi e la procedura usati per raggiungere gli scopi comuni dei due Governi a questo proposito; non ci si può viceversa attendere ch'esse riguardino la maniera pratica con cui tali metodi sono applicati poichè ciò è completamente al di fuori della portata della sfera d'azione dell'Ambasciata.

Le questioni sorte dall'applicazione delle misure di controllo in questi tre mesi coprono un campo molto arduo, ma non ci si propone di discuterle dettagliatamente nel corso di questo memorandum. Fin dall'inizio è stato chiarò che non esisteva divergenza di principio fra i due Governi. Il Governo italiano desidera assicurare il passaggio più rapido possibile dei vapori mercantili destinati al consumo interno italiano: il Governo britannico è deciso a fermare le forniture destinate originariamente o in una fase ulteriore, al consumo tedesco. Il problema fondamentale è consistito nel trovare il modo più pratico di fornire al Comitato del Controllo sul Contrabbando prove sufficienti a metterlo in grado di identificare le forniture neutrali e nemiche. Un punto di non minore importanza è quello del tempo: ogni indugio nei porti di controllo comporta imbarazzi e perdite non soltanto fra i consegnatari che possono o non possono essere ditte stabilite in Italia, ma egualmente agli armatori italiani. La Delegazione britannica ha rivolto tutte le sue energie in uno spirito di collaborazione, a questi problemi connessi. In una fase iniziale la via di contatto passò fra il Senatore Giannini al Ministero degli Esteri ed il Consigliere Commerciale all'Ambasciata britannica; dalla costituzione del Comitato Aggiunto in base all'Accordo anglo-italiano del 27 ottobre le due Delegazioni sono state in contatto costante e l'ultima riunione è stata quella del 3 dicembre. Lo scopo del presente scritto è di presentare un breve riassunto dei punti che sono stati discussi e delle difficoltà che sono state chiarificate nei primi tre mesi di guerra.

A) Linee celeri passeggeri

È riconosciuto che debba essere concessa la priorità dell'attenzione a queste navi per passeggeri. D'altra parte è notorio che nell'ultima guerra proprio perchè la loro detenzione era suscettibile di creare particolare irritazione, gli. agenti tedeschi nei porti transatlantici miravano deliberatamente a porre su tali navi carichi tedeschi. Una soluzione è stata creata nella forma della così detta garanzia • Black Diamond •; in base a questa garanzia la Compagnia armatrice si impegna a trattenere tutte le consegne soggette a controllo a disposizione del Console di Sua Maestà nel porto di destinazione ed a ritrasportare a sue spese in un porto alleato quelle di esse che siano • sequestrate •. Contro questo impegno le navi passeggeri sono adesso rilasciate molto rapidamente dalle basi di controllo. Per evitare la possibilità di controversie eventuali con consegne non approvate, le Compagnie armatrici inseriscono una clausola di salvaguardia nelle loro polizze di carico. Questo impegno è stato dato in numerosi casi ed ha fatto risparmiare molto tempo alle basi di controllo. Ciò ha avuto l'unanime approvazione di tutte le grandi Compagnie di Navigazione, ma tale metodo ha lo svantaggio di ingombrare i depositi di merci soggette a controllo, talvolta deperibili.

B) Eliminazione di duplice interferenza da parte di pattuglie britanniche e francesi

Ogni sforzo è stato fatto per evitare questo duplicato e da diverse settimane non sono giunti reclami. Come questione pratica di procedura è stato stabilito che una nave italiana portata a Gibilterra e dichiarante la sua intenzione di toccare porti spagnoli prima di recarsi in Italia è autorizzata a passare, soltanto previa identificazione ed esibizione del suo manifesto, sull'impegno di toccare Gibilterra e Malta prima di recarsi in Italia. Sono in esame accordi atti a far sì che le navi che abbiano merci di contrabbando che non possano essere prontamente sbarcate a Gibilterra, siano messe in grado di scaricarle a Marsiglia o ad Orano dove vi sono maggiori facilità.

C) Piroscafi che entrano nel Mediterraneo Orientale

Il Governo italiano non si è trovato in grado di accettare la primitiva proposta che le navi italiane si presentassero volontariamente all'esame nel comodo porto di Porto Said. Conseguentemente le navi, dopo uscite dal Canale, vengono invitate a proseguire per essere esaminate a Caifa o Malta. Poichè sono stati presentati dei reclami per le perdite occasionate dal dirottamento in entrambi questi porti, è stato concordato di stabilire una base di controllo del contrabbando ad Aden, e questa base entrerà in funzione in misura limitata il 15 dicembre. Le navi il cui carico sia stato in precedenza approvato dal Comitato procederanno direttamente verso la loro destinazione; a quelle contenenti un carico dubbio si chiederà di impegnarsi a toccare Caifa o Malta per un esame dettagliato. Questo accordo è risultato bene accetto agli ambienti armatoriali italiani interessati. Le navi provenienti dalla Somalia italiana sono richieste presentemente di recarsi ad Aden; la Delegazione italiana ha fatto obiezione a ciò e le sue obiezioni sono state riferite a Londra. Tuttavia le navi provenienti dall'Eritrea sono normalmente autorizzate a recarsi in Italia senza controllo e questo accordo continuerà fino a che l'esperienza non generi il convincimento che Massaua sia usata dai tedeschi come deposito.

D) Naviglio che entra nel Mediterraneo attraverso l'Egeo

Originariamente tali piroscafi erano richiesti di procedere per Haifa per essere sottoposti ad esame. Furono sollevate obiezioni contro questa procedura adducendosi la posizione poco comoda di Haifa; epperò i piroscafi intercettati in questa zona che abbiano bisogno di essere visitati, vengono adesso normalmente fatti proseguire per Malta a tale scopo. Anche questo passo è stato bene accolto dagli armatori italiani.

E) Navigazione tra l'Italia e le Colonie italiane del Mediterraneo

Il Governo italiano pretende .che la navigazione tra l'Italia, le sue Colonie ed i suoi Possedimenti del Mediterraneo debba avvenire senza interferenze. Il Governo britannico non ha ritenuto possibile di rinunziare al suo diritto di visita ma ha convenuto in pratica di non interferire normalmente con questa navigazione, purchè non vi sia prova alcuna dello sviluppo di un commercio di deposito nell'interesse della Germania.

F) Notifica preventiva dei carichi al Comitato del Contrabbando

Il Governo italiano è venuto nella determinazione di nominare presso la sua Ambasciata in Londra un funzionario competente a ricevere queste comunicazioni delle Compagnie di Navigazione ed a mantenere il collegamento col Ministero della Guerra Economica. Questa prassi è molto ben vista dal Governo di S. M.

G) Cooperazione a Gib~lterra con il controllo

Sono accordate facilitazioni al Governo italiano per cooperare con le Autorità di Controllo ed il Governo italiano propone di nominare a Gibilterra un funzionario della sua Marina Mercantile per fornire consigli tecnici al Console. Questa proposta è vista con moltissima simpatia dal Governo di Sua Maestà.

Queste note mostreranno che dei progressi molto sostanziali sono stati fatti per l'eliminazione di legittimi motivi di lagnanza da parte dell'Italia ed in questo intento non si risparmieranno da parte britannica ulteriori sforzi.

Deve peraltro sempre sussistere il problema essenziale connesso ad ogni forma di controllo del contrabbando, cioè che i carichi non possono essere lasciati passare a meno che non sia data prova soddisfacente che essi sono veramente destinati al consumo neutrale; è pertanto di somma importanza che i dati relativi ai consegnatari ed alla natura del carico imbarcato nei porti d'oltremare, siano notificati il più presto possibile in modo che le indagini necessarie possano essere fatte prima che il piroscafo giunga ad una base di controllo. L'urgenza di questa procedura è stata messa in evidenza ed accettata in ogni occasione nelle riunioni del Comitato e nelle conversazioni avute con i rappresentanti delle Compagnie italiane di Navigazione che si sono indirizzati all'Ambasciata; ciò non ostante i piroscafi continuano ad arrivare giornalmente alle basi di controllo senza che il loro carico sia stato preventivamente notificato.

Il problema è semplice quando il piroscafo è stato noleggiato per un singolo consegnatario. È stato provveduto, ad esempio, a che venga notificato all'Ambasciata ogni carico di petrolio e sono quindi ora rari i casi di cargo che vengano trattenuti. Il Governo italiano notificò in settembre i contratti stipulati in Cile per i nitrati; nel ricevere l'avviso dei piroscafi che caricano per l'Italia, in applicazione di questi contratti, i dati vengono telegrafati a Londra ed i carichi passano indisturbati. Ma i carichi misti indirizzati ad una serie di consegnatari, ammontanti spesso a cento o più su di un solo piroscafo, sono necessariamente destinati ad essere trattenuti per un certo tempo a meno che i dati relativi non siano stati notificati prima che il piroscafo giunga a Gibilterra e a Suez. Viene così perduto tempo prezioso mentre si cerca di identificare i consegnatari; questi possono anche essere delle ditte non domiciliate in Italia. Come indice del volume del lavoro che questa attività importa per l'Ambasciata, si può dire che nel solo mese di novembre furono diretti al Ministero della Guerra Economica 670 telegrammi, la maggior parte dei quali aveva importato una corrispondenza telegrafica con i nostri Consoli e comunicazioni ai e dai Ministeri italiani, proprietari di piroscafi e consegnatari. Numerosi espedienti sono stati adottati per affrettare queste indagini. Una preziosa collaborazione è stata data dalla Confederazione degli Industriali che ha provveduto a costituire dei collegamenti con l'Ambasciata per le comunicazioni giornaliere, con particolare riguardo alla liquidazione delle questioni relative ai carichi di cotone. Per alcune grandi ditte, come la Pirelli, è stato deciso che una sola garanzia copra tutte le partite che debbono essere da loro importate (incoming con

signments). Si avvantaggiano in pieno alcune grandi unità dell'organizzazione cor

porativa, quali la Compagnia Importazione Cotoni e i Monopoli dei Metalli e del

Carbone. Si è già fatta menzione delle disposizioni prese per la notifica dei carichi

di petrolio e dei prodotti petroliferi.

Si attendono grandi vantaggi dal sistema del • Navicert •. Il sistema fu adottato, come primo passo, il lo dicembre scorso con i cargo spediti dagli Stati Uniti in Italia ed in alcuni altri Paesi d'Europa e, in brevissimo tempo, sarà esteso alle spedizioni dal Brasile, dall'Uruguay e dall'Argentina. In base a questo sistema il mittente da uno di questi porti transatlantici può chiedere, prima d'imbarcare il suo carico un certificato dell'autorità consolare britannica, comprovante che il suo consegnatario ha avuto il nulla osta. Vi è da sperare che via via che si riconoscono i vantaggi del sistema, le Società di Navigazione richiedano, in linea di principio, che venga prodotto il • Navicert • prima di accettare qualsiasi consegna. Quando il carico è interamente coperto da questi certificati, il lavoro della base di controllo dovrebbe essere normalmente limitato alla identificazione e vidimazione del manifesto. La Delegazione italiana ha favorevolmente accolto l'introduzione di questo sistema, ma ha fatto osservare che esso non è stato ancora esteso alle spedizioni in Svizzera, in Ungheria e nei Paesi Baltici, zone queste che hanno considerevole importanza nei riguardi del commercio di transito attraverso i porti italiani. Il loro desiderio di vedere il sistema in tale modo esteso, veniva subito comunicato a Londra.

(l) Manca l'indicazione del luogo di spedizione.

538

L'AMBASCIATORE DELL'U.R.S.S. A ROMA, GORELKIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

(Pubbl. MARIO ToscANO, Una mancata intesa italo-sovietica nel 1940 e 1941,

cit., pag. 14, nota 17).

L. 141. Roma, 9 dicembre 1939.

Ho ricevuto disposizioni dal mio Governo di recarmi immediatamente a

Mosca e perciò, data questa circostanza, debbo comunicarvi che non sarò più

in grado di presentare il 12 corrente le mie lettere credenziali a Sua Maestà

il Re d'ItaHa e d'Albania, Imperatore d'Etiopia.

Vi prego, signor Ministro, di volere per H motivo suesposto scusarmi presso

Sua Maestà.

539

L'INCARICATO D'AFFARI A.I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 9838/3136. Berlino, 9 dicembre 1939 (per. giorno 12).

Questo Segretario di Stato degli Affari Esteri mi ha fatto in via amichevole, notare che non ha fatto buona impressione in Germania l'articolo apparso sulla Gazzetta del Popolo del 5 u. s. dal titolo «I !primi 183 », relativo alla partecipazione di volontari finlandesi nel 1915 alla guerra in Russia, nelle file dell'Esercito tedesco.

540

L'INCARICATO D'AFFARI A.I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 9839/3137. Berlino, 9 dicembre 1939 (per. giorno 11).

Mio telegramma n. 1054 di ieri (1). Con le mie comunicazioni di ieri e con i fonogrammi diretti al R. Ministero della Cultura Popolare ho riferito circa le prime impressioni riportate dagli

ambienti tedeschi e circa i primi articoli di commento apparsi su questa stampa nei :riguardi deHa deliberazione del Gran Consiglio del Fascismo resra i·eri mattina di pubblica ragione.

Alla WiLhelmstrasse a mezzogiorno, come ho avuto occasione di comunicare all'E. V. con il mio telegramma suindicato, non se ne conosceva ancora, ad onta ben nota e decantata organizzazione degli uffid tedeschi, il testo. Ehbi occasione così di leggere personalmente la deliberaz.ione, che mi era pervenuta per trasmissione Stefani, al Segretario di Stato von Weizsacker, la cui impressione fu senz'altro favorevole (1). Egli ebbe a notare, in proposi•to, come nella deliberazione stessa non sia stato fatto alcun accenno diretto all'Unione Sovietica ed alla situazione ad essa relativa. E ciò evidentemente per usare riguardo alla amica Germania e non metterla in sgradevole imbarazzo. C'irca poi la frase concernente gli interessi italiani nei Balcani e nel Bacino Danubiano, egli ha confermato che tale nostra presa di posizione è in Germania già nota ed approvata.

La Wilhelmstrasse, poi ha, con la nota della Diplomatisch-Politische Korrespondenz, H cui testo ho {elefonicamente trasmesso, confermato quesrte imp~essioni favorevoli che sono del resto quelle di tutti gli ambienti tedeschi i quali, naturrurnente, pongono in paTticol.a,ra rHtevo, con compiaCiimento, la frase relattva alla riaffermazione dell'alleanza italo-tedesca, quale è apparsa nei colloqui di Milano, Salisburgo e Berlino.

Si attende ora con molto interesse il discorso che l'E. V. pronuncerà nella proS1sima settimana alla Camera dei Fasci e delle Corporazioni.

(l) Non pubblicato.

541

IL MINISTRO ALL'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2497/913. L'Aja, 9 dicembre 1939 (per. giorno 19). Il Governo olandese sarà rappresentato aUa prossirrna riunione di Ginevra dal Barone Vos van Steenwiijk, Ministro a Pechino •che trovasi da alcune settimane in .congedo in patria. Questo Direttore Generale degli Affari politici mi ha detto che il rappresentante olandese ha ricevuto •istruZJioni di non prendere iniziative e di mantenere un atteggiamento di prudente riserbo. Egli potrà associarsi alla mozione tendente a definire l'U.R.S.S. come Stato ag.gressore, ed a deplorare la sua condotta, restando peraltro escluso in maniera assoluta l'approvazione e Ia partecipazione olandese ad eventuali sanzioni di qualsiasi genere. Al momento attuale appare evidente l'incapacità della Società delle Nazioni a promuovere una concreta azione per ostacolare l'aggress1one e pe,roiò l'Ol•anda, salvo ill contributo della sua solidarietà morale, non crede di poter prestare altra più effettiva collaborazione. Riguardo all'iniziativa di alcuni Stati sudamericani per l'esclusione dell'U.R.S.S. dalla S. d. N., il delegato olandese non ha ricevuto istruzioni precise, ma dovrà regolare la sua condotta a seconda dell'atteggiamento che verrà assunto dagli altri principali Stati neutrali, mante-

Ù) Vedi: Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, VIII, D. 428.

nersi in contatto con le delegazioni degli Stati del gruppo di Oslo, ed eventualmente riferire. Il delegato olandese infine dovrà manifestare esplicitamente la sua opposizione qualora da qualcuno si volesse cogliere l'occasione per sollevare questioni che non sono arl'ordine del giorno dell'attuale riunione, la quale è stata convocata soltanto per trattare del conflitto .russo-finlandese.

Il Direttore Generale mi ha detto anche .che l'Olanda ha declinato la sua candidatura per un seggio 1al Cons,igUo, sembrando preferibi1e nell'attuale momento di lasciare un posto agli Stati scandinavi e sembra che, anche come manifestazione di simpatia societaria, si penserebbe di eleggere .}a Finlandia.

542

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 4348/1690. Mosca, 9 dicembre 1939 (per. giorno 26). Questo Miin1stro d'Ungheria mi ha dlllformato che qualche tempo fa e,g1i aveva fatto conoscere al Commissariato del 'Popo1o per gli Affari Esteri il desidea-io del Governo ungherese di veder :I1i,ape:rte le comunicaz.ion'i stradaH e ferroviarie attraverso la ormai comune frontiera nella regione carpatica, Egli aveva anche espresso la speranza che fra i due Paesi si iniziasse un certo traffico commerciale e prospettato l'01pportunità di concludere un accordo che regolasse le questioni delle comunicazioni e degli scambi. A tutt'oggi il Commiss:arÌiato non gli ,a.veva all!cora :fatto perveni'l'e alcuna risposta; del ·Che il si,gnor De Christoffy non si mostrava per nulla contrariato, perchè si rendeva conto che in questo momento, quando si manifesta cosi vivace la reazione della opinione pUJbblica mondiale per l'aggressione sovietica contro la Finlandia, la firma di un accordo -sia pure di carattere non politico fra U.R.S.S. e Ungher1a potrebbe suscitare impvessioni sfavorevoli per il suo Paese. Nel farmri queste 'considerazioni ['l co>Uega ungherese aveva l'ari'a di preoccuparsi soprattutto delle impressioni del Governo italiano. De Christoffy mi ha detto p:oi che per .parte, sua H Governo sovietico aveva proposto a quello ungherese la creazione di una commissione mista, incaricata di .fissare con precisione la « linea definitiva » del confine comune. Budapest non aveva però ancora risposto in proposito. Personalmente e•gli considerava prematuro di parlare di ·confine «definitivo», perchè non gli sembrava da escludere il modo •assoluto la eventuaJità che la città idi L.eopol!i e 1e· zone petrolMere della regione limitrofa venissero in definitiva cedute dall'U.R.S.S. alla Germania. Il collega ha avanzato tale ipotesi in forma piuttosto vaga; quasi come una divagazione di carattere puramente accademico. L'accenno mi è tuttavia parso interessante, se non altro perchè mostra la preoccupazione ungherese di avere l'U.R.S.S. come paese confinante. Aggiungo ·che a mio avviso simile cessione appare inverosimile, per lo meno nel momento e nella situazione politica. Ciò naturalmente non esclude la pos

sibilità «teorica» che in determinate circostanze, che venissero create dagU imprevedibili sviluppi della situazione europea, sorga l'occasione per un riaggiustamento della spartizione polacca (1).

543

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A.I. A BERLINO, MAGISTRATI

T. 29365/560 P. R. Roma, 10 dicembre 1939, ore 13. Vostro 1037 e mio 539 (2) . .F1ate presente a codesto Governo in via del tutto confidenz>iale che abbiamo

ragioni di ritenere che il trasporto del carbone tedesco via mare da IRotterdam per l'Italia non sarà disturbato.

Assicurate che da parte nostra sarà fatto il massimo sforzo per aumentare il più che sia pos~ibHe il tonneHaggio destinato a tale trasporto, ma che effetto potrà manifestarsi sensibilmente solo nel prossimo gennaio data dislocazione naviglio per impegni presi :prima del settembre.

Occorre però che facciate rilevare codesto Governo che da parte tedesca non è stato fatto alcuno sforzo per aumentare spedizioni via terra, tanto che esse invece nel mese novembre sono diminuite in modo impressionante riducendosi complessivamente a tonnellate 203 mila, ivi comprese le spedizioni Alta Slesia, ridotte a meno della metà per l'Alta Slesia tedesca ed a zero per l'Alta :Slesia ex-polacca, che prima forniva 160 mila tonnellate mensili.

Fate inoltre presente che nella riunione di Venezia del mese scorso i delegati tedeschi si impegnarono a fornire diecimila (10.000) carri e quindi è strano che ora invece si aspetti dall'Italia tale contributo.

Fate infine notare che durante scorso mese abbiamo intensificato nostra esportazione derrate alimentari verso Germania impegnando esclUSiivamentc carri italiani (cinquemHacentonovanta).

Tuttavia per dimostrare nostro 'buonvolere potete assicurare codeste autorità che per il ritiro del carbone metteremo a disposizione i domandati diedmila carri, ma che non potremo impegnare i nostri carri per l'esportazione delle derrate alimentari in Germania.

Dato quanto precede è più che mai necessarLo iniziare conversazionJ con codeste autorità, come telegrafato con mio 539 (3). Invio carri per trasporto carboni si inizierà immediatamente. Assicuratemi invio vagoni tedeschi per trasporto merci italiane.

(l) -L'originale di questo documento porta il visto di Mussolini. (2) -Vedi DD. 445 e 448. (3) -Vedi D. 448.
544

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 313. Mosca, 10 dicembre 1939, ore 13,10 (per. ore 18,30). Mio telegramma n. 312 (1). Nella eventualità che codesta Ambasciata U.R.S.S. venga incaricata di fare rimostranze presso V. E. per fornitura aeropJ.ani militari aHa Finlandia credo utile ricordare precedente della protesta giapponese contro l'U.R.S.S. :per forn~tuxa maJteriale di guerra alla Otna. In data 4 aprile 1938 Litvinorv dichiarò all'Ambasciatore del Giappone a Mosca che « vendita armi compreso aeroplani

alla Cina era pienamente conforme alla norma di diritto internazionale~. Mi richiamo in proposito ail mio rapporto n. 1507/578 del 5 aprile 1938.

545

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A.I. A BERLINO, MAGISTRATI

T. 622/565 R. Roma, 10 dicembre 1939, ore 16,30. Prefetto Mastromattei informa che Console Generale Bene e dott. Luig sono improvvisamente partiti per Berlino allo scO{PO protestare pre.sso autorità centrali ,germaniche per presunti intralci che verrebbero posti da parte italiana al!l'ese:r:cizio della lor:o a.ttività per ·e!Watrio allogeni tedeschi Alto Adige. Una protesta del genere non avrebbe alcun fondamento. È vero invece che « Commissioni tedesche per ill rilmpatrio » svolgono in Alto Adige subdola propaganda anti-italiana e compiono intollerabili atti di autorità esulanti loro competenza ed assolutamente ·contrari spirito e lettera accordi italo-germanici. Quanto sopra per Vostra norma di linguaggio. Aggiungo per Vostra conoscenza che -secondo quanto riferisce Mastromattei -manovra Bene avrebbe per scopo prevenire eventuali rilievi che gli potrebbero essere mossi pel fatto che domande espatrio non hanno assunto, fino ad oggi quel carattere !Plebiscitario su cui contava Governo del Reich.

Fate inoltre conoscere che Buffarini è stato inviato a Bolzano e vi rimarrà sino a sistemazione avvenuta della questione.

546

IL CONSOLE GENERALE A GINEVRA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

FoN. 269. Ginevra, 10 dicembre 1939, ore 17,30.

Secondo informazioni datemi da questo Delega1to ·greco, 1a Delegazione inglese si dichiarerebbe disposta a<l appoggiare un'eventuale proposta di espulsione dell'U.R.S.S. dalla Lega. Gli Stati scandinavi in base a comunicazioni date da Unden giunto ieri sera non si opporrebbero.

27 - Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

L'Assemblea dovrebbe a maggioranza di voti proporre l'espulsione al Con

siglio che deciderebbe sulla bare articolo 16.

Il conflitto visto da qui assume così caratteri progressivamente più acuti.

Domani si riunisce l'Assemblea ,che si considera sempre come una continua

zione della diciannovesima. Questo Console di Germania mi ha detto che il suo

Governo protesterebbe a Berna quallora la diciannovesima Assemblea chiudesse

i suoi lavori e si aprisse la ventesima Assemblea, quella cioè che avrebbe dovuto

tenersi in settembre, e ciò perchè di fronte ad una nuova Assemblea sorgerebbe

il problema della validità dei poteri dei Delegati polacchi. L'Assemblea sarebbe

forzata a riconoscimenti o a dichiarazioni che Berlino considererebbe come prese

di posizione d'armeggii tenuti su suolo elvetico e ciò in contrasto ,con 1la neu

tralità svizzera. Il p1'ob1ema non si portrebbe per i cecoslovacchi <Che non si rono

presentati a Ginevra e cd:ò date \Le note divel"genze di <tdee anglo-francesi cir,ca

l:a costituzione o meno di un Govoerno provvisorio cecoslovacco.

Questo Delegato jugoslavo ha tenuto a precisarmi la posizione del suo Governo di frqnte alla situazione del conflitto a Ginevra. A Be[.grado si considera che un'aperta manifestazione antisovietica da parte della Delegazione jugoslava qui potrebbe avere spiacevoli conseguenze interne. Il Comintern sarebibe portato -a quanto asserisce Gavr:ilovtc -ad intensificare le sue mene e la sua pro'" paganda in un Paese che in conseguenza del recente accordo fra serbi e croati ha reso il regime interno pdù lliberrue. Qumdì possibilità spilacevoli che lfotrse -qualora si giungerà ad una votazione -il Delegato jugoslavo potrebbe evitare ,con una astensione. Il ISiignor Gravilovli<c ha tenuto a dirmi che desiderava vivamente ,che tale punto di vista venisse comunicato a V. E. e mi ha confermato che anche a Ginevra la Delegazione jugoslava non intendeva far nul!J.a ·~he potesse non rientrare nel quadro della stretta intesa tra Roma e Belgrado.

(l) Vedi D. 534.

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IL RE DI BULGARIA, BORIS, AL RE VITTORIO EMANUELE III

L. s. N. Sofia, 10 dicembre 1939. Dans les temps difficiles que le monde trav,erse je m'excuse de venir vous importuner par la liberté que je prends de vous écrire cette lettre dans [a quelle je voudrais vous (dire) brièvement la situation délicate de mon pays en prévision des évenements qui pourraient se développer dans les Balkans. Eln meme temps, je voudrais profiter du retour de Gio pour en faire avoe<c votre agréement complaisant, bien entendu, le courrier special, porteur de Ja :réponse que vous voudriìez m'envooyer et qui sera pal'ttculièrement importante pour moi. Comme vous le savez dès le début dies hostHités, nous avons adopté une politique de neutralité correcte que nous entendons suivre au regard de tous les pays, persuadés, qu'ainsi nous pouvons garder et défendre les intérets de la Bulgarie. A plusieurs points de vue notre attitude, toute proportion gardée, presente beaucoup d'analogie avec la vòtre et je cro1s que l«:1s vòtres et les nòtres

en Cle qui concerne de tenilr le calime dans les Balkans, sont identiques.

La situation poUtique interna,tionale se compliqUJe de façon à causetr de justes inquietudes aux pays neutres. Depuis l'aggravation imprévue des circonstances dans ·la Baltique, on ne sait plus quelle tournure peuv·ent prendre les évenements à l'aveni'r. Il est à prévoir et à crai..ndre que l'appetit venant en mangeant, les Russes, après avoir imposé J.eur volonté au Nord, entreprennent une action au Sud. C'est alors que à notre avis commenceront les épreuves les plus graves pour les Balkans où les Anglais, je le suppose, ne seront pas mécontents de voir l'incendie s'étendre. Vous voyez donc d'ici toute le gravité de la position dans laquelle nous nous trouverions si cette éventualité venait malhereuresement à se produire.

Nous sommes trop petits pour faire changer le cours des événements et dans cette civcostance nous sommes forcés à etre prudents et ne pas provoquer les soupçons d'aucun pays. Nos rélations avec l'U.R.S.S., qui depuis leur reprise avaient été seulement .correctes noUJS n'engageanrt d'aucune sorte, ont pris depuis le coup de théàtre, dans la politique à double fàce que l'U.R.S.S. a commencé à jouer, un aspect et une tO'l.ll'nur.e qui exige beaucoup de circonspection. Ils nous ont fait allusion à la possibili'té de conclure un Pacte d'assistence mutuelle que J.e Gouvernement bulgare a decliné. Mais nous n'avons pas pu refuser la proposi!Uon d'une Convoenti:on aértienne quiJ setra signé .ces. jours-ci, ainsi que d'un T.raité de ·commeree qui sera négocié prochainement à Moscou par une délégation présidée par notre Ministre des Finances.

D'un autre còté, avec Ies tures nous faisons toUJt notre possdhle pour maintenir les rélations assez bonnes, qui existent entre nous quoique nous savons que leurs troupes en Thrace sont tenues à un niveau de beaucoup superieur à celui du rtemps normal. La Turquie encouragée paa-oos nouveaux al!l.iés continue avec accé1ération à parachevetr ses preparatifs de guerre. Eme pourra donc, dams un confl.it éventue1, exe~rcer une influence impo:M.ante, voixe meme décisive dans la ba!lance des partts en jeu. Sachant l'intéret que re.présentent pour l'Italie les questions balcaniques, je vous serais infiniment reconnaissant, de vouloir bien me dire si du còté italien, vous alvez des impressions et renseignements qui coincident avec les nòtres et si vous pouviez, ne f"O.t-il qu'en lignes générales, me donner quelques indications sur le point de vue italien en la circonstance.

Je vous prie d'excuser mon indiscrétion, mais dans les temps exceptionellement (•graves) que nous traversons, où un manque d'information ou un faux pas peuvent etre dangeureux pour un grand pays, ils seront, certainement, fatals pour l'avenir d'un petit pays, et c'est pourquoi je me suis permis de vous écrire ces lignes (1).

548

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 203. Copenaghen, 11 dicembre 1939, ore 12,15 (per. 'giorno 12, ore 0,20).

Munch mi ha confermato che a Oslo era stato convenuto adoperarsi Ginevra perché intetrvOOJto S. d. N. fosse un platonico invito RuS1Sila in:tavolare d'ilrette

trarttativ'e di pa,ce con Finlandia e ,che notizie avute oggi gli fanno ritenere questo punto dii vilsta con l'appoggio Belgio e Olanda abooa sopravvento. È soprattutto interesse Stati Nordici che discussione non si prolunghi.

Circa situazione Svezia ritiene che se pure in seno al Governo possono esservi divergenze su estensione appoggio da dare Finlandia partito al potere e grande maggioranza opinione pubblica è d'accordo non volere guerra.

(l) Il documento è gravemente deteriorato. Per conseguenza, il testo è in alcuni punti incerto.

549

L'INCARICATO D'AFFARI A.I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 1062. Berlino, 11 dicembre 1939, ore 13.

Telegramma di V. E. n. 560 (1). Assicuro aver fatto le oomunicazion.i del caso alla Wilhelmstrasse tanto aH'AmbaiSciatore Ritter quanto al Direttore ministeriale Wiehl. Convevsazioni con ,ingegneve Nobili avranno qui linizio nel pomeriggio m&coledì.

550

L'INCARICATO D'AFFARI A.I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 1064. BerLino, 11 dicembre 1939, ore 13,30 (per. stessa ora).

Telegramma di V. E. n. 565 (2). Ho attirato l'attenzione del Sottosegretario di Stato Woermann nel senso indicato. Effettivamente Console Generale Bene è giunto a Berlino dove ha avuto cOilltatto con uffici di Himmler e con WiLhelmstrasse.

Mi si è fatto notare che fra le cause che hanno provocato affrettato ritorno ed interruzione lavoro delle colllliilissioni tedesche è circostanza che, a norma dell'accordo, domande dovranno essere presentate entro il 31 corr.

Ho posto in rilievo come presenza Bolzano di S. E. Buffarini Guidi dimostra interesse del Regio Governo perchè ad ogni modo ordine e calma regnino in Alto Adige.

551

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 314. Mosca, 11 dicembre 1939, ore 14,47 (per. ore 21).

Sulle operazioni militari in Finlandia si hanno a Mosca notizie troppo scarse e solllliilarie per poter rendersi conto esattamente della situazione. È tuttavia indubbio che andamento della campagna ha causato vivo disappunto nei

dirigenti soviettci i quali si erano illusi poter liquidare resistenza finlandese in tempo molto breve. All'in~zio del conflitto Molotov avrebbe dichiarato ad uno dei Ministri baltici che truppe sovietiche sarebbero arrivate a Helsinki entro 3 settimane. Si dice anche che questo Stato Maggiore contemplasse durata operazioni di sOilo dieci giorni. Pare poi secondo mio modo di vedere che il comunismo finlandese avesse creato qui eccessive speranze movimento operai contro Governo finlandese.

Tutti questi Addetti Militari stranieri sono dell'opinione che Finlandia è destinata soccombere di fronte schiacciante superiorità sovietica.

Loro pl'evisioni circa durata resistenza variano da uno due a cinque sei mesi.

Vi è fondato motivo di credere che visita a Mosca del generalissimo Laidoner sia in relazione nuove esigenze sovietiche per base navale e aerea nell'Estonia che viene già ampiamente sfruttata da U.R.S.S. per incursioni contro Finlandia per mare e aria.

(l) -Vedi D. 543. (2) -Vedi D. 545.
552

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI

T. IN CHIARO PER TELESCRIVENTE 29564/56H P. R. Roma, 11 dicembre 1939,

ore 16,20.

Scambiato oggi con questo Ambasciatore di Germania note per modificare a,ocordo Alto Adige (l) per sostituire Delegati dei due Governi• a Prefetto Boilzano e Oonsole Generale di Germania a Milano (2).

553

IL CONSOLE GENERALE A GINEVRA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 271. Ginevra, 11 dicembre 1939, ore 17,30 (per. ore 21,15).

Sedicente delegazione aLbanese ha diretto ad Avenol una lettera pregandolo dare risposta scritta alla richiesta di ottenere carte d'ammissione all'Assemblea. Avenol ha rifiutato rispondere.

Nocka ha telefonato insuccesso sua missione a Zog che però gli ha dato istruzioni attendere ordini fino a mercoledì.

Delegazione ha preso poi contatto col deilegato turco che ha dichiarato che non aveva nessuna istruzione del suo governo. Avendo Nocka detto che delegazione intendeva inviare lettera al Presidente dell'Assemblea, delegato turco, sottolineando che rispondeva a titolo personale, ha sconsigliato tale gesto indicando che, qualora tale documento fosse starto inviato, Assemblea avrebbe potuto prendere decisione che in pratica avrebbe seppellito questione albanese. Mentre se non vi fossero stati passi precipitati questione albanese sarebbe rimasta aperta per la Società delle Nazioni analogamente alla questione polacca e a quella cecoslovacca.

Nocka e Naci manifestano loro viva indignazione contro Inghilter.ra che avrebbe «tradito» Albania merrtre dichiarano che il Governo :flrancese è pieno di comprensione per !loro causa. Zog contrariamente decisione rigorosamente presa a Parigi è autorizzaJto infatti da Stato Maggi:ore 1irancese comunicare con la sua delegazione qui telefonicamente in lingua aLbanese.

(l) -Vedi Appendice II. (2) -Vedi D. 557.
554

IL CONSOLE GENERALE A GINEVRA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 272. Ginevra, 11 dicembre 1939, ore 19,10 {per. ore 23,45).

Kraurel ha visto iersera Sllll'ic i1 quale gl!i ha detto: l) che il Governo sovietico non intende andarsene di sua iniziativa dalla

S. d. N. per non far il giuoco dei suoi nemici;

2) che egli non crede che Inghilterra e Stati scandinavi assumeranno responsabilità pX"endere decisioni: •gravi contro U.R.S.S., e quindi: tEarticamente non crede all'espulsione. Era anche dubbio che Cina e Iran si associassero alle manovre della Francia che aveva sopratutto di mira agire moralmente su Stati. Uniti d'America, Spagna, Italia e Stati Sud America, attraverso clamorosa condanna morale. Quanto alla Finlandia essa cercava aiuti pratici che Ginevra non avrebbe evidentemente concretato.

Krauel parlandomi a titolo personale mi ha detto ·Che a suo avviso :Sovieti non hanno intenzioni aggressione verso Romania e che si guarderanno bene dal fare giuoco franco-inglese estendere conflitto ai Balcani. Questo era anche i1 pensiero di Berlino.

Era possibile viceversa inasprimento dei rapporti turco-russi cui sintomi erano accentrate truppe turche alla frontiera turco-sovietica ed evacuazioni operate dai Sovieti di villaogg.t al'me,ni e geo1rgiani alla frontiera s:tes:sa. A Mosca persisteva irritazione.

Krauel inoltre mi ha detto che avendo chiesto a Suric sua innpressione circa fatto che Comitato cecoslovacco non ha inviato suoi delegati a Ginevra Ambasciatore dell'U.R.S.S. ha evitato rispondere.

Krauel infine ha accennato che non aveva mancato richiamare attenzione di Suric e del suo Governo sul fatto che deLegati aJ.banesi sono stati l'lespJnti mentre polacchi siedono all'Assemblea e naturalmente saranno vivamente applauditi quando prenderanno la parola. Questo fatto -ha concluso Krauel dovrebbe indurre Governo svizzero ottenere che sedute Assemblea non siano pubbliche.

555

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 156. Helsinki, 11 dicembre 1939, ore 20,50 (per. ore 22,30). Mio telegramma n. 154 (1).

Ho fatto oggi mia prima visita a questo nuovo Ministro degli Affari Esteri Tanner nella residenza di guerra dell Ministero degli Affari Esteri.

Egli non mi ha detto cose nuove ma ha prodotto in me impressione profonda sentendo riconfermare dalla sua .bocca quanto più o meno avevo già telegrafato e cioè che la Finlandia si sente sola contro il colosso russo.

Non è la Lega dellle Nazioni, qualunque ·cosa essa decida, che potrà seriamente aiutarla e nemmeno ia Svezia -egli ha aggiunto -giacchè a quanto gli risulta anche il nuovo Governo svedese pur continuando cfornire mezzi e volontari non oserà uscire dalLa sua neutrallità. Identica cons~derazione va.Le anche per Stati Uniti.

A mia ricMesta questo Ministro Affari Esteri mi ha riconfermato esattezza notizie da me raccolte che il Ministro !finlandese a Roma aveva avuto incarico sondare Governo fascista circa possibilità ottenere materiale ed aiuti.

Mi ha detto che mi sarebbe stato riconoscente se avessi potuto appoggiare richiesta.

Pw-non nascondendo evidenti difficoltà in ogru senso che ne ostacoil.3(llo ·accoglimento, ho risposto che non avrei mancato portare desiderio a conoscenza di V. E.

(l) Non pubblicato.

556

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE 151. Ankara, 11 dicembre 1939 (per. giorno 27). Da folllti fiduciarie mi era stato ri:lierito che i Sovieti a/Vevano stabilito a Btiytikdere (sul Bosforo, all'imbocco del Mar Nero, nella sede estiva di questa Ambasciata dell'U.R.S.S.) una •centrale di propaganda ·comunista per i Balcani. Di tale centro farebbero parte una sessantina di persone accreditate presso il Governo turco a vari titoli. Sempre secondo le stesse fonti, la centrale di propaganda comunista per i Balcani era prima a Vienna, di poi si sarebbe trasferita a Praga ed infine trasportata in Turchia. Essa lavorerebbe in particolar modo con la Bulgaria dove ·la penetrazione sovietica sarebbe intensa. In una delle ultime convertsaZJioni con Saracoglu il discorso è c&duto incidentalmente su questo vistoso aggruppa,mento di funzionari sovietici. Il Ministro degli Esteri mi ha lasciato comprendere che anche egli trovava esagerato il numero di agenti accveditati presso l'Ambasciata dei Sovieti in Turchia e benchè dovesse escludere che essi fossero propagandisti del Komintern li teneva d'occhio ad ogni buon fine. Per mio conto ho voluto approfondh-e 1e inda·gin.i ed ho potuto accertare che non soltanto questi agenti sovdetici JSono !Sottoposti a stretta sorveglianza da parte della Polizia turca, ma che la popolazione di Biiytikdere deve tenersi pronta a sgombrare tale zona compresa nel piano di fortificazione degli S•tretti. Le mie riservate indagini hanno peraltro portato ad una sensazionale scoperta e doè che nella zona di Btiyiikdere si nota un intenso movimento di

profughi (polacchi fra cui vi sono agenti al servizio dell'Inghilterra; questi ultimi sono in ·contatto con quelli sovietici.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE DI GERMANIA A ROMA, VON MACKENSEN

NOTA CONFIDENZIALE. Roma, 11 dicembre 1939.

Ho l'onore di parteciparVi che il R. Governo, avendo criconosciuta l'opportunità di affidare ad uno speciale suo dellegato i compiti demandati al Prefetto di Bolzano dall'Accordo confidenziale relativo all'attuazione, agli effetti econQmiei, del trasferimento di al~ogerut e di dttadini germanJi,d dal!l'Italia in Germania, firmato in Roma il21 ottobre 1939 (1), riter:rebbe necessario modificare il detto Accordo nel senso che, quante volte si parila di c: Prefetto di Bolzano » e del « Console Generale di Germania a Milano~. si intenda a dette autorità sostituito, rispettivamente, il < Delegato del Governo italiano :. e il « D<ele.gato del Governo germanico :..

Detto Accordo si intenderà pertanto modificato nei termini anzidetti, qua

lora mi parteciperete l'adesione del Governo ,germanico.

558

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE DI GERMANIA A ROMA, VON MACKENSEN

NOTA CONFIDENZIALE. Roma, 11 dicembre 1939.

Riferendomi alle note scambiate in data odierna per modificare Il'Accordo con:fidenziale relativo .aJ.l'attuazione, agLi. .effetti economici, del tra!Siferim~mto di allogeni e di cittadini .germanici dall'Italia in Germania, firmato in Roma il 21 ottobre 1939, ho l'onore di partooi1pare che è stato nomÌ!Il:ato Delegato del Governo italiano il prof. Fellice Guarneri.

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L'AMBASCIATORE DEL BELGIO A ROMA, DE KERCHOVE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. 8439. Roma, 11 dicembre 1939.

Gomme suite à ma ~ettre du 5 juillet n. 3076 (2), j'ai l'honneur de faire savoir à Votre Excellence que le Gouvernement du Roi, tenant compte de la notification d'après laquelle le GQuvernement italien et le Gouvernement al.banais avaient ,signé, J.e 3 juìn, un accord unifiant les relations im.ternationa!l.es de 1'Italie et de l'Albanie et confiant la direction de celles-ci au Ministère des Affaires Etrangères du Royaume, a pris la décision de charger .son Ambassade à Rome des intérets belges en Alb.anie et de faire relever de cette Ambassade les Consulats de Belgique à Durazzo et à Valona.

(l) -Vedi Appendice II. (2) -Non pubblicata.
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L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 3936. Roma, 11 dicembre 1939 (per. giorno 14).

Tra le visite di cortesia fatte questa mattina, vi è stata quella deLl'Ambasciatore di Romania presso la Santa Sede.

S. E. Coonnène, come è noto a V. E., rprov~ene dalla carriera politica ed ha retto il Dicastero degli Esteri sino a pochi mesi or sono.

Egli all'inizio della conversazione ha tenuto a farmi conoscere i suoi sentimenti di vivo entusiasmo per l'Italia e per il lavoro del Duce e dell'E. V. aggiungendo che la sua ammirazione per ià Regime non datava da oggi, ma rimontava ai primi anni dell'avvento al potere del Fascismo. Ha poi aggiunto che essendo accreditato presso la Santa Sede, poteva parlare con mag.giore franchezza del suo collega romeno presso la Real Corte. Dopo tali premesse il Comnène si è dilungato a descrivere il senso di grave disagio che .si era creato nei Balcani in seguito all'attuale situazione internazionale e il pericolo di una pressione russa sulla Romania. Le deliberazioni dell'ultimo Gran Consiglio avevano recato un senso di grande sollievo e S. E. Comnène ha dichiarato che in Romania si 'sperava ·che l'interesse deill'Italia manifestato al mantenimento dello statu quo in quel settore europeo, si riferisse anche all'intera Romania sino al Mar Nero. A suo avviso era nostro interesse di svolgere una politica di amicizia e garanzia verso la 1sua pa1tria che, con i venti mi'l1oni di abiltanti e la sua antica civiltà rappresentava pur sempre un notevole baluardo all'espansione russa neLl'Oriente Balcanico.

Da parte mia mi sono limitato ad ascoltare il mio collega senza prendere alcuna iniziativa su tale tema di conversazione. Ho ritenuto tuttavia utile riferire le dichiarazioni di Comnène, dato che egli ha, oltre al suo attuale incarico diplomatico, una posizione politica nel suo Paese.

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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. RISERVATA 9896. Berlino, 11 dicembre 1939.

Tanto per cambiare, si parla di nuove date circa ila famosa offensiva tedesca ad occidente!

Questa volta, sempre secondo il solito Ambasciatore del Belgio, la data Sall"ebbe queila di ldomenioa 17. 1\la lo stesso Ambasciatore questa vol'ta è un po' scettico...

Egli aggiunge, in proposito, che, secondo le voci correnti (e questo è vero) i Tedeschi avrebbero in programma soltanto l'invasione dell'Olanda, lasciando da parte il Bel,gio.

Alla mia domanda che cosa avverrebbe a Bruxelles in questa eventualità e se gli risultassero verosimhli, se non vere, quelle informazioni che farebbero credere possilbilie una semphce parvenza di resistenza olandese, senza grandi drammi, egU ha dichiarato: l) che a BruxelJces gli OLandesi continuano ancora oggi a dichiarare di essere pronti a resistere fino all'estremo all'invasione;

2) che il Belgio non potrebbe fare a meno di intervenire in arml, anehe se questo atto dovesse significare una tragedia per il paese.

Il Re Leopoldo infatti, che il'Ambasciatore ha visto una settimana fa, appare deciso a continuare fino all'ulUmo la politica della neutralità ma non potrebbe esimersi da un intervento a favore dell'Olanda.

Davi'gnon aggiunge che egli compie qui ogni sforzo per far comprendere ai Tedeschi che toccare il Belgio significa fare un grande favore all'Inghilterra la quale, da una parte verrebbe ad avere in mano un lliUOVO grande elemento di propaganda, di efficacia mondia·le, a suo favore, dall'altra legherebbe definitivamente al suo carro la Francia «sulla quale ancora oggi non è sicura aJ. cento per cento>.

I lavori di fortificazione francesi sulla frontiera belga, sono giunti oramai fino a Dunkerque. Da parte tedesca, sempre secondo le informazioni possedute dai Belgi, le truppe accentrate sulla front!1era belga-olandese ammontel'eibbero oggi, con leggerissima diminuzione, a 45 ,divisioni invece delle 47 precedentemente segnalarte. Buona parte di esse è acquart~erata nella Ruhr.

Piccoli segni di carattere personale, farebbero però ritenere non imminente l'azione: l'Ambasciatore del Reich a Bruxelles, von Biilow-Schwante (del. quale i Belgi fanno grandi lodi per la sua « sincerità ») fa andare la sua famtglia per Natale nella Capitale belga. E Davignon ha in questi giorni finaLmente riunito qui, facendoli venire a Berlino da Ostenda, tutti i suoi familiari.

Ho visto anche il Ministro di Olanda, de With, sempre in ansia, per quanto nulla di preciso gli risulti di nuovo.

Da parte tedesca si nota una differenza di trattamento nei riguardi di questi due diplomatici e quindi dei due Paesi. Mentre l'Ambasciatore Davignon è sempre iben ricevuto e trattato, financo dallo stesso von Ribbentrop, de With, al!lorchè si presenta alla Wibhelmstrasse con 1e ,sue protest1e per i voiLi di areoplani tedeschi su territorio olandese, è sempre oggetto, a sua volta, di viv& rimostranze da parte germanica.

Tra gli elementi res[ponsabili tedeschi si parla invece, ogni tanto, di nuovo della possibilità di un attacco diretto alla linea Maginot nel punto dove questa è meno sicura, ossia dinanzi alla Saar (già il Malresdallo G6ring ebbe a farmene accenno alcune settimane or sono). Evidentemente agli elementi militari tedeschi secca un po' ammettere di essere costretti a rnare la « ·cattiva azione •• della violazione del Belgio, per non correre il rischio di un attacco frontale contro l'esercito francese e le sue linee di fortificazioni.

Si •conferma ·che i gerarchi e gli a11Ji funztonari tedeschi dovranno rinunciare, sembra per desiderio direttamente manifestato dal Fiihrer, aLle tradizionali vacanze natalizie e dovranno cosi rimanere nella Capitale del Rekh.

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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 9904/3154. BerLino, 11 dicembre 1939 (per. gio1-no 15). L'Agenzia Dienst aus Deutschland, che è ispirata dalla Wilhelm.strasse, dà alcune notizie su un contratto che sarebbe stato concluso tra l'Inghillterra e

il Belgio, per la fornitura da parte di questo di 245.000 tonnellate di ferro e di acciaio. Il Belgio si sarebbe impegnato a consegnare tale forte quantitativo il 15 febbraio 1940. Estesa a un anno, la fornitura importerebbe un milione di tonne11ate, tre voLte, cioè, più di quanto :fì:nora il Belgio espartasse di tali minerali in Inghilterra.

L'agenzia citata osserva che «gli ambienti economi.ci tedeschi vedono in ciò una diversione dalla stretta neutraUtà, tanto più che non sono ancora terminate le trattative sullo scambio di carbone coke contro ferro e acciaio tra il Belgio, il Lussemburgo e la Germania ».

Sempre secondo le inforunazioni dell'Agenzia, il Belgio farebbe un affare di compensazione misto con la Francia e l'Inghilterra, in modo •Che \POCO o nulla di acciaio rimarrebbe per i restanti acquirenti internaziona!li. Secondo l'opinione tedesca, dunque, il Belgio sarebbe soggiaciuto a una pressione franco-britannica, tanto più che non avrebbe potuto neppure stalbililre cMaramente i prezzi.

Ho avuto occasione di intrattenere suN.'argomento l'Ambasciatove del Belgio. Egli ha mostrato di non essere al corrente della pubblicazione sopra rtferita. Ha contestato in ogni modo l'esattezza delle notizie da essa portate, asserendo che un affare come ·quello descritto non è stato finora dal Belgio concluso.

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L'ADDETTO MILITARE A BERLINO, MARRAS, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI

PRO-MEMORIA 9962. Berlino, 11 dicembre 1939 (1).

La Germania concentra tutti i suoli sforz.i per abbattere l'Inghilterra -suo obiettivo principale -e per mantenere la propria Hbertà di manovra a occidente vuol conservare ad ogni costo l'appoggio sovietico. Sono mantfeste le rinuncie che tale politica ha imposto alla Germania verso Oriente.

Per quanto queste possano riuscire dolorose, particolarmente negli ambienti m~litari, esse sono accettate nella persuasione che occorre ora sopratutto vincere il principale nemico. In questo ordine di idee, il Governo del Rekh vuole dimostrare la massima correttezza nei riguardi di Mosca fino al punto -mi si dice di dare preventiva informazione ai Sovietì delle foonioture di armi agli Stati Balcanici.

La Russia per sua parte -come da affermazioni attribuite a persona di questa Ambasciata sovietica -ha la persuasione che questa guerra condurrà a una espansione del comunismo e vede nel prolungarsi della guerra tra Germania e Potenze occidentali una condizione sempre più favorevole. Quanto più queste si dissangueranno e consumeranno ile proprie risorse tanto più facile sarà l'espansione bolscevica; particolarmente -può osservarsi -se alla fine perdesse la Germania. Glì aiuti che verrebbero forniti alla Gerunania, concorrendo a prolungare la guerra, rientrerebbero nei procedimenti di guerra politica.

Quanto alle possibilità militari della Russia secondo notizie di fonte sicura, si osserva che le grandi unità sovietiche hanno valore molto disuguale; molto

curate le unità motomeccanizzate, meno le altre unità attive, assai seadenti

quelle di riserva.

La resistenza finlandese supera le previsioni russe.

È dubbio, senza che sia escluso, che la Russia voglia attaccare la Romania prima di aver liquidato l'azione finlandese.

Questo Addetto Militare romeno mi ha dichiarato che la Romania è sicura di potersi difendere, purchè l'Ungheria non profitti della situazione per attaccarla alle spalle.

(l) Questo documento fu trasmesso a Palazzo Chigi con Telespr. riservato da Berlino 9962/3181 in data 12 dicembre 1939, firmato Magistrati, non pubblicato.

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IL MINISTRO ALL'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2511/922. L'Aja, 11 dicembre 1939 (per. giorno 20). La Seduta del Gran Consiglio Fascista, attesa con una certa ansia e con grande 1nteresse da questa oplinione pubblica, non ha deluso la generale aspettativa, specialmente nel senso che si attendeva che venisse fatta una dichiarazione confermante l'interesse italiano a tutto quanto avviene nello scacchiere balcanico danubiano e sì scontava con piacere la posSibilità di un monito energico e preciso diretto ad arrestare la marcia bolscevica in quella zona. Per quanto concerne la dichiarazione relativa ai rapporti fra Italia e Germania, qut se ne è preso atto, riconosce:nidosi pienamente le ragioni per eui essi non appaiono mutati. Seppure qualche giornale si è affaticato a ricer.care segni, dai quali potesse dedursi che l'intima amicizia fra Roma e Berlino si era dn questi ultimi tempi alquanto affievolita, pur tuttavia la maggioranza dei commenti sono stati improntati al preciso riconoscimento della soddisfazione germanica per la dichiarazione italiana, mentre si realizzava in pieno che, mentre la Germa.nùa non fa milstero del suo ma.tlcontento v•erso L'Otanda e altri neutrali per il loro atteggiamento troppo passivo nei r:iguardi del blocco britannico, d'altra parte essa appare pienamente contenta dell'atteggiamento italiano, che viene anzi indicato come esempio. Ma, nei riguardi della seduta del Gran Consiglio, l'interesse olande,se S'i è spostato principalmente sopra un altro punto, facendo considerare il problema di quel che potrà essere l'atteggiamento italiano, nel caso in cui la Russia non tenga .conto del monito rivoltole. Per parlcm-più chiaramente, l'interrogativo principale riguarda quale posizione prenderà la Germania nel caso in cui l'Itailia sia condotta dalla sua situazione nei Balcani a un conflitto ·COn la Russia. È questo il punto che interessa in un modo principale, e sul quale il comunicato del Gran Consiglio ha richiamato vivissima attenzione. L'apporto decisivo, che l'Italia potrà dare nel momento pJù conveniente, è fin d'ora scontatio mpieno. E qualche cosa di ciò è trapelato, fra l'altro, quando qui sono ~iunte le notizie, principalmente di fonte belga, relative a una nuova «offensiva di (pace», che avrebbe il suo campo d'azione principale a Ginevra, e che dovrebbe essere attuata tramite l'Italia. Qui si crede che, se l'Italia vorrà e considererà conveniente occuparsene, la questione potrà essere portata alla sua risoluzione, che dovrebbe consistere specialmente nell'arginamento di quell'avanzata del bolscevismo; nella quale si vedono i maggiori pericolii per la ·Causa della civiltà.

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L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 10732/2225. Washington, 11 dicembre 1939 (per. giorno 28).

Telegramma per corriere n. 27188 P. R./c del 16 novembre u. s. di codesto Ministero (1).

Con riferimento al telespresso e richiamando il mio rapporto n. 8977/1868 dal 14 ottobre c. a. (2), ho l'onore di confermare che il sistema della c fascia di sicurezza » di 300 migilia ideato alla Conferenza di Panama aveva incontrato subito due ostacoli alla sua pratica attuazione; uno di carattere materiale, e cioè l'incapacità delle forze navali dei singoli (paesi interessati di provvedere ad un pattugliamento efficiente di una cosi vasta zona di mare e, secondo, l'opposizione :politica frapposta dal Governo britanni:co (mio telegramma n. 201/200 del 19 ottobre) (3).

Ciò non esclude tuttavia che, per quanto concerne g.li Stati Uniti, misure militari parziali siano state adottate in relazione alle decisioni di Panama, ma sempre entro i limiti consenùiti dalle esigenze della difesa ,generale del Paese, esigen:z;e che vanno proiettate nel quadro più vasto dei domini del iPadfico e che sono, oggi più ·Che mai, influenzate daLle questioni g.iapponesi e dell'Estremo Oriente.

Queste « misure parziali » possono riassumersi come segue: a) Dislocazione di 18 grossi apparecchi da bombardamento V. P. a Norfolk, alle Isole Vergini ed a Portol'lico. b) Dislocazione di 62 altri velivoli del «Marine Corps » (fanteria di Marina) alle Isole Vergini.

c) Sei dirigibili, assegnati alla zona del New Jersey.

d) Aumento di 170 apparecchi delle forze già assegnate alla difesa della costa orientale.

e) Organizzazione e intensificazione di un servizio di pattuglia esercitato da piccole unità della flotta (guard~acoste, cutters, ec.c.) e protetto da unità maggiori. Tale servizio, affidato all'Ammiraglio Heyne Ellis, esercita il controllo soprattutto fra Norfolk e il Mare Caraibico.

Nel novembre scorso sono stati passati in armamento-sempre in relazione a questo servizio di pattugliamento -31 vecchi cacciatorpediniere del tempo della guerra mondiale e .sono stati no1eggilati piroscafi come navi-appoggio.

Indipendentemente, a rigore, dalle decisioni della Conferenza di Panama per quanto concerne il security belt, ma sempre in relazione alle necessità vitali della difesa del paese, vanno altresì menzionati due vasti progetti per l'attrezzamento militare deHa Zona del Canale, recentemente presentati all'esame di questo Mini-stro della Guerra, signor Woodring.

II primo, che contempla una spesa di 23 milioni di dollari, concerne le basi aeree, la messa a punto delle difese portuarie e la costruzione d'installazioni

per la difesa antiaerea, mentre del secondo, che importa una spesa di 5 milioni di dollari, non si è in grado ancora di fornire notizie.

Ritornando alla questione d/ella «zona di 300 miglia», le forze navali e aeree c1estinart;e al suo pattugllramento non hanno, come mi è stato conferrmato anche stamane al Dipartimento di Stato, una vera e propria funzione di difesa, perchè è ovvio che in tale misura sarebbero inadeguate, ma piuttosto una funzione di perlustrazione e segnalazione di eventuali attività dei bel:ligeranti in prossimità delle coste americane. Questa limitata funzione è stata del resto precisata prima dal Presidente Roosevelt (che ventilò l'idea della « fascia di sicurezza » fin dai primi giorni della guerra in Europa) e poi dal Segretario al Dipartimento di Stato, signor Cordell Hull, come ebbi a segnalare col mio rapporto

n. 8977/1868 del 14 ottobre scorso (1).

(l) -Vedi D. 235. (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. l, D. 756. (3) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. l, D.D. 803 e 805.
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IL MINISTRO A KABUL, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. (2). Kabur, 11 dicembre 1939.

Il Governo afgano continua a vivere nella !incertezza.

L'attacco sovietico contro la FinJandia ha qui :prodotto una grande i,rnpressione, non di carattere sentimentale, C·erto; questo Paese è ancora troppo egoisticamente isolato per risentire, idealmente, quello che accade a questo od a quel Paese; ma solo di preoccupazione come un nuovo e pdù allarmante sintomo del nuovo orientamento della politica sovietica.

L'Ambasciatore afgano a Mosca ha chiesto al Governo sovietico di specificare quali sono le sue intenzioni nei riguardi dell'Afganistan. La r:lS[Josta è stata che desidera come per 11 passato intrattenere relazioni di amicizia e di buon vicinato con ['Afganistan: del resto ha aggiunto Potemkin, in questo momento siamo troppo occupati in Occidente per poterei interessare attivamente all'Oriente. Frase piuttosto sibillina che non ha certo avuto l'effetto di tranquillizzare gli afgani.

La :prolungata assenza dell'Ambasciatore sovietico dà anche da :pensare: partito per quindici .giorni è ormai assente qui da tre mesi; gli afgani si domandano .se non lo si trattenga a Mosca sino alla fine delle operazioni al Nord, per

inv1arlo qui ·ad offrire, •con 1:a procedura ormai abituaiLe, all'Afganistan, un trattato di amicizia di tipo baltico.

Credo di poter dire con sufficiente certezza che, qualora una eventualità di questo genere dovesse presentarsi, pur conscio della sua situazione difficilissima, l'Afganistan resisterebbe.

Per ti momento, a quanto risulita agH afgani ailmeno, nessun aumento e nessuno spostamento importante ha avuto luogo nelle forze sovietiche normalmente stanziate nel Turkestan.

Questo Governo ha sondato il Governo inglese per sapere quello che avrebbe fatto in caso di attacco russo contro l'Afganistan; la risposta è stata che a Londra non si rirteneva probabile un'azione di questo genere. A quanto mi ha detto questo Ministro degli Esteri, in questa occasione, ma con molta circospezione, gli inglesi avrebbero chiesto qui se questa domanda significava che l'Afganistan sarebbe disposto ad entrare in trattative con l'InghiJ.terra per la conclusione di un patto di mutua assistenza analogo a quello concluso con la Turchia. È stato risposto che li'Afganistan intende, fin che g)li sail'à pOISsibile, attenersi alla sua politica di stretta neutralità, sia fra Inghilterra e Germania, sia fra Inghilterra e Russia, e che non intende impegnarsi ìin un patto che potrebbe attirargli addosso i fulmini russi.

Ho tutte le ragioni di ritenere fondamentalmente esatto quanto mi ha detto questo Ministro degli Esteri, sia perchè ancora ·gli afgani un .poco sperano, con la politica di vera neutralità tra russi ed inglesi, di evitare possibili complicazioni, sia perchè sono convinti che patto o non patto, se la Russia tentasse un colpo di forza in Afganistan gli inglesi verrebbero in ·suo soccorso, almeno fintanto che il corso delle operazioni militari in Occidente permetterà loro di tenere l'esercito indiano con le armi al piede.

Secondo informazioni afgane, il richiamo parziale delle riserve ha più che compensate le forze dell'•e'sm-cito tndilano che •sono state mviate altrove: ritengono che al momento attuale gli inglesi abbiano lungo la frontiera la forza non molto inferiore a 500.000 uomini, forza che potrebbe senza grandi difficoltà essere portata al doppio, qualora l'Inghilterra richiamasse tutte le riserve che le zone e le razzJe con:stderate sicure delL'India possono fornwe. Non so fino a che punto le dnformazioni afgane sono esatte: comunque l'esercito indiano è composto di truppe assai bene allenate, abbo1.1dantemente fornite di materiale, bene equipaggiate per una campagna orientale, tali insomma da potere con successo tenere fronte a forze nemiche numericamente molto superiori.

Gli afgani oggi cominciano a temere che la Germania, !ungi dal preoccuparsi, come vorrebbe far apparire talvolta la propaganda inglese, dell'eventuale espansione russa, cerchi piuttosto di spingere la Russia avanti, nella speranza di portarla così ad un conflitto aperto con l'Inghilterra; si rendono conto che in questo caso sarebbe impossibile ,per l'Afganistan mantenere la sua neutralità.

Qualora tale eventualità dovesse manifestarsi è mia persuasione che aa scelta afgana sia già fatta, e che essi non esiterebbero un momento a gettarsi nelle braccia dell'Inghilterra, considerandola oggi come un pericolo minore.

L'evoluzione dei circoli governativi, intesi in senso lato, in favore dell'Inghilterra è ogni giorno più manifesta.

La vittoriosa campagna di Polonia, in una razza come questa che affetta un forte spirito guerriero, aveva in un primo tempo, portata l'ammiraZiione per la Germania al suo zenith. Si aspettava poi o una capitolazione delle Potenze occidentali di fronte al fatto compiuto, o una campagna militare tedesca, delJo stesso stile in Francia; forse la propaganda tedesca ha per conto suo peccato di ottimismo. Visto che nè l'una nè l'altra delle due ipotesi si sono verificate, la posizione tedes,ca è precipitata, poichè gli afgani pensano che in una guerra lunga e di esaurimento, le probabilità di vittoria della Germania sono assai scarse; conclusione: la Germania ha fatto un errore di calcolo di cui dovrà pagai'e le coiliSeguenze, è quindi una eilltiJtà pohl:tiJca di ooi l'Afgantstan non ha più bisogno di tenere gran. conto. Situazione naturalmente che può benissimo non essere definitiva: malissimo informati come sono, i governanti afgani sono poco più che degli uomini della strada: basterebbe quindi un avvenimento, magari intrinsecamente di importanza secondaria, ma che colpisse la loro immaginazione per capovolgere la situazione.

Resta tuttavia, nei riguardi dellla Germani!!, un elemento negativo a carattwe permanente: mentre nella costellazione politica quaLe 'essa era prima del capovolgimento della politica russa, la Germa:1ia figurava qui come elE~mento indipendente, con una politica sua propria in funzione principalmente anti-russa, oggi come alleato, o quanto meno come obblig!lto a favorire la !pOlitica russa, passa in seconda linea, e di riflesso prende su di sè apprensioni e risentimenti che qui suscita la Russia.

La repulsione contro ila Russia è qui profo!!da e generale: non limitata alle classi abbienti, ma diffusa nel popolo: non so fii!o a che punto questo sentimento anti-russo che aumenta ogni giorno, sia generazione spontanea, o sia anche alimentato da una abile propaganda inglese: propaganda che in un Paese profondamente religioso come questo trova facile gioco nella nota politica antireligiosa dei russi.

Si tratta di sentimenti non profondi, che potrebbero mutare anche radicalmente qualora gli afgani si persuadessero che non hanno nulla a temere dalla Russia : ma fino almeno che durerà la guerra, ci vorrà non poeo per persuadere questa g,ente che la nuova politica sovietica non costituisee per loro un pericolo. Gli inglesi da parte loro possono fare deglli errori, sia nel campo politico che in quello economico -ne ~tanno già facendo qualcuno in quest'ultimo-. Ma con queste necessarie riserve, dell'evoluzione del sentimento e dell'opinione pubbltca, bisogna tener conto per l'avvenire e per l'eventualità che l'Inghilterra effettivamente voglia tentare di allineare, in qualche forma, la politica aigana a quella turca.

(l) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, D. 756. (2) -L'originale di questo documento, ritrasmesso ad alcune nostre rappresentanze all'estero con Telespr. da Roma 22/03556/C del 28 gennaio 1940, non è stato rintracciato.
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L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GIANO

T. 315. Mosca, 12 dicembre 1939, ore 18,50 (per. giorno 13, ore 0,45).

Mio telegramma n. 312 (1). Ambasciatore di Germania è andato i.erl da Molotov e in base comunicazione tele,grafìca da Bei-lino 'gli ha categoricamenlte smentito preteso sorvolo attraverso Germania di aeroplani italiani destinati alla Finlandia. Collega tedesco ha anche marrifestato Molotov propria sorpresa pel fatto che i giornali locali di domenica scorsa hanno pubblicato notizie ali. riguardo senza attendere spiegaZiione chiesta alla Germania. Molotov si è giustificalto affermando che sua protesta era stata provocata da informazioni non gjornalistiche provenienti da fonte attendibile. Ha preso atto tuttavia con soddisfazione della smentita del Governo tedesco (2). Ambasciatore di Germania spiega vivacità del Hnguaggio di Molotov ,sabato scorso con nervosi.smo causato da insoddisfacente sviluppo delle operazioni mtli~tari in Finlandia.

(l) Vedi D. 534.

(2) Vedi: Documents an German Foreign Policy 1918-1945, Series D, VIII, D. 440.

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IL CONSOLE GENERALE A GINEVRA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

FoN. 274. Ginevra, 12 dicembre 1939, ore 20. Alla vigilia decisioni che saranno prese domani o giovedì vanno facendosi sempre maggiori le possibU1tà che Governo sovietico venga espulso dalla Lega. Suric non ha mancato oggi di esprimere suo stupore per il f.a1tto che !L'l Comitato dei Tredici incaricato di seguire il'conflitto è composto di quattro Stati che si trovano in stato di guerra (Francia, Inghilterra, Canadà ed India), di tre che non hanno relazioni con l'U.R.S.S. (Portogallo, Uruguay, Venezuela), e

di uno che è in stato di ostilità aperta con l'U.R.S.S. (Polonia).

Per ·evitare alla Cina di partecipare al voto -dato che si considera molto infido il suo atteggiamento -Assemblea procederà alla elezione di soU tre membri del Consiglio per i seggi deiD.a Bolivia che verrà rieletta, della Svezia che sarà sostituita dalla Fin1andia e della Nuova Zelanda che verrà sostituita dall'Africa del Sud.

Le elezioni per i seggi della Lettonia e della Cina, entrambi provvisori, verranno effettuate in una seduta dell'Assemblea dopo la votazione del Consiglio. Ma al posto della Cina che, nel momento attuale, per il suo filosovietismo non riscuote molti appoggi, è probabile venga eletto l'Egitto.

Circa l'atteggiamento degli Stati Nordici, solo la Svezia continua a manifestare delle riserve e delle eccezioni. Per facilitare l'accettazione della Pl"O\POSta argentina all'Assemblea si studiano i mezzi di evitare un voto facendo passare la p,roposta come mozione o anche ds:pirandosi all'esempio escogitato da Benes all'epoca del conflitto etiopico e «interpretando cioè il silenzio deH'Assemblea come adesione». Delegato svedese Unden sembra jperaltro deciso a sollevare eccezioni giuridiche sulla competenza dell'Assemblea a pronunciarsi sull'esclusione e farebbe ciò esclusivamente per ragioni di opportunità politica.

Delegazione argentina, che dà prova di grande attività per arrivare a. varare la torjpedine antisovietica, afferma che ormai tutto è definito e che salvo sorprese dell'ultimo momento la questione sarà risolta nel senso voluto dagli Stati Sudamericani.

Mistler, col quale ho avuto oc.casione di incontrarmi ad una colazione, mi ha detto che la Francia, qualora non si arrivasse ad una decisione in mat·eria, non avrebbe più ragione di collaborare con la Lega. Mi ha aggiunto che, di fron:te alle esi•tazioni ed alle tergiversazioni di Paul-Boncour, Dalad•ier aveva minacciato di venire 1egli stesso a Ginevra per parlare in nome della Francia.

Malgrado l'ottimismo della Delegazione argentina ritengo non siano da escludere completamente le sorprese del!l'ultima ora sull'atteggiamento di alcune Delegazioni.

28 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 186. Berlino, 12 dicembre 1939 (per. giorno 14).

Con J.e .segnalazioni stampa di questi giorni ho fatto presente all'E. V. l'atteggiamento estremamente riservato che la Germania ha preso nei confronti dell'attuale riunione di Ginevra destinata a trattare del conflitto lfìnno-!l"usso.

Nel complesso anche oggi, di fronte aLla richiesta degli Stati Scandinavi .per l'appello alla Russia di sospendere le ostilità, si mantiene un certo noncurante silenzio, non fornendo i giornali alcuna informazione al pUibblico tedesco di quanto avviene e si discute a Ginevra.

Ciò contrasta in certo modo con la circostanza che effettivamente :risultano essere giunti a Ginevra alcuni giornaHsti tedeschi, ill .cui numero si aggira tra i 10 ed i 15, e J.a cui presenza ha già dato origine alle varie pubblicazioni deJ.la Reuter e di altre Agenzie circa pretesi piani di pace tedeschi da lanciarsi appunto negli ambienti della Lega.

Ho chiesto in merito qualche chiarimento a von Weizsacker il quale, dopo avermi detto che quei ·giornalisti sono corrispondenti di giornali già quasi tutti residenti stabilmente in Svizzera, ha aggiunto che indubbiamente è uti.Jle avere qualche osservatore in questi giorni nei corridoi della S. d. N., appunto per studiare, specialmente, l'umore dei neutrali.

Quanto ai «piani di pace» essi sono frutto di immaginazione.

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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO PER CORRIERE 187. Berlino, 12 dicembre 1939 (per. giorno 14).

Come ho comunicato con il mio telegramma n. 1063 di ieri (1), il Governo tedesco ha pubblicato ufficialmente una smentita alle voci corse all'estero di cessione di armi tedesche alla Finlandia e di transito per il territorio tedesco di armi e materia1e da guerra provenienti da « terzi » Stati, e ho aggiunto come questa comunicazione trovasse in certo modo e indirettamente la sua odgine in una conversazione avvenuta a Mosca tra Molotov e l'Ambasciatore del Reich von Schulemburg (2).

Oggi il Segretario di Stato von Weizsacker, nei darmi qualche altra informazione su quella conveil'sazione, ha aggiunto che Molotov si era mostrato di un particolare cattivo umore nel parlare con l'Ambasciatore delle tante voci apparse all'estero circa gli aiuti di armi alla Finlandia accennando specilfìcatamente a quelle relative a « 40 » appareechi italiani da guerra.

Nella conversazione ·Con W·ei2lsacker ho tratto !'·impressione che il Governo del Reich, prima di pubMicare la smentita, abbia effettivamente fatto compiere

D. -435.

le opportune ricerche a mezzo delle Autorità di dogana e ferroviarie per conoscere se armi o apparecchi stranieri (e, penso, specificatamente ita1iani) avessero transitato per il Reich.

Dei due nostri apparecchi, che furono spediti a mezzo di vagoni, non ne deve essere risultato traccia dato che essi transitarono parecchi giorni prima dello scoppio delle ostilità finno-russe.

Dal complesso della conversazione con Weizsacker ho tratto ad ogni modo la netta impressione per quanto non ne sia stata fatta diretta parola che il nulla osta per il transito dei nostri apparecchi diretti alla Finlandia, già datoci dai tedeschi nello scorso ottobre non sia più valido e che gravi difficoltà si frapporrebbero per ottenere la rinnovazione, a causa appunto del comunicato ufficiale di smentita al quale ho sopra accennato.

(l) -Non pubblicato. Vedi: Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, VIII, (2) -Vedi D. 567.
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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. SEGRETA 9939. Berlino, 12 dicembre 1939. Ho visto stamane, a lungo, il dott. Ley che è rientrato a Berlino, da Roma, sabato scorso. La sua missione costà ha acquistato indubbiamente un valore ed un significato particolare, mentre semhrava in un primo tempo destinata unicamente a riprendere, a mezzo soprattutto di un incontro con Cianetti, contatti interrotti per la guerra. Sta di fatto che al suo arrivo a Berlino Ley venne senz'altro prelevato da un Aiutante di Hitler che lo portò subito alla Cancelleria dove era anche von Ribbentrop. Nello stesso pomeriggio, poi, del sabato, Hitler, cosa alquanto inusitata, si recò personalmente in casa Ley dove rimase per oltre due ore con il suo coUalboratore. E anche con von Ribbentrop, hl Capo del Fronte del Lavoro ha avuto già due lunghe conversazioni. Mi sembra quindi utile riassumere qui appresso per Tua opportuna conoscenza, quanto egli stamane mi ha detto: « Il viaggio era stato previsto e preordinato da qualche tempo. Ma, a causa del mio lavoro, avevo sempre dovuto rinviarlo. A un certo momento il CancelHere e von Rtbbentrop hianno insistito presso di me perchè lo facessi e ciò allo scopo di poter avere, dopo la lunga parentesi nei nostri rapporti personali, un chiaro e sincero scambio di idee con i Camerati italiani. Tengo a dichiarare che questo mio viaggio non soltanto è stato fatto d'intesa ma è stato addirittura voluto da von Ribbentrop, il quale prima della mia partenza ebbe anche ad inviarmi una lunga lettera sui rapporti italo-tedeschi. Dico questo perchè ho notato a Roma come vi sia non poca freddezza nei riguardi del nostro Ministro degli Affari Esteri. E ciò mi ha piuttosto e dolorosamente sorpreso perchè egli ha svolto un'azione molto utile che ha riscosso e riscuote l'approvazione del nostro Partito. Sono stato veramente molto felice di aver potuto compiere questo viaggio

ed avere la possibilità di incontrarmi personalmente con il Duce, che ho trovato, sotto ogni punto di vista, in una « forma » meravigliosa, co'l Conte Ciano, con il quale ho avuto due importanti conversazioni, con l'amico Ricci, con Farinacci, con Muti, con Capoferri, oltrechè con Cianetti.

Bisognava parlare da camerata a camerata, da nazionalsocialista a fascista. La conversazione con il Duce mi ha reso veramente felice ed è stata mia cura di riferirne accuratamente al Fiihrer.

Vi dirò che al primo momento, al mio a~rivo a Roma, avevo avuto un'impressione di marcata freddezza. Non mancai di lfaruo notare, scherzosamente, all'amico Cianetti, domandandogli se per caso il fatto di esser egli divenuto una EcceHenza, lo avesse reso più gelido! Egli mi rispose altrettanto scherzosamente, ma in realtà la freddezza rimase fino a che ebbi l'onore di essere ricevuto dal Duce nel pomeriggio del martedì. Ho notato del resto che l'annuncio del mio arrivo venne dato sulla stampa itaUana, al primo giorno, in un brevissimo comunicato di poche righe pubblicato nelle quarte pagine dei giornali, mentre mano a mano che si prolungava la mia presenza a Roma il tono di cordialità e di amicizia andava sempre progressivamente crescendo per divenire alla fine molto caloroso. Sono cosi :ripartito dalla vostra cajpitale veramente mol!to ISod!ditsfatto e con 'La persuasione di aver trovato negli antichi camerati fascisti la vecchia cordialità.

Ho detto .subito ail Fiihrer e a von Ribbentrop che nei· riguardi dell'Ital'ia non possiamo !l'imanere. con le mani in mano. È evidente -è '.inutiile farci ~11usioni -che abbiamo perduto presso il popolo italiano molto terreno e di ciò hanno approfittato e approfittano soprattutto gli inglesi che si danno un gran da fare. Quanti inglesi vi sono oggi negli alberghi di Roma, che fanno sfoggio di poter pagare in divise suonanti! Noi certamente non possiamo fare altrettanto, perchè non abbiamo divise. Ma una taile situazione di forzata assenza non deve far credere agli amici italiani che noi ci siamo volutamente rttirati in noi stessi trascurando ogni raworto.

Con il Fiihrer e con von Ribbentrop abbiamo già messo allo studio un «piano~ per riJprendere da parte tedesca, ciascuno nel1a propria sfera, i contatti personali con gli amici italiani. È evidente che le nostre difficoltà di contatti non sono, anche per ragioni di lingua, piccole, ma non ci spaventiamo per questo.

Quanto a!lle impressioni che ho riportate dal Paese, vi dico veramente che queste sono molto buone. Questo era hl. mio quindicesimo via.ggio in Italia. Orbene devo dichiarare che ogni volta trovo il vostro Paese più ordinato e più vivente. Tutti appaiono lavorarvi con lena. E il gruppo di uomini, giovani, capaci e forti, che oggi guidano il Paese, fa veramente una gran buona impressione. Quando si vedono Ciano, Ricci, Muti, Cianetti si ha la sensazione della forza e della volontà.

Il Fiihrer, come sapete, ha veramente molto a cuore questi rajpporti con l'Italia. Ora eg'li stesso, ad esempio, ha dato disposizioni per la formazione di una commissione di .controllo per l'invio 'del carbone in Italia che deve studiare anche i tragitti ferroviari. A tale proposito ho inteso parlare della possibilità di farne transitare una parte per la Jugoslavia per avere un valico di più verso il vostro Paese. Speriamo che anche questa questione molto importante possa avere lia feliice soluzione desiderata~.

Questo, in riassunto, quanto Ley mi ha detto. Mi sembra interessante l'insistenza da lui spiegata per [porre in rilievo con :me la sua perfetta intesa con von Ribbentrop. Evidentemente egli, che conosce le poss1bhlità di von Ribbentrop e l'influenza che indubbiamente questi esercita sul Flihrer vuole apparire non solamente « ortodosso » nei confronti del Ministro degli Affari Esteri, ma vuole che non si creda che egli sia venuto a Roma .....nta ed uno scopo..... (1).

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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 9953/3172. BerLino, 12 dicembre 1939 (per. giorno 26).

Le informazioni sul'lo stato dell'opinione pubblica in Germania, che questa

R. Ambasciata ha più volte avuto l'onore di riferire, corrispondono a una sensazione che è distintamente percepita anche dai dirigenti del Reich. Attentissimi a tener sold:do e .compatto il :lironte intexno, in modo ,che esso non abbia a cosfj,. tuire mai un pericolo, mentre sulla sicurezza del fronte militare non si nutrono dubbi, 1 Governant'i tedeschi hanno compl'e.so come pa.mkolannente delicai1:a divenisse la situazione psicologica nelle masse, alla vigi'lia del primo Natale di guerra.

Certo, per quanto la popolazione tedesca si conservi disciplinata, essa non può non paragonare con amarezza questo Natale, pieno di assenze e di rinunce, alle feste natalizie degli scorsi anni, vibranti del lieto traffico di acquisti, dell'animazione tradizionaLe aumentata dal benessere che l'impulso na:zdsta aveva dato al paese. L'oscuramento accresce le difficoltà di procurarsi le merci volute nei negozi, perchè dalle cinque pomeridiane la circolazione si svolge nel buio, rotto da poche lampadine rossastre nelle vie prindpali. Il desco delle feste non si preparerà certo sotto 'l'insegna dell'abbondanza. Con tutto ciò, il popolo ha JJ1sogno di avere hl suo NataLe, eU. Govemo fa di tutto per da:rg1i tl'impressione di un minor sacrificio.

Di qui una serie di misure che proprio oggi sono state rese note. L'annuncio, anzitutto, che le feste natalizie non saranno nè abolite nè accorcliate, com'era corsa voce, e saranno compensate come negli anni passati. Il Flihrer, come ho appreso da fonte sicura, rimarrà per la massima parte del tempo a Berlino, non interromperà H lavoro, per dare l'esempio a tutti gli altri gerarchi, in modo che non Vii saranno ferie, in realtà, negli alti uffici statali.

Ma il popolo si raccoglierà, come negli altri anni, intorno agli alberi di Natale che hanno fatto già la loro comparsa nei mercati improvvisati agli angoli delle v:ìe. La gente compera come al solito il pkcolo abete, o almeno un ramo di abete. E fa pazientemente l'a coda dinanzi agli emporii di strenne. La smania di comperare qualunque oggetto che rappresenti un investimento di danaro è tale, anzi, che, non potendo contenere la ressa, spesso i negozi sono obb]igati a chiudere i battenti.

Un'altra misura improvvisa è la concessione straordinaria di un paio di calze per le donne, e di una cravatta per gli uomini, in più deH'asse•gnazione normal1e basata sul <Complica1to sistema di punti della tessera sugLi indumenti. Ho saputo che è stato Hitler personalmente a volere questa concessione. Egli sa che, nelle famiglie, molte volte è i1. buco d'una calza femminile, per quanto sembri ironia, a dar la stura alle lamentele. Un paio di calze rotte e insostituib!ili significano tante cose, per Ja donna, e, oltre al resto, non aver voglia di partecipare a quanto il Governo offre abbondantemente ai cittadini, in questo momento, 1i circensi. Teatri, cinematografi, luoghi di danza (tutti, senza eccezione, aperti come nell'anteguerra) continuano ad essere affollatissimi (1). Guai se 1e masse non si sentissero più in grado di partecipare a questa :dcl'eazione, sulla quale i dirigenti della propaganda nazlista fanno un .grande calcolo per tener alto il morale.

La «politica del paio di calze » rappresenta dunque tutto un quadro della vita d'oggi, nella Germania in guerra. Un paio di ca'l.ze di seta che ciascuno offrirà alla sua fidanzata, o consorte, o amica, per Nata.le, sono in certo modo il dono del Fiihrer alle donne tedesche le quali, in questa guerra, hanno un compito cosi importante e che già debbono affrontare, nella mobilitazione civile e nelle provviste quotidiane per l'esistenza col contagocce, tanti sacrifici.

Un a'ltro provvedimento è destinato ad esser •gradito da un minor numero di persone, ma particolarmente da una categoria cui il Terzo Reich deve dedicare ogni cura, perchè ad essa molto chiederà, neli prossimi anni, i giovani. Con il prossimo gennaio, saranno riaperte, meno rarissime eccezioni, tutte le Università. Con comodità dei goliardi, per cui nei picco~i centri la vita riesce più facile, e con vantaggio di tali piccoli centri, per cui la popolazione goliardica significa spesso il fulcro della vita cittadina.

Questo significa un nuovo passo avanti nel'lo sforzo tedesco di normalizzare al più possibile, all'interno, la situazione eccezionale, in modo che il popolo ne risenta al minimo 1e durezze. Si è segnalato altre volte quanto tale sforzo sia faticoso, per Le restlrizionli nell'alim·entazione e per la depl'BSSione favor-ita dall'oscuramento, in un paese che ha, di questa stagione, non più di sette od otto ore di luce. Non si può non pensare, tuttavia, come sarebbe precipitato lo stato d'animo generale, dopo quattro mesi appena di guerra, se dall'alto non ,si promuovesse con tutti ì mezzi la politica •intema 1accennata1.

Bisogna dire che essa è aiutata, del resto, dalla coscienza della forza mi'litare tedesca, che l'inazione altrui ha accentuata. La stampa germanica tende sempre più a dare aJ popolo l'impressione, corredata anche dai documentalii cinematografici, che la surpvemazia militare è dalla parte della Germania, e che l'Inghilterra è già obbligata ad assumere un atteggiamento difensivo. Non so'lamente nella guerra delle armi, ma anche nella guerra dei commerci. Si insiste tutti i giorni, nel Reich, sugli effetti disastrosi che il blocco produce in primo luogo per chi l'ha organizzato, poi sui neutrali, ·e sulla continuazione invece da parte germanica di esportazioni e, quindi, di scambi. Si fa capire al popolo 'che bisogna l'esistere volontariamente, non per:chè .si sia costret~i da\i nemici a un contegno militare .immobile sul Westwall, ma perchè gli avversari

saranno i primi a soffrirne e a sfìbrarsi. Si fa circolare ia voce che, al momento opportuno, quando tornerà la primavera, il nemico sarà messo al bivio. So oder so... . O dovrà offrire una pace onorevole, o subire una tremenda offensiva che non farà scelta nè risparmio di mezzi, e metterà a ferro e fuoco, se è necessario, non solo chi si è già schierato in armi contro la Germania, ma anche chi si trovasse a sbarrarle il passo verso i nemlid.

Per ol'a, il! Governo tedesco pl'epara il suo popolo ad attendere con disciplina. Ancor oggi, non gli domanda entusiasmo di agil'e, ma volontà di resistere.

(l) L'originale di questo documento è molto deteriorato. Non è stato possibile ricostruire il contenuto dell'ultima riga.

(l) Nota del Ministro Magistrati: • Tutti gli spettacoli fino a Natale sono 'esauriti'».

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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 9955/3174. Berlino, 12 dicembre 1939 (per. giorno 14).

Tele~ramma per ·coorirere ministedale n. 2193-84 PR/C del 9 diceanibre u. s. (1).

Anche quest'Ambasciata degli Stati Uniti conferma che non si ritiene affatto probabile il richiamo dell'Ambasciatore degli Stati Uniti a Mosca, a causa dello scoppio del conflitto finno-soVJietico.

L'Incaricato d'Affari, signor Kirk, nel parlarmi della questione mi ha detto di avere egli stesso, nella sua qualità di antico Incaricato d'Affari a Mosca, fatto presente al suo Governo quanto sarebbe dannosa una tale decisione.

Kirk del resto sostliene sempre che è stato anche un errore essere rimasti senza Ambasciatore a Berlino nella crisi attuale.

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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 9957/3176. Berlino, 12 dicembre 1939 (per. giorno 21).

La forma di smentita del Governo di Mosca, data in maniera alquanto

inusi·tata e inequivoca, nei: riguardi del noto articOlo pubblicato sulla Interna

zionale Comunista ·di'ca la RomanJia, (2), ha qui !fatto una certa impres.sione

indubbiamente favorevole.

Da una conversazione con von Weizsacker dovrei desumere che i tedeschi

non siano stati del tutto estranei a far rilevare a Mosca l'inopportunità e

l'intempestività di quella pubblicazione della rivista comunista.

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L'ADDETTO MILITARE A BERLINO, MARRAS, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI

APPUNTO S. N. (3). BerLino, 12 dicembre 1939.

Ho avuto oggi occasione di parlare con questo Addetto Militare sovietico, il quale si è dimostrato molto cortese e ha manifestato nella conversazione una

scioltezza superiore a quellà che potevo attendermi da questo primo incontro.

Riassumo gli elementi principali della conversazione:

l) la durata delle operazioni in Finlandia d~pende essenzialmente da

fattori polit1ci, in quanto la Russia ·fa molto assegnamento suLl'azione dei go:ve'rno

democratico. È stato anche costituito un corpo di >truppe democratiche finlan

desi, di entità che non è possibile precisare. La J.inea Mannerheim è stata già

sfondata e si attende per oggi o domani l'occupazione di Vriripurli (Viborg)..

2) Le operazioni in Pdlonia non hanno avuto alcun carattere militare,

in quanto si è trattato essenzialmente di appoggiare le a..."'pirazioni nazionali

degli ucraini. Attualmente le forz.e di occupazione sono molto ridotte e costituite

da unità motorizzate e cavalleria.

3) I sovieti non hanno alcuna intenzione aggressiva contro la Romania.

Le questioni che sembrano avere maggiore interesse per l'Addetto Militare

sovietico sono le seguenti:

l) È possibile che la Germania conduca la pace con le Potenze Occiden

tali senza attendere l'esito di una grande offensiva?

2) È esatto che la Germania stia cercando di trattare con l'Inghilterra

e la Francia per mezzo dell'Italia?

3) È possibile che la Germania esegua una grande offensiva prima del

l'inverno?

4) In qual modo la Turchita potrebbe praticamente aiU/ta~re J.a Francia e

l'Inghilterra?

Ho risposto sulle varie questioni riferendomi a notizie pubblicate dalla

stampa o dicendo che nulla mi risultava al riguardo.

Avendo io accennato alla eventualità di un'azione sovietica dal Caucaso

contro la Turchia, il Generale Purkaiev mi ha :rilsposto che la Russia ha altri

obiettivi; ma al mio successivo accenno a Costantinopoli e al Mediterraneo,

ha girato la questione dicendo che sarebbe un obiettivo troppo lontano, che

l'Italia è la vera potenza mediterranea e che Inghilterra e Francia tengono alle

loro comunicazioni in quel mare.

Tutto somma•to mi è sembrato che il problema essenziaile sia rappvesentato

dall'eventualità -evidentemente deprecabile per i sovieti -della conclusione

di una sollecita pace.

(l) -Non pubblicato. Riti'asmette alle ambasciate a Londra, Parigi, Bei"lino, Mosca e al consolato generale ad Ottawa, il contenuto del T. 240 da Washington, vedi D. 499. (2) -Vedi DD. 529 e 530. (3) -Questo appunto fu trasmesso a Palazzo Chigi con Telespr. riservato da Berlino ~956i3175, in pari data, firmato Magistrati, non pubblicato.
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IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 6543/2473. Budapest, 12 dicembre 1939 (per. giorno 17). Riferimento: mio rte1espresso n. 6490/2441 in data 9 corr. (1). Le decisioni del Gran Consiglio offrono lo spunto alla stampa ungherese per :ribadire la cordiaUtà e l'intimità dei rapporti :lira Roma e Budapest e per mettere in rilievo l'interesse di Roma per tutto quanto concerne i problemi danubiani e balcanici, con particolare riguardo alle relazioni ungaro-romene.

Il .conservatore Pester Lloyd in un editoriale intitolato «La Missione dell'Italia e dell'Ungheria » scrive che l'atteggiamento di Roma per quanto concerne l'Europa Carpatica e Balcanica, è chiaro ed inequivocab:ile, dato che essa non persegue alcun obiettivo imperialistico; gli articoli quindi dedicati ai problemi di questa parte d'Europa dai giornali italiani negli scorsi giorni, sono accolti in Ungheria con profonda gioia, poichè ispirano un senso di ·tranquillizzazione. « La stampa italiana dimostra che la Grande Potenza fascista sente la ·coscienza di una· 'inaLienabile e ferma missione, come l'ha sentita Roma negli ultimi XX 'secoli. L'Italia anche oggi persegue J'ideale di civiltà delle legioni di Cesare: quello di dare leggi ai popoli, quelle leggi che hanno sollevato il continente da un mondo di barbarie ed hanno creato gli Stati Nazionali moderni. L'Ungheria sa che la sua funzione attuale in questa parte del continente non è casuale ed isolata, ma fa parte della tutela e del mantenimento della civiltà umana in Europa danubiana. È incoraggiante per la Nazione magiara sapere che anche oggi la grande potenza italiana, ispirata all'idealismo e potentemente rinforzata, le sta alle spalle. La politica italiiana è decisa ad abbattere tutti gli ostacoli che si oppongono ad una cooperazione degli Stati dell'Europa sudorientale e balcanica: gli articoli della stampa italiana, non iasciano dubbi che l'Italia attende anche dalla Romania positivi contributi a tale opera».

Il nazionalista Pesti Ujsàg scrive che l'atteggiamento padfico assunto dalla Russia negli ultimi giorni nei confronti della Romania, dimostra •l'effetto prodotto a Mosca dall'energico intervento italiano.

Il gover"nativo nazionalista Uj Magyarsag scrive che l'Ungheria si considera una sentinella avanzata della Missione di Roma nella zona Carpatica e che tutta la cultura nazionale ungherese si è sempre abbeverata alla fonte della latinità, che oggi la sostiene e la appoggia nelle sue rivendicazioni verso la Romania.

Il Crocefrecciato Magyarsag 1scriv·e che Le decilsroni del Gran ConsigLio e la smentita di Mosca relativa alla :possibilità di una aggressione sovietaca contro la Romania hanno contribuito ad attenuare sensibilmente la situazione. Il giornale aggiunge che la speranza di alcune grandi potenze di vedere'la Germania posta dinnanzi aUa scelta fra Italia e Russia, a causa di contrasti nei Balcani, si può ·considerare svanita. La Russia r1conosce le esigenze deillla poJitLca italiana in questa zona d'Europa, politica fondata sul revisionismo.

Il conservatore Pesti Hirlap dà particolare rilievo ad una corrispondenza del Lavoro Fascista, nella quale è e·s•aminato il problema dei rapporti ungaroromeni, e si dichiara che l'Ungheria non è disposta ad alcun patteggiamento per quanto concerne le aspirazioni nazionaii.

Il liberale agrario Fuggetle Magyarsàg sottolinea i commenti della stampa inglese, francese, svizzera e italiana relativi all'atteggiamento di Roma nei riguardi dei problemi del Bacino Danubiano e dei Balcani, constatando che oggi ::più che mai l'Italia appoggia J'Ungheria. «Roma ha fatto sentire più che altri Stati a suo tempo le proprie proteste contro i trattati di Versaglia e del Trianon, ed oggi fa comprendere sempre più decisamente al mondo che la potenza fascista intende difendere di fronte a tutte le minacce ia libertà dei popoli del Bacino Carpatico Danubiano: così ancora una volta i principì di

S. Stefano si armonizzano con lo spirito e g.U interessi della latinità, la missione ungherese con la missione italiana».

Il demoliberale Magyar Nemzet scrive che a Belgrado si ritiene che la diplomazia italiana farebbe molti sforzi per indurre la Romania a mitigare il propriio atteggiamento verso l'Ungheria.

In quegli ambienti politici si r:iterrebbe che Bucarest sarebbe dispo!rt,a a fare delle concessioni ai Sovieti, ma che questi non si accontenterebbero della Bessarabia, ma chiederebbero anche la Bucovina.

(l) Non pubblicato.

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IL MINISTRO ALL'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2496/912. L'Aja, 12 dicembre 1939.

I soliti agenti allarmisti hanno negli scorsi giorni cercato di diffondere di nuovo le voci di imminente minaccia armata tedesca contro l'Olanda. Simili voci sono state come di consueto raccolte ed amplitfìcate dalla stampa francoinglese ed anche dalla Radio; cosi ad esempio Radio-Paris ha voluto ·sottolineare l'udienza accordata avantieri domenica dalla Regina al Presidente del Consiglio ed al Ministro degli Affari Esteri. È invero notorio che fin dall'inizio delle ostilità la Regina riceve i membri del gabinetto sempre di domenica, essendo ess:i negli altri giorni troppo occupati per le esigenze della loro carica e dai lavori parlamentari. In particolare è stata diffusa la voce che questa Legazione di Germania avrebbe presentato, o starebbe per .presentare, una nota categorica per chiedere all'Olanda di prendere posizione e reagire adeguatamente contro le nuove recenti misure di blocco britanniche. Questo Direttore Generale degLi Affari politici mi ha detto stamane che nessuna nota del genere è stata mai presentata, nè si è avuta alcuna manifestazione ufficiale del malcontento tedesco, salvo Je polemiche e gli attacchi della stampa germanica, i quali del resto in questi ultimi giorni sembravano diminuiti di intensità e di acredine.

Questi circoli politici, ed anche l'opinione pubbHca •e la :stampa in generailie, non hanno dimostrato di prestar credito alle voci allarmistiche di cui sopra ed hanno mantenuto un atteggiamento molto caimo. I soliti elementi specializzati in previsioni .ca;ta,strofkhe non rsi d:anno per vinti, ·e, trascorsa oramai tranquillamente l'ultima settimana, vanno ora mettendo sommessamente in circolazione la voce che bisogna attendersi qualche cosa nei giorni intorno al Natale.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 5659/2503. Londra, 12 dicembre 1939. Sull'Inghilterra intenta a prepararsi meticolosamente per i giorni duri che si attende in questa sua guerra anti-germanica e tutta concentrata a creare il massimo delle difficoltà al nemico comunque e dovunque, hanno prodotto grande

impressione nelle ultime settimane due avvenimenti importanti: la guerra delle mine e l'invasione della Finlandia.

La minaccia ai rifornimenti del territorio metropolitano rappresentata dalle mine posate con insidia persino nelle acque territoriali, alle foci stesse del Tamigi, non era questione di poco conto e se l'opinione pubblica se ne mostrò alquanto preoccupata, l'AmmirargDiato e il Governo presero d':arccordo ile misure adatte, il primo mettendo immediatamente al lavoro rscie'll!ziati e tecnicii e aumentando i mezzi di sorveglianza e di difesa, il secondo allargando subito precauzionalmente il numero dei generi di consumo razionati.

L'avvenire dirà se il periicdlo di nn afl1amamento delll!a Gran Bretagna è stato rfin d'ora pienamente scongiurato o se e.sso, darto che ormai anche l'avversario sembra concentrato .in una guerra prevalentemente o puramente anti~ britannica, riapparirà domani uguale o peggiore. È certo che nessuno qui 'lo perde ormai di vista e che di conseguenza è aumentata nel'lo spirito pubblico la determinazione di afferrare alla gola la Germania e di scartare ogni altra ragione o motivo di perturbamento suscettibile di provocare rm allentamento della pressione che si vuole esercitare su quella o una dispersione del'le forze da impiegare· a tale scopo.

È cosi che questa opinione pubbLica, pur giudicando con evidente malumore l'azione sovietica verso l'Estonia e la Lettonia, si limitò a trarre da ~.uesta nuovi motivi d'indignazione contro la politica della Germania, mentre il Governo dava nettamente l'impressione di voler evitare frizioni dirette con l'U.R.S.S., carezzando piuttosto la speranza che ne potessero sorgere fra Berlino e Mosca.

L'Inghilterra del resto si era praticamente disinteressata delle sorti del Baltico fin da quando col noto accordo percentuale delle flotte concluso con la Ge11mania, concedendo a questa il 35 % le aveva riconosciuto la piena egemonia su quel mare interno, ed era vero perciò quel che si affermò in quei ,giorni a Londra esser la Germania e non l'Inghilterra direttamente colpita da questa ripresa di posizioni della Russia forse non del tutto concordata fra Stalin e Ribbentrop.

Comunque, la Gran Bretagna non espresse rimostranze a Mosca, ed evitò rilievi che avrebbero potuto infastidire il Kremlino. Esattamente lo stesso essa si comportò nell'occasione della firma del patto anglo-franco-turco presenta,to qui in funzione puramente anti-tedesca.

Ma poichè se ·è facile far uscire l'orso dalla gabbia non Io è altrettanto farvelo rientrare a comando, è avvenuto che l'U.R.S.S. ha assalito la Finlandia senza tener conto nè delle speranze, nè dei consigli moderatori espressi da Lord Halifax a Maisky. E questa è stata la seconda ragiOiile di turbamento per l'opinione pubblica britannica non meno che per queste sfere dirigenti. A parte ogni considerazione d'ordine sentimentale ed umanitario che in Inghilterra ha sempre la sua influenza, il fatto che la Russia amica della Germania venga ad affacciarsi sul mare Libero dai ghiacci non può essere una prospettiva rosea per la Gran Bretagna in guerra con il Reich. Bisol!nerebbe impedirlo, ma siccome affrontare contemporaneamente due aggressori, che sono d'accordo almeno in parte, vorrebbe dire saldare rle loro forze e suddividere in vari fronti le proprie, non restava che aiutare sottomano la FJnlandia, esattamente come l'Italia fece

all'inizio della guerra di Spagna con quello stesso mezzo che l'Inghilterra non

aveva cessato dal condannare ai bei tempi del «Comitato di non Intervento », quando la Russia era il più intransigente alleato dell'Inghilterra nella resistenza ai cosidetti aggressori.

Ironie della storia, ma qui nessuno vi fa caso, nè in basso nè in alto. Bisogna aiutare la Finlandia e si plaude al,l'Italia che anche stavolta come a Siviglia spedi1sce aeroplani e volontari, ma non sarebbe saggio g·ettave l'U.R.S.S. compilretamente nelle braccia della Germania ed allora, se a Helsinki si rinnegano i giudizi antifascisti del «non intervento», a Ginevra si rinnegherà la dottrina e la prassi del « sanzionismo » antifascista, cercando di moderare gli scalmanati argentini che vorrebbero espellere l'U.R.S.S. dall'onorata soc.ietà. Caricaturale capolavoro della diplomazia britannica del quale nessuno in Gran Bretagna si scandalizza o si lamenta.

Questo non basterà a sail,vare la Finlandia, ma Londra non fa,rà niente di più per spingere Mosca a diventarle amica, non si lascerà, come s,i ripete, allontanal'e sotto nessun pretesto dallo scopo che tutto il Commonwealth s:i è prefisso, di vinoere la guerra contro la Ge~rmania. Se la Russia è l'agglres:sore, non dimentichiamo -scriveva un giornale proprio ieri sera -che ,la Germania è l'aroiaggressore e che se Ribbentrop non avesse lasciato le mani libere a Stalin questi non avrebbe osato di far uscire l'esercito dalle proprie frontiere.

Nonostante tutto quello che accade, la Germania resta dunque il nemico vero, quello da battere, contro il quale la Gran Bretagna ed il suo Impero impegnano tutte le proprie forze senza rmunciare a nessuna collaborazione da qualunque parte venga e per quanto piccola od illuso:nia possa essere.

«Non lasciarsi fuorviare» questa è nel momento attuale la parola d'ordine e perciò pare che chiunque voglia regolare le sue questioni come la Russia, o fare buoni affari come la Turchia, non abbia che da profittare della situazione purchè sia così abile da far apparire a Londra che in fondo la Germania ne riceverà un danno.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI

T. PER TELESCRIVENTE 29694/573 P. R. Roma, 13 dicembre 1939, ore 11,30. Sono stati spediti dalla FIAT dalla staz,ione di Marina di Pisa via Brennero dieci vagoni completi diretti Malmoe via Sassnitz contenenti 6 aeT'Oplani destinati Finlandia. A quanto risulta alla predetta FIAT detti vagoni sono fermi Sassnitz perchè quelle autorità avrebbero sospeso inoltro spedizioni paesi Nord fino nuovo ordine. Invio con telegramma in chiaro con numero di protocollo successivo (l) il numero dei vagoni e la data di spedizione da Marina di Pisa per facilitare loro identificazione.

PregoVi fare d'urgenza i passi del caso perchè detti vagoni siano fatti proseguire al più presto per Malmoe. Telegrafatemi risultato.

(l) Non pubblicato.

580

IL CONSOLE GENERALE A GINEVRA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

FON. 278. Ginevra, 13 dicembre 1939, ore 18.

Nella seduta di stamane l'Assemblea ha :proceduto alla elezione dei nuovi membri del Consiglio. Al posto della Svezia è stata eletta la Finlandia, al posto della Nuova Zelanda U Sud Africa; la Bolivia è stata rieletta.

L'Assemblea ha poi deciso di ridurre temporaneamente a 11 i seggi del Consiglio.

Dopo di che si è nuovamente r1unito hl. Comitato dei 13, al quale è stato sottoposto da Costa du Rels (Bolivia) un progetto di risoluzione per la questione finlandese.

Ta:le progetto: l) domanda ai membri della Lega di pre.Sita!I'e aUa Finlandia ogni appoggio morale ed ogni aiuto nella situazione attuale;

2) suggerisce ai membri della Lega di non dare rifomimenti all'U.R.S.S.;

3) raccomanda al Consiglio di applicare all'U.R.S.S. il disposto del paragrafo 4 dell'articolo 16 del Patto. Nulla è stato deciso dal Comitato circa tale risoluzione e le Delegazioni che lo desiderano potranno a loro volta presentarne altre.

Per l'esame dei progetti stessi il Comitato dei 13 ha nominato -secondo le più ortodosse tradizioni societarie -un Sottocomitato composto dei delegati di Francia, Gran Bretagna, Portogallo e Svezia.

Le prospettive che restano alla Lega., salvo beninteso imprevisti, saranno dunque per domani condanna morale dell'aggressore con relativa espulsione ed impegni per un aiuto, che sarà beninteso individuale, alla Finlandia, analogamente a quanto venne fatto per la Cina.

Si afferma in questi ambienti che l'U.R.S.S. risponderebbe all'espulsione rompendo i rappovti diplomatici con gli Stati che l'avranno giudicata, ma tale ipotesi non trova gran credito e si crede piuttosto ad una manovra d'intimidazione verso i neutrali e verso Francia ed Inghilterra.

Delegazione sovietica lascia anche comprendere che l'U.R.S.S., lungi dal trincerarsi nell'isolamento a seguito della condanna ginevrina, farà blocco sempre più stretto con la Germania. Resta da sapere se la minacciata costituzione di un simile blocco formidabile è una manòvra locaLe intesa a minacciare i pavidi ed i reticenti o una realtà politica.

I francesi ostentano di svalutare anche la seconda eventuatlità affermando che, dal punto di vista militare, l'U.R.S.S. non potrà costituire un eLemento determinante della situazione, mentre dal punto di vista economico, l'intesa tra Berlino e Mosca non potrà essere molto diversa da quello che è.

581

IL MINISTRO AD OSLO, LODI FÈ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 82. Oslo, 13 dicembre 1939, ore 20,57 (per. giorno 14, ore 0.15).

Con sempre maggiore pessimismo viene qui considerata situazione Finlandia, a cui nessun aiuto militare perverrà ormai dalla Svezia.

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha infatti conrfeTma·to che Sandler

è stato costretto ritirarsi perchè avrebre sostenuto attivo intervento svedese,

mentre il suo successore Gunther non permetterà che il suo Paese assuma posi

zione rischiosa. Opino io pure che questi agirà con molta cautela e, a conforto

tesi prudenza, stessa .stampa loca1e ama rilevare che anche Inghilterra esita

dichiarare guerra alla Russia.

Questo Governo seguirà non (dico non) diverso cr:iterio e se, come prevede

Koht, avranno luogo fra breve nella regione di Petsamo sconfinamenti russi in

territorio norvegese peT cireuire finlandesi, norvegesi cercheranno impedirlo

senza però impegnarsi a fondo.

Finlandia rimarrà dunque sola contro i russi, i quali -notasi con sor

presa -persistono nel volere rapidamente concludere campagna, ad onta diffi..

coltà frapposte dalla stagione invernale. Ciò causa varie considerazioni, tra

cui necessità sovieti, a parte questione prestigio, abbiano presto nel Nord mano

libera onde attuare ulteriori piani in altri settori.

582

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 1073. Berlino, 13 dicembre 1939, ore 21i10 (per. giorno 14, ore 3,20).

Telegramma di V. E. n. 573 (1).

Sono subito intervenuto nel senso indicato incontrando naturalmente, come

prevedevo con mio telegramma, :per corriere 187 (2) ieri, gravi difficoltà (3).

In un primo tempo mi si voleva anzi dar risposta negativa sulla base

della nota smentita ufficiale pubblicata tre giomi or sono dal Governo germanico

circa invio mater,iale da guerra straniero in Finlandia via Germania.

Ho allora avanzato formale richiesta facendo presente che:

l) I tedeschi ci hanno dato in data 21 ottobre loro preciso nulla osta

peT invio nos.tri apparecchi aUa Finlandia (mio telegramma n. 893) (4).

2) Vagoni in questione hanno g.ià attraversato tutta la Germania e non intendiamo sopportare per colpa non nostra eventuale danno per nuova spedizione o attesa.

3) Da parte Germania prima di pubblicare nota smentita sarebbe stato necessario interpellarci.

Ho aggiunto in via amichevole che da parte .italiana si erano già usate varie cortesie all'aviazione tedesca col permettere rimpatrio apparecchi atterrati in Italia, in una materia estremamente delicata.

Su mia richiesta questione viene presentata a Ribbentrop. Potrebresi eventualmente pensare per salvare le forme ad una spedizione dei vagoni in Danimarca donde potrebbero essere fatti posteriormente proseguire.

(l) -Vedi D. 579. (2) -Vedi D. 570.

(3) Vedi: Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, VIII, D. 444.

(4) Vedi D.D.I., Serie IX, vol. l, D. 838.

583

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2770/674. Teheran, 13 dicembre 1939.

Faccio seguito al mio telegramma n. 137 del 4 dicembre corr. (1).

Nel 1lungo colloquio che ho avuto ancora questa mattina con questo Ministro degli Affari Esteri, signor Aalam, egli mi ha detto che erano assolutamente false <le voci d1 c<mC€ntraziOllli di ;truppe sovieti:che a:Lla frontiera verso \La Turchia e verso l'Iran, e che, almeno per ora, l'U.R.S.S. manteneva un contegno assolutamente corretto.

Se le trattative per un nuQIVo trattato di commercio rimanevano stagnanti, ciò era dovuto più che altro ad una quesHone di principio, quella del non poter consentire l'Iran ,che il clearing ai\TV€1Ilii!sse in maniera libera e di:sordinata come richiedeva il Governo di Mosca.

Ha aggiunto che questo Paese si sentiva abbastanza economicamente saldo per poter andare avanti anche senza il commercio con i'U.R.S.S., che corufìdava anzi che l'Italia avrebbe aiuta,to l'Iran con il fare affluire sempre più numerosi piroscafi da Trieste al Golfo Persico.

Ha però auspicato di nuovo e caldamente la fine della guerra, che tanti mali minaccia all'umanità, e mi ha anzi chiesto se non si avvicinava forse il momento in cui la mediazione dell'Italia sarebbe stata non solo possibile, ma decisiva. Ho risposto che il R. Governo aveva tutti gli elementi rper giudicare quando la sua mediazione sarebbe stata efficace e che il momento attuale non sembrava il migliore.

Il signor Aalam è tornato a lamentarsi della poca chiarezza e della debolezza della :politica inglese. Ha detto che dopo il comunicato emanato in seguito all'ultima riunione del Gran Consiglio appariva manifesto che chi avrebbe garantito lo statu quo nei Balcani, e massimamente in Romania era l'Italia e non l'Inghilterra e la Francia; ed è rtomato a ripetere che, nel caso l'U.R.S.S. avesse fatto un atto di forza verso l'India ai danni dell'Iran, non nutriva soverchie speranze nell'aiuto inglese.

Da tutto l'insieme, nella 'conver:sazione di questa mattina, IJ.'Aalam ha dd.mostrato un senso di maggior fiducia verso l'U.R.S.S., mentre nel colloquio precedente (2) e che seguiva da vicino l'aggressione della Finlandia, egli mi apparve

preoccupato ed abbattuto.

584

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 203. Ankara, 14 dicembre 1939, ore 1,40 (per. ore 12,15).

Telegramma di V. E. n. 29547/C (3).

Si conferma generalmente che smobilitazione turca in Tracia è irrilevante. Turchia teme che Bulgaria finirà per accordarsi con la Russia. Su 200.000

uomini concentrati in Tracia si calcola siano stati ritirati poco più di 20.000. Tra Erzerum e Tokat sarebbero dislocate 12 divisioni e rn corso formazione nella regione Ararat nuovo corpo d'Armata con tre divisioni.

Forze militari russe frontiera Caucaso risulterebbero 15 o 16 divisioni. Le altre notizie sugli impegni assunti da Londra ed Angora circa contingenti da mantenere mobilitati, rimborso spese, inquadramento esercito turco non trovano conferma che in questa Legazione bulgara. Qui si è d'avviso che Inghilterra sarebbe disposta assumersi spese mobilitazione prolungata circa 300.000 uomini oltre il normale, ma a ,titolo di prestito senza iilteressi, mentre turchi insisterebbero perchè Inghilterra sopportasse in proprio la spesa, circa cinque milioni lire turche al mese. Di questa questione come anche delle modalità del prestito britannico per forniture militari si starebbe occupando a Londra la delegazione turca presieduta da Menemencoglu.

Sempre alla Legazione di Bulgaria si afferma che Ambasciatore turco in Romania è qui giunto per trattare questioni arruolamento ufficiali interinali nell'esercito turco.

D'altra fante risulta confermata presenza Turchia di un numero per ora limitato di specialisti inglesi e francesi destinati verosimilmente ad aumentare.

Prestito inglese, per scopi militari in genere, ammonterebbe a 45 milioni di sterline. Si esclude in modo assoluto formazione di quadri con elementi stranieri e polacchi, poichè così Turchia verrebbe provocare Germania e Russia ciò che non è nelle sue attuali intenzioni.

In caso di guerra tutte queste eventualità potrebbero realizzarsi. Circa pretese mire territoriali turche anche su Tracia greca, di cui erano già corse voci nella primavera scorsa, debbo .informare che da un attento esame delle manifestazioni politiche di questo paese sia difficile a credere che tali mire facciano parte di un programma di realizzazione immediato o anche lontano.

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 318. Mosca, 14 dicembre 1939, ore 14,46 (per. ore 18,30).

Questo Ambasciatore di Turchia mi ha detto che non gli risultava avessero luogo speciali concentramenti di truppe sovietiche sulla frontiera turca fra Batum ed Erivan. Maggiore attività si noterebbe invece sulla frontie~a con Iran. Secondo informazioni sue U.R.S.S. procederebbe a grandi lavori difensivi attorno Baku rivelando viva preoccupazione pericolo bombardamenti aerei di importante zona petrolifera.

Mi risulta recentemente che Governo Iran ha presentato protesta per incidente di frontiera nel quale soldato persiano è stato ucciso da truppe di confine sovietiche.

Dalla conversazione collega turco avuto sensazione che rapporti fra Mosca e Ankara siano molto tesi.

(l) -Vedi D. 440. (2) -Vedi D. 415. (3) -Vedi D. 410, Nota l.
586

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

r...... (1). Tokio, 14 dicembre 1939, ore 18 (per. ore 23,50).

Comunico seguente telegramma di questo Addetto Stampa per MICUP: (2)

« Servizio 736 per Eccellenza il Ministro. Corrispondente Nichi Nichi, signor

Ono telegrafa suo giornale che secondo voci diffuse Roma Italia disporrebbesi

azione militare per occupare Da,lmazia e Croazia in conformità a quanto pro

messo clausola segreta patto di Londir!a 1915.

Corrispondente asserisce che minaccia sovietica su Balcani sarebbe pretesto

con cui Italia intenderebbe giustLficare sua azione.

Afferma inoltre che garanzie date da Russia a Romania sarebbero state

volute an{!he dalla Germania al fine togliere Italia pretesto per effettuare azione

suo piano.

Qualora non sianvi prevalenti ragioni sarebbe utile esortare corrispondente

suddetto astenersi inviare notizie del genere intese diffondere in pubblica

opinione giapponese sensazione di disaccordo fra l'Italia e Gevmania "».

587

IL CONSOLE GENERALE A GINEVRA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 283. Ginevra, 14 dicembre 1939, ore 18 (3).

Primo Delegato cinese essendosi formalmente impegnato ad astenersi nella

votazione che avrà luogo questa sera avanti al Consiglio, Assemblea deve proce

dere oggi alla elezione dei due seggi della Cina e dell'Egitto (che sostituirà la

Lettonia) i quali prenderanno cosi parte anche essi alla votazione in seno al

Consiglio.

È stato assente fino ad oggi da ogni seduta sotto pretesto di malattia Dele

gato persiano cui atteggiamento è apparso finora assai misterioso e non si sa

se egli si presenterà a votare alla seduta del Consiglio. Vi sono anche sospetti

che a1l'ultimo momento egli possa presentarsi e votare contro mandando all'aria

tutto il castello di carta messo su con tante difficoltà.

Delegato sovietico Suric ha llascia,to Ginevra come ha fatto H resto delJI;a Delegazione sovietica.

Delegato finlandese Holsti mi ha detto che, malgrado il cambiamento di Governo in Svezia, era per ora prematuro attendersi un aiuto positivo da parte di Stoccolma, per quanto Setilltimenti del popolo svedese siano favorevoli in massa ad un intervento a fianco della Finlandia. Riferendosi a dichiarazioni fatte in Assemblea dal Delegato inglese, mi ha detto che non credeva per ora alla possibilità di un aiuto di truppe francesi nè britanniche per quanto sia precisamente il bisogno di uomini quello che si fa più sentire nel suo Paese. Holsti mi ha espresso i suoi sentimenti di commossa gratitudine· per l'atteggiamento di benevola comp~rensionJe del Governo fascista.

•9 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

(l) -11 numero di protocollo è errato, probabilmente è 890. (2) -Ministero della Cultura Popolare (3) -Manca l'indicazione dell'ora di arrivo.
588

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE RISERVATISSIMO 1080. Berlino, 14 dicembre 1939, ore 20 (1).

Mio telegramma n. 1077 (2).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha comunicato risposta negativa circa ulteriori spedizioni da Sassnitz dei 10 vagoni contenenti nostri apparecchi per Finlandia.

Esso adduce che dopo precise smentite ufficialmente pubblicate nei riguardi del passaggio di materiale aeronautico per Finlandia, il Reich si trova nella assoluta impossibilità di contraddire .alla sua dichiarazione.

Wilhelmstrasse quindi prega di vo1er comprendere 'situazione del ReiiCh e di voler sospendere le forniture aJ.la Finlandia via Germania.

589

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO PER CORRIERE 187. Roma, 14 dicembre 1939 (per. giorno 16).

Il Segretario .per gli Affari Ecclesiastici Straordinari ha detto, stamane, al Consigliere dell'Ambasciata, che il Papa aveva fatto fare il noto passo per una tregua natalizia tra i belligeranti, presso i Governi di Francia, Germania ed Inghilterra, attraverso i rispettivi rappresentanti diplomatici accreditati presso la Santa Sede. Fino a stamane non. era ancora pervenuta nessuna risposta al riguardo.

590

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 75·. Belgrado, 14 dicembre 1939 (per. giorno 16).

L'impressione di sollievo per le decisioni del Gran Consiglio relative alla zona danubiana e balcanica, di cui si è fatta unanimemente eco questa stampa, è stata effettivamente qui grandissima e diffusa in ogni ambiente di opinione pubblica, oltre che nei circoli responsabili. Esse sono, infatti, giunte nel momento nel quale ogni manovra è posta in atto da parte franco-inglese per modificare la posizione di stretta neutralità sulla quale questo paese comprende l'assoluta necessità di rimanere ben fermo, per non incorrere nei pericoli che aggravano la fragilità della sua situazione interna e le difficoltà di quella interlbalcanica. Contemporaneamente, giungono qui da Berlino, anche via Budapest, notizie -segnalate dall'Ufficio Stampa di questa R. Legazione -desHnate ad ingenerare l'opinione che sia prossima una presa di posizione tedesca di più netta

garanzia del rispetto di questa zona qualora questa non si presti a che tale rispetto venga menomato da altra parte. Questa condizione di cose spiega l'ansietà vivissima colla quale sono attese le dichiarazioni che V. E. farà sabato prossimo alla Camera dei Fasci e delle Corporazioni.

(l) -Manca l'indicazione dell'ora di arrivo. (2) -Non pubblicato.
591

IL MINISTRO ALL'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 44. L'Aja, 14 dicembre 1939 (per. giorno 18). Ho incontrato in casa di comuni amici il Ministro degli Affari Economid, slgnor Steenberghe, che in seno al Gabinetto può essere considerato, per proprio temperamento e per orientamento spirituale, il più vicino alla nostra mentalità e che ha già dato prove indubbie di esserci amico. Il signor Steenberghe è oggi uno dei capi più autorevoli di questo partito conservatore cattolico ed è l'uomo politico olandese che si è dimostrato più sensibile alla notizia circolata qui di v,n qualche discreto interessamento italiano a Berlino al momento dello stato di allarme verificatosi in Olanda lo scorso novembre. L'incontro è stato predisposto da persona simpatizzante per l'Italia e che è in rapporti di cordiale fiducia col signor Steenberghe. Il Ministro si è fatto accompagnare dal Direttore Generale per il Commercio estero, dr. Hirschfeld, ed ho avuto con loro una lunga conversazione che ha avuto per oggetto gli argomenti più vari, in relazione alle possibilità di approfondimento e potenziamento dei rapporti italo-olandesi e, partendo dal punto di vista che i due paesi hanno specie nell'attuale momento molti interessi e molti problemi comuni, si è sviluppata nel senso che gli interessi di carattere economico possono nello attuale momento rappresentare uno sfondo quanto mai ampio e vasto per una presa di contatto ed una eventuale collaborazione che per la natura stessa delle cose può sembrare destinata ad estendersi ai campi più vari. La conversazione, di tono cordialissimo, ha assunto in più momenti il çarattere di una presa di contatto confidenziale e come di una specie di assaggio di problemi, di avvicin31Illento e confronto di punti di vista. Il Ministro ha osservato che nell'attuale fase della situazione internazionale la superficie per . così dire di interessi comuni :lira l'LtaHa e l'Olanda si è notevolmente allargata e che quindi convenisse riesaminarla nell'assieme per poterne concretare il contenuto e ricercarne il miglior profitto neU'interesse dei due Paesi. La situazione internazionale e lo stato d'allarme permanente in cui vive oggi l'Olanda hanno dato ora vita ad una quantità di nuovi problemi per la difesa del territorio metropolitano e quello delle Indie olandesi, problemi alla cui risoluzione l'Italia potrebbe assai utilmente collaborare. In particolare gli olandesi hanno oggi bisogno urgente di aeroplani, materiale anti-aereo, motori e naviglio leggero; proprio in questi giorni si stanno definendo a l'Aja le trattative per l'acquisto di un certo numero di mitragliere anti-aeree italiane, altre trattative del genere sono abbozzate lasciando intravedere la possibilità di assicu

rare largo campo di attività all'industria nazionale e mettere a nostra disposizione importi considerevoli di divisa.

Ho detto al Ministro che effettivamente la nostra industria sarebbe in grado di fornire notevoli quantitativi di materiale bellico e naviglio di ogni specie, ma che l'apporto di divisa pur essendo interessante per la nostra economia, non può costituire in questo momento il corrispettivo principale ed unico; che conviene tener presenti anche altri fattori di particolare importanza nell'attuale delicata situazione politica, ed il nostro comune desiderio di un maggior sviluppo dei nostri rapporti economico-commerciali non solo nell'attuale periodo di guerra, ma che essi vengano fin da ora predisposti in modo che tale più favorevole andamento persista poi anche nell'epoca della pace.

Ho accennato a tale proposito alle materie prime che noi siamo soliti acquistare nelle Indie olandesi e che paghiamo in contanti, essendo esse rimaste finora escluse dal regolamento in ctearing. E durante la ,conversazione che si é andata man mano animando e divenendo più interessante ed amichevole, a proposito delle Indie, si è scivolati a parlare anche dei territori coloniali italiani e di alcune timide iniziative olandesi per un investimento di capitali in quei territori, accennandosi vagamente alla possibilità di una cordiale collaborazione anche nel campo coloniale, facilitando per esempio ad imprese italiane l'accesso a talune fonti di materie prime importanti, specialmente benzina e stagno, abbondanti nelle Indie dove esistono giacimenti non ancora, o non ancora del tutto, sfruttati.

Il dr. Hirschfeld ha da parte sua accennato alle preoccupazioni olandesi per la difficoltà di spedizione alle Indie delle merci, specie materiale bellico, acquistate in Germania, ai pericoli che le misure di controllo inglese e le mine tedesche rappresentano per la navigazione in partenza da Rotterdam, ed alle migliori condizioni che esistono nel Mediterraneo e nei porti italiani, che ora appunto sono stati scelti come testa di linea da diverse compagnie di navigazione olandesi. Ed ha parl:ato pure delJl'intraJ.Cio che ailila .conclusione degli acqutsti apportano i numerosi intermediari italiani ed olandesi sovente non convenientemente preparati e talora preoccupati soltanto delle larghe percentuali che sperano di lucrare. È così quasi spontaneamente germogliata l'idea dell'utilità di una commissione mista permanente italo-olandlese, oppure di due comitati nazionali disUnti, presieduti da personalità politico-economiche che potessero esaminare d'a~ccordo le possibilità di adeguare ed armonizzare gli interessi economici in relazione ad una visione d'assieme, e regolare anche le questioni di dettaglio.

Da ultimo ho potuto soffermarmi un istante anche sull'argomento dei rapporti culturali fra i due Paesi e del mio proposito di favorire un migliore incremento di essi, con l'eventuale costituzione di un Istituto italiano di cultura in Olanda, che ho presentato -per lusingare l'amor proprio locale -quasi come una reciprocanza per l'esistente Istituto storico olandese di Roma, e che dovrebbe invece essere opportunamente utilizzato ai fini della nostra penetrazione culturale, economica e poliUca.

Rivedrò il Ministro Steenberghe fra qualche giorno e mi propongo in tale occasione di meglio approfondire alcuni punti che sono stati appena toccati di sfuggita, e cercherò di indurlo a precisare quali sarebbero i desiderata olandesi, e che cosa siano disposti ad offrirei in contraccambio, esaminando anche in maniera più concreta l'idea della costituzione di rma commissione mista. Mi riuscirebbe utile a tale proposito poter avere qualche elemento circa la costituzione ed il funzionamento delle commissioni miste ora esistenti fra l'Itailfu ed aLtri Paesi.

L'amico in casa del quale ho incontrato il Ministro Steenberghe mi ha detto avere l'impressione che, se da parte nostra venisse suggerito al Governo olandese di invitare una nostra personaLità in Olanda, specialmente una personalità versata nel campo dell'economia ed a contatto con i nostri circoli politici, da parte olandese il suggerimento sarebbe accolto con favore, e ciò anche perchè qui si considererebbe una tale visita come una signiJìcativa manifestazione d'interesse italiano per l'Olanda, mentre non potrebbe una tale eventualità susdtare eccessiva sorpresa se è ancora vivissimo il ricordo della visita all'Aja del Ministro tedesco dell'Econ0ll1ia, 1signoc Funk, qui ac·colto l'estate scorsa con molte manifestazioni di cordialità. Nè mancherebbe la materia per uno scambio di idee ed una presa di contatti, anche perchè potrebbero nell'occasione essere meglio esaminate e preliminarmente discusse, oltre tutte le questioni adombrate nel presente telegramma, qualche altra di particolare interesse per noi e che a me fosse eventualmente sfuggita, e tutte quelle altre che potessero sorgere nel frattempo ed in cui si verificasse una concordanza di problemi o di interessi fra d due Paesi.

Dopo che avrò avuto occasione di rivedere il Ministro Steenberghe·, e dopo che sarò riuscito a precisare il suo modo di vedere e assicurarmi ancora che esso è condiviso dai suoi colleghi di gabinetto, mi riservo di riferire ulteriormente.

592

L'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 96. Madrid, 14 dicembre 1939 (per. giornO 21).

Mio telespresso n. 6605/1722 del 9 corr. (1).

Questo Ministero degli Affari Esteri mi ha confermato che il Governo spagnolo ha inviato per tramite dei rispettivi Ambasciatori una nota di protesta ai Governd francese ed inglese per le disposizioni emanate in materia di blocco.

La nota, ispirandosi ai prindpi del diritto internazionale, sostiene all'incirca lo stesso punto di vista del Governo italiano (telegramma di V. E. n. 26249/C del 5 novembre u.s.) (2) e in particolare insiste sul principio che la bandiera copre l·e merci dei belligeranti.

593

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATISSIMO 10030/3200. Berlino, 14 dicembre 1939 (per. giorno 16).

Come ho comunicato con il mio telegramma n. 1074 (3) ha avuto luogo ieri nel pomeriggio presso il Ministero delle Comunicazioni del Reich l'annun

!2) Vedi D. 112.

ciata riunione di esperti e tecnici dtaliani e tedeschi per definire l'importante e

grave questione delle forniture di carbone germaniche per l'Italia.

Da parte italiana erano presenti il Vice Direttore Generale delle F.F. S.S.

ing. Nobili, qui ,giunto per l!oocasione, l'I,spettol.'e Capo Suiperiore del MoVI1~nto,

comm. Ma·rin, il nostro R. Cons~gliere Commerciale, ·comm. R'kdardi, ed •hl

Capo dell'Ufficio Ca.rboni di Essen, 1ing. Vanni. Da parte tedesca 15 .tecnici e

rappresentanti delle varie Amministrazioni interessate.

La riunione si è aperta, se si può dir così, con un «colpo di scena», ~perchè,

non preannunciato, si è presentato ed ha preso la dire:mone del gruppo tedesco

lo stesso Ambasciatore Ritter che, come è noto, ha finito oggi per assumere aUa

Wirhelmstrasse la direzione p!I"atica di tutti i problemi, economici tedeschi nei

confronti dell'estero.

Ritter ha così preso subito la parola e, nel dichiarare di •aver ricevuto dieci

giorni or sono dal R. Ambasciatore una richiesta formale per la risOluzione de

finitiva del problema delle forniture alntalia per un totale complessivo massimo

di un milione di tonnellate al mese, egli aveva predisposto ed attuato tutti i

contatti necessari per la compi:laz,ione di un piano preciso e completo ed aveva

ottenuto, per ciò raggiungere, l'appoggio delle più alte Autorità del Reich (1).

Ora quel piano era pronto e veniva presentato ai tecnici italiani.

Ha poi proseguito con precisazioni di carattere tecnico, specificando come

per l'attuazione del piano destinato a permettere l'invio in Ltalia di un milione

di tonnellate mensili, via terra (oltre gli eventuali invii via mare), appaia ne

cessario l'impiego di circa 30-32.000 vagoni, dei quali l'Italia dovrebbe mettere

a disposizione un terzo, ossia 10.000. Il cru-bone sarebbe fornito per due terzi

dalla Ruhr con vagoni tedeschi ed un terzo dall'Alta Slesia con vagoni italiani.

L'i:ng. Nobili ha allora di1chi.aJI.ato di ·non avere 'istruzioni per trattare un

piano così grande e complesso quale quello dell'invio via terra di un milione di

tonnellate mensilmente ed ha insistito perchè frattanto, data la situazione con

tingente che dimostra come le spedizioni di questi due ultimi mesi siano dnferiori

al previsto con grave danno P€r l'Italia, siano prese senz'altro ile misure desti

nate ad aumentare a 500.000 tonnellate mensili le forniture via terra, conti

nuandosi al tempo stesso quelle via mare.

L'Ambasciatore Ritter ha mostrato una certa meraviglia dichiarando che,

se l'Italia si ·contenta di 500.000 tonnellate, il Reich, che deve fare evidente

mente grandi sacrifici per la fornitura, ne sarà ben 'lieto ma che da parte italiana

non si dovranno in avvenire fare rimproveri alla Germania se un giorno l'Italia

verrà a trovarsi in difficoltà di approvvigionamenti.

In definitiva quindi venne stabiJ:i.to cile J'i,ng. NobiH, dopo aver ricevuto le opportune istruzioni, via telefonica, da Roma, avrebbe precisato definitivamente la richiesta ed il punto di vista italiano.

Oosì o~gi l'ing. Nobili, dopo aver avuto contatti .telefonici con S. E. il Ministro Host Venturi e con i dirigenti del nostro Ministero delle Comunicazioni, 'mi ha diretto oggi la qui unita lettera in base alla quale ho fatto conoscere àll'Ambasciatore Ritter le conclusioni alle quali si era giunti da parte italiana dopo la riunione di ieri.

Aggiungo che, subito dopo la riunione, l'Ambasciatore Ritter ha avuto una conversazione ·COn il ConsigLiere Commemiale comm. Ricciardi, al quale ha dichiarato di essere rimasto molto male nel vedere che gli esperti italiani erano giunti a Berlino con proposte ispirate unicamente da situazioni contingenti e non per fare un programma completo di fornitura a lunga vista. Ed ha aggiunto ehe per ottenere i1 comenso per :la fornitura di un milione di tonnellate di carbone via terra, oltre alle possibili forniture via mare, egli aveva dovuto dcorrere alle più alte istanze e che per conseguenza veniva a trovarsi ora in difficoltà di ironte ai funziona,ri dei Ministeri competenti i quali avrebbero potuto accusarlo di prendere la questione dei riforn.imenU di carbone all'Italia più a cuore di quello che la prendessero gli stessi ltaiJ.iani.

Al che il dott. Ricciardi gli ha opportunamente fatto osservare che la 'sua presenza era stata una vera sorpresa per tutti perchè, come d'accordo con il Ministero delle Comunicazioni del Reich, la riunione avrebbe dovuto aver luogo esclusivamente tra esperti ed essere lim1tata a risolvere !le situazioni contingenti per accelerare il ritmo delle spedizioni del carbone via terra. Ciò ben inteso senza pregiudizio della questione principale e Cioè del quantitativo totale di carbone che l'Italia dovrà ritirare dalla Germania nel 1940.

La riunione di Berlino quindi ha avuto un'importanza ed un valore particolari, superiori indubbiamente a quanto era dato di attendersi. Con essa infatti i Tedeschi hanno voluto in certo modo,· con la preparazione di un piano completo di carattere massimo, porre l'Italia dinanzi alla eventualità di dover essa assumere per l'avvenire la responsabi!lità sull'andamento dena questione.

N o n credo che la Germania sia in condiZione di fornirci ben un milione di tonnellate di carbone, via terra, mensilmente. Con ogni probabilità si tratta di vero e proprio bluff. Ma ciò non vuoi dire che, proprio per evitare in avvenire di sentirei addossare la colpa di non aver voluto previamente ed in forma totalitaria affrontare il problema, a noi convenga rompere i ponti. Bene quindi ha fatto il R. Ministero delle Comunicazioni a dare stamane le precise istruzioni all'ilng. ·Nobili che sono riassun,te nie.llla suaJCcermata lettera da lui dilrettami e che io ho comunicato, a conclusione della riunione di ieri, ai Tedeschi. Con tali delliberazioni, mentre non si escludon:o del tutto possibillità :fiuture e teoriche di studio per un aumento di forniture fino alla cifra massima di un milione, si prende oggi, praticamente, a: <base, la cifra, rper la :liomitura, di 500.000 tonnellate, quantitatìvo che, a detta dei nostri tecnici, è appunto quello da noi oggi richiesto.

Domani se i trasporti via mare divenissero veramente aleatori e proibitivi, vuoi per possibhli complicazioni belliche con l'Olanda, vuoi per l'intensificazione, minacciata da parte tedesca, della guerra delle mine e dei sottomarini nelle acque britanniche, si potrà gradualmente riprendere in esame il piano di aumento delle forniture via terra.

Per ogg! ~l'impegno preso è che da parte itawiana verrà 'fornito un terzo dei vagoni occorrenti ossia 5.000, mentre da parte tedesca verranno forniti gli altri

10.000. Tecnicamente, a quanto tutti mi dicono, non vi saranno difficoltà per il transito ferroviario dei valichi.

L'ing. Nobili !l"iparlilrà domani per Roma dopo aver qui avuto altn-i uti1L contatti destinati a facilitare l'applicazione del piano in questione.

Prego di eventualmente comunicare quanto sopra al R. Ministero delle Comunicazioni.

P. S. urgente. Questa sera, mentre mi trovavo nell'Ufficio del Sottosegretario di Stato Woermann, è venuto a vedermi l'Ambasciatore Ritter il quale mi ha ripetuto quanto aveva già detto a Ricciardi e mi ha pregato di far riconsiderare all'ing. Nobili )le deHberazioni e conclu.sdoni alle quali si è g.~unti da parte italiana e che sono contenute nella lettera qui unita in copia. Ha aggiunto di aver telegraficamente pregato l'Ambasciatore von Manckensen di prendere subito contatto con S. E. Attolico per chiedergli come dovesse essere interpretata la richiesta dell'ing. Nobili di con,siderare il probema •come limitato, al massimo, alle

500.000 tonnellate, mentre dapprima il problema stesso era stato prospettato al Ministro von RilJbentrop quale relativo ad una fornitura di un milione di tonnellate, via terra, oltre g.li eventuali invii via mare. A seguito della richiesta di Ritter ho sospeso la mia comunicazione e mi riservo domani mattina di intrattenere ancora della questione l'ing. NobiLi, dato che da parte tedesca ci si vuoi chiaramente far intendere che la limitazione definitiva del problema alle

500.000 tonnellate impedirebbe in avvenire qualsiasi ripresa in esame di eventuali aùmenti ne1:le forniture al di là di questa cifra.

IL VICE DIRETTORE GENERALE DELLE FERROVIE DELLO STATO, NOBILI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI

Berlino, 14 dicembre 1939.

A seguito della riunione tenutasi ieri presso la Direzione Generale delle Fer

rovie del Reich con l'intervento di S. E. l'Ambasciatore Ritter, in conformità alla

riserva che ho fatto nella riunione stessa, di interpellare il nostro Ministro delle

Comunicazioni, ho il pregio di informarVi che da parte italiana rimane stabilito

quanto segue:

l) si dovrà concretare subito lo studio di un programma di consegne di car

bone via terra per un quantitativo di T. 500.000 mensili;

2) le Ferrovie Italiane accettano di mettere a disposizione una parte dei carri

occorrenti per il trasporto del suddetto quantitativo di carbone nella proporzione

di 1/3 dell'occorrenza totale, restando inteso che i rimanenti 2/3 saranno messi a

disposizione a cura della Reichsbahn;

3) il programma di cui sopra dovrà essere attuato gradualmente in modo da

raggiungere lo stato di regime il 31 dicembre 1939;

4) tenuto conto della produzione nazionale e delle limitazioni di consumo

che verranno introdotte, non ritiene il Governo Italiano di attuare il programma

prospettato da S. E. Ritter di 1.000.000 di ton. mensili;

5) si conviene, tuttavia, che potrà essere fatto lo studio di questo programma

massimo per eventuali contingenze future.

(l) -Non rintracciato. (3) -Non pubblicato.

(l) Sic.

594

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATISSIMO 10037/3207. Berlino, 14 dicembre 1939.

Questo R. Addetto Aeronautico ha avuto occasione di raccogliere negli ambienti immediatamente vicini al Maresciallo Goring alcune informazioni relative ai risultati dell'inchiesta che le Autorità della Polizia del Reich stanno

compiendo a carico dei due noti agenti del Servizio Segreto britannico Best e

Stevens, arrestati, come è noto; allla frontiera olandese, il 9 novembre.

Secondo queste informazioni, che per la loro fonte potrebbero essere atten

dibili, gli agenti della Gestapo germanica che ne seguivano la traccia, riusci

rono, come del resto è stato già fatto noto in comuni,cazioni ufficiali, a mante

nersi a mezzo di radio in contatto con i due inglesi, facendosi passare per

emissari di gruppi di-ssidenti tedeschi facenti capo ad importanti Generali del

l'Esercito, tra i quali von Brauchitsch.

I due agenti britannici caddero nell'inganno e, su domanda dei trasmettitori,

fecero conoscere quali sarebbero più o meno le intenzioni britanniche per J.a

conclusione di una pace, le quali cosi si riassumerebbero:

a) ricostituzione della Polonia indipendente con accesso a Danzica;

b) ricostituzione di una Cecoslovacchia indipendente;

c) ricostituzione di un'Austria indipendente;

d) formazione di un'alleanrza anglo-franco-tedesca a ·tendenza antiso

vietica, alleanza che ,avrebbe dovuto perfino prevedere la formazione di un

Comando unico militare.

Aggiungo sull'argomento che continua tuttora nellla stampa tedesca il più assoluto silenzio su:ll'andamento di questa inchiesta e su quella condotta nei riguardi dell'attentato di Monaco. Ogni tanto però da parte tedesca si fa comprendere che un bel giorno saranno rese di pubblica ragione c sensazionali rivelazioni ».

595

L'INCARICATO D'AFFARI A. L. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. RISERVATISSIMA 10039. BerLino, 14 dicembre 1939. Ho parlato stamane con il Generale Boden:schatz, che non vedevo da quail.che settimana, e che ho trovato nella stessa forma di marcato· e ostentato ottimismo e di « tono violento » che avevo già avuto occasione di riscontrare negli altri due diretti collaboratori di Gi:iring, il Segretario di Stato Ki:imer ed il Generale Udet. A Bodenschatz ho parlato in via amichevole della questione delll'invio dei nostri apparecchi in Finlandia, circa la quale avevo già ieri presentato !formale richiesta all' Auswiirtiges Amt per Ribbentrop. Da ciò è venuta una conversazione della quale, per tua opportuna conoscenza, riassumo qui appresso, secondo il solito, i punti principali, riproducendo le parole di Bodenschatz: « Circa questi aeroplani per la Finlandia mi riprometto di parlare oggi stesso con il Maresciallo Gfuin.g. Evidentemente la nostra situazione nei confronti della Russia è delicata perchè l'Unione Sovietica è in definitiva, oggi, il paese che «ci aiuta :1>. Noi non possiwno trascurare questa situazione e la circostanza a noi favorevole di avere le spallle libere. I russi ci chiedono molto ma otteniamo anche molto da loro:

il rame, il nichel, e soprattutto i mangimi per gli animali (l milione di tonnellate). Quanto al petrolio calcoliamo a 900.000 tonneil.il.ate :Le spedizioni russe.

Ciò non vu<YL dire che vi siano coll'Unione Sovietica dei rapporti di altlra natura. Dal punto di vista ideologico come iben sapete ognuno resta nelle sue posizioni. In Germania il Fiihrer non ha lasciato alcun dubbio sulla severità colla quale colpisce e colpirà quanti volessero iniziare una qualsiasi forma di propaganda comunista. La nostra attua!le politica con la Russia è un « mezzo » non un «fine». Del resto la Russia non dà grandi preoccupazioni dal punto di vista militare. Quanto avviene in Finlandia è molto significativo e utile. I Russi hanno molti uomini e grandi mezzi ma mancano assolutamente di menti direttive ed organizzative. L'aviazione è molto numerosa ma sembra dare una prova molto poco convincente. In riassunto quindi, nessun grave pericolo per l'avvenire. Ognuno resterà a casa propria e sba·rreremo convenientemente la via ad Oriente.

Oggi il nemico è l'Inghilterra. Voi potete credere al!le mie parole: il Fiihrer è oggi entrato irrevocabilmente nell'idea che occorre distruggere l'Impero inglese. La lotta è di vita o di morte. O noi andremo decisamente per terra o quell'Impero andrà in frantumi. Ed abbiamo i mezzi da farlo «da soli».

La campagna delle mine ·si intensificherà progressivamente. Per !la azione in Francia si stanno preparando venti gruppi da bombardamento con !bombe da .....

(l) e i F.rancesi si accorgeranno cosa ciò significhi. Tutto ciò verrà «bald » (presto): ci deve aiutare il tempo. (E qui ha guardato attraverso la finestra il cielo di Berlino oggi i111Solitamente sereno) ».

596

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7754/3484. Parigi, 14 dicembre 1939 (per. giorno 20).

Il comm. Mirko Giobbe ha avuto ieri, di sua iniziativa un altro colloquio

con Otto d'Asburgo (2).

Il pretendente al trono d'Austria ha tenuto ad affermare, innanzi tutto, che nonostante gli avvertimenti da lui datigli, Schuschnigg -sul conto del quale si è espresso in termini severi -non ha creduto opporre una resistenza a:mnata all'invasione nazista, come suggeriva del resto la casta militare. « Un popolo ha diritto all'esistenza ed ipoteca la storia -ha detto Otto -quando difende con le armi in ogni circostanza, il proprio destino ».

Egli legittima quindi l'atteggiamento dell'Italia nel marzo 1938, dinanzi alla passività del popolo austriaco, mal guidato e sottomesso alla più deleteria propaganda.

Ora la situazione austriaca è profondamente modj,p.cata. La parola d'ordine che Otto ha dato ai legi.ttimisti è: non abbandonarsi a inutili rivolte (come quene degli studenti di Praga), ma agire con tenacia e cautela sabotando ogni giorno il lavoro nelle industrie e opponendo una resistenza passiva al potere costitutto. I metodi di Benes, che ha perduto del resto molto terreno negJ.i ambienti ceki, hanno fatto il loro tempo.

• 2 mila kg. •·

Otto prevede, nei limiti autorizzati dell'ipotesi, che una soluzione del conflitto non può aversi che tra un paio d'anni. Una crisi interna travolgerà O.a Germania. La questione austriaca come i'unghevese -diverrà aHora di attualità. Non bisogna contare su di un'operazione dal di fuori. Il popolo austriaco agirà da sè, unitamente all'Ungheria, dove le aspirazioni monarchiche hanno ormai assunto un carattere nazionale.

Solo nel caso in cui l'Austria fosse minacciata o travolta dalle «orde barbare » Otto domanderà l'assistenza dal di fuori. Invitato a precisare su quali elementi conta appoggiare la sua azione, Otto ha detto:

« Il cinquanta per cento degli austriaci è :fin da ora convinto della necessità del ristabilimento degli Asburgo. L'esperienza del regime nazi,sta ha, COIIJipletamente disilluso. La collusione germano-sovietica ha finito per disarmare i più accesi nazional-socialisti.

La tendenza social-democratica si va dissolvendo. I dottrinari, in numero esiguo, sono sconfessati dagli avvenimenti. Gli intransigenti sboccano e si disperdono in una forma di ribellione anarchica individuale, come ebbe a mani.festa·rsi già nel 1931. I profittatori interessati non pQSsono più contare su alcun concorso finanziario ».

Otto ha riconosciuto <:he l'Inghilterra non si mostra favorevole, quanto la Francia, all'idea del ristabHimento di una monarchia austriaca. La Gran Bretagna è sempre lenta nelle sue decisioni, ma ha già fatto progressi notevoli e ormai è acquisita alla causa. Quello che Londra domanda è un piano organico, concreto, vitale.

Significativo è l'interesse che anche gli Stati Uniti portano oggi alla questione austriaca. Otto ha lasciato comprendere ·Che al momento decisivo, un concorso finanziario potrebbe venire dal Nord America. Egli ha narrato che il Cardinale Munidelein, prima d1 far ritorno a Chicago, nel mar:llo s·corso, gli aveva detto, a Parigi, che prevedeva imminente la guerra in Europa, ma senza la partecipar zione dell'Ita!lia, unica potente bandiera dei Cristianesimo, senza l'ausilio della quale non si poteva sperare in alcuna soluzione della questione austriaca. Il Cardinale Mundelein aveva inrforma~to Otto 'Che, avrebbe richiamato l'attenzione del Presidente Roosevelt sull'importanza ormai decisiva assunta dall'Italia nelle questioni europee.

Affrontando l'argomento, più delicato, degli appoggi internazionali sui quali contava per tornare sul trono d'Austria, ha riconosciuto l'essenza massonica -aHa quale s'ispira l'agitazione di Benes in favore della Ce<:oslovacchi!a ~ degli incoraggiamenti franco-britannici, e quindi antitetici ad una sana :riorganizzazione dell'Europa Centrale e Danubiana, e non senza imbarazzo, ha riconosciuto la necessità di recuperare, nei confronti di Roma, il terreno perduto fino a oggi.

Richiesto se considerava Roma più utile alla causa degli Asburgo che le democrazie occidentali, Otto ha riconosciuto con slancio apparentemente sincero ·che l'Austria di domani non potrà vivere se non come elemerrtto di una coalizione cattolico-occidentale interamente iepirata da Roma.

Esaminando la situazione balcanica il pretendente al trono d'Austria ha

espresso la sua d~lorazione pe!r gli ,antag01Ilismi che sepSJrano gJ!i stati bakanici.

È un'illusione pensare che la Romania da sola possa resistere eventualmente

ad un'azione sov1eU.ca e il dibattito Gafencru-Csàki è mollto inopportuno nel

momento in cui si profila un pericolo comune.

Il comunismo è attivissimo in tutti i paesi balcanici.

In Jugoslavia la situazione è addirittura g!l"ave. Un reggimento del presidio

di Lubiana dopo una riunione di un consiglio di soldati, ha rifiutato recente

mente d_i raggiungere la frontiera tedesca.

A Radeck dovrebbe essere pe,rmesso dal governo di Belgrado di: laiVora.re

alla coesione di tutti gli elementi cattolici jugoslavi.

Alla fine dell'incontro, alla domanda se gradiva mantenere rigorosamente

riservata la conversazione, come la precedente, Otto ha dichiarato che riteneva

utile, nell'interesse dell'Austria, che il Conte Ciano fosse informato del suo

punto di vista.

Quanto al Principe di Stahremberg risulta che egli ha preso bensì con

tatto con Otto d'Asburgo ma ha mantenuto la sua posizione come dal mio

rapporto n. 7411/3335 del 30 novembre u. s. (1).

Salvo cootrari ordini di V. E. manterrò con i detti due personaggi contatti

indiretti (2).

(l) Il documento è, in questo punto, illeggibile. Probabilmente conteneva le parole

(2) Vedi D. 244.

597

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7785/3501. Parigi, 14 dicembre 1939 ('per. giorno 16).

Facendo seguito al mio rapporto odierno n. 7754/3484 (3), informo che il

12 dicembre corrente sono stati ricevuti al Quai d'Orsay tre sudditi austriaci

e cioè:

Prof. Wassiqki, dell'Università di Vienna;

Von Bischof, ex Consigliere del'la Lega,zione d'Austria a Parigi;

Barone Von Soren, residente a Londra e in rapporti con ~'Intelligence

Service.

Scopo del passo era di sollecitare il benestare del governo francese per la costituzione di un Comitato Nazionale Austriaco, che dovrebbe preludere alla foxmazione di un governo.

I tre suindicati signori costituirebbero il Comitato che più tardi si allargherebbe in una compagine governativa.

Il Quai d'Orsay ha dichiarato che il governo francese non si opponeva alla iniziatirva a condizione che l'organismo politico non apparisse in alcun modo influenzato da Otto o da altri.

La Francia sarebbe favorevole, in un primo tempo, ad una coalizione di

tutte le forze del fuoruscitismo austriaco (4).

(l) -Non pubblicato. (2) -L'originale di questo documento porta il visto di Mussolini. (3) -Vedi D. 596. (4) -L'originale di questo documento porta il visto di Mussolini.
598

IL MINISTRO ALVAJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2514/925. L'Aja, 14 dicembre 1939 (per. giorno 20) La dichiarazione fatta dal signor Carton de Wiart circa la neutralità olandese, -qui interpretata nel senso che per quanto non sussistano obbHghi per parte dell'Olanda o del Bellgio di accorrere in aiuto dell'altra parte che fosse aggredita e per quanto non sussista tra i due Paesi un'alleanza militare e neppure ne venga considerata la possibilità, purtuttavia appaxe un legame tattico, il quale si estrinseca in una solidarietà naturale che unisce i due Paesi, è stata qui considerata cdi maggiore favore. Questa opinione pubblica ha in questa occasione dimostrato di essere sensibile all'attenzione rivoltale da parte belga a questo riguardo: e, pur rentdendosi conto che la dichiarazione belga non aggiungeva gran che a quanto si sapeva, ne ha preso atto con una certa soddisfazione, ritenendo che sia stata precisata la posizione del Belgio in caso di attacco all'Olanda, circa la quale molte fantasie si sono sbrigl'iate durante :l'allarme delLo scorso novembre.

599

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5728/2535. Londra, 14 dicembre 1939. Mio telegramma n. 672 (l) e telespresso n. 5712/2520 (2). Con le segnalazioni a cui mi riferisco ho riferito a V. E. circa il dibattito che ha avuto luogo ieri alla Camera dei Lords, nel corso del quale l'offerta di mediazione belgo-olandese è stata riportata alla ribalta da Lord Darnley e da Lord Arnold. La tesi svolta da questi due Rapresentanti della Camera Alta è che il Governo britannico non ha preso nella dovuta considerazione l'offerta dei due Sovrani; poichè Hitler aveva fatto conoscere, dopo lo scoppio del conflitto, le conJdiz;i.oni alle .quali eg1i ,sa.1rebbe disposto a negoziare la pace, quest'ultima potrebbe essere condusa in migliori condizioni ora piuttosto che dopo una guerra lunga e costosa, suscettibile di mettere a repentaglio :la stessa civiltà europea. Analoghi argomenti sono stati suooe.ssivamente svolti dal Vescovo dic Chichester. Tali dkhiarazioni hanno suscitato una reazione molto vivace, da parte non solo deil Ministro degli Ester1 ma anche di al,tri membri della Camera, tra i qua~li Lord BaJfour e Lord Snell! che, 1sia' pure usando la misurata terminologia di rigore alla Camera Alta, hanno denunziato decisamente i pericoli di questa «manovra» che, come ha detto tra l'altro Lord Balfour, non poteva avere altri risultati che quelli di incoraggia·re il nemico e fuorviare la pubblica opinione. Lord Halifax da parte sua, pur riaffermando che l'Inghilterra è sempre disposta a esaminare qualsiasi concreta possibilità di pace, ha escluso che una

simile possibilità esista oggi ed ha vivamente criticato i due oratori favorevoli

ad una ·conciliazione immediata.

La risposta di Halifax ha trovato larghi consensi negli ambienti respon

sabili inglesi e neUa stampa. I discorsi pronunziati da Lord Darnley e da Lord

Arnold sono stati bollati dal Daily Telegra.ph in un ·editoriale intitolato «Paci

fismo perverso», e vengono qui fra l'altro interpretati come una nuova mani

festazione -alla quale si attribuisce però scarsa importanza -delle appTensioni

suscitate particolarmente negli ambienti industriali e capitalistici e fra i grandi

proprietari terrieri dalle enonni spese a cui il paese deve cfar fronte per la

condotta delila guerra (richiamo al riguardo il mio rapporto n. 5280/2363 del

14 novembre u. s.) (1).

La stampa, nella sua campagna condotta per convincere il contribuente

britannko della necessità di sottoporsi ai necessari sacrifici finanziari, ha ripe

tutamente pubblicato ·che la guerra costa ailla sola Gran Bretagna drca 6 miUoni

di sterline al giorno, pari a quasi mezzo miliardo di lire italiane. E si prevede

sin d'ora che quando la guerra sarà effettivamente guer,reggiata, questa somma

aumenterà ancora e potrà facilmente in un prossimo avvenire raggiungere e

forse oltrepassare 7 od 8 milioni di sterline al giorno. Queste cifre, che se

calcolate in termini di anni anzichè di giorni assumono proporzioni effettiva

mente astronomiche (si tratterebbe di quasi 250 miliardi di lire al'l'anno) turbano

naturalmente il sonno dei rappresentanti dell'oligarchia britannica, la quale,

dato il ristretto numero dei contribuenti, dovrà in definitiva sopportare una

gran parte di questo colossale onere finanziario.

Parallelamente a queste reazioni e manifestazioni del capitalismo inglese,

va registrato lo stato d'animo di quell'altro settore dell'opinione pubblica qui

largamente rappresentato dalla borghesia e dai funzionari imperialisti per tra

dizione, i quali, partendo dalle stesse premesse, giungono a conclusioni diame

traLmente opposte.

La tesi sostenuta è che se la Gennania finirà senza dubbio col soffrire

fortemente delle conseguenze del blocco a cui 1'Inghilterra la sottopone, ciò non

potrà d'altra parte avvenire che a lunga scadenza; nel frattempo però, dato lo

schiacciante gravame fiscale e la contrazione subita dal commercio mondiale

con le conseguenti fortissime perdite sopportate dalla organizzazione economica

e finanziaria dell'Impero britannico, l'Inghilterra da parte sua avrà fatto ban

carotta. Occorre quindi far presto per giungere ad una soluzione dell'attuale

conflitto: non però ricercando una pace che oggi non potrebbe essere che

disastrosa per l'Inghilterra, ma bensi accelerando il ritmo e la intensità

della guerra.

Questa teoria è stata raccolta ed illustrata anche nella stampa, la quale a

più riprese -particolarmente nei giornali di Lord Beaverbrook e nel News

Chronicle -ha sostenuto la tesi che il Governo non mostra sufficiente spirito

di iniziativa nella condotta delle ostilità. Viene detto e ripetuto che gli uomini

che hanno retto le sorti del paese in tempo di pace non possono essere i più

adatti per condurre ora la guerra; occorre quindi che Chamberlain immetta

nel suo Ministero uomini più adatti e più energici, sostituendo quei Ministri che hanno dimostrato di non essere all'altezza della situazione.

Ancora stamani Ward Price nel DaiZy Mail ha ammonito gli inglesi che diano mtglior affidamento di ,saper condurre hl paese ad una vittoria quanto più possibile rapida sulla Germania.

Se qualche mutamento vi sarà quindi nel Gabinetto (e non son mancate voci in questo senso specie nell'e ultime settimane) è lecito ritenere che esso sarà piuttosto nel senso di scartare quegli elementi che si sono dimostxati più timidi e dubbiosi, sostituendoli con uomini che per capacità e spirito di iniziativa diano miglior affidamento di saper condurre il paese ad una vittoria quanto più possibile rapida sulla Germnaia.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non publicato: è un duplicato di questo documento.

(l) Vedi D. 218.

600

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BUCAREST, CAPECE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE 520. Bucarest, 15 dicembre 1939, ore 12,15 (per. ore 21).

Mio telegramma n. 518 (1). Si conferma ,che Delegazic>ni EcoilJOmiche romeno-tedesche abbiano raggiunto ,l'accoroo per quanto ~iguarda valore marco. Trattative vertono ancora su contingenti e si ritiene che saranno ultimate entro .giornata domani.

Ha suscitato vivo interesse in questi ambienti nota del giornale Universal pubblicata quale corrispondenza da Berlino, che trasmetto con telegramma avente numero protocollo successivo (2) e che qui si ritiene essere stata ispirata dal Govemo romeno per far comprendere che la Germania ha pagato soddisfacentemente risultati di tali negoziati con azione persuasiva presso il Governo di Mosca.

601

IL MINISTRO A LIMA, FARALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 195. Lima, 15 dicembre 1939, ore 14,11 (per. giorno 16, ore 7,25).

In questi ultimi giorni questo Governo malgrado cortese risposta negativa di V. E. proposta fatta da Ministro Perù a Roma per elevazione ad Ambasciata rispettive Legazioni, è ritornato insistentemente sull'argomento.

Me ne ha parlato ex Presidente Benavtdes in ultima udienza concessami ed un altro tentativo hanno fatto nuovo Presidente della Repubblica e nuovo Ministro degli Affari Esteri con Arribasda'tore BoscareUi.

Ragioni insistenti oltre che nella vecchia aspirazione peruviana ad un trattamento uguale a quello da noi fatto al Cile, vanno ricercate nel vivo desiderio generale Benavides di essere destinato quale Ambasciatore a Roma e nell'altret

tanto vivo desiderio nuovo Presidente della Republ:)ltca di allontanare suo prede

cessore ed inviarlo possibilmente in posto di suo gradimento e lontano.

Naturalmente qui si pensa che invio a Roma ex Presidente Repubblica

costituisca una attenzione nei riguardi nostri sufficiente a giustificare nostro

consentimento ad elevazione rango rispettive rappresentanze diplomatiche.

Ho detto non sembrarmi facile che nostro govemo acceda in questo momento

a predette elevazioni tanto più che consterebbe che recentemente da parte

nostra si è ·risposto negativamente a proposte simili di altri govemi. Gradirei

ad ogni modo istruzioni per norma di linguaggio qualora richiesta si ripetesse.

Informo ad ogni buon fine che proposta similare fatta da Perù scorsa prima

vera presso Governi Francia e Inghilterra avrebbe avuto risultato negativo.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato.
602

IL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI

T. 29875 P. R./579. Roma, 15 dicembre 1939, ore 16,30 (1).

Vostro 1073 (2). Ieri questa Ambasciata ha comunicato ufficialmente che transito materiale bellico per Finlandia è vietato dato stato guerra esistente tra Finlandia ed

U.R.S.S. (3). Si è insistito perchè materiale già trovantesi in Germania e che sembra fermo a Sassnitz sìa lasciaro proseguire.

603

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI

T. URGENTE RISERVATISSIMO 29969/584 P. R. Roma, 15 dicembre 1939, ore 15.

Vostro 1080 (4).

PregoVi dire Riblbentrop che ho dato ordine perchè vagoni contenenti aero

plani per Finlandia fermi a Sassnitz o in viaggio per Sassnitz siano fatti ritornare

subito in Italia.

604

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 1082. Berlino, 15 dicembre 1939, ore 15,25 (per. ore 17,50).

Mio telegramma n. 1074 (5).

Per le ragioni espresse ultima parte mio rapporto n. 3200 (6) ed a seguito

conversazione telefonica con S. E. Attolico sospendo comunicazione definitiva

ai tedes·chi delle decisioni da parte nostra circa carbone contenute nella lettera a me diretta da ingegnere Nobili ed allegata al mio rapporto stesso.

N o bili riparte stasera per Roma.

Prego comunicare quanto precede al Ministero delle Comunicazioni.

(l) -Il presente telegramma, redatto in risposta al T. da Berlino 1073, fu spedito dopo il T. 29969/584 P.R., vedi D. 603, che essendo urgente ebbe la precedenza sul telegrammaordinario, ormai superato dagli avvenimenti. (2) -Vedi D. 582.

(3) Vedi: Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, VIII, D. 444.

(4) -Vedi D. 588. (5) -Non pubblicato. (6) -Vedi D. 593.
605

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 261. Washington, 15 dicembre 1939, ore 20,24 (per. giorno 16, ore 6,45).

Mio rapporto n. 1868 del 14 ottobre (1). Stamane alla Conferenza stampa Hull, trattando questione battaglia navale Montevideo, ha accennato possibilità di una consultazione da parte degli Stati partecipanti Conferenza panamericana per eventuale passo collettivo presso Inghilterra e Germania per ingerenza di guerra compiuta entro zone di sicurezza 300 miglia.

Nessuna determinazione tuttavia è stata finora adottata, mentre al Dipartimento di Stato si esaminano i rapporti Ministro degli Stati Uniti in Montevideo relativi posizione geografica scontro navale.

606

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 675. Londra, 15 dicembre 1939, ore 21,57 (per. giorno 16, ore 2,10).

Telegramma per corriere di V. E. n. 27188/C del 16 novembre (2). Da informazioni assunte a.l Foreign Ofjìce risulta che per ora questo Govemo si è limitato ad accusare ricevuta nota dichiarazione. Governo britannico è per altro da considerarsi sostanzialmente contrario ad ammettere principi dichiarazione Conferenza Panama, considerando anche impossibilità concreto

~sercizio diritti affermati in dichiarazione stessa.

Seguo questione e riferirò quanto possa ulteriormente risultarmi in merito.

607

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 204. Ankara, 15 dicembre 1939, ore 23,22 (per. giorno 16, ore 6,45).

A completamento notizia data con mio telegramma 203 (3) informo che presso queste Ambasciate d'Inghilterra e Francia il personale degli uffici dei rispettivi Addetti Militari e Navali è in notevole aumento.

Addetto Navale britannico che risiede ad Ankara ha uffici dipendenti in !stanbul e probabilmente anche altrove. Nel solo suo ufficio di Ankara colla

so -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

borano con lui altri 15 funzionari. Addetto Militare inglese ha circa 20 collabo

ratori; Addetto Aeronautico inglese ne ha un numero imprecisato.

Addetto Militare francese, generale Voi'rin, partirà fra brerv.e essendo a quanto pare destinato ad un Comando in Siria. Non si conosce nome successore ma si sa che Addetto Militare francese ha aHe sue dipendenze una miSSiione militare composta di parecchi funzionari.

Tanto inglesi quanto francesi hanno inoltre un certo numero di tecnici e specialisti distribuiti vari servizi dell'esercito turco con tendenza all'aumento e nella intenzione di sostituire tutti i te•cnici e specialisti tedeschi. Agenti dell'InteHigence Service sembra siano disseminati in Turchia.

Un numero ridotto di piloti aviatori inglesi e francesi risulta giunto in Cairo ed avviato verso ignota destinazione.

Tutta questa attività di ordine militare è da alcuni ricollegata ad un accordo militare segreto che sarebbe stato firmato ad Ankara contemporaneamente all'accordo tripartito. Comunque non oltrepassa per ora i limiti di una assistenza tecnica, giustificata dai rapporti :politici fra i tre paesi, dalle fOTniture militari in ritardo rimesse e dalle convenzioni recentemente concluse a Londra e a Parigi dalla Missione Militare turca, pur dimostrando la completa dedizione di questo paese alle potenze occidentali.

(l) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, D. 756. (3) -Vedi D. 235. (3) -Vedi D. 584.
608

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 205. Ankara, 15 dicembre 1939, ore 23,22 (per. giorno 16, ore 6,45).

Notevole .impreSISione ha prodotto questi ·circo'li poli:Hci tu:r,chi e dei paesi dell'Intesa Balcanica la nuova de11a firma del~a convenzione aerea fra Bulgaria e U.R.S.S. come pure l'annunzio della prossima partenza per Mosca di una Delegazione economica bulgara.

A corroborare la sensazione di una sempre più intima intesa russo-bulgara si nota che questo Ministro di Bulgaria ritenuto uno dei migliori diplomatici di Bulgaria è stato trasferito a Mosca.

La smentita data fin dal 7 corrente dall'Agenzia di Anatolia a notizie di fonte estera di concentramenti di truppe alle frontiere turco-russe non è stata seguita da analoga smentita sovietica qui ansiosamente attesa. Anche questo particolare accresce inquietudine.

609

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE 287 (1). Budapest, 15 dicembre 1939 (per. giorno 19).

Mio telegramma n. 405 (2). Questo Ministro degli Affari Esteri, annunciandomi l'invito rivolto all'E. V. dal Reggente per una caccia in uno dei prossimi giorni, mi ha detto di aver

inviato a V. E. una lettera personale e segreta (l); egli desiderava intrattenersi verbalmente con V. E. principalmente perchè voleva fissare gli scopi di pace dell'Ungheria (anche per rispondere -così si è espresso-ad insistenze degli Stati Uniti). Mi ha precisato che l'Ungheria non desidererebbe, in caso di vittoria dell'Intesa, uno spezzettaanento della Germania: che l'Austria debba rimanere annessa alla Germania è una necessità; ciò che, d1ce, egli avrebbe sempre pensato anche in passato. Ma è necessario che l'Ungheria sia una Potenza forte e a questo scopo essa deve poter risolvere le questioni territoriali con la Romania basando la sua politica nel senso di una intesa profonda Roma-BelgradoBudape,st.

A proposito della Romania e dei recenti accordi romeno-tedeschi, egli mi ha detto, a mia domanda, che i tedeschi escludevano di aver dato alla Romania (come si è affermato) una garanzia della sua integrità territoriale. Ma mi ha aggiunto risultargli che la Germania aveva fornito alla Romania vario materiale da guerra fra cui moltissimo materiale polacco ed artiglieria ed anche moderni pezzi speciali anticarro benchè il Governo tedesco avesse a suo tempo assicurato l'Ungheria di non fornirle tali armi specializzate.

H ·capo dell'Uffido informazioni tedesco, Canaris, che era stato pochi giorni fa a Budapest, lo aveva confermato.

Mi era stato segnalato da fonte confidenziale che insieme al ravvicinamento alla Jugoslavia, si lavorava qui intensamente per una intesa ungaro-bulga;rojugoslava e che vi fossero stati anche degli incontri a tre con questi Ministri di Jugoslavia e Bulgaria, Csàky me lo ha escluso. Ha voluto anzi aggiungere che la Bulgaria gli sembrava ora il punto «nevralgico ~ anche per le tendenze filocomuniste del paese. Gli ho domandato se aveva letto l'intervista di Kiosseivanov al Giornale d'Italia: e mi ha risposto che l'idea da llui espressa di risolvere le questioni territoriali al tavolo della pace era dovuta a suggerimenti romeni.

Nello stesso ·spirito si è espresso con me il Ministro di Jugoslavia.

Comunque però tale argomento è affiorato anche nella stampa locale ed il democratico Magyar Nemzet ha pub!blicato (mio telespresso n. 6634/2542 del 15 aorrente) {2) infatti un articolo col quale si preconizza:va una intesa uillJgaro

bulgaro-jugoslava.

Avendo accennato a Csàky a quella che ho definita, per sondarlo, assurda ipotesi, che in :caso di intervento russo contro la Romania si potesse verificare un'azione ungherese in Transilvania, :concomitante ad un'azione russa in Bessa.~ rabia, egli mi ha detto, come già precedentemente, che se anche i russi attaccassero in Bessarabia, l'Ungheria. non interverrebbe, a meno che non sorgessero, ha però aggiunto, moti comunisti nel Paese e sopratutto in Transilvania. Ipotesi questa che ev1dentemente attenua, per la sua na1tura, il tono della prima. Mi riferisco comunque a tutte le altre numerose dichiarazioni ,sull'argomento fattemi dal Conte Csàky e dal Vice Ministro degli Affari Esteri (3).

Il tono della stampa sui rapporti ungaro-romeni si mantiene riservato.

Il Ministro di Romania deve essere ricevuto uno di questi giorni da Csàky. Ove V. E. non preveda un immediato incontro col Conte Csàky, sarò grato all'E. V. di essere informato, per mia norma di controllo, del contenuto della lettera della quale mi ha parlato il Conte Csàky.

Il Reggente che ho visto iersera mi ha espresso anch'egli il suo vivo desiderio di vedere possibilmente entro il mese a Budapest l'E. V.

(l) -Nei documenti n. 609 e n. 625 il numel!o di pro.tocollo non corrisponde all'ordine di spedizione. Si è preferito ordinar'li secondo il giorno di spedizione. (2) -Non pubblicato. (l) -Vedi D. 497. (2) -Non rintracciato. (3) -Vedi da ultimo D. 464.
610

IL CONSOLE GENERALE A GINEVRA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. (1). Ginevra, 15 dicembre 1939.

L'espulsione dell'U.R.S.S. dalla Società delle Nazioni merita qualche commento.

Pur senza esagerare la portata del gesto ai fini sopratutto della conclusività di esso e dell'aiuto che potrà derivarne alla Finlandia, resta peraltro che mai come in questa occasione ha potuto farsi a Ginevra una unanimità morale. All'epoca dei conflitto etiopico udimmo molti discorsi inutili dalla tribuna dell'Assemblea, ma buona parte dei delegati, nel dichiarare che si dovevano associare alle sanzioni contro l'Italia, non mancarono di esprimere le loro simpatie, ·la loro ammirazione e il loro amore per il grande Paese, culla della civiltà umana. Molte adesioni furono ottenute sotto pressioni e minacce manifeste; molti Stati seguirono il carro con una specie di fatalità rassegnata e dolente.

Bisogna convenire che contro l'U.R.S.S. l'insurrezione è stata generale e la rapidità con cui si è arrivati alla condanna è una prova che non sono state necessarie molte manovre diplomatiche per giungere ad una conclusione.

È indubbio che i più ardenti sostenitori della condanna sono stati i sudamericani, tanto che nei corridoi della Società delle Nazioni circolava in questi giorni Io slogan «che il coraggio delle Nazioni è direttamente proporzionale al quadrato delle distanze"». Ma non vi è dubbio ·che i piccoli Stati europei hanno anch'essi manifestato uno spirito di decisione non consono alle tradizioni di questo ambiente.

Vi sono state, sì, astensioni e ris·erve pienamente giustificate dalla speciale situazione di alcuni Stati neutrali, ma anche quando esse sono state espresse, le manifestazioni di simpatia e di ammirazione all'indirizzo della vittima sono state unanimi e ardenti. Belgio, Olanda, Scandinavi e Baltici, han fatto intendere le loro preoccupazioni, ma nessuno, ma·lgrado la rapidità della procedura, ha sollevato obiezioni consistenti o esclusive.

L'atteg5iamento del1a Cina era parso dubbio .fino all'ultimo momento tanto che si era deciso di ricorrere al trucco di elezioni posticipate all'Assemblea per non far partecipare Welllngton Koo alla votazione. Si temeva che, con la promessa da parte dell'U.R.S.S. di 250 aeroplani e di nuove forniture di armi, il Governo di Chiang Kai-Shek avrebbe dato ordi!lli al suo rappresentante di votare

contro l'espulsione. Ma, dopo vari colloqui di Wellington Koo con Butler e Paul-Boncour, il delegato cinese si impegnava formalmente ad astenersi e l'elezione della Cina veniva effettuata prima della riunione del Consiglio.

Quanto alla Persia essa ha pensato che la migliore soluzione fosse quella di far ammalare il proprio delegato in maniera da non impegnarsi in nessun senso.

È evidente che gridare come fanno alcuni alla resurrezione della S. d. N. è cosa semplicemente ridicola. Ma neppure conviene all'osservatore imparziale sottovalutare il senso della riunione ginevrina, e ciò perchè, malgrado gli Stati Uniti mani:festino per mille modi il loro desiderio di non impegnarsi nel conflitto europeo, resta non di meno stabilito che essi non sono stati affatto estranei all'iniziativa dei sud-americani e che, attraverso il loro Ambasciatore a Parigi, essi hanno saputo manovrare le acque ginevrine. A quanto se ne sa qui, Bullitt ebbe colloqui con Daladier che finirono per rafforzare nell'animo del Presidente francese la decisione di affrontare anche le conseguenze del voto societario. E la conversazione telefonica tra Daladier e Paul-Boncour ancora esitante sembra sia stata frutto di un incoraggiamento americano.

Se si coUega tale atteggiamento· degli Stati Uniti con il loro proposito di collaborare in alcuni campi tecnici con la Società delle Nazioni («Le Gouvernement des Etats-Unis s'attend au développement et à l'extension du mécanisme de la S.D.N. pour l'examen des problèmes appartenant à ces domaines » -Lettera del Governo americano al Segretario in data 2 febbraio 1939) bisogna convenire che questa volta gli abituali direttori d'orchestra a Ginevra sono rimasti un po' nell'ombra e che si è fatta sentire soprattutto tra le quinte, più di quanto si creda, la suggestione di Washington. Da notare -come indizio -che in proporzione dei giornalisti stranieri, questa volta vi è stata una affluenza inconsueta di giornalisti americani.

Questo Console americano, TiHmann, naturalimente ne.ga che vi sia s.tata qualsiasi azione del suo Paese, ma il delegato argentino Pardo, che è quello che ha messo su localmente con un'azione personale rimarchevole tutta la montatura societaria, affe·rma esplicitamente che l'azione di Bul!litt è stata determinante, tanto a Parigi nei suoi contatti con il Governo francese, quanto nei suoi contatti con gli esponenti finlandesi.

A tale proposito, merita di essere segnalato che ieri stesso sono ripartiti per Parigi il sig. Holma, secondo delegato finlandese, col colonnello Aladar Paasonen, i quali hannQ preciso compi.to di prendere •contatto con Bullitt per quanto ha tratto all'assistenza alla Finlandia anche da parte degli Stati non membri.

Circa l'asststenza degli Stati membri avrebbe notato (l) che la risoluzione adottata dall'Assemblea precisa che essa autorizza il Segretario generale a prestare il concorso dei suoi servizi tecnici per l'organizzazione dell'assistenza alla Finlandia.

L'ammonimento della delegazione svizzera al riguardo è stato esplicito e, a quanto mi consta, il Segretario si limiterà ad aiutare il colonnello Paasonen,

che è incaricato di svolgere trattative con i singoli Governi per ottenere aiuto di vario genere. L'espulsione dell'U.R.S.S. ha fatto sorgere in alcune delegazioni qui alcune illusioni che mi sono affrettato a stroncare :immediatamente.

Alcuni delegati e giornalisti sono andati infatti affermando che l'espulsione dell'U.R.S.S. era un gesto politico significativo, ·che costituiva in un certo senso una riparazione morale nei confronti della condanna societaria all'Italia del 1935 e che l'Italia avrebbe potuto forse orientarsi verso una collaborazione con la Società delle Nazioni nel campo almeno tecnico come si apprestavano a fare gli Stati Uniti.

I discorsi dei delegati francese ed inglese erano stati significativi al riguardo. Paul-Boncour aveva citato l'Austria, la Polonia e la Cecoslovacchia, ma si era ben guardato dal fare allusione all'Albania. Era codesto un sintomo che lasciava sperare nell'avvenire di una .solidarietà societaria contro ii comunismo, alla quale l'Italia non poteva restare indifferente.

A tutti codesti Signori ho risposto che era perfettamente inutile farsi delle illusioni e mettere in circolazione voci che sarebbero state smentite dai fatti. L'Italia aveva rotto .i ponti con la S. d. N. e nessuna passerella avrebbe potuto più colmare l'abisso che separava le due rive. Per quanto concerneva la nostra politica nei confronti del comunismo essa era nitida e aveva il vantaggio di aver fatto le sue prove cruente quando tutti gli attuali zelatori antibolscevichi erano gli alleati di Mosca. Non si aveva bisogno a Roma di nessuna solidarietà al riguardo.

Quanto alle reazioni di Mosca, qui si continua a credere che il Governo sovietico prenderebbe l'iniziativa di rompere i suoi rapporti diplomatici con Parigi e Londra, ma, come al solito, •credo che l'ambiente ginevrino punti sulla carta fa•lsa, perchè non si vede che interesse avrebbe Mosca a fare il giuoco degli avversari.

Malgrado che la questione tedesca abbia costituito il motivo principale delle conversazioni di Ginevra, tuttavia al Consiglio e all'Assemblea la discrezione è stata di rigore. Basti pensare che il delegato polacco, pur facendo un quadro triste della situazione del suo Pae.se, non ha osato pronunciare il nome della Germania.

Viceversa, nei ·corridoi, le fantasie si sono sì sbizzarrite e i punti essenziali delle conversazioni e dei temi sono stati i seguenti che mi permetto segnalarvi esclusivamente a titolo informativo.

Negli ambienti delle delegazioni francese ed inglese, si affermava che Mosca e BerHno si sono ripa:dite le •sfere dell'influenza dell'est. Mosca lfarà sentire ad Ankara ben presto ~a necessità di sottrarsi all'influenza franco-ingllese e di rientrare nell'orbita politica russa. Quanto alla Romania, essa verrebbe, a tempo opportuno, invitata a restituire la Bessarahia alla Russia:

La diplomazia tedesca starebbe facendo un grande sforzo per ravvicinare Roma e Mosca mostrando loro la necessità di combattere il comune nemico che è l'Inghilterra.

Quanto all'Italia, la diplomazia tedesca sosterrebbe il punto che il suo campo naturale d'azione e d'avvenire è in Africa più ancora che nei Balcani, e la sconfitta dell'Inghilterra implicherebbe la costituzione di un grande impero

47C

italiano d'Africa, solo mezzo per impedire lo scontro dei due imperialismi italiano e tedesco in Oriente. La Germania, da sola -secondo il pensiero di Berlino -potrebbe equilibrare l'espansionismo slavo.

Tutte codeste storie hanno circolato in Ginevra nel corso di questa Assemblea che, se è stata parca di chiacchiere ufficiali, è stata, secondo la tradizione e Io stile locali, larga di verbose ed inconcludenti ,fantasie politiche.

L'ambiente resta comunque agitato e vivissima è l'attesa pel discorso che Voi farete il 16 corrente alla Cameoo e che costituirà, secondo quanto tutti pensano qui, un punto di determinazione e di chiarificazione della storia di Europa.

(l) L'originale di questo documento, ritrasmesso per conoscenza ad alcune Rappresentanze all'estero con Telespr. da Roma 245190/C. del 27 dicembre 1939, non è stato rintracciato.

(l) Sic.

611

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATISSIMO 10092/3220. BerLino, 15 dicembre 1939.

Riferi:mento: telespresso ministeriale n. 8499 del 10 dicembre u. s. (1).

La segnalazione relativa a pretese misure restrittive tedesche per quanto riguarda le esportazioni di merci verso l'Italia non è nuova. Mi riferisco particolarmente al telegramma per corriere di codesto Gabinetto n. 24202 P. R. del 12 ottobre u. s. (2) ed alla risposta di questa R. Ambasciata n. 152 del 14 ottobre

u. s. (3), relativi ambedue appunto a istruzioni che il Governo del Reich avrebbe impartito alle industrie germaniche.

Circa la nuova segnalazione mi sembra dubbia l'esistenza di una circolare del Reichswirtschaftsministerium nella quale l'Italia figurerebbe nella categoo.-Ì!a degli Stati nei quali l'esportazione è vietata perchè, come è noto, non pochi prodotti di primaria importanza, tra i quali in prima linea il carbone, sono tuttora inviati in notevolissime quantità in Italia. Circa il numero 2 delle informazioni, poi, rilevo che esse accennano ad alcuni minerali quali il nichelio e il cobalto di cui la Germania ha grandissima necessità e che spera ora di ricevere dalla Russia. È evidente quindi che di essi sia vietata l'esportàzione per tutti e non solamente per l'Ungheria.

Mi riservo ad ogni modo di compiere in merito ulteriori accertamenti.

612

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1457/548. Helsinki, 15 dicembre 1939 (per. giorno 26).

La decisione della Lega delle Nazioni di espellerne l'U.R.S.S. per la sua aggressione contro la Finlandia ha provocato un'evidente soddisfazione in questa opinione pubblica. Dalle riunioni del Congresso si era veramente sperato qual

alla lettera di Csàky, vedi D. 497. (2.? Vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, D. 720.

cosa di più concreto, ed in particolare si era giunti persino a supporre che il

governo di Mosca avrebbe accettato la proposta di riprendere le trattative e

di appianare il conflitto.

La seconda settimana di dicembre si presenta perciò, nel campo politico,

ancora passiva per la Finlandia, che dal primo entusiasmo generale per la sua

causa, aveva sperato la galvanizzazione delle forze per una lotta contro il bolsce

vismo nemico della civiltà. Questo è il pio desiderio del re·sto dell'accorato

appello che la Dieta, con unanime approvazione, ha rivolto a tutte le Potenze

e che trasmetto a parte (1), in adesione alla preghiera di questo Governo.

La delusione comincia a farsi sentire. Ne ha dato il primo segno il governo

tedesco, dal quale, a dire il vero, più niente si attendeva in Finlandia, ma che

ha voluto in forma ufficiosa proclamare il suo disinteressamento dall'attuale

conflitto.

Più dolorosa è stata la notizia della modifica ministeriale in Svezia. L'uscita

di Sandler dal Governo di Stoccolma ha fatto perdere l'ultima speranza che la

Svezia si decida ad una col'laborazione difensiva almeno per le isole Aland.

Il principio di stretta neutralità è stato del resto confermato dall'astensione

svedese a Ginevra dal voto di espulsione dell'U.R.S.S. È vero che Stoccolma

lavora per mandare qui aiuti pecuniari, morali e materiali (armi, munizioni

e persino volontari la cui cifra ammonterebbe a circa duemila) ma tutto questo

è poco per la dispar;ità di forze tra l'uno e ~'altro avversario. Vi è poL la spro

porzione morale tra il vantato blocco nordico scandinavo e le numerose previ

denze stabilite in ·caso di conflitto e la dura realtà, dinanzi alla quale la

Finlandia deve battersi da sola.

Naturalmente nessuno osa esprimere segni di sfiducia e di rincrescimento

verso la Svezia, ma il senso di accasciamento che scorsi in questo Mini·stro degli

Affari Esteri Tanner nel mio primo colloquio, l'ho risentito nel suo appello

alla Radio del 15 dicembre diffuso in russo, in finnico ed in svedese, dove egli,

quasi agnello che accusasse il lupo, invitava Molotov a di>scolpa·rSi della sua

criminosa politica. Fatica ed ingenuità sprecate, perchè Mosca, ferma nella

grottesca premessa di non aver dichiarato guerra alla Finlandia ma di aver

anzi concluso con essa un accordo, si rifiuta ormai di prendere in considerazione

gli appelli e le proposte di pace.

La Finlandia, nella gravità della sua ora e nella solitudine della sua lotta,

ha un solo vantaggio, quello della sua brillante ed indomita difesa che rende

l'opinione pubblica ammirata. Questo paese ·COnfida che una prolungata resi

stenza possa forse provocare una serie di circostanze politiche e militari che

tuttavia in questo momento -a mio avviso -sembra azzardato ritenere

realizzabili.

(l) Non pubblicato: contiene la segnalazione delle notizie comunicate negli allegati

(3) Vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, D. 752.

(l) Non rintracciato.

613

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 4468/1720. Mosca, 15 dicembre 1939 (per. giorno 26).

Riferimento: mio tellegramma n. 314 dell'll corrente (1).

A proposito della visita del generalissimo dell'esercito estone, Laidoner, il quale è ripartito da Mosca ieri sera, avevo avanzato l'ipotesi che la sua venuta fosse stata provocata da nuove pretese sovietiche. Questa opinione, condivisa da parecchi miei colleghi esteri, era suggerita dal fatto che la città di PaJdiski (porto baltico, gLà occupato dalLe forze deLl'U.R.S.S.) risultava essere diventata una importante base per le operazioni navali ed aeree contro la Finlandia. Veniva quindi naturale di supporre che nelle presenti circostanze -cioè di fronte alle serie e forse inaspettate difficoltà incontrate nell'invasione finlandese -l'U.R.S.S. cercasse di assicurarsi un concorso da parte dell'Estonia sotto forma di qualche maggiore concessione o facilitazione per l'organizzazione militare sovietica in territorio estone.

Debbo ora aggiungere, per scrupolo di completa informazione, che questa Legazione di Estonia mi ha enfaticamente negato Ja fondatezza di simile interpretazione. La visita di Laidoner -mi è stato dichiarato -è stata una visita protocollare, di pura cortesia, durante la quale nessuna questione venne discussa che implicasse una modificazione qualsiasi dei rapporti politico-militari esistenti fra i due Paesi. L'U.R.S.S. non avrebbe chiesto all'Estonia nulla di più di quel che sta scritto nei patti recentemente conclusi.

Secondo le affermazioni della Legazione di Estonia, il generalissimo sarebbe rimasto molto soddisfatto della visita, sia per le numerose cortesie che gli sono state usate, sia per l'atmosfera di « affettuosità » (sic) da cui è stato circondato durante il suo soggiorno moscovita. Pare che Stalin si sia mostrato particolarmente cordiale, e che Laidoner sia partito con l'impressione di avere in lui un vero amico.

Molta soddisfazione viene mostrata dalla Legazione estone anche per lo sviluppo delle relazioni commerciali con l'U.R.S.S. Lo stato di guerra dell'Europa occidentale, nonchè fra U.R.S.S. e Finlandia, avrebbe provocato un notevole incremento degli scambi. L'U.R.S.S. assorbirebbe oggi buona parte dei prodotti estoni d'esportazione (lardo, burro, suini, ecc.), fornendo a ·sua volta oli minerali, zucchero, ecc.

Come osservazione generale di ordine psicologico è interessante constatare oggi, nei rappresentanti degli Stati Baltici, uno stato d'animo piuttosto complesso, risultante da due sentimenti contrapposti: da una parte la intima simpatia che essi sentono naturalmente per la Finlandia, e dall'altra la soddisfazione di aver potuto evitare la sorte di quest'ultima. Il che li porta facilmente a criticare l'intransigenza finlandese ed a vantare la propria «saggezza», sforzandosi con ciò di giustificare agll occhi del pubblico e forse anche più di fronte a se stessi, la remissività colla quale i loro Paesi si sono adattati alle imposizioni sovietiche.

(l) Vedi D. 551.

614

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 895. Tokw (1), 16 dicembre 1939, ore 10 (per. ore 23).

Ambasciata d'Inghilterra continua mostrarsi pessimista per campagna di Shiratori. D'altra parte si dice soddisfatta dei risultati della propria propaganda nei riguardi del miglioramento attuale dei sentimenti Giappone verso Inghilterra in relazione a quelli di alcuni mesi fa. Riconosce però che ciò deriva in parte dagli effetti dei contegno della stampa americana verso Germania.

615

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, BOSCARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 172. Santiago, 16 dicembre 1939, ore 14 (per. ore 20,35).

A Lima tanto il nuovo Presidente della Repubblica quanto il nuovo Ministro degli Affari Esteri dopo avermi mostrato speciale deferenza anche in confronto agli altri Ambasciatori speciali colà inviati per trasmissione poteri, hanno chiesto di intrattenersi meco al di fuori delle cerimonie ufficiali. Entrambi mi hanno intrattenuto sul vivissimo desiderio del Governo peruviano di vedere elevare al rango di Ambasciata le rappresentanz.e diplomatiche italo-peruviane.

Il Ministro degli Affari Esteri ha invocato in favore della sua tesi il fatto che mentre Santa Sede, Stati Uniti, Spagna e tutti altri grandi Paesi America Latina hanno Ambasciate nel Pe.rù, Italia cui colonia è fra le più stimate ed importanti del Paese vi è rappresentata da una Le.gazione. Egli mi ha chiesto di trasmettere e raccomandare al benevolo apprezzamento di V. E. questa sua richiesta pregando di fargli poi conoscere direttamente le sue decisioni. Presidente della Repubblica dopo avermi ringraziato della benevolenza mostratagli da V. E. coll'invio di un'ambasceria speciale mi ha ripetuto la stessa domanda del suo Ministro degli Affari Esteri aggiungendo che egli desidera offrire il posto di Ambasciatore a Roma al suo predecessore che lo desiderava vivissimamente.

Quest'ultimo poi senza farlo direttamente della cosa (2) mi ha parlato del suo soggiorno a Bioma come Mini,stro, durante H qua1e aveva avuto la fortuna di assistere al sorgere del fascismo e mi ha fatto gli elogi più entusiastici del genio universale del Duce e della grande personalità di V. E. Ho risposto a tutti che avrei trasmesso a V. E. il contenuto delle nostre conversazioni; che decisione in merito esulava dalla mia competenza ma che in massima non potevo fare a meno di fare presente difficoltà di carattere generale che si opponevano sua realizzazione.

Di quanto precede ho creduto dover informare Faralli.

(l) -Questo telegramma fu trasmesso via Pechino. (2) -Sic.
616

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

FON. URGENTE 1086. Berlino, 16 dicembre 1939 (1).

Discorso di V. E. alla Camera dei Fasci e delle Corporazioni che non appare essere stato trasmesso direttamente per radio, è stato qui conosciuto nel testo diramato in un primo tempo in un riassunto del D.N.B. ed in segu[to dalla Stefani, non prima di mezzogiorno. Alla Wilhelmstrasse a quell'ora esso non era ancora ·conosciuto ed ho quindi avuto così occasione di comunicarne ed illustrame i punti principali, tratti da.lla trasmissione radio in lingua inglese deJ:le 10,10 al Segretario di Stato von Weizsacker.

Nel pomeriggio il discorso viene riportato con grande rilievo in prima pagina delle edizioni pomer1diane di questi giornali i quali portano i seguenti titoli sull'intera prima pagina: « Presa di posizione dell'Italia nei riguardi del conflitto europeo> -«Il Conte Ciano: l'azione della Germania era giustificata» -«Chiara professione di fede nell'Asse» -«I moniti di Mussolini rimasero inascoltati» (Nachtausgabe); «Accusa contro Versaglia » (Boersen Zeitung);

c: Nuova professione di fede nell'amicizia Berlino-Roma» -«Presa di posizione nei riguardi de.lle decisioni politiche » (AngrifJ).

In questi giornali viene appunto riportato il sunto diramato dal D.N.B. il quale, dopo avere messo in risalto l'aspetto imponente che offriva l'Aula della Camera ed avere notato la presenza di numerosi diplomatici con alla testa l'Ambasciatore di Germania, sottolinea sopratutto il fatto che il Conte Ciano nel suo discorso durato due ore ha esordito ricordando la profezia del Duce, indi ha esposto le cause profonde della crisi europea insistendo sulla colpa delle democrazie occidentali. Il sunto nota poi che il Ministro italiano precisa come recentemente i1 Gran Consiglio ha. fatto una nuova professione di fede nell'amicizia politica fra le due Potenze dell'Asse, ed è venuto aHa conclusione che l'azione del Reich date le insidiose manovre di accerchiamento dei bellicisti democratici, non era che troppo giustidicata. Termina dicendo che il grande discorso del Ministro italiano è stato un'accusa convincente e storicamente documentata contro Versaglia ed una rettilinea illustrazione della lotta delle giovani Nazioni europee per i loro diritti vitali.

Un primo commento è quello della Nachtausgabe il quale dice che il discorso è stato la prova molto istruttiva, sebbsne non necessaria per la Germania, che l'Inghilterra non può più dirigere lo sv~luppo politico del:l'Europa. Aggiunge che premessa della guerra dell'Inghilterra contro la Germania era l'opinione che si potesse comunque operare all'infuori dell'Italia, sia con l'aumentare le possibilità... (2) dell'Inghilterra nel Mediterraneo, sia con lo staccare l'Italia dalla Germania, malgrado il Patto di Alleanza.

Il commento continua dicendo che l'Inghilterra deve oggi riconoscere che all'infuori della Gran Bretagna e deilla Germania, vi sono in Europa Potenze

autonome che non tengono affatto ad apparire neutrali in una guerra dichiarata dall'Inghilterra alla Germania e giustamente di prendere posizione nei riguardi di questa guerra secondo il loro beneplacito (1). Ricorda inoltre come Mussolini fino da quando la politica europea dsulta;ya mobile lottasse per la, re;yisione di Versaglia e tentasse di far partecipare le Grandi Potenze europee autonome e non legate da a... (2) ad un nuo;yo ordinamento. Ricorda inoltre che questi tentati;yi furono sabotati dalla Francia e dall'Inghilterra con le conseguenze che la politica estera dell'Italia prendeva la linea assunta dalla guerra abissina all'alleanza itala-tedesca. Ripete che Londra deve fare adesso i conti con questo fatto come pure con gli obiettivi della p'olitica estera italiana che consistono nell'avere nel Mediterraneo una posizione corrispondente aU'importanza di una grande Potenza. Conclude dicendo che le idee tedesche sulla posizione dell'Italia in questa guerra sono completamente confermate dal discorso del Conte Ciano, mentre sono completamente confermate (1), quelle che fino a poco tempo fa regnavano in Inghilterra ed in Francia poichè in guerra non importa tanto di agire bene ma anche di giudicare esattamente la posizione dei popoli che stanno fuori dE)lla guerra. «La Germania può vantarsi di avere giudicato esattamente la posizione dell'Italia e di avere fatto una buona scelta con la collaborazione politica con Roma».

(l) -Manca l'indicazione dell'ora di spedizione, ma questa, come si deduce dal testo, avvenne nel pomeriggio. (2) -Il testo è lacunoso.
617

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 193. Atene, 16 dicembre 1939, ore 16,10 (per. ore 20).

Questo Ambasciatore di Romania mi ha comunicato confidenzialmente che

questo Ambasciatore di Turchia, nel corso di una conversazione privata, gli

avrebbe detto che la Turchia è ormai usdta dalla fase in cui era costretta a

« ménager » la Russia.

Osservo che la cosa è tanto notevole in quanto Ambasciatore di Turchia è

di carattere assai chiuso e tutt'altro che proclive alle confidenze.

618

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 893. Tokio, 16 dicembre 1939, ore 18 (per. ore 23) (3).

Ambasciata d'Inghilterra dice credere che America non abbia alcuna fretta ad accordarsi con Giappone. Notizie pubbHcate da questa stampa, secondo cui Washington desidererebbe concludere sono qui retlatte per uso interno.

Cl) Sic.

(2) -n testo è lacunoso. (3) -Questo telegramma fu trasmesso via Pechino.
619

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 302. Sofia, 16 dicembre 1939, ore 20,50 (per. giorno 17, ore 5,15). Comunicato Stefani Sofia odierno riferisce impressioni discorso V. E. di stamane. In attesa più diffusi commenti stampa che riservomi inoltrare, confermo a V. E. reazione unanime tutti gli ambienti governativi politici giornalistici

più autorevoli e profondo sicuro consenso perfetta aderenza politica fascita, cui sviluppi pongonsi qui maggiori speranze giustizia pace.

620

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, BOSCARELLI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 175. Santiago, 16 dicembre 1939, ore 20,51 (per. giorno 17, ore 5,15). Governo cileno ha accolto proposta Stati Uniti d'America di aderire ad una azione congiunta dei Paesi americani presso belligeranti, per evitare ripetersi azioni navali in zona di sicurezza stabilita Panama. Esprimendosi in

dichiarazioni stampa circa tale adesione, ha ribadito fermo proposito Cile mantenere assoluta neutralità.

621

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 195. Berlino, 16 dicembre 1939 (per. giorno 18). Come ho precedentemente comunicato, la numerosa Delegazione sovietica che ha trascorso a Berlino circa un mese mantenendosi in contatto con gli Uffici competenti germanici, è ripartita in questa settimana per Mosca. Le conversazioni hanno avuto per oggetto principale le spedizioni di merci e materiali tedesrchi richiesti, e a quanto pare in forma insistente, dalli'U.R.S.S. (1). Ora partirà per Mosca una Delegazione tedesca che ha invece H compito di regolare l'afflusso verso la Germania delle materie prime e dei prodotti russi richiesti da Berlino. Nel complesso, per quanto le difficoltà non siano piccole, queste prese di contatto sembrano camminare abbastanza bene e .sono seguite con particolare e personale interesse dallo stesso Ministro von Ribbentrop e dall'Ambasciatore

Ritter, che alla Wilhelmstrasse ha finito per accentrare tutto il lavoro relativo agli scambi commerciali della Germania con l'estero.

622.

IL CONSOLE GENERALE A GINEVRA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE 286. Ginevra, 16 dicembre 1939 (per. giorno 19). Calato il sipario sulla scena ginevrina, delegato boliviano Costa du Rels, cedendo alle insistenze della sedicente delegazione albanese, si è deciso a riceverla. A quanto si afferma, Costa du Rels avrebbe manifestato la sua simpatia alla delegazione, affermando che l'Albania è tuttora membro della S. d. N., ma avrebbe aggiunto che le circostanze attuali avevano reso impossibile alla Commissione di verifica dei poteri di accertare la domanda dei delegati di Zog di partecipare alle sedute dell'Assemblea. Naci e Nocka sarebbero usciti soddisfatti del colloquio. Ho l'impressione che il delegato boliviano abbia avuto parole cortesi di simpatia, ma non si sia impegnato -come mi viene riferito -a fare dichiarazioni così esplicite sul fatto che l'Albania fa tuttora parte della S. d. N. Tutto ciò è tanto più posstbile in quanto fino ad oggi, almeno, Costa du Rels ha sempre manifestato apertamente i suoi sentimenti di simpatia per nostro Paese. La sedicente delegazione ha parlato ieri nuovamente al telefono col Re Zog, ma questa volta, malgrado il permesso dello Stato Maggiore francese, sono state le autorità svizzere a non permettere che il colloquio si svolgesse

m lingua albanese. Nacka e Naci partono domani mattina per Lione e Parigi.

(l) Vedi: Documents on German Foreign PoUcy 1918-1495, Series D, VIII. D. 442.

623

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 184. Atene, 16 dicembre 1939 (per. giorno 19). Mavrudis mi ha espresso viva preoccupazione per i progressi che, secondo sue informazioni, propaganda russofila e filobolscevica andrebbe realizzando in Bulgaria. Egli mi ha detto di temere sempre più seriamente un tentativo sovietico verso i Balcani. Ove tale eventualità dovesse realizzarsi, Mavrudis prevede che Germania non potrebbe assistervi passivamente, ma sarebbe costretta inter

venire a sua volta, sia d'accordo coi russi, sia più probabilmente, allo scopo di controllare e frenare questi ultimi.

624.

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE 186. Atene, 16 dicembre 1939 (per. giorno 19). Mio telegramma per corriere n. 0162 (1).

Mavrudis mi ha detto che, ora che il progetto romeno per la :formazione di un blocco di neutri può considerarsi fallito, i governi greco e turco hanno

dato alla Romani,a una :risposta generalmente favorevole ·che non li impegna

a nulla di positivo.

Mavrudis ha giudicato assai severamente leggerezza colla quale Gafencu,

sulla <base di generiche assicurazioni inglesi, ha lanciato quest'idea che non

aveva alcuna seria probabilità di riuscita, .sopratutto perchè emanava appunto

dalla Romania, cioè da un paese verso il quale tre dei suoi vicini hanno riven~

dicazioni da far valere.

(l) Vedi D. 228.

625

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 283. Budapest, 16 dicembre 1939 (per. giorno 19). Negli ambienti di questa Legaz.ione di Francia si dice ·che quantunque il Presidente Daladier abbia ricevuto spesso l'Arciduca Otto, egli tuttavia non gli abbia mai dato assicurazione in merito alla Restaurazione; si vorrebbe quindi qui lasciare l'impressione che in Francia .si voglia piuttosto pensare ancora al vecchio progetto di Confederazione Danubiana, senza però ridare alla Cecoslovacchia la sua completa integrità territoriale del 1919. È .in 'caso se mai sU!li'Inghilterra -anche ba•sandosi sul fatto che i due

primi ,figli dell'ex-Re Carlo sono, come noto, a Londra, -che più si accentuano le .speranze degli aristocratici legittimisti di qui.

626

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 6676/2729. Sofia, 16 dicembre 1939 (per. giorno 21). Ri:llerim.: mio telegramma di ieri n. 300 (1). Facendo seguito al mio telegramma surriferito, mi pregio trascrivere in appresso il testo del comunicato di que,sta Presidenza del Consiglio circa l'apertura di negoziati per un trattato di commercio e navigazione bulgaro-sovietico per cui viene inviata a Mosca una delegazione presieduta dal Ministro delle Finanze: «Nella sua riunione di oggi il Consiglio dei Ministri ha designato una delegazione così composta: Presidente -sig. D. Bojilov, Ministro delle Finanze, e membri: sigg. Gunev, Governatore della Banca Nazionale, prof. Kostov, rappresentante del Ministero dell,'Agricoltura, G. Sl'aviianov, DiTettorte (delle Comunicazioni Marittime, C. Dobrev, Consigliere economico e Capo della Sezione Economica al Ministero degli Affari Esteri, L. Sarafow, Capo della Sezione Commerciale al Ministero del Commercio, Industria e Lavoro, e come esperto il sig. N. Vassilev, Presidente delJa Camera di Commercio bulgaro-sovietica. Questa delegazione partirà alla fine della settimana prossima per Mosca, ove

intavolerà dei negoziati col Governo Sovietico per la conclusione di un trattato

di Commercio e di Navigazione bulgaro-sovietico.

Con la conclusione di questo trattato, si contribuirà notevolmente al consolidamento delle relazioni economiche tra i due Paesi su una base che permetterà il miglioramento degli scambi commerciali reciproci».

Mi pregio trasmettere inoltre un rapporto di questo R. Addetto Commerciale relativo all'argomento (1), da cui l'E. V., con altre notizie, potrà desumere, come ho già altra volta riferito, Ie modeste possibilità di realizzazioni economiche che possono prevedersi fra Sovieti e Bulgaria.

In un recente ·colloquio ·COn 'lui avuto, >lo stesso Kiosseivanov ha tenuto a dirmi che non si riprometteva certamente grandi risultati pratici dalle trattative in corso, date tali modeste possibilità, mentre d'altra parte aveva voluto che la delegazione bulgara in partenza per Mosca fosse presieduta dal Ministro delle Finanze BojHov, tecnico della finanza e dell'~conomia bulgara, perchè trattative ed eventuali stipulazioni si sviluppassero obbiettivamente in un campo puramente tecnico-economico.

La partenza della delegazione bulgara corrispondeva bensì alla maturazione delle conversazioni precedentemente iniziate in argomento, ma egli Kiosseivanov mi si dichiarava non affatto scontento che essa avvenisse prima delle elezioni politiche in Bulga:ria, giacchè le tmttative con la Russia servkebbero a suo avviso a spuntare le critiche degli oppositori del Governo, che rimproverano a questo di trascurare i rapporti con i Sovieti, e, di fronte ai probabili risultati delle trattative stesse, a disingannare quelli che, in buona o cattiva fede, ritenendo che l'intcnsi>ficazione degli scambi con la Russia potrebbe costituire la soluzione dei maggiori problemi dell'economia bulgara, accusano il Governo di schermirsene per prevenzioni politiche.

Ha voluto infine che la delegazione bulgara assumesse una certa ampiezza ed importanza, per dare ai Sovieti una qualche soddisfazione di forma, laddove è troppo presumibile non vi corrisponderà la sostanza dei risultati delle trattative. Ritiene che queste non dureranno molto.

Nel Presidente del Consiglio appare evidente una duplice preoccupazione, l'una di politica estera e l'altra di politica interna. Da una parte cioè l'utilità di segnare una certa cordialità di rapporti al Governo sovietico, che concorra a precludere a quest'ultimo future eventualità di prese di posizione antibulgare, complicantisi con ingerenze interne. Il metodo seguito dai Sovieti in Finlandia con la formazione del Governo fillobolscevico Kuusinen, ha qui impressionato le sfere di governo, e, a quanto mi risulta, secondo dettomi anche da questo Ministro di Germania, lo stesso Sovrano: ciò tenuto conto del gruppo considerevole e attivo di comunisti bulgari attualmente in Russia, e delle intelligenze che esso potrebbe tuttavia procurarsi in Bulgaria. ))'altra parte, la necessità di disarmare l'opposizione, sia in veste degli antichi sentimentalismi panslavi e russofili, sia, più concretamente, in veste più o meno dissimulata dei residuati del vecchio agrarismo, il « comunismo verde » bulgaro, filobolscevico ànche in politica estera, che sulla base delle rivendicazioni dobrugiane, trova qualche collusione nelle correnti ultranazionaliste del Paese. Di qui la premura del

;lJ Non pubblicato.

Governo Kiosseivanov di sotkarre a questi gruppi .res.clusività della politica deUe relazioni bulga,ro-sovie.tiche, e di regolarla prudenzialmente ·col trasferirla nel quadro di una certa più apparente che sostanziale intrinsechezza di rapporti, della cui intensificazione dovrebbero fornire la prova gli accordi ,finora stipulati

o in corso di stipulazione e, vi è da aggiungere altresì, l'attitudine assunta dalla delegazione bulgara a Ginevra, che sola, con quella cinese, ha evitato interamente di motivare la sua astensione dal voto di condanna dei Sovieti.

Naturalmente questa condotta, derivante dalla convinzione che presto o tardi, Sovieti e Bulgaria siano destinati ad avere nei Balcani più immediati contatti, è, come rileverà l'E. V., e come ho avuto altre volte l'occasione di segnalare, dettata sopratutto dal timore dell'avvenire e dalle ansietà per la futura azione sovietica, nella sua invadenza anche mediante ingerenze interne, che questo Paese ha avuto nel passato a sperimentare; sì che sotto quest'aspetto le preoccupazioni di politLea estera e di politica interna vanno a .satJ.darsi, dando per qualche parte ragione al già riferito giudizio di questo Ministro d'Inghilterra che nel regolamento dei rapporti con i Sovieti, vede una flessione del Governo bulgaro di fronte alla pressione dell'opinione (1).

Giudizio esagerato certo, tanto più che non di opinione si potrebbe parlare, ma se mai di alcuni settori di essa, che si identificano poi con i residuati delle antiche sin~stre, ormai discioJ.te e disperse, e non molto difficili, sembrerebbe, da dominare. Nondimeno l'attitudine conciliante e apparentemente quasi proclive ai Sovieti del Governo bulgaro, non pare esente da pericoli, giacchè essa potrebbe effettivamente incoraggiare da una parte eventuali disegni del Governo di Mosca, dall'altra le correnti filobo1sceviche del Paese, che, specie nel:le elezioni in corso, sarebbero in grado di giocare sull'equivoco di una collusione governativa con i proprii postulati di politica estera relativi alla Russia.

È contro tali rischi che l'attività personale del Ministro Bagrianov, di cui ho riferito a V. E. per ultimo con mio telespresso n. 6590/2692 del 13 corrente (2) parrebbe tenuta a riserva, in vista, a quanto sembra, di convog[iare, con la facilità prevedibile in un Paese per quattro quinti agricolo, larghe adesioni, non escluse quelle del vecchio agrarismo politico, in .seno all'Unione Agraria, organi,srno attualmente di natura del tutto economica, ma che potrebbe a tempo opportuno essere manovrato a fini elettorali.

Di Bagrianov e della sua alttività, .il Presidente del Consiglio bulgaro mi ha parlato con aperta ostilità, !asciandomi intendere che lo stesso Sovrano aveva dovuto impartirgli avvertimenti di moderazione. Giudizi severissimi mi ha altresì espresso sulla persona di lui, a •cui forse prestano fianco quei contatti che la sua azione pare procurargli con uomini di sinistra notoriamente compromessi con emissari più o meno palesi della propaganda anglo-francese. E a tale proposito Kiosseivanov mi ha anche accennato al possibile interesse che l'azione anglo-francese potrebbe trovare, attraverso l'operato di BagrLanov, nel provocare turbamenti e finalmente un indebolimento della compagine interna bulgara.

Ho creduto di esporre dettagliatamente a V. E. le descritte circostanze, per ciò che mostrano anche nel ·problema dei rapporti bulgaro-sovietici, la debo

31 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

lezza e la pavidità altre volte manifestate da questo Governo. E che questo sia in realtà Io stato d'animo dell<l steSS<> Kiosseivanov, lo dimostra indirettamente anche il fatto di aver terminato il colloquio al quale mi riferisco, con una pressante invocazione al Governo Italiano, nella sua funzione di regolatore dei destini balcanici, di voler continuare il suo appoggio e la sua benevolenza alla Bulgaria.

(l) Non pubblicato.

(l) -Non pubblicate.. (2) -Non rintracciato.
627

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 915/382. Stoccolma, 16 dicembre 1939 (per. giorno 26).

Riferimento: (da ultimo) telespresso di questa R. Legazione n. 833/350 in

data 13 novembre u. s. (1).

Lo stato di agitazione ansiosa in cui vive la Svezia, nel tener dietro agli

eventi finlandesi, sta traducendosi in una serie di manifestazioni esteriori che

-osservate nel complesso -mostrano il dibattito fra un sentimento diff'uso

di solidarietà verso H popolo nordico fratello, impegnato nella più ardua delJie

prove, ed una tendenza, tuttavia prevalente, ad evitare finchè possibile di assu

mere posizione di aperta ostilità di fronte al colosso moscovHa.

È palese la sensazione che sui vari fronti delle operazioni behliche -dalla

Carelia alla Lapponia -è for,se in giuoco la difesa non soltanto della Finlandia,

ma di tutto il settore scandinavo contro il ritorno offensivo del secolare nemtco.

A tali motivi di allarme si sovrappone, però, la consapevolezza della scal'sità

delle proprie forze, ed anche la considerazione che -in fondo, quantunque

l'insieme della situazione suoni come una minaccia -non risultano ancora

elementi concreti circa quelle che sarebbero le mire eventuali della Russia,

una volta che fosse stata regolata a suo vantaggio la partita con la Finlandia.

La voce istintiva della prudenza, della repulsione contro gesti azzardati di

audacia, sorge quindi, e predomina sempre, nella maggioranza di questo pop<llo

che per temperamento e per tradizione di 130 anni di vita pacifica, mantenutasi

lungi dalle grandi competizioni internazionali, farà di tutto per sottrarsi

all'azione diretta fin tanto che la tempesta non sia giunta a toccare materialmente

le sue frontiere.

Nell'attesa si spia con trepidazione all'intorno, cercando di trarre argomenti

di ottimismo dalle espressioni di generica simpatia verso la Finlandia che si

raccolgono dall'estero: è il desiderio affannoso di un aiuto che si vorrebbe

veder giungere da tutte le parti del mondo e che dovrebbe sorreggere la resi

stenza di Helsinki in quelle forme efficaci e decisive a cui la Svezia da sola

non può, non osa ricorrere.

Vero è che al tempo stesso -nei limiti delle attività che, pur essendo

notevoli nella loro portata e pur apparendo chiaramente incoraggiate, se non

addirittura provocate, dai pubblici poteri, non impegnano ufficialmente il

Governo -nulla si tralascia per soddisfare ad un debito morale, e per offrire

al vicino Paese combattente la prova che le sue invocazioni d'aiuto non riman

gono del tutto inascoltate.

Ne costituiscono eloquente dimostrazione gli appelli patetici che ogni giorno figurano su tutti indistintamente gli organi importanti della stampa, affinchè non si lascino i finlandesi in abbandono; i comizi quasi quotidiani pro-Finlandia per iniziativa di associazioni di ogni partito a carattere nazionale; le organizzazioni di ambulanze della Croce Rossa, pronte a partire per le .retrovie finniche; le dichiarazioni di saluto alla Finlandia dei quattro Primati delle Chiese No11diche, adunati.si a convegno a Stoccolma il 30 novembre scorso; i manifesti sullo stesso tono diramati il 4 dkemlbre dai Sinda·cati Nazionali Operai, ed il 6 dicembre da uno stuolo di intellettuali e di rappresentanti le più disparate categorie dell'attività produttiva del Paese; il messaggio inviato il 3 dicembre al Re dai professori dell'Università di Upsala, chiedenti che la Svezia partecipi alla difesa della Finlandia « nella misura consentita dalle sue forze militari e dalla sua situazione», e così via.

È signHìcativo che la sottosaizione nazionale per la raccolta di fondi di soccorso abbia in pochi giorni messo insieme oltre 4 milioni di corone, e stia procedendo tuttora con uguale progredire di cifre, grazie ad off·erte tra le quaU figurano quelle del Governo, per mezzo milione (con regolare stanziamento approvato dalle Camere), delle organizzazioni operaie, per altro mezzo milione, e di tutti i membri della Casa regnante per somme cospicue. È altrettanto da rilevare che il Comitato per 'l'assistenza ai profughi finlandesi, presieduto dalla Consorte dell'ex Ministro degli Affari Esteri, signora Sandler, tenga riunioni in locali del Dicastero stesso, con l'intervento del Principe Ereditario e di altri Membri della Famiglia Reale. Assume importanza ancora più viva il fatto che due ufficiali dello Stato Maggiore -il Ten. Colonnello Dyrssen, insegnante di strategia alla Scuola di guerra, ed il Ten. Colonnello Ehrensvard, Capo del Reparto Operazioni -abbiano ultimamente preso la parola in pubblici comizi perorando la causa di un ausilio armato alla Finlandia. Ma al primo posto fra tutti questi aspetti episodici va registrata la formazione recentissima di un Comitato che dà ora direttiva ed impulso all'opera di arruolamento di volontari, cominciata fin dai primi giorni del mese corrente con l'inizio delle ostilità russo-finniche. Questo Comitato ha fatto apparire su tutti i giornali ~'indkazion~ de'Ile sedi dei suoi due uffici (uno per il reclutamento, l'altro per informaz.ioni), il suo orario ed i suoi sistemi di funzionamento. .Secondo notizie di pubblico dominio, si conosce che il personale è composto da militari, che sono stati dispensati dal servizio per dedicarsi alle nuove mansioni loro commesse, e da elementi del Ministero Affari Esteri, .che analogamente hanno ottenuto all'uopo apposita licenza dalle ordinarie occupazioni. Si apprende pure che il lavoro del Comitato è inteso alla formazione dei quadri necessari per una forza calcolata sui lO mila uomini: sarà questione di vedere in quale misura affluiranno i gregari.

Mediante ·queste iniziative indirette il Governo mostra, così, di voler attuare il proposito annunziato pochi giorni addietro, nei riguardi della Finlandia, nel proclama del nuovo Gabinetto: di portare, cioè, al popolo finlandese « l'aiuto umanitario e materiale che si è già manifestato spontaneamente». La formula consente di assecondare le correnti di commozione in favore del popolo amico d'oltre Baltico, e di mantenere comunque un'attitudine che rimanga formalmente fedele alla neutralità. E che un simile programma sia ritenuto il più vantaggioso per il momento, lo si ritrae constatando il compiacimento -inconfessionato, ma evidente -con cui si è qui voluto subito porre in rilievo che la stampa sovietica, Pravda alla te,sta, ha fatto buona accoglienza alla nuova formazione del Ministero di Per Albin Hansson, ammonendo --è vero -per certi quantitativi di materiale di guerra di marca svedese che le truppe rosse hanno catturato nelle zone finora conquistate in territorio finlandese, ma concludendo che, in sostanza, la Russia non ha gran che da dolersi di un «aiuto materiale» arrecato al suo avversario con bastante discrezione...

Le spinte più energiche verso un sostegno concreto alla Finlandia partono,

e cio è naturale, dall'ambiente militare. Su di esse fa assegnamento l'attuale

rappresentante finlandese a Stoc,colma, signor Erkko, il quaie al,suo primo arrivo

in sede, sul principio di dicembre, deve aver presto sperimentato il tepore e

le pavide resistenze passive oppostegli da queste sfere ufficiali, in contrasto con

le entusiastiche man1festazioni popolari. La sua stessa nomina come semplice

Incaricato d'Affari, anzichè come Ministro Plenipotenziario, è stata una tipica

soluzione di ripiego che la Svezia ha voluto per impedire che si attribuisse

carattere troppo vistoso alla scelta dell'ex Ministro degli Esteri finlandese, che

fu uno dei protagonisti delle trattative di Mosca dell'ottobre-novembre scorso.

Alle esortazioni di quanti affermano che l'invasione russa in Finlandia suscita pericoli potenziali anche per l'integrità territoriale svedese, il Governo ha cercato di dare risposta con quegli apprestamenti militari che costituiscono una misura di assetto difensivo del Paese, per quanto lo ,consentono le condizioni delle forze armate i cui bilanci troppo tardivamente, a partire da pochi mesi or sono, sono stati sovvenuti con frettolosi stanziamenti. Attraverso successivi e sempre più intensificati richiami alle armi -effettuati silenziosamente, col metodo dei precetti personali --si è proceduto ad una vera e propria mobilitazione parziale, che ha dato luogo a dislocamenti di forze, principalmente nella regione del Nord, nel litorale del Baltico e nell'isola di Gotland. La Marina ha poi collocato mine nelle acque ,circostanti i piccoli arcipelaghi del Sodra Kvarken e dell'Oregrund, fra il gruppo delle isole Aland e la costa continentale scandinava. Questi sbarramenti, collegati con i consimili eseguiti dalla Finlandia all'oriente delle Aland fino alle proprie coste, fanno :::à che l'ingresso del Golfo di Botnia sia oggi praticamente chiuso.

È di questi giorni la costituzione di uno speciale Comando delle truppe del Norrland, che è stato affidato al Generale Nygren. Le preoccupazioni si appuntano sopratutto su quella zona, dove la Svezia ha i suoi più rkchi giacimenti minerari, e dove vi sarebbe da temere in un primo tempo un dilagare dell'invasione, qualora i russi riuscissero a debellare la resistenza finlandese intorno a Petsamo e, continuando la marcia in avanti, oltre i confini svedesi e norvegesi, tentassero davvero di perseguire i supposti ulteriori obiettivi verso uno sbocco sull'Atlantico. Ma, come si è già detto sopra, sono queste delle previsioni catastrofiche che la gran massa deLl'opinione pubblica vuole ad ogni costo tener ancora lontane, preferendo fare assegnamento sul valore e sullo spirito ài sacrificio con cui i finlandesi adempiono al compito della difesa avanzata.

Una nota stridente, nell'unisono del sentimento nazionale di fronte alle attuali vicissitudini, è data daLla stampa comunista con i suoi tre organi, Ny Dag, Arbetare Tidningen e Norrskensflamman, quest'ultimo particolarmente

4R4

tenuto d'occhio dalle Autorità perchè trova un certo pubblico di lettori fra le schiere di operai delle miniere del Nord. Il linguaggio di quei fogli è tale da .provocare negli altri giorna'li continue reazioni di deplorazione e di protesta. A gran voce si chiede la loro soppressione; ma i'l Governo si è limitato finora a sequestrare il numero del 4 dtcembre scorso, nel quale essi riportavano il manifesto del pseudo-Governo popolare :finlandese di Terijoki, firmato dal noto Kuusinen. Misure repressive più risolute pare non vi sia da attenderne. Sta tuttavia di fatto che -come risultato di influenti pressioni -il gruppo editoria.le Bonnier (ditta poggiante su'lla finanza ebraica) che ha praticamente in mano il monopolio de'Ila diffusione e vendita dei periodici svedesi, ha consentito ad .iniz.ia:re un boicottaggio dei tre giorna<H.

Questo, nei grandi tratti riassuntivi, è il quadro che si può tracciare sulla situazione generale della Svezia nel presente grave momento della sua vita, da cui si delineano innegabili probabilità di frangenti ben più gravi in un immediato avvenire.

Dagli avvenimenti delle prossime settimane dipende la possibilità o meno di un prolungarsi della sosta nella. posizione di « non intervento » che ha fin qui fornito base per una tattica temporeggiatrice.

(l) Non rintracciato.

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IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 158. Helsinki, 17 dicemb1·e 1939, ore 1,47 (per. ore 5,.10). Telegramma di V. E. n. 41 del 24 novembre scorso (1). Addetto Aeronautica Teucci mi telegrafa oggi da Berlino che il Governo tedesco gli ha fatto conoscere di non (ripeto non) essere in grado accordare permesso di transito noto materiale di guerra italiano qui diretto e che primi dieci vagoni contenenti sei aeroplani ed altro materi~le sono fermi da vari giorni a Sassnitz in attesa di disposizioni da Roma; R. Ambasciata a Berlino avrebbe inoltrato proposte per eventuale cambio indirizzo del predetto materiale. Mentre gran parte di questa opinione pubblica è polarizzata verso illusione che solo Italia possa salvare Finlandia e le stesse Autorità finlandesi sperano sempre sulla possibillità di un nostro aiuto, non posso esimermi dal segnalare all'E. V. penoso contrasto che si produrebbe quando questo Paese dovesse constatare che l'Italia non soltanto non ha potuto corrispondere a tanta speranza ma non ha potuto nemmeno effettuare fornitura, garantita da precedente contratto, di materiale già pagato per la metà in valuta (oltre 700 mila dollari) e che avrebbe dovuto essere spedito qui (come da impegni presi) con massima urgenza. Invece di 25 apparecchi venduti, i primi due, giunti a Matlmo (Svezia) grà con notevole ritardo al 23 novembre scorso, non hanno potuto proseguire (per essere eventua'lmente impiegati) perchè mancanti (contrariamente clausola contrattuale) di parti armamenti ed i successivi che avrebbero dovuto seguire

immediatamente sono stati spediti con tale ritardo da incappare neU'attuale proibizione tedesca che, se mantenuta, provocherà fallimento intera fornitura.

Mentre mi adopero a mezzo questo Addetto Aeronautico aggiunto per fronteggiare evidente malumore questi uffici aeronautici faccio assegnamento che

V. E. vorrà ritenere giustificato questo mio pressante appello affinchè sia studiata maniera per rimediare ove sia possibile a tale incresciosa situazione.

Qualora Governo tedesco, da tempo al corrente 1della fornitura, non fosse irriducibile nel suo rifiuto potrebbe forse farsi valer argomento che apparecchi non figurano spediti a Fin'landia ma alla «Svenska Fiat » a Malmo.

In deprecata ipotesi e poichiè mi risulta riservatamente che Governo finlandese ha chiesto oggi al Governo svedese se sarebbe disposto dichiararsi ufficialmente acquirente intera partita aeroplani, potrebbe essere studiato accorgimento in tale senso.

Sarò .grato a V. E. 'Se vorrà .farmi conoscere se e quale seguito avrà ritenuto poter dare a quanto precede affinchè possa a mia volta in.formarne -ove ne sia il caso -queste Autorità.

(l) Non pubblicato.

629

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 1087. Berlino, 17 dicembre 1939, ore 12,20 (per. ore 12,35). Con fonogramma odierno a MICUP (l) ho trasmesso altri principali com·· menti questi giornali tutti molto favorevoli al discorso di V. E. di ieri e particolarmente quello del Voelkischer Beobachter. Quanto al testo esso viene sempre riportato nel primo riassunto del D.N.B. che è indubbiamente, data la mole del discorso, estremamente e, penso, eccessivamente limitato. Come ebbi a comunicare, nella stampa ieri sera presentazione fu molto vistosa: minore in quella odierna.

Conto vedere domani Ribbentrop e Weizsacker. Riferirò.

630

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 195. Atene, 17 dicembre 1939, ore 13,45 (per. ore 16,45). Discorso nel quale V. E. ha con così mirabile chiarezza posto in luce rettilinea continuità politica estera Governo Fascista ha avuto qui larghissima risonanza pari all'attesa che •suo annunzio aveva in precedenza suscitato. Giornali

pomeriggio ieri e stamane pubblicano con eccezionale rilievo larghissimo riassunto diramato da Agenzie di Atene e sottolineano ca1orosamente accenni di

V. E. ai rapporti italo-greci. Opinione pubblka ha accolto discorso in maniera unanimemente favorevole. Accenno alla inutilità costituzione blocco balcanico risponde pienamente alle vedute di questo Governo sull'argomento. Trasmetto con Stefani Speciale maggiori dettagli riservandomi inviare per aereo copie giornali.

(l) Ministero della Cultura Popolare.

631

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 207. Ankara, 17 dicembre 1939, ore 13,58 (1).

Mio telegramma n. 206 (2).

Con telegramma stampa odierno ho comunicato enorme rilievo dato tutti

giornali turchi discorso di V. E .. Osservo che ufficiosa Agenzia Anatolia con procedimento eccezionale ne ha ieri diramato testo integrale dato dalia Stefani in dieci pagine dattilografate.

Fra le testimonianze che mi giungono dello straordinario interesse suscitato, segnalo lettera von Papen di stamane che così si esprime: «Felicitomi caldamente del magn~fico discorso del Vostro Ministro degli Affari Esteri. Egli ha ben messo a posto la 'storia del dopo guerra e nostra lotta comune per la restaurazione dell'Europa e l'esistenza delle giovani nazioni».

632

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 901 (3). Tokio, 17 dicembre 1939, ore 18 (per. giomo 18, ore 4,30).

Shiratori pur senza informarsi da me se vi avessi comunicato sua domanda (4) e se e quale risposta avessi avuta è ritornato sui suoi progetti di intesa a quattro e mi ha chiesto nuovamente se credevo che l'Italia vi avrebbe consentito.

Ho risposto che ciò mi pareva tanto meno probabile ora in paragone all'ultima volta in cui ne avevamo parlato, in quanto nel frattempo nostra avversione ai Sovieti si era accentuata come lo avevano provato manifestazioni collettive e linguaggio dei giornali italiani.

Mi rispose che però dopo la conclusione patto di non aggressione russotedesco Voi non vi eravate mostrato contrario ad esso e io ho replicato che vi era differenza tra una Russia che andava svolgendo una politica di espansione di cui non si vedeva ancora quanto avrebbe potuto durare e dove avrebbe voluto giungere e una Russia che si impegna a non attaccare Germania. Egli si dice convinto che se Sovieti intendessero spingersi nei Balcani Germania si unirebbe con noi nell'opporvisi, ma che tale non è loro i:ntenzione e che se si riuscisse a indurli a dichiarare guerra agli alleati, noi finiremo per essere disposti intenderei ·con Mosca.

Come ne1la convel'ISazione precedente ho insistito tra l'altro sul punto deHJa inammissibilità di una reale rinunzia russa all'espansione in Estremo Oriente e anche questa volta obiezioni Shiratori sono state generiche e non convincenti.

Il presente telegramma continua col numero di protocollo •successivo (5).

633.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI

T. 30170/48 P. R. Roma, 17 dicembre 1939, ore 18,15. Vostro 158 (1). In seguito a decisione Governo tedesco di non permettere transito sul suo tenHorio di materiale bellico diretto Finlandia, apparecchi fermi, a Sa:ssnitz dovranno rientrare in Italia. Ordini al riguardo sono già stati dati a·WAerocons. Ho informato ieri di quanto precede questo Ministro di Finlandia, invitandolo studiare con Aerocons mezzo migliore per trasportare altra via detti apparecchi, dato che Germania difficilmente consentirà valersi argomento che

vagoni figurano spediti Fiat svedese di Malmo. Vi terrò al corrente decisioni prese.

634.

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 501. Parigi, 17 dicembre 1939, ore 19,45 (per. ore 22,35). Dis·corso di V. E. era .stato riassunto a.ssai largamente dall'Havas, ma ai giornali è stato passato invece un sunto molto più breve ad usum Delphini che tutti hanno pubblicato integralmente. I soli articoli di commento comparsi iersera nel Journal des Débats e nel Figaro, Populaire e Ordre sono stati totalmente censurati. Naturalmente ha dato qui fasHdio inoppugnabile rievocazione degli errori politici commessi specialmente nei riguardi Spagna. Molti hanno tuttavia compreso significato svolgimento nostri rapporti con Germania anche nei riguardi Patto tedesco-russo, e tutti si sono afferrati con compiacimento alla parte sostanziale per la Francia, cioè continuazione della nostra « non belligeranza». Misurata e giusta nostra presa di posizione nei riguardi Balcani

ha alquanto deluso coloro che speravano in un atteggiamento minaccioso da parte dell'Italia.

635.

L'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 364. Madrid, 17 dicembre 1939, ore 22 (per. giorno 18, ore 4,30). Nonostante mio interessamento non solo presso Ministero Affari Esteri, ma anche presso Serrano Sufier e stesso Caudillo, non mi è ~stato poosibile far da<re, da 'questo Governo soluzione auspi'cata per questione Sagunto. Assidua azione da me svolta si è infatti urtata al deliberato preciso proposito di questi Ministri tecnici, che sono riusciti far prevalere loro punto di vista, di mantenere a qualunque costo complesso 'Siderurgico Sagunto in mani

esclusivamente spagnole affidandone valorizzazione a società Alti Forni Biscaglia. Segue rapporto dettagliato.

(l) -Manca l'indicazione dell'ora di arrivo. (2) -Non pubblicato. (3) -Nei documenti n. 632, n. 641 e n. 642 il numero di protocollo non corrisponde all'ordine di spedizione. Si è preferito ordinarli secondo la data di spedizione. (4) -Vedi DD. 186 e 188. (5) -Vedi D. 642.

(l) Vedi D. 628.

636

L'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 365. Madrid, 17 ciicembre 1939, ore 22 (per. giorno 18, ore 4,30).

Mio telegramma 363 (1).

Discorso di V. E. pubblicato in larghi riassunti intera stampa spagnola che ne sottolinea in titoli e sottotitoli punti salienti. Quotidiano Arriba in editoriale intitola «la voce della storia » contrapponendo costruttiva civiltà occidentale cattolica, che si identifica in Italia e Spagna, alle forze dissolvitrici europee rappresentate da liberaiismo ateo e sterile. A_.B.C. definisce discorso di V. E. documento chiaro, definitivo, di puro stile fascista, basato sulla realtà e logica, rivelatore di dure ma sante verità.

Parte del discorso relativo alla Spagna è riportato integralmente e col massimo rilievo da tutti i giornali. Invio per corriere principali commenti (2).

637

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7808/3518. Parigi, 17 dicembre 1939.

François-Poncet è venuto a vedermi stamane. Mi ha detto che non molta gente in Francia era stata in grado di comprendere pienamente il discorso di

V. E. perchè i francesi non hanno la ·capacità di disfarsi della loro mentalità cartesiana, vogliono vedere sempre tutto bianco ciò che è <bianco e tutto nero ciò che è nero, ed in politica non apprezzano bene le sfumature. Mi ha assicurato però che le sfere responsabili hanno ben compreso e giustamente valutato come meritava il pensiero di V. E. leggendo il discorso « contro luce». Mi ha assicurato che egli stesso si rendeva perfettamente conto dell'importanza della nostra situazione politica, che era in grado di afferrare sia quanto Voi gli dicevate sia quanto Voi gli tacevate, ma che gli rendevano la vita amara quei suoi compatrioti i quali lo accusavano bene a torto di non volere o di non sapere giung-ere-al più presto ad un accordo con l'Italia.

Gli ho replicato che io stesso constatavo a Parigi questo fenomeno di gente che si occupa di politica con un incredibile ingenuità e che ~rede vi sia soltanto un piccolo sforzo da fare per ritornare alla situazione del 1915. Io dovevo come lui adoperarmi a far comprendere a molti parlamentari francesi che non

era il caso di riesumare le vecchie formule tanto sentimentali che politiche, e che se la politica era stata fatta finora in modo alquanto grossolano, era necessario ora ritornare a metodi più conformi alla gravità della situazione internazionale.

François-Poncet si è mostrato lietissimo dei suoi rapporti con V. E., di cui mi ha vantato oltretutto la lealtà e l'umanità nella trattazione dèlle questioni politiche. Si è soltanto lamentato di essere ancora boicottato nei suoi tentativi di contatti con gli ambienti italiani e di non poter mai avvicinare il Duce. Ha attribuito ciò anche alla persistente denigrazione della sua persona fatta dai tedeschi presso di noi, mentre a Berlino essi lo coprivano di adulazioni e di espressioni amichevoli.

Parlando della situazione balcanica mi ha detto che, secondo lui, in Italia si aveva ancora il torto di 'Credere alla parola di Hitler, il quale ci avrebbe assilcurato di non voler muovere nessuna, pedina in quel settore, mentve un giorno potrebbe essere portato a farlo d'accordo con Ila Russia.

Poncet pensava pure che a Roma si avesse il torto di considerare che la Romania ,potrebbe fare le spese di un riassetto balcanico che evitasse guai maggiori lasciando alla Russia la Bessarabia, all'Ungheria la Trans1lvania e alla BUJ1garia 1a Dobrugia. Egli credeva che noi avremmo dovuto difendere 11a Romania come primo baluardo contro la Russia e non stabilire le nostre prime linee di difesa balcanica al di qua del'la Romania o per meglio dire dopo un eventuale sacrifizio romeno.

Gli ho risposto che pur ignorando le opinioni del mio Governo in proposito, avevo saputo che neU'ultima ,conferenza di stampa tenutasi al Quai d'Orsay il funzionario francese incaricato di dirigetla aveva risposto alla domanda di un giornalista che la garanzia franco-inglese in favore della Romania giuocava solo nei riguardi della Germania e non nei riguardi della Russia. Ora se Francia ed Inghilterra non volevano intervenire per difendere la Romania attaccata da!la Russia oppure se esse avrebbero accettato l'eventuale :fatto compiuto dell'annessione della Bessarabia da parte russa, non vedevo proprio perchè dovesse opporvisi soltanto l'Italia. Occorreva evitare di ripetere il giuoco fatto per l'Austria per cui Francia ed Inghilterra pretendevano di lasciare solo all'Italia il ,compito d1 opporsi militai!mente all'Anschluss, mentre esse 1o facevano solo a parole. E la questione austriaca presentava ben altro interesse che quella della Bessarabia .

D'altra parte se occorreva far blocco contro la Russia non si poteva !asciarne fuori un'Ungheria ed una Bulgaria 1le quali avevano dei conti da risolvere con la Romania e non avrebbero preso con entusiasmo le armi per conservarle la Bessarabia. Infine mi sembrava che la Germania non avesse -almeno per ora -un qualsiasi interesse a spingere la Russia contro la Romania.

Il discorso poi è tornato 'sui rapporti italo-francesi, e Poncet mi ha aff'ermato che la Francia non ha alcun desiderio di vedere stabilita un'egemonia inglese in Europa così ,come noi non ne abbiamo a'lcuno di sopportarne una tedesca, di guisa che proprio su questi due punti negativi finiremo per trovare il contatto realistico dei nostri interessi e il punto di partenza di un futuro riavvicinamento.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicati.
638

IL MINISTRO A BOGOTÀ., BERTELÈ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. AEREO 2334/437. Bogotà, 17 dicembre 1939 (per. giorno

15 gennaio 1940).

Miei telegrammi n. 33 e 34, dell'8 e 12 corr. (1).

All'inizio dell'ultima riunione della Società delle Nazioni, il Governo colombiano decise, come ho riferito, di limitarsi a ·seguire il corso dei dibattiti, riservandosi di precisare in base ad essi la sua linea di condotta.

Di fronte a!lla proposta argentina di espellere la Russia dalla Società delle Nazioni, questo Governo, costretto a prendere aLfine una posizione, si manilfestò contrario al provvedimento seguito dalll'Argentina, ritenendo che esso non solo non avrebbe servito ad aiutare la Fin1landia, ma avrebbe liberato la Russia da ogni obbligo del Patto. Tale punto di vi-sta fu manifestato 1con garbo dalla delegazione colombiana a Ginevra e più apertamente qui, negli ispirati commenti della stampa.

L'adozione della proposta argentina è stata qui pubblicata senza ·commenti. Solo un giornale liberale di opposizione, molto diffuso, criticò aspramente !la decisione, scrivendo tra l'altro: « I paesi ispano-americani non hanno avuto nessuna vittoria, nè hanno diritto di celebrarla. La maggior parte di essi erano avversari della tesi argentina e finirono per votarla, senza nessuna ragione accettabile, e dopo di essersi pubblicamente pronunziati contro di essa. Nessuno si sente oggi più obbligato di prima a presentare appoggio alla Finlandia, e, se realmente volesse darglielo, non avrebbe modo di !farlo».

Il giornaile giunse a parlare di «ciarlataneria ispano-americana ».

Mi risulta che questo Ministro di Argentina awva dcevuto istruzioni dal suo Governo di astenersi da ogni azione, probabilmente perchè i relativi negoziati erano accentrati a Buenos Aires.

Mi risulta pure che questo Ministro degli Affari E:steri, parl=do confiden:zìalmente col collega argentino, gli avev,a apertamente dichiarato che la riunione di Ginevra non era che un'inutile accademia.

639

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 680. Londra, 18 dicembre 1939, ore 2;10 (per. ore lO). Causa giornata semifestiva di ieri. e festiva di oggi giomaili non portano commenti redaziona'li al discorso di V. E. per il qualle attesa era particolarmente viva. Da ·quanto mi è risultato tra ieri e stasera questi ambienti ufficiosi sono

rimasti vivamente impressionati dalla architettura del discorso non meno che dall'argomentazione e anche .se domani questa stampa si limiterà rilevare

quelle parti che meno mettono in causa Ila politica inglese o che possono essere utilizzate ai fini di questa, ciò non signtfìcherà che non si riconosce il valore di tutte le altre.

Redattore diplomatico del Times stamane ha detto essere questo discorso un capolavoro estremamente abfle e ben bilanciato.

Ha aggiunto ~che incontrano approvazione unanime anche in questi circoli di sinistra sia la difesa fatta da V. E. dell'azione condotta dall'Italia in Spagna, sia il.'impostazione antibolscevica de'Ila politica italiana.

La nota diramata dalla Reuter 1stamane ma:t:tina sottolinea questi stessi punti rilevando concordanza con attuale atteggiamento inglese.

La riconferma dell'interesse dell'Italia a mantenere pace nei Balcani e a tutelare i suoi preminenti diritti sia in quella regione sia nella sfera delle sue comunicazioni viene apertamente riconosciuta.

Conoludendo ho la sensazione che verrà dato a discorso di V. E. un grande rilievo, ma che forse non si abbonderà in ,commenti per non offrire all'opinione pubblica inglese quegli argomenti con i quali V. E. ha chiaramente fissato le responsabilità storiche delle democrazie nell'attuale conflitto.

Direi quindi che il discorso trova qui più favorevole accoglienza di quanto si lascerà trasparire.

(l) Non pubblicati.

640

L'INCARICATO D'AFFARI A. l. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 1088. Berlino, 18 dicembre 1939, ore 11,50. Giornali del lunedì riprendono discorso Conte Ciano, offrendone un testo molto più amp,io, diramato ieri sera dal D.N.B. Voelkischer Beobachter lo pone su tre colonne, dproducendone in neretto i passi che riferisconsi alla necessità di una revisione tempestivamente proclamata dal Duce, alla politica di accerchiamento contro la Germania e 'l'Italia e alle cause della tensione con 'la Polonia. Frankfurter Zeitung pubblica lungo commento da Roma su due colonne di prima pagina. Esso qualifica vani tentativi che farà la propaganda avversaria per confondere le chiare linee del discorso, che condanna 'la politica delle Potenze occidentali e stabilisce la loro colpa negli sviluppi che condussero alla nuova guerra. Discorso deluderà soprattutto coloro che credevano a un allentamento dei rapporti italo-tedeschi, sfruttabile per stabilire gradatamente una comunità di interessi ita<lo-franco-britannica, in base alla posizione di difesa del Fascismo contro una diffusione del bolsce,vismo da una parte, e l'avvicinamento germanorusso dall'altra. Giornale osserva che fulcro del discorso non è stato, come si aspettavano Francia ed Inghilterra, nei pericoli minaccianti l'Italia, secondo la loro propaganda, nei suoi interessi balcanici e mediterranei mediante la Russia, ma nella serrata accusa contro il sistema di Versailles e ~contro la politica di accerchiamento.

Dalle dichiarazioni del Minist1ro sui rapporti con la Germania, la Frankfurter Zeitung deduce la conferma a quanto dice di aver sempre sostenuto: il Governo

italiano si è tenuto nel modo più preciso alle convenzioni con la Germania. Comunque Parigi e Londra rigìr1no il discorso, 11 suo vero spirito è ques.to: l'Ital:1a vuole sostituire VersaiHes .con una vera .giusta pace e per tquesta lavora a fianco della Germania. Rimane fedele a questa collaborazione e alla alleanza e porrà sempre il suo peso vigi<lante nella bilancia, nel modo che assicuri il mi.glio.r successo, e nel momento più opportuno. Tutto il resto è di importanza minore.

Ampi commenti anche sulla National Zeitung e lo Hamburger Fremdenblatt, tutti rilevanti la precisione con cui il Ministro ha fatto il punto alla situazione e chiarite le responsabilità. In prima pagina un nuovo bilancio dei successi ùeEa guerra marittima, su tutti i giornalli.

In rilievo la breve notizia dell'ultima ora sul volontario affondamento del

Graf Spee.

641

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 89l}. Tokio, 18 dicembre 1939, ore 18 (per. giorno 19, ore 12,30). Uno dei più intelligenti diplomatici ·e il più fidato seguace di Shiratori ha detto a un funzionario dell'Ambasciata che approcci Giappone con Russia non hanno finora troppi risultati e che inoltre conflitto finlandese non ha avvantaggiato causa russi in Giappone. Tuttavia quando vi sarà qui un nuovo Gabinetto (ciò che egli prevedeva fra due mesi e circa il quale mostrava non dubitélre Shiratori vi avrebbe partecipato) esso farà tutto il possibile per giungere alla conclusione di un Patto di non aggressione. Gabinetto chiederebbe pensiero di Roma su questione politica filo-sovietica e in caso di identità di vedute, proporrebbe convocazione in Europa di una Conferenza a quattro per giungere ad una intesa circa rispettive zone d'influenza. Iri tale conferenza dovrebbe essere richiesto a Sovieti impegno di non ingerirsi

nei Balcani e in Cina e offerta di favorirli per espansione anting'lese in Asia Centrale.

642

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 902. Tokio, 18 dicembre 1939, ore 18 (per. giorno 19, ore 22,30). Il presente telegramma fa seguito a quello avente il numero precedente (1). Shiratori si dichiara convinto che Giappone non potrà intendersi con l'America e se ne compiace perchè ciò avrà lo stesso salutare effetto che le sanzioni all'Italia. Ed aggiunge che eccetto banchieri favorevoli ad una intesa a qualunque costo con America opinione pubblica responsabile si rende sempre meglio conto

dell'utilità di un accordo con i Sovieti. Egli lavora massimamente perciò a tale scopo ed ha inoltre speranza che il Giappone seguirà politica che sia meno

indecisa dell'attuale quando questo Governo sarà fra non molto sostituito da un altro più solido. Non si interessa alla costituzione Governo Centrale cinese: questione che rientra in quella maggiore dei rapporti del Giappone con le varie Grandi Potenze.

Genera'le Oshima di ritorno da Berlino è venuto a visitarmi, e gli ho comunicato telegramma di V. E. n. 344 (1). Ha parlato con compiacimento delle conversazioni avute con il Duce e con Voi. Anche lui dice che Gabinetto è debole e che sarà sostituito da uno più forte, che questo dovrà a dispetto dei banchieri seguire poHtica a1nti-inglese, che egli non ha perduto speranza ,si giunga all'accordo non stipulato estate scorsa e che si adoprerà a tale scopo. Le sue previsioni come quelle di Shiratori mi sono apparse fondate più sui suoi desideri ·che su elementi positivi.

DEJlla Russia non ha parlato.

Io rimango dell'opinione che se non vi saranno mutamenti importanti nella situazione internazionale Gabinetto che succederà al presente non si impegnerà in una politica assai più decisa dell'attuale.

(l) Vedi D. 632.

643

IL MINISTRO A MONTEVIDEO, BELLARDI RICCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 112. Montevideo, 18 dicembre 1939, ore 18,05 (per. giorno 19, ore 1,20).

Seguito mio telegramma n. 110 (2).

In conversazione da me avuta con lui stamane questo Ministro degli Aflla:ri Esteri ha tenuto sottolinearmi che atteggiamenti Governo Uruguay nei ·Confronti Germania in note circostanze conclusesi ieri sera con affondamento corazzata tedesca sono stati improntati oltre che a perfetta correttezza intemazionale ai sentimenti di amicizia che questa Nazione vuole mantenere con Reich. Ha aggiunto deplorare contenuto e tono lettera protesta Comandante corazzata cui affermazioni non corrispondono a verità.

Ministro degli Affari Esteri mi ha inoltre comuntcato di aver riunito ieri sera rappresentanti Nazioni Americane qui accreditati per esaminare con loro situazione derivante da recente scontro navale anglo-tedesco. Tutti i convenuti a nome del proprio Governo espressero al Ministro cordiale solidarietà col Governo e popolo uruguayano nel momento a;ttual·e.

Ministro degli Affari Esteri ha voluto farmi rilevare signidìcato di questa adesione rappresenti sonante unanime approvazione continente americano condotta Uruguay.

Mi ha inoltre comunicato di aver diretto a Ministro degli Affari Esteri di, Panama nota in data del 1° •com-. (3) con la quaJe 1segnala che scontro navale è stato effettuato nell'area americana fissata nelle dichiarazioni di Panama e chiede che ne sia data comunicazione a tutti Stati intervenuti a quella conferenza per rilievi

-o misure previste nelle predette dichiarazioni.

Ministro per gli Affari Esteri si è inoltre rivolto ai Governi di Londra e d!. Berlino per far loro rilevare che scontro nel suo svolgimento si è effettuato in gran parte in acque giurisdizionali Uruguay.

A questo proposito egli mi ha ripetutamente espresso sua intenzione farsi promotore di ulteriori accordi fra Stati americani per prevenire od eventualmente reprimere ripetersi avvenimenti come questo che egli mi ha dichiarato di profondamente deplorare.

(l) -Non pubblicato. Trasmetteva :1 ringraziamenti di Mussolini e Ciano per un messaggio di saluto dell'ambasciatore Oshima. (2) -Non pubblicato. (3) -La data è evidentemente errata in quanto lo scontro ebbe luogo il giorno 13 dicembre 1939.
644

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 504. Parigi, 18 dicembre 1939, ore 19,15 (per. ore 21,25).

Stanno correndo qui voci catastrofiche ·circa situazione in Croazia. Sarei grato a V. E. darmi qualche notizia per mia eventuale norma linguaggio.

645

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BUCAREST, CAPECE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 530. Bucarest, 18 dicembre 1939, o'l'e 22,30 (per. giorno 19, ore 10;55).

Telegramma di V. E. n. 30166 del 17 corrente (1).

Ho già segnalato con rapporto n. 1883 del 2 corrente (2) IL'attività svolta da questa Ambasciata di Francia e di Polonia perchè tecnici polacchi qui rifugiati si rechino in Turchia per assumervi servizio come istruttori truppe specializzati.

Mi viene ora confermato che parte di essi sarebbero già passati in Sil"ia e che altri si sarebbero colà recati direttamente dalla Romania.

Mi riservo per altro dare precisazioni al riguardo.

Con l'occasione segnalo a V. E. come alcuni qu~ rilevino inizio di una leggera distensione nei rapporti fra Bulgaria e Romania il che fa ritenere quindi che la Turchia si preoccupa maggiormente di altri settori che non di quelli bulgari.

A tale distensione, si ritiene, avrebbero non poco contribuito le pressioni esercitate da Lord Lloyd durante sua recente visita a Sofia ed a Bucarest per un miglioramento dei rapporti fra i due Paesi basantesi su di un futuro impegno romeno di concessioni alla. Bulgaria al termine dell'alttuaa.e ,conflitto.

Questa Legazione non mancherà eventualmente di riferire quanto alltro potrà coillStatare al ri:guardo.

646

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

(Pubbl. MARIO TOSCANO, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941

cit., pp. 14-17).

APPUNTO S. N. Roma, 18 dicembre 1939.

È venuto a vedermi l'Incaricato d'Affari dell'U.R.S.S. rientrato in tutta fretta da Ginevra dopo la partenza dell'Ambasciatore da Roma.

Helfand ha premesso che non aveva avuto istruzioni dal suo Governo di vedere V. E. e che perciò «di sua iniziativa» veniva da me per parlarmi, a titolo strettamente personale, dello stato attuale dei rapporti fra l'Italia e l'U.R.S.S.. Teneva subito a dirmi che a Mosca, sono turbati ed irrita'ti per quello che è avvenuto in Italia. «Basta leggere i telegrammi che mi manda il Narkomindiel. Il discorso del Conte Ciano, diceva Helfand, mi ha angustiato. Le manifestazioni studentesche antisovietiche, l'attitudine deHa stampa italiana, la permanenza ostentata di un largo nerbo di truppe davanti all'ufficio di via Gaeta, la letterale abolizione di ogni traffico itala-sovietico hanno, come dico, turbato Mosca e minacciano di far divenire le relazioni tra Italia e l'U.R.S.S. ancora peggiori di que-lle che fossero al tempo della gue11ra di Spagna. Non vengo, ripeto, a protestare, perchè il mio Governo non mi ha dato alcun incarico del genere. Ma cosa, ha chiesto Helfand, ha tanto irritato l'opinione pubblica italiana? E come si poteva cosi facilmente avere pensa'to a sopprimere quei rapporti almeno economici che erano stati raccapezzati ·così faticosamente? E perchè il Governo Italiano aveva tollerato così vivaci manifestazioni anti-sovietiche e aveva permesso che l'opinione pubblica italiana si accendesse di tanto sdegno per la causa della Finlandia che all'Italia, per una infinLtà di ragioni, non deve poi 1stare così sovranamente a cuore?».

Ho risposto ad Helfand che, poichè egli mi autorizzava a parlargli a titolo soltanto personale, desideravo dirgli che l'U.R.S.S. non aveva certo lavorato per cattivarsi le simpatie, non dico dell'Italia, ma del mondo intero. Mi sembrava strano perciò che egli si meravigliasse del:a impopolarità del suo Paese. Quanto all'Italia essa ha fatto sempre pratica e teoria antibolsceviche. Quando i Soviet passano agli atti, l'Italia reagisce. È stato sempre così.

Rispondendo a quello che egli mi diceva circa quanto noi avevamo praticato in Albania, tenevo a specificargli che la differenza tra la politica da noi usata verso l'Albania e quella attualmente adoperata dai bolscevici, in Finlandia, differiva nient'altro dalla circostanza che, mentre in Albania le popolazioni non hanno chiesto di meglio, che mettersi sotto la protezione della Corona italiana, i finlandesi preferiscono farsi uccidere uno per uno anzichè adattarsi al bolscevismo. Mi permettevo poi ,ài dirgli, visto d1e egii aveva voluto affrontare la questione, che il richiamo dell'Ambasciatore sovietico da Roma nella forma in cui è avvenuto e con la partecipazione che ne era stata data, non era certo un gesto da annoverare in queile che si chiamano le buone regole e che anzi esso era francamente sconveniente.

Circa le manifestaziom studentesche ho fatto presente a Helfand che esse erano il prodotto assolutamente genuino deHa indignazione popolare provocata dal veder misurarsi in guerra un gigantesco Paese come la Russia con una piccola Nazione di modello patriarcale come la Finlandia. Niente era stato fatto per provocare tali manifestazioni. Esse sono comuni a tutta la gioventù di ogni Paese che cav,allerescamente insorge in difesa del più debole. Quanto alle truppe di Via Gaeta esse venivano tenute nell'interesse dell'Ambasciata e, per tale misura, mi sarei atteso dei ringraziamenti anzichè delle proteste.

He•lfand continuava rispondendo che non stava a lui di giudicare il gesto

dell'Ambasciatore. Naturalmente egli ha agito su istruzioni di Mosca, dove si constata con rammarico come l'Italia provveda ad inviare armi ed aeroplani in Finlandia ed arruoli dei volontari per Ia lotta anti-sovietica.

Ho dovuto replicare ad HeUand che egli non avrei:Jbe dovuto fare tali affermazioni senza prove di sorta e lo pregavo di controllare la fonte delle sue affermazioni.

Helfand ha insistito col dire che quanto egli diceva non aveva menomamente il carattere di una protesta ma che si trattava di uno sfogo personale ed amichevole. Egli vedeva con dolore distrutta la possibilità di un'amicizia italosovietica, possibilità alla quale egli aveva consacrato gli anni della sua permanenza in Roma, e mi chiedeva cosa si fosse potuto fare per mettere rimedio a tale ,situazione. Il discorso di V. E. -egli aggiungeva-era arrivato in punto per approfondire H solco che può dividere i due Paesi, ma egli voleva nutr.tre ancora l'illusione che qualche cosa si possa ancora fare per evitare che le relazioni diventino ostili.

A conclusione di tale lungo sfogo, nel corso del quale non ha mai menzionato nè la Germania, nè accennato ai rapporti italo-germanid, Helfand mi ha detto che si permetteva di chiedermi il seguente consiglio: «Avrei intenzione di telegrafare a Mosca che, essendosi attenuate 1e manifestruzioni antisovietiche in Italia, potrei prendermi l'impegno di ricondurle sulla via normale qualora Molotov si impegnasse a far sapere, attraverso la normale via diplomatica che l'U.R.S.S. intende rispettare in tutte le forme, gli interessi balcanici dell'Italia>.

Facendo una tale apertura Helfand aggiungeva di non avere la più lontana istruzione del suo Governo, ma che egli si rendeva conto che l'agitazione antisovietica italiana era appunto determinata dal fatto che l'Italia vedeva minacciati i suoi interessi balcanici dall'U.R.S.S. Egli sapeva che il Governo sovietico aveva interesse e 1ntenzione di dspettare tali 1i:nteressi ed avrebbe fatto del suo

meglio per arrivare a fornirci un'assicurazione formale che portasse insieme ad una chiarificazione dei rapporti itala-sovietici.

Ho risposto ad Helfand che l'atteggiamento dell'U.R.S.S. non nei Balcani ma in tutto l'universo è oggetto dt preoccupazione non del,l'Itali!a ma di tutto il mondo civile. L'ultimo articolo della Rivista Comunista internazionale, sulla questione romena, per esempio, non era certo fatto per calmare le apprensioni di tutti coloro che, all'oscuro del programma espansionista sovietico ed incapaci di intenderne le rivendicazioni perchè non si sa se esse sono basate sul diritto marxista o sulle necessità del popolo russo, si preoccupano di vedere apparire dovunque dei focolai di incendio che sarà difficile poter domare. Quanto al consiglio che egli mi chiedeva, ho risposto ad Helfand che mi era difficile poterglielo dare in quanto non vedevo in che cosa avrebbe potuto consistere una dichiarazione di questo genere da parte dell'U.R.S.S.. L'Italia è una Nazione balcanica per il fatto della sua presenza in Albania. I suoi interessi nella penisola balcanica oltre che per questa ragione sono predominanti. In tali condizioni essa saprà fare rispettare i suoi diritti ed i 'Suoi interessi, senza bisogno di assicurazioni di una terza parte. Un'assicurazione di questo genere da parte dell'U.R.S.S. in cambio di un'attitudine remissiva da parte dell'Italia nei confronti dell'accentuarsi dell'imperialismo slavo, non mi sembrava in questo momento di natura tanto urgente. Comunque queste erano le mie idee personali.

32 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

Helfand mi domandava se avrebbe potuto vedermi ancora e se gli potevo promettere di pensare a quanto mi aveva esposto perchè solo in base ad un mio suggerimento egli avrebbe telegrafato a Mosca proponendogli di attuare una possibile distensione sulla ,base di tale precisa assicurazione da parte sovietica.

Gli ho replicato che .Jo avrei rivisto volentieri quando egli avesse voluto ma che in quanto alla risposta non sapevo cosa avrei potuto rispondergli di più di quanto gli avevo detto.

Egli ha insistito per sapere se avremmo potuto pranzare insieme e parlare della questione.

Ho tra'tto l'impressione dalla conversazione che egli si facesse eco del timore sovietico di vedere alllargato il conflitto che divide l'U.R.S.S. dall'Europa e della necessità in cui si trova Mosca di circoscrivere la sua azione a quelli che sono i suoi interessi immediati, evitando complicazioni coi Paesi che più facilmente possono promuovere una campagna anti-bolscevica.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non rintracciato.
647

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7806/3516. Parigi, 18 dicembre 1939. È stato qui attribuito ad un successo della propaganda tedesca l'avvenuta diffusione in Francia -in questa guerra di frasi ad effetto americanamente dette slogans -di quelle parole pronunciate da un Generare francese che VÌI riferii col mio rapporto n. 6910/3140 dell'8 novembre scorso (1), e cioè che per la Francia sarebbe 'stato necessario un >gti:orno :faa-la guerra alla Russia insieme con i tedeschi. Si faceva però circolare la voce che tale necessità si dimostrava ora prossima. Tanto è stato il successo di questa affermazione che il Ministro dell'Interno l'ha perfino denunziato nel suo ultimo discorso alla Camera come una manifestazione di disfattismo. Sebbene in realtà la cosa nulla tolga e nulla metta alla situazione, il fatto che la frase sia stata lanciata dalla propaganda tedesca ed ablbia avuto successo in Francia costituisce un altro sintomatico indizio dello stato d'animo che regna in una parte dell'opinione pubblica dei due Paesi, e che ricerca nell'anti-bolscevismo un salutare derivativo. La rapMa diffusione di questo e di alrt:ri slogans del·la propaganda tedesca in Francia è ,collegata anche col grande sviluppo dell'attività spionistica della Germania in questo Paese. Si sapeva da tempo che un numero considerevole di spie tedesche erano state disseminate in Francia a mezzo di paracadute durante i numerosi vdli inoffensivi dell'aviazione tedesca. Oggi la questione trapela nella stampa. Certo è che le due volte che il Presidente Lebrun e il sig. Daladier si sono recati separatamente al fronte l'artiglieria tedesca ha prontamente individuato il set

tore dove essi si trovavano, e dopo due colpi di cannone piazzati a destra ed a sinistra, è apparso sulle linee germaniche un cartello ·con la scritta « honneur au Président de la République » « honneur à Monsieur Dail.adier ».

Eppure a quanto mi è stato assicurato dal Generale Brécard solo quattro persone in Francia conoscevano il settore che avrebbe visitato Lebrun e Daladier.

Si raccontano numerosi altri aneddoti non meno signidìcativi i quali provano che questa g'.lerra come tutte le cose umane non manca del suo lato comico.

(l) Vedi D. 145.

648

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7807/3517. Parigi, 18 dicembre 1939 (per. giorno 26 ).

È venuto in questi giorni per poco tempo a Parigi il Generale Weygand, Comandante dell'esercito di Siri·a, che conosco dai tempi dellla Conferenza di Losanna del 1922-23.

Mi sono incontra·to con lu1 e l'ho trovato a 73 anni più vegeto che mai dopo un lungo viaggio in aeroplano.

Sembra sia venuto per prendere accordi circa la necessità di rinforzare le truppe di spedizione in vista di una più stretta cooperazione con la Turchia nel caso che la Russia facesse qualche movimento verso sud, ciò che naturalmente non si prevede per ora mentre essa è impegnata in Finlandia.

Il Gen. Weygand che aveva fatto sosta in Cirenaica durante il suo viaggio aereo si è dimostrato riconoscente per le grandi cortesie usate,gli daJ nostri Ufficiali, e mi ha espresso il suo compiacimento per l'opera di colonizzazione italiana in Libi.a che egli aveva ammirata dall'alto (1).

649

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5742/2543. Londra, 18 dicembre 1939 (per. giorno 23).

Mio telegramma n. 5561/2467 del 7 dicembre u. s. (2).

In una conversazione avuta in questi giorni con questo Delegato Apostolico egli, accennando ai passi svolti dal Vaticano per un armistizio in occasione del Natale, ha detto risultargli che tale iniziativa non avrebbe finora avuto buon successo e che essa era destinata a fallire. Egli ha inoltre smentito la notizia apparsa su questa stampa di un passo da lui compiuto al riguardo presso il Go.. verno britannico.

Passando a parlare della polemica che si agita in questa opinione pubblica in merito a~i scopi di guer-ra e di pace, H Dele~to .AJpostoUco ha anche ac'cennato ad allcune voci pervenutegli, peraltro incontrollate, circa la possibilità che

Cl) L'originale di questo documento porta il visto di Mussolini.

in futuro da parte franco-inglese venga fatta una qualche dichiarazione comune in merito agli scopi della pace.

Tale dichiarazione, secondo quanto consterebbe al Delegato Apostolico, non sarebbe soltanto limitata, come in passato, a formule alquanto vaghe e di contenuto ideologico, ma potrebbe anche contenere una esposizione più dettagliata degli obiettivi franco-inglesi, tanto da costituire una elencazione vera e propria delle condizioni di una pace futura.

(2) Non pubblicato.

650

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 269. Washington, 19 dicembre 1939, ore 18,26 (per. giorno 20, ore 3,36).

Mio telegramma n. 265 (1).

Discorso di V. E. alla Camera dei Fasci e delle Corporazioni qui generalmente considerato come rinnovata enunciazione atteggiamento Italia in conflitto europeo in funzione esdlusivi interessi italiani nonchè chiarimento circostanze che hanno determinato non belligeranza.

651

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 162. Helsinki, 19 dicembre 1939, ore 23,20 (per. giorno 20, ore 5).

Telegramma di V. E. n. 48 (2).

Questo Micnistro degli Affad Esteri mi ha chiamato oggi per rinnovarmi la preghiera sottomettere nuovo caldo appello del Governo finlandese al Governo affinchè -in attesa di riesame questione aeroplani bloccati in Germania sia trovato modo facilitare per altra via consegna rimanenza 17 aeroplani tuttora in ItaHa «di cui Governo finilandese ha urgente estremo bisogno». Con ingenuità pari alla incompetenza questo Ministro degli Affari Esteri mi ha chiesto se essi non potessero giungere «in volo senza scalo pilotati da aviatori italiani attraverso Francia e Inghilterra».

Gli ho fatto constatare subito assurda richiesta e non solo in materia tecnica e dopo qualche vaga obiezione ha dovuto convenirne. Mi ha chiesto allora quali consigli e suggerimenti avrei potuto dargli in proposito.

Essendo a conoscenza di qualche progetto scambiato ieri tra questo comando aviazione e Ministeri interessati circa possib~lità spedire materiale attraverso Francia o via mare, ho prospettato al Ministro degli Affari Esteri opportunità concordare con suoi competenti organi militari proposta che -ho aggiunto avrei volentieri portato a conoscenza di V. E.

Accettando avvtso, questo Ministro degli Affari Esteri mi ha vivamente ringooziato.

{l) Non pubblicato.

Ho creduto dover riferire quanto precede affinchè non resti ignorata a V. E. questa nuova conferma dell'assillante preoccupazione colla quale questo Governo segue sorte di una fornitura qui considerata di assoluta necessità.

Mi riservo pertanto trasmettere a V. E. quanto questo Ministro de.gli Affari Esteri mi ha già promesso avrà quanto prima da comunicare in proposito.

(2) Vedi D. 633.

652

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI

(Pubbl. MARIO TOSCANO, Le origini diplomatiche del Patto d'Acciaio, p. 387, 2a ed. Firenze, Sansoni, 1956)

T. PER CORRIERE AEREO 30344 P. R. Roma, 19 dicembre ;1.939.

Si è letto qui con molto interesse il Vostro telegramma n. 888 in data 14 dicembre (1), relativo all'atteggiamento poco riguardoso di codesta stampa nei confronti della Germania. La Vostra segnalazione a·cquista particolare rilievo nel qua!dro generale dell'attuale momento politico giapponese che è dominato da varie e contrastanti tendenze. Si ritiene quindi opportuno che Voi incoraggiate nei modi che riterrete più convenienti quest'atteggiamento anti-tedesco, per il quale non mancano certo ai giapponesi ottimi ed anche recenti motivi.

Fateci a suo tempo conoscere il risultato dellla Vostra attività in questo senso ed abbiatevi intanto, caro Auriti, molti cordiali saluti.

653

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 222. Sofia, 19 dicembre 1939 (per. giorno 23).

Telegramma per corriere V. E. 29913 del 16 u. s. (2).

In relazione quanto riferito da Regio Ambasciatore Ankara circa mutato atteggiamento von Papen suoi riguardi, debbo segnalare aver anche io rilevato, da qualche tempo, un minor desiderio da parte questo Ministro germanico di mantenere quegli stretti ed intimi contatti che già caratterizzavano nostre relazioni.

654

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 78. Belgrado, 19 dicembre 1939 (per. giorno 23).

Le voci relative alla possibilità di una restaurazione asburgica nell'Europa Centrale, segnalate dalla Regia Ambasciata a Londra (3), circolano da qualche t·empo, anche in questi ambienti croati e, naturalmente, nel partito rurale e fra

(ll Non pubblicato.

gli esponenti macekiani, fra i quali si esercita efficacemente l'azione francoinglese. Vengono risuscitate vecchie concezioni Trialistiche, Vienna-BudapestZagabria, sotto lo scettro degli Asburgo, facendo balenare progetti più vasti di Confederazione Danubiana. Tutto questo è ancova prudente ed assai vago, anche perchè parlare di Asburgo in Balcania non è argomento facile, nè popolare. Comunque interessa notare come l'inizio di questa attività coincida con la nota v.ìistta 1di: Eckhardt a Ma,oek ai primi delLa !Scorso noVJembre.

(2) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. per corriere 148 da Ankara in data 3 dicembre, vedi D. 437. (3) -Vedi D. 413.
655

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI

TELESPR. 89189. Roma, 19 dicembre 1939.

Da più parti viene richiesto il parere di questo Ministero circa la possibilità di ottenere il risarcimento dei gravi danni finanziari derivanti all'armamento ed ai proprietari delle merci imbarcate dal dirottamento delile navi e dalle conseguenti lunghe soste nelle basi di controllo nonchè dai sequestri di merce ingiustamente ritenuta di contrabbando.

Per parte sua questo Ministero, nei contatti ufficiosi con questa Ambasciata Britannioa, ha fatto ogni riserva per quanto riguarda le conseguenze dei metodi di controllo praticati dalle autorità franco-britanniche, in considerazione sopratutto del fatto che la maggior parte di tali ritardi avrebbero potuto e potrebbero tuttora essere evitati mediante una maggiore s011lecitudine -ed anzi buona volontà -da parte delle predette autorità.

V. E. è sicuramente al corrente di casi assolutamente ingiustificabili di nostre navi, trattenute per intere giornate prima ancora di essere sottoposte aUa visita,

o dirottate verso porti che manifestamente non dispongono dell'arredamento indispensabile per procedere sollecitamente alla discarica delle merci sospette. Questo Ministero procede giornalmente ad informa.re V. E. dei fermi e dei dirottamenti; comunque ove V. E. ritenesse opportuna una più esauriente documentazione mi farò premura di inviarla.

A!lcuni degli Enti maggiormente colpiti avrebbero voluto senz'altro iniziare

le pratiche legali presso la Corte delle Prede; ma, prima di a·ccingersi alle spese

che vertenze del genere comporterebbero, attendono di conos·cere, sia pure in

via approssimativa, quali possibilità si presentino di un favorevole accoglimento

di tali istanze.

È noto che in più circostanze le autorità di controllo franco-britanniche

hanno opposto ai reclami degli interessati :l'affermazione che il dirottamento e

le fermate rientrano nei diritti riconosciuti ai belligeranti dalla legge interna

zionale. Nel pregare perciò V. E. di voler fare ·esaminare dal legale di codesta

Ambasciata la questione di principio in base alia giurisprudenza in corso della

Corte delle Prede, tengo a segnalare alla considerazione di V. E. i seguenti

elementi:

a) altro è l'uso del diritto del belligerante, altro è l'abuso. Evidentemente, dato il ritmo intensissimo dei trasporti marittimi nelle attuali circostanze, l'elemento tempo ha nella navigazione marittima una importanza molto superiore a quehla del passato anche recente. Non possono pertanto trovare identica appli

cazione, nelle ·circostanze attuali, i criteri applicati nell'ultima guerra in materia di risarcimento di danni. Questi danni incidono più gravemente sul nostro \armaimento di linea •che vede intra~ciat.o il 'p~eno esercizio dai lunghi periodi di inoperosità ai quali è costretto, a prescindere dal notevole aumento di spese imposto dalla necessità di assicurare normalmente ile partenze, per godere la .fiducia dei caricatori. Voglia V. E. considerare che per quanto riguarda i servizi marittimi italiani di preminente interesse nazionale esiste anche un danno diretto per 1o Starl:o m quaJnto e~gravano in ,g,ran pall'lte suJl'El'lario. In corriplesso, sulLa· base dei dati statistici da noi accuratamente tenuti a giorno, risulta che, in conseguenza dei fermi e dei dirottamenti, il rendimento della nostra marina mercantile è stato ridotto di un terzo.

b) Il Governo britannico si rende pienamente conto che le !lunghe soste gravemente si ripercuotono sugli introiti dell'armamento, che decurtano sensibilmente. E di fatti esso concede indennizzo di tre pence a tonnellata lorda per ogni giorno che una nave britannica è costretta a sostare in porto in attesa della formazione del convoglio. Ove analoghi indennizzi non venissero ammessi per le altre navi nei casi di prolungate soste, sarebbe impossibile non vedere nel\la disparità di trattamento la tendenza a mettere il naviglio estero in condizioni di inferiorità di fronte a quello nazionale, sopratutto in considerazione del fatto ·che nessuna norma precisa, a quanto ci risulta, limita i poteri discrezionali delle autorità di controllo nell'imporre soste anche lunghissime alle navi prima ancora di sottoporle a visita. Naturalmente da parte ing:lese si obbietterà che i noli del naviglio britannico sono in massima parte noli di imperio e quindi molto più bassi di quelli del mercato libero ottenuti dalle bandiere neutrali. Ma a prescindere che tali noli di imperio sono stati notevolmente aumentati nei primi di dicembre (quello dlassico Plata-Regno Unito è passato da 32/6 a 43/6) è da tener presente che il costo di esercizio delle bandiere neutrali è molto più alto di quello britannico, in conseguenza 'non solo dei più elevati premi di assicurazione, prezzi di combustibile, ecc., ma anche delle sopradette lunghe soste che non trovano talvolta nemmeno il più lontano riscontro in quelle imposte al naviglio del Regno Unito per la formazione e per la navigazione i:n convoglio.

Per tutti i motivi ora esposti la questione merita di essere studiata con Ia massima cura per impostarla su 'solide basi. I legali di questo Ministero, nel dare la richiesta assistenza alle Società Armatrici ed alle case di commercio lese dai provvedimenti di controllo, stanno approfondendo, sulla base 'degli elementi in nostro possesso, la questione di massima, sulla quale attendono di conoscere i rilievi e i dati che da costà si ritenga utile sottopOil're alla loro considerazione.

La questione ha una certa urgenza.

656

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI

TELESPR. 89190. Roma, 19 dicembre 1939.

L'Ufficio della Guerra Economica ha avviato trattative con questa Ambasciata Britannica per concretare modalità sdllecite e pratiche per l'applicazione

del controllo al nostro traffico marittimo. Lo seopo che noi vogliamo perseguire è di evitare il dirottamento e le prolungate soste delle nostre navi. Occorre perciò che tutte le operazioni di accertamento si·ano compiute possibilmente prima della partenza della nave stessa. Le modalità da noi suggerite sono le seguenti:

a) per ·le merci in arrivo nei nostri porti, noi chiediamo l'es·tensione del sistema del « navicert ~. Tale sistema, organizzato a datare dal 1° corrente a New York, si è esteso dall'8 corrente ai pol'ti dell'.AJrgentina, dell'Uruguay e del Brasile. È nostro desiderio che organizzazioni identiche a analoghe siano istituite nei porti prindpali del Mediterraneo Occidentale ed Orientale.

b) Per le navi in partenza dai nostri porti proponiamo che l'origine italiana delle merci sia provata dal certificato di origine rilasciato dai Consigli provinciail defle corporazioni. Maggiori .preci'sioni V. E. troverà nell'accluso appunto (l) da noi rimesso all'Ambasciata briltatnnJ.ca.

Nello stesso appunto sono contenute altre proposte per quanto riguarda le comunicazioni dirette con i porti dell'Africa Italiana ed il commercio di transito attraverso l'Italia.

Nella discussione con l'Ambasciata britannica sui punti predetti non è emersa alcuna obiezione sulle nostre richieste. Ci risulta confidenzialmente che il nostro promemoria è stato inviato al Governo britannico per la sua approvazione. A noi interessa che una soluzione sulla base della procedura proposta giunga al più presto possibile per far cessare gli inconvenienti dei sistemi attuali, ba.sati su criteri incerti e che lasciano troppo adito aU'arbitrario. Un notevole passo avanti sarà compiuto al momento in cui sarà attuato il decentramento, presso questa Ambasciata britannica, delle funzioni di controllo ora esercitate costà sul traffico mediterraneo. Mi risulta a tale riguardo che si pensa di istituire una commissione anglo-francese composta degli Addetti Navali e Commerciali delle due Ambasciate ed eventualmente rinforzata di altri elementi tecnici da ìnviarsi presso di essa. La notizia d tè giunta in via assolutamente riservata. Presentandosene l'occasione V. E. vorrà insistere sul particolare interesse che annettiamo ad una pronta entrata in vigore della nuova procedura, in conformità alle assicurazioni tante volte ripetuteci. È appena il caso di aggiungere che le conversazioni sono rimaste sul terreno delle modalità pratiche e non riguardano in alcuna maniera Qa posizione di principio da noi assunta.

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IL CAPO DELL'UFFICIO GUERRA ECONOMICA, PIETROMARCHI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI

L. 209. Roma, 19 dicembre 1939 (per. giorno 27).

A seguito della mia lettera del 9 dicembre c. a. n. 00023 (2) Vi trascrivo, per notizia, il seguente estratto di un promemoria consegnato a S. E. il Ministro dall'Ambasciatore di Gran Bretagna, il 17 scorso:

«Controllo del contrabbando.

Il memorandum contenuto nella lettera di Sir Percy Loraine del 5 di<:embre dava un :sommario dei punti che erano stati discussi dal Comitato anglo-italiano e delle difficoltà che si erano incontrate. Esso mostrava l'evidente desiderio del Governo britannico di lavorare nella più stretta cooperazione possibile con le Autorità italiane allo scopo di venire inçontro alle legittime lagnanze degli ambienti mercantili italiani. Sta diÌ fatto che i r1ta,rdi per i bastimenti iltaJ.iani sono stati progressivamente ridotti e che un certo numero di modifiche del sistema sono state adottate a richiesta del Governo italiano.

Successivamente a quella data Sir Percy Loraine ha avuto il vantaggio di un incontro personale, in Malta, col Comandante in Capo per il Mediterraneo ed ha discusso con lui tutte le possibili maniere che permettano di evitare ritardi e difficoltà nell'applicazione del sistema di contro~lo. Il Comandante in Capo :si è di{:hiarato egli 'Stesso desiderosiJSsimo di recare aiuto in ta1ì questioni, per tutto ~ciò che rientra nell'ambito deUe sue funzioni esecutive. Il risulta,to dli queste discussioni e di altre che si sono svolte contemporaneamente in Londra è che noi proponiamo di in>trodurre una ulteriore .importante modiifica nei nostri metodi, intesa a migliorare i nostri diretti contatti con le Autorità Nava[i francesi ed inglesi nel Mediterraneo e a facilitare il passaggio dei piroscafi devolvendo ad un organismo locale presso le Ambasciate di Francia e di Inghilterra una parte del lavoro finora fatto a Londra ed a Parigi».

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 537.
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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 10204/3247. Berlino, 19 dicembre 1939 (per. giorno 21). Ho avuto l'onore di riferire, nel mio rapporto n. 9953/3172 del 12 dicembre (1), su alcuni aspetti della situazione interna, in Germania, nell'imminenza del primo Natale di guerra. Nelle intenzioni tedesche, a quanto mi è stato assicurato da fonte attendibile, era di non inasprire la guerra con nuove azioni cruente, in queste giornate nelle quali di solito [a vita politica del Rekh subiva una pausa assoluta, e si lasciava che la popolazione distendesse i nervi nell'atmosfera festiva. Si sarebbe voluto che anche stavolta, compatibilmente con le restrizioni alimentari e con le altre misure del fronte interno, il popo,lo avvertisse il meno possibile la situazione eccezionale e la crudezza del tempo di guerra. I comunicati del Comando Supremo divenivano infatti sempre più laconici e il periodo prenatalizio si svolgeva sotto l'insegna della fortunata impresa del Bremen, destinata a dare la seillSazd'one d'un predominio marittimo della Germania e di un forzato ripiegamento dell'Inghilterra su un atteggiamento difensivo. Gli avvenimenti hanno preso un corso diverso, e hanno costretto i dirigenti del Reich a polarizzare l'opinione pubblica sulla situazione militare, con una serie di manovre propagandistiche rese necessarie dall'aumentata attività britannica. Si è avuta irufatti la netta sensazione, in questi circoli militari, che

l'Inghilterra provocasse una serie di episodi offensivi, con lo scopo non ultimo di influire anche sullo stato d'animo della popolazione tedesca, in considerazione della particolare sensibilità di essa durante questo periodo natalizio. Al cittadino germanico, insomma, cui i capi dicevano ,fino a pochi giorni fa: « Si tratta di durare, con fermezza e ·con fiducia. perchè la forza maggiore è dalla nostra parte e spetta a noi scegliere dove e come e quando vogliamo agire», l'incidente del Graf Spee e Le azioni ,aeree suha,cqillee bdtann;iche hanno fatto bruscamente capire, invece, che ii nemico non dà tregua e non è disposto ad aspettare.

L'inddente del Graf Spee non è ,stato approfondito dalla stampa tedesca. In un primo tempo, essa ha offerto un quadro eroico della battaglia sostenuta dall'incrociatore ·contro forze superiori. Successivamente, si è guardata dall'annunciare il termine che era stato fissato al bastimento dalle autorità uruguayane per lasciare il porto di Montevideo. Infine è stata data una breve notizia sull'affondamento volontario della nave e, dopo pochi commenti, la cosa è stata passata agli atti. Negli ambienti della Marina tedesca, mi risulta che si attende un rapporto più preciso del Comandante della nave. Non sembra che, in base ai dati finora pervenuti, il suo contegno trovi approvazione incondizionata. Secondo qualche giudizio trapelato dagli ambienti menzionati, si trova che se i danni riportati dal Graf Spee non erano gravissimi e se ·le >booche da fuooo erano ancora in grado di funzionare, esso avrebbe dovuto continuare il combattimento nel quale non sarebbe soggiaciuto senza avere causato all'avversario perdite tali da giustificare eventualmente la fine forzata della sua missione.

Cir·ca la decisi!one di Hit1er per ~.'affondamento del Gra.f Spee, dopo che tutto l'equipaggio si era posto in salvo, è evidente che, insieme ana preoccupazione di non dare tanto apertamente partita vinta agli avversari, e,gli è stato guidato dal desiderio di non dover annunciare al paese, sia pure sotto una veste eroica, un così grave sacrificio di vittime umane. È sempre la preoccupazione delle reazioni interne che influisce sulla condotta bellica, ciò che conferma quanto ha sempre riferito questa Ambasciata, che cioè il Governo germanico, fiducioso nella sua potenza militare, è invece costantemente all'erta suUa solidità della resistenza interna.

È di oggi un'intervista sul Voelkischer Beobachter del dott. Ley su « l'im

piego di uomini nella guerra», che dopo il ca>so del Graf Spee ha una parti>

colare importanza. Ley ha rilevato il concetto «rivoluzionario » con cui il

Fiihrer cond!uce .La guerra, e 1come 'la campargna. pola.cca sia stata rea'lizzata

così rapidamente e con minime perdite, in proporzione al successo. « Un condot

tiero non ha mai amministrato con tanta parsimonia uomini e forze», ha aggiunto

Ley. Ed egli, descritte le misure sociali del Regime in questa guerra, ha con

cluso che il crollo del 1918 è stato «un crollo ,fisico» e che dagli errori del

passato si è imparato a dirigire l'economia bellica.

Fin qui il dott. Ley. Ora è noto che Hitler, insieme alla resistenza fisica

del paese, si preoccupa altrettanto della resistenza morale. Per la prima, si è

adottato il sistema di imporre fin dall'inizio della guerra, violentemente direi,

le massime restrizioni, per evitare gli effetti che deriverebbero da peggiora

menti graduali. Per la seconda, si è costretti a reagire immediatamente a ogni

azione avversaria che dia al popolo 'l'impressione di una vittoriosa iniziativa altrui. Così vanno spiegate le notizie odierne, che appaiono un po' esagerate, dell'abbattimento di 36 apparecchi inglesi nello scontro sull'isola di Helgoland, e le tenaci smentite a danneggiameruti •subi•ti da narvi tedesche, aHe foci deU'EJba1 per opera di sommergibili britannici.

Sostenere a tutti i costi i nervi della popolazione, questo è run programma assoluto della propaganda interna tedesca. Si ha coscienza, nei civcoli dirigenti, che perderà la guerra guerreggiata chi perderà per primo la guerra dei nervi. Ho descritto più sopra qualche di•sagio dei circoli militari, per il fatto nuovo e palese del passaggio degli Inglesi ad azioni audacemente aggressive. La popolazione, invece, anche per la maniera con cui tali azioni le sono state presentate, accompagnate cioè da vittoriosissime controffensive, non ha dato segni di reazione. Sembra che l'opinione pubblica si vada proprio adagiando in una situazione anormale ·che diventa abitudine e che occorranno punture sempre più profonde per provocarle un sussulto, un movimento di sconforto ma anche di entusiasmo. Tendenza piuttosto all'indiff·erenza dunque, anche se sembri paradossale esprimersi così. Ma non bisogna dimenticare che, in questo primo Natale di guerra, non moltissime sono le famiglie .che hanno un congiunto sul silenzioso fronte occidentale, e relativamente poche sono quelle che piangono già un lutto. L'anno termina ~ooì ,con un bilanJcto nè ~roseo nè n'ero. Ptuttosto, la· propa,ganda interna tedesca avrà molto da lavorare, all'inizio dell'anno prossimo, su un tessuto che è tipicamente di color grigio.

(1) Vedi D. 572.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 7883/3558. Parigi, 19 ,dicembre 1939 (per. giorno 22). Mi riferisco al mio rapporto n. 7754/3484 del 14 corr. (1). Il Principe Starhenberg, che avevo conosciuto a Vienna una diecina di anni fa quando trattali: con lui ·certe questioni relative ailla nostra attività politica in Austria, ha chiesto di vedermi personalmente, ad avendo io aderito al suo desiderio, ci siamo incontrati stasera. Mi ha parlato a lungo della situazione in Austria con un senso di realismo ben diverso dalle illusioni che si fa l'Arci:duca Otto. Mi ha detto che effettivamente il prestigio della Germania hitleriana è aumentato nella gioventù, la quale ha acquistato specie dopo le facili vittorie in Polonia un senso di fierezza tedesca che prima non aveva. Malgrado la tmano dura che il Governo di Hitler usa in Austria, malgrado le critiche e la fronda dei vecchi elementi austriaci, il nazismo è in realtà assai forte in Austria e nessun tentativo di separazione dalla Germania potrebbe non tanto riuscire quanto essere tentato con una seria speranza di .successo. L'Arciduca Otto, circondato soltanto a Parigi da elementi che o sono fuori della realtà perchè guidati soltanto dai principi del diritto divino, o, come i socialisti, non pensano che all'affermazione della II Internazionale (in pieno accordo coi socialisti francesi), ha detto a Starhenberg che il

50 % della popolazione austriaca era favorevole alla restaurazione monarchica

« perchè egli ha ben 16 agenti in Austria che glielo hanno assicurato».

StaThenberg gli ha ris;posto che quando egli era Capo delle Heimwehren aveva

sotto di sè 800 sottocapi incaricati di rirferirgli 'Sullo stato d'animo della popola

zione e che costoro non sono stati mai in grado di dargli un'assi·curazione la

quale nemmeno lontanamente si avvicinasse a quella che ora si dava al

Pretendente.

Starhenberg pensa che nessuna trasformazione possa avvenire in Austria

dall'interno, ma che degli eventuali cambiamenti possano derivare soltanto dalle

vicende della guerra nei riguardi della Germania. Senza contare che la germa

nizzazione dell'Austria è il punto principale se non 'il caposaldo della politica

di Hitler. Starhenberg crede che solo lo scivolamento graduale del nazismo

verso il comunismo potrà portare a qualche reazione in Austria ed a qualche

importante conseguenza politica. In attesa quindi dello sviluppo degli avveni

menti internazionali e della imprevedibile piega che essi potranno prendere,

egli non vuole rimanere comodamente a Parigi per immisch'iarsi in intrighi

politici che non possono almeno per ora condurre ad alcunchè di serio e di

buono per il 'SUO paese. Ha deciso quindi, non potendo fare altro in favore

dell'idea austriaca che egl'i vuol sempre servire patriotticamente, di arruolarsi

nell'aviazione francese.

Mi ha chiesto perciò di esporVi, Eccellenza, pregandoVi di farvene inter

prete presso il Duce, le ragioni che Io hanno spinto a far ciò. Egli mi ha ripetuto

che gli avvenimenti non hanno mai scosso la sua fede e la sua devozione nel

Duce e nell'Italia fascista, nè mai cambiato le sue idee. Il fatto che egli pren

derà parte al conflitto nella aviazione francese non muta per nulla questi suoi

sentimenti ed egli desidera che il Duce ne sia sicuro. Ho risposto naturalmente

che avrei portato a Vostra conoscenza quanto precede.

(l) Vedi D. 596.

660

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. (1).

Sofia, 19 dicembre 1939.

Nei ri·guardi della Romania, in Bulgaria s1 e sempre insistentemente ed ostinatamente parlato del ritorno alle frontiere del 1913, che è quanto a dire della rivendicazione della Dobrugia meridionale. Mai, neppure negli ambienti nazionalisti più spinti, sono state affacciate aspirazioni alla Dobrugia settentri!onale, dall'epoca delle indipendenze balJ..ca:ntche storicamente ~romena; aspi'razioni ·che oltre tutto comporterebbero l'inclusione della sola base marittima romena importante, Costanza, e presupporrebbero quindi, tanto più se contemplate in connessione con l'annessione russa della Bessarabia, addirittura la soppressione della Romania.

rmtracc1ato.

Circa l'atteggiamento bulgaro verso i Sovieti ho ampiamente iruformato

V. E., e non è credibile, per ragioni troppo ovvie e corroborate dall'esperienza della storia, che in Bulgaria si possa aspirare alla contiguità territoriale con la Russia, neppure da chi speri dei vantaggi a questo Paese da un'azione russa contro la Romania.

Mi permetto di osservare che le parole del Conte Csàky sembrano tanto meno rivelare un giudizio obbiettivo della situazione bulgara, quanto più pare certo che ancora di recente Ungheria e Bulgar.ia hanno accennato a volere meglio determinare un indubbio paraUeUsmo di taluni loro interessi nei confronti della Romania.

Circa le fonti di taJe giudizio mi corre l'obbligo di ·segnalare all'E. V. come questo Min~stro di Germania mi abbia per parte sua accennato ad un'affermazione del Conte Csàky, suppongo al Rappresentante tedesco in Budapest, essere la Bulgaria per due terzi <bolscevica : affermazione che certamente non rLs,ponde a verità. Il signor von Richthofen mi .soggiungeva essere sua impressione che il Governo Unghere.s·e non fos.se troprpo esattamente informato da questo nuovo Ministro di Ungheria sig. Jungerth Arnòthy.

Sta di fatto che quest'ultimo, Ll quale, come è noto, è stato alquanto a lungo Rappresentante del,suo Paese a Mosca, mi è sembrato assai spesso disposto a considerare avven~menti e siltuazioni con una certa unilateralità che rilflette la sua permanenza nei Sovieti.

(l) L'originale di questo do.cumento, ritrasmesso per conoscenza ad alcune nostre RapP;resent~nze all'Estero CO>'l Telespr. da Roma 245566/C del 30 dicembre 1939, non è stato

661

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 163. Helsinki, 20 dicembre 1939, ore 23,40 (per. giomo 21, ore 3,30). Mio telegramma n. 162 (1). Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha riconvocato oggi e confidandOISi meco, di essere caduto personalmente in una confusione, mi ha chiarito che domanda che Governo ·finlandese indirizza al R. Governo non è tanto quella di trovare il modo di far pervenire qui noti apparecchi ma quella di chiedere al Governo italiano cessione di altri 27 (dico ventisette) aeroplani da bombardamento. Nelle difficili condizioni in cui trovasi questo esercito di fronte all'attacco in massa pronunciatosi ieri ed oggi sul fronte Carelia (nel quale --egli mi ha detto -russi impiegano oltre 200 aeroplani bombardamento) Finlandia lamenta

di non avere mezzi adeguati da contrapporre agli invasori. E poichè Ministro di Finlandia a Roma ha te·legrafato qui di avere ottenuto personalmente da

V. E. affidamento per « un appoggio concreto » Governo ,finlandese ne prende occasione per formulare p·redetta richiesta con carattere di urgenza massima che prevederebbe invio anche per via aerea.

Questo Ministro degli Affari Esteri nel pregarmi portare a conoscenza di

V. E. quanto precede mi ha lasciato comprendere che per condizioni cessione questo Governo si rimetterebbe a codesto Minùstro degli Affari Esteri.

Quello che qui preme è sopratutto risposta favorevole e celere invio. Resto in attesa conoscere appena possibile quello che V. E. crederà decidere al riguardo.

(l) Vedi D. 651.

662

IL CAPO DELL'UFFICIO II DELLA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, LA TERZA, AL CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DELLA MARINA, PARONA

T. RISERVATISSIMO A MANO 30448 P. R. Roma, 20 d.icembre 1939.

Vostro 16699 del 15 corr. (1). Si esprime parere tfavorevole a che si proseguano le trattative con la Finlandia per forniture di materiale bellico.

Dato però recente divieto transito via Germania di detto materiale, è bene che contratto sia fatto di modo che nostri impegni cessino allorchè materiale sia consegnato Italia.

663

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 200. Berlino, 20 dicembre 1939 (per. giorno 22).

Tra i Ministri degli Stati Balcanici qui residenti si è diffusa in questi giorni nuovamente la voce di concentramenti di truppe sovietiche sulla frontiera turca del Caucaso. Evidentemente ai Tedeschi, che a seguito dei recenti incidenti occorsi ad Ankara tra quella Ambasciata del Reich e runa parte della stampa turca, queste voci non di1spiacciono e non è quindi esduso che esse troV'ino incentivo negli ste·ssi ·ambienti della Wilhemstrasse.

I rapporti tra Berlino ed Ankara continuano nel complesso a mantenersi non buoni. Pur tuttaVI1a alla Wirhemstrasse mt è stato m questi gioll'ni iP'ÌÙ volte accennato alla circostanza che da parte tedesca si intende dare nuova vita ai rapporti commerciali fra i due Paesi e che in tale senso sono state più volte inviate istruzioni all'Ambasciatore von Papen.

664

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5774/2557. Londra, 20 dicembre 1939.

Circolare. Ministeriale n. 364/C del 24 novembre 1936.

In conformità della citata circolare, trasmetto qui unito all'E. V. copia del rapporto n. 1151 del 18 dicembre 'u. s. di questo .R. Addetto Mil'itare, avente per oggetto « l'andamento della guerra » (2).

Il R. Addetto Militare, dopo aver rilevato l'intensificazione della preparazione bellica delle forze terrestri britanniche, esprime tuttavia l'avviso che « l'atteggiamento generale inglese non rispecchia oggi la volontà di svolgere un'azione offensiva».

(l) -Non rintracciato. (2) -Non pubblicato.
665

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7903/3563. Parigi, 20 dicembre 1939.

Continuano le agitazioni parlamentari per addivenire a un rimaneggiamento ministeriale, il quale dovrebbe avere -nei desideri di numerosi parlamentari -come perno l'abbandono del Ministero degli Esteri da parte di Daladier e la costituzione di un Dicastero per il Coordinamento delle forze armate. A capo di quest'ultimo dovrebbe esser messo Mandel, come erede della tradizione di Clemenceau. Per il Ministero degli Esteri pullulano le candidature, fra cui quella di de Monzie, il quale però aspirerebbe anche all'Interno se non potesse esser nominato agli Esteri perchè gravemente indiziato di italofilia. Mi viene assicurato però che de Monzie si è 'incontrato recentemente con Halifax al quale ha parlato delle sue concezioni di politica estera e che queste sarebbero state approvate dal Ministro inglese.

Altro candidato agli Esteri è il sig. Chautemps. Può darsi che una decisione venga presa vemo i primi di gennaio.

Ma la principale questione che si dibatte in questo momento è in realtà quella di decidere se i gravi inconvenienti interni che produce l'inazione militare siano maggiori o minori di quelli 'Che risulterebbero da un tentativo di uscire dall'inazione stessa. Anche questo sarebbe stato discusso nella riunione anglo-francese tenutasi avant'ieri a Parigi. Il problema però è complesso e difficile poichè non ·contiene soltanto elementi militari, ma sopratutto elementi politici e sociali, il cui apprezzamento varia secondo i punti di vista generali dei due paesi e particolari dei loro uomini politici e di governo. In realtà l'Inghilterra sente gravare principalmente sopra sè stessa il peso di questa guerr·a di assedio e vorrebbe che l'alleato lo condividesse maggiormente. Mentre invece, a quanto si di'ce qui, nello stesso Governo inglese le idee di assoluta intransigenza comincerebbero un po' a modificarsi. Certo è che le preoccupazioni aumentano in ragione inversa delle intenzioni o delle possibilità di fare la vera e propria guerra: quella delle fanterie.

Forse, come le due parti avverse per un seguito di fata<li errori giunsero ad una situazione politica impossibile, la cui sola logica via di uscita doveva presto o tardi essere la guerra, così potrebbe anche darsi che, se a nessuno converrà di prendere l'iniziativa di opemzioni in grande stile, la pace apparirà un giorno più o meno lontano come la sola logica via di uscita da una situazione impossibile dal punto di vista militare.

Nè si può tuttavia considerare come una stranezza storica questa situazione militare stattca sul fronte occidentale, se si pensa che essa venne deliberatamente creata da una Francia che basava la propria difesa sugli Stati teste di ponte posti alle frontiere orientali della Germania, e da una Germania che basava la propria offesa sempre soltanto a partire dalle stesse sue frontiere orientali.

La «non belligeranza» italiana quindi -quali che siano le rodomontate di Parigi di Londra e di Berlino -continuerà ad essere bene accetta alle due parti belli'geranti finchè queste non saranno in grado politicamente o militarmente di aprire un nuovo fronte di battaglia.

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IL MINISTRO ALL'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2881/939. L'Aja, 20 dicembre 1939.

Il discorso di S. E. il Ministro degli Affari Esteri, atteso da parecchi giorni prima con una certa impazienza, che negli ultimi momenti si è fatta veramente ansiosa, conosciuto per qualche tratto nella mattinata del 16 dicembre attraverso qualche emissione radio non sempre distintamente percepita, pubblicato dai giornali in un riassunto molto esteso diramato dalla Stejani nel pomeriggio del 16 dicembre stesso, ha prddotto in questi ambienti politici e in ogni strato sociale una profonda unanime generale impressione e ha suscitato vivadssimi e animati commenti.

Il rilievo, che la stampa ha dato al discorso, ha assunto proporzioni veramente eccezionali, specialmente per l'Olanda, ove le allocuzioni di uomini di stato esteri lasciano genera-lmente l'opinione pubblica piuttosto fredda e riservata. Per poter comprendere come straordinaria sia stata la risonanza dell'allocuzione di S. E. Ciano in Olanda, basterà pensare che qui perfino il discorso tenuto dalla Regina appena qualche giorno dopo, non è stato pubblicato neppure nella prima pagina dei giornali.

Si può dire, per aderire ~strettamente ai limiti della realtà, che nessuna dichiarazione di uomo di stato di altro paese dallo scoppio della guerra in poi, ha avuto una risonanza che possa neppur lontanament~ paragona-rsi a queila della ~storica allocuzione di S. E. Ciano dinnanzi alla Camera dei Fasci e delle Corporazioni, che nessuna dichiarazione era stata attesa con tanta impazienza e che nessuna ha prodotto un'eco così vasta in tutte le classi dell'opinione pubblica.

B1sogna tener conto del fatto che il discorso di S. E. Ciano è qui giunto in un momento in cui l'Italia è, per così dire, all'ordine del giorno, in un momento in cui ogni suo atteggiamento è seguito e scrutato col massimo interesse. L,a stessa cura, con cui ogni passo della politica italiana è stato negli ultimi tempi attivamente e sia pur variamente interpreta-to, è prova sicura della decisiva importanza che qui si attribuisce ,sempre di più a ogni azione o iniziativa politica dell'Italia. Quando, nel momento del massimo allarme dei giorni 11 e 12 novembre scorso, qui si sparse la notizia che il Duce era personalmente intervenuto a Berlino per dimostrare il proprio interessamento per la salvaguardia della neutralità dell'Olanda, l'opinione pubbHca unanime ha realizzato in pieno la rilevanza e l'importanza della personalità del Duce, ancor più particolarmente in questa drammatica fase della politica europea: la successiva smentita non potè togliere l'impressione generale e assoluta del peso decisivo della parola dell'ItaEa fascista per lo stabilimento delle direttive politiche in ogni settore d'Europa.

Tale stato d'animo, unito aHe sempre crescenti preoccupazioni per le limi

tazioni apposte dal controllo inglese sul contrabbando, devesi quasi necessaria

mente ripercuotere in un ancor maggior interessamento per ogni manifestazione

politica di un paese che, come l'Italia, qui si crede dovrà. al momento buono

dire la parola decisiva.

Ad ogni modo, per poter valutare ed apprezzare in pieno l'assieme dei

commenti e delle impressioni olandesi sulla allocuzione di S. E. Ciano, devesi anche tener conto del fatto che lo spirito olandese è soggetto a reazioni di carattere ultra-semplici e si lascia albbandonare a impressioni, direi quasi, primitive, elementari.

Leggendo il riassunto del discorso, quale è stato pubblicato dai giornali, il ;pubblico olandese st domanda innanzitutto se esso sia pro Germania oppure pro alleati. Il publico olandese vuole scomporre sentimenti e impresioni in una rappresentazione lineare: non ha nulla della necessaria duttilità e finezza per poter comprendere che, al di là e al di sopra di una intonazione politica ci sono fatti ed idee che devono pure essere accuratamente seguiti e chiaramente impostati, e che, quando si tratta di una dichiarazione !del Ministro degli Esteri dell'Italia Fascista, assumono un loro contenuto preciso in funzione e in relazione alla precisa volontà dei Duce e ai precisi interessi dell'Italia.

I commenti fatti dai giornali olandesi al discorso di S. E. Ciano possono essere raggruppati in tre principali categorie: quelli dei .giornali di tipo indipendente o democratico liberale, quelli dei giornali cattolici e quelli dei giornali ,sociaJ.ilsti. Prima d'iniziare la disamina, vale la pena di far :risaltare opportunamente come tutti questi commenti, pur facendo talune riserve sul contenuto del discorso, siano effettivamente unanimi nel rendere omaggio alle qualità di oratore e di diplomatico di S. E. il Ministro: specialmente sottolineato è come il discorso sia un «capolavoro di linguaggio diplomatico~.

I giornali di tipo indipendente o democratico-liberale si sono limitati a leggere, per così dire, la superficie del discorso, e, concludendo che esso era fortemente intonato a favore '<iella Germania, hanno espresso una certa mera,.. viglia perchè nell'allocuzton<' non si era parlato della Finlandia: hanno però riconosciuto l'impronta precisa e definita della dichiarazione, hanno rilevato quelle che secondo loro sono ·le «divergenze:. tra la politica italiana e quella germanica, e non hanno saputo trarre altra conclusione che annaspare e smarrirsi in una vana e non intelligente ricerca di un contenuto e di uno scopo del discorso. È in quest'ordine di idee che un giornale di questo gruppo l'AZgemeen HandeZsbZad, giunge ad affermare che l'Italia fol'ISe prepara un «voltafaccia~. Il .che, fra l'altro, sarebbe in contradizione con l'impressione, che qualche riga prima il giornalista aveva registrato, che il discorso fosse «pro-Germania~.

I commenti dei giornali cattolici, i quali appaiono più profondi scrutatori del complesso del discorso e migliori conoscitori della nostra sensibilità politica, sono generalmente molto più seri, molto più onesti, e, quindi, molto meglio intonati. La preoccupazione principa1e dei giornali cattolici qui è il pericolo bolscevico: quindi essi sono ben lieti di riconoscere che anche a tale riguardo lo «storico discorso» è stato «molto significativo», e, nel sottolineare che l'Italia è antibolscevica, riconoscono senza troppo rincrescimento e probabilmente con un certo piacere che la stessa Italia è anche « anti-Versaglia e anti-democratica».

Con particolare interesse debbono essere registrati i commenti dei giornali socialisti, i quali in qualche frase e in qualche modo abbandonano in questa occasione un po' del loro pregiudiziale bagaglio antifascista per lasciarsi andare, sia pure di mala voglia, a riconoscimenti che possono avere il valore e il carattere d'importanti presagi. Il Vooruit, aHa fine di un suo lungo éommento, esprimeva in qualche modo la speranza che il Duce, il quale era stato arbitro della

513:

33 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

pace europea a Monaco, potes~e riprendere quella che secondo .il giornale poteva essere sua naturale :fi.mzione rpolitk:a nell'attuale momento, di partigiano e promo.., tore di una grande .crociata europea anti-bolscevica.

Da quanto sopra si è detto è !facile dedurre che qui in Olanda il discorso di S .E. Ciano, per quanto letto con molto interesse, non è stato sempre inter. pretato giustamente, probabilmente anche perchè la lettura è stata .affrettata e superficiale. Qualcuno ha anche fatto comprendere che, allo scopo di una pm esatta .inter,pretaztone sarebbe Sltato utile -che la Stefani avesse diramato già nella giornata di sabato l'intero testo dell'allocuzione.

Comunque sia, il fatto che le discussioni sulle interpretazioni siano state aJbbastanza vivaci, mentre i commenti sono stati diffusissimi, prova che l'interesse è stato grandissimo e veramente eccezionale: sarà opportuno, per farsene un'idea esatta, consultare i telegrammi press Stefani SpeciaLi 16 dicembre nn. 83 e 84, 17 .dklembl'e n. 85, 16 dicellllibre n. 86, 19 dicembre n. 87 e 20 dicembre n. 88.

Al di là e al di fuori di tutte le polemiche, vale più di tutti il riconoscimento pieno e assoluto del fatto che l'Italia può essere chiamata in un determinato momento a fare da arbitro. dei destini d'Europa.: e dai commenti e dalle impressioni, che è dato di cogliere qui, si-può dedurre che, qualora tale eventualità si realizzasse, molti strati .dell'opinione pubblica olandese potrebbero essere indotti a vedere in un'azione decisiva dell'Italia una garanzia di vera J;W.Ce _e di giustizia anche per i piccoli popoli.

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IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. (1). Belgrado, 20 dicembre 1939.

La ripercussione qui. avuta del discorso pronunciato da V. E. alla Camera dei Fasci e delle Corporaztoni il 16 corr. è stata Idi molto più profonda di quanta possano dare un'idea le informazioni di stampa costà pervenute.

Era atteso, .specie in questi circoli ufficiali, con grande ansietà il testo integrale del discorso, che mi è stato direttamente richiesto dalle più varie parti, e che ho potuto far ·conoscere attraverso a quello pubblicato nei primi giornali italiani giunti a Belgrado. L'importanza fondamentale della storica esposizione fatta dall'E. V. è qui, attualmente, meditata colla J.entezza metodica di questa gente, che, per la prima volta, comincia a veder chiaro fra le nuvole delle incerte, contraddittorie e tendenziose notizie che finora avevano nutrito questa opinione pubblica. La precisazione fatta delle situazioni e delle responsabilità assunte nell'attuale conflitto ha, ed avrà ancor maggiormente in seguito, un particolare effetto in questo paese. La parte che lo concerne direttamente è, naturalmente, quella che qui è stata più apprezzata. È stata rilevato, con legittima soddisfazione, il posto assegnato alla Jugoslavia nella parte che V. E.

presentanze all'Estero, con Telespr. riservato da Roma 245573/C. del 30 dicembre 1939, non è stato rintracciato.

ha dedicato alla zona balcanico~danubiana ed in particolare, la cordialità delle -espre1s:sioni usa,te nei riguardi della Romania -che qui rimane, per ·le note ragioni, un punto di particolare delicatezza -come pure l'intendimento manifestato di aiutare, in: tutta la zona bakanko~danubiana, il consolidamento della pace attraverso una risoluzione amichevole delle situazioni di difficoltà. Anche il pensiero dell'E. V. in materia di blocco è stato, almeno qui, perfettamente compreso, ed è stato, specialmente, compreso che tale pensiero segna essenzial

mente il destino di qualsiasi progetto del .genere.

Ma quello che sopratutto ha sollevato gli animi, grandemente depressi nell'attuale momento, è stato l'accenno fatto dall'E. V. al Patto di Belgrado « che esclude, in ogni eventualità, la guerra fra i due Paesi :.. A Belgrado, ove convergono le apprensioni di una inestricabile situazione interna, di una minaccia di sovvertimento rosso, di una situazione estera i cui sviluppi fanno guardare con grande preoccupazione, e non senza fondamento, ad ogni punto deUe varie frontiere jugoslave, dalle quali un pericolo, sia pure di diversa natura, può sorgere, l'assicurazione contenuta nelle parole dell'E. V. è stata di profondo e generale ·conforto. Non sono mancate, qui, in questi ultimi tempi, voci provenienti dalle più varie fonti, che avevano impressionato -e mi consta -gli stessi ambienti governativi di nostri preparativi in vista di una futura ocoopazione della Dalmazia. Per un paese, che conos·ce l'estrema fragilità della sua situazione interna, che si è reso conto, in seguito ai recenti esperimenti di mobililtazione; delle particolari deficienze, e morali e tecniche, del SIUO or:ga.,. nismo militare, che sa di essere pressocchè l'unica via rimasta aperta alla Germania per i suoi rifornimenti in Balcania e per tale fatto oggetto di lotta, per ora ancora sorda, fra le· parti in ·conflitto, che ha motivo di temere la pressione per ora ancora ideologica, dell'azione di Mosca, che, nello stesso ordine di idee, diffida considerevolmente della frontiera bulgara, e sente malsicura quella romena, le voci sopra. accennate, che ci riguardano non potevano che avere, sul morale depresso della pubblica opinione, un effetto decisivo. Il discorso dell'E. V. ha prodotto, quindi, in Jugoslavia uri senso di grande sollievo e di serenità ed ha offerto la possibilità di un maggior senso di resistenza per la salvaguardia di una poliHca di effettiva indipendenza alle pressioni che si eser~ citano da ogni parte per trascinare il paese verso pericolosi orientamenti.

(l) L'originale di questo documento, ritrasmesso per conoscenza ad alcune nostre Rap·

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IL CONSOLE GENERALE A ZAGABRIA, GOBBI, AL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI

TELESPR. RISERVATO ·6971/784. Zagabria, 20 dicembre 1939 (per. giorno 23). Dal discorso pronunciato a Spalato domenica 17 ·corrente dal Senatore Ing. Kosutic, Vice-Presidente del Partito Rurale Croato, riporto il passaggio, unito in copia tradotta (1), che non è stato riprodotto da questi giornali, all'infuori che dall'Obzor.

Nel discorso appaiono chiare le allusioni all'Italia; come sembra altrettanto aperto l'accenno ai popoli esieri (Francia-Inghilterra) «i quali ci hanno additato i punti dove si tessono i nidi ::..

È da accennare anche a quanto è riportato dalla Hrvatska Straza nel numero odierno (bollettino stampa di questo R. Ufficio n. 291).

In corrispondenza, si trovano larvati accenni contro l'Ungheria nel discorso tenuto a Subotica, la stessa domenica, dal dott. Krnjevic, Segretario Generale del Partito Rurale; nel quale discorso è accennato, evidentemente con intenzione, a1ludendosi alla dimostrazione comunista di Sussak, che « tutti i giornali italiani scrivevano nei giorni seguenti: lin Croazia ci furono dimostrazioni comunliste e bolsceviche». La punta antiungherese risulta, anche nella prosa di qualche organo di stampa, ispirata dalle organizzazioni rurali.

A parte tale contemporaneità, sta il fatto che qui si è molto parlato in questi giorni di una notizia comparsa la settimana scorsa sul Bund di Berna (non mi risulta da dove datata) nella quale veniva riportato, a quanto mi si dice, che in caso di torbida situazione balcanica, l'Italia chiamata o no, volente

o non volente la Jugoslavia, sarebbe intervenuta. Aggiungo che mi è stato riferito da persona degna di fede che il dott. Macek lunedì scorso si sarebbe espresso con un amilco ·che nell'evenienza di un qualsiasi intervento italiano c i croati ·sarebbero stati pronti come un solo uomo a difendere le loro frontiere ::..

linoltre mi viene riferito che è stata tenuta ieri l'altro una riunione al Banato presenti, oltre al Bano, il dott. Macek, l'Ing. Kosutic ed il dott. Krnjevic, nella quale, esaminandosi le decisioni da adottarsi nei riguardi dell'agitazione comunista, sa~ebbe •stato attribuito a noi il fomento di tale a·gitazione e la provvista dei mezzi di propaganda e sobillazione.

Tale azione viene riportata ad una pretesa nostra intesa con dott. Stojadinovic, che sommuoverebbe tutti gli elementi di opposizione, compresi i comunisti, per conseguire in definitiva, col nostro aiuto ed intervento, una personale situazione di dominio in Serbia, mentre a noi rimarrebbe libera mano in Croazia.

Non mi pare dubbio che dietro a questa faccenda, con la coadiuzione dei poteri centrali jugoslavi, vi sia l'azione franco-inglese, quanto meno diretta a mettere in agitazione Macek e gli esponenti del Partito Rurale per agganciarli sempre più e decisamente a Belgrado.

È palese lo sviluppo odierno di propaganda anti-italiana.

(l) Non pubblicato.

669

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. (1). Sofia, 20 dicembre 1939.

I contrasti dell'azione britannica in Romania, rilevati dalla Wilhelmstrasse, e avvertiti, in termini non molto diversi, anche qui, sembrano corrispondere ad altri, sebbene per ora meno evidenti, .contrasti che anche in Bulgaria accenna ad accusare nella propria azione l'Inghilterra.

Da una parte, nel rappresentare l'imminenza di una minaccia sovietica nei Balcani, la propaganda britannica pare in,si:stere nel porre in evidenza una presunta collusione bulgaro-sovietica per ·la spartizione della Romania, ottenendo così il precipuo risultato di impressionare pericolosamente l'opinione di questo Paese. Ciò mentre, e non da ora soltanto, si dànno segni non dubbi, se pure platonici, di favore britannico verso le tesi revi:sioniste dobrugiane della Bulgaria.

D'altra parte nel momento politico interno della Bulgaria l'attività inglese merita di essere seguita con attenzione, non sembrando essa estranea, come già ho ri.d:erito, ad un'accentuazione delle correnti di sinistra, rispetto alle quali alquanto più moderata pare invece mantenersi l'attività sovietica. Sembra pro· babile che la sola organizzazione d'azione elettorale .sovversiva, finora scoperta, secondo quanto segnalai a V. E., dana Polizia bulgara, risalga a fonti ed a mezzi britannici. Se si considera che tale attività condurrebbe a procurare una disfatta del Governo, a vantaggio di quelle correnti in cui vanno confluendo tutti i residuali del vecchi'o agrarismo filo-sovietico, occorrerebbe concludere ad intenzioni di scompaginamento dell'attuale politica ·governativa di moderazione e di neutra• lità; scompaginamento presumibilmente favorevole appunto ad un'eventuale azione sovietica.

Non mancano perciò osservatori che rilevando queste ed altre affermate contraddizioni dell'azione britannica nei Balcani, sembrano disposti a credere a un !piano preord:imato di turbamento della pace e della neutralità balcanica, nella ricerca, più voJ;te attlribui1a all'lnghil<terra, di lUna ulteriore estensione del conflitto, il cui nuovo focolaio, determinato dall'intervento sovietico in Bessarabia, dovrebbe come altra volta segnalai a V. E., accendersi alle bocche del Danubio.

(l) L'originale di questo documento, ritrasmesso per conoscenza ad alcune nostre Rappresentanze all'Estero con Telespr. da Roma 245710/C. del 31 dicembre 1939, non è stato rintracciato.

670

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI

T. 30525/596 P. R. Roma, 21 dicembre 1939, ore 9,55.

Regia Legazione in Helsinki ha riferito che secondo informazioni di quel Ministero Esteri atteggiamento prudente della Svezia nei riguardi del conflitto russo-finlandese sarebbe dovuto al fatto che Governo tedesco avrebbe comu· nicato ufficialmente al Governo svedese che un suo intervento in Finlandia verrebbe ·cosiderato dalla Germania come casus belli (1).

Pregavi accertare se tale notizia risponde a verità e riferire telegraficamente.

671

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 165. Helsinki, 21 dicembre 1939, ore 14,22 (per. ore 15,15).

Facendo seguito mio telegramma n. 163 di ieri notte (2), rammento ad ogni buon fine che come da telegramma n. 49 di V. E. (3) giunto stanotte, Aereo-consorzio sembra offrire a questo comando aeronautico qual'anta apparec·chi bombardamento leggeri.

(l) Vedi Documents on German Foreign Poticy 1918-1945, Series D, VIII, DD. 473, 475.

(2) -Vedi D. 661. (3) -Non pubblicato.
672

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 914. Tokio, 21 dicembre 1939, ore 18 (per. giorno 22, ore 7).

Mio telegramma n. 800 (1). Ministro Matsushìma ha assicurato che non mancherà visitare R. Ambasciatore a Mosca e iruformarlo circa negoziati commerciali con Russia.

Li prevede non privi di difficoltà e in ogni caso non credesi -che un eventuale ac·cordo diminuirebbe danni! embargo americano. Esclude ·che durante tali trattative si possa discutere insieme anche patto di non aggressione al quale però egli ·come seguace Shiratori dicesi favorevole.

Gli ·è stato fa·tto presente che nel caso Mosca prendesse qualche iniziativa circa tale patto sarebbe opportuno che egH ne tenesse parola Rosso.

673

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 166. Helsinki, 21 dicembre 1939, ore 20,03 (per. giorno 22, ore 0,30),

Per festeggiare anniversario Stalin 11 aeroplani sovietici visibilissimi nel cielo splendente hanno nuovamente bombardato Helsinki colpendo tra l'altro stazione ferroviaria con scarsi risultati.

Analoghe incursioni veriJfi.catesi anche in altre città.

Questo Ministro degli Affari Esteri, esprimendo a tale proposito rammarico del Governo che aviazione finlandese non abbia apparecchi caccia sufficienti per contrastare via al nemico mi ha detto essere al corrente che -per intervento personale del Duce -sarebbe stato trovato il modo che consentirà a pote nostre forniture, di ·cui al telegramma n. 158 (2), di giungere quanto prima, ed .egli mi pregava ,far pervenire a S. E. Mussolini sensi profonda riconoscenza sua e del Governo Finlandese.

674

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 533. Bucarest, 21 dicembre 1939, ore 23 (per. giorno 22, ore 17,30).

Ho veduto ieri questo Ministro degli Affari Esteri ,che appena giunto Bucarest aveva espresso desiderio vedermi. Gafencu mi ha anzitutto rinnovato espressione ·sua viva soddisfazione per -atteggiamento Governo Fascista circa settore baLcanico quale è stato definito nel comunicato del Gran Consiglio e nel discorso di V. E., nonchè sua gratitudine per parole cordiali pronunciate da V. E. relative alla Romania.

Ministro degli Affari Esteri mi ha quindi manifestato sua inquietudine circa intenzione Russia prossimo avvenire ed ha affermato .che Romania ·intende difendere alla frontiera del Nistro non solo Bessarabia, ma stessa esistenza sua e nazioni balcaniche in quanto è sua convinzione che il Governo di Mosca mira sopratutto a sovietizzazione dei Balcani. Tale opera sarebbe fin da ora predisposta attraverso intensa propaganda bolscevica che già starebbe determinando correnti comuniste e filo-sovietiche in Jugoslavia ed in Bulgaria.

Gafencu mi ha poi detto di aver pregato-ex-Ministro degli Affari Esteri Antonescu il quale parte oggi per un breve soggiorno a Roma di aver costà in tale occasione qualche utile contatto ufficioso e di esporre a V. E. qua~ora ne abbia opportunità (1), attegg;amento. Romania attuale situazione nonchè suo desiderio tener conto massimo indicazioni di V; E. allo 'scopo-cercare migliorare relazioni con· i Paesi vicini. A tale p•roposito Gafencu mi ha -inoltre maniiféstato suo scetticismo .circa intenzione del Governo Budapest giungere intesa con Bucarest Egli è stato indubbiamente esplicito affermare· :che accordo con Bul, garia sarebbe realizzabile senza difficoltà soverchia, àggiungendo tuttavia ritenere che una intesa romeno-bulgara non triuscirelJbe gradita al-Governo tedesco. Su questo punto mi riservo riferire con telegramma a parte :(2).

Per quanto concerne infine viaggio Antonescu chè ho ineontrato prima della sua partenza; ho riportato l'impressione che egli sia· stato iit.realtà incaricato da Re Carol, H quale predilige impiegare tramiti indiretti, sondare il terreno civca intenzioni Italia nell'ipotesi di attacco sovietiéo: alla' Romania.

(l) -Vedi D. 64. (2) -Vedi D. 628.
675

L'AMBASCIATORE A MADIUD, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, ClANO

T. PER CORRIERE 98.. Madrid, 21 dJicembre 1939 (per. giorno 25).

Telegramma per corriere di questa Regia Ambasciata n. 094 del 5 corrente (3) .

. Come ho riferito col telegramma citato ·in riferiinento, non appena rientrato a_ Madrid mi sono fatto premura di far convocare. da questo Mini:stro degli Affari Esteri :aeigbeder, la Commissione Interministeriale spagnuola alla quale, pre.~ :;ente lo stesso Ministro, ho presentato e Ulustrato le. pro~te, consegnatemi a Roma dall'E. V. per la definizione della questione. de.l debito spagnuolo.

Ho anche preso personalmente contatto ·Con i Ministri delle Finanze e dell'Industria e Commercio e col Ministro Serrano Sufier invitando i primi a considerare le nostre proposte non soltanto dal punto di vista tecnico e della ristretta visuale dei loro Dicasteri, ma anche da un più vasto punto di vi:sta politico, ed insistendo col .secondo perchè infiutsse personalmente sui suoi colleghi di Governo affinchè si decidessero a risolvere tale questione che si trascina ormai da lungo tempo.

Nel corso di tali contatti ricevevo tuttavia impressione che nostre proposte si urtav;;mo a considerazioni di ordine e·conomico e finanziario e incontravano

opposizione da parte Dicasteri tecnici interessati i quali sostengono impossibilità

per la Spagna, nelle presenti condizioni (vedi telespresso di questa Regia Amba~

sciata n, 5915/1530 del 4 novembre u. s.) (l) di assumere impegni di ordine

finanziario anche di non rilevante entità.

Successivamente pervenivano da questo Ministro degli Affari Esteri seguenti

controproposte spagnuole:

l) fissazione ammontare totale debito spagnuolo a cinque miliardi di Lire;

2) inizio pagamento il Io gennaio 1945;

3) pagamento dell'intero debito in 25 annualità di ammontare crescente

fissandosi 'la prima annualità a 80 milioni di lire e l'ultima a 300 milioni;

4) diritto di differire due annualità pagando interessi;

5) pagamento delle singole rate in divise o in merci o in divise e merci.

Mi recai subito da Beigbeder manifestandogli in modo vivace mia sorpresa..

Gli ricordai, esistenza convenzione Franco~Fagioli del 1937, impegni già assunti

per conseguenza note 450.000 tonnellate :minJerale del Riff, reiterate ;precedenti di~

chiaraziont da ·parte Spa.gna di voler onorare suo debito. Gli dissi che non avrei

trasmesso tali controproposte a Roma dove esse avrebbero certamente prodotto

assai sfavorevole impressione. Colsi l'occasione per lamentarmi vivamente della

scarsa comprensione che questo Governo viene manifestando verso iniziative

italiane citando questioni Banca Lavoro, Istituto Assicurazioni, Sagunto e altre

minori.

Beigbeder, mOIStratosi molto impressionato mie parole, iPromise fare opera

persuasione presso suoi colleghi, pregandomi tuttavia rappresentare V. E. dif~

ficile situazione in cui Spagna attualmente si trova e necessità per essa ottenere

un periodo di respiro prima di iniziare pagamenti, periodo durante il quale

Governo si ripromette riordinare finanze e superare crisi economica. Osservai

che V. E. non si sarebbe certamente rifiutata considerare eventuali contropro

poste spagnuole purchè tuttavia queste fos.sero eque e ragionevoli.

In riunione ·con questa Commissione Interministeriale che ha avuto il.uogo

ieri 20 corrente, delegati spagnuoli hanno nuovamente insistito su ·grave situa

zione economico-finanziaria· in cui si trova Spagna e hanno confermato di rite~

nere essenziale ottenere rinvio inizio pagamenti e rateazioni medesimi lungo

periodo di anni. Da parte nostra sono state svolte cOlllSiderazioni suaccennate da

me già fatte a Beigbeder. Siamo rimasti d'accordo che spagnoli presenteranno

martedì iProssimo un nuovo progetto di controproposte.

Sono state anche iniziate trattative per accordo scambi commerciali.

(l) Vedi il verbale del colloquio, avvenuto il 26 dicembre, in GALEAZZO CIANO, L'Europa verso la catastrofe, cit., p. 500.

(2) -Si tratta del T. per corriere 171, del 22 dicembre, non pubblicato. (3) -Vedi D. 469.
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L'INCARICATO D'AFFARI A. l. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 10283/3271. Berlino, 21 dicembre 1939 (per. giorno 23).

La deliberazione ginevrina contro la Russia e le reazioni che si sono mani~

festa•te in gran parte del mondo a favore della Finlandia, hanno provocato in

Germania una precisazione di atteggiamento verso il conflitto finno-sovietko. Se l'attacco russo alla Finlandia avesse prodotto rapidamente una soluzione tipo quelle realizzate da Mosca con gli Stati baltici, la Germania non avrebbe avuto bisogno di soffermarsi troppo a pesare gli effetti di tale situazione, più

o meno scontati in precedenza negli accordi e nei colloqui di Ribbentrop a Mosca.

Ma la resistenza finnica minaccia di avere per conseguenza un inasprimento di posizioni in tutto il settore nordico. La Germania ne è direttamente toccata. Si assiste in questi giorni a un fenomeno, nei circoli politici tedeschi, per cui l'attenzione si distoglie in parte dal fronte occidentale, belligerante e neutrale, e si rivolge invece verso il settore n<>Td-ol'lientale.

Non tutti gli elementi di tale attenzione, forse ancora poco concreti, affiorano all'esterno, ma tuttavia essi possono venire riconosciuti in convergenza a) verso la Russia, e b) verso il Nord.

Berlino crede in definitiva ad una vittoria sovietica, anche se dopo una lunga e valorosa resistenza, in Finlandia. Non facile, ripeto, nè in tempo breve, ma che appunto perciò non terminerebbe con mezze misure, bensì con l'asservimento totale o l'incorporamento della Finlandia nel complesso sovietico. Basata su questa fiducia, la Germania si schiera ·sempre più nettamente per il punto di vista moscovita.

Le notizie sul conflitto, che nei primi giorni avevano una certa pretesa di imparzialità almeno relativa, e che esponevano i comunicati dei due contendenti, dànno ora all'opinione pubblica tedesca l'impressione di una sicura avanzata sovietica, provenendo qua,si soltanto da tale fonte. Nei riguardi della Russia, poi, dal momento che essa è impegnata nel comlitto con la Finlandia, si ostenta sempre più un'amicizia vasta e protesa.

Sintomatico, a questo proposito, ancor più che lo smontaggio progressivo dell'apparato tedesco di propaganda antibolscevica, su cui riferirò nuovamente in seguito, l'atteggiamento odierno della stampa in occasione del 60° genetliaco di Stalin. Tutti i giornali pubblicano oggi il testo del telegramma del Fuehrer, particolarmente in rilievo nella prima pagina, fanno menzione del telegramma di Ribbentrop e fanno se.guire a questi omaggi a Stalin commenti di tono cordiale che accennano all'opera di lui, che ha esercitato la sua personale influenza per divergere la politica estera sovietica dall'orientamento societario e occidentale, .ristabilendo una salda amicizia con la Germania. Russia e Germania non sono disposte, scrivono i quotidiani, a mettersi al servizio della plutocrazia britannica e di quella francese che da essa dipende.

È sempre la Germania che si prodiga, nelle manifestazioni riguardanti i due paesi, mentre non un solo gesto di qualche calore si potrebbe riscontrare da parte sovietica. Ma, a prescindere da queste considerazioni contingenti, è il caso di domandarsi come si proiettino i rapporti russo-tedeschi nell'avvenire, di fronte al possibile spostamento scandinavo delle frontiere sovietiche.

La questione richiama, come ho detto da principio, l'attenzione tedesra verso il Nord. Tanto più che, in un settore dove il conflitto finnko ha rimosso inaspettatamente le acque, sembra a Berlino di riscontrare una nuova stesura di piani britannid. Ha dato l'allarme il redattore di politica estera dello Hamburger Fremdenbratt, che è notoriamente ispirato dalla Wilhehnstrasse. Nell'appoggio che Ginevra ha promesso alla Finlandia, egli crede di vedere il punto di partenza per una nuova offensiva diplomatica ed eventualmente anche militare dell'Inghilterra, via paesi nordici, contro la Germania. Si registrano alcune voci della stampa britannica, indicanti come «chiave della vittoria» un'operazione mista terrestre e marittima che assicuri all'Inghilterra l'accesso al Baltico. Si avanza per tale zona un nuovo termine, quello di «Dardanelli del Nord», e si accusa l'Inghilterra di tendere, nell'Europa nordica, alla stessa politica che svolge in Turchia. Per l'esame di tale politica si richiama fl'a l'altro una corrispondenza da Londra al giornale Metropole di Anversa, se.condo cui le potenze occidentali starebbero sforzandosi di aumentare la capacità militare e quindi bellica della Turchia, per metterla in una posizione di influenza decisiva nei Balcani da una parte, e nel settore fra il Mar Nero e il Golfo Persico dall'altra. Ora un'altro pubbli-cazione ufficiosa, citando l'articolo dello Hamburger FremdenbLatt, fa notare che una simile poliltica .condurebbe la Turchia alla guerra sia contro ·la Germania che contro la Russia.

Il conflitto .finnico, insomma, affaccerebbe la possibilità di una proiezione nordica di vertenze simili a quelle che potl'ebbero svilupparsi nei Balcani, da un piedistallo delle potenze occidentali in Turchia. Negli ambienti berlinesi della stampa ufficiosa si tien conto, a questo proposito, di informazioni dei giornali parigini sull'ultima riunione del Consiglio di guerra degli Alleati. In esso si sarebbe riflettuto sull'ipotesi di run allargamento nordico del conflitto, ipotesi che obbligherebbe fin d'ora Francia e Inghilterra a considerare ciò .che convenga fare per trascinare in guerra paesi ricchi di materie prime come la Svezia e la Norvegia. E anche lo stesso Segretario di Stato von Weizsacker mi chiedeva oggi con insistenza quali potrebbero essere le reazioni britanniche se i Russi toccassero le coste settentrionali norvegesi.

Qualunque sia l'esattezza di tali informazioni, è certo che a Berlino esse sono tenute in gran conto perchè coincidono con ·l'interesse che la Germania è costretta a prendete, in seguito al ·conflitto finnico, per la zona Nord. Finora tale interesse si limitava a intimidire Svezia e Norvegia, già viventi in uno stato di grande paura, perchè esse piegassero benevolmente la loro neutralità, particolarmente quella commerciale, verso la Germania. Ma si presentano ora due nuove incognite. Prima, la possibilità di una intensificata azione francobritannica in Svezia e in Norvegia, per assicurarsi un'influenza sui «Dardanelli del Nord». Seconda, la estensione nordica del conflitto sovi·etico. In quest'ultimo caso, se Mosca dovesse stendere i suoi tentacoli verso Svezia e Norvegia come già ha fatto verso la Finlandia, non par dubbio che sarebbe vanta-ggioso e vorrei dir quasi doveroso per la Germania prevenirla e, forzando un accordo con Mosca, realizzare quel Drang nach Norden che tornerebbe a collimare, dopo la diversione filo-sovietica, con i più duri principi razziali nazisti, ma che oltre a ciò risponderebbe soprattutto a imperiose e contingenti esigenze strategiche ed economiche.

Tutto ciò può essere ancora lontano. Ma rimane da chiedersi se, facendo la somma delle due incognite sopra accennate, la Germania non incominci fin d'ora, come qualche sintomo raccolto potrebbe far supporre, a prospettarsi uno spostamento nordico del conflitto generale, realizzando in quale difficile posizione di manovra sarebbe messa se questo spostamento dovesse, anzichè preparare, subire.

(l) Non rintracciato.

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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. (1). Berltino, 21 dicembre 1939.

Avevo già nei giorni scorsi fatto più volte parola a questo Ministero degli Affari Esteri circa talune notizie, provenienti particolarmente da Parigi, relative a precisi e netti atteggiamenti che la Germania avrebbe preso a Stoccolma per impedire che la Svezia si ponesse direttamente ed ufficialmente a fianco della Finlandia contl'o l'U.R.S.S. (2).

E con mio ·precedente telegramma (3) ave,vo già rtferi:to ·come da parte tedesca si smentisse l'esistenza di tali passi a Stoccolma. Ancora oggi il Segretario di Stato von Weizsacker mi aggiungeva che fino ad ora le sole conversàzioni di carattere politico avvenute tra la Germania e la Svezia hanno avuto· per oggetto tutte le questioni relative ai traffici navali ed ai campi di mine.

Da parte svedese, come ho accennato con il telegramma suindicato, questo Ministro di Svezia, signor Riche:d, mi ha oggi dichiarato dii non ave11e alcuna notizia da Stoccolma· che ·farebbe supporre l'esistenza· di quei passi ufficiali tede~ schi presso il Governo svedese nel senso che un intervento in Finlandia potrebbe essere considerato in Germania come un casus belli.

Il Ministro ha aggiunto, in via del tutto riservata e con preghiera che non venga data nessuna pubblicità alla cosa, che pendono oggi trattative tra Stoccolma e Berlino per l'acquisto da parte della Svezia di armi e materiali da guerra tedeschi (4). Ora, in queste trattative, il Governo del Reich h:a posto .come condizione specifica ed essenziale per la stipulazione del contratto, che ·le for

. .

niture debbano rimanere in Svezia e non debbano esser~ \inviate a terzi .paesi. Naturalmente non si è fatto esplicitamente il nome della Finlandia ma non sussiste alcun dubbiÒ che i tedeschi hanno inteso di far comprendere chiaramente che non vogliono vedere le loro armi finire per via svedese ad Helsinki.

Quello .che è anche certo è che tutte le informazioni che gli svedesi qui possiedono, e che sono raccolte particolarmente negli ambienti militari tedeschi, dànno la sensazione che Berlino non vedrebbe affatto di buon occhio un intervento ufficiale svedese a fianco della Finlandia. Le stesse lodi che in Germania si sentono oggi fare al nuovo Gabinetto svedese ed al sruo Ministro degli Esteri ed alla politica di stretta neutralità che Stoccolma intenderebbe ora seguire, hanno appunto ed evidentemente lo scopo di favorire un atteggiamento astensionista svedese anche nei confronti del conflitto russo-finlandese. _ Dalle parole del Ministro mi è stato dato anche di scorgere come in questi ambienti svedesi si ritenga che in definitiva, in un periodo di tempo più o meno lungo, la Finlandia dovrà ,finire per cedere dinanzi alla soverchiante forza dell'U.R.S.S. Il problema quindi che assilla quotidianamente Stoccolma è conoscere se Mosca intenda fermarsi alla Finlandia o proseguire il suo cammino ai danni

dei due Stati della Penisola Scandinava. Ora, a tale proposito, la preoccupazione è in certo modo doppia perchè appare agli svedesi impossibile che in quella seconda eventualità la Germania resterebbe con le mani in mano a guardare i progressi sovietici. Essa con ogni probabilità dovrebbe entrare in campo, formalmente ai danni della Svezia e a fianco della Russia, ma praticamente per occupare nella Penisola Scandinava, e tempestivamente, le posizioni necessarie per non dare campo libero, ai progressi moscoviti. Queste considerazioni producono tra gli svedesi molte preoccupazioni e non può non farsi una certa strada in Svezia la speranza che tutto possa essere ancora fermato. In questo senso penso che da parte svedese sia stato messo un po' d'acqua nel vino degli affidamenti dati alla Finlandia. Si stanno organizzando a Stoccolrria, questo è vero, formazioni di volontari, e tutto il paese non manca di dare prova della sua solidarietà morale con Helsinki; ma in realtà semlbrano essere pochi i segni che potrebbero far credere ad un intervento immediato armato ed aperto contro la Russia.

.t\ggiungo che questo R. Vice Addetto Navale, stasera rientrato a Berlino dalla Norvegia, mi ha confermato come su tutta .la Penisola Scandinava sia oggi effettivamente distesa un'atmosfera di profonda preoccupazione.

(l) -L'originale di questo documento, ritrasmesso per conoscenza alle Ambasciate a Parigi Londra, Mosca e alle Legazioni a Stoccolma, Helsinki, Osio, Copenaghen, con Telespr. 11/0155/Cdel 14 gennaio 1940, non è stato rintracciato. _ (2) -Vedi sopra D. 670 ed i documenti tedeschi ivi citati in nota. (3) -Si tratta del T. 1095, non pubblicato.. (4) -Vedi Documents on German Foreign PoLicy 1918-1945, Series D, VIII, DD. 446, 481.
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L'AMBASCIATORE A BRUSSELLE, LOJACONO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5454/1370. Brusselle, 21 dicembre 1939. In sede di discussione del bilancio degli Esteri a:Ua Camera dei Rappresentanti si sono avute notevoli manifestazioni, sia del Governo che della Commissione Parlamentare, tendenti a precisare la posizione internazionale del Belgio di fronte alla guerra. Queste precisazioni riguardano: a) la politica di neutralità; b) l'interesse del Belgio alla sicurezza dell'Olanda; c) la situazione economica del Belgio di fronte al blocco marittimo.

NeutraUtà.

Il Ministro degli Esteri ha dovuto difendere la politica del governo contro i « nostalgici :~> della guerra. Sembra incredibile che dopo 20 anni di speculazione degli orrori dell'invasione e di spasimi per la conservazione a tutti i costi della neutralità del Belgio in caso di cataclisma europeo, si sia formato un sentimentalismo guerriero in un Paese che alla guerra non chiede nè la riparazione di una ingiustizia, nè ,la realizzazione di un sogno di grandezza.

Alcuni di questi bellicisti obbediscono a motivi finanziari pubblici o privati. È la prima volta, inrfatti, che il Belgio si trova a dovere sostenere le spese colossali di una mobilitazione che spreca altrettanto che la guerra, senza con... tare nè sugli anticipi dei grandi alleati, nè sulle riparazioni dei grandi vinti. Nel 1914-18 queste preoccupazioni non esistevano e la guerra aveva finito con essere un investimento di dolore trasformabile in futuro benessere del Paese. Oggi, è vero che si risparmia il dolore, ma si perde sicuramente il benessere.

Questo, per quel che riguarda i motivi di interesse pubblico. Quelli di

interesse privato si muovono sopra loln altro piano inclinato che passa dinanzi alla porta della cassaforte dell'Ambasciata di Francia.

Il discorso del Ministro Spaak ha fatto giustizia di queste fantasie guerresche, dimostrando che la politica attuale del Governo belga è l'unica aderente agli interessi fondamentali del Paese. In questa difesa della neutralità ed indipendenza del Belgio, il Governo e la Camera hanno reso omaggio entusiastico alla figura del Re ed al contributo di profonda saggezza da Lui portato nel guidare e consigliare il suo governo nelle difficili contingenze di questi ultimi quattro mesi.

Affermata nettamente la imparzialità dello Stato in ·confronto alle due parti belligeranti, con tutti i dovevi che ne derivano, gli oratori che hanno partecipato alla discussione, compreso ·lo stesso Ministro degli Esteri, non hanno potuto esimersi dal rivelare più o meno velatamente le loro simpatie, non per diminuire ma forse anzi per accrescere il valore di quella fredda imparzialità che sarebbe apparsa artificiosa ed avulsa dall'anima popolare se avesse voluto ignorarne ad ogni costo i sentimenti dominanti. «Nessuno sostiene che un Belga neutro debba essere un Belga indifrerente » ha detto il silgnor Spaak.

In omaggio ai sentimenti dell'anima popolare, il Ministro degli Esteri si è lasciato andare ad una esplosione di indignazione contro l'aggressione della Russia a danno della Finlandia. È stato un modo abile di .convogliare verso un obiettivo lontano e universalmente maltrattato •la corrente di antipatie e di tristi pronostici che il pubblico belga ·colloca più liberamente e più imprudentemente sopra un obbiettivo limitrofo e ben altrimenti pericoloso.

Sicurezza dell'Olanda.

Nel rievocare le minacce ·Che di recente si sono mani<ksta:te in maniera così allarmante contro ia neutralità del Belgio, tanto il relatore della Coonmissione quanto il Ministro degli Esteri sono stati inevitabilmente indotti a parlare della solidarietà belgo-olandese.

Il tema si prestava a pacifi.che invocazioni, finchè limitato al resoconto ed alla giustificazione dell'ultimo tentativo di conctliazione offerto dai due Sovrani del Belgio e dell'Olanda. Ma i ·due importanti documenti costituiti dalla relazione di Carton de Wiart e dal discorso di Spaak vanno molto più avanti nel definire, per la prima volta, una solidarietà di Interessi militari belgo-olandesi, che rappresenta una coraggiosa svolta sia in rapporto ad un secolo di diffidenze tra i due Paesi e sia in rapporto alle vicende della guerra in corso.

Già nella primavera scorsa si era esaminata qui l'eventualità di un'azione difensiva comune dell'Olanda e del Belgio, destinata a tenere in rispetto qualsiasi aggressore o per lo meno a ritenerlo più lungaJIIlente sul ciglio ultimo della meditazione prima dell'irrimediabi'le. L'idea, criticata ed esclusa come procedura diplomatica, non cessava per questo dal-l'essere una verità storica difficilmente confutabile in caso di guerra tra paesi che premono egualmente sulle frontiere della Olanda e del Belgio.

Tanto più fortemente sussiste ·questa verità e tanto meno sono obbligati i due paesi a costringere i loro rapporti entro 'le formule schematiche di alleanz.e

preventive che possono essere interpretate come pericolose provocazior:ii. La

preoccupazione di evitare scrupolosamente ogni idea di provocazione e la co,.

scienza di dovere andare incontro agli avvenimenti non per dominarli ma per

subirli, ha perfezionato il senso politico dell'Olanda e del Belgio, portandoli a

riconoscere che aUe alleanze schematiche, che finiscono con dimostrarsi rigide

e anchilosate di fronte alle sorprese della vita, sono da preferirè le solidarietà

di interessi, rivelantisi sotto la sferza della necessità. Basterà, infatti, in un

simile regùne, agire nel proprio interesse per agire nell'interesse dell'altro; e

difender se stesso per soccorrere l'a<ltro.

Questa solidarietà, fatta di semplice istinto e di semplice necessità, supera

in questo momento le vecchie rivalità dell'Olanda e del Belgio intorno alle

Bocche della Schelda ed al regime dei porti; ed è anzi intorno alle Bocche della

Schelda ·Che la rivalità, creata appunto da una convergenza di interessi, si tra

muta in difensiva comune.

Sebbene il relatore Carton de Wiart citi come profetiche le parole che la

Commissione parlamentare scriveva, nella primavera 1939, sui rapporti belgo

olandesi, esprimendo il motivo che la mancata revisione dei trattati del 1839

avrebbe forse fatto rimpiangere ai due Paesi di non essersi intesi in tempo, a

me sembra che le leggi supreme della storia che :superano gli :sforzi positivi e

negativi degli uomini, abbiano fatto giustizia di quel monito niente affatto pro

fetico, creando le condizioni forzate di un'intesa tra uomini che non sapevano

intendersi, ed abbiano creato questa intesa proprio là dove sembravano adden

sarsi le ragioni del malinteso e cioè nel luogo di confluenza degli interessi

reciproci.

Non sembra dubbio, infatti, che quando il signor Spaak afferma solen

nemente non potere il Belgio rimanere indifferente all'ipotesi che la ,situazione

dell'Olanda possa essere modificata, egli intenda riferirsi alle ventilate combi

nazioni strategiche germaniche .che, puntando attraverso l'Olanda meridionale

e lasciando indisturbato sulla destra il ridotto dell'Olanda propriamente detta

circondata daLla sua famosa «linea d'acqua», giungano ad impadronirsi delle

Bocche della Schelda come base di azione contro l'Inghilterra, soffocando. il

porto di Anversa e la vita economica del Belgio, già tanto angustiata per opera

derl'altra parte in causa.

Questa presa di posizione del Governo belga riponde nella sostanza al quesito che gli Ambasciatori d'Inghi-lterra e di Francia posero a Spaak nel momento più acuto della crisi di novembre per sapere quale atteggiamento avrebbe tenuto il Belgio in caso di violazione della frontiera olandese da parte delle truppe germaniche. Il Governo belga non rispose in alcun modo a quel quesito, ben comprendendo che una qualsiasi risposta avrebbe potuto essere interpretata come una intesa in vista di eventuali operazioni militari e quindi come una violazione di neutralità, che la Germania avrebbe potuto invocare come pretesto.

Vennero poi le famose riv·e1azionil del Daily Telegraph che annunziavano essere stata adottata dal Governo belga la decisd,one di prendeve le armi appena le truppe germaniche avessero attaccato l'Olanda a Sud di Nimega per cacciarsi, attraverso il Limburgo ed il Brabante settentrionale, sino a Flessinga. Queste rivelazioni furono definite come «fantastiche» in un comunicato di impronta governativa apparso sui .giornali . belgi.· Evidentemente, non si voleva dare un elemento agli Stati Maggiori beUigeranti sopra una condizione automatica di entrata in guerra del Belgio; non si voleva dare allo Stato Maggiore tedesco perchè si aveva paura di irritarlo, nè si voleva dare a quelli occidenta'li per Ia paura opposta e cioè che procedessero senz'altro ad una cooperazione vir~ tuale con l'esercito belga e compromettessero la neutraUtà del Belgio sulLa base di apprestamenti di fatto, concepibili soltanto .in regime di armonia.

Se ora, a quaranta giorni di distanza, il Governo belga manifesta un pensiero concreto sull'ipotesi di una minaccia all'Olanda, ciò avviene in un momento di serenità relativa che permette, da una parte, di elevare un avvertimento alla Germania senza che ciò suoni come resistenza o come sfida provocatoria ad una azione I)€ndente, e dall'altra parte elimina l'idea che la dichiarazione costituisca una risposta ad un quesito ormai distanziato e possa servire di agganciamento ad impegni militari.

Il si,gnor Spa:ak ha tenuto, anzi, ad ·allontanare ogni idea d:i agganciamento con gli Stati Maggiori francese ed inglese quando ha detto: «Voglio, oggi più che ieri -poichè gli avvenimenti me l'ordinano -ev:itare qualsiasi automatismo alLa politica estera belga; desidero mantenere le mani completamente libere e giudicare le situazioni quando tutti gli elementi ne siano noti. Perciò, considero che sarebbe imprudenza stabilire sin da ora definitivamente l'atteggiamento che dovremmo prendere nell'ipotesi in cui la situazione dell'Olanda dovesse e8sere modLficata. Ma aggiungo con fermezza che sarebbe insensato proclamare ·che un tale avveni:mento abbia a !asciarci indifferenti».

Blocco marittimo.

Il Ministro degli Affari Esteri si è difeso contro gli opposti estremismi di coloro che reclamano una resistenza più eflkace contro l'esercizio de·l bloc·co bri

' tannico e coloro che non sanno trovare altra risorsa, di fronte aila flotta·ingtlese, che quella di piegare il capo ra:ssegnatamente, e quasi di ringraziare l'Inghilterra della clemenza che usa: non adottando misure più intransigenti. Il signor Spaak ha messo al corrente la Camera dello stato dei negoziati in corso a Parigi e Londra. Da quanto egli ha detto risulterebbe l'esistenza di un accordo di massima, che tuttavia non abbraccerebbe ancora gli articoli fondamentali che sono a base del disaccordo, e cioè rame, nichel, cotone, lana e caucciù. I principi fondamentali su cui il Governo belga ha stabilito di basare la sua politica economica durante la guerra sono i seguenti: l) I prodotti principali necessari alia difesa nazionale o aUa sicurezza deiJ.la popolazione belga sono proibiti all'esportazione. 2) il Belgio non autorizza l'esportazione di una serie di prodotti verso i tre paesi belligeranti se non nei limiti delle correnti normali. 3) Delle discussioni sono in corso riguardo ai prodotti che sono originari dei paesi belligeranti, o che sono controllati da essi. Si tratta specialmente della lana, del cotone, del caucciù, dei minerali, dei metalli non ferrosi, del legno. Attendendo l'esito di questi negoziati, il Belgio vieta la riesportazione dei prodotti in questione nelle condizioni in cui furono importati. Esso non autorizza l'esportazione che dei prodotti elaborati, derivati da dette merci e incorporanti

una mano d'opera nazionale. L'uscita ne è permessa verso i paesi belligeranti nei limiti delle correnti normali.

4) Il transito attraverso il territorio belga resta Hbero. In alcuni casi sono richieste licenze di transito. Il Govemo belga, preoccupandosi di tenere a livello soddisfacente gli stocks necessari all'economia nazionale potrà esigere da parte degli importatori una dichiarazione preventiva che permetta di rendersi conto se le merci di cui si prevede l'importazione siano destinate al consumo ovvero a:l transito.

5) II commercio coi paesi neutri resta libero. Tuttavia, per i prodotti di cui ai numeri 2 e 3, !'-esportazione verso paesi neutri non è autorizzata in principio che nei limiti delle correnti normali. Non si accorderà l'inoltro se non quando il Governo belga abbia l'assicurazione che la mel'ce o qualsiasi prodotto che ne derivi non sarà destinato ad un paese belligerante.

6) Il Governo belga riafferma il principio che non sarà mai permesso ai rappresentanti di un .governo straniero L'esercizio di un controlio sopra l'attività di imprese stabilite in territorio belga.

Queste notevoli manifestazioni parlamentari e governative sono state accolte dall'opinione pubblica e dalla stampa, specialmente per quello che riguarda l'interesse del Belgio aUa sicurezza dell'Olanda, con rilievo grandissimo e come elementi di un rinnovato p!'estigio della politica di indipendenza instaurata da Re Leopoldo.

679

IL CONSOLE GENERALE A PRAGA, CARUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 2716/1265. Praga, 21 dicembre 1939. Il discorso pronunciato al Consiglio Nazionale da S. E. il Ministro il 16 corr. ha avuto in questi ambienti cechi vaste favorevoli ripercussioni.

Esso oltre che per la sua portata europea e mondiale è stato particolarmente apprezzato col massimo favore dal punto di vista nazionale ceco, per l'affermata netta distinzione tra gli avvenimenti qui verificatisi nel settembre e nel marzo u. s., che portarono allo sfacelo dell'ex-repubblica cecoslovacca ed alla situazione in cui si trova attualmente il Paese e la nostra azione in Albania.

Era opinione generale che qualora la politica estera fascista fosse. a suo tempo, prevalsa, i cechi non sarebbero quello che sono.

Tale opinione è oggi ancora più profondamente radicata. Dopo l'unione dell'Albania all'Italia moltissimi cechi, -a dispetto di tutto quanto è nella loro storia, nello loro cultura e, bisogna pur dirlo, a dispetto di quella che forse è stata la presunzione di molti di essi, -invidiano le sorti del popolo albanese, per ragioni sentimentali e materiali.

Quest'Ufficio ne ha continue testimonianze che non consentono dubbi, mentre è convinzione generale che da Roma saranno decise le sorti del popolo ceco.

L'Ufficio Stampa della Presidenza del Consiglio ha emanato il 16 dicembre un ordine riservato per le redazioni dei quotidiani di Praga, in cui era approssimativamente detto: c Il discorso del Conte Ciano non deve essere pubblicato in prima pagina. I titoli non devono essere troppo appariscenti. Il tipo dei caratteri deve essere neutrale».

I giornali hanno rigorosamente seguito tali istruzioni ed hanno ricevuto il testo del discorso soltanto nelle tarde ore della notte di domenica, dopo la revisione fatta a Berlino.

* * *

Mi sono permesso di far pervenire il testo integrale alle personalità che vi avevano maggiore intere.sse.

Il numero dei giornali italiani col testo integrale giunti a destinazione non credo che superi quello di un esemplare del Popolo d'Italia recapitato al Consolato.

680

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 4591/1765. Mosca, 21 dicembre 1939 (per. giorno 3 gennaio 1940).

Da questa Ambasciata del Giappone sono stato informato che hanno avuto luogo recentemente fra Molotov e l'Ambasciatore Togo diversi colloqui nei quali è stata discussa la sempiterna questione della pesca: questione che torna in discussione verso la fine di ogni anno alla vigilia della scadenza della convenzione mantenuta finora in vita attraverso successivi modus vivendi.

Anche questa volta l'Ambasciatore del Giappone ha presentato al Governo sovietico un progetto di nuova convenzione. Molotov ha risposto quest'anno con un controprogetto che contemplerebbe una ·Convenzione avente la durata di «alcuni anni>. La conclusione di tale convenZJione è stata però subordinata, da parte sovietica, all'immediato pagamento dell'ultima rata dovuta dal Governo del Manciukuò per l'acquisto della ferrovia Est cinese.

A sua volta Togo ha offerto la garanzia giapponese per tale pagamento, ma Molotov ha dichiarato che ciò non bastava e che doveva insistere per l'effettivo ed immediato pagamento.

Il mio collega giapponese ha allora riferito a Tokio chiedendo istruzioni. Prevedendo però che la risposta difficilmente potrebbe giungere prima del 31 dicembre -data della scadenza del modus vivendi concluso il 2 aprile 1939 l'Ambasciatore Togo si adopera attuaimente per concludere un ulteriore accordo provvisorio, che prolunghi temporaneamente la validità delle concessioni per la pesca.

Ho avuto l'impressione che l'Ambasciata giapponese sia fiduciosa di poter firmare quanto prima questo nuovo modus vivendi, mentre prevede che le trattative per una convenzione definitiva si protrarranno per lungo tempo.

34 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

Sono stato ugualmente informato che le annunciate trattative commerciali fra U.R.S.S. e Giappone avranno inizio, verso la metà di gennaio, quando giungerà a Mosca una delegazione giapponese presieduta dal sig. Matzuzchina, e composta di sei persone, compresi due interpreti. Anche nel campo economico l'Ambasciata prevede ,che i negoziati saranno di lunga durata.

Quanto alle relazioni politiche, mi è stato detto ,che nulla di nuovo è intervenuto negli ultimi tempi, nessuna delle parti avendo preso iniziative per quel patto di non aggressione di cui avevano parlato certi giornali subito dopo l'accordo per il regolamento delle questioni di .frontiera fra Mongolia esterna e Manciukuò. Questa Ambasciata nipponica qualifica però gli odierni rapporti fra Tokio e Mosca come «normali».

Io ho la sensazione che i due Governi si guardino ancora con diffidenza e che, pur non escludendo la possibilità di un riavvicinamento, nè l'uno, nè l'altro, vogliono fare il primo passo; per lo meno non vogliono fare un passo decisivo fin quando durano le incertezze della odierna situaz,ione internazionale ad Oriente e ad Occidente.

Si può cionondimeno notare qualche sintomo di un effettivo miglioramento dell'atmosfera politica, miglioramento che mi pare riflesso fra l'altro dalla stampa. Infatti, dopo il discorso al Consiglio Supremo deH'U.R.S.S. del 31 ottobre, quando Molotov fece a Tokio un chiaro, se pur indiretto, invito al riavvicinamento, i giornali sovietici hanno mantenuto sempre verso il Giappone una attitudine molto corretta, astenendosi dalle solite polemiche e dal pubblicare le consuete informazioni sgradevoli.

Risulta poi che recentemente, in occasione dell'incagliamento nelle acque nipponiche di un piroscafo sovietico, le autorità g,iapponesi hanno mostrato una speciale premura e diligenza nell'organizzare il salvataggio della nave. Mosca aveva chiesto di poter mandare sul luogo i jpropri battelU di salvataggio, e Tokio aveva dovuto rifiutare perchè si trattava di una zona militare. Le autorità giapponesi avrebbero però dato immediatamente un la,rgo aiuto, permettendo anche a cinque tecnici sovietici di ,imbarcarsi sulle navi nipponiche che si recavano sul luogo per effettuare il ricupero del piroscafo sovietico.

A parte queste manifestazioni di carattere episodico, ho l'impressione che questo mio ,coUega giapponese stia lavorando pazientemente, mediante frequenti contatti col Narkomindiel, per preparare un terreno favorevole al riavvicinamento; ed ho ragione di credere che in ciò egli sia molto incoraggiato dall'Ambasciatore di Germania.

Avendo recentemente chiesto a von Schulenburg se riteneva possibile e probabile, in un avvenire non lontano, un qualche patto politico fra U.R.S.S. e Giappone, il collega tedesco -sia pure con le ovvie riserve suggerite dal1e diverse correnti in seno al Governo giapponese -ha mostrato di non escluderlo. Egli mi ha anzi segnalato l'apparente analogia del modus procedendi sovietonipponico con quello dei negoziati tede.sco-sovi,etici dello scorso autunno, quando il patto di non aggressione era stato preceduto da un accordo commerdale e seguito da un patto di amkizia.

Aggiungo che anche questo Ambasciatore di Francia non esclude del tutto che U.R.S.S. e Giappone possano un giorno mettersi d'accordo ai danni della Cina, kovando un qualche terreno di intesa per una spartizione di zone di influenza.

Certo un'eventualità del genere deve essere tenuta in considerazione, anche se pel momento essa non si presenti ancora -a mio giudizio -con carattere di attualità.

681

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 1104 (1). Berlino, 22 dicembre 1939, ore 12,40 (2).

Mio telegramma n. 1098 (3).

Stamane viene qui pubblicato con certo rilievo accordo Buffarini GuidiHimmler per Alto Adige (4). E viene finalmente data notizia della visita fatta da Himmler al Duce nel pomeriggio mercoledì e della « lunga e cordiale » conversazione seguita.

682

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 1103. Berlino, 22 dicembre 1939, ore 12,50 (2).

Telegramma di V. E. 398 (5).

Ispettore questa Fiat Bonelli con cui sono rimasto in contatto per nota questione, mi informa che dei dieci vagoni che erano a Sassnitz, quattro appaiono aver continuato il viaggio. Degli a'ltri mancano per ora di notizie.

Siamo rimasti d'intesa che eventuali aitre spedizioni saranno fatte sempre a cura e a carico diretto della Fiat, senza alcuno ·intervento di questa Ambasciata; questa infatti ha avuto, come è noto, inequivoca risposta negativa da parte tedesca, e ha anche comunicato uffidalmente ai tedes:cM [tele.gramma di V. E. n. 584 (6)] che vagoni in questione sarebbero stati da noi ritirati.

683

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 322. Mosca, 22 dicembre '1939, ore 18,50 (per. giorno 23, ore 0,50).

È stato rilevato con molta sorpresa che nell'abbondante serie di messaggi, telegrammi, articoli pubblicati dai giornali in occasione sessantesimo compleanno di Stalin, non è apparso nome Zdanov, Segretario del Partito ,per Leningrado, Presidente della Commissione Affari Esteri del Consigiio Supremo U.R.S.S. e membro influente del Poli.tbureau.

Nei giorna·li di ieri è apparso articolo di ciascuno dei membri dell'Ufficio Politico del Partito con l'eccezione di Zdanov. Questa strana assenza farebbe ciraolare voce che predetto sarebbe stato principale propugnatore dell'azione contro Finlandia risultata molto meno facile di quanto previsto.

Telegrammi congratulatori di Hitler e Ribbentrop non sono stati fino ad oggi pubblicati.

(l) -Nei DD. 681 e 682 il numero di protocollo non conisponde àll'ora di partenza. Si è preferito ordinarli secondo l'ora di spedizione. (2) -Manca l'indicazione dell'ora d'arrivo. (3) -Non pubblicato. (4) -Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, VIII, p. 274, nota 3. (5) -Riferimento errato. (6) -Vedi D. 603.
684

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI

(Pubbl. MARIO ToscANO, Le origini diplomatiche del patto d'acciaio, cit., p. 387, nota 42)

T. 30870/377 P. R. Roma, 22 dicembre 1939, ore 23.

Vostri recenti telegrammi hanno riferito circa contrastanti tendenze ed incerto atteggiamento di codesto Governo (1).

È necessario che vi adoperiate attivamente affinchè venga accentuata politica antisovietica, incoraggiando tradizionali correnti ,anti-russe di codesti ambienti e mettendo in opportuno rilievo netto orientamento antibolscevJco assunto e confermato dall'Italia. Fate parimenti presente nelle vostr.e conversazioni con codesti uomini di Governo opportunHà che Governo nipponico migliori sue relazioni con Stati Uniti cui interessi, diversamente da quelli russi, non sono affatto inconciliabili con quelli nipponici, giungendo in tal modo anche ad una distensione delle relazioni con l'Inghilterra.

Riferite telegraficamente circa azione che svolgerete in tal senso.

685

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A KABUL, QUARONI

T. 30884/50 P. R. Roma, 22 dicembre 1939, ore 23. Secondo notizie dal Cairo codesto Governo avrebbe decretato mobilitazione generale e adottato importanti misure militari alle frontiere russo-afgana. Stesso Governo avrebbe deciso stringere sempre più contatti con Stati firmatari

patto asiatico allo scopo concretare difesa quattro Stati contro pericolo sovietico. Quanto precede per vostra .fruformazione e controllo.

686

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A GEDDA, SILLITTI

T. 30890/81 P. R. Roma, 22 dicembre 1939, ore 23.

Giornali odierni pubblicano telegramma dal Cairo nel quale è detto !fra l'altro ·che Saudia avrebbe iniziato ·conver.sazioni con Emirato Kuweit, :e che 19 corrente avrebbe avuto luogo colloquio fra S. M. Ibn Saud e l'Emiro.

Secondo detto telegramma, Saudia si appresterebbe dnunciare proprie rivendicazioni su Kuweit; e i ·colloqui fra i due Paesi mirerebbero stabililre accordi per una comune difesa militare.

Non so quanto notizia sia attendibile. In ogni modo sarà gradita ogni possibile informazione al riguardo.

(l) Vedi, fra l'altro i DD. 479, 481, 515, 632, 641 e 642.

687

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 80. Stoccolma, 22 dicembre 1939, ore 23 (per. giorno 23, ore 5,10). Ho presentato le lettere credenziali oggi. Re Gustavo trattenendomi lungamente udienza mi ha apertamente manifestato sua preoccupazione per avvenimenti m corso. Teme svHuppi azione sovietica e su tale pericolo che paventa è concentrata sua trepida attenzione. A rpiù riprese ha parlato 'del Duce esprimendo speranza che Egli possa ancora una volta salvare Europa da immenso pericolo che minaccia: « V:i prego far sapere al Duce a mio nome » -ha finito .per dirmi «che io spero in Lui che ha sempre giustamente considerato e •combattuto pericolo moscovita ». Re Gustavo vedrebbe perfino verosimile una fine del conflitto germano-franco-inglese per far quindi fronte unico contro la Russia. Egli ha espresso dubbi su pieno equilibrio mentale Hitler, qualificando Ribbentrop cattivo consigliere, Goering moderato ed aggiunge sapere da suoi informatori privati che, a proposito conflitto finlandese-russo, Goering ha detto: «Svezia deve aiutare Finlandia ed aiutarla quanto più può». «Cosa che stiamo facendo» .commentò Re Gustavo « srotto mano; abbiamo mandato cannoni, altre armi, munizioni, denaro, volontari e non appena possibile aeroplani». «L'esercito nostro» -ha continuato-«non è forte e a parte tutto dobbiamo prepararlo per noi». Ha concluso dicendomi che aveva sentito il bisogno di parlare franco col rappresentante d'Italia in quest'ora così grave per l'Europa e per Ie sorti del suo piccolo Paese.

Da parte mia ho ritenuto doveroso riferire fedelmente quanto mi ha detto Sua Maestà.

688

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 188. Atene, 22 dicembre 1939 (per. giorno 2S). Per quanto sia infinito il numero delle voci che vengono messe in giro da elementi irresponsabili negli ambienti di questo Paese e specialmente di Atene e che non meritano alcun credito, tuttavia quanto ha segnalato Gloria col suo

telegramma n. 89 (l) non è interamente privo di verosimiglianza: non nel senso che sia in corso di sviluppo una vera e propria azione franco-inglese contro il

{l) Non pubblicato.

Governo di Metaxas, ma nel senso che non è impossibile che avversari del regime rifugiati in Francia ed in Inghilterra, come Plastiras, abbiamo cercato di spingere quei Governi in tale direzione, facendo leva sul riavvicinamento italo-greco e sulla cOisidetta germanofilia di Metaxas.

Nel Paese peraltro il ravvicinamento italo-greco ha enormemente accresciuta la popolarità e la solidità del regime Metaxas. Non solo il popolo lo considera come un grande suecesso personale del Presidente, ma ne ha ritratto un diretto ed immediato vantaggio costituito dalla smobilitazione, vantaggio profondamente sentito da tutte le categorie della popolazione e specialmente dalle classi agricole.

Non sarebbe fo~e inutile segnalare le voci raccolte da Gloria alla R. Ambasciata a Pa~igi, per un possibile controllo dell'attività del Gen. Plastiras e degli elementi veniz,elisti colà fuorusciti.

Inutile dire che, ai fini dei nostri interessi, il regime Metaxas costituisce quanto di meglio noi possiamo desiderare, e che da un 1suo eventuale sovvertimento noi non avremmo che danno.

689

IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 45. Berna, 22 dicembre 1939 (per. giorno 30). Il giornalista Nydegger, corrispondente da Palazzo Federale per il Bund e per altri giornali di provincia, prendendo Io spunto dal discorso di S. E. il Conte Ciano, dalla dimostrazione della Camera alle parole riguardanti la Svizzera, e da alcuni artieoli della stampa italiana, ha pubblicato nei suoi giornali una nota (trasmessa con fonobollettino del 21 dicembre): in essa dopo aver ricordato le non lontane differenze fra i due Paesi, ha rHevato che la chiarificazione è ormai ,completa, che in Italia si dà sempre maggiore importanza alla Svizzera, la cui es~stenza è dconosciuta necessaria alla pace; ha soggiunto che si sente dire che lo Stato fascista vede volentieri lo Stato svizzero su un tratto cosi delicato della sua front1era e che non potrebbe tollerarvi un altro Stato, anzi che un 'attacco alla Svizzera porterebbe certo ad un intervento a suo favore. Questa nota ,sembra suggerita da Palazzo Federale sia per valorizzare le parole di S. E. il Conte Ciano, sia per tranquillare gli animi. La R. Legazione ha chiesto al cosidetto ufficio stampa del Palazzo Federale d'intervenire presso qualche giornale perchè mettesse in valore quanto S. E. il Ministro Ciano aveva detto della Svizzera, ma non ha suggerito nessuna idea e nessuna frase. Il contenuto della nota deriva quindi :unicamente dal Nydegger o da chi l'ha imbeccato. Non è escluso che abbia intenti di manovra, ,con l'ingenuo desiderio di produrre qualche reazione. Detta nota ha suscitato molti commenti e anche curiosità e una certa impressione in questi ambienti diplomatici. Mi consta che il Ministro di Germania ha dichiarato che essa è di origine

ufficiosa (federale) e ha detto di esserne molto malcontento, perchè diretta contro la Germania e contenente quasi una minaccia ai suoi danni.

690

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI

(Pubbl. GALEAZZO CIANO, L'Europa verso la catastrofe, cit., p. 499).

L. 8750. Roma, 22 dicembre 1939. Malgrado gli intensi e drammat~ci avvenimenti di questi ultimi mesi, che hanno dilrette ripercussioni sull'Europa balcanico-danubiana, è molto tempo che non avvengono incontri nè diretti scambi di vedute tra i dirigenti italiani e quelli ungheresi. È vero d'altra parte che gli ungheresi non hanno mai cessato dall'esprimere, in varie forme, il loro desiderio di mantenersi con noi in stretto contatto e collegamento. Come tu sai ho declinato, per ovvi motivi, l'invito recentemente rivoltomi da Horthy per una caccia in Ungheria. Sarebbe però opportuno che Csaky, prendendo pretesto della necessità di trascorrere alcuni giorni in riposo, venisse a Venezia ai primi di gennaio. In tal modo io potrei, come casualmente, approfittare della sua presenza in Italia per avere con lui un incontro di due o tre giorni, necessario ad un esame diretto della situazione.

Esprimiti in tal senso, mantenendo per ora la maiSsima riservatezza sull'argomento e telegrafa l'esito della tua conv·ersazione.

691

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7904/3564. Parigi, 22 dicembre 1939. Come ho informato V. E. col mio telegramma n. 501 del 18 dicembre corrente, (l) la censura francese ha integralmente soppresso tutti gli articoli di commento al Vostro discorso del giorno 16, tranne due d'intonazione favorevole scritti da Bailby e dal Colonnello La Rocque su di una parte del discorso stesso. Ritengo che la maggior parte dei commenti non era favorevole, e questa è stata in realtà la ragione dell'esecuzione sommaria fattane dalla censura. Ma qualche commento simpatico e qualche riconoscimento di innegabili fatti storici (soprattutto nei riguardi della Spagna) v'era certamente, se non altro sull'Action Française. Lo si capisce dalla seguente coda all'articolo di Maurras che viene inopinatamente a chiudere il lungo spazio bianco lasciato dalla censura, e di cui, non si sa .perchè, è stata permessa la pubblicazione: «Abbiamo r:agione; tanta rragione ·che si può leg,gere in un articolo di un corrispondente inglese d'un giornale italiano: « Si comincia a capire in Inghilterra che la sorte della guerra e della pace, nonchè l'organi'zzazione futura del mondo, potrebbero dipendere in definitiva dalle decisioni che prenderà il Governo italiano». Durante mesi, stagioni, anni non a'!Ybiamo cessato di ripetere che la pace passava per Roma e poi che se la pa.ce fosse stata pugnalata, anche

la vittoria passerebbe per Roma. Gli inglesi si incamminano verso questa idea; i burocrati del Quai d'Orsay finiranno per venirvi? Non domandiamo soltanto che questo piccolo gregge di oscuri imbecilli vi arrivi in camicia e con la corda al collo, ma metodicamente decimato nei fossati di Vincennes. Non forse come traditori coscienti, ma come incoscienti imbecilli la cui imbecillità equivale al tradimento».

La deliberata occultazione della verità, di cui la sola vittima è stato in fondo il popolo francese, è dipesa soltanto da una persistente inguaribile incomprensione da parte della Francìa della posizione politica assunta dall'Italia negli eventi storici che hanno preceduta l'odierna guerra, oppure dalla necessità primordiale per H Governo francese di mantenere alto il morale del fronte e del retro-fronte evitando di mettere troppo in rilievo le colpe passate dei partiti politici, e cullando il pubblico nell'illusione di un'Italia ridiventata amica e disposta a porre un pietoso velo su quelle stesse colpe?

Questa è la domanda che mi sono posta ed alla quale debbo rispondere ammettendo che effettivamente tutti insieme questi motivi hanno determinato il taglio cesareo inferto dalla censura ai ,giornali.

Ma, partendo dall'assioma che la stampa non rappresenta l'opinione pubblica, occorre chiedersi come abbia reagito quest'ultima di fronte alla chiara esposizione politica fatta da V. E. con una lealtà di cui i francesi dovrebbero esservi riconoscenti.

A questa domanda debbo rispondere: 1°) che anzitutto il grosso pubblico

ha avuto ,conoscenza del discolìso soltanto attraverso un riassunto dell'Havas

che non poteva essere peggiore, e che si contano sulle dita gli iniziati i quali

hanno potuto leggere il discorso !Stesso nel riassunto più ampio e più fedele

com,pilato in un primo momento dalla stessa Havas; 2°) che dopo un'esperienza

di 13 mesi mi sono 'Convinto che il :!)attore predominante negli ambienti politici

francesi (quale che sia il loro colore politico) è l'incomprensione delle situazioni

estere. E ciò è tanto più caratteristico in quanto gli ambienti francesi sono quelli

che hanno maggiori pretese di « intellettualità ».

Ma è forse appunto l'eccesso di presunzione che non permette ai francesi

di accorgersi dei propri errori nè di ammetterli francamente, mentre invece essi

si aspettano, come cosa naturale e doverosa, che altri popoli tributino alla

Francia un'ammirazione ed un amo:r1e di cui essa si crede la più degna fra tutte

le nazioni.

Certamente le preoccupazioni del Governo, e per esso della censura, sono

rivolte anche allo scopo di non disilludere il pubblico circa l'inconsistenza di

questo tributo che esso crede dovuto al proprio Paese e a cui lo hanno del resto

abituato 1e continue manifestazioni in1giesi, americane, bal,can~he e -oso dire

pel'lfino tedesche.

L'assenza dell'Italia da questo coro deprime gli animi e li rende ancor meno propensi ad ammettere che, pur considerando, nel prendere le proprie decisioni, esclusivamente i suoi interessi, ancora una volta l'Italia è rimasta nella storia ,creditrice verso la Francia.

È anche questo ciò che la censura non hà voluto permettere al popolo fran

cese di vedere nel discorso di V. E.

Ad attenuare le sue responsabilità, occorre tuttavia aggiungere che, secondo gli elementi che qui raccolgo, si profila da qualche tempo una recrudescenza del classico lavorio britannico diretto ad impedire una maggiore comprensione itala-francese.

(l) Vedi D. 634, in data 17 dicembre.

692

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7909/3569. Parigi, 22 dicembre 1939.

Esclusivamente per debito d'ufficio mi permetto aggiungere alcune considerazioni alle conclusioni del rapporto del R. Ambasciatore a Berlino in data 28 novembre scorso (l) comunicatomi col telespresso di V. E. n. 243048 del 10 dicembre corrente.

II mio collega afferma che « dal punto di vista diplomatico, anche all'ultimo momento, e persino immediatamente dopo, la possibilità di salvare la pace c'era;,. Non v'è dubbio circa l'esattezza di tale affermazione, se si ammette che il « punto di vista diplomatico » rappresenti un effettivo valore storico. Ciò invece non è giacchè tale punto di vista, se rimane isolato da tutti gli altri fattori umani della storia, non ha il minimo valore.

Sta il fatto (per ciò che ho vilsto da Parigi e per ciò che ne ho riferito a

V. E. con la mia lettera del 4 settembre) {2) che la ,cosid'etta azione diplomatica si è interrotta al momento in cui:

l) i tedeschi erano entrati in una parte del territorio polacco e volevano riprendere il negoziato diplomatico rimanendo con le armi al piede in detto territorio;

2) gli inglesi subordinavano la rip:resa dei negoziato all'evacuazione da parte della Germania del territorio polacco occupato;

3) i francesi si contentavano del cosidetto «ritiro simbolico» cioè del ritiro dalla Polonia per parte della Germania di un contingente di truppe da stabilirsi.

È indubbio che gli inglesi di fronte alle tergiversazioni francesi (rappresentate appunto dal desiderio della Francia di continuare a trattare circa questo «ritiro 1simbolico ») forzarono i tempi, riunirono nella notte sul 3 settembre il Consiglio dei Ministri, ed inviarono l'ultimatum alla Germania senza attendere il previo cons,enso delia Francia. Di qui la burrascosa conversazione telefonica fra Bonnet e Halifax nella stessa notte e la differenza di ore tra la consegna dell'ultimatum inglese e quella dell'ultimatum francese a Berlino.

Ma da ciò è lecito forse concludere che gli inglesi abbiano voluto la guerra? A parer mio no; così come non si può ritenere che i tedeschi o i rUissi abbiano voluto la guerra nel 1914 per il solo fatto che i tedeschi chiesero alla Russia di smobilitare e i russi non vi accondiscesero giacchè non volevano perdere i giorni guadagnati sulla differenza di tempo per essi svantaggiosa che intercedeva fra la loro mobilitazione e quella tedesca.

Questo, come ora nel 1939 la richiesta di evacuazione, simbolica o no, delle truppe tedesche dal territorio polacco non era che l'ultimo atto diciamo cosi diplomatico di una situazione .politica. E non mi pare abbia alcun reale valore storico e tanto meno morale.

In realtà (lasciando stare la Francia costretta per moltissime ragioni, fra cui anche la mancanza di buoni rapporti con l'Italia, a seguire fatalmente l'Inghilterra) la guerra non l'hanno deliberatamente voluta nè l'Inghilterra nè la Germania. Proprio come nel 1914.

La guerra credo sia .stata lo sbocco naturale ed inevitabile di una serie di atti intimidatori che tanto la Germania quanto l'Inghilterra compivano successivamente, la prima per ottenere con la distruzione del Trattato di Versaglia quella mano libera nell'est europeo che i suoi governanti apertamente reclamavano come diritto, e la seconda per frenare non tanto la distruzione di Versaglia quanto la mal'cia germanica verso l'est che avrebbe avuto come ultime conseguenze la rovina della potenza britannica nel mondo. Quando Hitler offri l'alleanza aH'Inghilterra in cambio della risoluzione della questione polacca, il giuoco tedesco era già diventato troppo trasparente perchè Londra potesse abboccare all'amo.

Ma tanto la Germania quanto ·l'Inghilterra credevano -e questo fu il loro reciproco errore -di poter continuare indefinitamente questa loro lotta politica e di raggiungere un risultato vantaggioso senza ricorrere alle armi almeno l'una contro l'altra. La Germania spinse tanto oltre questa sua illusione che preparò minutamente la guerra contro la Polonia persuasa che anche facendo questa guerra l'Inghilterra non si sarebbe mossa. Ragione per cui ·la Germania non preparò la guerra sul fronte occidentale ed ancor oggi non è pronta a farla, dopo aver lasciato passare un'occasione unica, dul'ante i primi ·giorni di settem· bre, per impedire con la schiacciante superiorità della sua aviazione la mobili· tazione franco-inglese.

Ragione per cui la Germania con una eccessiva -diremo -ingenuità cre

dette che dopo aver vinta ed occupata la Polonia, l'Inghilterra avrebbe potuto

senz'altro aderire alle sue proposte di pace, quasi che fossero soppresse le ragioni

per cui i iranco-ingle.si erano entrati in guerra.

E d'altra parte l'Inghilterra anche non credette, quando commise il fatale

errore di dare nelle mani della Polonia le chiavi del tempio della guerra e della

pace, che la Germania avrebbe osato di spingere tanto oltre la sua azione inti

midatoria da rischiare la guerra europea. Nè l'Inghilterra aveva fornito tem

pestivamente alla Polonia i mezzi per resistere militarmente alla Germania.

Fu in realtà la vittoria ottenuta dalla Germania (per ragioni che ora appaiono

chiartssime) nella col'sa ·fatta dai franco-inglesi per accaparrarsi l'assistenza russa,

ciò che dette il tracollo alla situazione. Questa vittoria fu interpretata dai tede

schi come il mezzo infallibile per :imporre anche militarmente la propria volontà

alla Polonia senza fare la guerra ·con l'Inghilterra e con la Francia. Ma queste

due potenze ormai non potevano più rinnegare i propri impegni cosi legger

mente assunti (e ciò senza attendere, come sarebbe stato più prudente, di addi

venire prima ad un equo regolamento della questione di Danzica e del corridoio

in cui erano giunte a riconoscere che la Germania avesse ragione) e sopratutto

non potevano ammettere che la Germania affermasse con la forza la propria

volontà politica, senza perdere definitivamente ogni prestigio nel mondo ed ogni possibilità futura di regolare le questioni europee in modo non irrimediabilmente e definitivamente dannoso per i loro interessi.

Il bluff politico degenerò così nell'attuale situazione militare che si chiama e non è ancora guerra appunto perchè non è ancora ,che un bluff militare conseguente a quello politico.

Sta in fatto però che a questa cosidetta guerra si è addivenuti apparentemente per una serie di errori di metodo politico diplomatico da parte della Germania e dell'Inghilterra, ma sostanzialmente perchè la lotta dei contrastanti interessi anglo-tedeschi era giunta ad un punto tale che non c'era altra soluzione.

Degli errori politici e diplomatici possono aver avuto colpa, come l'hanno avuta, inglesi e tedeschi. Ma del contrasto degli interessi fra questi due popoli che in realtà si disputano l'egemonia mondiale non ha colpa nessuno: si tratta di una realtà politica o meglio di un momento della storia umana.

Fatto è però ,che nella loro lotta nè tedeschi nè inglesi si sono preoccupati dei nostri interessi, di quelli che a noi debbono esclusivamente stare a cuore: gli interessi italiani. C1oè: i tedeschi se ne sono preoccupati in funz~one dei loro, e gli inglesi ugualmente.

Senza lagnarci di questo fatto naturale, senza pronunziare verdetti di condanna storica dell'una o dell'altra politica, all'Italia spetta di occuparsi proprio soltanto di questi suoi interessi di cui nessun altro paese si è mai preoccupato e nessuno si preoccuperà mai se non in funzione dei propri.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, Vol. I. D. 23.
693

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 11126/2297. Washington, 22 dicembre 1939. La riapparizione della Lega delle Nazioni sulla scena politica internazionale in occasione dell'attuale conflitto russo-finlandese ha non solo destato un certo interesse presso questa opinione pubblica e questa stampa che se ne è largamente occupata, ma ha dato adito a congetture circa un'eventuale nuova collaborazione del Governo degli Stati Uniti con l'organo ginevrino. Assunte informazioni al Dipartimento di Stato, mi si è precisato che l'idea di una tale collaborazione non è nuova e che questo Governo vi aveva già aderito, in linea di massima, tempo addietro, purchè restasse limitata alle questioni puramente tecniche o comunque «non politiche», come i problemi sociali, economici, sanitari ecc. A maggiore illustrazione del punto di vista di questo Governo, ho l'onore di accludere un comunicato del Dipartimento di Stato del febbraio scorso, che contiene il testo di una nota del Segretario di Stato alla Segreteria Generale della Lega delle Nazioni, in data 21 febbraio scorso (1).

(l) Non pubblicato.

694

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 689. Londra, 23 dicembre 1939, ore 0,53 (per. ore 4,30).

Attività della Missione Giapponese qui giunta recentemente (mio telespresso 5745/2545 del 18 corrente) (l) sarebbe stata limitata -a quanto risulta da ulteriori accertamenti -al campo economico e finanziario, con particolare riguau-do alle necessità e po~sibiHtà offerte, nell'attuale conflitto, dal mercato britannico. Sembra peraltro-e ciò mi viene confermato da fonte attend1bileche paTallelamente a tali negoziati commerciali sia ora in corso una trattativa anglo-giapponese di carattere spiccatamente politico a sfondo anti-sovietico, che dovrebbe condurre a un nuovo avvicinamento dei due Paesi con precisazioni più o meno esplicite dei rispettivi interessi in Estremo Oriente. A tale riguardo non si escluderebbe la possibilità che un accordo venga raggiunto a breve scadenza. È certo che qui la politica di Mosca non è più considerata soltanto per la sua collusione politica con Berlino e nemmeno per la speranza che si nutre di un possibile dissidio fra quei due Paesi, ma incomincia a apparire di per .sè stessa ogni giorno di più una minaccia per l'avvenire. Mentre :fino a qualche giorno fa quasi si ostentava di non nutrire in proposito preoccupazioni, vi è adesso chi vede nella Russia, anche indipendentemente dalla Germania, un nemico contro cui Impero Britannico potrebbe forse essere invece chiamato a concentrare le sue forze. Mi consta che anche in questi circoli tali vedute hanno acquistaro un peso non trascurabile, e forse può aver contr~buito a ispirarle l'azione che ha svolto a Washington quell'Ambasciatore Britannico per quella distensione dei rapporti nippo-americani segnalati dall'E. V. con telegramma per corriere n. 28136 del 26 novembre scorso (2).

695

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA

T. 30937 P. R. Roma, 23 dicembre 1939, ore 8.

II Consigliere di quest'Ambasciata di Polonia ha verbalmente informaw che, nell'inviare alle Rappresentanze estere a Madrid la consueta comunkazione relativa Vostra assunzione funzioni costà, Vi siete astenuto inviarla a codesta Legazione Polonia. Suddetto Consigliere ha soggiunto che da parte polacca ci si rende conto motivi che possono aver consigliato simile atteggiamento, ma che, d'altra parte, ci si domanda se non si potrebbe in qualche modo dare al Rappresentante polacco a Madrid possibilità di mantenere rapporti di cortesia con Ambasciata d'Italia.

È stato risposto all'interessato che, tosto che Ministro di Polonia a Madrid

esprimerà desiderio di farVi visita personale di cortesia, Voi lo riceverete ben

volentieri e gli restituirete visita personale. Potete mantenere rapporti personali

con lui.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato: contiene la r.itrasmissione del T. 844 da Tokio, vedi D. 310.
696

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO ALL'AJA, DIANA

T. PER CORRIERE 30935 P. R. Roma, 23 dicembre 1939, ore 10. Vostro 044 (1). Approvo vostri cauti contatti con codesto Ministro Affari Economici. Occorre tener presente che nostra azione di penetrazione economica deve essere sopratutto diretta a conquistare i mercati esteri non solo durante attuali condizioni ma anche allorchè la situazione europea sarà divenuta normale. Idea costituzione di una Commissione commerciale mista italo-olandese, a carattere permanente, mi sembra quindi meritevole di favorevole accoglienza. Vi invio per corriere i testi degli accordi italo-tedesco ed italo-jugoslavo su tale argomento, testi che potrebbero servire di modello per la istituzione della Commissione predetta. Le eventuali trattative al riguardo dovrebbero però svolgersi a Roma. Circa l'invio in Olanda di una personalità italiana versata nel campo dell'economia ed in contatto con i nostri circoli politici ritengo preferibile attendere esi:to negoziatil per costituzione della Commissione in .parola ed inizio suo fun

zionamento. Tenetemi al corrente seguito vostri contatti.

697

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 918. Tokio, 23 dicembre 1939 ore 18 (per. giorno 24, ore 9,40). Il giornale Kokumin nazionalista e filo-militare ha pubblicato che Ambasciatore di Germania e alcuni membri sua Ambasciata sarebbero richiamati perchè Berlino non sarebbe soddisfatto dello stato dei rapporti nippo-tedeschi dopo il Patto russo-tedesco. Ambasciata ha dichiarato alla stampa di non essere al corrente. È già seconda volta che giornali locali pubblicano voci probabile richiamo Ott. Ciò deriverebbe forse dall'essere stato richiamato Generale Oshima che era già addetto militare Berlino come Generale Ott era addetto militare Tokio e anche da certo rancore verso la Germania per sua precedente polit.Lca filocinese di cui con o senza fondamento si vuole attribuire !responsabilità almeno in parte a Ott. Naturalmente Patto russo-tedesco non ha migliorato sua posizione.

Pregherei non parlare con Germania tanto più che collega tedesco non ha riferito parola.

(l) Vedi D, 591.

698

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, BOSCARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 181. Santiago, 23 dicembre 1939, ore 19,50 (per. giorno 24, ore 7,30). Vostro per corriere 603 del 3 novembre u. s. (l) e mio telegramma n. 171 del 15 corr. (2). Apprendo da fonte ufficiale che Governo cileno intende collaborare strettamente con altri Stati americani per imporre rispetto dichiarazioni Panamà a Stati belligeranti e concordare nuove misure di sicurezza di cui al mio telegramma odierno (3). Qui si riconosce che istituzione zona di sicurezza deroga da diritto internazionale comune, ma si afferma che belligeranti hanno ·commesso più gravi deroghe estendendo arbitrariamente contrabbando e ostacolando ·commercio neutri. Dichiarazioni Panamà non sono entrate in vigore perchè non è stata ancora pubblicata relativa legge interna Cile; perciò questo Governo non ha potuto oppomi atto guerra nave 'britannJ.ca Despatch che entro zona sicurezza ha catturato piroscafo tedesco Diisseldorf.

Emanazione legge in applicazione dichiarazioni Panamà sarà fatta senza attendere risposta Stati belligeranti a nota comunicazione Governo Panamà.

699

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI

T. 628 R./304. Roma, 23 dicembre 1939, ore 22,25.

Prego V. E. prospettare urgenza gravità tutta particolare della situazione che si è venuta creando a causa sequestri e vincoli di merci sempre più numerosJ. in questi ultimi tempi. Non essendo più sufficienti banchine porti di controllo e di dirottamento a contenere merci sequestrate si è esteso in sempre più larga scaJa sistema della Black Diamond Guarantee per cui comandanti navi ottengono che nave possa proseguire verso porto destinazione dietro impegni non consegnare merce fino a quando Console britannico non abbia fatto conoscere esito contestazione relativa al carico. Qualora contestazione si sia chiusa con dichiarazione di contrabbando per qualche partita merce capitano s'impegna ritrasportare dette partite in un porto di controllo. Ne viene che anche nostri porti rigurgitano di merci di cui tarda in maniera impressionante lo svincolo. Si è perciò dovuti ricorrere anche al sistema di trattenere merci a bordo cosicchè navi diventano depositi con impossibilità riprendere viaggio. Di giorno in giorno situazione diviene sempre più insostenibile. Molte merci si deteriorano; diritti magazz.inaggio si assommano; alcuni stabilimenti, in particolare cotonieri, sono costretti per ritardo çonsegna materie prime sospendere o ridurre lavorazione con conseguente impossibilità eseguire ordinativi esportazione e forniture militari.

Vogliate tener presente e segnalare nel modo più efficace che a quanto ci risulta e comunque per l'enorme maggioranza di •carichi predetti sono state osservate tutte formalità di accertamento, sono state date tutte le garanzie richieste dalle autorità consolari britanniche. Quando Ditte interessate sollecitano le autorità di controllo dare disposizioni per svincoli merci o chiedono quali ulteriori garanzie debbano essere offerte, nessuna precisa risposta è loro data in attesa disposizioni di coteste Autorità Centrali. A parte questione risarcimento danni per cui Ditte interessate si riservano presentare precise dettagliate istanze, conseguenze dell'attuale stato di cose incidono gravemente :sulla stessa vita economica del Paese e con conseguenze non soltanto economiche. Vogliate perciò proporre che a risolvere una situaòone che non ammette espedienti parziali venga costà deciso, in attesa che la nuova procedura da noi proposta entri in vigore, di svincolare tutte Le merci giunte nei nostri porti e per le quali pendano decisioni, ·come pure di togliere :sequestro alle merci giacenti nei porti di ·controllo. Ove a una misura di tal 1genere che sola risolverebbe intri·cata Slituazione non 1si intendesse costà di giungere vogliate almeno ottenere immedLato rilascio di tutte le partite di merci per le quali formalità e garanzie sono state regolarmente adempiute limitando contestazione a quelle partite per le quali esistano fondati documenti sospetti. Mi risulta al ri·guardo che talune partite sono state sequestrate unicamente perchè i venditori figurano sulla lista nera britannica. Ora a parte il fatto che acquisti erano stati quasi sempre eseguiti prima del 27 novembre scorso e che importatori italiani non hanno motivo di conoscere lista nera britannica è evidente che non possano in alcuna maniera accettare alcuna restrizione di tal genere, e che sola richiesta che ditte possano prendere in considerazione riguarda la ultima destinazione merci trasportate via mare.

Di quanto precede intrattengo parimenti questa Ambasciata britannica.

(l) -Vedi D. 274 che è in data 21 novembre. (2) -Non pubblicato. (3) -Non pubblicato.
700

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 173. Bucarest, 23 dicembre 1939 (per. giorno 26). Questo Ministro di Ungheria mi ha fatto un quadro assai fosco della situaz1one delle minoranze magiare in Transilvania e del conseguente stato d'animo del popolo ungherese a tale riguardo. Alla generale miseria delle popolazioni romene provocata dalla mobilitazione in atto da tanti mesi, si aggiunga per i minoritari magiari, a dire di Bardossy, lo speciale trattamento al quale sono sottoposti. Essi vengono infatti incorporati

in speciali unità di lavoratori, ed hanno in tale qualità un trattamento molto peggiore di quello delle unità combattenti, non essendo fra l'altro, sempre a quanto mi ha detto il mio collega d'Ungheria -forniti di uniformi nè di calzature e dovendo sottostare a maltrattamenti e vessazoioni da parte dei coman

danti romeni di tali reparti.

Bardossy mi ha poi riferito che questo Presidente del Consiglio (che anche con me si era poco prima analogamente espresso), nell'esporgli la sua convinzione che è ormai vicino il momento in cui la Russia sovietica passerà all'attuazione del suo piano di conquista della regione Danubio-balcanica, rivolgendosi in primo luogo .contro la Romania, aveva espresso la .speranza che sarebbero state messe da parte le difficoltà ed i dissensi che dividono Romania ed Ungheria e che i due Paesi si sarebbero uniti nel comune pericolo per la difesa dei comuni interessi vitali. Tatarescu ha però al tempo stesso energicamente esclusa la possibililtà di considerare l'esistenza di una questione territoriale transilvana.

Il mio collega ungherese mi ha pertanto manifestata la sua personale opinione che in tali ·condizioni un riavvicinamento ungaro-romeno è strettamente improbabile dato soprattutto lo stato d'animo sopra accennato, a placare il quale occorrerebbe da parte di Bucarest qualche gesto di tale larghezza e portata da essere del tutto insperabile attenderselo dall'attuale Governo romeno.

701

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE 290. Budapest, 23 dicembre 1939 (per. giorno 28).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che il Governo inglese aveva posto nettamente la questione se l'Ungheria aveva un patto di alleanza militare

o altri patti segreti con l'Italia. Il Conte Csàky aveva risposto oggi al Ministro d'Inghilterra che egli poteva pure riferire al suo Governo che non esisteva fra l'Italia e l'Ungheria nessun patto oltre quello di amicizia e il patto di Roma: senza nessuna clausola segreta e senza nessuna convenzione militare.

702

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 291. Budapest, 23 dicembre 1939 (per. giorno 28).

Mio telespresso n. 6639/2546, del 16 corrente (1).

Circa la situazione in Jugoslavia, il Conte Csàky mi ha confermato che la propaganda comunista è ivi vivacissima; ed assume sopratutto forma di panslavismo. La posizione di Pavelic è molto forte in Croazia. I rapporti con l'Ungheria non potrebbero essere migliori: non è escluso ·che un Ministro jugoslavo possa compiere prossimamente un viaggio in Ungheria.

Avendogli accennato ad una voce che circolerebbe in Jugoslavia circa un'eventuale cessione di Subotica (mio telespresso n. 6848/2627 del 22 corrente) (2), egli mi ha detto che non solo non :se ne era mai parlato, ma che in caso non si potrebbe mai pensare di rivendicare una città sola senza il retroterra, come già era accaduto per Kassa, Leva ecc., nell'Alta Ungheria. Che se mai sarebbe molto più interessante per l'Ungheria la cessione della testa di ponte di Eszek, a sud-est di Pécs, sulla Drava, dove si trovano i possedimenti dell'Arciduca Alberto di Asburgo, territorio del resto che non è esteso che solo qualche chilometro quadrato.

(l) -Non rintracciato. (2) -Non pubblicato.
703

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 293. Budapest, 23 dicembre 1939 (per. giorno 28). Nella mia conversazione odierna ho voluto accennare a Csàky, parlando della situazione in generale, di una voce che mi era stata fra le tante riferite, sulla possibilità di approcci anglo-tedeschi in vista della conclusione della pace, allo scopo di opporsi poi insieme alla Russia. Pur escludendomi alcuni dettagli che si accompagnavano alla voce suddetta, quale mi era stata riportata, Csàky mi ha detto che, secondo quanto proprio ieri gli aveva comunicato il Ministro d'Ungheria a Londra, de Barcza, tanto Cadogan quanto Sargent si erano ,con lui espressi nel senso che l'Inghilterra non sarebbe aliena dal fare anche subito l'a pace con la Germania, a patto di ottenere una immediata collaborazione contro i Sovieti. Csàky ritiene ~che la Germania non potrebbe mai accettare una simile proposta, ove realmente le fosse fatta, ben comprendendo che in tale eventualità il peso della guerra ,contro la Russia cadrebbe tutto sull'esel'cito tedesco, mentre dopo essere stata spossata militarmente ed economicamente, sarebbe ancora esposta ad affrontare eventualmente di nuovo Francia ed Inghilterra. Comunque, diceva Csàky, se l'Inghilterra -che in definitiva malgrado le reiterate dichiarazioni non desideTa la distruzione della Germania, come già. nel 1919, -sembrerebbe a certe condizioni disposta por fine al conflitto, benchè si mostri sicura di fiaccare i tedeschi (questo Ministro di Inghilterra ha dichiarato a Csàky « sperare di poter trattare ~con una Germania non del tutto prostrata ma "sul limite di esserlo"»), certamente la Francia non vorrebbe mai sentire parlare di pace: gettata ormai nella guerra, la Francia non discuterà di pace come già nella passata grande guerra -se non quando avrà ottenuto i suoi obiettivi integralmente -il confine del Reno o almeno uno Stato cuscinetto, come ha dichiarato chiaramente il generale Georges -in modo da poter compensare i grossi sacrifici presenti con la sicurezza che i figli e i nepoti non avranno ancora da combattere una nuova guerra. Quanto agli obiettivi di guerra inglesi, Csàky mi ha accennato all'articolo del Pester Lloyd sui progetti filo-cecoslovacchi (mio telespresso n. 6855/2630 del 23 corrente) (l); mi ha aggiunto che mentre gli inglesi sembravano più vaghi, i francesi specialmente bcevano circolare la voce di appoggiare la formazione di una confederazione danubiana, che ,comprendereblbe anche la parte meridionale della Germania, con alla testa l'Arciduca Ottone. Tanto ,gli uomini politici responsabili inglesi, quanto quelli francesi non avevano «ufficialmente » ricevuto Ottone, seppure Daladier e il Re d'Inghilterra abbiano potuto «incontrarsi » rispettivamente ~con l'Arciduca Ottone e con l'Arciduca Roberto. Il Ministro d'Ungheria a Parigi aveva riferito che comunque non si trattava di progetti ufficiali del

Governo, nessuno del Governo francese avendone, a dire di Csàky, mai parlato al Conte Khuen Edervary.

3s -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

Csàky considerava comunque che l'integrità della Germania era un precipuo interesse dell'Ungheria, sopratutto perehè nell'ipotesi che, si costituisse una specie di confederazione, come c:erti ·circoli francesi auspicavano, -ammesso che la Germania fosse battuta e si producesse uno spezzettamento del Reich -non sarebbe difficile prevedere che un giorno o l'altro, risorta la Germania, facesse poi un solo boccone dei piccoli agglomerati statali che avrebbero eventualmente costituito la ·confederazione perdendo cosi irreparabilmente la propria indipendenza.

(l) Non rintracciato.

704

L'AMBASCIATORE A BERLINO ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 10379. BerLino, 23 dicembre 1939.

Arrivato a Berlino ho cercato di vedere Ribbentrop, ma oggi non ci sono

riuscito. Dato che domani è già domentca oc•correrà attendere ormai fin dopo

le feste.

Non rposso quindi darTi subito alcuna notizia addizionale sulle reazioni create

dal Tuo discorso. Per fortuna mi è però riuscito di risolvere, dopo ripetuti col

loqui ·con Weizsacker, Woermann e Gau.s, il caso del Ministro inglese a La Paz.

Hitler è partito -nel massimo segreto -per 11 fronte Ocddentale. Il solito

ricevimento del Corpo diplomatico per Capo d'Anno è stato soppresso.

705

L'ADDETTO MILITARE A BERLINO, MARRAS, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

PROMEMORIA 39 (1). BerUno, 23 dicembre 1939.

Da conversazione avuta col generale V. Tippelskirch si deducono le seguenti

valutazioni sulla .situazione attuale:

l) la Finlandia combatte valorosamente, ma Za resistenza è Limitata dalle

munizioni disponibili; i soldati finni:ci resisteranno lfinchè potranno sparare. I

russi non tengono alcun ·calcolo delle proprie perdite umane.

2) I .governi svedese e norve~se sono molto più risenratil e prudenti di

quanto non lascino credere la stampa e l'atteggiamento delle masse. Essi evite

ranno a ogni costo di impegnarsi in una guerra. In sostanza, Svezia e Norvegia

hanno già sufficientemente timore della Gel'llll.ania e dei Soviet.

3) Sull'Olanda e sul Belgio « la guerra pende come la spada di Damocle »

a causa della loro situazione geogra•fica.

4) La Romania ha praticamente quasi sgomberato militarmente la Bessa

rabia: farà la voce grossa ma di fronte a una minaccia sovietica cederà pur di

evitare una guerra.

5) La Germania al pari dell'Italia è interessata a mantenere la pace nella

regione danubiana e nei Balcani; questi Stati sono rpiù utili mediante le loro

fontiture che con un 1i;ntervento.

6) I Sovieti, a parte la questione della Bessarabia che si risolverà come sopra è detto, tenterebbero di preferenza un'azione militare dal Caucaso, donde si possono minacciare obiettivi molto sensibili per l'Inghilterra. E ciò risponderebbe anche agli interessi della Germania e dell'Italia.

Non ho bisogno di aggiungere COIIIle per quanto riguarda l'atteggiamento dei Sovieti e la situazione dei Balcani, questi apprezzamenti sono evidentemente tendenziosi, perchè toccano questioni particolarmente sensibili per :l'Italia. Nello stesso ordine di idee il Gen. v. Tippelskirch mi ha accennato all'intenzione che -secondo alcune notizie -avrebbero i franco-inglesi di aJ»"ire nuove fronti di operazioni e alla eventualità che gli inglesi riducano notevolmente le guarnigioni in Egitto.

(l) Questo documento fu trasmesso a Palazzo Chigi con Telespr. segreto 10398/3232 da Berlino, in data 25 dicembre, firmato Attolico., non pubblicato.

706

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. s. N. Londra, 23 dicembre 1939.

Ti mando l'unito appunto di una conversazione avuta ieri da Fra·cassi col noto avvocato (l) il quale era 6tato incaricato dl far conoscere a me perchè lo portassi a Tua conoscenza, il pensiero pre·ciso di Nev. Ch. sul Tuo magnifico discorso.

Come rileverai, questi Ti fa anche sapere che dà personalmente consigli a Parigi... Per i Balcani Ti dà mano libffi'a e Ti confermo che qui in generale permangono e si rafforzano le disposizioni più ifavorevoli. nei nostri confronti. Si vogliono evitare in ogni modo frizioni con l'Italia e perciò la stampa inglese non rileva pubbli-camente nè i titoli, nè gli articoli antibritannici della nostra, ma naturalmente essi non sono ignorati.

Ho sentito da ogni parte lodare senza riserve l:a Tua grandissima abilità per il disco~so di sabato scorso, che Ti ha portato molto in alto nella estimazione che questo Paese fa del Tuo ingegno. So che al Foreign Of]ice qualcuno Ti ha qualifì-cato un grande Ministro degli Esteri. Non credo che questo giudizio uscito da quelle mura, aggiunga un'ette alla Tua soddisfazione personale, tuttavia ho voluto dirTelo a riprova della accoglienza che quel meraviglioso discorso ha ricevuto qui.

Per mio ,conto ormai mi sono abituato a constatare in ogni Tuo discorso il superamento di Te stesso e non mi sono meravigliato del Tuo successo internazionale. Aspetto per Te < albe novelle :. e per l'Italia nuove fortune!

ALLEGATO

IL CONSIGLIERE DELL'AMBASCIATA A LONDRA, FRACASSI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI

APPUNTO. Londra, 22 dicembre 1939.

Ho parlato con Dingli, il quale mi ha detto che il Primo Ministro aveva letto con la massima attenzione il discorso pronunziato il 16 u. s. da S. E. il Conte Ciano. Il Primo Ministro aveva anzitutto espresso la sua ammirazione per la efficacia con la quale il Conte Ciano aveva esposto la posizione dell'Italia nel presente mo

mento e per la chiarezza dell'argomentazione con la quale, evitando le maggiori difficoltà e svolgendo e trattando nel modo più opportuno gli argomenti più delicati, il Conte Ciano aveva inequivocabilmente dimostrato la politica rettilinea dell'Italia, con un discorso che costituiva un documento di portata storica e di indiscutibile interesse.

Il Primo Ministro ha poi tenuto ad esprimere il suo particolare apprezzamento per il fatto che il discorso del Conte Ciano non conteneva alcun diretto riferimento alla Francia, e desidera che giungano al Conte Ciano i suoi ringraziamenti per questa omissione. Chamberlain, il quale tiene sempre presente la speciale situazione, nell'attuale momento, dei rapporti italo-francesi, si adopera personalmente e direttamente con Daladier per indurre i francesi ad adottare un atteggiamento più realistico e più conforme ai loro stessi interessi nei riguardi dell'Italia.

Il Primo Ministro ha esaminato con particolare attenzione la parte del discorso relativo ai Balcani. Egli, dopo la dichiarazione del Conte Ciano secondo cui l'Italia non ritiene che la costituzione di blocchi di qualsiasi specie nei Balcani possa avere alcuna utilità, non si rende esattamente conto della linea di azione che essa si propone di adottare per tutelarvi i suoi interessi: comunque egli desidera di non intralciare in alcun modo l'Italia.

(l) Dingli.

707

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 6860/2833. Sofia, 23 dicembre 1939 (per. giorno 27).

Dispaccio E. V. del 16 u. s. n. 243814/C (1).

Ho preso nota di quanto la Regia Legazione in Belgrado ha riferito circa la inesistenm di una iniziativa jugoslava per la costituzione di un blocco ~alcanico, inclusivo della Bulgaòa e dell'Ungheria. Osservo a questo proposito che, come ho rilferito nel rapporto a cui la predetta Legazione risponde, (2) Kiosseivanov mi aveva già dichiarato che nessuna indicazione relativa al progetto gli era pervenuta da BeLgrado.

Non appare tuttavia qui molto evidente l'azione che da Belgrado sarebbe stata .svolta per una distens,ione dei rapporti bulgaro-rome.ni e bulgaro-turcogreci. Debbo anzi significare che non si è avuta, qui, la sensazione di un attivo interessamento jugoslavo al riguardo, se si eccettuano quei suggerimenti conciliativi alla Romania che, come ho riferito con il mio telegramma 270 dell'8 novemlbre, (3) questo Presidente del Consiglio non sembra aver rilevati molto pressanti o conclusivi.

A questo proposito segnalo che questa stampa ha riportato il 21 u. s., senza -commentarlo, un articolo della belgradese Politika in cui viene fra l'altro espressa la speranza che una intesa generale per la formazione di un blocco neutro balcanico possa essere raggiunta, e, con la constatazione dei buoni rapporti :felicemente esistenti :fra Jugoslavia e Bulgaria, si auspica di vedere quest'ultima accettare «una combinazione mirante alla conservazione· della pace nei Balcani».

(l) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del Telespr. 5629/1571 da Belgrado del 5 dicembre, vedi D. 472. (2) -Vedi D. 271. (3) -Vedi D. 139.
708

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. SEGRETo 6846/2626. Budapest, 23 dicembre 1939 (per. giorno 28). Ho avuto a varie riprese, occasione di riferire all'E. V. le c:lichiarazioni di Csàky come di altre personalità responsabili ungheresi circa il problema della Transilvania che, evidentemente appare la questione crucilale, sia in sè, sia nei riflessi tedeschi o russi della politica ungherese. Anche in passato, l'atteggiamento ungherese al riguardo, del resto dipendente da un insieme di tanti e tanto differenti fattol:"i, nei. vari momenti non è mai apparso perfettamente chiaro: talvolta volendosi mettere in luce piuttosto il timore di una invasione tedesca; tale altra facendo ·balenare invece la possibilità di una collaborazione; talvolta paventando un intervendo n1sso che avrebbe se mai «•Costretto » l'Ungheria ad intervenire, magari insieme con la Germania (come mi accennò Csàky il 5 dicembre), (l) altre volte come se si volesse invece cogliere l'occasione di una mossa russa o delle sue conseguenze immediate. L'opinione pubblica, in ogni modo nella sua parte più .sana, anche se notoriamente impaziente ed intemperante in questioni irredentistiche, ha mostrato almeno ·finora di preoccuparsi piuttosto del pericolo tedesco e russo che una eventuale azione concomitante contemporanea o conseguente potrebbe comportare: ma se tali appaiono le sue tendenze presenti, altri potrebbe.ro essere gli effetti o le reazioni se qualche fatto nuovo dovesse prodursi nei riguardi della Romania. Sopratutto recentemente gli ambienti militari invece non nascondono la loro impazienza di risolvere prossimamente la questione transilvana. Mentre nelle caserme si svolge una intensa propaganda contro la Romania, i richiamati che vanno in congedo si las·ciano col saluto di «arrivederci a primavera » e si fa quindi correre la voce che a primavera si produrrà finalmente l'occasione di agire. A prescindere dal Governo, per cui riferisco a parte, c'è poi una considerevole parte della classe dirigente di propositi molto più saggi e prudenti. Mi è stato riferito a questo proposito da fonte confidenziale che molti uomini politici eminenti ed influenti benchè non attualmente al Governo, si riunirebbero spesso per esaminare la situazione: il loro ·atteggiamento è interessante in quanto essi si manterrebbero in contatto specialmente col Presidente del Consiglio e col Reggente. Essi non solo condannerebbero evidentemente le tendenze intem:peranti degli ambienti militari ma, a quanto mt è stato affermato, avrebbero anche qualche dubbio sull'atteggiamento personale di Csàky (ho riferi·to già in passato sull'opinione che in certi circoli si ha di lui) temendo che, forse anche per la sua nota ambizione personale, ove si presentasse l'occasione, egli in cuor suo

non sia in definitiva alieno dal farsi influenzare dallo Stato Ma.ggiore, malgrado le sue ripetute dichiarazioni. (Certe sue frasi sulla questione, anche nei riguardi

della Russia, potrebbero far supporre che tale ipotesi non è del tutto da escludere).

Mentre riferisco d'altra parte col mio rapporto separato (l) le a_s,sicurazioni rinnovatemi da Csàky in proposito, mi sono limitato a registrare alcune delle correnti, delle molte che esistono cir·ca la soluzione del problema transilvano, che è tuttavia nei cuori di ogni ungherese; mi riservo di seguire con la massima attenzione gli sviluppi della situazione e riferire all'E. V. con ogni dettaglio.

(l) Vedi D. 462.

709

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 277. Washington, 24 dicembre 1939, ore 8,34 (per. giorno 25, ore 7,15)

Mio telegramma n. 261 (2).

Dipartimento di Stato ha oggi pubblicato testo della nota diretta dal Governo Panama a Francia e Germania e Gran Bretagna in nome 21 Repubbliche partecipanti conferenza panamericanismo. Nota, ovviamente ispirata da questo Governo, contiene protesta per atti di guerra compiuti entro zona marittima sicurezza e prevede consultazioni Repubbliche americane per eventuali misure in caso si ripetesse violazione zona. Tali mi,sure contemplerebbero ri.fiuto assistenza nei porti americani alle navi resesi colpevoli trasgressione dichiarazione Panama. Generalmente qui si ritiene provvedimento colpirebbe più particolarmente Germania che non alleati i quali possiedono nell'Atlantico proprie basi.

Mi riservo riferire uHeriormente.

710

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 919. Tokio, 24 dicembre 1939, ore 18 (per. giorno 25, ore 11,.45).

Militari si dicono desiderosi di accordal'si con America e disposti anche ad altre ·concessioni oltre quella vecente circa Yang-Tze. Questa in apparenza però almeno per 'il momento .si presenta più importante formalmente ·che 'sostanzialmente dipendendo suo vaLore dall'animo ·con ·cui vorranno applicarla .giapponesi date limitazioni da lol'o enunciate e riserve fatte. Qua si mostrano desiderosi di intendersi con l'Amertca dichiarando che anche se riuscisse intendersi economicamente con Sovieti ciò non li compenserebbe affatto. So da un funzionario di questo Ministero Affari Esteri ·che sarebbe proprio Ufficio America che n!On avrel:Jbe nè buone interuzioni, nè buone speranze nei riguard1 de.gli Stati Uniti. Ministero degli Affari Esteri non sarebbe però nella sua maggioranza neanche convinto della utilità di più strette intese con Russia. Tuttavia come vi sarebbero funzionari favorevoli all'accordo con l'America, ve ne sarebbero anche e in numero relativamente non minore, di quelli favorevoli ad

accordi con Russia. Quest'ultima abilmente farebbe notare che qualora Giappone si intenda solo con Russia, esso avrebbe poi meno da temere dalle Potenze democratiche le quali contrariamente asserzioni dell'Ambasciatore di Francia continuerebbero rifornire Chiang Kai-Shek attraverso Indocina. Se però la malafede sovietica si provasse in seguito Giappone potrebbe trarre dall'accordo un certo temporaneo beneficio alla sua politica internazionale.

Qualunque sia fondamento di ciò che si dice, mi pare valga in quanto conferma come due tendenze siano qui sempre vive e come in considerazione di ciò, nonchè della consueta prudenza dei giapponesi, è da prevedere che per il momento essi non si decideranno adottare provvedimenti nè per America nè per Russia.

Comunicato Roma e Shanghai.

(l) -Non rintracciato. (2) -Vedi D. 605.
711

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA

T. RISERVATO 31091/537 P. R. Roma, 24 dicembre 1939, ore 24.

Mio n. 531 (1).

Da ulteriori informazioni risulterebbe che materiale armamento che Spagna cederebbe Jugoslavia consisterebbe in 44 cannoni anticarro da 47 Breda con circa 60.000 colpi. Sarebbe anche in esame ulteriore cessione di 105 allungati.

PregaVi controllare urgenza predetta in:formazione, e dire Beigbeder di astenersi dal cedere alla Jugoslavia, oppure ad altri Stati il materiale bellico che ha avuto da noi. Seguite attentamente questione e assicurate.

In pari tempo pregaVi fare subito i passi del caso perchè, a stralcio nostro credito, ci vengano restituiti 150 (centocinquanta) cannoni anticarro, cannoni da cento e due gruppi da 152.

Riferite telegra,ficamente.

712

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 276/1. Washington, 25 dicembre 1939, ore 0,20 (per. ore 10,45).

Seguito al numero protocollo precedente (2).

Qui non (dico non) si considera invio Taylor come ripresa relazioni diplomatiche Stati Uniti e Santa Sede sospeso dal 1867. Pare che Presidente Roosevelt vagheggiasse ripresa contatti con la Santa Sede fin dal 1936 data della visita dell'allora Cardinale Pacelli in America. Sua attuale iniziativa è giunta generalmente inattesa.

Lettera è stata ieri consegnata a questo Delegato Apostolico per inoltro sua alta destinazione da Arcivescovo New York Spellman venuto e.sp,ressamente a Washington e da a!ssistente Segretario di Stato Berle.

Partenza Taylor non si prevede imminente. Si darebbe così tempo manifestarsi reazioni Congresso. Si vuole vedere in invio analogo messaggio a Capi Chiese protestante

. amertcana e ebraica Stati Uniti considerazione politica interna dando così a iniziativ·a quel carattere di universalità tanto caro ed accetto a massa americana. Questa Delegazione Apostolica non muterà rango o figura.

Stante ,periodo Feste Natalizie mancano commenti all'avvenimento cui viene peraltro attribuito generalmente grande importanza anche per quello che si presume essere futura azione Presidente Roosevelt per la pace.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato.
713

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. 31175/602 P. R. Roma, 25 dicembre 1939, ore 9,40.

Riferite circa disastri ferroviari recentemente avvenuti in codesto paese et se debbano attribuirsi a sabotaggio.

714

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 294. Budapest, 25 dicembre 1939 (per. giorno 28). Il Reggente, ·che ho incontrato all'odierno incontro itala-ungherese di palla a nuoto, a un certo momento, accennando alla guerra, ha soggiunto c non si sa proprio ·che cosa succeda con questa guerra. Ma io spero che si metta ordine in Germania». Aveva delle notizie infatti di seri disaccordi, precisando che l'Ammiraglio Raeder si era dimesso subito dopo che von Ribbentrop aveva concluso l'accordo coi Sovieti, e che esisteva un grave dissidio fra Hitler e von Brauchitsch. Le vicende della partita hanno interrotto la conve,rsazione.

Horthy, ·come del l"esto è noto, siL è espr.esso nel modo più v,iolen:to nei riguardi dei Sovieti.

715

IL CAPO DEL SERVIZIO INFORMAZIONI MILITARI DEL MINISTERO DELLA GUERRA, CARBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

PRO-MEMORIA. Roma, 25 dicembre 1939.

Durante la mia permanenza a Budapest sono stato ricevuto dal Ministro della Difesa Nazionale, dal Capo di Stato Maggiore Generale, dal Sottocapo di Stato Maggiore dell'Esercito, dal Capo del Servizio lnlformazioni e da altre personalità militari.

Ho passato ogni •giom.o alcune ore negli uffici d~l Servizio Imormazioni ungherese, che mi ha aperto le sue porte e i suoi archivi dimostrandomi costantemente -con l'abituale cortesia -di non avere e di non voler avere segreti per noi.

* * *

Mi è stato facile rilevare come l'Ungheria in questo momento, stia preparandosi frettolosamente a sostenere una parte militare attiva per la prossima primavera con obbiettivo la Transilvania.

Il Ministro della Difesa Nazionale mi ha pregato di fiancheggiare calorosamente alcune richieste urgenti di armi e mezzi che egli rivolgerà prossimamente all'Italia, facendomi rilevare che l'azione dell'Ungheria gioverà direttamente anche all'Italia perchè «l'esercito ungherese sui Carpazi significa arresto definitivo dell'avan2'lata russa nei Balcani ».

L'ambiente militare mi è parso pericolosamente fanatizzato dall'idea di questa imminente campagna di ri•scossa nazionale, campagna che viene giudicata facile e di esito sicuro.

Il motivo per l'intervento ungherese dovrebbe essere dato dall'attacco russo alla Bessarabia; attacco che, dicono gl'i Ungheresi, non si arresterebbe certo ai confini interni della Besssarabia.

L'Ungheria deve approfittare subito di questa occasione, anche perchè l'attacco russo provocherebbe indubbiamente in Transilvani:a moti comunisti che, sviluppandosi, metterebbero a soqquadro il paese, rendendone poi difficilissima la rilconquista da parte ungherese.

Lo Stato Maggiore ungherese prevede che la Russia attaccherà la Romania non appena la Germania, impegnata duramente sul fronte occidentale, non sarà più in grado di frenare la spinta russa verso i Balcani.

La riconquista della Transilvania, che lo Stato Maggiore ungherese considera come una operazione di ·carattere prevalentemente logistico, si svolgerà rapidamente e avrà un ·grande vrantaggio per la Germania, quello di assicurarle la continuazione di buona parte dei rifornimenti che essa trae oggi dalla Romania.

Le difficoltà militari per l'Ungheria comincet'ebbero il giorno in cui l'ondata russa d'invasione si atbbattesse anche sui Carpazi; ma in tal caso l'Ungheria conta sull'aiuto italiano.

* * *

Conviene notare a proposito del singolare stato d'animo dell'alta gerarchia militare ungherese, che mi risulta come i rapporti tra Servizio Informazioni ungherese e Servizio Informazioni germanico, rapporti rimasti sempre piuttosto fiacchi e formali, si siano intensificati in questi ultimi due mesi, sino a divenire, per iniziativa e volontà germanica, frequentissimi -scambio di visite quasi settimanali -e tali da far sospettare in tutta l'attuale montatura militare ungherese l'ispirazione della Germania, la quale mirerebbe a questi scopi:

-assicurarsi l'intervento ungherese al suo fianco;

-limitare l'avanzata russa, senza dover agi!re direttamente, preservando così dalla contaminazione bolscevica la parte più ricca della Romania, neceS~Saria alla Germania ,per i rifornimenti.

-creare difficoltà all'Italia, o forzandola ad intervenire anche essa, o mettendola in condizione di vedere compromesso il proprio prestigio dinanzi all'Ungheria e ai Balcani.

Ho notato, nell'attuale ambiente militare direttivo ungherese, forti correnti tedescofile, dove si considera come certo e molto prossimo [l'intervento italiano a fianco della Germania, la 'quale, appunto per ciò, ritarderebbe la vera apertura delle ostilità in attesa di poter effettuare uno sforzo militare concomitante italo-tedesco.

Tali correnti tedescofile sono imbevute di .propaganda tedesca e pensano e parlano con ·gli argomenti di questa propaganda.

La massa dell'esercito magiaro è però antitedesca. Un ufficiale particolarmente acuto e intelligente del Servizio Informazioni ungherese, uffici:ale che ac·compagna costantemente il capo nelle visite a Berlino, in una conversazione a quattr'oc,chi con me, non ha saputo nasco:ndermi il suo ,scetticiSiffio sulla s.oJ.idità della situazione interna della Germania. Egli si mostrava soprattutto colpito dalla gravità della crisi economica tedesca e ·citava al riguaJrdo alcuni episodi molto sintomatici sul reale stato d'animo della popolazione.

Mi diceva, fra l'altro, di avere av-uto la sensazione che i militari tedeschi, vedendo le cose con occhio pratico, non abbiano molta fiducia nell'esito vittorioso della guerra, e che nel Paese si delineino già insidiosi dissidi di ordine politico tra i seguaci di Goering, i militari, e i partigiani di von Ribbentrop, mentre HitLer viene oramai considerato in molti ambienti come un allucinato pericolosissimo. Comincerebbe a circolare la voce tendenziosa, a Berlino e in pr-ovincia, che von Ribbentrop abbia giocato la carta russa prevedendo che la Germania uscirà dalla guerra bolscevizzata e che una tale trasformazione politica permetterebbe a von Rtbbentrop stesso di puntare alla dittatura della Germania comunista.

* * *

Ho rilevato personalmente che l'opinione pubblica magiara è nettamente antitedesca, ma ritengo che le influenze germanofile in Ungheria meritino di essere seguite e controllate attentamente, anche perchè appaiono volte -volutamente o casualmente -a sminuire il nostro prestigio nel paese.

È sintomatico -e ritengo opportuno sottolinearlo -come finora tutti i progetti di azione militare ungheresi siano basati sul presupposto che l'Italia interverrebbe a sostegno deUa Germania o dell'Ungheria.

Il Servizio Informazioni ungherese ha accolto di buon grado la mia proposta di scambio di un ufficiale dei rispettivi servizi e a metà gennaio un ufficiale del S.l.M., prenderà sede a Budapest presso 11 Servizio Iruformazioni ungherese, che distaccherà a sua volta un proprio uffi.ciale presso di noi. Mi riprometto, per tale tramite, ài sorvegliare discretamente gli ulteriori sviluppi della situazione, tenendone tempestivamente informata V. E.

Di tutto quanto forma oggetto del presente promemoria ho informato il

giorno 21 co.rrente, a Budapest, il R. Ministro .conte Vinci.

716

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 280. Washington, 26 dicembre 1939, ore 8 (per. giorno 27, ore 6,10).

Mio telegramma 276 (1). Iniziativa Roosevelt dL inviare suo rappresentante presso la S. Sede ha raccolto generale consenso in questi ambienti. Calorosi commenti si sono avuti da parte di numerose autorità appartenenti a diverse Chiese protestanti, d:a rappresentanti o.rgan.Lzzazioni ebree nonchè da parte vari membri congresso e Senato.

Alcuni fra questi ultimi hanno favorevolmente accennato a ipotesi .che regolari relazioni diplomatiche con S. Sede possano essere ristabilite in non lontano avvenire. Contrarie invece si sono manifestate queste Chiese battiste in accordo con principio da esse altre vo1te espresso non dovere Governo americano stabilire relazioni diplomatiche con alcuna Chiesa (ecclesiastical body).

717

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. 632/603 R. Roma, 26 dicembre 1939, ore 17,51.

Accertate se risulti esatto che Stalin abbia chiesto a codesto Govelrllo l'invio di tecnici tedeschi per cooperare alla condotta delle operazioni militari contro la Finlandia.

718

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE 295. Budapest, 26 dicembre 1939 (per. giorno 28).

Mio telespresso n. 6788/2588 in data 22 corrente (2).

Secondo notizie proveni<mti dalla Polon,ia da pa.rte di prodiughi, gli arvesti, le persecuzioni, le fudlazionL della popolazione polacca da parte dei tedeschi sarebbero all'ordine del giorno, più gravi e numerose in Posnania dove si ha l'aria di voler distruggere quanto è polacco. Mi diceva il Nunzio Apostolico che le chiese cattoliche sono aperte solo per due ore la domenica; molti vescovi e parroci sono stati arrestati e internati, molte proprietà confiscate, numeros~ssime le esecuzioni in massa anche in piccoli villaggi. Il vescovo di Cracovia è nell'imposs~bilità di corrispondere; altri é\lti prela•ti sono in pri,gione. L'atteggiamento dei militari sarebbe molto più corretto e cavalleresco: ma gli agenti della Gestapo sarebbero spietati. (H Nunzio Apostolico sapeva di un colloquio del Nunzio a Berlino con von Ribbentrop: ma non se ne aspettava molto di concreto).

Se un paragone è possibile, fra i due mali, i polacchi preferirebbero il regime bolscevico che -dicono -almeno è crudele verso una sola classe, ma non mostra di avere nulla contro il popolo polacco in generale.

(l) -Vedi D. 712. (2) -Non rintracciato.
719

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 155. Ankara, 26 dicembre 1939 (per. giorno 6 gennaio 1940).

Dopo il dtsco11so di V. E. alla Camera det Fasci e delle Co.rporazioni, di cuJ, l'eco è tuttora viva, si considera in questi circoli politici e diplomatici che l'iniziativa romena della formazione di: un blocco neutxale balcanico ha perduto ogni interesse e valore. L'unico che ancora se ne occupa e ne parla è l'Ambasciatore romeno Stoica. Secondo quanto egli dice il Governo tul'co avrebbe riconfermato in questi ultimi giorni la sua adesione generica, pur mantenendo un atteggiamento scettico sulle possibilità di riuscita. Analoga risposta avrebbe dato la Grecia. La Jugoslavia sarebbe ora tncaricata di presentire la Bulgaria e l'Ungheria; •Contemporaneamente la Romanria ne interesserebbe il Governo Fascista.

Alcuni organi di stampa, che molto probabilmente seguono ispirazioni ufficiali, hanno ripveso il vecchio tema che l'atteggiamento dell'Italia nei riguardi dei Balcani se da un lato ttranquillizza dall'altro non appare abbastanza chiaro per il :futuro.

720

L'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 6925/1850. Madrid, 26 dicembre 1939 (per. giorno 29).

Telespressi di questa R. Ambasciata nn. 4835/1241 del 7 settembre (l) e 6070/1569 del 13 novembre c. a. (2).

L'atteggiamento anti-sovietico della stampa e di gran parte dell'opinione pubblica spagnola, già segnalato da questa Regia Ambasciata coi telegrammi citati in riferimento, è venuto ancora più accentuandosi (miei telegrammi nn. 345 (3), 346 (4) e 350 (5) del 5, 6 e 8 corrente) in seguito all'azione russa contro la Finlandia che ha qui suscitato profonda emozione e vi.vace reazione. Ancora ·oggi, ad un mese circa dall'inizio del conflitto russo-finlandese, la stampa riproduce a grossi 'caratteri ·le informazioni provenienti da quel fronte di guerra ed esalta la resistenza finlandese, mentre continua a stigmatizzare la politica sovietica che viene rappresentata come il maggior pericolo che sovrasti il mondo civile e in particolare l'Europa. Con particolare attenzione sono seguite le notizie che al riguardo provengono dall'Italia e ogni qualvolta la stampa riMene di scorgere nell'attitudine o nell'azione italiana una nota anti-sovietica, questa viene immediatamente registrata e sottolineata sia dai giornali, sia in questi ambienti governativi.

Col progressivo accentuarsi della preoccupazione suscitata in questo Paese dalla attiva riappari:zione sulla scena politica europea della Russia, che si rite

neva lontana e isolata dopo la SC'Onr.fitta e le delusioni da essa subite in Spagna, può dilrsi che son venute diminuendo le simpatie e il prestigio di cui, subito dopo la fine della guerra civile, godeva qui la Germania che viene ora considerata dall'opinione pubblica la maggiore responsabile, in seguito all'accordo di Mosca dell'agosto scorso, dall'irruzione sovietica nell'Europa nord-orientale.

Che la Germania sia qui venuta in questi ultimi mesi perdendo notevolmente terreno lo si può notaa:e, non solo dalle informazioni che mi pervengono sull'attuale orientamento della pubblica opinione al riguardo, ma anche dalle discrete e confidenziali dichiarazioni che mi sono state fatte da questi uomini politici, e dall'attuale atteggiameruto della stampa. Mentre infatti nel primo periodo del conflitto questi giornali erano letteralmente coperti di notizie, di commenti, di fotografie provenienti da Berlino e concernenrti la Germania, e mentre con titoli cubitali esaltavano e sostenevano l'azione politica e militare tedesca, da qualche tempo a questa parte, anche per i!struzioni pervenute dall'alto, essi sono venuti assumendo un atteggiamento sostanzialmente più imparziale, sopratutto nei confronti deilla Francia, pur continuando a dimostrare una formale simpatia verso la Germania.

Nelle impressioni ,che susc:it,a qui la presente situazione 1nterrrazionale e gli sviluppi che possono derivarne è tuttora al Duce che si guarda con speranza e con ,fiducia, e ciò non solo negli ambienti responsabili ma an,che e sopratutto nel popolo presso il quale sono tuttora vivi il ricordo dei camerati legionari e sincere e disinteressate le simpatie per l'Italia.

(l) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, D. 85. (2) -Non pubblicato. (3) -Non pubblicato. (4) -Vedi D. 489. (5) -Non pubblicato.
721

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 6888/2846. Sofia, 26 dicembre 1939 (per. giorno 31).

A telecorrieri di V. E. n. 304212/C del 20 corr. (l) e n. 30836/C del 2 corr. (2).

Ho dettagliatamente riferito a V. E. fino a questi ultimi giorni, sui lineamenti dell'attitudine bulgara verso i sovieti (3). Occorre peraltro riconoscere, e anche qui lo si ammette, che tale attitudine è stata considerata, o più o meno sinceramente, voluta considerare ~con molta diffidenza e ostilità da parte di alcuni Stati dell'intesa Balcanica, più specialmente Turchia e Grecia.

Ne ho avuto direttamente l'impressione sia dai discorsi di questo Mintstro <ii Grecia, che ,si mostra estremamenrte preoccupato dell'eventualità di un riavvicinamento bulga~o-sovietico, sia da un colloquio avuto con questo Ministro dt Turchia.

Questi che non vedo da molti mesi e che, riservatissimo e niente affatto loquace, mantiene rapporti insignificanti col Corpo Diplomatico qui accreditato, ha chiesto improvvisamente ,con molta insistenza di vedermi, ed è venuto a domandarmi le mie impressioni sulla portata degli accordi bulgaro-sovietici già contratti o in corso, e sull'attività comunista in Bulgaria. Gli ho detto quanto pensavo, e cioè, come ho riferito a V. E., ,che i primi non mi parevano andare al di là di un allineamento di rapporti correntt fra due Potenze rivierasche del Mar Nero,

e che la ,seconda non mi pareva molto intenstficata da ciò che è sempre stata nel passato, se non forse per qualche più diffuso interessamento in questt ambienti per il fattore sovietico in conseguenza dei più recenti avvenimenti europei. Il signor Berker mi è parso alquanto soddisfatto di questi giudizi che mi ha dkhiarato collimavano interamente con i suoi. Ma non ho poturto non avere l'impressione che egli conducesse un:a specie di inchiesta sull'argomento per rispondere a delle preoccupazioni del suo Governo.

Circa il trasferimento a Mosca del Ministro di Bulgaria in Ankara, ho già segnalato a V. E. ~come esso sia stato molto verosimilmente provocato dalla necessità di sostituire in ~quella sede il Ministro Antonov, notoriamente, troprpo filosovietico.

A conferma dei g;iudiizi già da me espressi all'E. V. e cioè che l'attitudine molto più formalmente che sostanzialmente incontrante verso i Sovieti, trovi la sua ragione d'essere in Bulgaria assai più nel timore di eventuali sviluppi dell'azione sovietica nell'Oriente balcanico che nella convinzione della possibilità .effettiva di .collaborazione :fra i due Paesi, mi pe~metto di aWrare l'attenzione di V. E. su due articoli già segnalati ne} mio rapporto stampa odierno. Essi mi <.sembrano alquanto significativi, tanto più che pur collimando fra loro provengono l'uno da fonte ufficiosa, l'altro da un noto pubblicista e politico d'opposizione.

L'articolo dell'ufficioso Fcera Y Dnes si sforza infatti di rassicurare l'opinione nei .confronti dei futuri sviluppi degli avvenimenti, insistendo sulla conciliabHità degli interessi sovietici con la funzione essenzialmente padfi'ca.trice ed equiHbratrice dell'Italia.

Per parte sua il noto Petko Stamov del Duma, ;pur ammettendo il destderio di « altre potenze :1> di spingere i Sovieti verso i:l sudoriente, e preoccupandosi di quanto di contro a tali intenzioni, rivelerebbero le misure militari in atto da parte della Turchia, tenta dii convincere i suoi lettori sugli scarsi interessi e possibilità dei Sovieti di• attuare un programma di espansione nell'Europa sudorientale, ma conclude a sua volta affermando, che Mosca von-à tener conto della volontà dell'Italia, intesa, unitamente alla Germania, a mantenere la pace nei Balcani: e in tale quadro di pacifìcazione egli fa peraltro rientrare anche gli accordi e trattative bulgaro-sovietiche.

L'E. V. rileverà come la nota comune dei due articoli sia costituita precisamente dai caratteri decisivi dell'azione italiana, verso la quale, assai più che verso un pericoloso favore sovietico, continuano a rivolgersi le speranze di questo Paese.

(l) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. 205 da Ankara, vedi D. 608. (2) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T.p.c. 184 da Atene, vedi D. 623 (3) -Vedi da ultimo i DD. 526 e 626.
722

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 11156/2308. Washington, 26 dicembre 1939 (per. giorno 10 gennaio 1940).

Facendo seguito al telergramma n. 259 del 15 dkembre (1), ho l'onore di comunicare che le trattative fra America e Giappone per la stipulazione di un

nuovo accordo commerciale, visto di qui, sembrano trovarsi ancora in una fase statica che più che «punto morto» potrebbe defini:l'si di attesa, non scevra di un certo ottimismo sulla possibilità di ottenere in questo momento dal Giappone qualche concessione ri·levante in Estremo Oriente, ma apparentemente carat-terizzata da una rigidezza forse più tattica che sostanziale. Tali speranze si erano risvegliate specialmente in ·seguito alle intenzioni del Governo di Tokio, manifestate nel .corso dellle conver®azLonJ Nomura.-Grew, di l'Laiprire lo Yang-tze-kian.g nel tratto Shanghai-Nanchino al commercio di terze Potenze (1), e la possibilità che ,in avvenilre la stessa concessione venga estesa al fiume delle Perle, nella regione di Canton.

Questo ottimismo, manifestato del resto con la massima sobrietà nei giorni che hanno immediatamente seguito la notizia proveniente da Tokio, è stato presto represso per ovvie ragioni di strategia politica. Anche i giornali, evidentemente orientati dal Dipartimento di Stato, seguono la stessa tattica. Si dice e si ripete infatti che la stipulazione del nuovo trattato, per quanto utile possa essere all'America, non è vital:e, come lo è invece per il Giappone; che gli Stati Uniti, allo scadere del trattato denunziato, applicheranno al commercio giapponese un trattamento ctiscriminatorio (questo lo ha detto ieri anche un alto funzionario dell'Amministrazione delle Dogane, Basil Harris); e lo stesso Dipartimento di Stato, mentre a Tokio si parlava di concessioni sul commercio fluviale, estendeva un « embargo morale » sul materiale aeronautico e sui mezzi tecnici per la fabbricazione della benzina d'aviazione, che era sostanzialmente diretto contro Russia e Giappone.

Inoltre la parola d'ordine è di svalutare le concessioni finora prospettate da Tokio e di dimostrare un irrigidimento intransigente sulle primitive posizioni americane che si riassume nella pretesa di ottenere il riconoscimento di tutti gli interessi americani in Cina, il principio della porta aperta e di subordinare un eventuale consenso al« nuovo ordine» nell'estremo Oriente ad un preventivo accordo fra le Potenze interessate.

Altro espediente tattico, che viene applicato anche dalla stampa, è quello di scindere la responsabilità del Governo civile di Tokio da quella della casta militare e degli Alti Comandi del Corpo d'occupazione in Cina, facendo ricadere sul secondo la colpa delle attuali difficoltà tra i due Paesi e lasciando quindi la porta aperta alla possibilità di intendersi col primo.

Rigidezza, quindi, ma ispirata piutto·sio dal desiderio di negoziare vantaggiosamente, che non dalla convinzione che gli sforzi per gettare un ponte siano del tutto vani.

(l) Non pubblicato.

(l) Vedi Foreign Relations of the United States, cit. 1939, III, pp. 619-620.

723

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 11167/2315. Washington, 26 dicembre 19311 (per. giorno 10 gennaio 1940).

Miet telegrammi n. 259/251 del 13 dicembre (1).

Con telegramma n. 251 del 13 dicembre scorso riferivo in merito alle prime reazioni manifestatesi sia negli ambienti ufficiali americani che nell'opinione pubbHca e nella stampa in rapporto al conflitto russo-finlandese.

A distanza di dieci giorni, malgrado che la situazione non abbia molto evoluto, si può tuttavia notare, da parte finlandese, llllla intensificata pressione su questi organi ufficiali per ottenere che l'aiuto dell'America, da assistenziale, umanitario e procedente da enti parasta:tali o da iniziative private, come si prospettava nei primi giorni, si amplifichi nella tsua effettiva entità finanziaria, venga assunto direttamente da questo Governo e possa essere effettivamente destinato alla difesa militare della Finlandia.

Da parte americana, la situazione è caratterizzata da una intensificata campagna di stampa che ormai apertamente patrocina 1'idea di un grande prestito di guerra che permetta alla Finlandia di conttnuare la sua resi!stenza, mentre, nei confronti dell'opinione pubblica, mantiene attuale la questione e « surriscaldata» l'atmosfera generale a favore del paese invaso. Negli ambienti ufficiali invece -governo e finanza -si manifestano ancora alcune incertezze. Interessante può essere a questo proposito una inchiesta .promossa da un giornale di questa capitale, il Washington Star, per sondare l'opinione degli organi legislativi in merito alla questione del prestito di guerra finlandese. Interpellati i membri delle Commissioni .per gli Affari Esteri della Camera e del Sena,to, si sono avute otto risposte favorevoli, cinque ·contrarie e varie astensioni. Gli oppositori in genere si attaccano al pretesto di una tradizione cui dal dopoguerra la .politica finanziaria americana intenderebbe attenersi, di non ·concedere cioè prestiti a

paesi stranieri da destina11si esplicitamente a <SCOPi <bellici, ma è chia,ro che ~a

diffi.coltà, se consistesse effettivamente in una questione di principio, si potreboe

facilmente eludere, dando al prestito finlandese una destinazione assistenziale,

H che permetterebbe ugualmente alla Finlandia, economicamente sollevata pe1·

lr: sue necessità interne, di compemre armi e muni·zioni con fondi suoi. La verità

è che queste incertezze, che generalmente procedono dagli ambienti dell'alta

finanza, sono legate a considerazioni puram:ente affari>stiche sulla sicurezza di una

nperazione finanziaria con un Paese al quale la democrazia americana plaude

con tutto il suo ·cuore, ma non si dtssimula l'eventualità che poSSia diventa.re um.

pessimo debitore, se do.vesse soccombere alla lotta impari nella quale è ora

impegnato.

Contro queste varie diffi.coltà sta ora battendosi briUantemente questo Mini

stro di Finlandia, signor Procolpé, il quale sembra abbia formalmente fatto ri

chiesta di un prestito di 50 milioni di dollari per la diifesa nazionale, oltre ai

10 milioni già ottenuti per la restaurazione del Paese.

Il signor Hoover, inoltre, nella sua qualità di Presidente del « Fondo ~r l'Assistenza alla Finlandia :., ha già ra·ccolto a mezzo di pubbliche contribuzioni oltre 100.000 dollari nella settimana scorsa, mentre si susseguono manifestazioni e meetings !lira cui alcuni imponenti, come quello del 20 dicembre al Madison Square Garden di New York, culi parteciparono oltre 10.000 persone e ove parlarono apertamente in favore del prestito di guerra personalità in vista, come il senatore Wagner, il sindaco La Guardia, la giornalista Dorothy Thompson e altri.

Se questa vigorosa propaganda che ha profondamente e sinceramente scosso l'emotività del popolo americano potrà influenzare l'alta finanza per la concessione del prestito di guerra alla Finlandia, è cosa che non può escludersi a priori, pur riconoscendo che, allo stato dei fatti, vi si oppongono ancora delle resistenze non indifferenti.

Va aggiunto che proprio sul fondo di 4 milioni di dollari, di cui disponeva in America, il Governo finlandese ha già acquistato 40 idrovolanti tipo Brewster, in uso anche presso la Marina degli s.tau Uniti, mentre una missione militare finlandese, cui: è preposto il generale V. P. Nenonen, è giunta a Washington il 21 corrente e ha già preso contatto con questi dicasteri militari.

(l) Non pubblicati.

724

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 4620/1773. Mosca, 26 dicembre 1939.

Riferimento: seguito mio rapporto n. 4469/1721 del 15 dic. (1).

A seguito del rélipporto ·sopTacitato, ho l'onore di trasmettere qui unita la traduzione di un comunicato Tass pubblicato sulla stampa sovietica dopo l'espulsione dell'U.R.S.S. dalla Società delle Nazioni e contenente gli « apprezzamenti degli autorevoli circoli sovietici » (2).

Questa pubblicazione è sta1ta la prima -e finora l'unica -reazione di questo Governo ai procedimenti ginevrini. La stampa, il giorno successivo, si è limitata a sviluppare i. concetti contenuti nel comunicato predetto in due articolii editor.iali (Pravda e Isvestia).

La reazione, come vedesi, non è stata eccessivamente forte. Non solo non si è verificata quella rottura di relazioni diplomatiche che taluni miei colleghi mostravano di p.Tevedere, nè vi è stato un provvedimento qualsias•i che possa essere interpretato come una risposta di questo Governo all'azione franco-inglese di Gi:nevra, ma non •SÌ è nemmeno annunzi.atto iJ. rLt:iro da Ginevra del s1g. Sokoline, Sottosegretario permanente alla S. d. N.

Il comunicato vuole dare l'impressione che H Governo sovietico non intende prendere sul serio l'« espulsione ginevrina»; infatti esso afferma !fin dal principio che «quest'assurda decisione suscita un ironico sorriso e potrà soltanto mettere in ridicolo i suoi poco intelligenti autori ».

36 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. Il

Si contesta poi alla Francia ed all'Inghilterra il diritto di accusare l'U.R.S.S.

di aggve1"sione, considerato che le due Potenze tengono sotto il loro dominio

enorm'i •territori in Asia ed in Africa ed hanno recentemente respinto ogni pro

posta di pace avanzata dalla Germania.

Dopo aver ricordato, con persistente improntitudine, che le relazioni russo

finlandesi sono regolate dal trattato di mutua a'ssistenza ed amicizia concluso

il 2 dicembre scorso con il governo popolare di Kuusinen, il comunicato si sforza

di provare la «generosità» dell'U.R.S.S. in materia di ·cessioni territoriali, arri

vando fino a di'chiarare che « l'U.R.S.S. non fa la guerra e non è interessata a

fare la guerra alla Finlandia». Afferma inoltre che il suddetto trattato garantisce

completamente la pace fra i due Paesi ed è soltanto la « fallita cricca di Man

nerheim, sotto le pressioni di terze potenze che impone alla Finlandia una guerra

contro l'U.R.S.S. contraciamente alla volontà del popolo finlandese».

Dopo 'la digressione sulle l'elazioni russo-finlandesi, il comunicato rileva

che S. d. N., adottando una politica d'appoggio ai provocatori della guerra, si

è trasformata in uno strumento del blocco militare anglo-francese per l'appog

gto e l'aizzamento alla guerra nel nord-est d'Europa. Era l'U.R.S.S. che cereava

di ·contrastare le macchinazioni imperialistiche anglo4rancesi nel seno della

Lega, ·ed è per questo ·che l'hanno espulsa!

Il comunicato conclude con un'analiisi del voto del Consiglio e con la tro

vata che Francia ed Inghilterra (89 milioni di abitanti) appoggiate da Belgio,

Bolivia, Egitto, Sud Africa, Republica Dominicana (38 milioni d'abitanti com

plessivamente) hanno espulso l'U.R.S.S. con 183 milioilli. di popolazione.

Questi sono gli ar,gomenti presentati da questa stampa in vispoota al pro

cedimento di Ginevra.

(l) -Non rintracciato. (2) -Non pubblicata.
725

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 926. Tokio, 27 dicembre 1939, ore 6 (per. ore 12,30). Mi ·si assicura che fra le condizioni poste da Stati Uniti d'America per rinnovo trattato commercio vi sarebbe quella che Giappone faccia politica antisovietica. Questo Governo avrebbe risposto consentirvi purchè Stati Uniti d'Ame

rica favoriscano risoluzione questione chiese sia ·cessando qualunque rifornimento .per Chiang Kai-Shek sia influendo su lui.

726

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 289. Shanghai, 27 dicembre 1939, ore 8 (per. giorno 28, ore 13). Mio telegramma n. 233 (1). Questo Ambasciatore d'Inghilterra che giunto qui pochi giorni fa ripartito

1eri d'urg·enza per Chun.gking mi ha dertto che nella ultima conversazione con Chiang Kai-Shek quest'ult.imo si era dimostrato:

l) contmrio a quaJsia~i trattaHva con H Giél!WOri.e a mèno che questo non voglia seriamente considerare il ritiro delle sue truppe. Egualmente contrario a tratta.re .con Wang Ching Wei;

2) deciso in tale drcostanza resistere ad ogni costo contando sugli svilU!ppi della situazione internazionale e soprattutto sulla profonda stanchezza che dovrebbe prima o poi costringere Giappone a ripiegare o sottomettergli proposte onorevoli.

Amba:sciatove d'Tnghiltena mi ha detto inoltre che :fermezza d1 Chiang KaiShek gli aveva fatto apparire inutile qualsiasi tentativo di mediazione nemmeno indiretta confermando notizia da me traiSmessa circa l'azione anglo-francese intesa favorire un compromesso tra Chungking e Tokio.

Ha aggiunto che allo stato delle cose mediazione hritaÌmica gli appare assolutamente impossibile. Egli crede invece in una mediazione americana che potrebbe inserirsi nelle attuali conversazioni tra Grew e Nomura.

Appare chiaro che la sua fretta di tornare a Chungking ha per principale motivo quello di continuaire un'opera moderata voluta pciù dal Foreign Ofjice che da lui e di appoggiare quando se ne presentino le possibilità una mediazione degli Stati Uniti d'America.

Comunicato Roma e Tokio per corriere

(l) Vedi D.D.I., Serie IX, voi I, D. 570.

727

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 1115. Berlino, 27 dicembre 1939, ore 13,10 (per. ore 13,45) Ho ulteriormente approfondito questione invio materiale di guerra tedesco alla Svezia (1). Confermo che forniture per Svezia sono qui consentite sotto la precisa condizione che esse non siano più destinate ad altro paese (leggi Finlandia). Ho però accertato che Governo germanico si disinteressa che materiale di guerra tedesco consegnato alla Svezia serva poi a questa per rimpiazzare mate

riale da guerra svedese inviato o da inviare in Finlandia. Quanto precede per informazione riservatissima di V. E.

728

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 323. Mosca, 27 dJicembre 1939, ore 15,15 (per. ore 17,10). Arrivata stamane Delegazione bulgara presieduta dal Ministro delle Finanze per negoziare accordi commer.ciali. Possibilità scambi fra l'U.R.S.S. e la Bulgaria essendo attualmente molto scarse, venuta a Mosca di un membro del Governo

ha suscitato fra Rappresentanti diplomatici degli altri Paesi balcanici sospetto che possa trattarsi di trattative per collaborazione politica. Interpellato in pro~

posito questo Ministro di Bulgaria me lo ha categoricamente smentito. Ciò non di meno è mia convinzione che iJ. Governo sovietico non mancherà di subordinare eventuali concessioni nel campo commerciale a qualche condizione di natura politi·ca.

(l) Vedi D. 677.

729

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 418. Budapest, 27 dicembre 1939, ore 19,10 (per. ore 21).

Mi riferisco lettera personale di V. E. n. 8750 (1). Conte Csàky ha immediatamente ed integralmente accettato proposta di

V. E. Sull'argomento sarà anche qui mantenuta massima riservatezza. Egli partirà per una settimana riposo 2 o 3 gennaio prossimo.

730

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 419. Budapest, 27 dicembre 1939, ore 19,10 (per. ore 21).

Circa declinato invito a caccia, ho creduto ·comprendere anche dalla conver.sa:zione Csàky che, essendosi trattato invito personale dt Horthy a V. E. sarebbe particolarmente gradita lettera personale di ringraziamento al Reggente da parte di V. E.

731

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI

T. 31258/318 P. R. Roma, 27 dicembre 1939, ore 19,30.

In relazione mio telegramma n. 304 del 23 corr. (2) riservatamente Vi comunico che Rodd di quest'Ambasciata britannica è venuto costà far presente gravità situazione che qui si è creata a seguito sequestri e vincoli merci e a proporre colpo di spugna per tutti carichi trattenuti.

732

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO AD OSLO, LODI FÈ

T. 31306/35 P. R. Roma, 27 dicembre 1939, ore 2Z,45.

Vostro telegramma n. 1497 dell'8 corr. (3).

EventuaLità che Norvegia ottenga tacito assenso belligerantt a richiesta libertà di commerciare con l'una e l'altra parte interessa parti·colarmente Regio Ministero.

PregoVi fornire ogni ulteriore notizia al riguardo facendo conoscere quale seguito sia stato riservato alla richiesta norvegese.

(l) -Vedi D. 690. (2) -Vedi D. 699. (3) -Vedi D. 522.
733

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 176. Bucarest, 27 dicembre 1939 (per. giorno 2 gennaio 1940).

Coi miei telegrammi filo nn. 533 (l) e 536 (2) e per corriere n. 0171 (3) ho rifedto le dichiarazioni fattemi da questo Presidente del Consiglio e da questo Ministro degli Affari Esteri in occasione delle visite loro fatte al mio ritorno in questa sede.

Poichè sia Tatarescu che Gafencu si sono soffermati in particolar modo su qual!che questione di maggiore importanza, con diverse parole ma con concetti sostanzialmente analoghi, reputo opportuno riassumere qui di seguito, più diffusamente di quanto mi sia stato possibile per .telegrafo, il punto di vista da loro espressomi su taluni di questi argomenti, sui quali si è voluto particolarmente attirare la mia attenzione.

l) La Russia, a quanto il Presi:dente del Consiglio e il Ministro degli Affari Esteri hanno affermato, si preparerebbe ad invadere a breve scadenze la Romania, con !'.intenzione non già di riconqui:stare la Bessarabia della quale non ha bisogno e che presenta per essa scarso interesse, ma allo scopo reale di sottomettere e bolscevizzare l'intero settore danubiano-balcani-co. La Romania si accinge a difendersi ad oltranza •COn le sue sole :forze materiali senza contare SIU al:tri: aiuti militari e « farà tutto il suo dovere » a condizione però d.i poter aJVere assicurata la pace sulle altre frontiere e di, poter contare sull'appog-gio morale dell'Italia.

A tal uopo il Governo romeno, abbandonata !',idea del blocco balcanico avanzata in primo tempo, è desi:deroso, secondo l'invito espresso dall'Italia nel discorso del Ministro degli Esteri, di migliorare i suoi rapporti con gli Stati vicini, e sarà lieto e grato di ricevere al riguardo direttive e consigli.

2) Purtroppo il Governo ungherese persiste però nel suo atteggiamento di intransigenza e di intemperanza ostacolando le buone intenzioni del Governo romeno, desideroso di giungere ad una cordiale collaborazione con le minoranze ungheresi di Transilvania. Mentre il Governo romeno era riuscito a stabilire utili e proficui rapporti oon il Conte Banfy e i.J1 dr. Sa.sz ed altri caLpi ri•conosciuti dalle minoranze predette, il Governo di Budapest continua a dare il suo appoggio al Conte Bethlen (cugino di Stefano Bethlen) esponente delle tendenze intransigenti, mettendo cosl i capi della tendenza collaborazionistica nella più delicata posizione.

Per quanto poi concerne il problema terr.itoriale, Tatares•cu è stato reciso ed esplicito nell'escludere la possibilità di concessioni in tale campo, in quanto, a parte il territorio dei Siculi situato nel pieno cuore della Romania, i romeni si presentano in grande maggioranza di fronte ai magi:ari in tutto il resto del Paese.

Gafencu, pur senza nulla esplicitamente ammettere, è stato invece molto meno reciso del Presidente del Consiglio, limitandosi ad affeT'Illare che i dirigenti ungheresi non hanno mai formulato rivendicazioni predse in nome del

diritto di nazionalità, mentre hanno lasciato che venisse ripetutamente accampata in pll!bbliche occasioni la richiesta della restituzione integrale della Transilvania fino alla vecchia frontiera in nome dei diritti della Corona di Santo Stefano.

Sia Tatarescu che Gafencu sono stati infine d'accordo nell'affermare che un'intesa con l'Ungheria, che si presenta attualmente estremamente difficile a realizzarsi direttamente fra i due Paesi a causa della cattiva volontà del Governo di Budapest, potrebbe essere forse raggiunta ove intervenisse l'azione moderatrice e conciliatrice dell'Italia, che troverebbe (sempre a loro dire) la Romania pronta ad esaminare con spirito di moderazione proposte improntate ad equità ed a giustizia.

3) Un accordo con la Bul•garia sarebbe invece possibile mediante il sacrificio territoriale da parte della Romania di territori che non sono abitati prevalentemente da romeni. Fran·cia ed Inghilterra evidentemente basandosi -sempre secondo i miei interlocutori -s:u assicurazi<mi ricevute dia Sofia, ffis.istono per la realizzazione di tale accordo che assicurerebbe alla Romania la pace alla frontiera mertdionale e, rinforzando la posizione del Re e del Governo bulgaro, consoliderebbe l'attuale assetto della Bulgaria minacciato da correnti filo-sovietkhe.

Sia Tatarescu che Gatl'enccu nel farmi in forma esplicita tali dichiarazioni (alle quali Gafencu ha anche aggiunto, come ho riferito, che Francia e Inghilterra lascerelbbero intravedere la possibilità di costituzione di basi militari francobritanniche nei Balcani e di azioni navali in Mar Nero) si sono peraltro espressi non già nel senso che esista al riguardo una intesa di massima o un principio di intesa ma piuttosto lasciando apparire di avere, sotto la spinta degli avvenimenti, maturata la convinzione che potrebbe essere necessario, entro certe condizioni e in determinate circostanze, addivenire ad un sacrificio territoriale a favore della Bulgaria. Tatarescu e Gafencu hanno a questo punto tenuto a mettere in evidenza la diversità della questione territoriale in Bessarabia ed in Dobrugia.

4) La Romania desidera mantenere la sua neutralità e continuare ad assolvere lealmente i suoi impegni di ordine economico con la Germania che fornisce di ingenti quantità di materie prime essenziali. Gafencu a tale proposito ha manifestato la convinzione che il Governo tedesco abbia interesse alla conservazione della integrità territoriale della Romania e desiderio di evitare una aggressione sovietica contro quest'ultima; ma non ha taciuto la sua convinzione che il Governo tedesco possa non· essere in grado di opporsi alle intenzioni sovietiche.

Non è facile impresa discernere, nella fluida e mutevole eloquenza romena, la retor1ca dalla sostanza e la verità dal suo contrario, e tanto meno precisare quanto venga discusso e stabilito fra questo Governo e quelli di Partgi e di Londra con i quali non sono cessati mai in alcun momento rapporti frequenti e cordiali.

Ho già, ad esempio, osservato nel mio telegramma 536 (l) come sia il Presidente del Consiglio che il Ministro degli Esteri abbiano meco accentuato

per «il bisogno della causa:., la loro convinzione civca l'imminenza e la certezza del pericolo ·sovietico certamente al di là dei loro stessi timori per quanto questi, malgrado le speranze alimentate dalla resistenza finlandese, siano certamente reali, come lo provano le disposizioni che il Governo viene prendendo ed i preparativi in corso per ·la costituzione di una linea di difesa alla frontiera col Nistro e di un secondo sistema di difesa ad oltranza alla linea del Prut.

Ma una cosa si può certamente affermare e cioè che in questo momento più che mai gli sguardi del Governo romeno si volgono verso l'Italia, la sola Potenza alla quale si attribuisce la possibilità di asstcurare la rpace balcanica e sopratutto di determinare preliminarmente una distensione che consenta a questo paese di concentrare tutte le sue forze contro l'invasore non senza qualche prospettiva di contenerlo, e forse sopratutto di indurlo a rinunciare all'atta.cco, prima di cominciarlo, quando vedesse fallite le aspettative d& facile vittoria.

I dirigenti romeni pensano ill!fatti che il supremo pericolo per questo paese risieda nella possibilità che in seguito anche soltanto ad una iniziale grave pressione sovietica, Bulgaria e Ungheria passino a loro volta all'azione, alla quale non tarderebbe a seguire un intervento militare germanico, preventivo di altre ocoupaz~oni militari e conservativo delle preziose ric·chezze del suolo e del sottosuolo romeno.

Essi ritengono pertanto oggi che soltanto l'Italia sia nell'attuale momento in grado di assicurare il mantenimento della pace balcanica anche in caso di invasione sovietica, e in particolare che essa, oltre a determinare una corrente di appoggio morale e probabilmente di aiuti diretti o indiretti da parte degli altri Stati balcanici, così come avviene per gli Stati scandinavi nei riguardi della Finlandia, avrebbe l'autorità di trattenere l'Ungheria, nonchè, mantenendo in tutto il settore balcanico una pace che per essere posta ·sotto la sua egida non potrebbe non essere amichevole per la Germania, di rassilcurare quest'ultima sull'avvenire dei suoi rifornimenti in questo settore.

Per quanto d'altro canto concerne Francia e Inghilterra mi pare ovvio anzitutto che queste Potenze abbiano cercato e cerchino di approfittare della gravità e della vi·cinanza del peri·colo sovietico per rinnovare il loro tentativo di creare -attraverso un accordo bulgaro-romeno -un s1stema rpiù o meno :sottoposto alla loro diretta influenza dalla Siria ai Carpazi. E credo anche prObabile che il Governo romeno, qualora veda di non r.iuscire ad assicurarsi le spalle attraverso « la pace balcanica sotto la protezione italiana > pensi alla possibilità -del resto non mai abbandonata -di ricorrere a quell'appoggio diretto che potrà essergli fornito da Francia e Inghilterra, pur rendendosi conto che ciò signifi·cherebbe con ogni probabiUtà essere coinvolto in un conflitto generale. Forse perchè -e Gafencu me lo ha lasciato intendere -esso considera questa alternativa migliore dell'altra sopra accennata, di essere cioè assalito a un tempo da Russi, Ungheresi, Bulgari e Tedeschi.

Quello che appare invece meno chiaro è sapere come, nel pensiero dei dirigenti romeni, il concetto di pace balcanica sotto l'egida dell'Italia si concilii con i loro rapporti con Francia e Inghilterra, con l'eventuale realizzazione dell'acordo con la Bulgaria nei termini sopraindicati, con i loro stretti rapporti col Governo di Ankara, a proposito del quale Gafencu non manca peraltro di affermare il suo desiderio di riavvicinarsi all'Italia. Essi sperano forse -nel

loro evidente, e dal loro punto di vista non incomprensibile desiderio di trovare ad occidente ogni possibile aiuto e protezione contro la minaccia orientale -in una concomitanza, sia pur non concordata, di tnteressi, mentre chi conosce la mentalità dei dirigenti romeni, le loro simpatie poliUche, le loro opinioni sull'esito del conflitto, nonchè la loro non scoraggiabile tendenza di fare della politica europea, quando è già •così difficile fare della politica romena, è indotto a pensare che si accarezzi da parte di taluno di essi l'idea e la ·speranza di un riavvtcinamento fra l'Italia e le Potenze occidentali proprio in questo settore, oggetto, ma anche auspice, la stessa Romania...

* • •

Non mancherò, per quanto possibile, di continuare a seguire, sempre a titolo personale e informativo, gli orientamenti e il pensiero di questo Governo relativamente alle questioni sopra indicate, riferendone a volta a volta all'E. V.

(l) -Vedi D. 674. (2) -Non pubblicato. (3) -Non pubblicato.

(l) Non pubblicato.

734

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 10422/3302. Berlino, 27 dicembre 1939 (per. giorno 31).

Il Mmistro di Svezia, signor Richert, mi ha ieri detto esser stato testè

conclUISo tra Svezia e Germnria un accordo commerdale (l) che entrambe le

parti ritengono soddisfacente e che assicura alla Germania la fornitura di

ing·enti quantitativi di min·erali di ferro.

Sono interessanti in proposito le notizie che il Ministro mi ha dato circa

il trasporto di codesti minerali. Mentre la maggior parte dei minerali stessi

viene trasportata attraverso i porti del Golfo di Botnia direttamente in porti

baltici della Germania e cioè quasi per linee marittime interne, una discreta

quantità dei medesimi (che aumenta durante l'inverno a causa della gelatura

del Golfo di Botnia) viene invece trasportata per linee esterne e cioè dal porto

norvegese di Narwick, e quindi attraversando tutto il mar di Norvegia e parte

del Mare del Nord.

Vengono adoperate navi tedesche anche di grosso tonnellaggio che, pur

seguendo quando è possibile la Hnea delle acque territoriali norvegesi, sono

costrette spesso a dipartirsene per tratti anche importanti, e ciò senza essere

molestate dagli inglesi.

Il Ministro di Svezia notava che ciò costituisce un fatto nuovo -non si

era verificato nella guerra di 20 anni fa -e dimostra come la padronanza

dei mari vantata dall'lnghilt('rra sia tutt'altro ·che assoluta.

735

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 10424/3304. BerLino, 27 dicembre 1939.

Ho visto oggi per la prima volta il nuovo Ambasciatore del Giappone Saburo

Krurusu, il quale ha preso possesso del suo ufficio da circa due settimane.

Egli ha accennato alla politica del proprio Governo così nei riguardi della

Germania come in quelli della Russia, dicendo che in Giappone, pur deside

randosi di mantenere le migliori relazioni possibili con la Germania non si era

tuttavia compresa l'attitudine di quest'ultima nei riguardi di Mosca. Al ri·guardo,

anzi, egli ha tenuto a domandarmi se fosse vero ciò ehe qui ha sentito ripetere

da più parti e dallo stesso Ribbentrop e cioè che a consigliare alla Germania

la nuova polibca nei riguardi di Mosca sia stata proprio l'Italia.

Ho risposto che, come era stato già detto chiaramente nel suo discorso da

V. E., l'Italia ha bensì consigliato una «distensione» dei rapporti fra i due paesi, sufficiente ad impedire che la Russia si buttasse nelle braccia della Francia e dell'Inghilterra, ma non ha mai consigliato una politica di intesa, suscettibile di potenziare la Russia bolscevica e di favorirne l'espansione sia nel Baltico che nei Balcani ed eventualmente anche in altre direzioni, ·così eome si sta verHìcando ora. La direzione e gli orientamenti e i sentimenti italiani al riguardo sono di pubblica ragione ed inequivoci.

Il signor Saburo Kurusu si è mostrato soddisfatto di questa mia risposta, affermando che l'attitudine dell'Italia nei ri-guardi del comunismo è nel momento presente uno degli elementi che lega maggiormente iJ Giappone all'Italia. Ha mcidentalmente ac·cennato in proposito all'assurdità dei progetti di Shiratori e di Oshima circa una quadruplice Italia-Germania-Giappone-Russia, dicendo che quei diplomatici obbediscono evidentemente alla preoccupazione di possibili pressioni ed interventi angln-amerkani ma non 1si ·rendono ·conto ·che l'opinione pubblica gi·rupponese non potrebbe mai ingoiare -·cosa che egli ha detto allo stesso Ribbentrop -un riavvicinamento ad una Russia bolscevica.

Ciò non significa che iJ Giappone non intenda trovare un modus vivendi anche colla Russia, ma si tratterà sempre di un modus vivendi e mai di un'intesa, e in ogni modo non potrà avere per base una spartizione della Cina in dlu.e zone di influenza, l'una giapponese e l'altra sovietica, dato che il Giappone si rende conto che a breve ·scadenza questo porterebbe piuttosto ad un conflitto che ad una intesa colla Russia, e ciò sempre a causa del comunismo.

Il s~gnor Sabul'lo KurUISiu aggiungeva di aver letto con interesse, nel disc·oi'so di V. E. del 16 ·corrente, che Riibbentrop aveva comunicato all'Italia il suo accordo con l'U.R.S.S. soltanto 36 ore prima della sua partenza per Mosca. Altrettanto era successo nei riguardi del Giappone, che anzi, avendo egli stesso Kurusu -da Bruxelles -mandato qualche informazione che accennava a possibili accordi germano-russi, ed essendo queste state rirferite a Berlino, esse venivano nettamente smentite -naturalmente su conformi precise affermazioni di Ribbentrop -dall'Ambasciatore Oshima.

Il signor Sahumo KUll'Usu mi rid:eriva da ultimo ·che, avendo V'Lsto a Bruxelles prima della sua partenza per gli Stati Uniti l'Ambasciatore americano, gli aveva domandato se per caso egli si recasse a conferire col proprio Governo circa eventuali iniziative di pace, al che l'Ambasciatore americano avrebbe risposto che l'America non farebbe mai nulla in materia se la prima iniziativa non fosse presa dall'Italia, rendendosi ·conto che solo l'intervento di questa potrebbe servire in certa maniera a salvare la faccia della Germania. Egli non ha esduso tuttavia che, in caso di una iniziativa italiana, anche l'America potrebbe associarvisi, dato che a sua volta soltanto un intervento americano potrebbe salvare la faccia

dell'Inghilterra. Una manovra di questo genere potrebbe essere utile al Presidente Roosevelt a scopi elettorali.

L'Amba,sciatore Saburo Kurusu, dopo aver sottolineato i diversi puntL di contatto e il paralleJismo tra la politica giapponese e quella italiana, ha sottolineato l'opportunità che le relazioni fra le nostre due missioni siano quanto più possibile intime e cordiali (1).

(l) Vedi DD. 677 e 727. II testo del protocollo del 22 dicembre 1939 si trova in Documents on German FO?Ieign Poticy 1918-1945, cit., Series D, VIII, D. 481.

736

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. SEGRETO 10431. Berlino, 27 dicembre 1939.

Non ostante i giorni di festa, mi è riuscito di avere quakhe più precisa informazione circa le reazioni di Ribbentrop al Tuo discorso del 16 dicembre.

Come sai, le prime impressioni furono buone ma -con la migliore conoscenza del testo -esse si anda;rono man mano mutando fino a diventare negative {2). Hewel (~l noto ufficiale di collegamento tra Ribbentrop e il Fiihrer) avrebbe detto che Ribbentrop ne sarebbe stato addirittura «furioso».

La ragione di tutto questo sarebbe sopratutto da ricercarsi nella rivelazione delle «date». Mi si è spiegato, da persona che ha avuto in quei giorni diretto contatto con Ribbentrop, che la pubblicazione delle date stesse sareblbe stata ritenuta pregiudizievole agli interessi tedeschi per i seguenti motivi:

l) Il sapere che l'Italia aveva ·chiesto tre anni di respiro renderebbe ormai nullo, agli occhi dei terzi -almeno per la durata di quel periodo l'apporto potenziale dell'Italia a favore della Germania.

2) Il respiro di 4-5 anni chiesto a sua volta dalla Germania farebbe credere che la Germania abbia in sostanza condotto un gioco di bluff, e che quindi sarebbe assai meno preparata di quanto non si pensa. Tutto ciò non mancherebbe di incoraggiare gli avversari, rafforzando i loro poteri di resistenza, etc. etc.

Questo il pensiero di Ribbentrop, il quale in questo momento non sembrerebbe pertanto animato dalle migliori intenzioni nei nostri riguardi.

Da ultimo mi si dice che l'articolo di Gayda del 2·3 u. s. la cui prima parte richiama il precedente austriaco del '14 per la Serbia e la mancata consultazione dell'Italia, non sarebbe piaciuto in quanto istituente un automatico «parallelo».

Io non ho visto ancora Ribbentrop. Gli feci soltanto sapere che ero tornato e che -mentre non avevo nullla di speciale da dirgli -avrei gradito alla prima occasione fargli personalmente i miei auguri. Egli mi ha fatto rispondere che mi avrebbe visto appena possibile (3).

(l) L'originale di questo documento porta il visto di Mussolini.

(2) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, cit., Series D, VIII, D. 478.

(3) L'originale di questo documento porta il visto di Mussolini e in calce la seguente postilla autografa di Attolico: • Ribbentrop mi fa telefonare or ora che mi vedrà domani alle 5 p.m. •·

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 10433/3306. BerLino, 27 dicembre 1939.

Se da una parte la Germania non ha accolto la proposta del Papa per un armistizio di Natale, dall'altra il primo Natale di guerra è pur trascorso con un'assoluta pausa militare e pausa, anche, di tutto il lavoro.

Per tre giorni i quoUdiani non sono usciti. Riapparsi oggi, essi hanno dedicato la prima pagina ai racconti della visita di Hitler al fronte occidentale sottolineando tra l'altro il fatto 'Che il Fi.ihrer, nella vigilia di Natale, presso i colli di Spichern ha varcato il confine francese per la prima volta dopo il 1918, recandosi in posizioni di avamposti che i francesi avevano tenute occupate fino a poche settimane fa. Hitler ha tenuto brevi discorsi ai reparti .presso i quali è sostato, fra i quali il reggimento di fanteria bavarese nelle cui file egli aveva combattuto, durante la guerra mondiale. Il Fi.ihrer non ha invece lanciato alcun messaggio al popolo. Hanno parlato il Comandante dell'esercito, Generale von Brauchitsch, e il Segretario del Partito, Ministro Hess.

Il discorso del primo ha avuto carattere schiettamente militare, di incitamento ai soldati per proseguire sino alla fine vittoriosa questa guerra, imposta al popolo tedesco da chi ha fissato come scopo 'bellico il SIUO annientamento. Soltanto dopo la vittoria, ha concluso von Brauchitsch, si potrà parlare nuovamente di pace.

Quanto al radiodiscorso di Hess, lanciato da bordo d'un cacciatorpediniere, è interessante rilevare in esso l'impostazione che vien data dagli oratori del regime nazista, ormai in più d'una manifestazione, alle cause della guerra. Essa è sorta, ha dkhiarato il Segretario del Partito nazionalsocialista, dall'odio contro la Germania forte e lavoratrice, dal proposito degli elementi ebreoplutocratici di Inghilterra e di Francia d'annientare la Germania del lavoro, della giustizia sociale, della ricostruzione. Hess ha detto, sullo 1stesso tono, che i sobillatori bellici vorrebbero eliminare dalla Germania le conquiste sociali, per timore che anche i loro popoli le pretendano, vorrebbero ridurre i tedeschi a bestie da lavoro, renderli schiavi. È su questo piano che viene condotta, da qualche tempo, la propaganda interna di guerra, come se la meta principale della guerra contro la Germania fosse l'annientamento del suo sociaHsmo, provocato dalle plutocrazie occidentali.

Per questo, ha detto Hess, stanno ora contro la Germania eserciti di milioni, per questo è stata sobillata contro la Germania la Polonia, «questa Polonia le cui armate abbiamo distrutto e il cui Stato abbiamo cancellato dalla carta geografica». Non si può non con:fu-ontare questa frase con quelle dette da Hitler al Re.ichstag il 6 ottobre, nel discorso con eui egli, pur rivendicando alla Germania e alla Russia la decisione sul destino della Polonia, pareva non escludere la possibilità della ricostruzione di uno Stato polacco. Evidentemente tali piani sono andati sempre più impalli:dendo, essendo essi legati a prospettive di pace ormai tramontate. Il riconoscimento del Governo polacco di Angers da parte della Francia e dell'Inghilterra non ha fatto, del resto, che irrigidire la Germania nei riguardi d'ogni concessione per un'e,ventuale autonomia polacca.

Mi sono stati fatti notare alcuni punti in proposito che sono stati poi passati

alla stampa germanica, per fornire argomenti polemici. Li trascrivo qui sotto:

« I piani di suddivisione dell'Europa meridionale ed orientale organizzati

dalla Presidenza degli emigrati polacchi ed elaborati in Francia per ordine

inglese, circa i quali le prime notizie giunsero al pubblico un mese fa, sono

stati ora annunciati alla stazione radiotrasmittente di Londra come "fini bellici

polacchi", i quali peraltro non incontreranno probabilmente grandi simpatie

negli Stati neutrali dell'Europa centrale e meridionale tanto corteggiati dal

l'Inghilterra. A titolo di "assoluta garanzia di sicurezza" per un nuovo Stato

rapinatore polacco, viene pretesa la creazione di un bloc·co di Stati estendentesi

dal Balti!co al Mar Nero, naturalmente sotto comando polacco. Ma questo non

è tutto! Nell'America del Nord si •crede di poter parlare senza alcun riguardo

delle intenzioni anglo-polacche e si indica apertamente come scopo di guerra

la costituzione di un blocco di: Stati slavi fino all'Adriatico. (Radio di Nuova

York del 20 dicembre c. a.). E perchè non abbia a sussistere dubbio sull'identità

degli ideatori di tale piano, si dichiara che, quale unica minoranza, gli ebrei

dovrebbero avere in questo nuovo Stato polacco " cristiano-democratico " la

illimitata "libertà nazionale e culturale". Le cose dell'InghiUerra devono andar

male, se essa crede di poter sostitu1re alla fallita alleanza accerchiatrke con

la Russia una nuova Poloni>a esistente soltanto sulla carta, attribuendole sempli

cemente gli antichi fini di guerra del 1914 ».

Non è escluso che della quest1one si occupi anche il Politisch Diplomatische Korrespondenz.

Questo continuo in:fieil'i.!'E, tuttavta, contro una Polonia già morta, mo·stra chiaramente come l'idea della rkostruzione di una Polonia nazionale sia tramontata per sempre. Che anzi, la esistenza di una qualunque Polonia avrebbe ormai agli occhi tedeschi una funzione antitetica ai propri interessi e quindi -pro tanto -intollerabile.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA

T. PER CORRIERE 31300 P. R. Roma, 28 dicembre 1939, ore 8. Vostro telegramma n. 504 (1).

Voci circa situazione in Croazia sono evidentemente esagerate. Ciò non esclude .però che situazione stessa presenti ;pericoli ed incognite dovute da un lato a gravi difficoltà manifestatesi sul terreno pratico dell'accordo intervenuto

tra serbi e croati, e dall'a1tro all'indebolimento della posizione personale di Macek per effetto tendenze centrifughe due correnti estremiste croate: quella dei frankiani, nettamente orientata verso il separatismo, e quella degli elementi di sinistra, manovrata dalla propaganda comunista e ·che cerca di profittare di ogni circostanza per mettere in imbarazzo Governo centrale.

Situazione particolarmente delicata in Dalmazia oltre che per ragioni suddette, anche per grave crisi economica che travaglia quella regione. Comunque, sembrerebbe escludersi, anche in base recenti segnalazioni R. Legazione Belgrado (1), possibilità complicazioni immediate.

Nostra politica decisamente orientata mantenimento compagine jugoslava e sviluppo cordiali relazioni. Consideriamo, in ogni caso in qruesto momento, che una Jugoslavia forte e unita sta la migliore ,garanzia contro imperialJsmi di marca nordica nei Balcani.

Quanto precede comunico p€r Vostra conoscenza.

(l) Vedi D. 644.

739

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 150. Teheran, 28 dicembre 1939, ore 11,37 (per. ore 17).

Prendendo lo spunto dall'invio di un Ambasciatore speciale del signor Roosevelt presso i'l. Vaticano ed alle voci 'che ,circolano cil"ca la possibilità di un'eventuale iniziativa di mediazione per la pace, questo Ministro degli Affari Esteri ha insistito perchè facessi 'di nuovo presente a V. E. contenuto del mio telegramma n. 104 del 21 ottobre scorso (2).

740

IL MINISTRO A MONTEVIDEO, BELLARDI RICCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 130. Montevideo, 28 dicembre 1939, ore 14,30 (per. ore 21).

Apprendo da questo Ministero degli Affari Esteri che Governo uruguayano pur dichiarandosi d'accordo in principio ha formulato riserve di fronte a nota collettiva presentata da paesi americani ai governi Londra, Berlino a seguito recenti violazioni zona neutra stabilita da Conferenza di Panama. Oltre che ribadire difficoltà applicazione estensione zona 300 miglia tali riserve si riferiscono a'l progettato divieto entrata navi belUgeranti in porti americani per rtfornimenti o riparazioni. Uruguay sostiene non doversi applicare criterio uniforme in qruesto divieto bensl distinguere tra navi che pur essendo belligeranti proteggono traffico marittimo normale e quelle chP invece lo in,sidiano.

741

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO

(Pubbl. MARIO ToscANo, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941,

cit., p. 18, nota 23)

T. P. 633/128 R. Roma, 28 dicembre 1939, ore 18.

Dato che quest'Ambasciatore dell'U.R.S.S. è stato richiamato a Mosca dal suo Governo e 'Che è partito da Roma ,sin dal 9 dicembre senza prendere congedo dal Ministero degli Affari Esteri, V. E. viene richiamata a Roma.

Vostra ·partenza da Mosca dovrà aver luogo medesime condizioni e cwe senza prendere congedo da codesto Commissariato del Popolo per gli Affari Esteri e senza fornire alcnna spiegaz.ione. Vi limiterete, come ha fatto Gore'l.kin, a informare per iscritto codesto Governo della Vostra •partenza.

Assicurate.

(l) -Vedi D. 496. (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. l, D. 839.
742

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A LIMA, FARALLI

T. 634 R/100. Roma, 2 8 dicembre 1939 (1).

Vostro 195 (2).

Anche questo Incaricato d'Affari de.l Perù ha fatto in questi giorni presente, d'ordine. del suo Governo, vivissimo desiderio peruviano elevare Ambasciata rispettive rappresenta.nze diplomatiche a Roma e a Lima, insistendo sugli stessi argomenti già esposti alla S. V. e all'Ambasciatore Boslcarelli.

Dite in risposta a codesto Ministro degli Affari Esteri che sarebbe mio desiderio aderire alla sua richiesta, la quale è, anche a mio avviso, giustificata sia dall'importanza che codesto Stato è venuto assumendo neJI' Ameirica Latina, sia dalla cordialità dei rapporti esistenti :lira i nostri due Paesi. La desi•gnazione del Generale Benavides sarebbe d'altra-parte particolarmente felice e, come tale, particolarmente apprezzata in Italia.

Ciò premesso aggiungete che, per una serie di ragioni alle quali il Perù è completamente estraneo, non mi è, almeno per ora, poss~bile aderire, nonostante ogni nostra buona volontà, al desiderio di codesto Governo.

Accennate sopra tutto ·alle rkhieste insistentemente fatteci da taluni Governi balcanici per l'elevazione ad Ambasciata delle rispettive rappresentanze diplomatiche, richieste che Governo Fascista g'iudica non attuali ed ha lasciato conseguentemente cadere. La creazione di una nuova Ambasciata nel Sud America minaccerebbe riaprire questione anche nel settore balcanico ciò che Governo Fascista tiene particolarmente ad evitare, sopTa tutto sino a quando perduri attuale situazione europea.

Lasciate intendere che potremo riprendere argomento in occasione e momento più propizi. Esprimetevi nello stesso senso col Generale Benavides.

743

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 924. Tokio, 28 dicembre 1939, ore 18 (per. giorno 29, ore 5,45 ).

Non ho potuto rispondere al Vostro telegramma n. 377 (3) perchè ho dovuto attendere parziale ripetizione.

In questo ultimo tempo telegrammi stampa riferentesi articoli dei giornali nostri su dimostrazioni di ·studenti e su decisioni _prese Gran Consiglio e su .Vostro discorso ha-nno fatto constatall'e qui più nettamente nostro orientamento antibolscevko. Io mi ero già regolato in •Conseguenza e dopo queste Vostre istruzioni potrò adoperarmi in modo anche più esplicito e attivo.. Persino la ma,ggior parte di coloro che si d:ic.ono qui in massima non -contraxJ al patto di non aggressione con i Sovieti ammeHono continuare considerarli .però come loro nemici. Così del pari traendo profitto del fatto che non solo Ministero degli Affari Esteri ma anche ambienti militari si dkono desiderosi accordarsi con gli Stati Uniti d'Amerka pur tenendo sempre anche questi come loro nemici, potrò ese.guire istruzioni di V. E. e ·ciò senza per'icoli di sospetto e reazioni. Sosterrò e farò sostenere che c nell'interesse del Giappone » occorre perseverare nella sua presente saggia politica 15:ino a .g.iungere a una in~sa. Converrà tuttavia agire con tatto anche perchè contrasti con Stati Uniti d'America sono politici, oltre e forse anche più che economici e toccano in de-finitiva la situazione Giapponese in Cina.

Il presente telegramma continua col numero di protocollo successivo (1).

(l) -Manca l'indicazione dell'ora di spedizione. (2) -Vedi D. 601. (3) -Vedi D. 684.
744

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 696. Londra, 28 dicembre 1939, ore 22A58 (per. giorno 29, ore 1,15).

In una :lunga conversazione che ho avuto oggi con Cado:gan, valendomi argomenti contenuti telegramma di V. E. n. 304 (2), ho attirato l'attenzione su gravi inconvenienti causati da sistema controllo britannico a nostri traffici marittimi e a nostre industrie. Con l'occasione ho insistito sul particolare interesse che annettiamo ad una pronta entrata in vigore della nuova procedura suggerita dai nostri armatori, in conformità contenuto telespresso di V. E.

n. 00190 del 19 corrente (3).

Ho aggiunto che, in attesa entrata in vigore tale procedura, lo pregavo promuovere un provvedimento di urgenza per lo svincolo di tutte le merci arrivate in nostri porti e per oui pendono decisioni, come pure per il ritiro sequestro su11le merci trattenute nei porti di ·controllo, dando intanto precedenza a tutte quelle partite per cui formalità sono state adempiute reg.olarmente, e di cui domandavo immediato rilascio.

Ho lasciato a Cadogan due promemoria nei quali ho esposto dettagliatamente que.stione di cui si tratta e gli ho anche consegnato copia segnalazioni da me dirette Ministero Guerra Economica circa vari .casi particolari per i quali avevo riçevuto istruzioni dall'E. V. Gli ho fatto rilevare che non avevo fino ad ora ricevuto risposta definitiva al rigÙardo, e gli ho sottolineato evidente urgenza delle questioni prospettategli.

Cadogan mi ha detto che sia egli che Lord Halifax si rendevano pienamente conto dell'importanza della questione e dell'urgenza che essa rivestiva.

Mi ha assicurato che non avrebbe mancato di adoperarsi attivamente per glungere a una soluzione che sia di piena soddisfazione per noi. Ed ha aggiunto che stasera stessa avrà luogo al Foreign Ofjice una riunione alla quale parteciperà questo Ministro della Guerra Economica con i SIUOi consulenti tecnici, per discutere tutte le questioni relative all'Italia.

A tale riunione egli sarebbe stato presente e si sarebbe valso degli elementi da me fornitigli per studiare il mig'Iior modo di venire Ìlllcontro alle nostre dchieste.

Mi riservo telegrafare.

(l) -Vedi D. 753. (2) -Vedi D. 699. (3) -Vedi D. 656.
745

L'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 375. Madrid, 28 dicembre 1939, ore 24 (per. giorno 29, ore 8,30).

Mio telegramma posta 098 del 21 corrente (1). Nella rilunione di ieri Delegato spagnolo ha presentato seguenti nuove •Controproposte. l) Fissazione ammontare totale del debito spagnolo a 5 miliardi di lire italiane. 2) Pagamento di tale ammontare in 25 annualità crescenti fissandosi le prime annualità ad 80 miiioni e le ultime a 300 mtHoni di lire italiane.

3) Inizio pagamento il 1° luglio 1942.

4) Fa•coltà al Governo spagnolo di pagare le singole annualità Ìlll merci, o in divise, o in me11ci e divise. Merci verranno 'Scelte fra quelle elencate in apposita lista annessa all'accordo.

5) Potranno essere destinate a pagamento del debito, a copertura delle singole annualità, anche eventuali ecc•edenze del clearing commerciale (saldi attivi a favore della Sp.agna).

Il presente telegramma continua col numero di protocollo suc•cessivo (2).

746

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 80. Bebgrado, 28 dicembre 1939 (per. giorno 30).

Debbo ·richiamare la pa~ti.colare attenzkme di V. E. sop.ra l'ultima 1parte del telespresso n. 7705/791 del 22 corr. del R. Console Generale a Zagabria {3) a proposito delle manovre in atto, in Croazia, per parte degli agenti della propaganda franco-tnglese, che ci concernono direttamente. A Londra e a Parigi si è, evidentemente, preoccupati degli sviluppi finali che potrebbe raggiungere la nuova situazione croata, malgrado la docilità dei dirigenti macekiani alle ispirazioni e consigli che giungono dalle due capitali; e preoccupati anche di più per la posizione nettamente assunta dall'Italia nei riguardi della zona balcanico-danubiana. Unico mezzo che si offre di parare a tali sviluppi, e suscitare una solidarietà jugoslava, è risuscitare lo spauracchio del pertco'lo italiano.

in questo senso va interpretato l'editoriale del PoLitika del 26 corr., e, in particolare, l'accenno a che « i popoli balcanici sono finalmente in grado di mantenere l'ordine in casa propria», articolo a emi Gayda ha appropriatamente e subito replicato. Così a proposito dell'ultima parte dell'editoriale del Giornale d'ItaLia del 24 corr. -prima che ne giungesse qui il testo esatto --si fecero dr·colare, in questi ambienti politici e ,gj,ornalistici, voci ·che annunciavano l'inizio di un'azione ital:iana per una rivendicazione attuale del territorio dalmata.

Fortunatamente l'opinione di questi circoli dirigenti è abba•stanza accorta, e sopratutto si dimostra abbastanza bene informata circa la origine, la tendenza e gli interessi di queste manovre, per reagire .con buon senso e scetticismo a tali dicerie. Negli ambienti serbi si sa e si ricorda ·che sono state precisamente le democrazie occidentali, agitando lo spauracchio tedesco, a spingere serbi e croati verso quell'accordo a carattere federalistico che avrebbe dovuto rinsaldare l'unità moralle della nazione e che sta avendo invece effetti così rapidi e così sconcertanti nella compagine statale; e ci si rende conto che gil.i interessi miopi ed egoistici vorrebbero o•ra agitare lo .spa!Uracchio italiano.

La trasparenza di tali motivi è :tale che, se anche le manovre alleate riescono ad alimentare in una parte della popolazione la fabbdca delle voci allarmistiche che in questo paese lavora giorno e notte, esse falliscono tuttavia al Loro scopo principale di creare uno stato d'animo di diffidenza e di reazione verso il nostro Paese.

(l) -Vedi D. 675. (2) -Vedi D. 750. (3) -Non rintracciato.
747

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO PER CORRIERE 81. Belgrado, 28 dicembre 1939 (per. giorno 30).

Questo nostro Addetto militare, col. Bonfatti, •che ha frequenti contatti col suo collega germanico, col quale è legato da tempo da relazioni di amicizia~, mi ha riilerito -pregandomi per ovvie ragioni di opportunità, di considerare la segnalazione ~ome confidenzialissima, -i seguenti ·cenni avuti nel corso di sue recenti conversazioni. Li trascrivo ad ogni buon •fine. Il Colonnello Toussaint avrebbe, dunque, così ri.assunto la situazione ed il programma della Germania:

-la Germania deve raggiungere, a qualunque costo, il suo scopo ;principale: prostrare l'Inghilterra. Essa si considera ormai attrezzata per la resistenza economica, senza pregiudizio di tempo. SormOIIlterà il blocco economico colle misure di disciplina interna, l'organizzazione autarchica, i rifornimenti russi, romeni e jugoslavi;

-non ritiene più necessario uno sforzo· per rompere ill fronte occidentale e per fa:rsi un passaggio attraverso l'Olanda ed il Belgio, allo scopo di raggiungere posizioni strategicamente importanti su quel fronte;

-in primavera saranno reiterate al massimo le azioni contro l'Inghilterra con loa guerra di mine, i sommergibili ed i bombardamenti aerei: quanto è stato fatto finora ha servito a raccogliere dati di esperienza;

-gli scopi militari della Russia non sono ancora definiti. Gli scacchi subìti

in Finlandia porteranno i russi ad una più realisti·oo valutazione delle proprie

37 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

capacità ed a considerare la necessità di una diretta cooperazione militare

gelUllanica;

-a Berlino si ritiene che la Russda intenda, comunque, ra,gg.iungere i suoi

scopi tradizionali dal Mar Nero;

-ma si spera, per poter colpire decisamente ·l'Inghilterra, che i russi si i!llducano ad agire, in combinaZJiJone cOii tedeschi, ·in dill'e7lione di Mossul; i tedeschi CO'liCOl"l'!erebbero con truppe da montagna, con l'organizzazione dclle linee di sfondamento, colla perfetta conoscenza del terreno d'operazione che essi hanno fin dalla ·guerra condotta in arrleanza coi ·turchi; i russi seguiterebbero occupando, con le loro ingenti masse, il Paese;

-si considerano ormai gli interessi .tedeschi e russi come strettamente

legati.

Circa l'azione progettata in direzione di Mossul, mi richiamo al cenno fattone nel rapporto del R. Ministro a Teheran che l'E. V. mi ha comuniJCato con telespresso n. 244403 del 20 corrente (1).

748.

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. (2). Sofia, 28 dicembre 1939.

In una conversazione occasiona1e con un funzionario della R. Legazione, il Segretario di questa Legazione di Romania avrebbe aff'e1J.'11Dato risuUargli da fonte, a suo dire, sicura, che nella ultima riunione del Consi·glio degli Alleati in Francia sarebbe stata constatata l'impossibilità di bloccare efficacemente la Germania per effetto dei lru;ghi rifornimenti in viveri ed in carburante che essa dceve liberamente dai Balcani.

E1rancia ed Inghilterra pertanto avrebbero deciso di provocare a qualsiasi

costo un incidente nei Balcani per estendervi ile operazioni militari e tagliare

così i rifornimenti alla Germania.

Riferisco quanto sopra per debito d'ufficio ed a titolo puramente informativo.

749.

IL MINISTRO A QUITO, AMADORI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2981/433. Quito, 28 dicembre 1939.

Telegramma per corriere n. 603/R. C. in data 21 nov. se. (3).

Onoromi rappresentare che il Governo equatoriano non ha preso finora nessun provvedimento per l'attuazione delle deliberazioni di ma,ssima della Conferenza di Panama. Però a tali deliberazioni si è ispirato, come ho riferito, l'atteggiamento dell'Equatore in rapporto:

a) alla .protesta degli Stati .Alnel"icani contro l'aggressione russa alla Finlandia,

b) alla nota americana per le violazioni alla zona di sicurezza.

12) L'originale di questo doeumento, ritrasmesso per conoscenza ad alcune nostre Rappresentanze all'Estero con Telespr. 12/01491/C. del 13 gennaio 1940, non è stato rintracciato.

(l) Non pubblicato. Contiene la ritrasmissione del Telespr. n. 2664/637 da Teheran del l dicembre 1939, vedi D. 415.

(3) Vedi D. 274.

750

L'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 375/1. Madrid, 29 dicembre 1939, ore 12,17 (per. ore 16,15).

Il presente telegramma fa seguito a quello avente il numero di protocollo precedente (1). 6) Questione collaborazione industriale formerà oggetto di un accordo a parte. A ta[e criguardo ho invitato spagnoli precisare meglio in ulteriore riunione loro punto di vista.

7) Circa questione 450.000 tonn. minerali Rif e 39.000 tonn. pirite cui consegna è prevista entro l'anno 1940, spagnoli preferirebbero darne contro valore (circa 70 mHioni di lire italiane) al clearing comme:reiale anzichè al rimborso del debito.

Ritengo si potrebbe tuttavia ancora iru>i:stere percllè controvalore detti minerali sia destinato a conto debilto il che anticiperebbe praticamente all'anno 1940 pagamento prima annualità debito stesso.

Ove V. E. accogliesse in massima tali proposte, che ritengo difficilmente milgliorabili nelle loro linee essenziali, mi proporrei, all'esame questione collaborazione industriale sulla quale mi riservo riferire, formulare a spagnoli seguenti richieste: (il presente telegramma continua col numero di protocollo successivo) (2).

751

L'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 375/2. Madrid, 29 dicembre 1939, ore 12,45 (per. ore 20,30).

Il presente telegramma fa seguito a quello avente numero protocollo precedente (3). l) Imputazione a conto prima rata pagamento delbito controvalore cessione

450.000 tonnellate min>OCali ferro e 39.000 tonnellate pirite. 2) Restituzione a R. Governo materiale di guerra di cui al teleg~ramma di

V. E. 537 del 25 corrente (4). Controvalore tale materiale di guerra non dovrebbe tuttavia andare a conto prime annualità ammortamento rbensi delle ultime rate, riducendosi in tal modo numero annualità stesse. A tale riguall'do pregherei volermi indicare almeno approssimativamente valore da attribuire al materiale predetto.

Sarò grato a V. E. cortesi istruzioni.

13) Vedi D. 750.
(l) -Vedi D. 745. (2) -Vedi D. 751. (4) -Vedi D. 711, che è in data 24 dicembre.
752

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 210. Copenaghen, 29 dicembre 1939, ore 18 (per. ore 20,30).

Min~stro Olanda mi ha riferito colloquio avuto ieri con Segretario Generale Affari Esteri che concferma quanto ho riferito con mio telegramma 207 (1). In più Segretario Generale Affari Esteri gli avrebbe detto che opinione pubblica inglese sarebbe già matura per accettare che la Germania annetta territori polacchi che possedeva prima della ,grande guerra, e suo rdisappunto nell'aver constatato che a Londra Governanti non si rendono conto minaccia bolscevica che incombe sul nord Europa e che si cullano nella 'convinzione che Finlandia possa ancora resistere da sola per mesi e mesi. Mi ha detto che personalità molto al corrente situazione Balcani dtiene che risorgano intrighi per allargare fronte di guerra in Oriente dove milioni di uomini 'ammassati dai franco-inglesi in Siria sarebbero pronti per difendere Romania da attacchi tedeschi che dovrebbero provocare difficoltà che artatamente si ~cercherà suscitare per inadempienza a~ccordi commerciali con arresto consegna materie prime di cui Germania abbisogna.

753

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 925. Tokio, 29 dicembre 1939, ore 18 (per. giorno 30, ore 11,30).

(Il presente telegramma fa seguito a quello avente il numero di protocollo precedente (2).

Non posso fare tuttavia pronost1ci circa risultato attuali negoziati per rinnovo trattato commercio. Ambasciatore Stati Uniti mi diceva che Governo giapponese a causa della Dieta testè dapertasi si mostra troppo ottimista.

Egli non osava predire pur 1par1ando in ogni caso della prattca impossibilità che negoziati fossero portati ad una conclusione prima della scadenza trattato alla fine gennaio. B1sogna pensare sopratutto aHa necessità in cui trovasi Governo Stati Uniti di tener conto della sua opinione pubblica nella quale è il principale .ostacolo a!ll'accordo e che si può mutare solo lentamente.

Assai più de'licata sarebbe alimeno per ora ampia distensione con Inghilterra verso la quale vi è assai più odio che verso Stati Uni:ti quantunque negli ultimi mesi assai attenuato almeno in apparenza. Simili accenni come già telegrafato altra volta (3) potrebbero far qui temere che ci· prepariamo a passare dalla sua parte. So bene che consigliare distensione non vuol dire consigliare alleanza. Della Russia Giapponesi ~sono divenuti più che mai sospettosi dopo patto russotedesco e sempre pronti a vedere al di 1à delle parole.

Confermo che nostra posizione è forte ma solo moralmente perchè non abbiamo legami politici o economici taU che' possano influire eftka,cemente sui problemi fondamentali. La forza della nostra posizione è fondata su grande

considerazione, rispetto e fiducia derivata non soltanto da éliillmirazione per Duce, da massimo rise:t:bo nostra polittca verso Giappone e da mancanza di nostri inte•ressi in Cina •che diano ombra. Ciò deriva anche dal vedere qui una discriminazione nella nostra posizione verso una soluzione trattandosi di una identità di molti fra nostri massimi interessi. Ministro della Guerra ha detto l'altro giorno al nostro Addetto Militare augurarsi ·che nostra amicizia ci unisca anche sui campi di ba,ttaglia, il che però non significa che Giappone si sUa ora preparando a qualche altra guerra. Ma qualche mia allusione potrebbe :liar supporre •che questa identità di posizione non esiste più, suscitare sospetti e sfiducia; disseccare :lionti informazioni e allontanare contatti reooendo p<l!i difficile qualsiasi azione ulteriore, di perdere fiducta, irriducibile difficoltà..... (l) potrebbe nuocere dare utili notizie collega tedesco.

Per tutto ciò e anche in considerazione della possibile non lunga vita del presente .gabinetto potrei per il momento !imitarmi mantenere contegno neutrale e continuare ad evitare di incoraggiare giapponesi nelle loro manifestazioni anti-britanniche.

Ove dò nonostante credeste necessMia qualche mia parola propongo attendere che appaia qualche occasione propizia. Difficoltà Giappone derivanti da so•la questione cinese si accrescono sempre più e non è da escludere che spinto da ciò si decida a qual'che maggiore mutamento di contegno ma non di animo anche verso InghiLtel'ira. Sarebbe allora ·giunto quel momento di un mio intervento che troverebbe terreno naturalmente preparato e si presentereibbe sotto luce di un interesse nipponko.

D'altronde malgrado tanta agitazione di Shiratori e seguaci, non appare per ora alcun pericolo di un patto di non aggressione nipponko-russo.

Qualora però mi deste istruzioni di toccare subito anche questo argomento le eseguirò naturalmente senz'altro.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 743. (3) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. l, DD. 196, 198.
754

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 422. Budapest, 29 dicembre 1939, ore 18,45 (per. ore 20,45). Ove V. E. non ritenga chiamarmi Venezia, eventualmente in un secondo

tempo, permettomi prospettare V. E. opportunità essere autorizzato, per ragioni mio ulteriore lavoro, venire a Roma dopo per conferire con V. E.

755

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 226. Sofia, 29 dicembre 1939 (per. giorno 2 gennaio 1940).

Ambasciatore romeno ad Ankara, sig. Stoica, di pa,ssaggio a S.ofi:a, è stato ricevuto da Kiosseivanov ieri.

Nulla per ora mi risulta circa argomento colloquio, a cui peraltro negli ambienti questo Ministero Esteri si attribuisce scarso rilievo dichiarando trattarsi visita cortesia puramente occasionale.

Ministro di Turchia, al quale sono andato oggi restttuire vis~ta fattami, mi ha detto non aver visto Stoica nè essere informato argomento rcolloquio da lui avuto con KiosseivalllOv. Riteneva rperò che suo v:iruggio potesse ess.ere in rapporto note ragioni familiari e sua visita Presidente Consiglio bulgaro determinata da necessità compiere gesto .cortesia finora, come ho riferito, poco opportunamente trascurato precedenti passaggi da Sofia. Non senza qualche umorismo Ministro Turchia mi ha osservato che non certamente a Stoica, qui poco ben visto, verrebbe verosimilmente affidata missione conciliativa in Bulgaria.

(l) Nota dell'Ufficio cifra: «Mancano alcuni gruppi •·

756

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 177. Bucarest, 29 dicembre 1939 (per. giorno 2 gennaio 1940).

Ho avuto occasione di vedere oggi Glllfencu, il quale mi ha detto che attendeva prossimamente l'arrivo di Antonescu, reduce da Roma ove era stato ricevuto dalla E. V., ma non conosceva ancora il tenore delle conversazioni da lui avute con· V. E. (1).

Il Ministro degli Esteri, sia che fosse oggi più aderente aMa realtà o che gli insucoessi sovietici gli avessero sollevato il morale, o per altra diversa ragione, si è mostrato molto più otUmista circa la minaccia sovietica di quanto non fosse stato nelle precedenti occasioni, meno ansioso di urgenti precisazioni ed assicurazioni circa la situazione balcani-ca, ma al tempo stesso non meno desideroso deH'interessamento italiano per questo paese, e fiducioso nei suoi risultati.

Se si eccettua questo senso di minore ansia ed urgenza Gafencu, non mi ha detto oggi gran che di nuovo che modifichi i punti di vista romeni da me riassunti col telegramma per corriere n. 0176 del 27 u. s. (2), a parte qualche precisazione sulla questione dei rapporti collra Bulgaria, a proposito della quale egli mi ha ·comuni-cato che non vi è in corso alcuna intesa o conversazione col Governo di Sofia, ·e che le insistenze ~p<er l'.aoordo rbulgaro-romeno e per le ·concessioni territoriali che dovrebbero essere attuate dalla Romania, nonchè le assicurazioni per l'eventuale atteggiamento della Bulgaria provengono dalla Gran Bretargna. Ciò sembra confermare, se le dichiarazioni di Gafencu corrispondono a verità, la parte avuta da Lord Lloyd in questa faccenda.

Gafencu ha .dunque tenuto, forse per attenuare un poco la portata delle sue ultime comunicazioni in proposito (mio telegramma n. 536) (3) a farmi sapere che con la Bulgaria non vi è nulla di fatto neanche in via preliminare, ed ha aggiunto, sia pure in verità senza soverchia enfasi, che a tale proposito «la Romania non farà nulla senza essere d'accordo con l'Ita'lia ».

Parlandomi poi a titolo amichevole della s~tuazione generale, Gafencu mi ha parlato ancora una volta, per quanto con tinte un poco più ottimistiche, delle difficoltà entro le quali si svolge l'azione politka della Romania, fra le mina·ccie sovietiche, le rivendkazioni bulgare ed ungheresi, la Gevrnania che conclude accordi commerciali per lei molto vanta~giosd ma che rifugge dal dare affidamenti d'ordine politico, la Francia e la Gran Bretagna che offrono insistentemente il loro aiwto e non accettano di buon grado che la Romania si riservi di accettarlo solo se e quando lo giudichi opportuno.

A tale ultimo proposito Gafencu mi ha ripetuto che [a Romania continlllerà nella sua linea di condotta neutraie e che pertanto i franco-inglesi non porteranno la guerra in questo Paese a meno che la Romania non venga aggredita.

Venendo infine alla Turchia il Ministro degLi Esteri mi ha detto che quest'uLtima va a suo avviso orientandosi sempre di più in senso antisovietico.

(l) Vedi GALEAZZo CrANo, L'Europa verso la catastrofe, cit., P. 500 e D. 674.

(2) -Vedi D. 733. (3) -Non pubblicato.
757

L'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 102. Madrid, 29 dicembre 1939 (per. giorno 6 gennaio 1940).

Telegramma per corriere di codesto R. Ministero ~0937 del 23 corr. (1).

Assumendo la direzione di 'questa R. Ambasciata mi ero astenuto dal prendere ufficialmente contatto con questo Ministro di Polonia ne!Jl'attesa di conferire al riguardo con codesto R. Ministero in occasione della mia recente visita a Roma. Di ritorno dall'Italia e tenuto anche conto di quanto comunicato a codesto R. Ministero eon ·telespresso n. 6536/1709 del 6 corrente (2), inviai in data 9 corrente al sig. Szumlako-wski una breve comunicazione a carattere circo1are relativa alla mia assunzione. Il predetto è venuto a fam1i visita nei giorni scorsi ed ho così stabiilito :rapporti personali con lui, del che mi è parso soddisfatto.

Non essendo qui uso che un Ambasciatore restitUJisca la visita ai Ministri, mi astengo tuttavia dal recarmi da 'lui, come non mi sono recato da altri.

758

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 10537/3338. Berlino, 29 dicembre 1939 (per. giorno 9 gennaio 1940).

Ho visto ieri il Ministro di Finlandia a Berlino.

Egli mi ha confermato le disposizioni prese dalla Germania nei riguardi del traffico con la Svezia.

Il Ministro Wuorimaa ritiene che, nonostante le simpatie manifeste che il popolo tedesco ha per ila F1nlandia (e1gli rtceve quotidianamente masse di lettere, anche firmate, persino da parte di ufficiali, che esprimono il loro sdegno per quanto accade), l'attitudine del Governo, e particolarmente quella di Rib

bentrop, sia addirittura ostile alla Finlandia. Oltre tutto, la Germania si rifiuta di stampare nella loro integrità persino i bollettini ufficiali di guerra finlandes,i, e le proteste avanzate in proposito dal Ministro Wuorimaa sono rimaste senza risultato.

Forse, nel suo intimo, Goring sarebbe di sentimenti diversi, ma egli praticamente è costretto a seguire la cor;rente, essendo ormai evidente, sempre secondo Wuorirrnaa, che la Germania non può mettersi contro Sta~lin.

Quanto alla .situazione militare essa sembra relativamente buona per i finlandesi. I Russi attaccano sempre col loro sistema tradizionale, in massa e incolonnati. Si fanno facilmente circondare. Ma cosa a'ccadrà in primavera? F·rattanto, i Finlandesi abbi:sognano, più che di uomini, di munizioni e materiale antiaereo e anticarro.

(l) -Vedi D. 695. (2) -Non pubblicato.
759

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 10543/3342. Berlino, 29 dicembre 1939 (per. giorno 31).

Non mancai, nella mia •conversazione di ieri, di sottolineare a Ribbentrop l'importanza della parte del discorso del 16 -dicembre relativa alla Rlllssia ed ai Balcani (1).

Ribbentrop mostrò a prima vista di non comprendere il perchè della nostra simpatia per la Fillllandia -di cui tenne a ricordarmi i precedenti « sanzionisti » --e della nostra antipatia per :la Russia. In Italia -mi disse -si dovrebbe, nelle attuali circostanze, preferire una Russia amica della Germania ad una Russia ami·ca dell'Inghilterra (come si vede, per i tedeschi, hl solo interesse ·che conta è il loro... ).

Gli ·r1sposi che in Italia l'uomo della strada non riusciva a fare faciJmente astra2lione da taluni elementi ideali e morali fondamentali e ·che in ogni modo mentre nulla si aveva contro una Russia 1sovietka disposta a restare a casa sua, non si poteva toHera•re l'idea di una Russia sovietica in via di continua espansione al nord, oggi, al sud e sudovest domani.

Gli feci poi la storia del Fascismo in Italia mostrandogli ·come mentre i[ Nazionalsociali:smo sarebbe .concepibile senza l'anticomunismo, non altrettanto sarebbe possibile in Italia per il Fascismo.

Ribbentrop mostrò di afferrare questo punto, chiarendo tuttavia che non astante che la Germania dovesse guadagnare (2) a'I problema russo da un punto di vista immediato, non per questo non rimaneva -egli lo aveva detto anche a Stalin-anticomunista.

Aggiunse quindi che gli interessi della Germania nella penisola balcanica coincidono ·con quelli dell'Italia: entrambi vogliono che quella parte di Europa rimanga immune dalla guerra. Solo così del resto essa può servire alla Germania come riserva utne a combattere il blocco inglese. «Nè, a,ggiunse Ribbentrop,

ho ragione di credere che la Russia si prepari ad agire nei Ba:kani in contrasto con questi interessi». Come si vede, da parte di Ribbentrop si continua a fare skuro assegnamento sulla discrezione staliniana. Non credo, •però, che tutti quelli che stanno con lui siano esattamente della sua opinione.

(l) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1495, cit., Series D, VIII, D. 493.

(2) Sic: probabilmente • guardare •·

760

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. S. N. Berlino, 29 dicembre 1939.

Posso assicurare che, nonostante parsimoniosa presentazione stampa, visita papale al Quirinale ha avuto qui ripercussioni adeguate alla grandez.za dell'avvenimento.

Questi circoli diplomatici sono unanimi nel ritenerla di importanza veramente storica e nel giudicarla uno dei più 1grandi successi della politica fascista.

761

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 6954/2888. Sofia, 29 dicembre 1939 (per. giorno 4 gennaio 1940).

Telecorriere n. 30156/c. del 18 •corrente (1).

Ho avuto più volte occasione di ascoltare Kiosse.ivanov in me·rito alle diverse possibilità di applicazione deU'Ac.cordo tripartito anglo-franco-turco, in rapporto aLle preoccupazioni qui destate dall'attitudine della Turchia.

Kiosseivanov mi sembra sopratutto partire dalla per·sona1e convinzione che la Turchia è ormai totalmente nelle mani dell'Inghilterra del che, ·come riferii alla E. V., egli ritra,sse l'impressione fin dalla sua andata ad Ankara nel marzo ultimo. Egli crede che da parte britannica si agisca con larghi mezzi, non esclusa ,la ·corruzione di prindpaUssime 1Jersonalità turche: mi ha detto più volte ·che si parla di cifre enormi di danaro. D'altra parte l'Inghilterra non tralascerebbe alcun mezzo, non solo per consolidare sempre più le posizioni che per la prima volta nella storia è riuscita ad assicurarsi in modo SIÌ prevalente sugli Stretti e le frontiere del Levante, ma per mettersi sempre meglio in grado di manovrare la Turchia ai proprii fini nel medio e vicino Oriente come nell'Oriente balcanico.

Non posso giudicare fino a che punto un giudizio sì estremo risponda alla realtà delle oos1e, ma è ·certo che tale prem·essa ha fatto KioSISeivanov s•empre molto scettico sul valore della clausola ·russa dell'Accordo tripartito, •Che mi pare disposto in sostanza a ritenere sopratutto un gesto formale prudenzialmente fatto a suo tempo verso i Sovieti, poi sempre più superato dagli avvenimenti e non improbabilmente 1fin dall'inizio reso vano anche, in forza di altre clausole

segrete o palesi dell'Accordo, non esclusi eventuali addentehlati che lo stesso articolo 5 potrebbe prestare.

D'altra parte il Presidente del Consiglio bulgaro mi diceva anche ultimamente che le voci di un possibile urto turco-sovietico al confine deT Caucaso, che i concentramenti di truppe in quella regione e ile recenti ispezioni di Ismet starebbero a conferma:re, risponderebbero, secondo lui, agli intendimenti britannici di provocare fra Turchia e Sovieti una situazione taJe da precludere in ogni caso ev·entuali indugi o riserve turche nei confronti di Mosca. Kiosseivanov non pareva neppure escludere che un'eventuale tensione militare alle frontiere del Caucaso potesse essere altresì coordinata ad una iniziativa anglo-turca, avente di mira l'interesse petrolifero di quelle regioni, e forse .già regolata da accordi militari segreti fra le due Potenze. Comunque anche a tale supposta iniziativa sembrava attribuire il prevalente scopo dell'Inghilterra di giungere alla rottu~a definitiva fra Mosca ed Ankara, si da avere poi nella Turchia la più sicura alleata per érltri progetti politico-militari in Oriente, e particolarmente nei Balcani, della cui esistenza, come riferii all'E. V. (1) la perdurante presenza di und1ci divisioni turche in Tracia fa qui dubitare.

È quindi sopratutto nella eventualità di un temuto accordo anglo-tu!l"co-russo, in cui la Buìgaria potrebbe trovarsi posta di mezzo ai ·contendenti, e minacciata nei suoi immediati interessi se non nel suo stesso territorio, che questo Governo ritiene ora sempre più necessario di migliorare il tono dei proprii rapporti con Mosca.

Come ho riferito all'E. V. con mio telegramma n. 306 di avantieri (2) Kiosseivanov me lo ha detto esplicitamente.

(l) Non pubblicato: contiene la ritrasmissione a Sofia del T. per corriere da Ankara 146 del 27 novembre, vedi D. 356.

762

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. (3). Sofia, 29 dicembre 1939.

Nell'ultimo colloquio avuto con lui, Kiosseivanov, nell'accennarmi ad alcune voci ·corse di una prossima riunione dell'Intesa Balcanica alla quale sarebbe stato invitato un osservatore bulgaro, ha tenuto a smentirmi le voci stesse, affermandomi con forza che nessuna notizia e nessun invito erano giunti al Governo bulgaro, il 1quale ad ogni modo non pensava minimamente ad inviare un proprio osservatore alla riunione in argomento, qualora essa avesse luogo.

Kiosseivanov richiamandosi altresì ad un recente articolo del belgradese Politika qui diffuso dal Dnevnik del 21 corr., in •cui si esprimevano voti «di vedere la Bulga·ria accettare una combinazione per -la conservazione della pace nei Balcani», mi osservava ·come anche attraverso quelli che egli •considerava tardivi echi di tramontati progetti di blocco balcanico, si continuerebbe a tentare di circonvenire la BuLgaria per attrarla in sistemi balcanici di dubbia finalità, i quali nulla: di più certo comporterebbero per questo Paese, se non la rinuncia

alle proprie aspirazioni nazionali, e nulla di più probabile se non dei pericoli futuri.

Soprattutto all'Inghilterra egli pareva [peraltro attribuire insidiose manovre, in cui, nei confronti della Bul,garia, poco conerete lusinghe si aiternerebbero con appena velate minaccie. Mi ha in proposito esplicitamente parlato di questo Ministro britannico che, a quanto egli mi ha detto, non avrebbe mancato testè di manifestargli in ogni modo il massimo scontento per gli accordi bulgarosovietici in corso, preconizzando alla Bulgaria le più gravi conseguenze dei suoi eontatti ~con Mosca. Nella stessa circostanza poi, gli avrebbe fatto altri accenni di interessamento inglese a possibili sistemazioni della questione dobrugiana, i quali Kiosseivanov mi ha detto di aver fatto cadere.

Ho pertanto ragione di supporre ·Che comunque tali accenni abbiano dovuto essere formulati pur sempre nel quadro di una connessa adesione bulgara ad un sistema balcanico di ispirazione britannica, e anche più immediatamente in rapporto ad un riavvicinamento bulgaro-turco, giacchè in proposito Kiosseivanov è usdto a dirmi «,che gli inglesi vog:Hono .gettare la Bulgaria nelle braccia dei turchi e richiamare la Turchia in Europa, donde proprio i bulgari con sì gravi sacrifici avevano concorso ad estrometterla ».

Frasi queste di colore un po' oscuro, che non ho avuto occasione sul momento di 'troppo approfondire ma che vonrebbe11o, mi sembra, lasciare presentire i lineamenti di un piano balcanico dell'Inghilterra, fondato sull'accordo angloturco, e tendenzialmente anti:rusoo qua:nto per !forza della situazione attuale, antigermanico.

Comunque, a parte gli elementi che potrebbero consigliare al Governo di Sofia di ri·cercare maggiori eontatti con Mosca, e doè il relativo isolamento della Bulgaria nei Balcani, come fino a un certo punto la stessa più recente riservatezza germanica ai problemi romeni che tanto da vicino toc~cano questo Paese, pare credibile che l'evenienza di simiLi progetti britannici, sarebbe anzitutto destinata ad andare rafforzando in rquesto Governo, pur nel quadro del proprio atteggiamento da tempo definito, la convinzione della necessità di salvaguardare nel miglior modo lo stato dei rsuoi rapporti presenti e futuri con i Sovieti.

(l) -Vedi D. 410. (2) -Non pubblicato. . (3) -L"originale di questo documento. ritrasmesso per conoscenza ad alcune nostre Rappresentanze all'Estero con Telespr. da Roma 12/01002/C del 10 gennaio 190, non è stato rintracciato.
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IL MINISTRO DELLA GUERRA ECONOMICA DI GRAN BRETAGNA, CROSS, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI

L. s. 2/24. Londra, 29 dicembre 1939. In view of your recent conversra:tions with Lord HaLHax on the subject of contraband contro!, you will, I am sure, like to know tha,t we have undertaken a review of the whole ·subject in so far as it affects sh:i.[l!Ping in the Mediterranean. In the ·course of this review it became apparent that the ,chief immediate diffkulty was the fact that the quays and warehouses at 'Italian ports were becoming seriously encumbered with goods which had been anowed to proceed under the so-called «hold back undertaking » 1system. While it is true that

this system was devised very largely in order to obviate delay to Italian ships at contraband contro! bases, it was dear that this object would be defeated if the system became unworkable owing to the goods themselves being delayed at the ,ports to such an exteet that the .system could no longer be worked.

In these circumstances, and as an indication of our a.ppreciation of the way in whkh the Italian authorities have ·co-operated with us in these matters, we reached the conclusion yesterday that the .first step towards any new system of contraband contro! must be to relieve the congestion at the ports by a liberai release of cargoes detained under « hold back undertakings ». We therefore decided that, as an exceptional measure and without creating any precedent for the future, we would a~ccept a suggestion submitted to. our 1Embassy in Rome by Signor Pietromarchi that the Halian good,s: should be relea:sed lforthwith upon receipt by the Embassy in CRome of .guarantees in the approved form from the confederations .concerned. This arrangement has been applied to all goods arriving at ItaHan ports up to and including Decembre 28th and consigned to Italian consignees for Italian consumption; and I think you will agree with me that it should go a long way towards creating an atmosphere in which the proposa.Ls for a mor·e radical solution which we hope sho~tly to put forward will merit the sympathetic consideration of the Italian Government.

TRADUZIONE

In relazione alle Vostre recenti conversazioni con Lord Halifax in merito alla questione del controllo del contrabbando, sono certo che sarete lieto di apprendere che noi abbiamo intrapreso l'esame dell'intera questione per quanto si riferisce alla navigazione mercantile nel Mediterraneo.

Nel corso di tale esame è risultato che la maggiore difficoltà immediata proveniva dal fatto che le banchine e i magazzini nei porti italiani incominciavano ad essere seriamente congestionati da merci che erano state lasciate procedere in base alla cosidetta • hold back undertaking •. È vero che questo sistema era stato introdotto più che altro nell'intento di evitare che le navi italiane subissero ritardi alle basi di controllo, ma è chiaro che tale intento sarebbe stato frustrato qualora le merci stesse avessero subito nei porti ritardi tali da rendere impraticabile il sistema stesso.

In tali circostanze, e per mostrare quanto apprezziamo il modo con cui le Autorità italiane hanno collaborato con noi in tale materia, siamo giunti ieri alla conclusione che il primo passo verso qualsiasi nuovo sistema di controllo del contrabbando deve essere quello di eliminare la congestione nei porti mediante un largo svincolo dei carichi trattenuti in base alle • hold back undertakings •. Abbiamo pertanto deciso, in via eccezionale e senza creare un precedente per l'avvenire, di accettare una proposta presentata dal Signor Pietromarchi alla nostra Ambasciata in Roma nel senso che le merci italiane siano rilasciate immediatamente non appena l'Ambasciata stessa avrà ricevuto dalle Confederazioni interessate le garanzie del caso nella forma stabilita. Questa soluzione si applica a tutte le merci arrivate in porti italiani fino a tutto il 28 dicembre u. s. e consegnate a destinatari italiani per essere consumate in Italia.

Credo che Voi sarete d'accordo con me nel ritenere che detto sistema non mancherà di contribuire nel modo più efficace a creare un'atmosfera nella quale le proposte che noi speriamo di poter presentare fra breve per una più radicale soluzione della questione potranno essere favorevolmente considerate dal Governo Italiano.

764

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI

T. SEGRETO 639/481 R. Roma, 30 dicembre 1939, ore 15,45.

Ho ricevuto Antonescu che mi ha esposto noto punto di vista romeno e ha fatto appello all'Italia (1). Gli ho ripetuto, per quanto riguarda atteggiamento in genere dell'Italia verso i Balcani, quanto detto nel mio recente discorso. Italia s'interessa direttamente a tutto quanto accade in codesta parte d'Europa. Essa vede con la più profonda !Simpatia ogni manifestazione della volontà dei Paesi danubiano-bakanici di risolvere amichevolmente questioni che esistono tra di loro, ed è pronta a dare a tal fine il suo ·consiglio e il suo ausilio. Per quanto più particolarmente concerne Romania e i suoi rapporti con Ungheria, ho detto ad Antonescu che sono disposto a parlare a Budapest raccomandando moderazione e spirito conciliativo. Però Romania doveva 'Cla parte sua dar prova di buon volere; e soprattutto importava far presto e quindi affrettare la distensione con Budapest che rappresenta, a mio avviso, quanto di meglio codesto Paese possa fare nell'attuale situazione per rafforzare efficacemente la sua posizione internazionale. Gli ho aggiunto che qualora Russia attaccasse Romania e questa opponesse resistenza armata, Italia non mancherebbe darle sua assistenza con ogni possibile mezzo.

Quanto precede per informazione e norma anche di linguaggio confidenziale con codesto Ministro Affari Esteri, in relazione anche Vostro telegramma

n. 536 (2).

765

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 170. Helsinki, 30 dicembre 1939, ore 19,11 (per. ore 21,30). Mio telegramma n. 161 (3). Situazione militare non appare aver subìto nell'ultima decade varianti de

gne di rilievo.

Nel settore Carelia ripetuti attac·chi russi anche in massa si sono finora spezza:ti contro attdvit.à linea àif:esa. Non maggiore successo hanno avuto Sovi·eti nè nel settore centrale nè in quello 'settentrionale; tanto •che convinzione che con aiuti presumibili resistenza finlandese potrà arrivare fino alla prossima pri

mavera trova qui sempre maggior credito.

La scarsa combattività avversario lascia persino sperare nel suecesso di alcune azioni audaci; una delle quali mirerebbe a tagliare ferrovia Murmansk, unica via rifornimento truppe operanti al nord, mentre l'altra sarebbe destinata attac·care •fianco reparti russi isolati presso Kemijarvi e travolgerne resistenza.

Anche nel campo politico scarse novità da segnalare. Mentre divieto di transito attraverso Gevmania per materiale di guerra qui diretto aumentano

animosità contro il Governo tedes•co, contegno franco-inglesi a Ginevra, constatate buone disposizioni nella cessione mezzi fra cui aeromobili ed evidente simpatia delle rispettive opinioni pubbliche contribuiscono far guadagnare influenza agli alleati.

Verso l'Italia qualche delusione per mancato arrivo aeroplani ed aviatori (più volte annunziato dalla stampa loca!le) trova compenso nel1a convinzione di questi ambienti che continuità politica anti-bolscevica regime fascista ne farà prima o poi ed in qualunque settore baluardo contro espansione sovietica.

(l) Vedi D. 674 e GALEAZZO CIANO, L'Europa verso la catastrofe, cit., p. 500.

(2) -Non pubblicato. (3) -Non pubblicato.
766

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 328. Mosca, 30 dicembre 1939, ore 19,55 (per. ore 23).

Telegramma di V. E. n. 130 (1).

Comunicherò domani mattina Commissariato del Popolo rper 1gli Affari Esteri mio rimpatrio. Se duscirò ad ottenere in tempo necessario visto lasciapassare e posto treno partirò mercoledì 2 gennaio p. v.

767

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 699. Londra, 30 dicembre 1939, •,ore 21~30 (per. giorno 31, ore 1,50).

Miei telegrammi n. 697 e 698(2).

Questo Ministero della Guerra Economtca mi informa che Sir Wilfrid Gree, t~tolare al:ta ca·l'Ì·ca Magi:stl'atura britann&ca e Presidente della Delegazione al Comitato Misto anglo-·tta:liano parte oggi Roma per portare concrede proposte per radicale soluzione della questione contrabbando.

768

L'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 377. Madrid, 30 dicembre 1939, ore 21,45 (per. giorno 31, ore 1,45).

Mio telegramma n. 373 (3).

Beigbeder mi ha informato che nessun ac·cordo è stato sino ad ora concluso con Jugoslavia per cessione armi, e mi ha detto che non saranno comunque ceduti nè a quello nè ad altro Paese armi di origine e !fabbricazione itaJiana.

(2} Non pubblicati.
(l) -Non pubblicato. Vedi D. 741. (3) -Non pubblicato. Vedi D. 711
769

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI

T. P. 31599/P. R. 370. Roma, 30 dicembre 1939, ore 22,30. Mi riservo eventuali comunicazioni qualora fosse necessaria Vostra venuta a Roma dopo visita Csàky. Per il momento ritengo non sia consigliabile vostra

assenza da Budapest, tanto più che tengo a dare !di'incontro con Csàky un carattere non ufficiale.

770

IL MINISTRO ALL'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE SEGRETO 72. L'Aja, 30 dicembre 1939, ore 23,,18 (per. giorno 31, ore 7,20).

Ministro degli Affari Esteri mi ha pregato stamane passare da lui. Egli mi ha detto che il Govern<> olandese se.gue con viva simpatia ed interesse attività diplomatica fascista e ritiene .che azione personale del Duce sarà decisiva per il ristabi1imento della pace. Governo olandese sarebbe desideroso fiancheggiare nei limiti delle sue possibilità a2:ione diplomatica italiana e vorrebbe quindi stabilire stretti contatti con Italia. A questo scopo ha deciso inviare Roma in missione confidenziale pel"isonalità di primissimo piano che chiederebbe essere ricevuta dal Duce e dal Conte Ciano. S. M. la Regina, del tutto consenziente, ha desi,gnato per tale incarico ex Presidente del Consiglio S. E. Colijn che è oggi la personalità più importante e autorevole che abbia Olanda. Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che Colijn potrebbe essere Roma la sera 1> gennaio e mi ha pregato chiedere e fargli conoscere se il Duce e S. E. Ciano consentiranno a riceverlo.

Ministro degli Affari Esteri mi ha anche pregato che intorno alla venuta del Presidente Colijn sia almeno per il momento mantenuto assoluto riserbo.

771

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 82. Be~grado, 30 dicembre 1939 (per. giorno 2 gennaio 1940). A proposito della riunione deB.'Intesa Balcanica di cui è stato fatto cenno in qualche •giornale, a questo Ministero degli Esteri mi è stato detto che, effettivamente, la riunione ordinaria del Consiglio dell'Intesa Balcanica dovrebbe avere normalmente luogo nel prossimo mese di febbraio. Peraltro fino ad oggi nessun invito formale per tale rirunione sa:r~ebbe qui pervenuto da Gafencu che

è ancora il Presidente di turno. Quanto sopra mi è stato confermato da questo Ambasciatore di Romania.

772

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 299. Budapest, 30 dicembre 1939 (per. giorno 2 gennaio 1940).

Mi riferisco al telegramma per corriere n. 31171 PR./C. del 25 dkembre (1). Circa il viaggio del deputato Eckhardt in Jugoslavia ed il suo incontro con Macek, ho riferito col mio telegramma per corriere 260 del 15 novembre (2) e da,te Le tendenze legi:ttimiste di E•ckhall"dt e ·i suoi legami con l'Inghil.terra, non è improbaibile che 1a v<isita abbia dato luogo a scambi di idee anche drca. i progetti anglo-francesi dii restauraQ:iooe as:burgka, benchè nulla mi sia finora qui risultato a'l riguardo.

Da fonte confidenziale mi è stato segnalato ·che lo stesso Eckhardt avrebbe ora inviato a questa Legazione britannica un promemoria sulla situazione internazionale dell'Ungheria destinato al Governo inglese.

Secondo la segnalazione, che mi riservo controllare, dell'invio del promemoria, sa.rebbe al corrente anche i.tl Presidente del Consiglio Conte TeJ.eki.

Della restaurazione asburgica, ·come in .genere della questione del trono non si parla, almeno apertamente in Ungheria, o se mai se ne accenna come di una questione troppo •grave da trattare in questi delicati momenti: salvo in alcuni ristretti ·circoli dell'aristocrazia legittimista. L'opinione generale si augura intanto che il regime attuale della reggenza di Horthy possa pro1ung:ami: il più possibile. Differente potrebbe essere [a situazione e difficile ora a prevedersi, ove dovesse prodm.'ls:i qual.che fatto nuovo, dato che l'alto clero e gli ambienti ebra·ici e gli artstocratici sono .più o meno simpatizz.ant,i ne·l segreto del loro cuore per la casa d'Asburgo, anche se fautori del regime attuale.

Non è da dimenticare ad esempio che n primo tentativo di Re Carlo d'Asburgo nell'aprile del 1920 avvenne quando era presidente del Consiglio lo stesso Conte Teleki il cui atteggiamento diede luogo a qualche supposizione che egli in cuor suo, almeno a quell'opoca, nutri:sse sentimenti legittimisti pur dovendosi adattare a prendere decisa posizione contro la restaurazione per le note circostanze di a<Hora.

Quanto alla questione del trono, riferisco che un deputato ungherese, conosciuto per i suoi frequenti contatti con i tedeschi, mi disse giorni fa che l'Arciduca ALberto (figlio del defunto Ar\Cliduca Fede.rico) soprattutto per le sue simpatie negli ambienti militari ,potrebbe avere serie probabilità come eventuale successore di Horthy.

Non so se non sia una semplice coincidenza che, seppure senza nessuna allusione alla questione, questo Ministro di Germania ha avuto occasione di parlarmi con particolare simpatia dell'Ardduca Alberto, della sua popolarità nel paese e soprattutto negli ambienti militari.

D. -654.
(l) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. per corriere 78 da Belgrado, vedi (2) -Vedi D. 229.
773

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 301. Budapest, 30 dicembre 1939 (per. giorno 2 gennaio 1940).

Mi riferisco al telespresso n. 24442,7/C (D.A.C. II) in data del 20 dicembre (1).

Come ho già riferito col mio telespresso n. 6864/2638 (2) in data 23 dicembre corrente, il Conte Csàky mi a~e~a detto che Clodius era tornato da Bucarest poco soddisfatto; mi ha aggiunto poi che egli avendo avuto sentore della voce riferita dalla R. Legazione di Bucarest, ne aveva chiesto ai Governo tedesco il quale aveva smentito di aver comunque dato garanzie alla Romania ne: confronti dell'Ungheria.

774

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. SEGRETO 10562. Berlino, 30 dicembre 1939.

Ancora sulla conversazione Ribbentrop di avantieri, ,per riferirne tutti i relitti (3).

Domandai al mio illustre interlocutore se vi fosse nu11a di nuovo sulla situazione generale. Risposta: niente. Poi, con un'occhiata espressiva: il freddo è arrivato... D'altra parte -aggiunse -le notizie che si ricevono da Londra sono che in Gran Bretagna la guerra è ;più che mai impopolare e che gli inglesi ne vedrebbero con pia·cere la fine. Però-continuò -io resto sempre dell'opinione che questa guerra sarà vinta da chi colpirà più forte e più a fondo...

Nel dirmi tutto questo, tuttavia, egli non mostrò !lo stesso accanimento mostrato altre volte. Senza volere da questo arrivare a deduzioni di sorta, non è azzardato il credere che forse, nonostante l'accenno al sopraggiunto freddo -evidente riferimento all'annunz.ia•ta offensiva invernale -questa non sia poi tanto vicina quanto ta:luni credono (anche le in:formazioni degli addetti militari sono in questo senso). Che anzi se non ci fosse lo spettro della «guerra lunga » e quindi deU'affamamento, son sicuro che in fondo i tedeschi rinuncerebbero anche a farsi ·iniziatori essi stessi d'i un offensiva ter.restre. E sarebbe logico: dopo tutto, non sono stati essi a dichiarar la guerra alla Francia e all'Inghilterra.

Ulteriormente, Ribbentrop, mi riferì scherzosamente che il Duce si sarebbe lamentato con Ley che egli non mi di:ce mai niente... Al che io ho !replicato che non potevo mandare a Roma più di que'llo che a mia volta ricevevo. (Non mi aveva del resto detto nul!la neanche ora). Egli comunque si dichiarò pronto a vedermi sempre con piacere.

38 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

Congedandomi, aggiunse: come Vi ho già detto altre volte e anche prima che Voi partiste per Roma «noi abbiamo qui la massima :fiducia nella politica del Duce e di Ciano». Ma -aggiunse con aria di chi 1a sa lunga -noi sappiamo pure che Italia e Germania are in the same boat e che quind:i le sorti dell'una sono strettamente legate a quelle dell'altra...

Evidentemente, Ribbentrop non si rende conto che, ormai, la Storia e il Mondo hanno già differenziato, nettamente, fra i due Paesi, i due Regimi e i due Capi. Mi sembra coonunque che questo suo inststere sopra il being in the same boat arieggi, magad da lontano, a una speculaztone.

Per ritornare un momentino al disconso del 16 d1cembre (dii .cui tra pa,rentesi sento diuturnamente le più a1te lodi da tutti i diplomatici che vengono da me in questo periodo di feste per gli auguri di rito), non vorrei averti dato l'impressione che Ribbentrop, dopo averlo trangugiato lo abbia anche digerito. Egli, secondo me, ha dovuto solo arrivare alla conclusione -e questo è già di per sè un successo -,che contro quel discorso era impossibile e inopportuno reagire. Nè m'illudo d'altra parte che la marcata cortesia mostrata a me durante tutta la conversazi.one, sia l'espressione sincera del suo stato d'animo. Anche essa rappresenta a mio avviso un accomodamento alla realtà.

E con ,questo ho esaurito.

Oggi de Cieco mi comunica essere stata consentita una scuola tedesca a Trieste. Credo che la nostra ,generosità in materia potrebbe essere messa opportunamente in contrasto con l'attirtudi.ne opposta seguita dalla Germanda in Boemia e Moravia (mia lettera di ieri) (1).

(l) -Non rintracciato. (2) -Non rintracciato (3) -Vedi D. 759.
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IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. SEGRETO 6'932/2680 Budapest, 30 dicembre 1939 (per. giorno 2 gennaio 1940).

Nel corso della mia recente lunga conversazione con Csaky egli fra raltro mi ha mostrato un rapporto da Varsavia di un suo funzionario secondo cui quella Legazione d'Ungheria era stata distrutta da aerei tedeschi che anzi avrebbero dato l'impressione di averlo fatto a beNa posta, gettandosi contro di essa in volo in picchiata: sul tetto era stato dipinto H tricolore ungherese; d'altra parte una bandierina ungherese era stata strappata da un ufficiale tedesco, ma --così affermava un impiegato della Legazione che poi Csaky mi ha detto essere il portiere della Legazione stessa, di! na3.ionalità polacca-i tedeschi avevano dovuto scambiare i colori ungheresi ·con quelli itaiiani, perchè così si era espresso quel tale ufficiale.

Ho naturalmente immediatamente detto a Csaky, interrompendolo vivacemente, che evidentemente non !POteva trattarsi ,che di risibili fantasie del portiere polacco e che in ogni modo, era ben chiaramente inteso che la cosa non poteva comunque riguardarmi. Egli lo ha subito ammesso, riconoscendo che si trattava di un pettegolezzo del quale voleva comunque informarmi.

Egli mi ha poi aggiunto tdi aver infomnato già V. E. a mezzo del barone Villani che Macek avrelbbe detto a un uomo politico ungherese (S.UiPPOOlgo, se la cosa è esatta, che sia Eckhardt del cui viaggio in Jugoslavia ho a suo tempo informato V. E.) che la propaganda tedesca s'i servi:reblbe in Jugoslavia d:i due argomenti; ·Che è l'Italia che sta ivi fomentando ora la pro,paganda comunista, per poi poter intervenire, a suo tempo; che l'Italia vuole raggiungere una unione personale con l'Ungheria, per poi realizzare una contiguità territoriale italoungherese a spese della Jugoslavia. Macek aveva d'altra: parte aggiunto-Csaky ha mostrato insistervi -che se l'Italia avesse voluto comunque intervenire in Jugoslavia i croati si sarebbero battuti fino all'ultimo uomo.

Ho anche a questo proposito detto a Csaky che certamente non poteva trattarsi che di pure fantasie.

Quanto alla propaganda tedesca tuttavia mi è stato riferito che anche qui i tedeschi andrebbero mormorando che l'Italia si è comportata verso la Germania come già nel 1914 !asciandola sola nei conflitto e cercando di consigliare quindi gli ungheresi di non aver fiducia in noi.

Tutt'altro è comunque il sentimento ungherese: nè il fatto mi risulta confermato personalmente (1).

(l) Non rintracciata,

776

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 6943/2690. Budapest, 30 dicembre 1939 (per. giorno 3 gennaio 1940).

A sempl:Lce :titolo di segnalazi<me, viferisco che da fonte cooode.IJ.JZi:ale mi è staJto detto che l'ex Ministro dell'Lnterno Kozma s.arelbbe stato ~recentem.enJte in Germania e avrebbe avuto una conversazione con Frick. Questi .gli avrebbe dichiarato che « la Germania deve conc!ludere in qualsiasi modo la guerra entro l'autunno del 1940, poichè essa non potrà resistere oltre, i soldati germanici non potendo passare in trincea ancora un inverno, data la scarsezza di materie prime e di generi alimentari. La situazione andrà peggiorando -avrebbe soggiunto Frick -se gli inglesi attuassero il piano di distruggere il raccolto della Germania per mezzo di bombe incendiarie, come si vocifera ».

777

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 330. Mosca, 31 dicembre 1939, ore 22,03 (per. giorno 1° gennaio 1940, ore 5,55). Telegr'amrna di V. E. n. 131

data. Mi risulta che durante riunione Ginevra per espulsione U.R.S.S. dalla Società delle Nazioni queste Ambasciate Inghilterra e Francia non escludevano

rottura delle relazioni diplomatiche. È pertanto verosimile che in vista di tale possibilità esse abbiano consigliato rimpatrio ai loro connazionali in genere e in specie a rawresentanti di imprese commerciali e al personale tecnico impiegato presso industrie sovietiche.

Con mio tele.g~amma: n. 310 del 9 corrente (l) ho segnalato azione in tal senso da parte di questa Ambasciata Stati Uniti d'America. Sono convinto che Ambasciata d'Inghilterra agisca in senso analogo anche se discreto e senza compromettersi di fronte queste autorità. Cercherò controllare e mi riservo telegrafare ulteriormente se potrò avere esplicita conferma.

(2). Ho motivo di credere che notizia sia fon (l) -L'originale di questo documento porta il visto di Mussolini. (2) -Non pubblicato.
778

IL MINISTRO A LIMA, FARALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. AEREO 4513/1459. Lima, 31 dicembre 1939. Riferimento: telegramma ministeriale per corriere n. 603 R/c del 21 novembre scorso (2). In risposta a quanto richiesto con il telegramma per corriere indicato al riferimento ho l'onore di comunicare che questo governo non ha sino ad ora, adottato alcuna misura d'ordine pratico (perlustrazione dell.a propria zona di stcurezza mediante la flotta o l'arma aerea) in dipendenza della dichiarazione di Panama del 30 ottobre scorso. Ciò sia perchè la necessità di tale vigilanza non è attuale in questo settore del Pacifico, sia perchè data l'estensione della ·costa del Perù e l'esiguità delle sue forze navali e aeree, una perlustrazione efficace con i soli mezzi ·propri sarebbe praticamente impossibile. Il Perù ha tuttavia aderito alla dichiarazione collettiva fatta dai governi delle repubbliche americane in conseguenza del combattimento navale del 13 corrente di fronte alle coste dell'Uruguay e secondo la quale si risolse «di presentare una protesta ai paesi belligeranti e iniziare le opportune consultazioni al fine di rafforzare il sistema di protezione in comune, mediante l'adozione di norme adeguate fra cui quelle atte ad impedire alle navi belligeranti il proprio approvvigionamento e la riparazione delle avarie nei porti americani qualora dette navi abbiano commesso atti di guerra entro la zona di sicurezza stabilita dialla « Dtchia~a.zione di Panamà ». Tale dichiarazione collettiva è stata resa pubblica sulla stampa locale da un comunicato ufficiale di questo Ministero degli Affari Esteri in data 23 corrente (vedi mio telespresso n. 4471/1443 del 26 corrente) (3).

(l) -Veòi D. 512. in data 8 dicembre. (2\ Vedi D. 274. (3) -Non pubblicato.
<
APPENDICI

APPENDICE I

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

(Pubbl. RAFFAELE GUARIGLIA, Ricordi, cit., pp. 428-430)

L. P. Parigi, ..... (l)

Mi vengono riferite voci secondo le quali regnerebbe nel Ministero degli Scambi e delle Valute una specie dt irritazione o meglio eccitazione a freddo nei riguardi delle attuali 1trattative per forniture alla Francia.

Da una parte si accusa la Francia -e nella specie il Ministro de Monzie di voler comprare l'Italia, dall'altra si afferma che se la Francia ha bisogno di qualche cosa da noi deve pagarla ad alto prezzo: si fa insomma la solita rettorka che dovrebbe esulare dalle transazioni commerciali ·come da tanti altl'i affari che dovrebbero essere trattati con. il solo crite~Lo della praticità.

Ora, io ne concludo che le voci c:qe mi vengono riferite siano il riflesso dei propositi tenuti ad arte tanto ad italiani quanto a francesi, per il semplice scopo di calmare così negli uni come negli altri la febbre degli ·affari o le speranze di passare da1gli affari alla politica.

ML permetto però di esprimere il parere che se questo fosse il senso di certe sfuriate che si fanno negli ambienti del detto Ministero, ci sarebbe certa qualche huon motivo di farle., ma non occorrerebbe poi esagerare troppo perchè altrimenti saremmo noi a soffrirne dal punto di v•tsta ec~nomico e non i francesi.

Anzitutto si fa molto maJ.·e a prende.I'Isela pe.rsonalm'ente con de Monzie, perchè ha avuto la gran ·colpa di aver ·concepHo delle ordinaZJi.oni all'Italia per un 5 miliardi ora e per altrettanti fra breve.

È naturale che in de Monzie ci sia il sottinteso politico, ma se questo sottinteso non ci fosse stato le ordinazioni sarebbero andate altrove. Attraverso tutti i difetti del suo temperamento, >iJ de Monzie è stato U solo che in Francia ha guarda1to sempre all'Italia in ·tutti i periodi più aspri dei nostri rapporti politici, il solo da cui in questo momento possiamo aspettarci qualche cosa di concreto, per quanto si possa attendere da un uomo politico nella fattispecie francese e naturalmente in quanto 11 sua concezione degli interessi francesi possa coincidere colla sua stessa conctzione degli 'interessi nostri.

Posso affermare espliciltamente ·che se al posto di de Monzie ci fosse stato un altro le forniture non sarebbero state chieste all'Italia. Ma ora c'è chi fa torto al de Monzie della sua esuberanza e considera quasi un'offesa che egli si sia rivolto a noi credendo che l'Italia fosse in vendita!

Riduciamo le ·Cose a più modeste e più realistiche proporzioni: anche se il de Monzie e per lui il Governo francese avessero creduto di comperarci con 5 o 10 miliardi (!) di affari era tanto semplice rispondere che i nostri

(l) Il testo di questa lettera è desunto da una minuta già in possesso dell'ambasciatore Guariglia : essa manca del numero di protocollo e della data, ma l'autore stesso l'ha attribuita

ai primi di ottobre 1939.

bisogni, specialmente i bisogni della nostra difesa nazionale ci impedivano di vendere ciò che la Francia chiedeva.

Invece no. Abbiamo risposto di sì, ma abbiamo chiesto dei prezzi elevatissimi. Ed è -in parole povere -per difendere questi prezzi che ma strilliamo ,che t'ItwU.a non è in vendita!

Se la Francia ci pa.gasse le foo-niture dieci volte di più di quanto valgono, io sarei il primo a rallegrarmene. Ma occorre profittare dell'attuale situazione -che forse per l'Italia non si presenterà cosi facilmente in un prossimo avvenire -occorre fare soltanto i nostri interessi etc.

Tutto questo più che essere sacrosanto, è l'abc di ogni negoziato e di ogni pensiero italiano.

Ma si tratta sempre di quell:a tale corda che bisogna sì tirare tirare, ma che quando si spezza, si spezza, -occorre saperlo dapprima --per colpa nostra ed a nostro esclusivo detrimento.

Ora .se noi non concludiamo affari con la Francia, altri lo faranno, perchè i motivi politici non bastano a giustificare certe contrattazioni (1). La nostra industria, -e questo è noto universalmente -è quella che produce a prezzi più alti in tutto il mondo.

Disgraziatamente sono le condizioni della nostra economia che determinano ciò per la maggior parte. Ma vi è un'altra parte che è dovuta invece alla fame dei grossi guadagni -fenomeno naturale delle ..... (2).

(l) -La parte pubblicata dall'ambasciatore Guariglia si arresta qui. (2) -Manca.

APPENDICE II

NORME PER IL RIMPATRIO DEI CITTADINI GERMANICI E PER L'EWJlGRAZIONE DI ALLOGENI TEDESCHI DALL'ALTO ADIGE IN GERMANIA

PARTE PRIMA

Disposizioni relative aLle persone

l. -Le disposizioni seguenti .si applicano ai cittadini germanici e agli allogeni tedeschi residenti nei territori indicati nel paragrafo 2 e agli allogeni tedeschi originari di tali territori, ed inoltre, per determinate questioni, anche ai cittadini germanici specificati al paragrafo 23.

2. --I terri.tori previsti in queste norme (Territori dell'Accordo) sono: la provincia di Bolzano; la zona mistilingue di Egna (provincia di Trento); la zona mistiJin.gue di Cortina d'Ampezzo (provincia di Belluno); la zona mistilingue di Tarvisio (provincia di Udine). 3. --Il rimpatrio per i cittadini germanici è obbligatorio. 4. --L'emigrazione degli allogeni tedeschi è volontaria. 5. --Il rimpat:r~io e l'emigrazione devono effettuarsi per mezzo delle

c: Amtliche Deutsche Ein -und Riickwandererstellen, (A. D. E. u. R. St.) (Uffici germanici per l'immigrazione e il rimpatrio) istituiti a Bolzano, Merano, Bressanone, Brunico, Vipiteno e da istitui.rsi eventualmente altrove.

A Bolzano ha sede l'Ufficio principale delle c: A. D. E. u. R. St. »; da esso dipendono tutti gli Uffici secondari.

6. -Per i ·cittadini ,germanici la scelta della residenza nel Reich è libera.

Per •gli allogeni 'tedeschi è prevista una sistemazione possibilmente unitaria nel Reich.

7. --Il rimpatrio dei cittadini germanici si effettuerà in massima entro tre mesi a .partire dal .giorno della pubblicazione delle presenti norme. I cittadini germanici possidenti emigreranno dopo avere realizzato in Italia j, loro beni. 8. --L'emi.gra:zione degli allogeni tedeschi che intendono trasferirsi in Germania e acquistare la ci,ttadinanza germanica avverrà pure dopo che sarà stato pagato in Italia il ricavo della vendita del loro patrimonio. Tale emigrazione dovrà effettuarsi entro il termine massimo del 31 dicembre 1942. Tutti gli allogeni tedeschi originari dei Territori dell'Accordo dovranno entro il 31 dicembre 1939 presentare al Comune di Ol'li,gine una di.chiarazione con la quale liberamente e spontaneamente si impegnano -in forma assolutamente definitiva -o a voler conservare la cittadinanza italiana o a voler acquistare la cittadinanza .germanica e a trasferirsi nel Reich.

La mancata presentazione della dichiarazione in tempo utile da parte degli allogeni tedeschi residenti nel Regno varrà come definitiva espressione della loro volontà di conservare la cit·tadinanza italiana.

9. -Gli allogeni tedeschi che intendono emigrare presentano presso la

4: A. D. E. u. R. St. ~ competente .per domicilio, su modulo prescritto, una domanda formale di emigrazione nel Reich e di conseguimento della cittadinanza germanica. Contemporaneamente presso l'Autorità italiana competente o presso le

«A. D. E. u. R. St. » su modulo messo a disposizione dalle Autorità italiane, essi chiedono di rinunciare alla cittadinanza italiana con la conseguente cancellazione dai re.gistri di leva.

10. --Agli allogeni tedeschi che emigrano nel Reich sarà rilasciato gratuitamente un passaporto italiano, con validità di due mesi, oppure, appena acquistata la cittadinanza germanica, un passaporto germanico. 11. --L'allogeno tedesco che acquista la cittadinanza germanica diviene per l'Italia « straniero ~ ad ogni effetto e come tale si applicano nei suoi riguardi le disposizioni di carattere generale in materia. Egl'i non può ristabilire la residenza nel Regno senza l'autorizzazione preventiva del Ministero dell'Interno italiano. 12. --Il trasferimento della residenza in Germania dell'allogeno tedesco che acquista la cittadinanza germanica è essenziale. Solo il Mlinistero dell'Interno italiano -giusta il disposto dell'art. 6 Regio Decreto 2 agosto 1912, n. 949 può accordare, quando sussistano particolari circostanze, la dispensa dall'obbligo di tale trasfer.imento. E quindi anche gli allogeni tedeschi residenti nelle altre provincie del Regno, devono trasferire la residenza in Germania, per poter acquistare la cittadinanza germanica. 13. --I cittadini germanici vecchi o ammalati possono restare nella loro attuale residenza o trasfer!ksi presso parenti che non emigrino. Su ciò decidono, ~aso per caso, il Prefetto del[a provincia di Bolzano e il Console Generale di Germania a Milano.

Ai fini di tale disposizione si considerano vecchi coloro che hanno compiuto al 1° lugLio 1939 l'età di 65 anni.

14. -Le disposizioni vigenti per gli emigr:anti allogeni tedeschi si applicano anche ai militari di leva -in servizio o in congedo -che emigrano in Germania ed acquistano 1a cittadinanza germanica.

I giovani allogeni tedeschi soggetti ad obblighi mil:Ltari ma che non hanno ancora prestato servizio militare o ricevuto istruzione militare, saranno subito chiamati a prestare servizio militare nel Reich appena richiesta la cittadinanza germanica.

Anche i militari attualmente in servizio nelle Forze Armate italiane (Esercito, Marina, Aviazione e Truppe Coloniali) saranno trasferiti sub'tto nelle Forze Armate germaniche appena richiesta la cittadinanza germanica.

I militari in congedo, attualmente richi.amati, appena abbiano richiesta la cittadinanza germanica saranno immediatamente congedati.

I militari in congedo celibi saranno senz'altro trasferiti .in Germania. I militari in congedo coniugati rimangono nel Regno ed emi.greranno nei tE'rm.Lrn previstt.

15. --Le disposizioni vigenti per gli emigranti allogeni tedeschi valgono anche per gli impiegati dello Stato, delle provincie, dei comuni e delle istituzioni di pubblica assistenza e beneficenza. Questi impiegati emigraMi saranno assunti in servizio pubblico in Germania. 16. --I confinati di polizia che intendono emigrare in Germania, saranno messi in libertà, non appena av,ranno presentato la dichiarazione prevista al paragrafo 8.

A ciascuno di esst prima dell'emigrazione .sarà concesso un permesso di soggiorno nel suo paese, da stabilirsi caso per caso in relazione alla posizione personale e che sarà dai dieci ai venti giorni per i non abbientL e dai trenta ai novanta ,giorni per coloro che hanno proprietà oppure partecipazione in aziende. Queste disposizion~ valgono anche per gli ammoniti ed i diffidati.

17. --Contro coloro che emigrano nel Reich non si applicheranno per fatti politici provvedimenti di polizia o giudiziarÌI. Se essi si trovano in stato di arresto saranno immediatamente Uberati ed avranno diritto al permesso di soggiorno nel loro paese, secondo le norme d1 cui al n. 16. 18. --I cittadini ,germanici che durante l'esecuzione degli Accordi dovessero, col loro comportamento, dar luogo a lagnanze, devono lasciare l'Italia immediatamente. 19. --Le emigrazioni dovranno avvenire entro i termini fissati. Tali termini possono venire prorogati per motivi comprovati e giustificati, per es·empio nel caso di persone che non possano fare la denuncia tempestiva per a~senza, malattia, vertenze giudiziarie. 20. --Gli allogeni tedeschi minorenni (non emancipati) seguono la cittadinan?la dei genitori, quando questi esercitano la patria potestà. Gli illegittimi minorenni seguono ugualmente la nuova cittadinanza della madre.

Le allogene tedesche maritate e le minorenni allogene tedesche di età superiore ai 18 anni che non convivano rispettivamente col marito o con chi esercita la patria potestà e non siano a carico dello stesso, decidono da loro stesse sulla questione della loro cittadinanm.

Le donne separate legalmente decidono da sè stesse sulla loro cittadìnanm e su quella dèi figli minorenni affidati a loro per l'educazione. Anche gli allogeni tedeschi minorenni che acquistano la cittadinanza germanica devono trasferirsi nel Reich.

21. -Gli allogeni tedeschi con cittadinanza dubbia possono scegliere la loro cittadinanza alle ste,s:s·e condizioni degli-allogeni tedeschi con cittadinanza italiana.

Gli allogeni tedeschi che vogliono conseguire la cittadinanza germanica sono compresi nelle disposizioniL concordate qualunque sia la loro cittadinanza attuale, semprechè abbiano la loro residenza nei territori suindicati.

22. ·-I genitori che emigrano in Germania devono recar con loro i figli minorenni indicati al paragrafo 20.

Ai genitori emigranti, non appena avranno acquistato la cittadinanza germanica, sarà permesso di far impartire ai loro figli, prima dell'emigrazione, l'insegnamento .privato della J:i,ngua tedesca con l'osservanza, ben inteso, delle norme vigenti nel Regno in materia.

PARTE SECONDA

Disposizioni di carattere economico

23. -Secondo .gli Accordi stipulati tra il Governo italiano e quello germailiico relativamente all'attuazione, agli effetti economici, dell'emigrazione è previsto il trasferimento :

I) Dell'intero patrimonio netto situato in Italia, suoi Possedimenti e Territori dell'Africa italiana, secondo, la situazione al 23 giugno 1939 oltre l'eventuale normale <incremento realizzato per ogni investimento. Per incremento normale, a questo effetto, s'intende un incremenrto che in nessun caso deve superare il 5 % annuo. L'importo eccedente l'incremento normale sarà trasfe,rito alle condizioni .generali dell'Accordo per il regolamento dei pagamenti fra l'Italia e la Germania (Accordo diii compensazione) del 26 settembre 1934, attraverso il conto «Trasferimenti Vari».

Ciò vale per il patrimonio netto delle persone di cui appresso:

a) degli allogeni tedeschi emigranti originari dei terri·tori dell'Accordo che abbiano la loro residenza in Italia, suoi Possedimenti e Territori dell'Africa italiana;

b) degli allogeni tedeschi che, originari de·i Territori dell'Accordo, abbiano già la loro residenza in Germania; c) dei cittadini germanic.L originari dei Territori dell'Accordo che abbiano la loro residenza nei Territori del'l'Accordo o in Germania.

Il) Del solo patrimonio netto come sopra precisato, situato nei Territori dell'Accordo per i ci.ttadini germanici che, rpur non essendo originari dei Territori dell'Accordo, abbiano la loro residenza in Italia, suo Possedimenti e Territori dell'Africa italiana o in Germania e per le persone giuridiche germaniche.

III) Di eredLtà e legati che pervengano ad una delle persone di cui sopra entro il 31 dicembre 1950, quando il de cujus stesso avrebbe avuto la facoltà di trasferire i valori patrimoniaJi secondo il punto I.

In quanto l'applicazione del presente Accordo sia subordinata alla residenza delle persone in questione, vale quale data determdnante il 23 giugno 1939.

24. -Per i valori patrimoniali delle persone di cui sopra verrà data l'autorizzazione al trasferimento secondo le disposizioni dell'Accordo per il regolamento dei pagamenti (Accordo di compensazione) del 26 settembre 1934. Si tratta in particolare, di:

a) somme liquide in lire fino a L. 5.000 per ogni capo famiglia; per importi superdori occorre il consenso della « Commissione principale per la stima» di cui al seguente paragrafo 33;

b) depositi bancari di qualunque natura, in lire;

c) il vaJore di realizzo di titoli italiani·;

d) H ricavo di crediti di qualunque natura, anche se garantiti ipotecaria

meliìe; e) il valore di realizzo di aziende economiche (per esempio industriali, artigiane, commerciali e agricole), e di partecipazioni ad ,imprese e di esercizi professionali liberi (ad esempio dd medico e di avvocato);

f) il valore di realizzo di patrimoni immobiliari, incluso il valore delle servitù attive, di sfruttamento di legname, di pascolo, ecc. pertinenti alle proprietà immobiliari stesse;

g) il valore di riscatto di rendite e pensioni o le rendite e pensioni .stesse fino al 31 dicembre 1945; h) crediti derivanti da assicurazioni sociali e private, come da speciale accordo a parte.

Qualora le predette persone ,abbiano esercitato in Italia una attività commerciale a seguito della quale abbiano crediti verso paesi esteri, resta immutato il loro obbltgo alla cessione dei crediti stessi all'Istituto Nazionale per i Cambi con l'Estero.

25. -Come patrimonio netto, situato nei Territori dell'Accordo, agli effetti del paragrafo 23, II e aUe .condizioni del paragrafo 24, sono considerati:

a) depositi banca.ri e titoli deposHati presso una Banca situata nei Territori dell'Accordo (come per esempio obbligazioni o azioni di una società avente sede nei Territori dell'Accordo), anch'e se questi non .siano depositati nei Territol'lli dell'Accordo;

b) crediti di qualunque natura, anche se garantiti ipotecariamente, quando il debitore risi'eda o abbia sede nei Territori dell'Accordo, oppure l'immobile gravato si trovi nei Te,rritori dell'Accordo;

c) rendite e pensioni, quando il debitore abbia residenza o sede nei Territori dell'Accordo;

d) crediti derivanti da assicurazioni, in quanto il contratto di assicurazione sia stato concluso con un'Agenzia o rapres·entanza di Compa.gnia di Assicurazione situate nei Territori dell'Accordo, oppure con un'Impresa di assicurazione che abbia la sua sede nei Terr~tori dell'Accordo;

e) capitali investiti in aziende e partecipazioni, quando l'azienda sia situata nei Territori dell'Accordo.

26. --Se tutti i membri di una società cooperativa inscritti al 23 giugno 1939 emigrano, verrà kasferito anche il patrimonio della società. In caso diverso 'il patrimonio d!ella società verrà ripartito secondo le disposizioni dello statuto, sulla base di un bilancio di liquidazione al 23 giugno 1939, fra i membri inscritti al 23 .giugno 1939 ed ora emigranti. 27. --Le persone indicate al paragrafo 23 possono portare seco in Germania, in esenzione da diritti, dogana e spese di trasporto ferroviario, tutti i beni mobili in loro possesso alla data del 23 giugno 1939, restando inteso che le spese di trasporto ferrovj,ario sul tra,tto italiano sono a carico del Governo italiano e tutte le spese dal confine del Reich saranno a carico del Governo germanico. Le spese, diverse da quelle per il trasporto ferroviario, incorse in Italia per l'imballaggio ed il trasporto alla stazione saranno rimborsate agli emigranti dopo il loro arrivo nella loro nuova residenza nel Reich. Alle persone che non posseggono i mezzi finanziari necessari il Governo italiano metterà a disposizione le somme occorrenti per far fronte alle spese di trasporto fino alla stazione ferroviaria. I beni mobili comprendono in particolare: mobili, suppellettili domestiche, biancheria, viveri per i bisogni individuali e di propria produzione o altri viveri nei limiti delle normali provviste domestiche, come pure oggetti artistici che al 23 giugno 1939 si trovavano in possesso dell'emi

grante e che secondo le disposizioni italiane allora vigenti potevano essere esportati, ivi compresi gli oggetti formanti parte dell'arredamento interno, anche se infissi, aventi valore artistico od affettivo (ad esempio, armadi da muro, antichi rivestimenti di pa!l'eti, stufe di maiolica, ecc.). Inoltre, le vetture di uso personale nonchè gli utensili di artigiani o di artisti. Gli oggetti da esportare non saranno considerati nella stima.

Prodotti industriali per gli scopi dell'agricoltura, attrezzi agricoli ed utensili agricoli (escluse macchine agricol~) (Possono essere esportati semprechè caso per caso non venga stabilito diversamenrte nell'interesse del nuovo proprietario.

Stoffe ed accessori per la manifattura di costumi regionali possono essere esportati.

Arredamenti di negozi e furgoncini sono esclusi dall'esportazione.

Gli emigranti proprietari di aziende agricole potranno esportare fino al 50 % del loro bestiame, calcolato per ogni specie, razza o sesso.

Possono inoltre essere e~ortati:

pietre e monumenti tombali privati;

collezioni private ed archivi !privati che si riferiscono alla cultura germanica;

gli oggetti posseduti dalle Associazioni dei Musei (Museumsvereine), riferentisi alla cultura germanica, quando i membri e gli altri organi competenti ne deliberino, in base agli statuti dell'Associazione, il trasferimento in Germania.

I registri e gli atti ecclesiastici possono essere copiati o fotocopiati. L'esportazione di documenti originali potrà essere concordata caso per caso.

28. --Ai rimpatrianti ed emigranti verrà concesso il viaggio ferroviario gratuito dal loro luogo di residenza in Italia al loro luogo di residenza in Germania. Le spese fino alla frontiera sa,ranno assunte dal Governo italiano e, dalla frontiera in poi, dal Governo germanico. 29. --Le persone di cui al n. 23 potranno alienare i loro beni sul libero mercato. Altrimenti que:sti beni saranno comprati dall'Ente Nazionale per le Tre Venezie di Bolzano.

Il trapasso all'Ente avviene sulla base de,l valore fissato, per ogni caso, dalla «Commissione italo-germanica per la stima>.

Le cessioni all'Ente sono esenti da tasse, imposte e contributi.

L'Ente mette a disposizione, al più tardi al momento della consegna, l'intero

prezzo da pagarsi in contanti.

30. --Il Governo italiano prenderà particolari provvedimenti per la rescissione dei contratti di affitto ·che non potranno avere esecuzione per effetto della applicazione delle presenti Norme. 31. --Vendite di liquidazione potranno essere effettuate senz'alitro con l'osservanza delle norme in vtgore. 32. --Gli allogeni tedeschi che hanno presentata la dichiarazione che intendono acquistare la cittadinanza germanica e rimpatriare (paragrafo 8, periodo III) ed i cittadini del Reich considerati dalle presenti Norme presenteranno al più presto una domanda per il trasferimento dell'intero loro patrimonio allegandovi una dettagliata situazione patrimoniale. Tale situazione patrimoniale deve essere presentata in tre esemplari di cui uno è destinato al Prefetto di

Bolzano, uno all'« A. D. E. u. R. St. » di Bolzano ed uno alla Filiale della Banca d'Italia di Bolzano nella sua qualità di rappresentaTIJte dell'Istituto Nazionale per i Cambi con l'Estero.

33. --La «Commissione italo-germanica per Ja stima» si compone ili una Commissione principale e di .sottocommissioni. La Commissione principale ha sede in Bolzano, è alle dipendenze del Prefetto della provincia di Bolzano e del Console Generale di Germania a Milano, quali presidenti. - 34. --La Commissione principale stabilirà in un primo tempo i principi generali, in ba.se ai quali dovrà effettuarsi la stima. Essa deve .partire dalla premessa che per la stima dei valori patrimoniali deve essere preso a base il valore corrente dei beni alla data del 23 giugno 1939. Il valore corrente è rappresentato dal prezzo che un acquirentè pagherebbe in comune commercio, qualora l'acquirente continuasse l'esercizio dell'azienda.

I principi generali di stima elaborati dalla Commissione principale sono · soggetti al benestare del Governo italiano e di quello del Reich. I principi gene

rali di stima sono impegnativi per le sottocommissioni. Inoltre la Commissione

principale è competente per la decisione di tutte le questioni relative all'appli

cazione di queste Norme.

Le sottocommissioni devono esaminare le richieste presentate dagli emi

granti e procedere, dopo gli opportuni accertamenti, a determinare il prezzo.

Contro le decisioni della sottocommissione gli emigranti possono presentare ri

corso alla sottocommissione od alla Commissione principale, entro 4 settimane

a datare dalla notifica della decisione. La Commissione principale deve esami

nare i ricorsi sui quali decidono inappellabilmente il Prefetto di Bolzano ed il

Console Generale di Germania a Milano.

Le disposizioni particolari relative al funzionamento delle sottocommissioni verranno stabilite dalla Commissione principale.

35. --Quando il patrimonio delle persone previste al para.grafo 23, sia stato realizzato sul libero mercato, o mediante cessione all'Ente oppure, sia già in contanti, e non sia più necessario per la liquidazione dei loro .impegni oppure per il soddisfacimento dei loro bisogni in Italia, .gli ammontar.i disponibili per il trasferimento saranno versati immediatamente ad un conto in lire «Alto Adige» aperto presso l'Istituto Nazionale per i Cambi con ·l'Estero a favore della Deutsche Verrechnungskasse. - 36. --Ogni emigrante ha l'obbligo di adempiere tutti i suoi impegni privati e commerciali nonchè di pagare tutte le tasse, imposte ecc. dovute allo Stato, alle Provincie, ai Comuni e ad altri Enti di diritto pubblico prima della sua partenza.

Nel caso in cui ciò non gli sia po1sstbile con propri mezzi, egli dovrà rivolgersi al dirigente della competente «A. D. E. u. R. St.».

37. --Ai lavoratori (impiegati ed operai) che in base alle presenti Norme si trasferiscono in Germania, il datore di lavoro dovrà corrispondere il 50 % della liquidazione prevista nei vigenti contratti collettivi per lo scioglimento dei rapporti di lavoro. 38. --Le autorità italiane concorderanno con quelle .germaniche la equa sistemazione delle pensioni dovute dallo Stato e dagli enti pubblici, senza pregiudizio degli interessati. 39. --I cittadini germanici la cui attività sia particolarmente utile per le relazioni commerciali italo-tedesche, .potranno ottenere una proroga per rimanere nella loro attuale residen.za, dopo che, caso, per caso, sarà intervenuto un accordo •fra il Prefetto di Bolzano ed il Console Generale di Germania a Milano. 40. --Commercianti di cittadinanza germanica potranno, col consenso del Console Generale di Germania a Milano, trasferirsi nelle vecchie provincie del Regno e continuare ad esercitarvi i loro affari. Necessaria premessa è che tale emigrazione si effettui entro il termine prescritto e che questi cittadini germanici non abbiano dato adito a particolari rilievi d'indole politica; essi sono, però, obbligati a cedere i loro beni immobiliari e le loro imprese situate nei Territori dell'Accordo, a trattativa privata o all'Ente, al valore stabilito dalla Commissione per la stima, senza che il controvalore venga .trasferito in Germania. 41. -·-È ammessa la permuta di propr~età, imprese, ecc. situate nei Territori dell'Accordo, contro 1e proprietà, .imprese ecc. di cittadini italiani situate in Germania. Le relative domande devono essere dirette all'Ente Nazionale per le Tre Venezie in Bolzano. 42. --Il trasferimento o l'esportazione di valori patrimoniali per conto di non emigranti è vietato e sarà severamente perseguito in Italia o in Germania.

Fatto a Roma in duplice esemplare, in lingua italiana e tedesca, il 21 ottobre 1939.

IL PREFETTO DI BoLZANO IL CONSOLE GENERALE TEDESCO f.to: Mastromattei IN MILANO f.to: Otto Bene

APPENDICE III

IL PRESIDENTE DEL PROTETTORATO DI BOEMIA E MORAVIA, HACHA, AL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER

..... (1).

Dal decreto del Fiihrer del 16 marzo era dato giudicare che alla nazione ceca, che è una delle più evolute in Europa, sarà realmente garantita la poss1bilità di vivere in forme degne ·di essa. Il Fiihrer ha preso la nazione ceca sotto la sua protezione assicurandole uno sviluppo autonomo ed una vita nazionale rispondente alla sua personalità. Egli ha persino riconosciuto al Protettorato tutti gli attributi di Stlllto. Dalla disposizione contenuta nell'art. 6 concernente .gli «affari esteri del Protettorato ~ derivava la sua soggettività internazionale, che è stata però successivamente negata dalle autorità germaniche. Gli impegni internazionali del Protettorato vengono ora sistematicamente sostitui:ti da accordi conclusi per l'intero Reich senza tener conto degli interessi de.l Protettorato. Le autorità .germaniche nel Protettorato cancellano sistematicamente qualunque indice di personalità politica nazionale ceca. La parola « statale » nella designazione di organi, uffici, istituzioni ecc. è stata ·cancellata in tutte le disposizioni regolamentari ed è stata fatta pressione sulle autorità ceche affinchè tale parola venisse eliminata anche dalle denominazioni degli uffici. Si è persino tentato di vietare al Capo del Protettorato, al quale il Fiihrer ebbe a riconoscere nell'art. 4 del suo decreto gJ.i onori di Capo di Stato, l'uso della designazione «Presidente di Stato~.

La nazione ceca ha creduto che il decreto del Fiihrer del 16 marzo costituisse la magna charta dei diritti assicurati aHa nazione. Intanto però il decreto del Fiihrer è stato integrato con l'ordinanza sulla organizzazione dell'amministrazione e sulla polizia di sicurezza tedesca del 1° settembre 1939. In tal modo l'autonomia del Protettorato è stata sensibHmente strozzata ed al ProteUore è stato così conferito un ,potere legislativo illimitato. Secondo il decreto del Fiihrer il Protettore doveva soltanto salvaguardare gli interessi del Reich, ma non doveva ingerirsi nella correntezza dell'amministrazione del Protettorato. Ciò non si è verificato. Nel territorio del Protettorato è stata isUtuita una amministrazione interna germanica di prima e di seconda istanza ed il paese è stato diviso in circoscrizioni di Oberlandrat (Consigli Provinciali Superiori). Presso il Ministero dell'Interno del Reich è stata istituita una speciale sezione, che funge in realtà da terza 'istanza. Un ramo dopo l'altro dell'amministrazione autonoma ceca è stato tolto alla competenza delle autorità ceche e passato all'amministrazione del Reich.

Contrariamente alle disposizioni del decreto del Fiihrer sono soggetti alle autorità .germaniche nel Protettorato i seguenti affari: interventi delLo Stato nella vita economica del paese sotto il pretesto di tenere in evidenza la proprietà

(l) La data manca. Vedi .D. 17.

39 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. Il

ebraica (ciò che colpisce in maniera illimitata la vita economica ceca); gestione degli olii minerali; gestione dei carboni; esecuzione dell'ordinanza sulla circolazione delle automobili; competenza nelle materie regolate dalla legge sulla difesa dello Stato e dalla legg.e del Reich sulle prestazioni militari; aviazione; protezione antiaerea della popolazione civile; censura cinematografica; passaporti; controllo degli stranieri; porti d'arme; provvedimenti in materia di diritto di associazione e di stampa; polizia politica; polizia criminale. Senza alcuna base giuridica svolge la sua attività nel Protettorato la Polizia tedesca dell'ordine pubblico (Ordnungspolizei). Oltre agli uffici del Protettore ed accanto agli Oberlandrat, ai Tribunali tedeschi ed alla polizia tedesca esistono nel Protettorato, senza base giuridica, ancora i seguenti uffici: ufficio aeronautico; uffici di stato civile tedeschi; uffici postali tedeschi; uffici di arruolamento (comandi di distretto militari) delle forze armate dlel Reich; Camera Sanitaria (Ordine dei medici); Camera degli Avvocati; ufficio .gestione carboni e ufficio centrale per l'emigrazione degli ebrei.

La competenza delle autorità ceche è stata ridotta al minimo e le autorità tedesche si arrogano il diritto di decide.re anche per cose di minima importanza. Il decreto del Fiihrer ha dato al Protettore soltanto il diritto di approvare o non approvare gli atti del governo ceco e delle autorità ceche. In pratica però niente può avvenire senza il preventivo nulla-osta delle autorità tedesche e l'Ufficio del Protettore, all'insaputa del ·governo ceco, nomina e destituisce funzionari, scioglie consigli comunali, nominando al loro posto propri commissari ecc. senza curarsi del governo ceco. Ciò avviene specialmente in luoghi dove esiste soltanto una insignificante minoranza tedesca (particolarmente nel distretto di Nemecky Brod). L'Ufficio del Protettore ha assistito impassibile a destituzioni e arresti da parte della polizia di funzionari superiori e subalterni nominati dal governo ceco e ciò anche in quei casi in cui il Protettore aveva in precedenza approvato la nomina di. tali funzionari. Un funzionario superiore venne persino costretto in stato d'arresto a firmare una dichiarazione con la quale rinunciava alle sue funzioni. Gli Oberlandrat si sono arrogati poteri illimitati in pieno contrasto col decreto del Fiihrer. Essi impartiscono alle autorità ceche ordini perentori, la cui esecuzione contrasta con le leggi vi•genti, insediano negli uffici, istituzioni e stabilimenti propri fiduciari e commissari, scegliendo spesso persone del tutto profane (l'avvocato Schwabe è stato nominato Direttore di Polizia a Brno, Necazek a Budejovice ecc.).

Questo stato di cose è stato parzialmente legalizzato con l'ordinanza del 1° settembre sull'organizzazione dell'amministrazione tedesca e sulla polizia. Questa ordinanza è però in pieno contrasto col decreto del Fiihrer del 16 marzo. Questa nuova ordinanza arriva persino al punto di conferire al Protettore o al Capo delle SS. del Reich il potere di sospendere addirittura tutte le autorità ceche. In tal modo le promesse del Fiihrer sono divenute delle semplici promesse, che non possono essere realizzate.

Prova eloquente di questo stato di cose sono non soltanto la situazione della pubblica .amministrazione ma anche lo sviluppo dell'ordinamento ,giudiziario nel Protettorato. Mentre in forza del decreto del Fiihrer avrebbero dovuto sottostare ai tribunali tedeschi soltanto le .persone di nazionalità tedesca (cittadini del Reich), i tribunali tedeschi emanano sentenze anche contro cittadini di nazionalità ceca (segue l'elencazione di numerosi casi). La Nazione ceca si sente in tale maniera gravemente ofiesa. Le lim~tazioni imposte ai tribunali cechi arrivano al punto di conferire al Protettore la facoltà di annullare in qualunque tempo le sentenze dei tribunali cechi e sostituirle con sentenze di tdbunali tedeschi. Le autorità tedesche si ingeriscono nell'ordinamento giudiziario ceco ·fino al punto di vietare l'esecuzione di sentenze passate in giudicato e s:i è persino verificato il caso che autorità tedesche hanno chiesto che contro alcuni giudici venissero adottati gravi provvedimenti disciplinari, sebbene le sentenze di questi giudici fossero giuste e conformi alle le.ggi vigenti e non vi fossero ragioni obiettive per l'adozione di provvedimenti disciplinari.

Viene poi rilevato come le autorità tedesche non rispettino i sentimenti della popolazione ceca e come la popo1azione stessa sia brutalmente trattata (Kladno, Nachod, ecc.). L'arbitrio delle autorità tedesche (polii.zia) è .giunto fino a dare lo sfratto nella sola Praga agli inquilini di 68 case con un termine perentorio di 15 giorni, mettendo in tal modo sul lastrico ben 6000 cechi.

La più recente e purtroppo ufficiale prova del fatto che 1 cechi non sono dalle autorità tedesche considerati come abitanti: .parificabili ai tedeschi è costituita da una lettera del Protettore in data 6 settembre. Essa riguarda la rappresentanza della popolazione tedesca nei consigli amministrativi e nei comitati consultivi degli enti locali. Il governo ceco aveva proposto la rappresentanza percentuale secondo il numero dei tedeschi nei singoli distretti amministrativL Il Protettore ha respinto tale proposta perchè una simile rappresentanza proporzionale non corrisponderebbe alla importanza della popolazione tedesca nel territorio del Protettorato.

In maniera molto particolareggiata viene quindi esposto come il territorio ceco sia gennanizzato con l'.oc·cupaz~one dei terreni e delle foreste demaniali, ciò che avviene senza alcuna base ,gtur.idica ed ha per conseguenza una sensibile diminuzione della potenza finanziaria del Protettorato. In pari modo il Protettorato è stato depauperato dalla ordinanza con la quale tutta la proprietà delle cessate forze annate ceco-slovacche è stata attribuita al Reich. Hanno cessato di far parte del demanio del Protettorato anche numerosi edifici (alcuni di grande valore storico .ed artistico), essendo stati occupati dalle autorità tedesche.

Il maggiore impoverimento si vede nel provvedimento portato a conoscenza del governo ceco con lettera 11 agosto N. I. d. 272/1939 dell'Ufficio del Protettore per ·cui tutte le convenzionil concluse fra la Ceco-Slovacchia ed il Reich anterionnente al 15 marzo vengono dichiarate caduche. Ciò vuoi dire che diviene caduca anche la convenzione in base alla quale la Gennania avrebbe dovuto pagare ai cechi il materiale bellico da ·essa acquistato prima del 15 marzo. Così è venuta parimenti a cadere la convenzione sull'ammortamento dei biglietti di banca cecoslovacchi ritirati dal governo del Reich nei Sudeti per un importo di 1.500.000 Corone. La Reichsbank seguita a disporre tranquillamente di tali biglietti di banca come se nessuna convenzione fosse stata conclusa in materia.

Ai danni inferti .alla nazione ceca nella soluzione della questione ebraica

sono riservate alcune pagine del memoriale. Si tratta di cose già note. (Nota

bene: l'arian.izzazione è un.a germa.nizza.z1on.e; non solo l'impresa appartenente

all'ebreo, ma qualunque proprietà nella quale alla data del 15 marzo 1939

partecipava anche una sola persona non ariana sia in funzione di consigliere

d'amministrazione o di membro del collegio dei sindaci, è considerata propràJetà ebraica ed il trapasso a favore di un cittadino ceco è reso impossibile. È invalsa la pratica di respingere, senza indicare i motivi, :tutte le richieste di approvazione di contratti per i quali una proprietà non ariana debba essere trasferita ad un ceco).

Col pretesto della difesa dello Stato in numerose imprese ceche sono stati insediati amministratori tedeschi. In genere c.iò avviene anche senza pretesto e senza fondamento giuridico (Ferrovie Nord, Officine Elettriche di Moravia-Slesia, Impresa cinematografica A-B F.ilm, ecc.).

Le ingerenze tedesche hanno avuto un effetto deleterio per l'economia ceca specialmente nel l'amo bancario. Ciò è avvenuto per effetto della violazione del segreto di banca, del prelevamento di depositi a risparmio senza l'esibizione dei relativi libretti, dell'apertura abusiva di cassette di sicurezza, ecc. Si è cosi avuto un esodo di depositi dalle banche ceche e si è così sensibilmente ridotta la mobiHtà di questi istituti. Organi tedeschi hanno in molti casi preso la direzione di istituti bancari. In altri casi le autorità tedesche obbligano g11 industriali ed i commercianti cechi a rompere i vecchi legami con le banche ceche e a lavorare ·con le banche tedesche.

Per ordine dei tedeschi. è stata soppressa la fornitura gratuita di carbone alle persone bisognose da parte dello Stato.

Una palese .ingiustizia .economica è stata perpetrata col sequestro, senza dindennizzo, di ael'oplani ·appartenenti ad associazioni aeronautiche civili nonchè col sequestro di tutta la proprietà mobiHare e immobiliare delle organizzazioni di tiro a segno e delle organizzazioni dei legionari, col sequestro delle sale di ginnastica del Sokol a Brno (Bruna), Jihlava (Iglau) ed in altre città, nonchè di edifici di importanti istituzioni assistenziali a Ostrava. Lo stesso è avvenuto a danno di numerose pie :llondazioni prettamente ceche.

Un danno economico per i cechi è provocato anche dall'ordinanza del Ministro dell'Interno del Reich con la quale a tutti i tedeschi che si trasferiscono nel Protettol1a•to vengono riconosciuti gll stessi diritti spettanti a coloro che v;i abitano da tempo ,immemorabile. In tale maniera l'industria ed il ·commercio cechi restano priv'i di ogni tute:Jia di fronte all'invasione del capitale e degli imprenditori provenienti ·dal Reich. Un colpo fortissimo all'economia del Protettorato verrebbe 1inferto dalla soppressione della frontiera doganale col Reich. In tal modo l'industria ceca sarebbe privata di qualsiasi protezione e dò significherebbe la rov:ina economica.

Sarebbe stato legittimo attendersi che almeno nella vita culturale la nazione ceca fosse stata risparmiata secondo le dichiarazioni del Flihrer e le fosse stata ]asciata piena libertà di sviluppo. Nemmeno questo è avvenuto. La prova più eloquente è la pratica linguistica, che è in ·contrasto non solo con la personalità storica della nazione ceca, ma anche con i bisogni pratLci. Le autorità germaniche hanno introdotto ·categoricamente la bilinguità in tutto e per:tutt0 con netta priorità per la lingua tedesca anche nelle località nelle quali non vi è nemmeno un tedesco. Lo stesso avviene nella questione della toponomastLca. I nomi tedeschi vengono imposti a tutte le località che recavano nomi tedeschi nelle carte topografiche del 1910. In questi ultimi tempi viene imposta l'indicazione bilingue

delle località e delle strade in comuni prettamente cechi. Venne persino avan

zata la richiesta che un'istituzione cosi prettamente nazionale quale è il « Teatro

Nazionale» rechi prima l'indicazione ·in tedesco. Negli avvisi ufficiali bilingui

vengono inserite nel testo ceco :parole tedesche con desinenze ceche, il che è peT i

cechi offensivo e spesso incomprensibile.

Nel campo scolastico le cose non vanno dive.rsamente. Numerose scuole

vennero occupate subito dopo il 15 marzo. Secondo la situa2lione a metà settembre

sono state chiuse complessivamente 32 scuole elementari e medie ·ceche con

un numero complessivo di 2.523 scolari. Ciò naturalmente è avvenuto contro

la volontà delle autorità ceche. (Viene quindi descritta particolareggiatamente

la situaz,~one delle scuole a Jililava (Iglau) e a Brno (Bruna), dove sono state

occupate dai tedeschi 9 scuole medie).

D'altro canto l!a popolazione ceca vede con disappunto l'istituzione di scuole teaesche in comum prettamente cechi (specificati nel memoriale). Sulle scuole superiori tedesche le autorità ceche non hanno la minima ingerenza, essendo state dichiarate scuole del Reich, ma al Protettorato è stato 1mposto d1 fornire i mezzi finanziari necessari per il loro mantenimento.

L'attività delle scuole superior:~ ceche è stata considerevolmente paraliuata sia per effetto dell'occupazione di alcuni edifici sia per l'arresto di un gran numero di professori.

L'attività dei teatri ·Cechi è stata resia impossibile in seguito all'occupazione degli edifici. I filmi cechi sono censurati dalle autorità tedesche. Alcuni filmi approvati dalla censura ceca sono stati sequestrati dalla polizia di Stato tedesca.

I cimeli d'interesse archeologico rinvenuti nel Protettorato vengono asportati nel Reich. La galleria Waldes, sebbene di proprietà demaniale, è stata sequestrata. Viene richiesta la consegna di archivi prettamente cechi, che sono indispensabili per le ricerche scientifiche. Nelle istituzioni scientifiche e culturali ceche vengono comandati :impiegati tedeschi. Allo scienziato ceco viene fatto div1eto di partecipare a congvessi internazionali senza l'autorizzazione delle autorità tedesche e quando tale autol'lizzazione viene concessa e,gJi non deve fare uso al congresso della lingua ceca. Egli è obbligato a parlare in tedesco e non può partecipare a votazioni. Non si cerca nemmeno di celare l'intenzione di soffocare nel campo internazionale tutto quanto è ceco. L'Autoclub ceco ad esempio non può più rilasdare documenti internazionali.

Anche nella vita interna viene soffocato tutto quanto è ceco. L'Ufficio del Protettore ad esempio ha emanato recentemente disposizi<>ni per cui non si deve fare uso della parola « ceco » nella designazione di pubblic,~ edifici.

La nazione oeca in tutto ciò che è stato qui descritt<> non può scorgere niente altro che uno sforzo sistematico delle autorità e degli organi tedeschi di sopprimere senza compromessi e nel più breve tempo p<>ssìbile in tutte le sfere della vita nazionale ad essi accessibili tutte le manifestazioni e 1e tracce di vita ceca. La nazione ceca è sopravvissuta, non contaminata nella sua personalità storica nazionale, alla ,germanizzazione che per trecento anni ha ostinatamente attentato alla sua esistenza. Essa sopravvivrà anche ai presenti tentativi di germanizzazione.

Anche simili temporanei tentativi di troppo zelanti e ciechi servitori del Fiihrer possono però avere un effetto permanente in un solo senso, e precisamente nel senso che la nazione ceca -la quale non ha perduto e non perderà mai la coscienza della propria fierezza e del proprio onore nazionali, per quanto essi siano in qualunque maniera calpestati, la coscienza cioè di quei valori morali che stanno alla base dell'edificio del Grande Reich -perderà irreparabilmente la fede nell'adempimento delle promesse che le sono state fatte.

APPENDICE IV

IL VICE PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ESECUTIVA DEL PATTO D'ACCIAIO, CAVALLERO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

POSSIBILI DIRETTRICI DELL'AZIONE MILITARE TEDESCA

PROMEMORIA. • •... (1).

L'esame obiettivo della situazione tedesca al fronte occidentale porta a ritenere poco probabile uno sfondamento della Linea Maginot.

D'altro lato appare evidente l'utilità per i tedeschi di affrettare quanto possibile l'azione militare. Perciò essi potrebbero tendere a girare la linea Maginot.

Dove? Non per la Sv.izz·era: questa direttrice è stata esaminata a fondo e appare non redditizia, non solo per la presenza dell'esercito svizzero, ma anche per le difese francesi per 1e condizioni del terreno oltre che per la direzione eccentrica.

La soluzione c OLanda-BeLgio» appare .ancora la sola eventualmente ·attuabile (non si vuoi dire con questo che sarà adottata); fra l'altro questa direzione mira direttamente all'obiettivo c Inghilterra» (2).

Con questa soluzione i tedeschi potrebbero sperare di 'indurre gli eserciti alleati ad una azione, se non in campo aperto, almeno in condizioni di terreno e di difese meno accuratamente preparate (approfittare del gelo per scatenare ''azione). Una soluzione a obiettivo molto più limitato potrebbe essere l'invasione della sola Olanda. Gli olandesi la temono tuttora e si è avuta notizia (da fonte attendibile tedesca) che stanno arando alcuni dei loro campi di aviazione, veros.imi.lmente per timore di sbarchi di truppe dagli aerei, comunque per impedire l'utilizzazione di questi campi all'eventuale invasore.

Dal punto di vista «lotta contro l'Inghilterra » la soluzione Olanda-Belgio presenterebbe i vantaggi seguenti (nota deU'Ammiragliio di Giamberardino), oltre a quelli inerenti alle ma:ggiori facilità dell'offesa aerea :

• i) L'occupazione dell'Olanda porterebbe alla marina tedesca il vantaggio di punti d'appoggio bene attrezzati e sicuri a circa cento miglia dalle coste inglesi, e particolarmente dal delicato punto rappresentato dalla foce del Tamigi, ove converge una parte importante del traffico per il rifornimento nazionale.

Durante l'altra guerra la Gran Bretagna non ha potuto rinunciare all'uso delle sistemazioni portuali del Tamigi per il rifornimento di Londra. Partendo dai porti olandesi le unità rapide di superficie tedesche nelle scorrerie contro le coste inglesi, accorciano il loro percorso di 200 miglia circa nell'andata

(l) La data manca: si presume che il promemoria sia stato redatto a Roma, dopo il 28 ottobre perchè in tale data il Cavallero aveva inviato una lettera a Ciano in cui accennava

all'argomento qui trattato per esteso. Vedi D. 44. t2) A questo punto il documento porta la seguente annotazione autografa: c Qui non si considera la direttrice Romania, che ha finalità diverse... •·

e di altrettanto nel ritorno, con evidente vantaggio di tempestività nell'azione e di maggiore sicurezza di ritirata.

Ogni azione, data la brevità dei percorsi, potrebbe essere compiuta con l'uso vantaggioso delle ore notturne per gli spostamenti ed inoltre le navi germaniche non avrebbero più la obbligatorietà attuale della ritirata in un settore molto ristretto verso il golfo tedesco, obbligatorietà che facilita la intercettazione delle dette unità da parte della marina britannica sulle rotte di rientro alle basi.

2) Qualora l'azione tedesca si pronunciasse attraverso l'Olanda e il Belgio e portasse all'occupazione delle coste francesi della Manica, la situazione generale strategica muterebbe con vantaggio grandissimo per la Germania:

a) L'azione tentata nel campo politico di separare la Francia dall'Inghilterra avrebbe un'applicazione pratica nel campo strategico. Le vie più corte e sicure di comunicazione nella Manica fra le due Nazioni verrebbero ad essere tagliate, e occorrerebbe rimpiazzarle con altre molto più lunghe e meno difendibili dalle insidie, fra i porti occidentali della Gran Bretagna e quelli francesi nel golfo di Guascogna.

b) L'importantissimo traffico marittimo della foce del Tamigi e dei porti sud-orientali dell'Inghilterra diverrebbero impossibili.

c) La Germania potrebbe svolgere un'azione serrata contro la Gran Bretagna battendo con artiglierie speciali la costa sud orientale dell'Inghilterra, che nello stretto di Dover dista appena 18 miglia dalla costa opposta francese, ossia poco più di 33 chilometri.

Non sarebbero da escludere anche serie minaccie di sbarco con mezzi speciali, che sono di facile e rapida costruzione in serie, qualora la Germania non ne possedesse già in un certo numero.

L'azione tedesca di artiglieria tedesca e la guerra di mine, facilitata dai bassi fondali nella Manica possono ridurre molto in quel settore l'efficacia dell'azione di difesa della flotta inglese, che dovrebbe lasciare le basi nordiche e gravitare necessariamente al sud. Detta azione di difesa inglese, vincolata ad una zona ristretta, in acque facilmente insidiabili, sarebbe molto rischiosa e porterebbe certo a rapido logorio, con perdite notevoli e continue.

3) Concludendo, l'occupazione delle coste francesi della Manica, se non potrà addirittura facilitare decisi tentativi di invasione del territorio inglese, darà sempre la possibilità del più efficace attacco diretto alla potenza marittima britannica •·

Con queste note si sono volute presentare all'attenzione di V. E. dal punto di vista strettamente miLitare, le condizioni nelle quali potrebbe aver luogo un'azione tedesca con prospettive di grande rendimento in caso di riuscita.

APPENDICE V

LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, ... novembre 1939 (1).

Salvo ulteriori precisazioni, le spese complessive occasionate dalla guerra in Spagna ammontano -secondo gli attuali dati contabili -a L. 8.496.284.889. Finora i pagamenti effettuati dalla Spagna ammontano a L. 486.371.766 delle

quali L. 209.750.947 in valuta e L. 276.620.819 in merci.

Il Governo spagnolo ha inoltre utilizzato 300 milioni di lire su un credito apertagli da un consorzio di Banche italiane presieduto dal Governatore della Banca d'Italia (revotvina credit).

I pagamenti predetti si riferivano a forniture inviate non al C.T.V. ma direttamente al Governo spagnolo. Per tali forniture intervennero accordi spedali basati sul principio del pagamento in parte all'atto della consegna e in parte a scadenze ravvicinate.

Per il resto del credito vennero avviate sin dlal settembre 1938 trattative col Governo spagnolo per determinarne, di comune accordo, l'ammontare.

A seguito di tali trattative il Governo spagnolo ha proceduto finora al riconoscimento di una prima parte del suo debito che copre le forniture inviate sino a tutta la prima metà dell'anno 1938. Le spese per tali forniture si elevano a

L. 4.035.821.649.70 (2).

Da tale somma tuttavia il Governo italiano defalcò l'ammontare degli assegni da esso corrisposti alle truppe legionarie, come pure le spese sostenute per l'addestramento in Patria dei legionari. Inoltre depennò il valore di alcuni materiali di artiglieria di fabbricazione antiquata e concesse delle diminuzioni di prezzo su alcune partite di munizioni (cartucce).

In totale, per le ragoni anzidette, 'il R. Governo accordò un abbuono di

L. 1.152.544.769.

Pertanto il debito riconosciuto dagli spagnoli per forniture di guerra ricevute sino a tutta la prima metà dell'anno 1938 venne precisata in L. 3.626.513.873. Il dconoscimento di questa prima parte del loro debito è stato consacrato in appositi accordi.

Per quanto riguarda la rimanente parte del debito che copre forniture inviate dal giugno 1938 alla fine della guerra, la nostra documentazione contabile, non ancora esaminata dagli esperti spa1gnoli, dà una cifra di L. 2.995.333.464

e precisamente: -per materiali forniti dal Ministero della Guerra . L. 2.357.184.194 -per materiali forniti dal Ministero della Marina . )) 43.921.330 -per materiali forniti dal Ministero Aeronautica . )) 594.227.941. (l) -Non è indicato il giorno in cui fu redatto questo appunto: verso la fine di novembre, forse quando, per la presenza dell'ambasciatore Gambara a Roma, fu discussa la questione del debito di guerra spagnolo. Vedi anche i DD. 295 e 376. (2) -Sic, forse: L. 4.035.821.649,70.

Se si defalcano dalla somma predetta le stesse partite che furono defalcate dalla prima parte del credito (assegni ecc.) e si concedono gli stessi abbuoni (riduzioni prezzo cartucce) si avrebbe una riduzione complessiva di L. 1.133.431.755 che porterebbe la seconda tranche del nostro credito a L. 1.861.901.709. A tale somma vanno aggiunte L. 227.780.334 per forniture che in base ad accordi speciali gli spagnoli avrebbero dovuto pagare entro l'anno 1938 ma che, eccezionalmente il Governo italiano concesse loro di includere nel conto generale. Complessivamente perciò la seconda parte del debito spagnolo ammonterebbe a L. 2.089.682.043.

Tale .somma aggiunta aUa prima tranche d:i L. 3.6216.513.873 ,già riconosciuta porterebbe l'ammontare dell'intero debito spagnolo a L. 5.716.195.916.

Su tale ammontare gli spagnoli attendono di conoscere le riduzioni che il Governo italiano è disposto a concedere in conformità alle promesse fatte in tal senso dal Duce a Franco nel settembre scorso pel tramite del Generale Gambara.

L'Ambasciatore Gambara è d'avviso che la cifra del nostro credito potrebbe essere fissata in 4 miliardi e mezzo di lire.

Il Ministero per gli Scambi e Valute, d'accordo con quello delle Finanze, desidererebbe che non si scendlesse al disotto di una cifra di c'inque miliardi di lire.

L'Ambasciatore Gambara ·Chiede se può essere autorizzato a concordare la cifra definitiva del nostro credito entro i due limiti predetti.

APPENDICE VI

ACCORDO FRA L'ITALIA E LA GERMANIA PER IL TRASFERIMENTO DEGLI ALLOGENI

CONVENZIONE PER LA RIPARTIZIONE DELL'ONERE DI QUIESCENZA A FAVORE DEGLI ALLOGENI E DEI CITTADINI GERMANICI CHE EMIGRANO IN GERMANIA

Allo scopo di rego1a.re la ripartizione dell'onere di quiescenza degli allogeni e dei cittadini germanici che emigrano in Germania in base all'Accordo del 21 ottobre 1939 relativo all'attuazione, agli effettL economici, del trasferimento di allogeni e cittadini germanici dall'Italia in Germania, il Governo italiano ed il Governo germanico hanno concordato quanto segue:

Art. l.-Il Gov.emo ·germanico assume, a partire dal 1° del mese successivo all'emigrazione, le pensioni civJli e militari e le pensionL di guerna degli allogeni e cittadini germanici, i quali al giorno dell'emi,grazione risultano pensionati dello Stato o a carico degli Istituti di previdenza amministrati dalla Cassa Depositi e Prestilti..

Art. 2. --Le disposizioni dell'articoLo precedente si applicano anche ai cittadini germanici ed 'a quei tedeschi origina11i dei territori dell'Accordo, i quaJ.i alla data del 21 ottobre 1939 abbiano già la loro i"esidenza in Germania. Le loro pensioni vanno a carico del Governo germanico dal 1° genna~io 1940.

Art. 3. -Il Governo italiano .continuerà a sostenere l'onere delle pensioni già liquidate alla data della :presente Convenzione, per servizi prestati esclusivamente in Italia dopo ·l'annessione dei Territori dell'Accordo.

Per le pensioni .già liquidate per servizi prestati in parte sotto il cessato Governo austro-ungarico ed in parte sotto il Governo itaHano, quest'ultimo, a decorrere dalla data dndicata nell'art. l, assume soltanto l'onere della metà dell'assegno di pensione spettante, qualunque sia la durata del servizio prestato dal pensionato sotto il cessato Governo austro-ungarico.

Art. 4. -Gli allogeni dipendenti statali ,attualmente in servizio in Italia ed optanti per la cLttadinalliZa ·germanica, sono considerati come oessati dal servizio dal 1° gennaio 1940 per soppressione di posto. Il trattamento di quiescenza sarà quello che spetterebbe loro sulla base della legislazione italiana vigente al 1° gennaio 1940, considerando utile, pel calcolo relativo, il serviti<> eventualmente prestato alla dipendenza del cessato Governo austro-ungru-ico. Il Governo italiano :assumerà tutto l'onere degli assegni di quiescenza per coloro oche hanno prestato servizio esclusivamente alla dipendenza dello Sta.to àJtaliano dopo l'annessione dei Territori dell'Accordo ·all'Italia. Per c·oloro, invece, che hanno prestato servizio iÌn parte sotto il. cessato Governo austro-ungarico e in parte s·otto il Governo italiano, quest'ultimo assumerà pel periodo successivo all'emigrazione, l'onere della metà degli assegni. di quiescenza. spettanti, qualunque sia la durata del servizio prestato sotto il Governo austro-ungarico.

Per assegni di quiescenza, ai senst della presente Convenzione, si intende

anche l'indennità di buona uscita (Abfertingung).

Art. 5. -Le norme dei precedenti articoli 3 e 4 s:i applicano anche ai pensionati e agli ,i,scrHti degli Istituti di previdenza amministrati dalla Cassa Depositi e Prestiti, e il Governo italiano assume, di fronte al Governo germanico, l'onere di ·tali assegni di quiescenza nella stessa misura stabHLta dagli articoli anzidetti per i pensionati e i dipendenti statali, sulla base degli a·ssegni liqu1dati

o da liquidare secondo le norme proprie dei singoli Istituti di prev.idenza. Art. 6. -Le disposizioni dei precedenti articoli valgono anche per quanto concerne le pensioni di riversibi.Utà.

Art. 7. -Nessun altro onere compete al Governo italiano per assegni di quiescenza di ogni genere a.gli optanti per la dttadinanza ,germanica oltre gli oneri assunti a norma dei precedenti artkoli.

Qualora si presentasse la convenienza di un riscatto globale o pa.rziale da parte del Governo italiano delle obbligazioni da esso assunte ·con la presente Convenzione, i due Governi concorderanno le misure da adottarsi al riguardo.

Art. 8. -Il Governo italiano detrar.rà dall'ammontare degli oneri di cui agli articoli precedenti gli eventuali debi'ti contrattt dagli optanti per la cittadinanza ,germanica, in relazione al rapporto di impiego, verso la loro Amministrazione direttamente o perchè questa garantisce tali debiti, •salV'a sempre l'osservanza del disposto del numero 36 delle Norme per il rimpatrio dei cittadini germanici e per l'emigrazione di allogeni tedeschi dall'Alto Adige in Germania, concordate ii 21 ottobre 1939.

Al't. 9. -Il Governo itaHano assume gli oneri di cui ai precedenti articoldi esclusivamente verso il Governo germanico, e ogni obbligazione diretta dello Stato itaHano e degli Istttuti considerati nel precedente art. 5 verso gli interessati, per assegni di quiescenza liquidati e da liquidarsi, viene così ad estin.guersi.

Nessuna obbligazione ,avranno .gli Istitutt anzidetti nei confronti del Governo germanico per effetto deLla presente Convenzione.

Art. 10. -Nessuna modificazione viene, per il momento, apportata all'ordinamento delle pensioni liquidate al personale della cessata Sodetà Ferroviaria Sildbahn ai termini dell'art. 17 dell'Accordo dii Roma del 29 marzo 1923.

Il Governo italiano si riserva di esaminare la questione del regolamento di tali pensioni per il periodo posteriore al 1° gennaio 1940. Art. 11. -Il Governo italiano e gli EntL locali continueranno a pagare agli optanti per la dttadinanza germanica da loro dipendenti gli attuali stipendi

o salari fino al loro tvasferimento in Germania e non oltre il 30 g.i,ugno 1940. Le somme ec·cedenti gli oneri assunti da·l Governo italiano con la pre,sente Convenzione, saranno rimborsate dal Governo germanico. Tali rimborsi saranno effettuati anche per le somme pagate dagli Ent1 locali. I complessivi importi sarano trattenuti dal Governo italiano sui pag.amenti pos•teriormente da esso dovuti.

Gli assegni di cui al ·COmma precedente saranno corrisposti anche nel caso che l'optante sia emigrato e ·la di lui famtgHa sia, in tutto o ,in parte, rimasta in Italia ·e fino al trasfe:dmento della stessa.

Agli effetti della disposizione di cui al comma precedente, si considerano come componenti la famiglia del t1tolare delLa pensione il coniuge non separato legalmente, gli ascendenti e i discendenti, i fratelli e le sorelle, che siano conviventi antecedentemente alla dichiarazione di opzione.

Art. 12. -Se optanti dipendenti da pubbliche Amministrazioni occupano abitazioni ·Conc·esse dall'Amministraztone e ·Che sono indispensabili pel servizio della medesima, essi dov·ranno sgombrarle ·entro il 31 marzo 1940; nel caso, però che tali abitazionL non siano indispensabili per il servizLo, essi potranno rLmanervi fino al 30 giugno 1940. Restano invariate le altre condizioni di concessione degli alloggi.

Art. 13. -L'avvenuta emigrazione sarà comunicata al Governo italiano, Ministero delLe Finanze, Direzione Generale del Tesoro in Roma, da parte del Mini•stel'o delle Finanze del Rekh. Il Governo italiano trasmetterà poi al Ministero delle Finanze del Reich i dati relativi agli assegni ili quiescenza spettanti alle persone emigrate.

Il Governo italiano darà al Governo germanico le occorrenti iruformazioni sugli impiegati in servizio e sui pensionati, e consegnerà la documentazione il"elattva.

Art. 14. -Irappresentanti dei Ministeri Finanze dei due Stati si riuniranno nel mese di gennaio di ogni anno per determinarte l'onere residuo del Governo :itaHano alla oota dl 31 dkembre dell'anno precedente per assegni di pensione, in relazione alle variazioni verifìcatesi nel corso dell'anno.

I pagamenti dovuti dal Governo italiano, a norma degli articoli precedenti, saranno effettuati al 1° luglio dL ogni anno sulla base della situazione accertata a norma del comma precedente. Tali pagamenti saranno effettuati con accreditamenti in lire a favore del Governo ·germanico nel conto c Trasferimenti Vari» intr.attenuto dalla Deutsche Verrechnungskasse presso l'Istituto Nazionale per i Cambi C·On l'Estero, sell!Za aggiunte da par:te del Governo .Ltaliano per la dtiferenza di •cambio di cui all'arl. 12 dell'A.ccordo itala-germanico, 21 ottobre 1939 in relazione all'art. 3, lettera g dell'Ac·cordo stesso.

La presente Convenzione entrerà in vigore il 1° gennaio 1940. Essa fa parte dell'Ac·cordo del 21 ottobre 1939 relativo all'attuazione, ag1L effetti economici, del trasferimento di allogeni e di cittadini germanici dall'Italta in Germania.

Fatto in Roma, in · duplice ·esemplare, in lingua •italiana e tedesca, il 22 dicembre 1939.

Per il GovERNO ITALIANO Per il GOVERNO GERMANICO

A. Giannini Carl Clodius

DEUTSCH-ITALIENISCHE KOMMISSION DIE DEUTSCHE DELEGATION

Ministerialrat Hans Vogels Reichsfinanzministerium Rom. den 22. Dezember 1939. Sehr geehrter Herr Antonucci,

Bei den heute in Rom zu Ende gefiihrten Deutsch-Italienischen Verhandlungen uber die Verteilung der Versorgungslasten zu Gunsten der Volksdeutschen und deutschen Reichsangehorigen, die nach Deutschland abwandern, sind die Anspruche der abwandernden volksdeutschen Notare auf Altersversorgung gegenuber ihren Versicherungsinstituten unberucksichtigt geblieben. Da diese Notare auch nicht von dem Deutsch-Italienischen Abkommen zur Regelung der Versicherungsbeziehungen vom 21. Oktober 1939 erfasst worden sind, bedarf es einer auf die Notare beziiglichen zusatzlichen Vereinbarung zum heute paraphierten Pensionsabkommen. Ich bitte Sie, mir zu bestatigen, dass die Italienische Regierung bereit ist, sich mit der Deutschen Regierung baldmoglichst auf schriftlinchem Wege hieriiber zu einigen.

Genehmigen Sie, sehr geehrter Herr Antonucci, die Versicherung meiner vorziiglichsten Hochachtung.

H. Vogels

Comm. .ALCESTE ANTONUCCI Koniglich Italienisches Finanzministerium

ROM

COMMISSIONE ITALO-TEDESCA DELEGAZIONE ITALIANA

Comm. dott. Alceste Antonucci Capo Divisione del Ministero delle Finanze

Roma, 22 dicembre 1939

Fregiatissimo signor Vogels,

Ricevo la Vostra lettera, in data odierna, cosi concepita:

• Bei den heute in Rom zu Ende gefiihrten Deutsch-Italianischen Verhandlungen iiber die Verteilung der Versorgungslasten zu Gunsten der Volksdeutschen und deutschen Reichsangehorigen, die nach Deutschland abwandern, sind die Anspriiche der abwandernden volksdeutschen Notare auf Altersversorgung gegeniiber ihren Versicherungsinstituten unberiicksichtigt geblieben. Da diese Notare auch nicht von dem Deutsch-Italienischen Abkommen zur Regelung der Versicherungsbeziehungen vom 21. Oktober 1939 erfasst worden sind, bedarf es einer auf die Notare beziiglichen zusatzlichen Vereinbarung zum heute paraphierten Pensionsabkommen. !eh bitte Sie, mir zu bestatigen, dass die Italienische Regierung bereit ist, sich mit der Deutschen Regierung baldmoglichst auf schriftlichem Wege hieriiber zu einigen.

Genehmigen Sie, sehr geehrter Herr Antonucci, die Versicherung meiner vorziiglichsten Hochachtung •. Nell'accusare ricevuta della lettera sopra riportata mi dichiaro d'accordo sul contenuto della medesima. Vogliate gradire, pregiatissimo signor Vogels, gli atti della mia più alta considerazione.

A. Antonucci

Ministerialrat HANS VOGELS Reichsfinanzministerium

BERLIN

APPENDICE VII

VERBALE DELLA SEDUTA DEL 18 NOVEMBRE 1,939 DEI CAPI DI STATO MAGGIORE

PRESIEDUTA DAL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, BADOGLIO

AUTORITÀ PRESENTI:

S. E. il M~esciallo d'Italia BADOGLio, Capo di S. M. Generaile;

S. E. il Maresciallo d'Italia GRAZIANI, Capo di S. M. dell'Esercito;

S. E. l'Ammiraglio d'Arma.ta CAVAGNARI, Capo di S. M. deLla Mari:na;

S. E. i11 Generale dii Squadra Aerea PRICOLO, Capo di S. M. dell'Aeronautica;

S. E. il Generale di C. A. SoDDU, Sottosegretario di Stato aJ.l:a Guerra;

S. E. il Luorgotene.nte GenJerale STARACE, Capo di S. M. deUa M.V.S.N.;

S. E. il Generale di Squadra Aer·ea PINNA, Sottocapo di S. M. dell'Aeronautica;

S. E. il Generéde di C. A. BERGIA, Sottocapo di S. M. per la Difesa Ter

ritoria.le; AmmiragLio di Divisione SoMIGLI, Sottocapo dr S. M. della Marina; Generale di Divisione BANCALE, ff. Sottocapo di S. M. Intendente R. Esercito; Generaile di Bdgata ORLANDO, ff. SQttocapo dlf S. M. Operazioni R. Eserdto; Capitano di Fregata CALOSI, dell'Ufficio Piani R. Marina.

Segretari:

ColcmneHo di S. M. GANDIN; Capitano di Vascello GALATI; Colonnello

A.A.r.n. RAVAGLI.

Alle ore 9,30 il Capo dt Stato Maggiore Generale apre la seduta e prende la paroLa.

BADOGLIO: Sono lieto di rhmi.rlvi nel giorno anniversario della mia ,partenza per l'A. 0., dove trovavo il veochìo compagno d'armi S. E. GraiZiani che portò alla vittoria le truppe del fronte sud, mentre ugua,U sorti avevano quelle deJ fronte no11d.

Questo è hu<m auspkio per 1 nostri lavori. Rin:graz.io vivamente S. E. Soddu per i provvedimenti 'che ha proposti al Duce per la ,preparaiZione aillla ·guerra,; essi. corrispondono in pieno a tutta quella che era <la mia speranza per il potenziamento dell'Eseroito. Preparazione e robustezza dei quadri costitu1vano le nostre più grandL deficieniZe.

Il Capo del Governo mi ha detto che sovente è stato dato per fatto quello che avrebbe dovuto ·essere fatto. Ciò non deve più succedere.

S. E. il Capo del Governo deve essere informato esattamente .giorno per giorno, suilo stato di consistenza .delle nostre Forze Armate.

Non deve accadere che si chiami, ad esempio, reggimento dii a:rtiglieria un insieme di tre gruppi con un unico uffi·oiale effettivo da.scuno. Se taLe reggimento avesse dovuto iniziare i ti11i non sa:rebbe stato assolutamente in grado di eseguirli a dovere.

Così, ,per la ,preparazione in Libia, affermo che nel settembre :sco11so, se i francesi avessero sfer.rato l'off,ensiva, d avrebbero senz'altro travoLti.

Io fui in Libia in ,giugno scorso e assistetti ai tiri complet1vi di artilglieria di 53 batterie. Se però il nemico supposto si fosse allontanato e fosse stato necessario seguirlo, due sole batterie avevano i mezzi per .proc·edere avanti.

Bisogna vivedere unità tiJer unHà con senso reaHstico, e daxle effettdve solo quando abbiano raggiÙnto un grado di efficien2la tale da essere ,impiegate sicuramente. Questo si ·Chiama servire lealmente il Paese.

Procediamo, dunque nel nostro lavoro di preparazione, conforta,ti dal pensiero che abbiamo la fortuna di avere, a capo delle Forze Armate, il Duce che nulla ,Cii nega. Occorre provvedere alla reale preparazione delle Forze Armate sencZa discussioni politiche: si faccia o non si fa·ccia la guerra, si fa,ccia ad est

o ad ovest, questo non è coiiljpito no·stro.

Noi dobbiamo IPl"erpararCii per ogni cireosta!l1Za. Ricordo il discorso del generale Morra, a Gaeta, a S. E. Sabndra, prima della guerra: « Se Voi ci ordinerete di sostare, sosteremo; se ordinerete di mar'Ciare, marceremo, fidenti e tranquil-li sem~e agLi ordini del Governo».

OccoTTe intervenire pTesso le dipendenti gerarchie perchè si smetta di fare i politieanti, ma si pen:si solo alla prepa:razione dei nostri soldatJi.. Per ora oonfl:itto non c'è stato alla fvontie11a occidentale. L'unica cosa che ammiro è la vaJrietà dei bollettini che d ammanniscono!

Se :si produrrà il conflitto seguiamo con ·cura tutti gli sviluppi di eSISO per trame ammaestramento, tenendo, però, ,presente che nessuna gu·e.rra è uguale ad un'altra.

Nel 1915 siamo entrati in ,guerra ,come 's'e l'anno precedente La ,guerra non vi fosse stata. È semp<l"e stata mia ·cura nella :preparazione di chiudere le rporte dii casa e poi pensare all'offensiva. Raccomando, perciò, di rivedere le nostre sistemaz1oni difensive ,sui vari fvonti e, approfittando del tempo disponibile, portare miglioramenti atti a dar più consLs,tenza alLe linee, non abbondando in opeve individuali neHe quali i pochi uomini di presidio, per assolvere il loro compito, dovrebbero essere ~addirittura degli « a1iad ».

Ho Letto un'interessante relazione del generale Roa,tta :sulla « linea Sigfuoido », dove Sii vede che anehe nei eoncetti tedeschi vi è un po' di buio, perchè parlano di contrattaccare con le guarnigioni delle opere. Ora non è poss,ibile pensare a eontrattacchi con tali gua.rnigioni di 7-8 uomini: è già molto se essi si fanno ammazzare resistendo sul posto.

Richiamo a un senso più realistico del problema,

l. ARGOMENTO

Cooperazione fra gli Stati Maggiori delle Forze Armate e fra queste e l'Ufficio del Capo di Stato Maggiore Generale

BADOGLIO: In tempi normali per il collegamento fra gLi: Stati Maggiori bastava 1a corrispondenza. Ma questa è lenta, meilltre invece li tempi serrano. I Capi di Stato Méligg~ore devono essere swbito info:rmati di quello che avviene nelle altre sfere e così pure io. Sarò ~~ato se ognti Flor.za. Armata vorrà des'Ìignaxe un ufficiale per il collegamento con gli altri Stati Maggiori; questo ufficiale svilupperà anche il collegamento ool Capo di Stato Maggiore Genera1e. (Questo ufficiale dovrà essere tenuto al corrente dagli Statd Maggiori delle cose essenziali; in questo modo potrà assolvere H suo compi1to). Gradirei conoscere i IlOIIIli di questi ufficiali appena designati.

Il. ARGOMENTO

Organizzazione bellica delle Terre Italiane d'Oltremare

Attribuzioni dei singoli S. M. -Situazione -Scorte

BADoGLIO: Sec~ la leg.ge, la pr,eparazi'one bellica delle Terre Italiane d'Oltrell1élll'e tspetta al C<liPO di .Stato Méliggiore Gene~ale, il quale, ,pres.L gli ordini dal Duce, dà 'le direttive genera1li ai singoli Capi di Stato Maggiore. Ciò è stato già fatto, e prego attenersi alle direttive senza fare p.Lanli ipotetici che non hanno .corr1spondenza nella situazione. Per esempio, pensaa-e ad una azione al Canale di Suez, quando le nostre forze ·Come numero sono inferiori a quelle di :fu-onte, è lavoro teorico ed inutiJie. Pensa~re, prima d~ ognt altro fatto, a chiudere le porte di casa a est e ad ovest. Dopo, assicurata l'integrità dei territori, potranno studiarsi quelle azioni che si possono fare in ·situazioni favorevoli e che, per l'A.O.I., io ho già indica·te qualora questa situazione favorevole si presentasse. Studiarre operazioni non rispondenti a.Ua realtà vuol dire logorarsi il cervello e perdere del tempo.

Occorre .risolvere il problema delle scorte per Le Terre d'Oltremare. Nell'occasione ricordo 'che .da esse escludo l'Albania, 1a quale non fu compresa tra le Terl'e d'Oltremlhl"e, .su mia proposta, pe.rchk considerata come facente tsistema con la Madrepa•tl'iia; .perciò non è ,stato cl'eato un Comando 'supedore delle

F. A. ,e, quind~, ciascuna forza armata dii.pende dai ~Singoli Capo di S. M. Io ho i!ndicato un anno come limite delle .scorte; tsa.rei gl'ato mi si volesse indicare & che prunt·q siano.

GRAZIANI: 6 mesi in Egeo, 3 mesi 1n A.S., 3 mesi in A.O.I. In corso provvedimenti per UJn anno. Occorrono, però, finanziamento e depositi. Per la Libia stiamo por:tando le ·Scorte a sei mesi.

BADOGLIO: Siamo molto distanti dai dodici mesi: si ha drca 1/4 del necessa["io. Per l'A.O.I. ~a .situazione è molto dura anche perchè mancano i matgazzini. Ufficiali e truppa sono sotto tende e ibaracchiini Ignobili, a,Lmeno nelle regioni periferiche.

40 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

Farò presente }a situazione al DUce anche per l'aumento delle scorte e per dare ad esse capacità di. dcovero.

GRAZIANI: Soprattutto difettano i wburanM. Se in A.O.I. ci si toglie la possibilità di muovel'si celermente, la "nostra superiolrità di forze viene a cadere.

BADOGLIO: N o n si fare!bbe . nulla.

SoDDU: Perderemmo il più dmpoirlan·te vantaggio che possediamo.

CAVAGNARI: Chiedo a V. E. se l'Egeo è da considerarsi come A.O.I. o come l'Albania.

BADOGLIO: CO!me l'A.O.I. -benchè l'Egeo dipenda, dal Ministero Esteri inquantochè l'Egeo è compreso nelle Terre d'Oltremare.

CAVAGNARI: Per la Marina le scorte sono:

a) nafta

A.S. 5-6 mesi, Egeo 2 mesd e 1/2

A.O.I. l mese e 1/2 e ciò dipende dalla mancanza di depositi, ohe .richiedono finanziamento e che è impossibile costrudl-e a breve scadenza;

b) viveri

A.S. 4 mesi

Egeo-come staJbilito da S. E. De Vecchi-6 mesiperchè a Lero abbìamo obbldigo di provvedere a tutte le forze annate (circa 12 mila u.);

c) vestiario

A.S. 6 mesi Egeo 6 mesi A.O.I. l anno

..1\bbiamo fatta una distinzione tra munizioni antinavi, antiaerei ed antisiluranti. In A.S., Egeo ed A.O. abbiamo portato le dotazioni-ad un livello più alto assai pari, circa, al triplo delle pa.ssa,te tabelle. In .pa,rticolare, abbiamo munizioni per 5 mesi in Egeo, A.O.I., A.S. Per la metropoLi il limite massimo è conseguenza non solo dei fì:nanxiamenti, quanto della potenzialità delle fabbriche e della disponibilità d'i materie prime. Per il munzionamento contraerei ho abbondato:

A.S. 8-9 mesi Egeo l anno A.O.I. 9 mesi

PRICOLO: G11adirei conoscere ·se dobbiamo avere le scorte per un anno oppure ,ge si deve tendere a tale Hmite.

BADOGLIO: Tendere ad arrivarei. Data \La sttuazìone sd dovrebbe escludere la ,guerra :rapida. Specie in A.O.I. saremmo tagliati fuori e quindi occorre cominciare ad accrescere le dotazioni dalle zone più distanti.

PRICOLO: Il problema è imponente specie per depositi. . Le scorte dell'Aeronautica sono:

A.S.

Per i carburanti albbiamo 2 mesi. Muni2Jionamento 5 mesi contro i due dei carburanti, che cercheremo di portare a 5 mesi ;pel maggio 1940.

A.O.I.

C~bUl'anti l mese; maggio 1940 mesi 1 1h data la scarsa disponibilità di serbatoi. MuniziQIDamento 5 mesi -è irnutile aumentare il munimonamento fino a •che non si possono aumentaa-e 1le scorte di carburanti.

Egeo.

Ca'l"buranti l mese; 2 mesi al maggio 1940. Munizionamento 4 mesi: anche qui è inutile, per ora, aumentare il muniz.ionamento. Risulta che, al massimo, potremo disporre dd 5 mesi di autonomia nelle Terre d'Oltrell'lal"e nel maggio 1940. Se si deve ax.rivare ad un anno di autonomia .si tratta, dunque, di cifre astronomiehe.

BADOGLIO: Io r,jundll"ò questi dati e li .sottoporrò, per le decisiom, al Capo del Govei"no. A me .preme molto dare la esa.tta situazione. Ad esetnpio, dire di avere, in A.O.I., un mese di carburanti 1signica. dire che siamo a terra.

PRICOLO: Le Forze Aeree, dlata lJa loro caratteristica mobilità, possono con sufficiente facilità essere chiamate ad operare in svariati ,settori corrispondenti a diverse ipotesi operati~. Tali ampie poss:~bilità, impongono, come necessaria e •lo,gica con.se,guenza, lo 1studio delle varie ipotesi di· guerra in tutti quei settori nei quaLi l'Avìazione può effettivamente e materialmente essere Ìliljpiegata. Per fare ciò affinchè 'l'intell"\èento dell'Aviazione possa assumell"e forme imponent~. è necessario che in questi settori venga convenientemen·te e preventivamente organizzata l'ind1s!Pensaibile attrezzatura, a terra.

BADOGLIO: Non dobbiamo abbandonarci a troppi disegni pe·rchè non a'\"Tiemo mai le forze occorrenti. Viceversa studiare le ipotesi più probabili.

Per esempio: è un'illusione che l'Inghilterra abbandoni l'Egitto! Non a·ccadrà mai. Per l'A.O.I. ho ;indicato le poss~bili e probabili azionli contro Gibuti e Somalia britannica e qualche azione verso il Sudan. Però, prima dobbiamo garantire l'Impero da ogni infiltrazione nemica; questa è la ibase principa!Le di tutto; hl: resto è sussidiario. Con il mese di carlburanti non si garantisce nemmeno la sicurezza dell'Impero. Con 5 me•si potremo tirare il fiato.

Sono lieto di avere avuto questi precisi dati per prospettarli al Capo d~l Governo per i provvedimenti ·che intenderà prendere al riguardo.

GRAZIANI: VoiU'edJ dare notizie più precise :sulla reaJ.e situazione logistica dell'Mrica Settentrionale e dell'Egeo.

Libia

Dotazioni dei magazzini ragguagliate al fabbisogno di 6 mesi per tutte le truppe, quadrupedi ed automezzi (comprese le forze Hbiche). Allo stato attuale tutte le ootazioni sono già accantonate ad eccez>ione delle

seguenti in corso di a.pprontamento e di invio:

.viveri ed avena . . . . . . l l 6 del fabbisogno

paglia . . . . . . . . . . . l'mtero fabbÌISogno

vestiario ed equtpaggiamento 113 del fabbisogno

munizionamento l 13 del fabbisogno (quantitativi :mag

giori per le munizioni da 20 e da 47

in corso di allestimento)

bardature e masca.Jcia . . 112 .del fabbisogno

parco automobmstico . 3l 4 del fabbisogno

carburante (11.000 tonn. gia in

posto) . 31.000 tonn. di cui 19.000 .in corso di

approvvigionaanento.

Per .portare (come è in progetto) le scorte di maga~ino da 6 a 12 mesi occorrono circa 2 miliardi (compresa la costruzione dei manufatti occorrenti per il ricovero delle dotazioni).

Egeo

L'entità delle dotazioni dei magazzini speciali dell'Egeo è ragguagliata al ijabbÌISogno di 6 mesi [per una forza complessiva di 22.000 unità, 500 automezzi, 130 motomezzi, 1.150 quadrupedi.

Dette dotazioni, 1salvo pochi materiali in corso di invio, sono al comp!leto. Per i carburanti la disponibilità 'in posto è limitata a,l fabbisogno di 2 mesi; peraltro il Governo del Possedimento è stato autorizzato a portare, con importazioni dirette dall'estero, 1e !SCorte a 6 mesi: di autonomia (700 tonnellate).

, Per l'A.O.I. non ho dati precisi perchè, giungendo ancora tutto attraverso l'Ufficio Africa Ita,liana, le notizie pervengono allo S. M. con rilevantissimo ritardo.

Occo11rerebbe fare ora il passo perchè l'A.O.I. corrisponda direttamente con lo Stato Maggiore.

BADOGLIO: Ritengo che ciò sia indispensabile.

GRAZIANI: A tal proposito segnalo che i piani sono giunti in ritardo perchè tras:mesrsi allo S.. M. pel tramite dell'Uffido Militare dell'Africa Italiana.

In particolare, poi, :s'll'lla situazione logistica dell'A.O.I. non abbiamo alcuna

notizia .precisa. Bisogna che il Comando Superiore A.O.I. corrisponda dtrettamente con lo S. M. Occorre tener .presente che oggi sono oltre 200.000 unità (47.000 nazionali e oltre 160.000 coloniali). Tale passo va fatto in questo momento saliente.

BADOGLIO: Ciò abbiamo fatto durante la guerra in A.O.I. e con successo. Farò proposta al Duce perchè in ,parallelo al MLnistero dell'.Afuica, l'A.O.I.

sia contemporaneamente alle dipendenze de,gl:i S. M. per tutto ciò che riguarda l'organizzazione delle For:ze Armate.

PRICOLO: Volevo richiamare l'a>ttenzi<me su una circostanza. N o i abbiaano fatto preparare i dati relativi alle scorte, ma non vi è dubbio che esisia una disparità dovuta a diverso sistema di computo, inquantochè non tutte le Forze Armate adoperano gli stessi' criteri per esprimere in mesi la sufficienza delle scorte.

Occorre che tutti adoperino misure equivalenti.

BADOGLIO: Giusta osservazione. Nell'Esercito si è adottata l'unità di

fuoco per esprimere gli approvvigionamenti di munizioni. Potremo a~giornare

questo concetto ed estenderlo a tutte le Forze A·rmate, ,quantunque ciò non sia

una cosa assoluta. Infu/tti, ad esempiiO, l'unità di fuoco sul fronte occidentale,

in questo momento indica ben poco.

Possiamo rifa,re i noSitri specchi cakolando il vettova:gliamenrto, per uomini e quadrupedi, ed il vestiario per mesi; carburanti e munizion:i. per unità di fuoco o corrispondenti a queste.

PRICOLO: Noi le chiamiamo azioni.

PINNA: Tali dati si potranno poi trasferire in mesi.

PRICOLO : Però con ipotesi uniformi.

CAVAGNARI: Riguardo all'obiezione del Maresciallo Graziani io credo che essa sia già risolta dalla nota legge che attribuisce a.i Capi di S. M., per mandato 'del Capo di S. M. Genera,le, le diretHve per la preparaZJione alla guerra.

BADOGLIO: È bene chiarirlo.

GRAZIANI: Nella pratica, per quel ·che riguarda le truppe di ·terra, avviene che tutte le questioni sono trattate tra Governi e Ufficio MiHtare, rimanendo lo S. M. avulso.

CAVAGNARI: La leg,ge è chiara nei riguardi delle relazioni dirette tra Stati Mag.giori e Comandi Superiori Forze Arma.te.

BADOGLIO: È 1'inverso che non avviene, solo l'A.O.I. Difatti tutte le informazioni vanno al Ministero dell'Africa Italiana e poi agli Stati Maggiori.

GRAZIANI: Non solo le informazioni, ma tutto.

BADOGLIO: Non si attengono alla legg,e. Io lo dirò al Duce, perchè inviti il Ministero Africa Italiana ad attenersi alla legge. Allora siamo intesi: per quanto riguarda 'le scorte vediamo di compilare gli elenchi stabilendo 2 date: la data attuale e quella del 1° maggio 1940.

STARACE: Per l'A.O.I. bisogna tener presente la scarsità di pneumatici e di ooperton~, i quaE sono assolutamente insufficienti. È come non avere carburanti se mancano pneumatici e copertoni.

BADOGLIO: I anezzi devono essere considerati con 'i loro elem~tt. Lo

S. M. farà il calcolo completo dei mezzi di trasporto con adeguati elementi di riseiiVa tenendlo presente l'impiego fuori strada.

È stata sempre la nostra debolezza. In A.O.I., all'inizio della campagna, mi recai a vedere, verso hl. 6 dLcembre, a Macallè, il l o C.A. Esso aveva il parco automobilistico per metà a te:nra perchè mancavano i pezzi di ricambio.

Cosi dd 3 autocarri se ne faceva uno. Ma :questo non è un sistema adottabile. I pezzi di ricambio devono essere caLcolati nelLe scorte.

Ili. ARGOMENTO

Difesa contraerei -Situazione e progetti per sistemazione provvisoria e definitiva della difesa c. a. della Madrepatria e delle Terre Italiane d'OLtremare

BADOGLIO: È un a~gomento <1oforoso. C'è stato molto scettidsmo a:l

riguardo: avviene sempre così in tempo di pace, ma non più in tempo di guen-a.

Altre nazioni, con criteri molto estensivi, hanno preparata la difesa c.a. dandole

l'importanza cile merita.. Per o.ra noi disponiamo solo di mat€1l"iali quasi fuori

uso, inadatti, ~aggiustati alia meglio.

Quando avremo il pezzo da 90 cominceremo a dLre di avere un pezzo anti

aereo.

Ma quello che si nota, nonostante sforzi e 'buona VIOlontà dci ,gen. Bergia,

è che si sono difesi, :sia ~pure scarsamente, pochi obiettivi importanti, quando

altri, pure. d'impo:r1tanz:a, sono addirilttura ~trascurati, mentre i c: Signori» (la

Marina in questo caso, e ne fa.ccio lode a S. E. Cavagnaxi) hanno organizzato

bene la loro difesa contraerea. L'Aeron:aUstica, si può dire che sia ancora dndifesa;

nelle discu:ssioni si perse molto tempo per decidere se ii campi di aviazione

dovessero essere difesi dall'Eserctto o dall'Aviazione.

CAVAGNARI: L'Aeronautica ha sostenuto che non aveva bisogno di difesa statica.

BADOGLIO: Ma questo fa·ceva pax.te del cor>redo di scetticismo di cui abbiamo parlato. S1 è vi:sto che, viceve11sa, 1a difesa contraerei è efficace.

I campi <di aviazione in Polonia sono stati subito presi di mira. Tutta l'attività deH'avia·2lione nei primi 3 giorni è stata ~ivolta sui campi di aviazione, ISUi nodi ferroviari e sulle fabbriche. Voi, Bergia, avete fatto un programma completo e la richiesta. di fondi. Quando prevedete che H programma potrà essere espletato?

BERGIA: Alla fine del 1942 si potrà avere non tutto, ma la massa delle artiglierie e cioè: 102 baltterie da 90; 58 batterie da 75/46; 432 mitragliere da 20 per l'industria;

5.00 mitragliere da 20 per i centri isolati (sezioni); 125 batterie da 37.

Ciò doV'e'Va essere attua~bHe anche alla fine del 1'941. Però gli ultimi dati danno oome probabile 'la metà del 1942.

BADOGLIO: Contiamo pure per la fine 1942.

SoDDU: Credete, Eccellenza che, poi, queste cifre s1ano sufficienti per la difesa contraerei?

BERGIA: Esse .rappresentano il minimo indtspensabile. Btsogna poi tener conto ché col 75/46 si raggiungono 80{)0 m. e, col 90, 9500 m. (Quote maiSSime).

BADOGLIO: Non cerco la di-Jiesa perfetta. V•edo quallito abbiamo e quel che possiamo fare.

Due rsono le situazioni da con:sdderarsi: quella reale di oggi e quella del 1942. Sarà bene che Bergia, in unione cogli S. M. delle altre Forze Armate, riveda la situazione •per esaminare in quale modo migliore impiegare tutto il materiale di cui si dispone.

Vi è una disparità di trattamento :lira i singoli obiettivi, dipendente forse anche dal fatto che qualcuno non: ha pensato alla loro difesa sperando che qual•che altro vi provvedesse. Pregherei il gen. Bergia di mettersi ·in ooll~n:to con gli ufficiali designati da,gl:i S. M. per vedere in base all'attuale disponibilità complessiva di .pezzi quale migliore utilizzazione sia possibile fame. Qui non si tratta di fare dei pa:rticolarismi.

Richiamo l'attenzione sul fatto che la diJStribuzione dei pochil materiali esistenti va esaminata con spkito di comprensione perchè «una volta toccata una forza armata sono toccate anche le altre~.

OccoiTe insomma una mi;gliore disb.-ibuztone di quella od:iema.

BERGIA: Si è .già fatto qualche cosa. Sono ·state prese in esame, nel ·progetto, a'ltre 40 località che ,sono di interesse comune. Queste sono difese iln blocco senza considerare di chi è !'·interesse.

BADOGLIO: In una discUlSSione alla C.S.D. (1930-31) rammento che io dissi: « Bisog;na i.Inporre alle •società elettriche, che hanno lar.go margine di guadagno, di provvedere alla difesa dei propri sbalrramenti idrici. Bisogna im.por,re alle fabbriche l'armamento che sarà definito dal Ministero:..

Così, organizzando la difesa nell'interesse stesso delle fahbri•che, noi avremmo avuto automaticamente difesi molti obiettivi importanti. Ma Giurlati, che allora era Segretario del Partito, rispose che la difesa contraerei era inutile. N e.ssun MLnistro ha preso cura di fare qualche cosa.

In Germania, e non 1S•i può disconoscere le quaHtà guerriere di questo popolo, hanno curato perfino la organiz.z~ione an1tiaerea del Comando Suprelll!O il quale è sistemato in costruzioni che hanno una parte sopra terra e una parte sotto terra perfettamente identiche. Cosicchè, in caso di inCUII"SÌoni aeree, il lavoro può continuare indisturbato. Questa è organizzazione fatta con senso realistico.

Noi forse 'si voleva fa~re troppo i coraggiosi.

BERGIA: Si sta facendo qualcosa, però. AJla Metallurgica Bresciana, e a Col!leferro si fanno lavori colossali. A Campo Tizzoli si sono costruite ca'Verne per 4000 operai. Si pensa di trasportaa.-e sotto terra le macchine più delicate. Sono stati spesi 4 milioni e mezzo. La Metallurgica Bresciana ha costruito caverne per 500 operai e a Colleferro si hanno caveme per tutti gli operai delle officine (non si è arncora potuto provvede,re per le macchine).

Le indus,trie ha,nno aderito SU!bi,to. Non possiamo obbltgarle perchè non c'è una legge. Le adesioni sono volontarie. Per ora si sooo avuti: 36 milioni sottoscritti dal gruppo idroelettrico; 8 milioni sottoscritti dalle piccole tndustrie Lombarde e del Piemonte; 20 milioni sottoscritti dai petroliferi. .Anche 'le fabbrkhe aeroplani sono ben disposte.

Per le ilndustrie che hanno aderitto sono già state ordinate le armi. Siamo sulla buona strada: ciò anche per l'azione persuasiva dei Comandi Difesa, dei Prefetti e dei Federali. L'adesione viene se non si sonnecchia.

Se verrà la legge sulla obbligatorietà, il programma to,tale della difesa prevede 500 milioni in 10 anrni.

Si è fatta la proposta di suddividere l'onere a seconda l'importanza degli stabilrmenti, con 1ntervento de'llo Stato, provincie e comurni: quindi la percentuale non vel'll'ebbe molto ele,vata, e sarebbe stabilita a ~seconda, che l'interesse è preminente per lo Stato, per le provincie, ecc.

BADOGLIO: Siccome le situazioni cambiano rapidamente è inutile attardarJS'i SUil futuro. lrnvece atteniamoci a due situazioni: queHa provvisoria, per la quale prego gli Stati Maggiori a prendere contatti ed accordi col gen. Bergia; quella per la fine del 1942, che io prospetterò, poi, al Capo del Governo.

BERGIA: I collegament'i sono assolutamente iTIISufficienti. Ne!Ja recente emergenza si sono dovute interrompere le ~comunicazioni di enti pubblici e privati per dar corso alle comunkazioni della difesa contraerea.

Ora, non è possibile, troncaa.-e tutte le comunicazioni per assicurare la tempestività deJ,le segnalazioni. D'altra parte, se s'i perde anche un solo minuto, le segnala2lioni non sono tempestive.

Si sta lavorando, si sono fatti 32,00 Km. di linea. Ma per rendere la rete indipendente occorrono altri 1300 Km.

BADOGLIO: Gli stanzìamenti sono stati fatti?

BERGIA: Si, ma tutto dipende dalle forniture materiali. Volendo completare la rete indipendente, come vuole il Duce e come è in Germania e in Francia, ecc. occorrono altri 100 milioni.

BADOGLIO: Andiamo per gradi.

BERGIA: Si per gradi. Mi occorrerebbero pea.-le maglie del tiro ancora 30 miUoni.

SoDDU: Glieli dò. I milioni sì ma i materiali no.

BADOGLIO: Occorre prendere contatto con le autorità che li fomiscono e cercare di ottenere quanto è indiSipernsabile.

SoDDU: Da mettere in evidenza che si è venduto molto all'est&o: al Portogallo, alla Grecia ( 450 T. di tritolo) ecc.

Bisogna effettu&e gli scambi cogli altri paesi con vanìaiggio reciproco, e di ciò è necessario intereSS~a~re il Ministero Scambi e Vailute.

BERGIA: Il materiale della di'fesa contraerei è stato utili.uato anche per la difesa costiera.

Sonnu: Per asS>icura['e la prima sistemazione quanto occorre?

SoMIGLI : Vclrrei< esporre qualche conJSiderazione a ques~tp ri,gu&'do. La Marina ha in linea 1264 cannoni per difendere 15 piazze; nel ,giugno, per migliorare la difesa, furono chiesti 600 milioni.

Noi consideriamo modesta l'a,ttuale difesa, perchè basata su bocche da fuoco da 76, 102 e 100, le qual!i sono discrete ma non moderne. Ora il generale Bergia pada di dover difendere obiettivi in numero 5 volte maggiore di quello delle piaiZZe.

E allora accorrerebbero 5-6000 cannoni. Anche quando l'industria potesse approntarli, si 'sarebbe fatto solo un piccolo ,passo avanti, pel'chè occorrerà provvedere alle murri2ioni, alle ese~rcitazioni e ail peil'sonale, cioè a tutto un esborso che non può aver luogo se non si fanno speciali assegnazioni di bilancio. Credo che, pur volendo esaminare lo Sltato attuale delle cose, poco potrebbe fare la Ma,rin.a, anche perchè io trovo ·che la difesa contraerei delle piazze marittime non è fine a se stessa, ma difende ~gli specchi d'acqua, che sono :i punti di sca.tto delle forze navali, e serve pe,r dare agli equipaggi la d<wuta tranquillità tra un'azione e l'altra.

Quindi il problema della difesa. contraerei è molto più spaventoso di quello .che potrebbe sembrare a prima vista. Occ01~rerebbero 8-10 mUiardi per un primo iffiiPianto, senza considerare la necessità di un continuo alimento di fondi.

BADOGLIO: Ringrazio l'AmmiragHo di questa difesa anticipata. Però quando si è poveri si può trovare conforto n~~·l di,stribuire qualche cosa anche a.gli altri.

Chi ha 4 soldi ne ha più di chi ne ha uno, e nell:'esame comparativv la generosità porta verso chi ne ha meno. Noi n<~n pOSISiamo trincerarci dietro un programma che è kraggiungilbile.

E, quindi, pre.go ancora Bergia di esaminare il .problema con le aUre Forze Armate e fare proposte che debbolliO essere studiate con sentimento altruistico, perchè se la Marina ha la neceSistità di assicurare i suoi porti, c'è l'Aviazione che ha bisogno di avere condizioni :possibili di vita sui campi, e l'Esercito ha molte altre necessità. Non si tratta di far chiese a parte.

Mi farete, dunque, proposte che io sottoporrò al Duce.

IV. -ARGOMENTO V. -ARGOMENTO

Organizzaziane della Milizia Contraerei e Milizia Marittima (Quadri e dipendenze)

Base aerea di Pantelleria

VI. ARGOMENTO

Siluri per aerei. ed aerosiluranti

BADoGLIO: AdesS'O vi sono 3 argomenti che non desidero tratta.re qui, per evitare di discutere senza giungere a una conclusione. Questi 3 arg01menti hanno bisogno di ess•ere ripresi in esame attentamente.

Vi sono proposte della MaiTina per la Mhlmart e dell'Esercito <per la Milizia contraerei. Per la base aerea di Pantelleria vi sono pure in corso proposte delle tre Forze Armate. Quella dei siluri per aerei è una questione lungamente discwssa. Ora approfittando deLla situazione nuov;a creatasi nei Ministeri, in seguito al ·cambio della guardia, e tenendo presente che la situazione attuale deve fai' sorpassare ogni diffidenza e condurre a una migliore comprensione, prego S. E. Starace e S. E. Soddu per la difesa contraerei, S. E. Starace e S. E. Cava:gnari per la Milmart, voler effettuare le .discussioni preliminari e, poi, informarmene, perchè possa studiarre rla questione ed espo!Tla al Duce.

Lo rstesso si faccia per quanto rigual'da Pantelleria. Prego S. E. Pricolo di Tivedere i decreti in unione con gli altri S. M. Così anche per rgli aerosiluranti. La questione se devono o non essere impiegati è sorpassata; da paiTte tedesca si ha wna llm"ga commessa di .siluri (300).

Non si deve più discutere rse la <bomba è più efficace del siluro; sono opinioni ·senza rispondenza all'atto pratico e che vanno esaminate da un punto di vista più realistico.

Si è avuto al riguardo un troppo lungo scambio di corrispondenza.

CAVAGNARI: Non è ril ,principio che è in discussione, bensi solo chi paga. La Mar:ina da 3 anni considera il problema risolto. L'Aeronautica deve acquistare e pagare.

BADOGLIO: È inutile ·trattare di nuovo qui l'argomento dei siluri per aerei. Evito discussioni che darebbero luogo a una vana accademia. Chi paga è sempre lo Stato.

Non irrigidiamoci, quindi, per questo.

PINNA: La questione è .già decisa. L'Aeronautica non ha potuto comprare i 30 siluri perchè il silurificio era impegnato per l'ordinazione data dalla Ger:mania.

CAVAGNARI: Non è così.

PRICOLO: Su questo argomento non posso r.iferire perchè non sono al corrente.

BADOGLIO: Chiudo la riunione ri.coodando quello che ho detto in pl'incipio: cioè la necessità assoluta. di dire sempre esattamente la situa.zione rearle tenendosi, anzi., con un margine di sicurezza. Il Duce deve sempre sapere con esattezza la situazione delle forze militari.

A Lui spetta la decisione. Bisogna poter dire al Capo del Governo quello che si possiede e non quello che si desidererebbe avere.

Non dire, ad esempio, di aver IDa~ndato 4 divisioni CC. NN. in A. O. mentre erano dei battaglioni isolati messi tnsieme: .per costituire una divtsione sono occorsi 3 mesi di campo, ·cambiando i:n pax.te ufficiali e "tru!Ppe. È nostro dovere fornirGli sempre elementi non dts1cutibili .perchè sappia qu'ello che !pUÒ o non può decidere.

E solo così ·potremo dire di avere •servito lealmente il Paese, il quale merita di essere serv.tto bene.

(Alle ore 10,55 è chiusa la Sèd'uta).

APPENDICE VIII

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATIOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

.R. RISERVATISSIMO 9512. Bertino, 30 novembre 1939 .

Un amico di S. E. Grandi -il Gr. Uff. Volpato -cui ho fatto otten~e in via assolutamente eccezionale il perm~sso di entrare a Posen per ricercarvi la famiglia della moglie ha riassunto in un memorandum le impre,ssioni da lui ricevute •colà nei 7 giorni che vi ha potuto .trascorr~e. Egli è il solo strani~To finora ammesso a Posen e leggendo le sue impre.ssioni ci si rende conto dei motivi per cui nessuno che non sia tedesco viene ammesso in quelle re,gioni. È evidente che non si vogliono testimoni!

Ti accludo-in linea strettamente confidenziale -2 copie del memorandum redatto dal Volpato (1).

ALLEGATO

NOTE SULLE CONDIZIONI DELLE POPOLAZIONI POLACCHE IN POSNANIA

Berlino, 30 novembre 1939.

Riassumo in sintesi le impressioni di una settimana trascorsa in Posen fra quelle infelici popolazioni (2).

Non è facile dare in poche pagine la chiara visione di quanto avviene laggiù. Chi non ha vissuto a contatto degli ambienti polacchi e non ne ha approfondite le condizioni può accogliere queste righe con scetticismo.

Io stesso ero scettico su quanto avevo prima udito.

Ho vissuto alcuni giorni in quel tormento e ne ho il cuore spezzato.

L'obiettività esige che si riconoscano purtroppo gli eccessi, e taluni assai gravi, cui si sono dati i polacchi e fra questi anche degli ufficiali, verso le popolazioni tedesche. Non sono in grado di controllare l'entità di questi eccessi, ma vi sono stati, e gli stessi polacchi con vergogna lo riconoscono e lo ammettono.

Vi furono alcuni giorni nei quali imperversò la caccia al tedesco. Taluni vennero· finiti sul posto, altri trasportati nell'interno sotto l'incalzare dell'avanzata tedesca e furono poi massacrati un po' ovunque.

Questa premessa è indispensabile perchè è forse la radice dei mali odierni. È ovvio che tali eccessi siano stati abilmente sfruttati ed ingranditi. Anzi a mio avviso sono stati favorevoli ai tedeschi in quanto possono • giustificare • l'attuale repressione.

In alcuni casi, come a Bromberg, so da fonte sicura che i primi ad insorgere furono i tedeschi, ma lo fecero un giorno troppo presto credendo le truppe tedesche più vicine che non lo fossero. Naturalmente i polacchi, repressero il movimento con violenza estrema ma l'indomani avveniva la rappresaglia da parte dei tedeschi.

Ma in generale la repressione è spietata e la ritorsione al cento contro uno.

Dell'esercito tedesco ho raccolte testimonianze ovunque favorevoli. Si è comportato bene e si segnalano anche casi veramente simpatici.

Gestapo e SS. costituiscono invece il terrore di quelle zone.

(l) -L'originale di questo documento porta il visto di Mussolini. (2) -Vedi anche D. 718.

Non esiste più legge alcuna. È l'arbitrio più assoluto. La confisca pura e

semplice di ogni cosa, dai mobili alle case ai poderi alle pelliccie agli indumenti.

Tutto ciò si svolge con raffinata crudeltà.

Se le colpe possono essere state gravi, la punizione però oltrepassa i limiti

di ogni sentimento umano.

Ognuno non è più sicuro in casa propria e vi dorme vestito coi nervi tesi, in ascolto. Durante la notte la Gestapo entra nei domicili e, spogliandoli di tutto (nel senso più assoluto della parola) trasporta in grandi autobus, intere famiglie nei campi di concentramento ove, in baracche fino a pochi giorni or sono non riscaldate, sulla paglia, vengono rinchiusi uomini, donne e bambini senza riguarào all'età. Nutrizione, se può meritare questo nome, quanto per non morire. Ma sono gii innocenti piccoli bimbi, le mamme che spezzano il cuore nel vederli travolti in tanto orrore specie se si pensa che sono persone per lo più abituate alla vita agiata e quindi più soggetti a soffrirne.

Le proprietà confiscate, i proprietari gettati nei campi di concentramenti o fucilati.

Si prepara, pare per il 5 gennaio 1940, il piano di evacuazione dell'intera Posnania. Dunque l'inverno più duro vedrà queste popolazioni, senza mezzi, senza indumenti, perire di stenti di dolori e di malattie.

Alla moglie che implorava fossero lasciati gli indumenti al proprio marito arrestato ed imprigionato e che chiedeva come avrebbero fatto le popolazioni a vivere nell'inverno ·in simili condizioni fu risposto: • ... l'inverno farà appunto .il resto e noi non avremo bisogno di impiegare la mitragliatrice •.

Alla mamma di un bimbo di due mesi, trasportata nottetempo al campo di concentramento e che chiedeva pietà pel bambino le fu risposto: • Decidetelo! •

Vi sono molti tedeschi che fremono nell'assistere a simili inauditi sistemi ma nessuno fiata. Loro stessi hanno paura della Polizia. A tanti orrori si aggiunge la delazione da parte degli stessi polacchi.

Le chiese sono in gran parte chiuse. Solo talune hanno il permesso per tre ore la domenica. Preti imprigionati. Croci nelle campagne divelte. A Kalisc un prete assai benvoluto dalla popolazione, certo Zaborowicz, impiccato sulla pubblica piazza.

I genitori di un bambino di tre anni che, dicono i tedeschi, avevano sputato al loro indirizzo, sono stati minacciati di morte se ciò si fosse ripetuto. Ciò è stato stampato ed affisso sui muri a Lissa.

Sempre a Lissa la popolazione polacca è obbligata ad assistere alle fucilazioni. La repressione varia da zona a zona a seconda dei capi locali. I polacchi non sono ormai considerati come esseri umani ma come bestie o peggio.

In vari negozii cominciano ad apparire scritte colle quali si inibisce l'entrata ai polacchi. Non si può avere su di sè più di 100 zloty. Alle code di polacchi che attendono davanti ai negozi, i tedeschi, con frasi di scherno, passano loro davanti, entrano, acquistano tutto ed ai polacchi non rimane nulla dopo ore di attesa.

Fin'ora i viveri non sono mancati ma fra breve in quelle zone sarà la fame più tremenda e si può facilmente prevedere come ne soffriranno le popolazioni polacche.

A Lissa, zona ove la reppressione appare particolarmente spietata, un ragazzo di 12 anni incolpato di avere mancato di rispetto ai tedeschi, è stato da questi battuto a sangue ed il relativo annuncio affisso sui muri della città aggiungeva che • ne aveva avuto abbastanza! •

Esponenti politici vengono arrestati imprigionati e poi internati in destinazioni sconosciute della Germania dalle quali non possono corrispondere nè nulla ricevere dalla famiglia. Vengono tradotti senza nemmeno il soprabito e caricati su autocarri e vagoni bestiame. Lo scopo è evidente!

In genere si infierisce sulla proprietà e sulla intellettualità. Gli operai ed i contadini, per ora, sono indisturbati. L'elemento dirigente è distrutto e solo si tengono gli schiavi!

Le popolazioni non pos8ono muoversi dalla località ove vivono se non dietro permesso della polizia e che viene pagato 40 zloty ed è difficile ottenerli. È proibito uscire dal Wartegau per recarsi nella zona del Governatorato. Chi riceve il permesso non può portare con sè più di 100 zloty, alcuni indumenti e qualche letto quando vi son bambini, ma in via del tutto eccezionale. Dalla stessa Polizia ho appreso che si vuole impedire che i polacchi si rechino dove essi vogliono ma

invece saranno trasportati in località scelte dalle stesse Autorità tedesche a mezzo di trasporti all'uopo organizzati.

Insomma da ogni parte, sotto ogni pretesto, l'individuo è vincolato alla passività più assoluta, esposto all'arbitrio, in attesa di un destino che gli è ignoto, che lo obbligherà a lasciare ogni cosa.

Siamo di fronte alla deliberata distruzione di un popolo, leggero se vogliamo, visionario e troppo orgoglioso al quale è rimproverato come delitto di avere aspirato all'indipendenza e alla libertà.

Potrei dilungarmi citando molti altri dettagli ma sarebbe una ripetizione, con altre parole, di quanto ho qui sopra riassunto. Credo di avere data un'approssimativa idea di quell'inferno sotto l'apparente calma. Un tedesco ha detto: • Se qui tornerà la Polonia nessun bimbo tedesco potrà salvarsi! • Le mie impressioni non sono influenzate da legami familiari. Appunto perchè conosco bene la Polonia ne conosco i difetti e gli errori. Colossali quelli dei suoi Capi che l'hanno condotta alla rovina attuale. Ed il popolo polacco impreca ora contro di loro.

APPENDICE IX

AMBASCIATE E LEGAZIONI DEL REGNO D'ITALIA ALL'ESTERO

(Situazione al lo ottobre 1939)

AFGHANISTAN

Kabul-QuARONI Pietro, inviato straordinaiio e ministro plenipotenziario; ANziLOTTI Enrico, 1° segretario.

ALBANIA

Tirana-JACOMONI DI S. SAVINO, nobile Francesco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; BABUSCIO Rizzo Francesco, 1° segretario; PRATO Eugenio, 2o segretario; SoLARI Pietro Domenico, 3° segretario; GABRIELLI Manlio, 'Colonnello di fanteria, addetto milttare e aeronautico.

ARABO-SAUDIANO (Regno)

Gedda -SILLITTI Luigi, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CITTADINI CESI, marchese Giangaspare, 1° segretario.

ARGENTINA

Buenos Ayres -PREZIOSI S. E. Gabriele, ambasciatore; SERENA DI LAPIGIO (dei baroni) nobile Ottavio, consigliere; BARBARICH conte Alberto, 1° segretario; MARCATILI (dei conti,) nobile Michele, capitano di fregata, addetto navale; LoNGO Ulisre, generaLe di brigata aerea, aiutante di campo onorario di S. M. il re imperatore, addetto aeronautico.

BELGIO

Brusseble -LoJACoNo S. E. Vincenzo, ambasciatore; SILENZI Renato, consigliere; PANSA Mario, 1° segretario; BoNELLI Aldo, tenente colonnello di S. M., addetto militare; MARGOTTINI Carlo, capitano di vasoello, addetto navale; GAGLIANI Lui,gi, ,tenente colonnello, aiutante di campo onorario di S. M. il re imperatore, addetto aeronautico.

BOLIVIA

La Paz -MARIANI Luigi, inviato ~aor'dinario e ministro plenipotenziario; LoNGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

BRASILE

Rio de Janeiro -SoLA S. E. Ugo, ambasciatore; GRAZZI Umberto, consigliere; TELESIO DI TORITTO (dei duchi) nObile Giuseppe, 1° !Segretario; ANTINORI DI CASTEL SAN PIETRO ACQUAE 0RTUS, marchese Ora:zJiO, 2° segretario; MARCATILI (dei conti) nobile Michele, capitano di fregata, addetto navale; LONGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

BULGARIA

Sofia -TALAMO ATENOLFI di CASTELNUOVO, marchese Giuseppe, 'inviato straor

. dinario e ministro plenipotenziario; DANEO Silvio, 1° .sE!Igretario; PAuLucct Ma~io, 2° segretario; SovERA Tullio, tenente colonneHo di S. M., addetto militare e aeronautico; FERRERO RoGNONI Raul, capitano di vascello, addetto navale.

CECOSLOVACCHIA

Praga -FRANSONI Francesco, inviato straordtnarto e mintstro plenipotenziario; CARuso Casto, console generale; ZECCHIN Guido, 2° segretario; BoNFATTI Luigi, tenente colonnello di S. M., addetto militare; PALOTTA Natale, colonnello, addetto aeronautico.

CILE

.l

Santiago -BoscARELLI S. E. nobile Raffaele, ambasciatore; OTTAVIANI Lui,gi, consilgliere; MARCATILI (dei conti) nobile Michele, cap1tano di fregata, addetto navale; LoNGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

CINA

Pechino -TALIANI DE MARCHIO S. E. marchese Francesco Maria, ambasciatore; ALESSANDRINI Adolfo, .consigliere; RossET DESANDRÈ Antonio, lo segretario; PRINCIPINI Omero, tenente colonnello di· S. M., addetto· militare; RuTA Mario, tenente di vascello, addetto navale.

COLOMBIA

Bogotà -BERTELÈ Tommaso, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; LoNGo Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

COSTARICA

S. Josè-ScADUTO MENDOLA di FoNTANA DEGLI ANGELI barone Gioacchino, irwiato straordinario e ministro plenipotenziario; LONGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

CUBA

Avana -PERSICO Giovanni, inviato straordinario ,e ministro plenipotenziario; SPINELLI Pier Pasquale, l o segretario; LoNGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

DANIMARCA

Copenaghen -SAPUPPO nobile Giuseppe, inviato straordrnario e ministro plenipotenziario; FERRETTI Raffaele, lo segretario; MARRAS Efisio, generale di brigata, addetto militare; PEcoRI GIRALDI Corso, capitano di fregata, addetto navale; GAGLIANI Luigi, tenente colonnello, addetto aeronautico; PoNZA DI

S. MARTINO Cesare, capitano per le armi navali, addetto militare a@g,iunto.

DOMINICANA (Repubblka)

Ciudad Trujillo -PoRTA Mario, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; LoNGo Ulisse, generale di brigata, addetto aeronautico.

EGITTO

Cairo -MAZZOLINI Serafino, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; BALDONI DI MoNTALTO nobile Corrado, 1° segretario.

EL SALVADOR (Repubblica di)

San Salvador -BoMBIERI Enrico, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; LoNGo Ulisse, generale di brigata, addetto aeronautico.

EQUATORE

Quito -AMADORI Giovanni, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; LoNGO Ulisse, generale di brigata, addetto aeronautico.

ESTONIA

Tallinn -CICCONARDI Vmcenzo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; RICCIO Luigi, 1° segretario; RoERo DI CoRTANZE marchese Giuseppe, tenente colonnello di cavalleria, addetto milita,re.

FINLANDIA

Helsinki -BONARELLI DI CASTELBOMPIANO conte V'ittorio Emanuele, :inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CoPPINI Maurilio, lo segretalrio; RoERO DI CoRTANZE marchese Giuseppe, tenente colonnello di cavalleria, addetto militare; LIOTTA S. E. Aurelio, generale di squadra aerea, addetto aeronauUco.

41 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II

FRANCIA

Parigi -GuARIGLIA S. E. Raffaele, ambasciatore; LANDINI Amedeo, console generale; CAPRANICA DEL GRILLO marchese Giuliano, consigliere; DELLA PoRTA Francesco, lo :segreta;rio; DEL BoNo ·conte Giorgio, 3° segretario; THEODOLI (dei marchesi) Livio, 4° segretario; VISCONTI PRASCA Sebastiano, generale di divisione, addetto militare; RosATI UliSise, maggiore d'artiglieria, addetto militare aggiunto; MARGOTTINI Carlo, ·capitano di vascello, addetto navale; ERCOLE Ercole, •Colonnello, addetto aeronautico.

GERMANIA

Berlino -ATTOLICO S. E. Bemardo, ambasdatore; MAGISTRATI (dei conti) 111obile Massimo, inviato straordinario e ministro plenipotenziail"io; ZAMBONI Guelfo, lo 1segretario; n'AQUINO DI CARAMANICO (dei Principi) Alfonso, 3° segretario; MARRAS Efisio, generale di bri1gata, addetto militare; BADINI DI BELLASIO conte Damiano, tenente colonnello dt arHglieria·, addetto militare aggiunto; LroTTA S. E. Aurelio, generale di squadra aerea, addetto aeronauttco; GASPERI Mario, capitano G. A., addetto aeronautico aggiunto; PECORI GIRALDI Corso, •capitano di fr:e.gata, addetto navale; PoNZA DI S. MARTINO Cesare, .capitano ;per :le armi navali, addetto navale aggiunto.

GIAPPONE

Tokio -AURITI S. E. Giacinto, ambasciatore; ScAMMACCA DEL MuRGO E DI AGNONE ba·rone Michele, consigliere; MACCHI DI CELLERE (dei conti) nobile Pio, 1° segretaTio; BouNous Franco, 2° segretar.io; ScALISE Guglielmo, tenente colonnello, addetto milita;re; GroRGIS Giorgio, capitano di vascello, addetto navale; BRUNETTI Nerio, tenente co:lonnello, addetto aeronautico; FEDERICI Riccardo, ·capitano A.A.R.N., addetto aeronautico aggiunto.

GRAN BRETAGNA

Londra -BASTIANINI Giuseppe, ambasciatore; CROLLA Guido, consigliere; FRACASSI RATTI MENTONE DI TORRE ROSSANO (dei marchesi) Cristoforo, 1° se·gretario; AssETTATI Augusto, 2° se:gretario; Gozzr Giorgio, 3o segretario; ORTONA Egidio, 4° segretario; RuGGERI LADERCHI (dei conti) nobile Cesa;re, tenente colonnello di S. M., addetto milita:re; BRIVONESI Bruno, contrammiraglio, addetto navale; TRENCHI Ernesto, capitano del genio, addetto navale aggiunto; CALDERARA Attilio, colonneHo, addetto aeronautico.

GRECIÀ

Atene -GRAZZI Emanuele, inviato straordinario e ministro plen.ipotenziario; FoRNARI nobile Giovanni, 1° segretario; SERAFINI marchese Giorgio, 2° segretario; MoNDINI Luigi, tenente colonnello, addetto militare; MoRIN Sebastiano, capitano di vaseello, addetto navale e aeronautico.

GUATEMALA

Guatemala -BoMBIERI Enrico, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Muzr FALCONI (dei baroni) nobile Filippo, 1° segreta,rio; LoNGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronauHco.

HAITI

Porto Principe -'PORTA Mario, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; LoNGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

HONDURAS

Tegucigalpa -BoMBIERI Enrico, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; LoNGO Ulisse, generale di brigata, addetto aeronautico.

IRAQ

Baghdad -GABBRIELLI Lut~i, invia,to straordinario e ministro plenipotenziario.

IRAN

Tehe1·an -PETRUCCI Luigi, mviato straordinario e ministro plenLpotenziario; GIARDINI Renato, l o segretario; MoLÀ Lui,gi, capitano di cOO"Vetta, assistente addetto navale.

IRLANDA

DubLino -BERARDIS Vincenzo, inviato straordinario e mirustro plenipotenzi:ario; MALASPINA DI CARBONARA E DI VOLPEDO, marchese Folchetto, 1° segretario; RUGGERI LADERCHI (dei conti) nobile Oesa~re, addetto militare; BRIVONESI Bruno, contrammiraglio, addetto navale; CALDERARA Attilio, colonnello A.A. R.N., addetta aeronautico.

JUGOSLAVIA

Belgrado -INDELLI Mario, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; GUIDOTTI Gastone, 1° segretaTio; SCADUTO MENDOLA DI FONTANA DEGLI ANGELI (dei baroni) nobtle Antonio, 3° segretario; CoRONATI Emilio, colonnello di artiglieria, addetto militare; ANGELINI Renato, capitano di fanteria, addetto miHtare a,g,giunto; MoRIN Sebastiano, capitano di vascello, addetto navale; PmoDDI Mario, addetto aeronautico.

LETTONIA

Riga -RoGERI DI VILLANOVA (dei conti) nobile Delfino, inviato st;raordinario e mL nistro plenipotenziario; ARCHI Pio Antonio, 1° segretario; RoERO DI CoRTANZE Giuseppe, ,tenente colonnello di cavalleria, addetto militare.

LITUANIA

Kaunas -CASSINIS Angelo, iJnv;i.ato s~aordinario e ministro plenipotenziario; CIPPICO conte Tr:istram Alv1s:e, 1° segretario; MARRAS Efìsio, generale di brigata, addetto militare ed aeronautico; LIOTTA S. E. Aurelio, generale di squadra aerea, addetto aeronaut1co.

LUSSEMBURGO

Lussemburgo -TAMBURINI Antonio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

MANCIUKUO

Hsin King -CoRTEsE Luigi, inviato .straordina:rio e m1nistro plenipotenziario; GuADAGNINI Piero, vice consol!e.

MESSICO

Città del Messico -MARCHETTI DI MURIAGLIO conte Alberto, :inviato straordinario e min:iJStro plenipotenziario; CATTANI Attilio, 1o segretario; LONGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

NICARAGUA

Managua -ScADUTo MENDOLA DI FoNTANA DEGLI ANGELI barone Gioacchino, inviato straordinario e ministro pJ.en1potenziario; LoNGo Ulisse, generale di brigata, addetto ,a•eronaut:ico.

NORVEGIA

OsLo -LoDI FÈ Romano, inviato straord1nario e ministro plenipotenziario; MoSCATo Nicolò, 1° segretario; PECORI GrRALDI Co11so, ·capitano di fregata, addetto navale; PoNZA DI S. MARTINO Cesare, capitano per le armi navali, addetto navale a~giunto; GAGLIANI Luigi, tenente ·colonnello, addetto aero

nauttco.

PAESI BASSI

L'Aja -DIANA (dei marchesi) nobile Pasquale, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; AMBROSETTI Gino, 1° ,segrletario; BoNELLI Aldo, tenente colonn:ello di S. M., addetto militacre; PECORI GIRALDI Corso, capitano di fregata, addetto navale; PoNZA DI S. MARTINO Cesare, capitano per le armi na

vali, addetto navale aggiunto; GAGLIANI Luigi, tenente colonnello, addetto aeronaurtico.

PANAMA

P.anama -CAPANNI Italo, inviato strao11dinario e ministro pl:enipotenziarto; LoNGO Ulisse, generale di bdgata am-ea, addetto aeronautico.

PARAGUAY

Assunzione -ToNI P~ero, inviato straordinarj,o e ministro plenipotenziarìo; LoNGO Ulisse, genm-aJe di brigarta aerea, addetto aeronautico.

PERU'

Lhna -FARALLI Iginio U go, inviato straordinario e min1stro ple:nipotenzliario; GARBACCIO Livio, 1° segretario; LONGO Ulils:se, generale di bri,gat.a aerea, addetto aeronautico; FuscoNI Alcide, tenente colonnello A.A.R.N., addetto aeronautico aggiunto; MARCATILI (dei conti) nobile Michele, capitano di fregata, addetto navale.

POLONIA

Varsavia -ARONE DI VALENTINO S. E. barone Pietro, ambaseiatore; CARISSIMO Agostino, consigliere; DI STEFANO Mario, 1° ,segretario; Sono Giovanni Vincenzo, 2° segretario; RoERO DI CoRTANZE maxchese Giuseppe, tenente colonnello di cavall:m-ia, addetto miLitare, navale e aeronautico.

PORTOGALLO

Lisbona -MAMELI Francesco Gior.gio, inviato ·straordinario e ministro plenirpotenziario; GERBORE Pietro, 1° segretario; MoNico Umberto, ·capitano di vascello, addetto navale; FERRARIN Francesco, tenente colonnello, addetto aeronautko e militare.

ROMANIA

Bucarest -GHIGI Pellegrino, inv.Lato ~traordinario e mintstro plenipotenziario; CAPECE GALEOTA DELLA REGINA (dei conti) duca Giuseppe, lo !Segretario; DALLA RosA Ro1ando, 2° segretario; MIZZAN Ezio, 3° segretario; CONENTINI Giuseppe, ttenente ·colonnello di cavalleria, addetto militare ed aeronautico; FERRERO RoGNONI Raul, ·capitano di vascello, addetto navale.

SANTA SEDE

Roma -PIGNATTI MoRANO di CusTOZA S. E. conte Bonifacio, ambasciatore; FECIA DI CossATO (dei conti) nobile Carlo, consigliere.

SIAM

Bangkok -CROLLA Guido, inviato straordinario e mini•stro plenipotenzmrio; GIORGIS Giorgio, capitano di vascello, addetto navale.

SPAGNA

Madrid -GAMBARA Gastone, :generale, ambasciatore; ZoPPI Vittorio, ·consigliere; VANNI D'ARCHIRAFI Francesco Paolo, 1° segretario; CAVALLETTI Francesco, 2o segretario; MoNICO Umberto, capitano di va:scello, addetto navale; FERRARIN Francesco, tenente •colonnello, addetto a:eronautico.

STATI UNITI D'AMERICA

Washington -CoLONNA (dei principi) S. E. Ascanio, ambasciatore; CosMELLI Giuseppe, consigliere; NICHETTI nobile Carlo, segretario; RoBERTI Guerino, go segretario; CuGIA DI SANT'ORSOLA (dei marchesi) nobile Umberto, capitano di fregata, addetto navale; CoPPOLA Vincene;o, colonnello, addetto militare ed aeronautico.

SUD AFRICA

Pretoria -CoRTESE Paolo, inca:dcato d'affari; STRIGARI Vittorio, 1° segretario.

SVEZIA

Stoccolma-MELI LUPI DI SORAGNA TARASCONI marchese Antonio, inviato straordina~rio e ministro plenipotene;iario; FRANSONI Francesco, rinviato straordinario e min~stro plenipotenziario; SPALAZZI Gi·ar.gio, 1° segretario; MARRAS Efisio, generale di tbdgata, addetto militare; PECORI GIRALDI Corso, capitano di frergata, addetto navale; PoNZA DI SAN MARTINO Cesare., capitano per le armi navali, addetto navale aggiunto; GAGLIANI Luigi, tenente colonnello, addetto aeronautico.

SVIZZERA

Berna -TAMARO Attilio, inv1ato straordinario e ministro pl·enipotenziario; CITTADINI conte Pier Adolfo, 1° segretario; PESCATORI Federico, 2° segretario; BIANCHI Tancredi, •Colonnello di S. M., addletto militare; ERCOLE Ercole, colonnello, addetto aeronautico.

TURCIUA

Ankara -DE PEPPO S. E. Ottav:io, ambasda.tore; BERlO Alberto, consigliere; JANNELLI Pasquale Simone, 1° segretario; CARACCIOLO DI MELITO principe Filippo, 2° rsegretaTio; BoGLIONE Gabriele, ·colonnello di a~tigLieria, addetto militare e a•eronautico; FERRERO RoGNONI Raul, capitano di vascello, addetto navale; MoLÀ Luigi, capitano di corvetta, assistente addetto navale.

UNGHERIA

Budapest -VINCI GIGLIUCCI ·conte Lui,gi Orazio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; FoRMENTINI Omero, 1° segretario; CLEMENTI conte Raffaele, 3° segretru-io; GARIGIOLI Arnaldo, tenente colonnello, addetto militare; PALOTTA Natale, colonnello, adde,tto aeronautico.

UNIONE DELLE REPUBBLICHE SOVIETICHE SOCIALISTE

Mosca -Rosso S. E. Augusto, ambasciatore; MASCIA Luciano, consigliere; MIGONE Bartolomeo, to segretario; VALFRÈ DI BoNzo Corrado, tenente colonnello, addetto militare, navale ed aeronautico.

URUGUAY

Montevideo -BELLARDI RICCI Alberto, inviato straordinario e ministro pleniipoten:ziario; SILVESTRELLI DI TosCANELLA nc:fuile Lui,gi, 1° ·segretario; LONGO UHsse, generale di brtgata aea-ea,, addetto ae~ronautico.

VENEZUELA

Caracas -DI GIURA barone Giwanni, :inviato stxaol'dinario e ministro plenipotenziario; LoNGO Ulisse, :generale di br1gata aerea, addetto aeronautico.

APPENDICE X

UFFICI DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

(Situazione al 27 novembre 1939)

MINISTRO SEGRETARIO DI STATO

CIANO DI CoRTELLAzzo S. E. conte GailJeazzo, ambasciatore.

SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI ALBANESI

BENINI S. E. Zenone, consigliere nazionale.

GABINETTO DI S. E. IL MINISTRO

Coordinamento generale -Affari confidenziali -Ricerche e studi in relazione al lavoro del Ministro -Rapporti con ta Real Casa, con la Presidenza del Consiglio e col P.N.F. -Relazioni del Ministro col Senato, La Camera dei Fasci e delLe Corporazioni e col Corpo Diplomatico Udienze -Tribuna diplomatica.

CAPO DI GABINETTO

ANFUSO Filippo, inviato straordinax.io e ministro p1enipotenziaxio di la c1a,sse.

CAPO DELLA SEGRETERIA PARTICOLARE

NATALI Umberto, console .generale di 2a classe.

SEGRETERIA PARTICOLARE DI S. E. IL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI ALBANESI

Capo della segreteria particolare: SoARDI nobile Cavlo Andrea, l o 1segretario di legazione di 2a classe. Segretari: MACCAFERRI Franco, addetto consolare; BoRROMEO conte Giovanni Ludovico, volontario diplomat1co-·consolare.

UFFICIO DEL CERIMONIALE

RegoLe del cerimoniale -Lettere reali -Credenziali -Lettere di richiamo -Pieni poteri -PrivUegi ed immunità degli agenti diplomatici e consolari -Franchigie in materia doganale ai RR. .agenti alL'estero e agli agenti stranieri in Italia -Massimario -Visite e passaggi di Capi di

Stato, Principi e autorità estere -Decorazioni nazionali ed estere. Capo Ufficio: GEISSER CELESIA DI VEGLIAsco Andrea, inviato straordinario e mintstro plenipotenziario di 2a claSISe.

UFFICIO DI INTENDENZA Archivio storico -BibLioteca -Pubblicazixmi di carattere amministrativo -Custodia e manutenzione della sede del Ministero -Servizi automo bilistici e telefonici -Disciplina del personale di servizio.

Capo Ufficio: ToscANI nobile Angelo, patrizio di Cosenza, inviato straordinario e ministro plenipotenzi:ar}o di la da1sse.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROP A E DEL MEDITERRANEO

Direttore General·e: BUTI S. E. Gino, ambasciatore. Vice Direttore Generale: GuARNASCHELLI Giovanni Battista, ·console generale di la dasse.

UFFICIO I Belgio -Danimarca -Francia -Germania -Gran Bretagna-Lussem burgo -Paesi Bassi -Polonia -Portogallo -Spagna -Stati Baltici -Stati Scandinavi -Sviz.zera -Unione delle Repubbliche Sovietiche Socialiste.

Capo Ufficio: GmsTINIANI (dei marchesi) nobile Raimondo, 1° segretario di legazione di 2a classe.

UFFICIO II

Bulgaria -Grecia -Jugoslavia -Romania -Slovacchia -Turchia Ungheria -Affari concernenti le isole Italiane dell.'Egeo.

Capo Ufficio: ScAGLIONE Roberto, 1° segretax!o di legazione di 2a classe.

UFFICIO III

Mediterraneo -Paesi del Mediterraneo e del Mar Rosso Africa Orientale Italiana.

Capo Ufficio: GuARNASCHELLI Giovanni BatHsta, predetto.

UFFICIO IV

Affari con la Santa Sede.

Capo Ufficio: GuGLIELMINETTI Giuseppe, consigliere di legazione.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI TRANSOCEANICI

Direttore Geneirale: PRUNAS nobile Renato, inviato straorrdinairio e ministro plenipotenziall"io di 2R classe.

UFFICIO I Africa (eccetto i Paesi di competenza di altri Uffici).

Segretario: PASQUINELLI Cesare, volontario diplomatico-consolare.

UFFICIO II Asia (eccetto i Paesi di competenza di altri Uffici) -Oceania.

Segretari: MACCHI DI CELLERE (dei conti) F,rancesco, console di 2;a cla·sse; MussA Paolo Emilio, volontario diplomatko-consolare.

UFFICIO III

America deL Nord.

Capo Ufficio: DE VERA D'ARAGONA n'ALVITO duca Carlo Alber:to, 1° segretario di legazione di la classe.

UFFICIO IV

America Latina.

Segretari: BoccHINI Marcello, addetto consolare; FAÀ DI BRUNO (dei marchesi) nobile Franco, vo/llontario dip'lomatico-·consoiare.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI GENERALI

Direttore Generale: VITETTI ~dei conti) nobile Leonardo, inviato ,straordinar,io e ministro pl1eni.potenziario di l a !Classe. Vice Direttore Generale: VmAu nobile Luigi, console generale di la classe.

UFFICIO I Istituti InternazionaLi -Conferenze e congressi internazionali Coordinamento culturaLe.

Capo Ufficio: DE Asr1s Giovanni, consigliiere di legazione.

UFFICIO II Coordinamento militare, navaLe ed aeronautico -Missioni miLitari Commissione suprema di difesa -Materiali da guerra.

Capo Ufficio: GALLINA Vitale, console di 2a classe.

UFFICIO III

Trattati ed Atti.

Capo Uffido: LANZARA Giuseppe, console di la classe.

UFFICIO IV

Affari riservati.

Capo Ufficio: VIDAU nobile Luigi, predetto.

UFFICIO V

Ricerche e studi su materie storiche e questioni internazionali Schedari -Rubriche -PubbLicazioni di carattere storico-diplomatico Sezione geografica.

Capo Ufficio: MoNACO AdriJano, consigliere di le.gazione.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI

Direttore Generale: GIANNINI S. E. Amedeo, ambasciatore, presidente di sezione del Consiglio di Stato, sena•tore del Regno. Vi·c·e Direttore Generale: CANTONI MARCA (dei •Conti), nobile Antonio, ministro di 2a classe.

UFFICIO I Affari Generali -Comunicazioni aeree, terreJtri e marittime -Fiere, Congress.i, Esposizioni.

Capo Ufficio: MoscA Bernardo, consigliel'e dd legazione.

UFFICIO II Commercio coi Paesi di Europa e del Mediterraneo.

Capo Ufficio: LA TERZA Pierluigi, 1° segretal'to di legazione di la dasse.

UFFICIO III

Commercio transoceanico.

Capo Uffi.cio: CANTONI MARCA (dei •cont1i) nobile Antonio, predetto.

DIREZIONE GENERALE DEGLI ITALIANI ALL'ESTERO

Direttol"e Generale: DE Crcco Attillio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 2a classe, consigHere nazional1e, segretrurio generale deL Fasci all'estero.

UFFICIO I Case d'Italia -Dopolavoro aU'Estero -Propaganda e Assistenza.

Capo Ufficio: MoRGANTI Loffredo, console di 2a dl!asse.

UFFICIO II

Affari privati.

Capo Ufficio: MENZINGER DI PREISENTHAL nobHe Enrico, con,sigliere di legazione.

UFFICIO III Scuole all'Estero -Attività culturali -Istituti di cultura.

Capo Ufficio: CAROSI Mario, ·consdle di la ·classe.

UFFICIO IV

Lavoro Italiano all'Estero.

Capo Ufficio: GERBASI Francesco, ispettore gener.ale capo dei servizi tecnici.

DIREZIONE GENERALE DEL PERSONALE E DELL'AMMINISTRAZIONE

INTERNA

Direttore Generale: LEQUIO Francesco, invtiato straordinario e min~stro pJ.enlipotenziario di la classe.

Vice Direttore Generale: GRosSARDI nobile Antonio, console generale di la classe.

UFFICIO I Personale di gruppo A delle carriere dipendenti dal Ministero degli Affari Esteri -Personale consolare di seconda categoria -Uffici diplomatici e consoLari all'estero -Ispezioni degli Uffici all'estero -Questioni che si riferiscono all'ordinamento del Ministero e delle carriere diplomatica, consolare e degLi interpreti -Concorsi, nomine ed ammissioni, commissioni di avanzamento, consigli, commissioni e comitati presso l' Amministrazione centrale -Addetti militari, nav.aH, aeronautici, commerciali, per la stampa e loro uffici -Personale e uffici diplomatici e consolari esteri in Italia -Bollettini del personale -Passaporti diplomatici, di servizio e ordinari, libretti e richieste ferroviarie per il personale Rapporti con il P.N.F., la M.V.S.N. e le amministrazioni dello Stato, per quanto riguarda il personale dipendente dal ministero degli Affari Esteri.

Capo Ufficio: DEL BALZO DI PRESENZANO (dei duchi) Giulio, 1° s.e,greta.rio di legazione di 2a cla~sse.

UFFICIO II Personale dei gruppi B e C e personale subalterno delle carrie1·e dipendenti dal ministero degli Affari Esteri, escluso il personale delle scuole italiane all'estero. Concorsi, nomine ed ammissioni -Commissioni di avanzamento e Consigli del Ministero, ed in generale tutte le questioni relative alla carriera e all'ordinamento del personale suddetto -Bollettini che si riferiscono al personale stesso -Personale di ogni gruppo appartenente ad altre Amministrazioni e comandato presso il ministero degli Affari Esteri -Personale avventizio in servizio presso l'amministrazione centrale e gli uffici dell'emigrazione nel Regno -Personale locale in servizio presso le RR. Rappresentanze diplomatiche e consolari.

Capo Ufficio: FoNTANA Franco, console di la ci~a,sse.

UFFICIO III

Gestione di tutti gli stabili e locali adibiti ad uso della Amministrazione centrale e dei RR. Uffici aLl'estero -Acquisto, vendita, affitto, permuta, manutenzione ordinaria e straordinaria, miglioramento e arredamento Assicurazioni, inventari e contratti -Locazione di immobili e locali per uso dei RR. Uffici -Ufficio del consegnatario -Deposito e distribuzioni marche consolari e passaporti.

Capo Uffi.cio: AssERETO nobile Tommaso, inviato straordinairio e ministro plenipotenziario di 2a claSISe.

UFFICIO IV

Servizi Amministrativi.

Capo Ufficio: MoNTESI Giuseppe, console .generale di 2a classe.

UFFICIO V

Corrispondenza e Archivi -Servizio Corrieri Diplomatici Tipografia Riservava.

Capo Ufficio: GRossARDI nobile Antonio, prredetto.

UFFICIO VI

Cifra

Capo Uffido: PERVAN Edoardo, console ge:nerraJ.e dii 2a classe.

SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI ALBANESI UFFICIO I

Affari generali, politici e militari.

Capo Ufficio: STRANEO, nobile Carlo Albe11to, 1° segretario di legazione di la classe.

UFFICIO II Affari economici e finanziari.

Capo Ufficio: GioRGI Guido, delegato corporativo di l a classe del MinLstero delle Corporazioni. Segretar,io: DE CARDONA Roberto, volontario diplomatico-,consolare.

UFFICIO III

Cultura e turismo.

Capo Uffido: CORRIAS Angelino, console di 2a classe. UFFICIO IV ISPETTORATO SERVIZI TECNICI DELLE OPERE PUBBLICHE Capo Ufficio: ZAMBELLI Giuseppe, ispettore superiore del Gen.io Civile.

UFFICIO V Capo Ufficio: BERTUCCIOLI Romolo, console di l a classe.

APPENDICE XI

AMBASCIATE E LEGAZIONI ESTERE IN ITALIA

(Situazione al 18 novembre 1939)

Afghanistan: S. E. ABDUL SAMAD Khan, inviato st:r~aordinario e ministro plenipotenziario.

Argentina: S. E. Manuel E. MALBRAN, ambascilartore; Oscar ONETO AsTENGO, consig~iere di amba1s:diata.

Belgio: S. E. André DE KERCHOVE DE DENTERGHEM, ambasciatore; F. DU CHASTEL DE LA HowARDERIE, consigliere.

Bolivia: S. E. Antonio CAMPERO ARcE, ministro plenipoten:ziario e inviato straordinario; don Gugl!i:elmo CÉSPEDES RIVERA, 1° segretario.

Brasile: S. E. Pedro LEAO VELLoso, ambasc.iatore·; Adriano DE SouzA QuARTIN, consigliere.

Bulgaria: S. E. Svetoslaw PoMENOV, invia1to straordi:nario e milnistro plenipotenziari:o; Anton KARANDJULOV, 1° :segretario; Strascimir VELCEV, tenente ·colonnello di S. M., addetto mhlitare, aeronautico e navale.

Cile: S. E. Ram6n BRIONES Luco, am1basciatore; Raul INFANTE, 1° segretario, incaricato d'affari (a. i.); Danilo BAssi, capitano di vas.cello, addetto navaie.

Cina: S. E. LIOu, VoN, TAO, amhascli:atore; Hsu DAU-LIN, consigliere, :incaricato d'affari (a. i.).

Colombia: Don Saturnino RESTREPO, incaricato d'affa,ri (a. I.).

Cuba: S. E. Enrique ZAYAS y RUIZ, mviato straordinario e ministro plenipotenziavio; Carlos TABERNILLA Y DoLz, consigliere, incarkato d'affari (a. i.).

Danimarca: Otto WADSTED, invia,to straordinario e ministro p:Jienipotenziario; Hubert WICHFELD, consigliere di legazione.

Dominicana (Repubblica): Telés:foro R. CALDERÒN, 1° segretario, incaricato d'affari (a. i.); Anibal TRUJILLO MoLINA, generale di brigata., addetto militare.

Egitto: S. E. MosTAFÀ EL-SADEK Bey, Inviato straordinario e ministro plenipotenziario; AHMED FATHY EL-AKKAD, lo segretario.

Equatore: S. E. Lulis Amltonio PENA-HERRERA, inviato :straordinario e ministro plenipotenziario; Antonio ALOMIA LARREA, tenente colonnello, addetto militare aggiunto.

Estonia: S. E. J ohan LEPPIK, inviJa,to straordinario e ministro plenipotenziario; Davide JANSON, 1° segretario.

Finlandia: Eero JARNEFELT, inviato straordinario e miJnistro plenipotenziario; Victor ALONZO SUNDMAN, colonnello di S. M., adde·tto milital'e e aeronautico.

Francia: S. E. André FRANçors-PoNCET, amba,sdatore; Hubert GuERIN, lo consigliere; J·ean ToussAINT, generale di bdgata, addetto miUtare; Robert DE LAROSIÈRE, capitano di fregata, addetto navale; Roger PouPoN, colonnello, addetto aeronautko.

Germania: S. E. Hans Georg von MACKENSEN, ambasciatore; balt'one Hilmar von BuLow, generale dell'Arma, Aernnautica, addetto aeronautico; Enno von RINTELEN, generale di brigata, addetto militare; LOWISCH, •Capi.taTIIO di vaSCe:llo, addetto navale; von SrRAUTZ, consigliere di ambasciata.

Giappone: S. E. Eiji AMAU, ambasciatore; Tamao SAKAMOTO, con,s,i.gliere d'ambasciata; Yasuo KARAKAWA, ~colonnello di S. M., addetto militare ed aeronautico per l'esercito; Hideo HIRAIDE, capitano di vascello, addetto navale ed aeronautico per la marina.

Gran Bretagna: S. E. sir Percy Lyham LoRAINE, ambasciatore; si:r Noel CHARLES, inviato straordinario e mini,stro plenipotenziario; sir Philip W. BoWYERSMYTH, capitano di vascello, ·addetto navR~le; M. B. BuRRows, colonnello, addetto militaJre; C. E. H. MEDHURST, colonnello, addetto aeronautico.

Grecia: S. E. Pietro METAXAS, inviato straordinario e ministro pJ_,enipotemiar'io; Giovanni RoMANos, consigliere; Alessandro AssrMACOPOULos, colonnello, addetto militare, navale ed aeronautico.

Guatemala: S. E. generale Victor DuRAN MoLLINEDO, imvia·to straordinario e ministro plenipotenziario; J. Ramiro DuRAN Y FIGUEROS, segretario.

Haiti: S. E. Enrko Alfonso LARAQUE, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Iraq: ArA AMIN, incaricato d'affari (a. L); ABDUL KADIR SALIH, segretario.

Iran: S. E. MoSTAPHA ADLE, inviato straordinario e ministro pleniipotenziario; GHOLAM Ali SAMSAMI, 1° segretario; colonnello SADEGH CHEIBANI, addetto militare.

Ir!anda: S. E. Michael MAc WHITE, ilnviato straordina,rio e ministro plenipotenziario.

Jugoslavia: S. E. Bochko CHRISTITCH, inviato straordinario e ministro plenipotenziari:o; Paul BBLJANSKI, consiglliiere; Radmilo S. TROJANOVIc, maggiore dt

S. M., addetto milita·re, navale e aeronautico.

Lettonia: S. E. Arnold SPEKKE, inviato straordinario e minis:tro plenipotenziario; Janis RIEKST.INS, 1° segretario.

Lituania: S. E. StasYIS LozoRAITIS, inviato sttam:dinario e ministro .p1enipotenziario; Juozas GAURILIUS, segretario.

Manciukuo: S. E. Hsu-SHAO-CHING, .inviato straordinario e ministro plenipotenztario; AKIO MISHIRO, <Consigliere.

Messico: Manuel MAPLES ARcE, consigliere, incaricato d'affari (a. i.); José GOROSTIZA, 1° segretar1o; Luis ALAMILLO FLORES, tenente colonnelJJ.o di cavalleria, addetto militare.

Monaco: S. E. Fernando CouGET, inviato straordinario e ministro plenipotenzi:ario.

Nicaragt/Ja: S. E. Tomas Frandsco MEDINA, invia·to ·straordinario e mini1stro plenipotenziario.

Norvegta: Lud:ig AuBERT, inviato straordinario e ministro .plenipotenziaTio; Arnold BAKKE, consigliere.

Paesi Bassi: S. E. Jean HuBRECHT, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Jonkheer M. W. DE WEEDE, 1° segretario.

Panamà: S. E. Ernesto BRIN, inviato strao:rd:inario e ministro pleni.potenziario.

Paraguay: Cax:los NoGUES, incaricato d'affacr:-i (a. i.).

Perù: S. E . .José M. MANZANILLA, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Luts F. LANATA CounY, 1° segretario, incarica.to d'affari (a. i.); Jorge VARGAS, colonnello di S. M., addetto militare; Carlos ZAGARRA LANFRANCO, comandante, addetto aeronautico.

Polonia: S. E. generale Boleslao WIENIAWA DruGoszowsKI, amba,sciatore; Ales<sandro ZAWISZA, consigliere; Mariano RoMEYKO, tenente colonnelLo, addetto militare, navale e aeronautico.

PortogalLo: S. E. José LoBo D'AVILA LIMA, inviato ,straordinario e ministro .plenipotenziario; José Eduardo VAz SARAFANA, 1° segretado.

Romania: S. E. Raoul BossY, inviato ·straordmario e ministro plenipotenJZiario; Dumitru BuZDUGAN, consigliere di legazione; Georges PETREsco, colonnehlo di S. M., addetto militare; Mihail STEFANEscu, tenente colonnello, addetto navale e aeronauUco.

Santa Sede: S. E. Franc·esco BoRGONGINI DucA, arcivescovo di Eraclea, nunzio apostoHco; Giuseppe MISURACA, COiiliSigliere.

SZovacchia: Miloslav J. ZvRsKOVEC, inv:iato straordinario e minilsta-o plenipotenziario; Josef A. MIKus, 1° segretario.

Spagna: S. E. Pedro GARCIA CoNDE, ambasciatore; Manuel DE TRAVESEDO, ministro plenipotenziario, consigliere; Manuel VILLEGAS, tenente colonnello di

S. M., addetto militare e aeronautico; Francisco REGALAno, capitano di vascello, addetto illlavale.

Stati Uniti d'America: S. E Whlll.iam PHI\LLIPs, ambasciatore; Edward LL. REED, ·consigli:ere; George H. PAINE, ·colonnello dL artiglieria, addetto militare e aeronautico; Thomas C. KINKAID, capitano di vascello, addetto navale e aeronautico per la marina.

Sud Africa (Unione del): S. E. Albert HEYMANS, inviato straordina·rio e minLstro plerupotenzmio; H. M. STOKER, ·segretario.

Svezia: Ca:d Einar THURE AF WIRsÉN, 'inviato 1straordinario e ministro plenipotenziario; conte STACKELBERG, 1° seg.retario; Harry WESTER, maggiore di. .artiglieria, addetto militare e aeronaUJtico; O. H. L. HAMMARGREN, tenente di vascello, addetto navale ed aeronautico per la marina.

Svizzera: S. E. Paul RuEGGER, inviato straordin!llrio e ministro plenipotenzi!llrio; Louis H. MICHELI, consLgliere; Charles de WATTEVILLE, colonnello, comandan~te di brigata, addetto mLI:Ltare e aeronautico.

Thailandia: S. E. Luang SIRI RAJMAITRI, inviato straordinario e ministro plenipotenziaTio; Khun PRAKOB SANTISUKH, segretario; Mom SNIDVONGESENl, colonnello di S. M., addetto miHta·re, navale e aeronautico.

Turchia: S. E. Hiiseyin Ragip BAYDUR, ambasc-iatore; Bedi ARBEL, consigliere; Riistii ERDELHUN, ·colonnello di S. M., addetto militare ed aeronautko; Arif KoRAL, capitano di S. M., addetto milita.re ed aeronautico aggiunto.

Ungheria: S. E. barone Federico VILLANI, inviato straordinario e ministro plenipotenz:iario; Ladislao NAGY DE GALÀNTHA, consigliere; Vttèz Ladislao SzABÒ, colonnello di S. M., addetto militare e aeronautico.

Unione delle Repubbli!che Sovietiche Socialiste: S. E. Nicola GoRELKIN, ambasciatore; Leon HELFAND, •consigliere, incaricato d'affari (a. i.); Nikifor CERNAIEV, addetto mitlitare e aeronautico (a. i.).

Uruguay: S. E. Federico GRUNWALDT CUESTAs, inviato straordinario e ministro plenipotenziar.io; Gilberto Caetano FABREGAT, segretario.

Venezuela: S. E. Santiago KEY AYALA, inviato straordinario e min~stro plenipotenziarto; J. M. CAsAs BRICENO, consdgliere, incaricato d'affari (a. i.).

42 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. II